Il Calderone di Severus

Rileggiamo e commentiamo insieme HP 4, I brani relativi a Piton in italiano e inglese

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view post Posted on 22/6/2014, 14:13
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I ♥ Severus


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CITAZIONE (Minervina @ 21/6/2014, 19:28) 
CITAZIONE (Ida59 @ 18/6/2014, 22:56) 

Già, "ogni Mangiamorte". Come lui è stato, nel suo passato di colpa, ed è straziante sentirglielo dire: è come se di nuovo ammettesse le sue orribili colpe, quasi come se le rivivesse con la coscienza che ha oggi, rimorso che nasce prima della colpa stessa. E c'è la spietata condanna per sè nelle sue parole, c'è la consapevolezza dell'impossibilità del perdono.
Come lui ancora è visto dagli altri, disgustoso Mangiamorte da cui allontanarsi disgustati. Ecco la differenza tra ciò che Severus è e ciò che appare ai lettori, non a tutti, certo, ma sempre a molti, troppi lettori sprovveduti che si lasciano ingannare dalla maestra dell'ambiguità e da una pottervisione che in questo momento è del tutto cieca e quasi sorda.

Queste due, in effetti, sono le riflessioni a cui tengo di più, riguardo al Marchio.
La prima è il fatto che Severus sappia accostarsi ancora, con coraggio e con dolore, ma senza timore, alla propria colpa e ai suoi nemici, in un gesto in cui racchiude tutto il dramma della propria coscienza, che gli preclude l’idea del perdono altrui e di sé stesso. Una coscienza rinnovata che però ha ben chiaro il peso e il valore della colpa che si porta dentro e l'affronta senza sconti.
La seconda è l’idea che il Marchio rappresenti comunque, in qualche modo, il lasciapassare per quel perdono, che lui per primo non si concede. Un perdono che si impedisce di chiedere, che men che mai si aspetta, ma che cerca disperatamente, come disperatamente desidera essere amato, e vive, per punirsi, nella tragedia di credere di non poter mai ambire né all’una né all’altra cosa, al perdono e all'amore, pur essendo un uomo nuovo, un uomo che meriterebbe ora molto, molto più di quello che non ha avuto e che non gli viene mai riconosciuto, se non dopo la morte. Un uomo che ha sacrificato tutto per la donna che ha perduto, per il figlio che non ha avuto e per l'intero mondo magico che non sa neppure che dietro la sua maschera di traditore si nasconde la propria salvezza e la propria libertà.
Bisogna essere uomini eccezionali per poter reggere questo peso e non fare una piega fino alla fine, come ha fatto lui, “nutrendosi” disperatamente del disprezzo che ha saputo suscitare negli altri con tanta sapienza, ritenendolo cosa meritata e forse trovando anche e soprattutto qui, in questa forma di dolorosa espiazione, la forza per continuare a fare sempre la cosa giusta.

Ormai è inutile, non aggiungo altro, non posso aggiungere altro, perchè è come se avessi letto parole che io stesso ho scritto; e da qualche parte cose simili, molto simili davvero, sono sicura di averle scritte, mia cara "gemella in Severus"!
Semplicemente stupendo.

;) :) :lovelove: :Streghetta:

Io ho bisogno ancora di un po' di tempo (questa settimana sul lavoro non ho avuto neppure il tempo per respirare), ma poi commento anche gli altri due pezzi relativi a Sverus, quindi chideo a Chiara di rallentare ad arte l'aggiornamneto della discussione.

Edited by Ida59 - 16/9/2018, 17:59
 
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view post Posted on 22/6/2014, 15:33
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Non preoccuparti, Ida, su questo brano mi fermo, anche causa relax estivo :P :lol:
 
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view post Posted on 23/6/2014, 14:48




"‘Severus’ disse Silente rivolto a Piton, ‘sai che cosa devo chiederti di fare. Se sei pronto... se sei in grado...’
‘Lo sono’ disse Piton.
Era un po' più pallido del solito e i suoi freddi occhi neri erano animati da uno strano scintillio.
‘Allora, buona fortuna’ disse Silente, e con una traccia di preoccupazione sul viso guardò Piton scomparire silenziosamente."


passo velocissimamente dal forum solo per dire che è questo il passaggio che ha 'rischiato' di eleggere Severus a mio personaggio preferito in assoluto. Da brividi :-)
 
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view post Posted on 25/6/2014, 21:49
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I ♥ Severus


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A dire il vero sono stanca ed è un po’ tardino per cominciare, ma se non lo faccio non riuscirò mai a finire i miei commenti a questo brano stupendo che racchiude tre momenti fondamentali per Severus.
Del primo ho già detto, quindi passo al secondo.
Severus è reduce da un’ora molto difficile durante la quale il Marchio non ha smesso di bruciare e lui sa che Voldemort lo attende e che dovrà andarci, rischiando di essere ucciso… e se è un’Avada è fortunato. Nonostante questo ha avuto la forza di mostrare a Caramel e a tutti il Marchio e le colpe del suo passato.
Ma ancora non basta perché un’altra prova tremenda lo attende: Sirius.
Severus ormai sa che Sirius non è il traditore che ha consegnato Lily a Voldemort, però per 12 anni lo ha considerato tale e lo ha odiato con tutte le sue forze, con tutta la disperazione del suo amore perduto. E non é che prima già non lo odiasse, visto lo scherzo assassino del Sirius quindicenne.
E io mi chiedo come si possa mai sentire una persona che, per tutta la sua vita, ne ha odiato ferocemente un’altra, fosse anche pure per il motivo sbagliato.
Ecco, io non credo che si riesca a smettere di odiarla; probabilmente si cerca un altro motivo per continuare ad odiare, se quello precedente è venuto a meno, tenendo poi conto che il primo motivo di odio, quello provato insieme al terrore a quindici anni, è invece sempre valido.
Severus ha avuto un intero anno per pensarci, dalla fine del 3°, quando Sirius fugge in groppa a Fierobecco, e durante tutto il 4° anno. Un sacco di tempo passato nel suo freddo, buio e silenzioso sotterraneo a pensare e a cercare un nuovo motivo per continuare ad odiare il ragazzo che ha cercato di ucciderlo e che solo l’anno prima gli ha quasi riso in faccia dicendo che se l’era meritato.
Ed è facile, facilissimo trovare un nuovo motivo per odiarlo, un motivo legato a Lily, che diventa per questo ancora più importante del primo motivo d’odio del Severus quindicenne. È stato Sirius ad avere l’idea di affidare l’incarico di Custode segreto a Minus, il vero traditore. Tutti credevano che Sirius, il forte e coraggioso Sirius, lo sarebbe stato e avrebbe protetto con la sua stessa vita i suoi amici. Ma Sirius ha avuto la bella pensata di confondere le acque e tirare in ballo Minus, il vero colpevole.
Ecco, io credo che sia stato facile per Severus addossare a Sirius questa colpa (che, in realtà, oggettivamente parlando, non è affatto una colpa) perchè in tal modo poteva tranquillamente continuare ad odiarlo anche con riferimento a Lily. E tutti sappiamo che Severus sa amare, sì, ma sa sicuramente anche odiare. E profondamente, così come profondo e imperituro è il suo amore.
Ecco, con questo siamo arrivati alla scena finale con Severus che ha continuato tranquillamente ad odiare Sirius, quasi per abitudine, desiderandolo con tutto se stesso.
E Sirius gli appare davanti proprio in quel momento difficilissimo che Severus sta vivendo, con quel Marchio mostrato a tutti, mostrato quindi anche a Sirius, al nemico da odiare e che odia da tutta la vita. Sirius, del resto, odia Severus in modo altrettanto feroce, perché da ragazzino era un impiccione che voleva far espellere Remus ed era interessato alle Arti Oscure. Non ho mai capito molto bene questo odio profondo di Sirus per Severus (mentre l’inverso mi è chiarissimo), visto che Sirius non sapeva che Severus fosse diventato Mangiamorte (è lui stesso a dirlo a Harry durante il 4° anno).
Ad ogni modo, è un dato di fatto: i due si odiano cordialmente, si disprezzano e si disgustano a vicenda.
Però si danno la mano su ordine di Silente. Perché Sirius lo faccia non lo so, e non ho al momento alcun interesse di scoprirlo, però so perché lo fa Severus. Severus che sul primo momento addirittura ringhia e si rivolge sconcertato a Silente. E qui ucciderei Silente per quella parola leggera “dissapori” che ha usato, quando sa benissimo cosa Severus ha passato da ragazzino per colpa di Sirius e non fa certo fatica ad immaginare quanto Severus possa odiare Sirius avendolo ritenuto per 12 il traditore della sua Lily.
Eppure Silente passa tranquillamente sopra i sentimenti di Severus (e quelli di Sirius) e impone una pace necessaria. E che sia necessaria non lo discuto. Infatti non lo discutono neppure i due interessati.
Ed ora arriviamo ai pensieri di Severus al quale è chiarissimo che Silente chiede una cieca obbedienza. E dedizione alla causa per cui il mago combatte da anni. Ma Albus gli sta chiedendo di mettere da parte non solo se stesso ed i suoi fortissimi sentimenti, ma anche lo strazio infinito per la perdita dell'amore della sua vita, gli chiede di dimenticare la sua Lily, di accantonarla pur di raggiungere l'obiettivo comune, l'unico scopo che realmente conta, ciò per cui durante lunghi anni si è preparato con severa determinazione. E Albus ha maledettamente ragione e Severus lo sa. Deve farlo, deve dimenticare il suo strazio e accantonare la sua Lily. Perché deve pensare solo all'obiettivo comune. Comune anche a quel dannato bastardo di Black.
E così allunga la mano e stringe quella di Sirius, mentre sull’altro braccio il Marchio continua ad ardere di mortale impazienza e gli ricorda che il vero carnefice di Lily è stato lui, Severus, non Sirius, e che c’è qualcosa più importante di se stesso e di Lily: c’è la causa giusta per cui combattere, c’è il suo doloroso sentiero di redenzione da percorre fino in fondo, ci sono tutte le sue colpe da espiare. In una parola, c’è il suo dovere da compiere.
E Severus allunga la mano e stringe quella del suo nemico giurato che ha gli stessi suoi essenziali obiettivi.
 
