Il Calderone di Severus

Stella - Un'avventura americana, Genere: Generale - Altro Genere: Avventura - Avvertimenti: Personaggo Originale - Epoca: Pre HP 1° anno - Pairing: Nessuno - Personaggi: Pers. Originale

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view post Posted on 1/6/2017, 16:43

Buca-calderoni

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Titolo: Un’avventura americana
Autore/data: Stella– ottobre 2014
Tipologia: one shot
Rating: per tutti
Genere: Introspettivo, avventura
Personaggi: Severus Snape, Personaggio originale
Pairing: Nessuno
Epoca: Pre HP 1° anno
Avvertimenti: Nessuno
Parole: 3340
Riassunto: Severus si trova a doversi recare, su ordine di Silente, in aiuto di una preside di una scuola americana. Per quale motivo?

Disclaimer: I personaggi presenti in questa storia non appartengono a me, bensì a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. La trama di questa storia e il
personaggio originale sono, invece, di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento; nessuna violazione del
copyright è pertanto intesa.
Note. Scritta per la Severus House Cup – Sfida di ottobre “CLiPS Comitato di liberazione dei Piton da Sotterraneo”.


Un'avventura americana




“Studenti”, pensò Severus con una smorfia, evitando i un soffio un gruppetto di ragazzi ubriachi che stavano per sbattergli contro. I ragazzi non diedero segno di averlo neanche notato, continuando a camminare e a ridere fra di loro. Era venerdì sera, e a quanto sembrava gli studenti avevano deciso di uscire dai loro dormitori e di affollare i locali vicini al campus, grazie al fatto che il giorno dopo non c’era lezione. Prima di andare oltreoceano, Severus si era documentato sulla città in cui avrebbe passato i prossimi giorni: una piccola città universitaria, abitata in gran parte da studenti. Studenti che sembravano tener fede a ciò che Severus aveva letto sugli studenti americani: e cioè che amavano bere, nonostante molti di loro non avessero l’età per farlo legalmente. In quel momento stava camminando in una strada chiamata Rugby Road, in cui si trovavano le case delle confraternite. Da un grande edificio bianco proveniva un’altissima musica da discoteca, mentre numerosi ragazzi e ragazze chiacchieravano in giardino, con bicchieri rossi e blu in mano. Nell’edificio vicino, più modesto, sembrava che fosse in corso una festa all’interno, e si potevano udire gli schiamazzi degli studenti. Più avanti, un gruppo di ragazze in abiti eleganti e colorati bussò a una porta, e vennero lasciate entrare dopo aver recitato a gran voce una sorta di parola d’ordine. Severus scosse la testa. Non si trattava di studenti della locale scuola di magia (chiamata semplicemente “Scuola di magia della Virginia”), ma di studenti Babbani dell’università che si trovava in quella cittadina. Charlottesville. Severus non sapeva neanche che una città del genere esistesse, prima di ave ricevuto quell’incarico da Silente. Avrebbe preferito starsene nel suo sotterraneo a preparare le lezioni e a correggere i compiti dei suoi studenti. Senza contare che era l’ultimo anno prima che Harry Potter arrivasse a Hogwarts. Il ragazzo sarebbe arrivato a settembre per l’inizio del nuovo anno scolastico, e Severus non si sentiva ancora pronto a vederlo. Per questo quell’anno scolastico (che ormai volgeva al termine), era per lui particolarmente importante. E invece no. Silente lo aveva spedito a Charlottesville, e ancora Severus doveva capire bene il perché. Non gli sembrava possibile che la locale scuola di magia avesse richiesto il suo aiuto al solo scopo di implementare alcuni corsi di pozioni. Non aveva stretti rapporti con la comunità magica negli Stati Uniti, ma Severus sapeva che lì c’erano maghi e streghe oltremodo capaci. Non vedeva per quale motivo la scuola di magia di quella piccola città nel cuore della Virginia dovesse richiedere il suo aiuto.
