Un nuovo amico
Ci vorrebbe un amico… per dimenticare il male...Questo sarebbe il motivetto che potrebbe essere il filo conduttore di questa storia ricca di dolcezza, nella quale un piccolo amico diventa una consolazione che... letteralmente vale per due!
Si comincia con un Harry in infermeria. Verrebbe da dire “come al solito”, dato che in quel luogo il Prescelto ci finisce quasi più spesso della Biblioteca. Ma stavolta non ha combinato nulla, suvvia, quindi l’empatia con il ragazzo a mio vedere è immediata.
Mi piace come l’autrice ha reso l’insofferenza di Harry, steso sul letto, completamente solo e febbricitante. Per un ragazzo della sua età non è facile, soprattutto senza la compagnia degli amici che almeno potrebbero distrarlo dal suo stato di malato. Il non poter fare nulla qualche volta è pesante più di un lavoro faticoso.
E qui arriva l’inaspettato, una consolazione del tutto particolare per una persona che, non dimentichiamocelo, è pur sempre un ragazzino di quindici anni.
Un po’ mi ha commosso leggere la descrizione di quell’ospite, soprattutto perché mi sono resa conto che qualche mese fa avevo avuto la medesima idea per recare conforto a qualcun altro.
Evidentemente amici del genere sono più che collaudati per sollevare il morale delle persone. Sollevare solo? No, portarlo in alto, tanto che Harry non ha problemi finalmente a rilassarsi e ad addormentarsi.
Come un bambino che stringe nel sonno il suo peluche.
Sentendosi molto più rilassato, Harry si distese nuovamente. Il suo nuovo amico si acciambellò contro di lui, senza smettere di fare le fusa. Con la testa del micio proprio sotto il suo mento, Harry si addormentò quasi subito.
Piton era furioso.
Il contrasto con Severus non potrebbe essere più grande ed emerge immediatamente dalla prima riga in cui il Potion Master entra in scena.
Credo basti una cosa del genere per fare il deserto nel raggio di miglia e miglia.
Come Harry è triste, così Severus ha visto scombinare tutti i propri programmi per una serie infinita di ragioni. Non so perché, ma ho la netta impressione che se l’ultimo imprevisto non si fosse verificato la giornata non si sarebbe potuta definire pesante, perché in qualche modo l’avrebbe addolcita, poichè l'autrice afferma:
Non era vero relax se Salem non c'era.
E allora va in cerca, il nostro Severus, va in cerca dell’unico nel castello in grado di donargli un senso di appartenenza, di farlo sentire a proprio agio anche quando tutto va storto.
La sua idea iniziale era quella di farlo adottare da qualcuno, ma si era affezionato subito a quella piccola palla di pelo, e lo aveva tenuto.
Un gesto pietoso. Il nostro Severus, lo sappiamo, è più che capace di compierlo. Ma quel che viene descritto, ricordando un lontano pomeriggio ad Hogsmeade, è un atto tenerissimo, che non può non far sorridere. È quella parte migliore che il professore cela a tutto e a tutti, spesso perfino a se stesso, ma che qui fortunatamente abbiamo l’onore di poter vedere in uno scorcio, accanto alle fiamme di un caminetto con un amico acciambellato sulle gambe. È qualcosa di sublime.
Il sollievo che Piton provò per il ritrovamento del suo gatto si dissolse in un attimo, sostituito da un'ondata di rabbia.
Lui accoglieva un gattino solo e spaurito, gli dava una casa calda e accogliente, compagnia e cibo in abbondanza; e quello lo ripagava andando a dormire fra le braccia del Ragazzo Sopravvissuto?
Ma il senso di tenerezza dura poco e di nuovo si rientra nei pensieri rabbiosi del professore. Sembra quasi di vederlo, davanti ai letti dell’infermeria, stupito per quella visione inaudita ed inaspettata. E meravigliato per quell’abbandono.
Non ditemi che è un caso, non ci credo. Severus che offre un riparo, Severus che finalmente trova un piccolo amico che lo ama per quello che è, Severus che gli si affeziona… e quello che fa? Va tra le braccia di Potter.
No, l’allusione al passato c’è proprio tutta.
Ma qualcosa è cambiato, perché Severus ora rimane tranquillo. Anzi, fa di più.
Sempre ammesso che il ragazzino lasciasse l'infermeria...
Si avvicinò a Potter e gli toccò la fronte con la mano fredda.
[...]
Lo accarezzò con un dito sul naso: Salem non si degnò neanche di aprire gli occhi, ma aumentò l'intensità delle fusa e agitò leggermente la coda.
Piton si permise un sorriso appena accennato...
Quella carezza ad Harry è un gesto che porta con sé più di un significato, così come quel leggero sorriso che gli spunta sulle labbra. È un Severus che ha, in un certo senso, trovato un proprio precario equilibrio.
Di nuovo, non visto, quest’uomo lascia trasparire quella parte migliore di sé che tanto amiamo.
Si mise a sedere, e accese la lampada sul comodino, improvvisamente sveglio: non era il grosso gatto della sera prima, ma un piccolo gattino grigio dagli occhi verdi, che sembrava confuso quanto lui. A lasciarlo ancora più perplesso era il grosso fiocco rosso che aveva legato al collo. Qualcuno gli aveva fatto un regalo? E perchè regalargli un gatto? Ma soprattutto, perchè non lasciare almeno un biglietto per fargli sapere da chi proveniva quel "regalo"!
Severus sa cosa sia la solitudine, sa cosa significhi raggomitolarsi su se stessi sotto le coperte in cerca di un calore che non arriva mai. D’accordo, Harry è solo malato. Ma è sempre una mano tesa a colmare un vuoto che fa male all’anima ed al corpo.
Il finale è tutto da leggere. Harry non sa, noi sì e già sorridiamo per questo regalo dai molteplici significati. Fino ad una coda notata di sfuggita sparire dietro un angolo. L’autrice ci accompagna, ci fa vedere il tutto con gli occhi increduli di Harry. Il velo si squarcia, mostrando una splendida tenerezza, un disperato bisogno di affetto, una stanchezza mentale e fisica regalata dall’Oscuro e dal difficile ruolo di spia.
Sarebbero cambiate le cose, se fosse davvero successa una cosa del genere?
Non lo so, mi piacerebbe poter sperare di sì..
Io intanto lascio che Harry se ne vada via di nascosto. Me ne resto in silenzio ad immaginare una poltrona, un caminetto, una carezza su morbido pelo nero e tante fusa che scaldano il cuore.