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Minervina
view post Posted on 27/6/2014, 19:11




CITAZIONE (Ida59 @ 25/6/2014, 22:49) 
A dire il vero sono stanca ed è un po’ tardino per cominciare, ma se non lo faccio non riuscirò mai a finire i miei commenti a questo brano stupendo che racchiude tre momenti fondamentali per Severus.

Per proseguire anch’io con i commenti, vorrei ripartire però dall’importante tripartizione di questo brano, come suggerito da Ida: il Marchio, la stretta di mano, il “Lo sono”.
Dei tre momenti che si condensano in questa scena, non saprei definire quale sia il più intenso o il più toccante, ma ho l’impressione che quello di cui abbiamo appena discusso (il primo) meriti la palma.
Lo dico perché, quelle in questione, sono tre fasi in cui io vedo Severus affrontare il confronto rispettivamente con sé stesso, con Sirius, con Voldemort. Tutti e tre suoi nemici giurati. Ma a questo punto, forse, nonostante il bellissimo e definitivo “lo sono”, che poi commenteremo, io direi che è la fase dell’offerta del Marchio alla vista di tutti, quella più difficile e dolorosa per lui da sostenere, quella in cui è costretto a mostrarsi, quella in cui è costretto a rompere il suo isolamento e la sua tragica riservatezza in favore della causa. Il confronto qui è letteralmente “sulla propria pelle” con i suoi errori e con il suo dramma personale (che il Marchio rappresenta) e sappiamo bene che per lui è quasi intollerabile convivere con sé stesso a causa di tutto quello di cui si incolpa e di cui non si perdona. Né le cattiverie di Sirius, né le torture di Voldemort, possono eguagliare l’asprezza dei sentimenti che nutre Severus verso sé stesso e per questo, in qualche modo, io credo che i momenti successivi siano proprio il risultato di un’incessante lavorìo interiore che affiora, per un istante, nell’offerta del Marchio.
La silenziosa, stizzita stretta di mano e il potentissimo, coraggioso, orgoglioso “Lo sono”, nascono infatti sul terreno dell’umiltà che il nuovo Severus ha imparato a duro prezzo e che sta restituendo con il braccio nudo mostrato a tutti. Un’umiltà, però, che non riguarda il suo rapporto con gli altri, ma con sé stesso. Per Severus, le “prove” rappresentate da Sirius e da Voldemort sono, in qualche modo, anch’esse, la terribile conseguenza di scelte e di deviazioni che lui stesso ha imposto alla propria vita e con le quali deve venire a patti per poter andare oltre e per poter diventare l’uomo che sappiamo che sta diventando.
Prendiamo il primo dei due “nemici”, oltre sé stesso: Sirius.
Sirius è il compagno di scuola con cui, come ha detto bene Ida precedendomi, si è acceso fin da subito un reciproco sentimento di disprezzo, poi tramutatosi in odio a causa di tutte le vicende gravissime che ben conosciamo, che hanno quasi portato alla morte di Severus e, anche quando non l’hanno fatto, lo hanno comunque ferito nel suo amor proprio e nella sua intimità: un fatto assai deplorevole, che non ritengo meno leggero del rischio della vita, se non altro perché il famoso “scherzo” è appunto frutto di questo continuo e tormentoso stillicidio di “dispetti” intollerabili verso l’antipatico compagno di classe.
Ora, però, Sirius è anche colui che ha fatto parte della cerchia degli affetti di Lily, di quelli che, frequentando James, sono diventati anche amici della ragazza. Quell’affetto esclusivo che Severus stringeva gelosamente a sé, con la disperazione di chi non è stato amato, era finito per appartenere ad altri, era stato difeso da altri, tanto che quando lui era diventato Mangiamorte e aveva rivelato incautamente la profezia, pentendosi poi e rivelando tutto a Silente, il piano per proteggere i Potter viene studiato proprio da quel gruppetto di adolescenti presuntuosi che in gioventù aveva mostrato così scarsa considerazione per il prossimo e, addirittura, il Custode viene scelto tra loro, passando da Sirius a Peter. La vita di Lily, a cui Severus tiene più che alla propria, viene perciò affidata (quale tormento per Severus!) prima nelle mani di uno scapestrato (Sirius) che Severus riterrà per molti anni responsabile del tradimento e poi, come in effetti accade, ad un vigliacco (Peter) che consegnerà gli amici per paura della vendetta di Voldemort.
Tutto questo perché? Perché lui stesso (Severus) ha reso possibile questo balletto di responsabilità che vanno scadendo dalla persona più saggia (Silente), a cui in origine viene svelato il pericolo, alla peggiore e meno affidabile (Peter) che metterà la sua parola finale su questa storia e causerà direttamente la morte dei Potter.
Una catastrofe completa per la quale Severus non può non sentire, anche se in modo irrazionale, tutta la propria colpevolezza, una colpevolezza dovuta anche, secondo me, più o meno inconsciamente, al dolore e al tormento che gli sono causati dal pensiero di non poter essere lui a difendere Lily in prima persona, dalla necessità di doversi nascondere e frenare le proprie passioni per tenere in piedi il doppio gioco invece di occuparsi lui di proteggerla e mettere a rischio la propria vita (come pensa di meritare) e ancora, soprattutto, dall’impotenza di dover lasciare la donna amata nelle mani di qualcuno di cui non si fida affatto per diretta esperienza personale (Sirius), che è forse la più atroce delle torture.
