Il Calderone di Severus

Alaide - Wohin?, Genere: Introspettivo - Altro Genere: Drammatico- Tipologia: One-shot - Rating: per tutti - Avvertimenti: AU - Epoca: Più di un'epoca - Personaggi: Severus Piton, Minerva McGrannit

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view post Posted on 20/9/2022, 16:30
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Autore/data: Alaide – luglio-settembre 2022
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-Shot
Rating: Per tutti
Personaggi: Severus Piton, Minerva McGranitt
Genere: Introspettivo, drammatico
Pairing: nessuno
Epoca: Più di un’epoca
Avvertimenti: AU
Riassunto: E di quel particolare avrebbe dovuto accorgersi prima.
Invece, si era lasciata ingannare da lui per un anno intero.

Nota: Storia scritta per l’iniziativa 15 anni con Severus. Sfida del mese di settembre. Scuola: Durmstrang. Ruolo: Portatore d'insegne
La storia è legata a Voci, Ricordi, Scelte, Années de pèlerinage per quanto non ne sia un diretto seguito e non sia necessario aver letto le altre storie per poter leggere questa. Il titolo è quello del secondo Lied del ciclo Die Schoene Muellerin di Schubert e significa “Dove?”
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
Lunghezza: 37.409 caratteri

Whoin?


17 giugno 1998


Le gambe gli facevano male, quando arrivò sulla sommità della Torre di Astronomia, illuminata dalla luce calda di quel pomeriggio di giugno, ma quasi non vi badò. D’altronde, si stava ormai abituando al modo in cui il suo corpo si era indebolito dopo il morso che avrebbe anche potuto ucciderlo.
Fece qualche passo, cercando di non guardare il punto esatto in cui si era trovato Silente quando lo aveva ucciso, ma sapeva di essere andato fin lassù per quello. Voleva, forse, fare i conti con quello che era accaduto l’anno precedente, con l’istante in cui aveva alzato la bacchetta su Albus e con tutti gli eventi che erano seguito a quel momento.
Non si accorse nemmeno della presenza della gatta se non quando Mrs Purr gli soffiò contro.
L’animale sembrava quasi sperduto, lì, sulla torre più alta di Hogwarts, con la scuola priva di studenti e occupata da alcuni gruppi di restauratori che avevano quasi ultimato il loro lavoro.
Anche Gazza se n’era andato, nessuno sapeva dove, o, forse, era morto durante la battaglia e a nessuno era importato del vecchio Magonò.
Severus rimase per qualche istante a fissare la gatta, prima di allontanarsi da lei, anche se, forse, erano più simili di quanto non avesse mai pensato. In quel momento, Mrs Purr aveva perso quello che, forse, era stato il suo unico amico e lui aveva perduto tutto, se non la vita.
Cos’era, ormai, se non un relitto, un sopravvissuto il cui unico scopo era trovare un modo per alleviare le sue sofferenze fisiche, perché quelle morali non avrebbe mai potuto alleviarle?
E la gatta sembrava anche lei una sorta di relitto.
Era smagrita e pareva aver perso quella sua strana personalità, che la portava a vagare per i corridoi della scuola in cerca di studenti che infrangevano le regole, come qualsiasi altro gatto avrebbe fatto con un topo.
Fece qualche altro passo, fino a che non si ritrovò nell’esatto punto in cui si era trovato quando aveva alzato la bacchetta ed aveva ucciso Silente.
E sentì il senso di colpa, ma anche una rabbia sorda nei confronti di Albus che lo aveva usato, manovrato e plasmato nel suo perfetto soldato sacrificabile. Come aveva fatto, d’altronde, con il figlio di Lily, per quanto non avrebbe mai ammesso con il ragazzo quella similitudine. Dagli atti del suo processo aveva letto che Potter pareva ancora ammirare il vecchio Preside, ma, probabilmente, lui era troppo giovane o aveva conservato una qual certa ingenuità che egli, invece, aveva perduto da fin troppi anni.
O, forse, non l’aveva persa del tutto, dato che, quando aveva letto gli atti del processo, aveva scioccamente sperato di trovarvi anche una minima traccia di un piano del vecchio Preside, di un documento segreto in cui, con poche e chiare parole, spiegava in che modo avesse progettato la sua stessa morte, ma non aveva trovato nulla.
A difenderlo erano stati Potter – e grazie al cielo non aveva fatto cenno ai suoi ricordi, se non a quello in cui Albus gli aveva chiesto di ucciderlo – e Minerva, per quanto temesse che la donna avesse agito spinta da pietà.
Sentì la ferita pulsare e la fasciatura inumidirsi appena, ma era ormai una sensazione a cui si stava abituando. Il morso di Nagini lo aveva lasciato con una piaga che i Guaritori del San Mungo ritenevano che non si potesse mai rimarginare del tutto.
Il continuo lieve dolore al collo ormai non lo infastidiva quasi più.
Ma, forse, era la conseguenza minore lasciatagli da quel maledetto serpente.
Almeno, però, in quel momento, le mani non gli tremavano, mentre osservava il luogo in cui aveva ucciso Silente. Gli pareva quasi di rivivere quei momenti che, allora, erano parsi tremendamente lenti e che ora gli sembravano troppo veloci. Non importava nemmeno che Albus stesse già morendo quando aveva alzato la bacchetta e aveva pronunciato quell’implacabile Avada Kedavra. Qualcuno avrebbe anche potuto dire che il suo era stato un atto di pietà. Invece, non era stato nient’altro che un omicidio, perché era stato concepito come tale, perché soltanto un assassinio lo avrebbe fatto entrare nelle grazie dell’Oscuro Signore al punto da vedersi assegnare la presidenza della scuola.
Rimase immobile, mentre la gatta si spostava intorno alla merlatura, fino a fermarsi in un punto in cui si trovavano alcuni vetri rotti, che luccicavano al sole.
E sapeva perfettamente a che oggetto appartenessero.
Se si fosse avvicinato abbastanza, in un frammento più grande avrebbe forse visto alcune sagome.
Mrs Purr si ritrasse dai cocci dell’Avversaspecchio, che giacevano in un angolo della torre, nei pressi della merlatura possente, e andò a posizionarsi in un angolo, più vicino a lui.
Forse aveva notato che sembrava un derelitto.
O forse aveva sentito una qualche prossimità con lui.
A Severus non importava realmente.
Si chiese se non dovesse scacciare la gatta, per poter rimanere solo con il peso inesorabile della sua vita, fatta di colpe e scelte sbagliare, a premere sulle sue spalle.
Ma non ce n’era bisogno, si disse, mentre osservava Mrs Purr che sembrava fissare, con i suoi occhi felini, un punto indeterminato della torre.
La ferita gli pulsava e, riportando lo sguardo nel punto preciso in cui si era trovato quando aveva assassinato Albus, si chiese se quella sua impossibilità di rimarginarsi non fosse un simbolo delle sue colpe passate e della sua incapacità di lasciarle andare.
Era per quello che era salito sulla cima della torre più alta di Hogwarts.
Aveva sperato di trovarvi una sorta di chiusura, invece, aveva unicamente sentito farsi pressante il senso di colpa, la rabbia e la consapevolezza di quello che aveva compiuto.
E la consapevolezza di non essere altro che un relitto, un misero avanzo di essere umano, così come Mrs Purr non era che l’ombra di quel che era stata e quei frammenti di vetro non erano altro che il rimasuglio di un Avversaspecchio.
Il suo sguardo si concentrò su quei cocci e, mentre li osservava, ricordò perfettamente il giorno in cui aveva visto quel manufatto ancora integro.