“Si tratta di un’ottima occasione, Severus”, aveva dichiarato Silente, in risposta al suo sbigottimento. “Sai bene che, anche se adesso tutto è tranquillo e sotto controllo, ci aspettiamo un ritorno di Voldemort, prima o poi. Avere dei contatti con la comunità magica americana potrebbe rivelarsi utile. Ricordati che siamo tutti uniti in questa battaglia, e se i nostri amici d’oltreoceano hanno bisogno di una mano, penso che sia nostro dovere aiutarli. Un giorno potremmo essere noi ad avere bisogno di loro”.
Severus non aveva trovato argomenti per opporsi alla logica schiacciante del preside, e si era rassegnato ad assolvere anche quell’incarico, sperando che il suo sostituto temporaneo fosse all’altezza della situazione. Dal momento che non era mai stato a Charlottesville, non aveva potuto Materializzarsi. Era arrivato tramite la Metropolvere direttamente nei locali della scuola, che si era rivelato essere un bell’edificio in mattoni rossi e colonnati bianchi, posto su una collinetta a pochissima distanza dagli edifici dell’Università della Virginia, e dal campus annesso. Era stato ricevuto da Emily Nicey, la preside della scuola. Emily era una donna molto giovane, dai lunghi capelli neri e dalla pelle scura, con indosso un’elegante veste bordeaux. Nonostante la sua giovane età, la preside aveva dato a Severus l’impressione di sapere il fatto suo, e di avere le idee ben chiare. Gli aveva spiegato molte cose sulla scuola, sugli incantesimi necessari per proteggerla dalla vista dei Babbani (considerato che si trovava in una zona trafficata della città), e di quanto avessero bisogno della consulenza di un esperto, poiché la scuola aveva una lunga storia, ma di recente si stava rinnovando. “La nostra comunità ha stretti contatti con la comunità Babbana,” aveva spiegato Emily. “I nostri corsi sono molto approfonditi, e teniamo conto della tradizione locale, come le pozioni e dei Nativi Americani e la magia dei nostri antenati africani, di cui io sono una discendente”. Severus non capiva come una scuola così organizzata, con corsi interessanti e insegnanti che dovevano essere molto preparati, avesse bisogno di lui. Ma Emily non aveva voluto spiegargli altro: gli aveva detto di familiarizzare con l’ambiente e di riposarsi, e avrebbero parlato ancora il giorno successivo. Severus aveva quindi deciso di fare una passeggiata in città, e adesso si trovava a dover schivare orde di ragazzi festosi. Si trovò di fronte a quella che doveva essere la famosa Rotunda: il primo edificio del campus, con una scalinata imponente e grandi colonne bianche. Si trattava forse della parte più importante di Charlottesville. Severus apprezzava il fatto che la scuola di magia locale fosse stata sistemata così vicino alla parte Babbana della città: al tempo stesso, gli incantesimi per nasconderla e tenerla al sicuro erano molto complicati. Osservando la Rotunda, Severus pensò che gli sarebbe piaciuto sapere di più su quegli incantesimi, così come avrebbe voluto le istruzioni per qualcuna di quelle pozioni di Nativi Americani… ne avrebbe parlato a Emily il giorno dopo.
Severus ed Emily si trovarono seduti l’uno di fronte all’altro nell’ufficio della preside, con davanti un vassoio di deliziose e coloratissime donut, accompagnate da due tazze di caffè forte. Nonostante fosse aprile, l’aria era ancora fresca, e un bel fuoco illuminava l’ampia stanza di Emily, che indossava un’elegante tunica chiara, che esaltava il colore della sua pelle e il nero dei suoi capelli.
“Come forse hai già intuito,” iniziò Emily senza tanti preamboli, “il motivo per cui ti abbiamo chiamato qui non è quello di aiutarci con i nuovi corsi di Pozioni. Certamente il tuo aiuto ci farebbe comodo, ma il vero motivo per cui abbiamo richiesto la tua presenza è un altro”.
Severus prese un morso da una ciambella glassata al cioccolato. “Confesso che sì, lo avevo intuito”.
