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3 - Personaggi: costruzione e crescita
3.1 - Come costruire un personaggio
Ruolo nella storia, natura, importanza e carattere del personaggio Rilievo e modo di presentazione Descrizione fisica Identità e nome Carattere/psicologia Come esprimere le emozioni Aggettivi per descrivere il carattere di un personaggio Modo di parlare Passato del personaggio Scheda del personaggio Come caratterizzare il nemico/antagonista
3.1. Come costruire un personaggio
Creare un personaggio è una delle parti più complicate della scrittura perché la credibilità di un romanzo passa attraverso la credibilità dei personaggi. Occorre progettarli accuratamente tramite la scheda personaggio (ci torniamo più avanti):cioè tutto quello che occorre sapere sul personaggio (soprattutto il protagonista) per renderlo quanto più simile a una persona reale. Ė importante creare dei personaggi in grigio. Non esiste il cattivo né il buono. Esiste, però, l’umano. Ognuno di noi, nella realtà, ha lati positivi e negativi. Qualcuno ha più accentuati i primi, qualcun altro i secondi. Diamo quindi ai nostri personaggi le giuste sfumature. Diamo loro una vita e, soprattutto, una realtà.
Ruolo nella storia, natura, importanza e carattere del personaggio Il Ruolo va scelto tra quelli esposti al punto 2.1. La Natura è una di quelle viste al punto 2.3. Circa l'importanza occorre decidere se il personaggio è (vedi punto 2.5): - principale: appare con frequenza e le sue azioni sono determinanti per lo sviluppo della trama; - secondario: agisce o appare poco frequentemente e le sue azioni incidono poco sullo sviluppo della trama; - minore (di contorno o comparsa): non influisce sulla vicenda, ma serve per l'ambientazione o come mero strumento occasionale. Occorre decidere quale tipologia di carattere conferirgli: - statico: il personaggio mantiene inalterate le proprie caratteristiche, opinioni e carattere nel corso di tutta la storia, cioè non cambia durante o alla fine della storia Questo carattere non può mai essere attribuito al personaggio principale, o a quello più importante tra i protagonisti; - dinamico: il personaggio cambia le proprie caratteristiche in seguito alle vicende in cui è coinvolto.
Rilievo e modo di presentazione
Il rilievo con cui si presenta un personaggio può essere: - generico (piatto): il personaggio è mostrato nei caratteri generici del suo stato o professione, senza entrare nei particolari. Non è appropriato per i personaggi principali o che hanno una certa importanza; - a tutto tondo: il personaggio è descritto minuziosamente nei suoi caratteri individuali e distintivi.
Il modo di rappresentare un personaggio può essere: - interno: visto dall'interno della sua mente, quando il punto di vista del romanzo è nel personaggio stesso, nella forma della prima o della terza persona; - esterno: visto dal narratore o da altri personaggi che esprimono il punto di vista del romanzo; - diretto: il narratore introduce il personaggio con una descrizione fisica e/o psicologica; - indiretto: il narratore affida questa descrizione ad altri personaggi; - senza descrizione: il narratore rinuncia a descrivere i personaggi e li introduce nella vicenda senza preamboli. Saranno i loro comportamenti, le loro azioni e le loro parole a descriverli.
Tralasciando le aride definizioni tecniche sopra indicate, sono curiosa di conoscere qual è il vostro modo preferito di rappresentare il personaggio, se ne avete uno. Io, ad esempio, prediligo mostrare il personaggio (principale) dal suo interno, quindi fornire il suo punto di vista diretto. Di norma uso la terza persona, ma in alcuni casi la prima persona è più efficace; in alcuni, rari casi, mi sono avventurata anche nel difficile universo della seconda persona. In casi specifici, però, ho utilizzato il punto di vista esterno, avvalendomi di un altro personaggio principale: questa modalità permette di mantenere misterioso il personaggio, lasciarlo ambiguo e non scoprirlo, così da poter poi “stupire” il lettore. L’ho fatto nella fiction “Occhi verdi”, ma anche nel romanzo “Dentro l’anima”. Questa tecnica l’ha usata a fondo anche J.K. Rowling: la sua saga è filtrata attraverso la “Potter-visione” che, molto spesso, è tutt’altro che obiettiva: ne sa qualcosa il povero Professo Severus Piton, che maggiormente ne ha fatto le spese, ma ha permesso alla sua autrice di giocarsi alla fine dell’ultimo romanzo un favoloso asso nella manica, costruendo uno stupendo coup de théâtre che ha sorpreso larga parte dei lettori (no, io non faccio parte di quella schiera). E voi, quale punto di vista privilegiate? Interno o esterno? Per quale motivo? Avete preferenza tra prima, seconda e terza persona?
Per quanto riguarda, invece, la descrizione del personaggio, utilizzo sia il metodo diretto sia quello indiretto. Tenuto conto che privilegio sempre la descrizione psicologica rispetto a quella fisica, anche se inizio con la descrizione indiretta, prima o poi passo a quella diretta, salvo quando voglio mantenere il mistero sul personaggio (cosa che faccio solo in casi e per scopi particolari). Ci sono però alcune caratteristiche fisiche che ritengo essenziali per evidenziare anche la psicologia del personaggio stesso: occhi e sguardi sono sempre molto importanti per me, quindi li descrivo spesso e in modo accurato. In ogni caso, per quanto poco possa descrivere, in modo diretto o indiretto, un personaggio, non lo lascio mai del tutto senza descrizione, salvo sia di importanza minore: per me è molto importante “vedere” un personaggio, quindi vorrei che anche i miei lettori lo vedessero. Anche se, spesso, non è l’aspetto fisico che mostro, bensì quello interiore, la sua caratterizzazione psicologica, chi è il mio personaggio dentro, nella sua anima. E voi, invece, come vi regolate? Descrizioni esteriori precise e dettagliate o lasciate libertà di immaginazione ai vostri lettori? Preferite descrivere voi o lasciate il compito ai vostri personaggi? Descrizioni esteriori o interiori?
Come lettori, invece, quali sono le vostre preferenze? Scrittore e lettore coincidono in voi o si scindono? Io come lettore ho una netta preferenza per la descrizione interna, e trovo molto coinvolgente la prima persona (che come scrittore trovo invece sia molto difficile da gestire, a volte perfino “dolorosa”). Non mi piace essere lasciata allo sbaraglio dallo scrittore e non ricevere introduzioni descrittive del personaggio: preferisco riuscire a formarmi molto velocemente un’idea su di lui (l’aspetto fisico è secondario, ma quello psicologico è essenziale perché definisce il personaggio rendendolo vivo) e, tendenzialmente, mi “fido” di più delle descrizioni del narratore onnisciente che non degli altri personaggi, che potrebbero sempre cercare di ingannarmi (del resto, quando scrivo, talvolta mi avvalgo di questo trucco).
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