28 febbraio 1998

Era una notte oscura, come tutte le notti da quando era diventato Preside della scuola.
Non importava nemmeno che quella fosse una notte serena, illuminata da diverse stelle.
Tutto gli sembrava opprimente, cupo e privo di speranza.
Avrebbe voluto proteggere i suoi studenti, ma non ne era realmente in grado. Poteva riprendere all’occorrenza i Carrow, ma solo quando aveva un buon motivo per farlo. O, meglio, quando aveva un motivo che non sarebbe sfigurato in bocca a qualcuno che credeva fermamente in un mondo governato dall’Oscuro.
E non sempre gli era possibile.
Quanti altri avrebbero dovuto soffrire perché lui non riusciva a fare nulla di realmente efficace?
Quanti altri studenti sarebbero stati torturati mentre lui non poteva far altro che rimanere a guardare in silenzio?
Albus gli aveva affidato due ultimi incarichi e temeva di non riuscire a portare a termine nessuno dei due. Non era in grado di proteggere quei ragazzi innocenti. Non importava quante volte avesse avuto la tentazione di sollevare la bacchetta e di fermare i Carrow. Aveva vinto ogni volta quell’idea, perché non ne avrebbe ricavato nulla di buono. Avrebbe unicamente significato una morte certa per lui e l’arrivo di un Preside di gran lunga peggiore.
Non che lui fosse quanto di meglio la scuola potesse desiderare.
Quanto all’altro incarico che gli era stato affidato, lo vedeva ancora più arduo da compiere. Potter non si era mai fidato di lui ed ora lo odiava, com’era giusto che fosse. A volte si chiedeva come Albus credesse che lui potesse dirgli che doveva farsi ammazzare dall’Oscuro Signore, senza fornirgli nemmeno uno straccio di spiegazione, perché il vecchio Preside si era portato nella tomba fin troppi segreti e un piano di guerra che prevedeva che a combattere fossero dei ragazzini.
Camminò lungo i corridoi deserti e gli parve che i mattoni del castello fossero attraversati da crepe, esattamente come la sua anima lacerata.
Sapeva quale fosse la sua meta e sapeva perfettamente per quale motivo ci stesse andando.
Salì i gradini lentamente, quasi come se stesse compiendo una specie di rituale.
E forse lo era veramente.
Era il senso di colpa a spingerlo, e la disperazione.
Non era la prima volta che vi saliva, da quando aveva usurpato il nome di Preside.
Era un’ascesa dolorosa, ma necessaria.
Era da prima delle vacanze di Natale che non la percorreva, per quanto avesse voluto farlo, ma non era sua intenzione diventare prevedibile nei suoi spostamenti.
I suoi ex colleghi lo odiavano – e ne avevano tutte le ragioni – e, con ogni probabilità, non avrebbero veduto l’ora di ucciderlo.
Anche quel giorno, in Sala Grande, Minerva lo aveva osservato con disprezzo ed era quello lo sguardo che più gli risultava doloroso. Aveva imparato ad apprezzare la donna, a considerarla quasi un’amica e, forse, se non fosse stato così sciocco durante la sua gioventù sarebbe stata proprio quello, una persona con cui parlare, in maniera aperta, senza celarsi dietro al sarcasmo, senza misurare ogni singola sillaba perché qualcuno avrebbe potuto sentire una parola sbagliata detta al momento sbagliato, perché era giusto che lui fosse solo, che non macchiasse la vita degli altri con le sue colpe.
Quando raggiunse la sommità della torre notò subito di non essere solo.
Come se fosse stata evocata dai suoi pensieri, Minerva si trovava in quel luogo di dolore, illuminata dal lucore che proveniva dalla punta della sua bacchetta, quasi nello stesso identico punto in cui si era trovato lui, quando aveva pronunciato l’Avada Kedavra che aveva ucciso Albus.
La donna non si era accorta della sua presenza, il che era soltanto un bene.
Retrocedette di un passo, mettendo il piede sul primo gradino, senza però perdere di vista la strega.
Fu allora che vide che Minerva stava fissando attentamente qualcosa.
Alla luce della bacchetta e delle stelle lo riconobbe subito.
Era un Avversaspecchio.
E dovette agire rapidamente.