Come se non bastasse, poi, l’unico di cui veramente Severus si fida, cioè Silente, delega la custodia dei Potter a loro stessi e ai loro amici, mentre Severus si aspettava che agisse diversamente, come è parso evidente dal suo disperato sfogo dopo la morte di Lily, quando dice al Preside (vado a braccio): “credevo che lei l’avrebbe protetta”; dove quel lei chiama in causa Silente in primissima persona. Severus non ha fatto un atto di fede verso il suoi torturatori di gioventù, ma nel Preside, ed è da lui che si sente “tradito”, salvo poi ascoltare le parole successive di Albus, quel: “suo figlio è sopravvissuto”, per comprendere che gli obiettivi di Silente già trascendono il singolo e puntano al disegno più grande, per il quale Harry è l’unica persona davvero indispensabile. Un dato di fatto che, però, a quello stadio della vicenda, deve essere ancora metabolizzato da un Severus troppo sconvolto per potersene avvedere.
Comunque, per tornare a noi, Sirius ha agito sperando di salvare i Potter e ha suggerito Peter all’ultimo momento perché credeva sinceramente che l’amico avrebbe attirato meno l’attenzione; insomma, in poche parole, Sirius ha cercato di fare del proprio meglio e Severus, questo, lo verrà a sapere e ne terrà conto (quando e come non mi pare che ci venga rivelato, ma il fatto che Silente ritenga Sirius un alleato e chieda ad entrambi di “riconoscersi” perché combattono dalla stessa parte, dovrebbe già bastare). Severus, in perfetta coerenza con la propria maestosa statura morale, riconoscerà cioè al proprio nemico, all’uomo che odia, di aver agito a fin di bene e in buona fede, cercando di affrontare una situazione di pericolo mortale che pendeva sul capo degli amici, messi a rischio, all’origine di tutto, da lui stesso (Severus). Severus si odia per aver causato questo, perché oltretutto ha servito su un piatto d’argento, all’odiato Sirius, la vita e la morte della donna amata.
Anche se queste auto-accuse sono solo in parte ammissibili, anche se è stato proprio lui, con la sua Scelta di andare a chiedere aiuto a Silente, a cercare di salvare in extremis la situazione, tormentato dal rimorso, Severus torna sempre e comunque con la mente al Marchio, torna alle colpe, torna all’impossibilità del perdono, torna alle scelte fatte consapevolmente nel verso sbagliato e così tutto, senza alcuna differenza, è sempre riconducibile a lui e ai suoi errori incancellabili.
Ecco, io qui lo vedo molto Serpeverde: vedo quell’egocentrismo, sebbene venato di angoscia, quel desiderio feroce di non essere mai e poi mai in balìa di altri tranne che di sé stesso, così tipica di chi non è stato amato e desidera auto-determinarsi sempre, essere l’unico centro, anche quando questo centro è solo dolore, senso di colpa e disperazione.
Severus, dunque, non può ora rifiutare di riconoscere Sirius come un alleato, nonostante tutto, mettendo da parte risentimenti e afflizioni, perché non solo sente di essere stato lui la causa prima del disastro che lo ha legato per sempre ai Malandrini che odiava, ma anche perché, e concordo con Ida, ora c’è una causa più importante per cui combattere e per la quale occorre essere uniti. E ora, non dimentichiamolo, c’è soprattutto Harry a cambiare la carte in tavola di un rapporto di antica intolleranza reciproca. Mettere da parte tutto per non distruggere le speranze per il figlio di Lily (di cui ancora non conosce la tragica sorte) e per il mondo magico, è un imperativo che Severus non può disattendere e infatti non lo fa. Harry è più importante di Sirius, più importante del proprio orgoglio e del bruciore delle ferite.
Quella mano che stringe a Sirius, provando un odio intenso per quell’ex-compagno che, come sempre, altro non è che odio rivolto verso sé stesso e quello che non è stato lui in grado di fare lasciando la vita della sua Lily in mano di altri, è il segno che Severus ha abbracciato (e sta abbracciando) un percorso di accettazione, lento e difficile, tormentato e contraddittorio, ma inflessibile, un percorso che, ripeto, fa capo a quell’umiltà di cui fa mostra offrendo il Marchio. Un percorso che lo confronta con sé stesso, prima ancora che con gli altri, e di cui “serpeverdescamente” parlando (!) è sempre lui il protagonista assoluto, lui il colpevole, lui quello che può e deve ancora agire ferendosi, torturandosi tra gli spasmi di un’espiazione a cui non pone mai limiti. Lo fa per la causa, certo, ma lo fa anche perché non vuole, non sopporta di potersi risparmiare qualcosa e si sottopone alla pena a cui si è condannato e da cui fa in modo di farsi condannare, perché in tutti quelli che lo disprezzano legge, in fondo, l’odio che prova per sé stesso. Così si fa “bruciare” dal Marchio e dalle maledizioni di Vodemort, come dalla mano di Sirius.

CITAZIONE (Ida59 @ 25/6/2014, 22:49) 
Sirius, del resto, odia Severus in modo altrettanto feroce, perché da ragazzino era un impiccione che voleva far espellere Remus ed era interessato alle Arti Oscure. Non ho mai capito molto bene questo odio profondo di Sirus per Severus (mentre l’inverso mi è chiarissimo), visto che Sirius non sapeva che Severus fosse diventato Mangiamorte (è lui stesso a dirlo a Harry durante il 4° anno).

