Tempesta dell’anima
Titolo: Tempesta dell’anima
Autore/data: Ida59 – 9/10/2010
Beta-reader: nessuno
Tipologia: Poesia in endecasillabi (più o meno)
Rating: per tutti
Genere: introspettivo, drammatico, romantico
Personaggi: Severus, Voldemort, Silente, i Nati Babbani, Lily
Pairing: Severus/Lily
Epoca: 7° libro
Avvertimenti: nessuno
Riassunto: La tempesta infuria dolorosamente nell’anima di Severus, alimentata da colpe di un passato che, inesorabile, toglie ogni speranza di futuro.
Parole/pagine: 222/2
Nota: Scritta per il concorso Ut Pictura Poesis II del Forum “La setta dei poeti estinti”
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa poesia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e i versi di questa poesia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa poesia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
Immagine: Atlantis_by_RaVirr17
Tempesta dell’anima
Gorgo scuro di tempesta violenta
impera in un mondo ove la magia,
soggiogata e schiava dell’oscurità,
con rosse iridi viola l’intimità;
dove il cielo acceca la terra
ma è travolto dal mare furioso,
per il potere negato è il valore
del sangue e bianche tombe son violate;
dove non c’è giustizia o speranza
ma solo morte e desolazione.
Luci d’incendio rosseggiano nel tuo
Presente, alle spalle l’oscurità
di scelte sbagliate in un Passato
che uccide e nega il Futuro,
portando con sé le antiche colpe
di redenzione ancora non paghe.
Brilla la luce, bianca, là in fondo,
il riflesso è nei tuoi occhi neri,
troppo stanchi per vederla, adesso,
troppo tristi per esserne attratti,
troppo colpevoli per rallegrarsi,
troppo disperati per sognare ancor
e opporsi a un crudele destino
che t’ha negato la vita e l’amore.
E il vento soffia, caldo, ardente
e t’incendia l’anima, ravviva i
ricordi di un passato perduto,
sibila là, sugli scogli aguzzi
di lancinanti, acuti rimorsi,
frusta onde di cocente rimpianto
in un gorgo infinito, tempesta
d’un povero cuore privo d’amore.
Non c’è porto dove approdare e
trovare pace; i lunghi capelli
corvini volano fieri nel vento,
s’alza come una vela il tuo nero
mantello e sul tuo volto pallido
ancora una volta aleggia lieve,
sulle tue labbra sottili, quel bianco
nome di fiore, per sempre perduto.
Edited by Ida59 - 20/1/2019, 18:09