«Non credevo di trovarti qui, Severus.»
Non aveva udito nemmeno i passi di Minerva tanto era smarrito nei ricordi. O forse era stato distratto dall’improvviso tremore alle mani. In questi giorni quella conseguenza del morso di Nagini sembrava tormentarlo con frequenza sempre maggiore e a nulla erano valse le ricerche che aveva compiuto.
Era già un miracolo che fosse riuscito a distillare una pozione – l’ultimo inutile tentativo – facendo leva unicamente sulla sua volontà per poter lavorare anche con quel tremito.
Era stato tutto inutile e si era sentito più spossato del solito quel giorno, ma era almeno riuscito ad escludere alcuni ingredienti e certe procedure.
«Hagrid mi ha detto di averti incontrato a Diagon Alley, due giorni fa», disse Minerva, che pareva non curarsi del fatto che non le avesse risposto, né che le desse ancora le spalle. «E adesso hai salito tutte queste scale, quando i Guaritori si sono raccomandati di non fare sforzi inutili.»
Severus non disse nulla, mentre intrecciava le mani tra loro, prima di voltarsi verso la strega, scrutandone il volto, in cerca della pietà che si aspettava di trovarvi.
«Inutili è la parola chiave, Minerva.»
La donna osservò il voltò emaciato di Severus e notò il modo rigido con cui stava stringendo le mani. Era se possibile più pallido del solito e la benda che copriva la ferita al collo era palesemente umida.
«E qual è stata l’utilità di andare a Diagon Alley?»
«Mi serviva un ingrediente e non potevo delegare questo compito. L’ultima cosa che avrei voluto era vedermi arrivare una lingua di rospo standard e non quella di un rospo che ha mangiato dell’aconito.»
«E salire fin qui?»
«Volevo ammirare il panorama.»
«Severus…»
«Cosa vuoi, Minerva?» la voce di Severus era sferzante e gli occhi neri parevano freddi, spenti, quasi. «Inondarmi con la tua pietà? Ficcare il naso in cose che non ti riguardano?»
La donna trattenne un sospiro – l’ultima cosa di cui aveva bisogno – di fronte alle parole dell’uomo, di fronte alla sofferenza che riusciva a notare nel suo corpo. Sapeva che al San Mungo avevano detto che non c’era altro che potessero fare ed era consapevole che Severus stava sperimentando con le sue pozioni. Madama Chips si era offerta di assisterlo, ma l’uomo sembrava voler fuggire tutti loro, da quando era tornato a Hogwarts dopo essere stato assolto.
Tentò di non pensare a come lo avesse chiamato il giorno della battaglia e ricacciò indietro il senso di colpa per non essersi accorta di nulla, per non aver nemmeno dubitato per un istante di quello che vedeva.
Forse, se avesse riflettuto, non si sarebbe trovata davanti quel mago sofferente.
Con la coda dell’occhio notò un movimento accanto a Severus e soltanto in quel momento si accorse della presenza di Mrs Purr che sembrava sperduta, quasi come l’uomo, per quanto lui lo sapesse nascondere bene.
In quel momento, tuttavia, le sembrava smarrito e credette di vedere nel sarcasmo che aveva contraddistinto ogni sua parola una sorta di armatura.
E di quel particolare avrebbe dovuto accorgersi prima.
Invece, si era lasciata ingannare da lui per un anno intero.
O, forse, ben più a lungo.
Anche prima, anche quando aveva iniziato a vedere nel più giovane collega un amico, anche quando, a volte, aveva sentito che quell’amicizia sarebbe potuta diventare più profonda, che avrebbe potuto trovare in lui una sorta di figlio, aveva visto soltanto quello che Severus voleva che lei vedesse.
Non era mai realmente andata oltre.
E se lo avesse fatto, allora, tra le due guerre, forse, sarebbe riuscita a comprendere di quale peso lo aveva caricato Albus.
«Voglio solo parlarti, Severus, e di certo non ti commisero.»
Era la semplice verità, si disse Minerva. Nonostante lo stato fisico in cui si trovava l’uomo in quel momento, non provava pietà per lui, quanto piuttosto ammirazione per come fosse riuscito a portare avanti la sua missione in completa solitudine, circondato da nemici, sia che questi fossero i Mangiamorte, sia che questi fossero i suoi ex colleghi o gli studenti che portavano avanti la resistenza contro il nuovo regime.
«Allora, devi essere un caso raro, perché tutti mi state commiserando, perché tutti vi state chiedendo fino a quando riuscirà a reggere il relitto che si aggira per i corridoi del castello. Lo leggo in ogni vostro sguardo.»
O gli sputavano in faccia, poteva anche aggiungere Minerva.
Hagrid le aveva riferito quello che era accaduto a Diagon Alley due giorni prima e Minerva temeva che, se non ci fosse stato il Mezzo-gigante, a Severus sarebbe potuta andare anche peggio.
«Sono venuta a parlarti di alcuni problemi della scuola.»
«Non sei tu a dirigerla in attesa che nominino un nuovo Preside?»
Severus sembrava distante, in quel momento, si accorse Minerva, chiedendosi a che cosa stesse pensando. Non sapeva nemmeno se fosse quel luogo in particolare a renderlo tale. Forse era il dolore per la ferita che non si rimarginava, oppure era il solo pensiero di aver qualcosa a che fare con Hogwarts a renderlo così lontano e distaccato dalla realtà che lo circondava.
Rimase per diversi istanti in silenzio, quasi timorosa di pronunciare le parole che doveva. Non aveva nemmeno paura della reazione esteriore di Severus, quanto piuttosto dell’effetto che quel che avrebbe detto di lì a poco potesse avere sull’animo dell’uomo.
«Ne hanno nominato uno stamane», affermò, infine. «Ma non riesce ad accedere all’Ufficio di presidenza, proprio come è accaduto alla Umbridge. A quanto pare, la scuola pensa che sia ancora tu il Preside.»
L’uomo non disse una parola, ma si allontanò di qualche passo da lei, dandole le spalle. Quando si fermò sembrava quasi sfiorare gli spalti e, nella sua immobilità, pareva simile ad una statua nera contro il cielo azzurro di quel giorno di giugno.
«Allora, la scuola ha un macabro senso dell’umorismo», commentò piatto il mago.
«O forse, Severus, sta riconoscendo quello che hai fatto per i ragazzi.»
«E cosa avrei fatto, di preciso, Minerva?»
La voce di Severus era così colma di biasimo che la donna dovette reprimere un brivido.
«Hai protetto i ragazzi. Non l’ho capito fino a quando Harry non mi ha detto di quello che aveva progettato Albus. Eppure, avrei dovuto. Le punizioni con Hagrid… il modo in cui parlavi con i Carrow… senza di te le cose avrebbero potuto essere peggiori.»
«E tu credi veramente che quel poco che ho fatto abbia importanza? Perché non lo chiedi ai bambini che sono stati torturati? Non ho fatto un bel niente per loro e queste vecchie pietre rattoppate dovrebbero gettarmi fuori a calci.»
L’uomo sperò quasi che Minerva se ne andasse. Cacciare Pomona era stato facile, liberarsi di Hagrid a Diagon Alley altrettanto, ma era certo che non avrebbe avuto la stessa fortuna con la strega.
«Cos’avresti potuto fare di più, Severus?»
Severus notò che l’accento scozzese della strega si era fatto più pesante, come accadeva quando stava perorando con fervore una causa. La voce di Minerva sembrava quasi volerlo scuotere, come se che lei credesse veramente che lui avesse fatto qualcosa di buono durante i mesi precedenti.
«Albus mi aveva affidato il compito di proteggere la scuola ed io ho fallito.»
«Albus ti aveva affidato un compito impossibile», quelle parole le risultavano difficili da dire, ma riflettevano unicamente la realtà. Minerva aveva sempre ammirato il vecchio Preside, al punto da essere cieca di fronte ai suoi difetti, di fronte al modo in cui aveva gestito tutte le pedine della guerra. «Avrebbe potuto, almeno, porre qualcuno al tuo fianco.»
«E a chi avrebbe dovuto dirlo, Minerva? A te?» Severus si voltò verso di lei, la voce simile ad un sibilo. Mrs Purr gli si avvicinò silenziosa e si accoccolò ai suoi piedi, osservando con i suoi occhi felini la strega. «Saresti stata in grado di resistere se fossi stata catturata? So che sei abbastanza Grifondoro da non temere la tortura fisica, ma il Signore Oscuro avrebbe violato la tua mente, Minerva. O quella di Pomona o di Filius. Non c’erano altre soluzioni.»
«Allora non avrebbe dovuto chiederti di ucciderlo.»
Severus non ribatté alle sue parole, notò la strega. Sembrava quasi spento in quel momento, dopo lo sfogo di pochi istanti prima e Minerva si chiese quante volte avesse dovuto resistere, quante volte la sua mente fosse stata violata. Al processo era stato detto che era un esperto Occlumante, il migliore mai esistito, con ogni probabilità. Alcuni dei giudici del Wizengamot avevano usato quel particolare per votare a favore di una sua condanna.
«Forse, Minerva, ma l’ha fatto. D’altronde, l’altro candidato era Draco e puoi capire anche tu che io ero il migliore per quel compito.»
La strega fece un passo verso di lui, ma Mrs Purr le soffiò contro, quasi che volesse proteggere Severus, quasi che volesse difendere quello spirito affine.
Osservò il mago, rimanendo in silenzio per qualche istante, notando solo in quel momento che le mani, che continuava a stringere con forza gli stavano tremando lievemente. Madama Chips le aveva detto di quella conseguenza del morso di Nagini e la donna aveva anche protestato con lei perché l’uomo si rifiutava di farsi assistere, perché sperimentava in solitudine, quando sarebbe stato meglio, per lui, avere qualcuno al suo fianco, ma Severus stava rifuggendo tutti loro e Minerva aveva temuto che lasciasse Hogwarts prima che lei potesse parlargli.
Sapeva che la sua casa era andata perduta e che, con ogni probabilità, rimaneva nella scuola unicamente perché non aveva nessun altro posto in cui andare.
«Perché sei salito fin quassù, Severus?»
Sapeva che era una domanda sciocca, ma aveva sentito l’esigenza di riempire il silenzio, di continuare a parlare con lui.
«Non hai mai sentito dire che gli assassini tornano sul luogo del delitto, Minerva?»
La voce del mago era colma di sarcasmo, di quel sarcasmo che sembrava voler usare per proteggersi, per negare le poche crepe che stavano aprendosi nella sua compostezza.
Minerva avrebbe voluto dirgli che le dispiaceva per non aver compreso, per non essere riuscita ad andare oltre le apparenze.
Avrebbe voluto dirgli che le dispiaceva di non aver mai messo un freno a James e Sirius quando lui era uno studente, che anche allora lo aveva giudicato male.
Avrebbe voluto dirgli che le dispiaceva di non averlo accolto nel migliore dei modi quando era arrivato come insegnante, che, già allora, si era procurata un Avversaspecchio, perché credeva che Albus avesse commesso un errore ad assumerlo come professore di pozioni e ancor più a metterlo a capo di Serpeverde.
Ma sapeva che non sarebbe servito a nulla o, peggio, che Severus avrebbe potuto scambiare il suo rimpianto per la pietà che sembrava tanto odiare.
Distolse lo sguardo dall’uomo e, improvvisamente, notò i frammenti di vetro luccicare al sole.