Hai ragione, questo è un fatto che anch’io non ho mai saputo spiegarmi: l’odio di Sirius per Severus. Mentre all’inverso, come hai detto bene, è perfettamente evidente che Severus ha dei buoni motivi per avercela con Sirius, il contrario è difficile da comprendere. Sì, ci sono le questioni della presunta volontà di far espellere Remus e quella dell’interesse per le Arti Oscure, ma non bastano secondo me.
Io, facendo le mie ipotesi, mi sono risposta più o meno in questo modo.
Sirius non è un ragazzo facile. Ha una famiglia terribile e ostile alle spalle, una madre che è pronta a rinnegarlo (e poi lo fa), un carattere ribelle e impulsivo e addirittura, ancora adolescente, se ne va proprio di casa e rompe con i suoi “cari”. La sua situazione, secondo me, presenta fin troppi elementi problematici che, se fatti cadere in altre circostanze o in mezzo ad altre compagnie, avrebbero potuto causargli di sicuro una gran brutta fine. Il fratello Regulus, che per tradizione di famiglia è diventato Serpeverde, poi è caduto nella trappola dei Mangiamorte e infine se ne è tirato fuori al prezzo della vita, è un esempio eloquente di quel che Sirius sarebbe potuto diventare. Ed è un esempio che, tra l’altro, ricorda molto da vicino anche Severus.
Se escludiamo i tremendi fatti successivi che incidono sull’equilibrio di Sirius, come la morte degli amici e la reclusione di dodici anni ad Azkaban, fatti che non servono in questa sede a giustificare il suo odio adolescenziale per Severus, Sirius ha già così un profilo abbastanza complesso e preoccupante.
Io ho sempre pensato che sia stato proprio questo suo stare ad un passo dal baratro ad alimentare l’antipatia per Severus, presto trasformata in odio. L’odio per qualcuno nel cui riflesso si immagina di scorgere lampi inquietanti di sé stessi.
Severus, anche senza Marchio, anche senza che si sapesse che era diventato un Mangiamorte, era considerato a tutti gli effetti come tale. Era diverso dagli altri, più riservato, migliore a scuola e, presumibilmente, corretto nei comportamenti, fatte salve le dubbie frequentazioni di cui, comunque, non condivide eventuali bravate. Ma era anche un ragazzo solo, con una famiglia difficile, valori distorti, cattive compagnie, affetti mancati: un profilo che sarebbe potuto essere, in parte e con le dovute cautele, anche quello di Sirius, se non fosse che quest’ultimo è riuscito (in parte anche suo malgrado) a trovare delle ancore di salvezza che, per esempio, nella vita assolutamente priva di amore e riferimenti di Severus, non ci sono state.
Gli amici e una famiglia “adottiva” (i Potter), tanto per dirne qualcuna, sono fra queste ancore.
Sirius incontra sul treno James e prova un’immediata simpatia per lui (come dimostra il fatto che lo spalleggia subito contro Severus) è impressionato dall’orgoglio con cui James parla di Grifondoro, la casa di suo padre, e forse il giovane Black desidera, per ripicca contro la famiglia, entrare a farne parte. Sirius è inoltre ansioso di dimostrare di essere “uno a posto”, a sé stesso e anche ad un James che rimane stupito quando lo sente ammettere che tutta propria la famiglia è stata in Serpeverde. Ecco, io questa scena la vedo un po’ speculare, fatte salve le diverse sfumature, a quella dipinta per Harry e Ron: i due bambini condividono lo scompartimento, si fanno simpatia e Ron mette in guardia Harry sulla casa di Serpeverde, di cui ha fatto parte Voldemort. Harry, ingenuo e cresciuto tra i babbani, nonché consapevole che Voldemort è l’assassino dei suoi genitori, logicamente spera di non essere messo in quella casa dalla fama così oscura, vuole essere “giusto”, ricorda le parole del nuovo amico quando indossa il Cappello Parlante e prega, senza pensarci due volte, di non essere smistato in Serpeverde. Sono piccole cose, ma poi cambiano i destini.
Sirius viene quindi smistato in Grifondoro (il Cappello tiene conto della sua scelta, come tiene conto di quella di Harry), rompendo la tradizione di una famiglia con cui man mano entra in conflitto sempre più aperto non solo in quanto ragazzo turbolento e dal temperamento focoso, ma soprattutto per via dei principi che non condivide, un allontanamento ed una solitudine che però vengono presto compensati dall’incontro con dei cari amici con cui stringe un legame profondo, destinato ad indicargli la via, come una stella polare, per tutto il resto della sua vita.
James, in particolare, è il preferito, il migliore amico. I due mostrano una complicità totale e incondizionata, una relazione che non è sbagliato definire fraterna e lo diventa, ad un certo punto, in senso letterale, quando la famiglia Potter accoglie come un figlio l’”esule” sedicenne Black in fuga da Grimmauld Place (si pensi che in qualche modo i Weasley fanno lo stesso con Harry). Insomma, James ha una famiglia amorevole, l’affetto, la serenità e divide tutto con Sirius, lo rende parte della propria vita e io presumo, perciò, che quando in James comincia a sbocciare l’interesse e poi l’amore per Lily, Sirius si prende il non richiesto “carico” di difenderlo, in qualche modo, facendo da scudo a James proprio come farà da padrino ad Harry. Perché lo fa? Perché ha bisogno di impegnarsi per il bene, ha bisogno di essere “a posto”, come quando aveva undici anni. In altre parole, Sirius si è conquistato passo dopo passo una vita soddisfacente, un gruppo di amici che non vuole perdere e poi un amico (quasi un fratello) innamorato che si propone di difendere, assetato com’è di fare la cosa giusta, a differenza di quella terribile famiglia d’origine che si ritrova: ora ha degli obiettivi corretti e tutti suoi per cui battersi. Ha chiuso con i Black, ha i suoi affetti profondi, ha la sua solidità, ha trovato il suo senso.
Ecco perché Severus è vissuto come una minaccia odiosa da scacciare via, perché secondo me, in fondo, Severus gli richiama l’ombra alla mente. L’ombra del dolore e della solitudine che hanno alitato su di lui soltanto un po’, sfiorandolo con la loro aria gelida, ma che non si dimenticano.
Severus è un elemento di disturbo, uno scomodo rompiscatole cupo e scontroso che ronza sempre attorno a loro, in cerca di che cosa? No, non di amicizia, pensa Sirius, uno così non può mica avere amici e poi loro, figuriamoci!
No, è vero. C’è dell’altro. Qualcosa di più profondo, secondo me. Qualcosa che Sirius, già appagato dal rapporto con i suoi, di amici, gli amici del cuore, non può sapere, non può vedere, non riesce a capire; il fatto che dietro quella curiosità ossessiva di Severus nei loro confronti, non si nasconde tanto un interesse malvagio e contorto verso di loro, quanto lo struggente incompiuto desiderio di conoscere qualcosa da cui è stato sempre escluso, il calore di un gruppo, l’accettazione. In Severus, sebbene senza che ne sia lui stesso necessariamente consapevole, io credo si annidi la sofferta gelosia che un’amicizia e una complicità così intensa, come quella dei Malandrini, può suscitare in quel ragazzo che non conosce altro che disprezzo, solitudine ed abbandono, che non è stato mai protetto da nessuno, né tantomeno accolto come fanno i Potter con Sirius. Quando Sirius pensa che “uno come lui” non può avere amici, è come se dicesse a sé stesso (molto in fondo a sé stesso): “guarda che fine avresti potuto fare”.
Può essere cercato anche qui il motivo di tanto odio da parte di Sirius? Può essere che Sirius, pur non capendo pienamente le ragioni di Severus, intuisca in Snape l’esistenza di alcuni tratti in comune con il sé stesso che avrebbe potuto essere, se la sua esistenza non avesse preso una piega diversa a scuola? Può essere che Sirius, più o meno consapevolmente, intenda “proteggere”, anche se in modo irrazionale, quel mondo appagante e giusto che ha costruito intorno a sé con fatica liberandosi da quel che avrebbe potuto trascinarlo a fondo e che ora gli suscita rabbia e disprezzo quando ne scorge la proiezione negli altri, come in Severus, ad esempio?
CITAZIONE (Ida59 @ 25/6/2014, 22:49) 
E qui ucciderei Silente per quella parola leggera “dissapori” che ha usato, quando sa benissimo cosa Severus ha passato da ragazzino per colpa di Sirius e non fa certo fatica ad immaginare quanto Severus possa odiare Sirius avendolo ritenuto per 12 il traditore della sua Lily.
Eppure Silente passa tranquillamente sopra i sentimenti di Severus (e quelli di Sirius) e impone una pace necessaria. E che sia necessaria non lo discuto. Infatti non lo discutono neppure i due interessati.