Emily sospirò quasi impercettibilmente. “Preferivo non parlarne per lettera o via camino. Ma abbiamo un problema in cui tu forse ci puoi aiutare”.
Severus osservò attentamente Emily, prima di rispondere. “Di cosa si tratta?”
“Confesso che sono un po’ a disagio,” continuò la preside. “Quando ho contattato Albus Silente, lui mi ha spiegato che tu sei la persona adatta per questo problema. Sappiamo del tuo… passato. Ma non volevo crearti problemi”.
Severus non avrebbe potuto essere più attento, e strinse gli occhi in due fessure sottili. “Dove vuoi arrivare?”
Emily si morse il labbro inferiore e abbassò lo sguardo, chiaramente a disagio. “Abbiamo alcune preoccupazioni riguardo alcune voci che abbiamo udito in città. Alcuni ragazzi hanno iniziato a raccontare storie riguardo a Voldemort, e di come i suoi Mangiamorte si stiano riunendo”.
Severus non fu sorpreso nel notare che Emily nominava senza timore il Signore Oscuro. La comunità magica americana non era stata coinvolta direttamente negli scontri contro i Mangiamorte, e per lei non aveva quindi lo stesso effetto. “Si tratta solo di racconti fatti dai ragazzi Babbani, che non sanno niente di magia e che probabilmente pensano che si tratti solo di racconti divertenti per spaventare gli amici durante una festa nel bosco. Ma devono aver udito quel nome da qualche parte. La mia paura, Severus, è che quelli che i ragazzi pensano siano solo storie di fantasia corrispondano a verità”.
Severus sospirò. I timori di Emily purtroppo erano fondati. Forse non era niente, ma poteva decisamente essere qualcosa. “E così hai chiamato me”.
“In realtà ho contattato Silente. È stato lui a dirmi che tu eri l’uomo giusto, e ti avrebbe mandato lui”.
Severus fece una smorfia. Ecco perché Silente era così ansioso di mandarlo a Charlottesville.
Emily ricominciò a parlare. “Quindi è vero che c’è la possibilità che Voldemort torni?”
Severus ponderò bene le sue parole. “È vero che dobbiamo essere pronti a tutto. Hai fatto bene a contattare Silente. Avete avuto Mangiamorte riconosciuti e arrestati, o non arrestati, in passato, in queste zone?”
Emily scosse la testa. “No, niente di tutto ciò. I Mangiamorte operavano soprattutto in Europa. Nessuno di loro è mai stato avvistato o arrestato qui. L’insegnante di Storia della Magia stava parlando della guerra magica, e di Voldemort; e uno studente è intervenuto dicendo che alcuni suoi amici Babbani gli hanno raccontato una storia sui Mangiamorte”.
Severus annuì. “Quale storia?”
“Ecco… i ragazzi delle confraternite hanno iniziato a raccontare la storia di alcune persone vestite di nero che si fanno chiamare Mangiamorte, che si riuniscono nei boschi vicino Charlottesville. In alcuni casi viene detto che evocano il loro signore e padrone, chiamato Voldemort. In altri casi le storie sono state arricchite di particolari per renderle più spaventose, tipo che rapiscono giovani ragazze per sacrificarle. Diciamo che sono diventati racconti di paura molto popolari fra i ragazzi del campus Babbano”.
Severus era pensieroso. Probabilmente non era niente: era possibile che qualcuno dei ragazzi della scuola di magia avesse raccontato la storia del Signore Oscuro a un amico Babbano, e il tutto fosse diventato un semplice intrattenimento. Ma forse c’era dell’altro, e valeva la pena indagare.
“Avete avuto avvistamenti strani? Avvenimenti particolari? Più crimini del solito? Omicidi o persone scomparse?”
Emily rimase pensierosa per qualche secondo. “Una ragazza è scomparsa due settimane fa. È tornata da sola dopo due giorni: ha detto alle amiche che era andata a dormire dal suo ragazzo e non le aveva avvertite. Ma da allora si comporta in modo strano, stando a quanto dicono i professori dell’università”.
Questo fu abbastanza per attirare l’attenzione di Severus. “Posso parlare con questa ragazza?”