28 febbraio 1998

Non sapeva nemmeno lei perché avesse deciso di portare l’Avversaspecchio che si era procurata tanti anni prima in cima alla Torre di Astronomia.
Negli anni in cui l’aveva posseduto, aveva sperimentato con quell’oggetto, fino a ridurlo alle dimensioni di un piccolo specchietto che poteva portare sempre con sé, ma, ogni tanto, lo riportava alle sue dimensioni originali e rimaneva a osservarlo e a studiarlo, come stava facendo in quel momento, in una notte illuminata dalle stelle e dalla punta della sua bacchetta.
Non sapeva nemmeno lei cosa pensasse di trovare nella superficie trasparente dello specchio.
Era notte fonda e probabilmente i due torturatori di ragazzini innocenti e l’usurpatore del nome di Preside stavano dormendo sonni tranquilli.
Aveva letto, non ricordava più quando, né dove, che gli assassini sanno riposare con volti angelici, totalmente ignari della gravità della colpa commessa o, forse, soddisfatti del loro operato.
Mise a tacere la rabbia, concentrandosi piuttosto sull’Avversaspecchio, ma la luce era fioca e le sagome erano sfocate, segno che qualcuno vagava per i corridoi del castello, ma che nessuno era vicino a lei.
La donna si chiese se non dovesse andarsene da quel luogo, in cui era stato ucciso Silente, in cui il Mondo Magico aveva perso uno dei suoi maggiori baluardi contro il male che stava sempre più prendendo il sopravvento, ma quella notte si sentiva inquieta.
Come tutte le altre, se per questo.
Ricorreva sempre più spesso all’Avversaspecchio, per comprendere se i Carrow o Piton la stessero seguendo, considerando che stava facendo quanto le era possibile per minare il loro potere e, se avesse avuto l’occasione, avrebbe liberato la scuola da quella minaccia.
Ma l’uomo che, dopo la diffidenza iniziale, aveva iniziato a considerare come un amico, era sempre all’erta e non era mai riuscita a cogliere i Carrow da soli. Li incrociava sempre in luoghi frequentati da studenti e non poteva di certo affrontarli in occasioni del genere, né sarebbe stato sensato agire apertamente.
Doveva logorarli dall’interno.
Se fosse stato nel suo carattere, avrebbe anche dovuto tentare di ignorare la rabbia che provava ogni volta che vedeva Piton seduto in Sala Grande nel posto che spettava al Preside.
Ma non poteva impedirsi di pensare a come fosse stato assassinato Albus e a come il suo assassino avesse preso il suo posto.
V’erano momenti in cui avrebbe voluto ucciderlo.
V’erano momenti in cui si diceva che aveva avuto ragione a dubitare di Silente quando lo aveva assunto tanti anni prima.
Invece, come una stupida, aveva iniziato a considerarlo un suo pari e poi, con il tempo, qualcuno che poteva quasi considerare un amico o, forse, a volte, un figlio.
Minerva rimase immobile a fissare l’Avversaspecchio e le sembrò di vedere che qualcuno si stava avvicinando. Spostò appena la bacchetta per vedere meglio, ma l’artefatto si ruppe in mille pezzi.
Nessun incantesimo avrebbe dovuto romperlo, si disse, mentre i pezzi di vetro cadevano al suolo. Osservò con più attenzione il pavimento, fino a quando non vide un pezzo di muratura che, staccatosi a causa dell’antichità della torre, doveva aver colpito il vetro in maniera decisamente Babbana, causandone la rottura.
Fu solo quando si ritrovò seduta sul letto che si rese conto della fortuna che aveva avuto, considerando che nemmeno una pur piccola scheggia l’aveva colpita.