Eh sì, sono d’accordo. Anch’io ho avuto immediatamente la stessa reazione, subito frenata dalla consapevolezza che il Preside deve aver scelto di parlare così perché non sarebbe stato utile ricordare, in quel momento già delicato, il grave peso che invece ebbero quegli eventi: mentre Sirius e Severus sono in procinto di darsi la mano, sarebbe come soffiare forte sul fuoco.
In più c’è sempre il problema, come si diceva con Chiara, nell’altra discussione, che gli eventi di bullismo subiti da Severus non sono mai e poi mai rappresentati nei libri esattamente per ciò che sono, cioè fatti gravi. L’unica volta in cui accade, non a caso, è dopo che Harry ha visto nel Pensatoio il “peggior ricordo” e va a chiedere spiegazioni agli amici del padre mostrandosi colpito e offeso da quello a cui ha assistito. Qui, non lo nascondo, la pottervisione mi è parsa un inserto di straordinaria bellezza.
 
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view post Posted on 28/6/2014, 15:58
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CITAZIONE (Minervina @ 27/6/2014, 20:11) 
Dei tre momenti che si condensano in questa scena, non saprei definire quale sia il più intenso o il più toccante, ma ho l’impressione che quello di cui abbiamo appena discusso (il primo) meriti la palma.
Lo dico perché, quelle in questione, sono tre fasi in cui io vedo Severus affrontare il confronto rispettivamente con sé stesso, con Sirius, con Voldemort. Tutti e tre suoi nemici giurati.
[…]
è la fase dell’offerta del Marchio alla vista di tutti, quella più difficile e dolorosa per lui da sostenere, quella in cui è costretto a mostrarsi, quella in cui è costretto a rompere il suo isolamento e la sua tragica riservatezza in favore della causa.
[…]
La silenziosa, stizzita stretta di mano e il potentissimo, coraggioso, orgoglioso “Lo sono”, nascono infatti sul terreno dell’umiltà che il nuovo Severus ha imparato a duro prezzo e che sta restituendo con il braccio nudo mostrato a tutti. Un’umiltà, però, che non riguarda il suo rapporto con gli altri, ma con sé stesso. Per Severus, le “prove” rappresentate da Sirius e da Voldemort sono, in qualche modo, anch’esse, la terribile conseguenza di scelte e di deviazioni che lui stesso ha imposto alla propria vita e con le quali deve venire a patti per poter andare oltre e per poter diventare l’uomo che sappiamo che sta diventando.

Sì, concordo: anche io scelgo senza esitazione la prima scena, perché è lì che Severus si mostra a tutti; ma per mostrarsi agli altri prima deve essersi mostrato a se stesso, deve essersi riconosciuto come uomo “nuovo”. Secondo me è proprio qui che nasce il nuovo Severus, con il suo proprio riconoscimento d’essere un uomo ben diverso dal ragazzo che, invece, quel braccio che ora mostra con umiltà e, al tempo stesso, anche con doloroso orgoglio, s’era fatto marchiare con vergognoso errore.

CITAZIONE (Minervina @ 27/6/2014, 20:11) 
Perché lui stesso (Severus) ha reso possibile questo balletto di responsabilità che vanno scadendo dalla persona più saggia (Silente), a cui in origine viene svelato il pericolo, alla peggiore e meno affidabile (Peter) che metterà la sua parola finale su questa storia e causerà direttamente la morte dei Potter.
Una catastrofe completa per la quale Severus non può non sentire, anche se in modo irrazionale, tutta la propria colpevolezza, una colpevolezza dovuta anche, secondo me, più o meno inconsciamente, al dolore e al tormento che gli sono causati dal pensiero di non poter essere lui a difendere Lily in prima persona, dalla necessità di doversi nascondere e frenare le proprie passioni per tenere in piedi il doppio gioco invece di occuparsi lui di proteggerla e mettere a rischio la propria vita (come pensa di meritare) e ancora, soprattutto, dall’impotenza di dover lasciare la donna amata nelle mani di qualcuno di cui non si fida affatto per diretta esperienza personale (Sirius), che è forse la più atroce delle torture.

Già, avevo sottovalutato questo aspetto: certo Severus fa di tutto per proteggere la sua Lily, ma non può difenderla direttamente, sa bene che non potrà mai difenderla col suo stesso corpo; quello sarà un privilegio di James e credo che Severus avrebbe dato (letteralmente) la vita per potere essere al posto dell’odiato nemico davanti a Voldemort.
Ma non può neppure difenderla come Custote segreto, dove neppure le più feroci torture l’avrebbero fatto cedere. Può solo cercare di tenere lontano voldemort da Lily, sapendo che se Voldemort la trova lui non potrà fare assolutamente più nulla per lei…

CITAZIONE (Minervina @ 27/6/2014, 20:11) 
Come se non bastasse, poi, l’unico di cui veramente Severus si fida, cioè Silente, delega la custodia dei Potter a loro stessi e ai loro amici, mentre Severus si aspettava che agisse diversamente, come è parso evidente dal suo disperato sfogo dopo la morte di Lily, quando dice al Preside (vado a braccio): “credevo che lei l’avrebbe protetta”; dove quel lei chiama in causa Silente in primissima persona. Severus non ha fatto un atto di fede verso il suoi torturatori di gioventù, ma nel Preside, ed è da lui che si sente “tradito”

Sì, sono certa che questa è stata la sua tremenda sensazione: lui che ha fatto di tutto per salvarla e che avrebbe dato la sua stessa vita (e infatti lo dice in modo esplicito) per proteggerla, vede, totalmente sconfitto, che la difesa per la quale ha implorato e si è umiliato ha affidato il compito a qualcun altro…

CITAZIONE (Minervina @ 27/6/2014, 20:11) 
… salvo poi ascoltare le parole successive di Albus, quel: “suo figlio è sopravvissuto”, per comprendere che gli obiettivi di Silente già trascendono il singolo e puntano al disegno più grande, per il quale Harry è l’unica persona davvero indispensabile. Un dato di fatto che, però, a quello stadio della vicenda, deve essere ancora metabolizzato da un Severus troppo sconvolto per potersene avvedere.

No, di sicuro in quel momento Severus non è stato minimamente in grado di comprendere: troppo distrutto dal dolore per pensare lucidamente. Ma poi ha avuto molti anni per farlo, e lo ha fatto, eccome se lo ha fatto.


CITAZIONE (Minervina @ 27/6/2014, 20:11) 
Anche se queste auto-accuse sono solo in parte ammissibili, anche se è stato proprio lui, con la sua Scelta di andare a chiedere aiuto a Silente, a cercare di salvare in extremis la situazione, tormentato dal rimorso, Severus torna sempre e comunque con la mente al Marchio, torna alle colpe, torna all’impossibilità del perdono, torna alle scelte fatte consapevolmente nel verso sbagliato e così tutto, senza alcuna differenza, è sempre riconducibile a lui e ai suoi errori incancellabili.

Sì, questa per me è proprio l’essenza di Severus, ma già lo sai…

CITAZIONE (Minervina @ 27/6/2014, 20:11) 
Ecco, io qui lo vedo molto Serpeverde: vedo quell’egocentrismo, sebbene venato di angoscia, quel desiderio feroce di non essere mai e poi mai in balìa di altri tranne che di sé stesso, così tipica di chi non è stato amato e desidera auto-determinarsi sempre, essere l’unico centro, anche quando questo centro è solo dolore, senso di colpa e disperazione.

Non saprei dire se questo è un tratto Serpeverde (da cosa lo deduci?) ma sicuramente contraddistingue Severus, sia per ciò che ha alle spalle (infanzia ed adolescenza) come ben hai detto tu, ma anche perché Severus sa di essersi dannato l’anima perché si è lasciato trascinare dalle emozioni, perché ha avuto “il cuore sul bavero” che lo ha portato a fare la sua scelta sbagliata. E questo non se lo è mai perdonato. Così ha preso le sue emozioni, tutte, e le ha incatenate dentro di sé non permettendo più loro di uscire fuori e diventando pertanto l’uomo gelido ed imperscrutabile e, soprattutto, lo stupendo Occlumante che è.