La ragazza era alta, con i capelli castani, magra e dall’aspetto delicato. Stava seduta con lo sguardo abbassato. Era una Babbana, ma era venuta a conoscenza con il mondo magico nel modo più traumatico possibile.
“Il mio ragazzo… io pensavo fosse uno scherzo”.
Emily era seduta di fronte alla ragazza, mentre Severus era rimasto in piedi, con le braccia incrociate, appoggiato al muro.
“Jane, raccontaci esattamente cos’è successo”, la esortò Emily.
“Mi ha detto che voleva presentarmi i suoi amici, che stavano facendo una sorta di gioco di ruolo. Siamo andati nel bosco. Erano tutti vestiti di nero, con delle strane maschere argentate. Mi sono spaventata, e ho cercato di andarmene. Non so cos’è successo, ma ho perso conoscenza. Mi sono svegliata la mattina dopo, nel mio letto. Mi sentivo strana, ma non capivo perché. Poi mi sono trovata sul braccio questo”. Jane alzò la manica della maglia di cotone azzurro, mostrando sull’avambraccio pallido quella che sembrava una lunga e spessa cicatrice rossastra. Severus si avvicinò e la toccò leggermente. “Sembra che abbiano cercato di guarirla, senza riuscirci del tutto,” disse, rivolto a Emily.
“Ma cosa… di cosa si tratta?” Jane era pallida, con gli occhi sgranati: chiaramente, era spaventata e confusa.
“Non preoccuparti, cara”, intervenne Emily. “Ti spiegheremo tutto al più presto”.
“Come si chiama il tuo ragazzo?” intervenne Severus.
“Richard. Richard McCoy”. Severus guardò Emily con attenzione, facendole capire che quel nome era importante.
Emily si rivolse quindi alla ragazza. “Jane, per favore, ti dispiace lasciarmi da sola con il professor Piton per qualche minuto?”