«L’hai rotto tu», affermò improvvisamente la donna, indicando i frammenti di vetro che nessuno aveva mai pensato di spostare, anche dopo che erano iniziati i restauri, ormai quasi del tutto compiuti. Minerva tornò a fissare Severus, ma l’uomo non disse nulla, né indicò che avesse capito a cosa stesse facendo riferimento. Mrs Purr si era accoccolata accanto a lui e stava sonnecchiando, con una tranquillità che la strega non le aveva mai visto. «Se non lo avessi fatto…»
«Cosa sarebbe cambiato?»
«Avrei visto che non eri un nemico, Severus. Avrei potuto capire.»
«Ed era l’ultima cosa che doveva accadere», affermò il mago, ma la voce era unicamente stanca, priva del sarcasmo di poco tempo prima. «Ne abbiamo già parlato, Minerva.»
«Hai usato una pietra del castello e poi… avrei almeno dovuto comprendere che qualcuno mi aveva protetto dalle schegge di vetro. Ero troppo sorpresa per fare alcunché.»
Severus non commentò le parole della donna. Non ce n’era veramente bisogno.
Aveva fatto unicamente quello che doveva per evitare che la strega potesse comprendere la verità, per impedire che si tradisse e che, nel farlo, finisse tra le grinfie degli altri Mangiamorte, che venisse torturata e, alla fine, uccisa.
Non gli era mai importato di morire, perché aveva creduto, all’epoca, di essere prossimo alla morte, ma desiderava, almeno, impedire che Minerva fosse una delle tante vittime che non aveva potuto salvare.
Nessuno dei due parlò per diverso tempo, lasciando che il silenzio di quella giornata di giugno avvolgesse il castello.
«Hai altro da dire, Minerva?»
«Credo che tu dovresti riprendere il tuo posto, come desidera la scuola stessa.»
«E sono certo che il Ministero ne sarebbe entusiasta, per non parlare dei nuovi membri del Consiglio della scuola», ribatté l’uomo, facendo qualche passo verso l’imbocco delle scale.
«Hogwarts ti considera come…»
«Sono solo delle vecchie pietre prive di senno», la voce di Severus era tornata ad essere tagliente, notò la donna. «Sai cosa accadrebbe se accettassi questa tua folle idea? Non ci sarebbe nemmeno un iscritto e la scuola potrebbe tranquillamente chiudere i battenti, rendendo vani tutti gli sforzi per riportarla all’antico splendore.»
Il mago riprese a camminare, seguito da Mrs Purr, che gli parve simile ad un’ombra silenziosa, ma Minerva gli bloccò l’uscita. Severus sperò quasi che la gatta soffiasse contro alla strega, come aveva fatto poco prima, ma il felino non fece nulla, se non fermarsi a metà strada tra di loro.
«Severus…»
«Ho unicamente detto la verità», la interruppe, senza aggiungere altro.
Non credeva che sarebbe stato necessario spiegare alla donna che non era degno di occupare quel posto che sarebbe dovuto spettare unicamente ad una persona che fosse in grado di proteggere gli studenti. D’altronde, non aveva nemmeno alcuna intenzione di mettere piede negli alloggi del Preside. Avrebbe trovato il ritratto di Silente ad attenderlo e, allora, non sapeva nemmeno cosa avrebbe fatto.
Avrebbe potuto financo bruciare quell’effige, manifestare la rabbia che provava, da che era sopravvissuto, per le missioni impossibili che Albus gli aveva affidato, per il modo in cui aveva creduto stupidamente di avere, se non l’affetto paterno, quanto meno l’amicizia del vecchio Preside.
«Cosa farai, allora, Severus?»
«Quello che sto già facendo. Cercherò un modo per ridurre gli effetti del morso di Nagini.»
«Non può essere l’unica cosa per cui vivere», Minerva avrebbe voluto trovare un modo per aiutare l’uomo a cercare uno scopo nella vita, rimediando così all’odio che aveva riversato su di lui, alla sua ottusa cecità. «Sei ancora giovane e puoi tentare di realizzare i tuoi sogni.»
«Quali? Quelli di un derelitto che non può nemmeno portare avanti una ricerca come si deve a causa di queste maledette mani?» forse non avrebbe dovuto dire quelle parole, ma, un tempo, la strega era stato quanto di più simile ad un’amica avesse tra i suoi colleghi, per quanto avesse tenuto anche lei il più lontano possibile, per quanto non avesse mostrato nemmeno a lei quel che si agitava nel suo animo. «Quelli di un malato scartato anche dal San Mungo perché non hanno idea di come far rimarginare la ferita infertami?»
«Eppure, Severus, se tu anche solo contemplassi la possibilità di ricoprire il tuo ruolo, potresti fare…»
«Smettila di illuderti, Minerva», la interruppe bruscamente. Mrs Purr si mosse appena, come se volesse osservarli meglio o come se stesse cercando di capire quale di loro due potesse essere il miglior sostituto per Gazza. «So che hai parlato con Hagrid e credo che ti abbia detto di quanta stima goda presso la popolazione del Mondo Magico.»
«Non puoi basare il tuo giudizio su una manciata di ingrati.»
«E per cosa dovrebbero essermi grati? Per le torture ai ragazzi che avrei dovuto proteggere? Per le persone che sono morte davanti ai miei occhi senza che io muovessi un dito? Nessuna persona sana di mente penserebbe anche solo lontanamente di provare gratitudine nei miei confronti e, di certo, non lo farebbero i genitori dei ragazzini che ritorneranno tra queste mura l’anno prossimo.»
Minerva avrebbe voluto contraddirlo, ma sapeva che il mago aveva ragione. Ricordava ancora il processo e quanto il Wizengamot fosse andato vicino a condannarlo. Tra il pubblico c’era stato chi aveva fischiato quando la sentenza era stata di assoluzione. Almeno Severus aveva potuto evitare quell’umiliazione, dal momento che il processo era stato celebrato in absentia, nonostante l’uomo si fosse trovato in una stanza del Dipartimento dei Misteri, pronto per essere convocato.
Quando Hagrid le aveva raccontato quello che era accaduto a Diagon Alley si era sentita sommergere dalla rabbia.
Eppure, mentre osservava il volto emaciato del mago, si chiese quale differenza ci fosse tra quelle persone e lei, che non era stata in grado di intuire che Severus aveva ucciso Albus dietro suo stesso ordine, che gli aveva dato del vigliacco in quello stesso castello.
«Vorrei che non fosse così.»
Severus osservò Minerva e lesse sul suo volto la sconfitta e la consapevolezza che, anche se lui avesse voluto, nessuno lo avrebbe accettato come Preside di Hogwarts. Gli sembrò quasi che la strega fosse oppressa dall’età, che fosse più vecchia di quanto non l’avesse mai vista.
«Lo so, Minerva, ma si tratta della pura e semplice verità», decise di dire, mentre Mrs Purr continuava ad osservarli con uno strano interesse. Eppure, nonostante gli occhi vigili, la gatta sembrava ancora smarrita, esattamente com’era stata quando era giunto sulla torre. «E anche, se così non fosse, sarei comunque la scelta peggiore per guidare questa scuola.»
«Questo non è vero», ribatté la strega con decisione. «Se c’è una persona che può guidare Hogwarts in questo momento, sei tu, e non di certo il burocrate scelto dal Ministero e dal Consiglio.»