CITAZIONE (Minervina @ 27/6/2014, 20:11) 
Quella mano che stringe a Sirius, provando un odio intenso per quell’ex-compagno che, come sempre, altro non è che odio rivolto verso sé stesso e quello che non è stato lui in grado di fare lasciando la vita della sua Lily in mano di altri, è il segno che Severus ha abbracciato (e sta abbracciando) un percorso di accettazione, lento e difficile, tormentato e contraddittorio, ma inflessibile, un percorso che, ripeto, fa capo a quell’umiltà di cui fa mostra offrendo il Marchio. Un percorso che lo confronta con sé stesso, prima ancora che con gli altri, e di cui “serpeverdescamente” parlando (!) è sempre lui il protagonista assoluto, lui il colpevole, lui quello che può e deve ancora agire ferendosi, torturandosi tra gli spasmi di un’espiazione a cui non pone mai limiti. Lo fa per la causa, certo, ma lo fa anche perché non vuole, non sopporta di potersi risparmiare qualcosa e si sottopone alla pena a cui si è condannato e da cui fa in modo di farsi condannare, perché in tutti quelli che lo disprezzano legge, in fondo, l’odio che prova per sé stesso. Così si fa “bruciare” dal Marchio e dalle maledizioni di Vodemort, come dalla mano di Sirius.

Parole semplicemente stupende: le ho citate solo per rileggerle, perché non ho proprio nulla da aggiungere!


CITAZIONE (Minervina @ 27/6/2014, 20:11) 
Io ho sempre pensato che sia stato proprio questo suo stare ad un passo dal baratro ad alimentare l’antipatia per Severus, presto trasformata in odio. L’odio per qualcuno nel cui riflesso si immagina di scorgere lampi inquietanti di sé stessi.
Severus, anche senza Marchio, anche senza che si sapesse che era diventato un Mangiamorte, era considerato a tutti gli effetti come tale.
[…]
Ma era anche un ragazzo solo, con una famiglia difficile, valori distorti, cattive compagnie, affetti mancati: un profilo che sarebbe potuto essere, in parte e con le dovute cautele, anche quello di Sirius, se non fosse che quest’ultimo è riuscito (in parte anche suo malgrado) a trovare delle ancore di salvezza che, per esempio, nella vita assolutamente priva di amore e riferimenti di Severus, non ci sono state.
[…]
In altre parole, Sirius si è conquistato passo dopo passo una vita soddisfacente, un gruppo di amici che non vuole perdere e poi un amico (quasi un fratello) innamorato che si propone di difendere, assetato com’è di fare la cosa giusta, a differenza di quella terribile famiglia d’origine che si ritrova: ora ha degli obiettivi corretti e tutti suoi per cui battersi. Ha chiuso con i Black, ha i suoi affetti profondi, ha la sua solidità, ha trovato il suo senso.
Ecco perché Severus è vissuto come una minaccia odiosa da scacciare via, perché secondo me, in fondo, Severus gli richiama l’ombra alla mente. L’ombra del dolore e della solitudine che hanno alitato su di lui soltanto un po’, sfiorandolo con la loro aria gelida,
[…]
Può essere cercato anche qui il motivo di tanto odio da parte di Sirius? Può essere che Sirius, pur non capendo pienamente le ragioni di Severus, intuisca in Snape l’esistenza di alcuni tratti in comune con il sé stesso che avrebbe potuto essere, se la sua esistenza non avesse preso una piega diversa a scuola? Può essere che Sirius, più o meno consapevolmente, intenda “proteggere”, anche se in modo irrazionale, quel mondo appagante e giusto che ha costruito intorno a sé con fatica liberandosi da quel che avrebbe potuto trascinarlo a fondo e che ora gli suscita rabbia e disprezzo quando ne scorge la proiezione negli altri, come in Severus, ad esempio?


Analisi molto interessante di ciò che può muovere Sirius contro Severus. S, non escludo che queste possano essere le motivazioni, molto probabilmente del tutto inconsce, che portanoSirus ad odiare Severus.
Chissà se abbiamo una discussione su questo argomento e sul rapporto Severus/Sirius: sarebbe utile spostare anche là queste considerazioni.
EDIT: uhm, una discussione ce l’abbiamo ed è questa Severus e Sirius: Pianeti distanti o diverso risvolto di una stessa medaglia Vedi un po’ se riesci ad avere tempo di leggerla e, se ti pare pertinente, copia/incolla là questo tuo intervento par la parte ceh inizia dalla mia citazione sul perché Sirius odia Severus.


CITAZIONE (Minervina @ 27/6/2014, 20:11) 
In più c’è sempre il problema, come si diceva con Chiara, nell’altra discussione, che gli eventi di bullismo subiti da Severus non sono mai e poi mai rappresentati nei libri esattamente per ciò che sono, cioè fatti gravi. L’unica volta in cui accade, non a caso, è dopo che Harry ha visto nel Pensatoio il “peggior ricordo” e va a chiedere spiegazioni agli amici del padre mostrandosi colpito e offeso da quello a cui ha assistito. Qui, non lo nascondo, la pottervisione mi è parsa un inserto di straordinaria bellezza.

Vero, verissimo: mi sono commossa leggendo quei pensieri di Harry su Piton, quel suo immedesimarsi in lui e comprendere il suo dolore e la sua umiliazione. In quel momento Harry è stato a fianco di Piton e contro il proprio dare. Peccato che sia durato poco, pochissimo…
 
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Minervina
view post Posted on 29/6/2014, 13:26




CITAZIONE (Ida59 @ 28/6/2014, 16:58) 
Sì, concordo: anche io scelgo senza esitazione la prima scena, perché è lì che Severus si mostra a tutti; ma per mostrarsi agli altri prima deve essersi mostrato a se stesso, deve essersi riconosciuto come uomo “nuovo”. Secondo me è proprio qui che nasce il nuovo Severus, con il suo proprio riconoscimento d’essere un uomo ben diverso dal ragazzo che, invece, quel braccio che ora mostra con umiltà e, al tempo stesso, anche con doloroso orgoglio, s’era fatto marchiare con vergognoso errore.

Ti cito in toto, virgole comprese! :lovelove:

CITAZIONE (Ida59 @ 28/6/2014, 16:58) 
CITAZIONE (Minervina @ 27/6/2014, 20:11) 
Come se non bastasse, poi, l’unico di cui veramente Severus si fida, cioè Silente, delega la custodia dei Potter a loro stessi e ai loro amici, mentre Severus si aspettava che agisse diversamente, come è parso evidente dal suo disperato sfogo dopo la morte di Lily, quando dice al Preside (vado a braccio): “credevo che lei l’avrebbe protetta”; dove quel lei chiama in causa Silente in primissima persona. Severus non ha fatto un atto di fede verso il suoi torturatori di gioventù, ma nel Preside, ed è da lui che si sente “tradito”

Sì, sono certa che questa è stata la sua tremenda sensazione: lui che ha fatto di tutto per salvarla e che avrebbe dato la sua stessa vita (e infatti lo dice in modo esplicito) per proteggerla, vede, totalmente sconfitto, che la difesa per la quale ha implorato e si è umiliato ha affidato il compito a qualcun altro…