La ragazza annuì e si alzò dalla sedia, uscendo lentamente dalla stanza.
“Severus, cosa ne pensi?” chiese Emily, una volta che furono rimasti soli.
“McCoy era un Mangiamorte. È stato ucciso in battaglia. Richard è suo figlio”.
Le cose si facevano più chiare. Severus era uscito a fare una passeggiata per schiarirsi le idee. Era più caldo del giorno precedente. Si era informato sul clima, a fine aprile di solito era già caldo umido, in Virginia. I ragazzi affollavano i prati del campus fra una lezione e l’altra, mangiando e giocando a pallone. Era incredibile come un’atmosfera così pacifica e rilassata stonasse con quello che si stava preparando. Il figlio di un Mangiamorte morto in battaglia aveva messo in piedi una sorta di banda con i suoi amici, per fare… cosa? Richard era molto giovane, doveva essere maggiorenne da poco. Esattamente l’età che aveva Severus quando si era ufficialmente unito al Signore Oscuro. L’insegnante di Pozioni si sedette su una panchina, osservando distrattamente alcuni studenti che giocavano a frisbee.
Si sentiva nervoso e preoccupato. Non capiva cosa volesse fare Richard McCoy. Che avesse un modo di richiamare il Signore Oscuro in vita? Severus ne dubitava. Era solo un ragazzino. Severus sospirò. Si sentiva sotto pressione. Questa era per lui un’altra occasione di lottare per il bene, di fare qualcosa per rimediare a tutto il male che aveva fatto. Adesso sapeva perché Silente lo aveva mandato lì. Non solo perché Emily aveva veramente bisogno di aiuto, ma anche perché il preside di Hogwarts sapeva quanto fosse importante per lui cercare di mettere a tacere i rimorsi. Forse non ce l’avrebbe mai fatta del tutto, ma ogni occasione era buona per riscattarsi, per cercare di fare del bene dove una volta aveva fatto del male. Stavolta si trattava di un caso complicato. Sapeva per esperienza diretta che non si dovevano sottovalutare i ragazzi. Un ragazzo, per quanto giovane, con abbastanza rabbia in corpo poteva diventare pericoloso. I ragazzi di fronte a Severus avevano smesso di giocare con il frisbee, e si erano adesso seduti sull’erba, tirando fuori dei libri dallo zaino. Dovevano rintracciare Richard McCoy. Il ragazzo, per quanto arrabbiato e pericoloso, era comunque inesperto; e Severus sapeva che non sarebbe stato difficile.
Infatti, dopo appena un giorno, il giovane Richard si trovava seduto nell’ufficio di Emily. Era stato Severus ad avere avuto l’idea che aveva attirato Richard in trappola: l’insegnante aveva capito che, nonostante tutto, il ragazzo voleva davvero bene a Jane. Il fatto che la ragazza fosse stata trovata sana e salva nel suo letto, coperta con cura; e il fatto che avessero cercato di guarirle in maniera inesperta il taglio sul braccio erano per Severus segni inequivocabili che per il ragazzo c’era una speranza di recupero. Nessun altro Mangiamorte avrebbe riservato tali cure per una ragazza Babbana. Emily era riuscita a diffondere la voce che Jane si trovasse ricoverata nell’infermeria della scuola. Temendo che il malessere della sua ragazza potesse essere stato causato da lui stesso, Richard aveva cercato di entrare nell’infermeria senza farsi notare, cadendo nella trappola predisposta da Emily.
“Come sta Jane?” chiese Richard, non appena ebbe capito che non si sarebbe allontanato tanto in fretta.
“Jane sta bene,” rispose Emily. “Ma avrebbe potuto farsi male veramente. A cosa stavi pensando?”
“Non volevo farle male. Ma mi serviva il suo sangue”.
“Volevi fare un incantesimo usando il sangue di una Babbana, vero?” intervenne Severus. “Dovresti sapere che questo tipo di incantesimi spesso funziona solo con la morte della vittima”.
Il ragazzo rabbrividì. “Non volevo ucciderla”.
“Lo so,” continuò Severus. “Ma poteva succedere. E cosa volevi fare? Richiamare in vita il Signore Oscuro?”
“Io… ho pensato che in questo modo avrei potuto far tornare in vita mio padre. Un incantesimo di sangue… l’ho letto in un libro…”.
Severus scosse la testa. “Niente del genere è possibile. Non so dove tu l’abbia letto, ma non ci si improvvisa Maghi Oscuri da un giorno all’altro. E non c’è modo di far tornare in vita una persona morta. Giocano con quel genere di incantesimi hai rischiato di metterti in guai seri, di mettere in pericolo tu, la tua ragazza e i tuoi amici.”
“Oh, e lei come fa a saperlo?”
“Lascia stare come faccio a saperlo. Preoccupati solo del fatto che lo so, e lo so bene. Eravate voi che facevate gli incantesimi nel bosco, vestiti da Mangiamorte, dunque. Beh, siete stati visti. In città hanno iniziato a raccontare storie su di voi”.
“Non abbiamo fatto niente di male”.
“A parte scherzare con la Magia Oscura, intendi? Beh, forse no. Non c’è modo di far tornare in vita tuo padre. Lui era un Mangiamorte, ed è stato ucciso in battaglia dagli Auror. Ha scelto lui di diventare ciò che è diventato, e ha scelto lui di combattere. Ciò che gli è successo non è colpa di nessuno, tranne che sua”.
“Mio padre non meritava quello che gli è successo”, rispose Richard, con una nota di rabbia nella voce.
Severus rimase in silenzio per un attimo. “Forse. O forse sì. La tua ragazza, Jane, è una Babbana, giusto? Lo sai cosa faceva tuo padre ai Babbani? Lo sai cosa facevano i Mangiamorte ai Babbani? È questo quello che vuoi diventare?”
Richard rimase in silenzio, con lo sguardo pieno di rabbia e dolore.
“Ascolta, Richard,” prese la parola Emily. “So come ti senti. O forse no. Ritieni che tuo padre abbia subito un’ingiustizia, e lo vuoi vendicare. Ma forse posso offrirti un’alternativa. Da quello che ho saputo su di te non hai mai ricevuto una vera e proprio istruzione magica. Tua madre è fuggita dopo la morte di tuo padre, e ti deve aver istruito a casa. Non risulti iscritto a nessuna scuola. Qui, alla nostra Scuola di Magia, abbiamo molti corsi che possono aiutarti ad affinare le tue abilità, e i nostri professori possono insegnarti tutto quello che tua madre non ha potuto fare. Diventerai un mago completo. Non preoccuparti per la retta; abbiamo dei fondi per chi non può permettersi di pagarla. Quando avrai completato la tua istruzione, potrai decidere da solo cosa vuoi diventare. Avrai i mezzi per farlo. E parlerò con Jane. Lei è una Babbana e non può fare magie, ma possiamo spiegarle tutto sul mondo magico e può visitare la scuola. Così non avrà più paura di te o della tua magia. Cosa ne pensi?”
Il ragazzo rimase in silenzio per un attimo, prima di annuire. Emily alzò lo sguardo verso Severus e sorrise.