«Non sai riflettendo come dovresti, Minerva», affermò Severus, ma nella sua voce non c’era sarcasmo, in quel momento, ma soltanto la stanchezza di chi ha vissuto troppi eventi terribili nel corso della sua vita. «A Hogwarts necessita una figura che sappia unire e non qualcuno che potrà unicamente portare alla memoria ricordi dolorosi.»
«Forse, hai ragione, ma di certo l’uomo scelto dal Ministero non riuscirà mai a tenere unita la scuola», disse la donna, cercando di non pensare a quanto fosse ingiusta la situazione. Era sinceramente convinta che Severus fosse l’uomo migliore per Hogwarts, perché gli anni a venire sarebbero stati difficili. Ci sarebbero stati degli orfani di guerra dall’una e dall’altra parte e i traumi vissuti dai ragazzi fino a poco più di un mese prima. E la scuola avrebbe avuto bisogno di qualcuno come il mago che le stava di fronte, ma era cosciente che Severus aveva ragione, che il Mondo Magico non lo avrebbe mai accettato come Preside, nonostante fosse la scelta più ovvia, nonostante fosse la scelta che aveva compiuto la scuola stessa. «Non ha nemmeno la buona grazia di fare le sue richieste di persona. Mi ha, infatti, chiesto di riferirti un messaggio.»
«Immagino voglia che me ne vada dal castello.»
Minerva sentì la desolazione nascosta dietro quelle poche parole pronunciate con secchezza e anche Mrs Purr sembrava essersene accorta, dal momento che si era avvicinata al mago e si era accoccolata ai suoi piedi.
Severus sembrò non accorgersene nemmeno, ma forse la sua mente era rivolta a quello che avrebbe potuto fare se il Preside lo avesse cacciato. In fondo, l’uomo aveva perduto fin troppo durante quella guerra ed ora si ritrovava senza nemmeno un posto dove vivere. Minerva non credeva nemmeno che il mago avesse paura di essere cacciato da Hogwarts, ma, una volta che avesse abbandonato quelle mura, non gli sarebbe rimasto più nessuno intorno, sarebbe sprofondato nella solitudine, perché la strega era quasi del tutto certa che non avrebbe detto dove si sarebbe recato.
«Vorrebbe che tu rimanessi, invece, come Capocasa di Serpeverde», affermò, osservando con attenzione il volto di Severus, che rimase, però, impassibile. Gli occhi erano freddi e vuoti, come lo erano stati quando era arrivata sulla torre. «Come immagino tu sappia, Lumacorno lascerà nuovamente l’insegnamento e nessuno degli insegnanti previsti per il prossimo anno scolastico ha frequentato Hogwarts nella tua Casa.»
«E se dovessi rifiutare?»
Non si era aspettato che Minerva pronunciasse quelle parole. Era stato certo che il nuovo Preside lo avrebbe voluto il più lontano possibile dalla scuola. Sarebbe stata anche una scelta saggia, considerando che la maggior parte degli studenti avrebbe avuto fin troppo presente il ricordo del suo mandato. Molti di loro avevano subito traumi che nessun ragazzo avrebbe dovuto subire e che, forse, non avrebbero subito se Albus avesse fatto in modo che quella guerra la combattessero degli adulti.
«Allora dovrai andartene. Ho provato a farlo ragionare su questo punto, ma ha detto che Hogwarts non può ospitare un adulto che non abbia un ruolo ufficiale.»
Severus osservò a lungo la donna, che lo stava fissando con un atteggiamento quasi di supplica, come se volesse spingerlo ad accettare la proposta del Preside.
D’altronde, quella non era nemmeno una vera e propria richiesta e l’uomo era convinto che Minerva lo sapesse fin troppo bene. Non credeva, d’altro canto, che la strega avesse volutamente tenuto per ultimo quell’argomento nella loro discussione, ma che, piuttosto, avesse creduto fermamente che un suo ritorno a capo della scuola fosse una buona idea.
«Sai perfettamente che non ho altra scelta che accettare.»
Non le disse che forse se ne sarebbe andato, non appena avesse trovato un modo per fermare quello stramaledetto tremito. A quel punto avrebbe potuto comprare una casa da un agente immobiliare Babbano e andare a vivere lontano dal Mondo Magico, in un anonimato che, forse, gli avrebbe aperto la possibilità di trovare una strada da seguire.
«Sono certa che potrai essere un’ottima guida per la tua Casa.»
Severus non rispose alle parole della donna. Forse non ce n’era nemmeno bisogno, considerando che entrambi dovevano essere coscienti che sarebbe stato necessario ricostruire Serpeverde quasi dalle sue fondamenta. Anche se non tutti i Mangiamorte provenivano da quella casa, anche se non tutti i suoi studenti avevano condiviso le idee dell’Oscuro Signore, per il resto del Mondo Magico quella era la realtà, perché troppi, lui compreso, avevano seguito una strada costellata di orrori.
Non sapeva nemmeno se sarebbe stato in grado di aiutare i ragazzi che sarebbero tornati e quelli che vi sarebbero stati smistati.
Forse, però, quella sarebbe stata la giusta strada da intraprendere.
Forse, non sarebbe stato necessario rifugiarsi tra i Babbani per trovare una meta, uno scopo per gli anni a venire.
Forse, quella volta sarebbe riuscito a fare qualcosa di realmente utile, considerando che avrebbe potuto dedicarsi realmente a quel ruolo, che avrebbe potuto essere una guida per i giovani Serpeverde e non soltanto ciò che tutti si aspettavano che lui fosse.
«Credo che siamo rimasti qui sopra fin troppo a lungo, Severus», decise di dire Minerva, riempiendo il silenzio. «Spero che tu abbia ancora quell’ottimo tè, nascosto nei tuoi alloggi.»
Era un tentativo nemmeno tanto sottile di continuare a parlare con lui, di riprendere quell’amicizia balbettante che li aveva uniti durante gli anni precedenti la morte di Albus.
E quella volta, si disse la strega, non si sarebbe lasciata accecare da nessun pregiudizio, non si sarebbe fermata a quello che Severus voleva far apparire.
Sarebbe stata quello che avrebbe dovuto essere quando era diventato un suo collega.
Un’amica sincera.
Una madre, forse.
«Allora sei fortunata che sia andato a Diagon Alley due giorni fa, dato che insieme alla lingua di rospo, mi sono procurato anche quel tè.»
Severus notò un sorriso apparire sul volto di Minerva, prima che la donna si voltasse e iniziasse a scendere le scale. Rimase per qualche istante immobile, la gatta ferma ai suoi piedi, lo fissò a lungo. L’uomo non disse nulla, ma non si stupì quando Mrs Purr iniziò a seguirlo.
In fondo, si disse, erano due spiriti affini.
E, forse, mentre lui cercava un nuovo scopo di vita nel ruolo di Capocasa, che aveva ricoperto per tanti anni senza realmente esercitarlo come avrebbe voluto, anche la gatta avrebbe trovato uno scopo diverso da quello di dare la caccia agli studenti che infrangevano le regole della scuola.
Quando raggiunse i suoi alloggi, insieme a Minerva, si disse che, forse, sarebbe finalmente riuscito a compiere delle azioni degne, che, forse, sarebbe finalmente stato in grado di fare qualcosa di buono.