Esatto, ed è il motivo per cui, per diverso tempo, ho faticato non poco a mettermi nei panni di Silente.
Severus non doveva essere solo uno strumento: quello strumento era un uomo, accidenti, un uomo che soffriva e un uomo che, per di più, tu (Albus) hai visto piangere davanti a te, tu hai visto straziato ferocemente dalle sue colpe e dai suoi rimorsi e poi lo hai visto raccogliere i cocci ai tuoi piedi e rimettersi in carreggiata! Come puoi aver avuto, almeno all’inizio, la forza disumana di “sfruttare” la rivelazione del pericolo, che lui ti confidava, affidando la custodia della persona da lui amata e da lui offerta a te, con il cuore in mano, alla dubbia responsabilità qualcun altro?
L’unica è pensare che, solo e soltanto all’inizio, Silente non avesse realizzato neppure lui, in pienezza, la devastante profondità dei sentimenti e del rimorso di Severus, che dovesse ancora capire quanto poco del Mangiamorte ci fosse nel ragazzo addolorato venuto da lui quel giorno, sulla collina. Forse quello era ancora il Silente del “mi disgusti”, che doveva fare i conti con la verità disarmante di un Severus Snape del tutto diverso da quello che credeva che fosse diventato. Un Silente che doveva ancora imparare ad amare Severus.
O forse, più probabilmente, è anche l’inizio di una vicenda umana terribile e necessaria, durante la quale il Silente “burattinaio” per il bene di tutti, sceglierà sempre, con strazio e in favore del mondo, di macchiarsi e torturarsi fino in fondo della stessa debolezza che ebbe in gioventù, quando faceva sogni di gloria con Grindelwald; quella di guardare il grande disegno e basta, dedicandosi solo ad esso. Se prima, cioè, guardava al "disegno" solo per un bieco desiderio di potere, ora è costretto (per il "disegno" giusto) a sacrificare quelli che ama (o impara nel tempo ad amare); Harry e Severus compresi. Forse questa è la sua punizione, forse è la sua forma di espiazione, un’espiazione scioccante, che lo mette nelle condizioni atroci di arrivare a chiedere perfino di essere ucciso ad un uomo che lui stesso ha aiutato a scostarsi sempre più dal baratro e che ha visto rimettersi insieme faticosamente con infinita sofferenza e, soprattutto, che ha imparato ad amare come un figlio.
Ma è un’ipotesi terribile e non ci voglio pensare.

CITAZIONE (Ida59 @ 28/6/2014, 16:58) 
CITAZIONE (Minervina @ 27/6/2014, 20:11) 
Anche se queste auto-accuse sono solo in parte ammissibili, anche se è stato proprio lui, con la sua Scelta di andare a chiedere aiuto a Silente, a cercare di salvare in extremis la situazione, tormentato dal rimorso, Severus torna sempre e comunque con la mente al Marchio, torna alle colpe, torna all’impossibilità del perdono, torna alle scelte fatte consapevolmente nel verso sbagliato e così tutto, senza alcuna differenza, è sempre riconducibile a lui e ai suoi errori incancellabili.

Sì, questa per me è proprio l’essenza di Severus, ma già lo sai…

Oh sì sì e la condivido appieno...sennò che “gemella” sarei?!? ;) :wub:

CITAZIONE (Ida59 @ 28/6/2014, 16:58) 
CITAZIONE (Minervina @ 27/6/2014, 20:11) 
Ecco, io qui lo vedo molto Serpeverde: vedo quell’egocentrismo, sebbene venato di angoscia, quel desiderio feroce di non essere mai e poi mai in balìa di altri tranne che di sé stesso, così tipica di chi non è stato amato e desidera auto-determinarsi sempre, essere l’unico centro, anche quando questo centro è solo dolore, senso di colpa e disperazione.

Non saprei dire se questo è un tratto Serpeverde (da cosa lo deduci?) ma sicuramente contraddistingue Severus, sia per ciò che ha alle spalle (infanzia ed adolescenza) come ben hai detto tu, ma anche perché Severus sa di essersi dannato l’anima perché si è lasciato trascinare dalle emozioni, perché ha avuto “il cuore sul bavero” che lo ha portato a fare la sua scelta sbagliata. E questo non se lo è mai perdonato. Così ha preso le sue emozioni, tutte, e le ha incatenate dentro di sé non permettendo più loro di uscire fuori e diventando pertanto l’uomo gelido ed imperscrutabile e, soprattutto, lo stupendo Occlumante che è.

Più che una deduzione precisa, in realtà è una sensazione. Nel senso che, stando a quel che sappiamo dei Serpeverde, che appaiono così strettamente legati alle questioni della tradizione, dell’identità e dell’esclusività, io mi sono sempre immaginata che tra le loro caratteristiche vi fosse anche un po’ di egocentrismo. Un egocentrismo che però, in Severus, come dicevo, da un certo punto in poi della sua vita, agisce in senso degradante invece che in senso esaltante di sé: invece di farlo sentire chissà chi, l’unico centro speciale di un’esistenza perfetta, lo fa sentire il colpevole assoluto di tutte le morti, la sofferenza e i disastri che le sue scelte provocano, anche quando una buona parte di quelle colpe che si assume non sarebbe nemmeno del tutto imputabile a lui, diciamo così.

CITAZIONE (Ida59 @ 28/6/2014, 16:58) 
CITAZIONE (Minervina @ 27/6/2014, 20:11) 
Io ho sempre pensato che sia stato proprio questo suo stare ad un passo dal baratro ad alimentare l’antipatia per Severus, presto trasformata in odio. L’odio per qualcuno nel cui riflesso si immagina di scorgere lampi inquietanti di sé stessi.
Severus, anche senza Marchio, anche senza che si sapesse che era diventato un Mangiamorte, era considerato a tutti gli effetti come tale.
[…]
Ma era anche un ragazzo solo, con una famiglia difficile, valori distorti, cattive compagnie, affetti mancati: un profilo che sarebbe potuto essere, in parte e con le dovute cautele, anche quello di Sirius, se non fosse che quest’ultimo è riuscito (in parte anche suo malgrado) a trovare delle ancore di salvezza che, per esempio, nella vita assolutamente priva di amore e riferimenti di Severus, non ci sono state.
[…]
In altre parole, Sirius si è conquistato passo dopo passo una vita soddisfacente, un gruppo di amici che non vuole perdere e poi un amico (quasi un fratello) innamorato che si propone di difendere, assetato com’è di fare la cosa giusta, a differenza di quella terribile famiglia d’origine che si ritrova: ora ha degli obiettivi corretti e tutti suoi per cui battersi. Ha chiuso con i Black, ha i suoi affetti profondi, ha la sua solidità, ha trovato il suo senso.
Ecco perché Severus è vissuto come una minaccia odiosa da scacciare via, perché secondo me, in fondo, Severus gli richiama l’ombra alla mente. L’ombra del dolore e della solitudine che hanno alitato su di lui soltanto un po’, sfiorandolo con la loro aria gelida,
[…]
Può essere cercato anche qui il motivo di tanto odio da parte di Sirius? Può essere che Sirius, pur non capendo pienamente le ragioni di Severus, intuisca in Snape l’esistenza di alcuni tratti in comune con il sé stesso che avrebbe potuto essere, se la sua esistenza non avesse preso una piega diversa a scuola? Può essere che Sirius, più o meno consapevolmente, intenda “proteggere”, anche se in modo irrazionale, quel mondo appagante e giusto che ha costruito intorno a sé con fatica liberandosi da quel che avrebbe potuto trascinarlo a fondo e che ora gli suscita rabbia e disprezzo quando ne scorge la proiezione negli altri, come in Severus, ad esempio?