“Quindi alla fine sembra che non fosse niente di così grave”. Emily era chiaramente sollevata. Un ragazzino che agiva in preda alla rabbia e che era chiaramente recuperabile non era niente in confronto a un gruppo organizzato di nuovi Mangiamorte.
“Sì. Ma stai attenta. Richard McCoy si trova in quella fase in cui può diventare tutto e il contrario di tutto. Tu puoi fare il possibile, ma purtroppo non spetta solo a te. Se alla fine diventerà malvagio, non sarà stata colpa tua”.
Severus aveva parlato guardando fisso di fronte a se’. Emily lo osservò per un attimo, prima di rispondere. “Vero. Ma spero che riusciremo a offrirgli una valida alternativa al resto”.
Severus annuì, ed Emily ricominciò a parlare. “Lo sai vero, che se vuoi puoi restare? So che sei ad Hogwarts da molti anni, ma se hai voglia di un cambiamento, puoi restare qui. Abbiamo davvero bisogno di bravi insegnanti”.
Severus si voltò a guardare Emily. La donna gli sorrideva. Severus scosse la testa. “Ti ringrazio, ma non posso. Anche se stavolta si trattava di una sorta di falso allarme... sai cosa potrebbe succedere. Devo essere a Hogwarts, nel caso in cui ci fosse bisogno di me”.
“Immaginavo questa tua risposta. Diciamo allora che l’offerta rimane sempre valida”. Emily gli toccò leggermente una spalla con la mano, e uscì dalla stanza senza aspettare una risposta.
Severus era di nuovo fuori. L’ultima passeggiata in città prima di tornare a casa. Anche se alla fine non si era trattato di ciò che più aveva temuto, si sentiva soddisfatto per aver aiutato Emily a risolvere una situazione potenzialmente esplosiva. In fin dei conti, era contento di aver fatto quel viaggio, e non solo perché Emily gli aveva regalato alcuni libri sugli incantesimi e le pozioni che voleva studiare (senza contare tutti i semi di piante magiche locali che Severus avrebbe potuto iniziare a coltivare ad Hogwarts). Forse aveva contribuito a salvare il giovane Richard dalla stessa brutta strada che aveva intrapreso lui stesso, anni fa. Al suo posto, nessuno lo aveva aiutato, nessuno gli aveva mostrato un’alternativa credibile. Questo non poteva cancellare le cose orribili che aveva fatto, ma sapere che aveva contribuito ad aiutare qualcuno a non fare il suo stesso sbaglio, lo faceva sentire in pace con se stesso. E adesso era arrivato il momento di tornare a Hogwarts. Un giorno, forse, sarebbe potuto tornare a Charlottesville.
 
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