 
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view post Posted on 25/9/2022, 15:50
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Il tuo Severus è sempre spietato con se stesso, Leonora, rendi la sua sofferenza talmente parte dell’essenza di cui è fatta la sua anima che sembrerebbe quasi destinato a non esistere oltre essa. Forse per il mago le vicissitudini che hanno avuto come teatro la Torre di Astronomia sono le più dolorose di tutta la sua vita: uccidere per dovere, uccidere per amore. Piton diviene parte integrante del luogo che lo circonda, fatto di pietre vecchie e distrutte, di frammenti di specchio infranti, come se entrambi fossero il simbolo di una salvezza sfuggente: le forti mura di Hogwarts a proteggere, l’immagine ‘assente’ nell’Avversaspecchio a scagionare.
Mi è piaciuta molto l’idea di eleggere la scuola di Magia e Stregoneria a sommo giudice dell’operato e della vita del mago: chi più di Hogwarts è consapevole del reale valore di Severus?
Ma lui non vuole niente, non sente di appartenere al castello, non crede di meritarlo così come non si ritiene degno di comprensione e affetto.
Ben caratterizzata Minerva, simbolo nella saga di serietà, equilibrio, giudizio, ma che diviene forse la principale fonte di amarezza e dispiacere provate da Severus dopo la morte di Silente: tra tutti solo lei avrebbe potuto e dovuto capire.
 
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view post Posted on 27/9/2022, 15:32
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CITAZIONE (Lonely_Kate @ 25/9/2022, 16:50) 
Il tuo Severus è sempre spietato con se stesso, Leonora, rendi la sua sofferenza talmente parte dell’essenza di cui è fatta la sua anima che sembrerebbe quasi destinato a non esistere oltre essa.

Questo è lo stesso Severus di quasi tutte le sfide scritte per la sfida e - credo più di quello di Winterreise - è il proprio peggior giudice.
CITAZIONE
Forse per il mago le vicissitudini che hanno avuto come teatro la Torre di Astronomia sono le più dolorose di tutta la sua vita: uccidere per dovere, uccidere per amore. Piton diviene parte integrante del luogo che lo circonda, fatto di pietre vecchie e distrutte, di frammenti di specchio infranti, come se entrambi fossero il simbolo di una salvezza sfuggente: le forti mura di Hogwarts a proteggere, l’immagine ‘assente’ nell’Avversaspecchio a scagionare.

Sono veramente felice che tu abbia colto questo aspetto della storia. In effetti quello è uno dei luoghi più pregni di dolore per Severus.
CITAZIONE
Mi è piaciuta molto l’idea di eleggere la scuola di Magia e Stregoneria a sommo giudice dell’operato e della vita del mago: chi più di Hogwarts è consapevole del reale valore di Severus?

Questa è stata la primissima idea che mi è venuta quando ho iniziato a ideare la storia e sono felice che ti sia piaciuta come idea (e, "semi-spoiler", sarà un'idea fondamentale per la long che potrebbe svilupparsi da questo breve ciclo di storie).
CITAZIONE
Ma lui non vuole niente, non sente di appartenere al castello, non crede di meritarlo così come non si ritiene degno di comprensione e affetto.

CITAZIONE
Ben caratterizzata Minerva, simbolo nella saga di serietà, equilibrio, giudizio, ma che diviene forse la principale fonte di amarezza e dispiacere provate da Severus dopo la morte di Silente: tra tutti solo lei avrebbe potuto e dovuto capire.

Sono felice che tu abbia trovato Minerva ben caratterizzata (che lei non capisca l'ho sempre trovato tirato per i capelli, per quanto necessario alla trama).
 
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view post Posted on 12/10/2022, 21:21
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La ferita gli pulsava e, riportando lo sguardo nel punto preciso in cui si era trovato quando aveva assassinato Albus, si chiese se quella sua impossibilità di rimarginarsi non fosse un simbolo delle sue colpe passate e della sua incapacità di lasciarle andare.

Una frase che è tutta un programma.

Ho molto apprezzato le similitudini tra Severus, Mrs Purr e l'Avversaspecchio distrutto.
CITAZIONE
«Ne hanno nominato uno stamane», affermò, infine. «Ma non riesce ad accedere all’Ufficio di presidenza, proprio come è accaduto alla Umbridge. A quanto pare, la scuola pensa che sia ancora tu il Preside.»

Una frase semplicemente meravilgiosa!

CITAZIONE
Severus notò che l’accento scozzese della strega si era fatto più pesante, come accadeva quando stava perorando con fervore una causa.

Belli questi approfondimenti caratteriali.

Delizioso Severus che rompe l'Avversaspecchio per impedire a Minerva di capire che lui non era un nemico, ma che soprattutto si preoccupa di non ferirla!

CITAZIONE
Mrs Purr si mosse appena, come se volesse osservarli meglio o come se stesse cercando di capire quale di loro due potesse essere il miglior sostituto per Gazza.

Aah! Fantastico!

Una storia per mi è parsa diversa dal tuo solito, anche come stile, per non parlare del, ebbene sì, quasi lieto fine: mi è piaciuta molto!
 
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view post Posted on 13/10/2022, 09:21
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CITAZIONE (Ida59 @ 12/10/2022, 22:21) 
Una frase che è tutta un programma.

Qui la colpa (o il merito) è di aver scritto con Parsifal come colonna sonora (c'è tutto un gran parlare di ferite che non si rimarginano)

CITAZIONE
Ho molto apprezzato le similitudini tra Severus, Mrs Purr e l'Avversaspecchio distrutto.

Grazie!

CITAZIONE
Una frase semplicemente meravilgiosa!

Questa è stata la frase da cui sono partita per costruire tutta la storia (felicissima che tu l'abbia trovata meravigliosa)

CITAZIONE
Belli questi approfondimenti caratteriali.

Grazie mille!

CITAZIONE
Delizioso Severus che rompe l'Avversaspecchio per impedire a Minerva di capire che lui non era un nemico, ma che soprattutto si preoccupa di non ferirla!

Devo ammettere che l'Avversaspecchio mi ha dato diversi grattacapi, fino a giungere a quest'idea.

CITAZIONE
Una storia per mi è parsa diversa dal tuo solito, anche come stile, per non parlare del, ebbene sì, quasi lieto fine: mi è piaciuta molto!

L'ho scritta piuttosto di getto (forse per questo lo stile appare diverso). Quanto al quasi lieto fine (mi sto rammollendo :B): ) mi sembrava la giusta conclusione del confronto tra Severus e Minerva e la conclusione del piccolo ciclo di storie della sfida che ho collegato tra loro (mi servirebbe anche come gancio per una long di cui sono ancora alla fase di progettazione).
 
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view post Posted on 31/10/2022, 14:04
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Bellissima storia, Alaide!
Ho trovato azzeccato sia l'uso dell'avversarspecchio, fondamentale per far capire a Minerva di essere stata cieca, che la scelta di Severus di rimanere come capo di casa Serpeverde. Ottima accoppiata anche fra lui e Mrs. Purr 🥰 Non ho mai pensato a cosa ne sarebbe stato della gatta senza Gazza... Per me sono perfetti insieme 🥰🥰🥰
 
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view post Posted on 31/10/2022, 14:26
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CITAZIONE (Mitsuki91 @ 31/10/2022, 14:04) 
Bellissima storia, Alaide!
Ho trovato azzeccato sia l'uso dell'avversarspecchio, fondamentale per far capire a Minerva di essere stata cieca, che la scelta di Severus di rimanere come capo di casa Serpeverde. Ottima accoppiata anche fra lui e Mrs. Purr Non ho mai pensato a cosa ne sarebbe stato della gatta senza Gazza... Per me sono perfetti insieme.

Grazie mille! <3 Sono felicissima che tu abbia apprezzato la storia (e che trovi Mrs Purr e Severus come un'ottima accoppiata).
 
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6 replies since 20/9/2022, 16:30   129 views
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