Analisi molto interessante di ciò che può muovere Sirius contro Severus. S, non escludo che queste possano essere le motivazioni, molto probabilmente del tutto inconsce, che portanoSirus ad odiare Severus.
Chissà se abbiamo una discussione su questo argomento e sul rapporto Severus/Sirius: sarebbe utile spostare anche là queste considerazioni.
EDIT: uhm, una discussione ce l’abbiamo ed è questa Severus e Sirius: Pianeti distanti o diverso risvolto di una stessa medaglia Vedi un po’ se riesci ad avere tempo di leggerla e, se ti pare pertinente, copia/incolla là questo tuo intervento par la parte ceh inizia dalla mia citazione sul perché Sirius odia Severus.

D’accordo, grazie per la segnalazione! ;)
Ora vado a leggermi per bene tutto quel che avete scritto, così poi magari aggiungo altre osservazioni alla mia risposta, per legarmi meglio a voi, e poi posto.

Edited by Ida59 - 16/9/2018, 17:59
 
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view post Posted on 2/7/2014, 22:05
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CITAZIONE (Minervina @ 29/6/2014, 14:26) 
L’unica è pensare che, solo e soltanto all’inizio, Silente non avesse realizzato neppure lui, in pienezza, la devastante profondità dei sentimenti e del rimorso di Severus, che dovesse ancora capire quanto poco del Mangiamorte ci fosse nel ragazzo addolorato venuto da lui quel giorno, sulla collina. Forse quello era ancora il Silente del “mi disgusti”, che doveva fare i conti con la verità disarmante di un Severus Snape del tutto diverso da quello che credeva che fosse diventato. Un Silente che doveva ancora imparare ad amare Severus.

Sì, penso che all'inizio Silente abbia svolto la sua funzione di stratega sfruttando bassamente Severus, che lui ancora disprezzava. Poi, poco volta ha cominciato a conoscerlo, a capire chi era, e forse ha anche trovato dei punti in comune con se stesso e... e alla fine si è affezionato, ma senza mai dimenticarsi d'essere lo stratega da cui tutto dipendeva, la proppria vita e quella degli altri.

CITAZIONE (Minervina @ 29/6/2014, 14:26) 
O forse, più probabilmente, è anche l’inizio di una vicenda umana terribile e necessaria, durante la quale il Silente “burattinaio” per il bene di tutti, sceglierà sempre, con strazio e in favore del mondo, di macchiarsi e torturarsi fino in fondo della stessa debolezza che ebbe in gioventù, quando faceva sogni di gloria con Grindelwald; quella di guardare il grande disegno e basta, dedicandosi solo ad esso. Se prima, cioè, guardava al "disegno" solo per un bieco desiderio di potere, ora è costretto (per il "disegno" giusto) a sacrificare quelli che ama (o impara nel tempo ad amare); Harry e Severus compresi. Forse questa è la sua punizione, forse è la sua forma di espiazione, un’espiazione scioccante, che lo mette nelle condizioni atroci di arrivare a chiedere perfino di essere ucciso ad un uomo che lui stesso ha aiutato a scostarsi sempre più dal baratro e che ha visto rimettersi insieme faticosamente con infinita sofferenza e, soprattutto, che ha imparato ad amare come un figlio.
Ma è un’ipotesi terribile e non ci voglio pensare.

Sì, un'ipotesi tremenda, ma è quello che alla fine sono arrivata a pensare anche io. In un certo senso Silente si trova a non avere più scelta: in un diabolico "contrappasso" per la morte di Ariana, deve seguire il suo piano e, per il bene dei più, sacrificare le persone cui più tiene.
Ma questi discorsi dovremmo svilupparli nella bellissime discussioni su Silente e Piton (Il rapporto iniziale tra Silente e Piton e l'Occlumanzia e Il rapporto tra Silente e Piton) se prevale il rapporto tra loro, oppure in quella dedicata a Silente stesso (I dubbi su Silente: bonario vecchietto o macchiavellico stratega?] se prevale l'analisi sul grande vecchio.
 
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view post Posted on 7/7/2014, 12:18
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Ed eccomi infine al terzo punto essenziale di questa scena grandiosa.
Una domanda, incerta e timorosa, ed una risposta. Granitica. Colma di certezze. La risposta che conferma una promessa fatta tanti anni prima. Anything, proprio come ha sottolineato Nadia, Severus è pronto, a qualunque cosa.
E in quel “Lo sono” risuonano potenti il suo senso del dovere ed il suo coraggio; il suo amore e la sua disperazione. Il suo passato di colpe ed il suo futuro di riscatto si congiungono in questo maestoso istante del presente di lotta e di redenzione, con il Marchio che brucia sul suo braccio, simbolo di errore, condanna e schiavitù ma anche, come ancora Nadia ha detto, il lasciapassare per dimostrare l’uomo nuovo che Severus è diventato, il mezzo per combattere l’oscurità e riportare la luce nell’anima di Severus, la sua unica possibilità per raggiungere l’agognato perdono.
Severus è pronto, ma sono certa che dentro di lui trema: non ha paura di morire, no. Non ha paura della morte in sé, ha paura di fallire e che la sua morte diventi emblema del suo fallimento, della sua redenzione non compiuta. Della sua inesorabile condanna alla mancanza di perdono.
Severus è pronto a tutto, pur di completare il suo cammino di redenzione. E’ pronto a tornare nell’inferno di Voldemort e a rivivere ogni sua più tremenda colpa. È pronto ad affrontare il suo orribile passato con tutto il carico di colpe e di strazianti rimorsi che comporta.
Deve farlo. Ma non solo per la salvezza del mondo magico. Deve farlo anche perse stesso, per dimostrare d’essere un uomo nuovo, l’uomo che ha compiuto la Scelta e sa tenervi fede. A qualsiasi prezzo. E noi sappiamo bene quale tremendo prezzo Severus dovrà pagare, prima con Voldemort, poi sulla torre d’astronomia ed infine nella Stamberga Strillante.
Eppure, allo stesso tempo, sa di non essere pronto, sa che non sarà mai realmente pronto per affrontare il suo passato e tutto ciò che ha perduto. Non solo i rimorsi, ma anche i rimpianti per tutto ciò che non è mai stato, tutto ciò che la sua folle scelta giovanile ha distrutto.
Ed è proprio in questo suo umano timore che sta la sua immensa grandezza, il suo sovrumano coraggio: è in quel pallore estremo e, allo stesso tempo, nello scintillio degli occhi neri.
È il quel Marchio che brucia e deturpa la sua carne, simbolo di caduta ma, allo stesso tempo, di redenzione. È grazie a quel Marchio che può tornare da Voldemort; è in forza di quel Marchio che può ingannarlo e lottare per la causa; è tramite quel Marchio che può redimersi, espiare le sue colpe ed ambire al perdono. È con quel Marchio che compie il suo dovere. E il primo passo è stato mostrarlo a Caramel e a tutti. Anche a se stesso.
 
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view post Posted on 9/7/2014, 21:02
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Finalmente ce l'ho fatta: ho finito la mia storia sulla scena del marchio del 4° libro: pensavo di arrivare giusto sulle 1500 parole e invece ho superato le 7000!!! Ora devo rileggerla con calma...

Ecco, prima di pubblicarla, però, ho bisogno della vostra autorizzazione, perchè nella mia storia non ci sono solo le mie parole, ma anche le vostre, Chiara ed Ania e, soprattutto, quelle di Nadia che ha scritto tantissimo. Tutte voi siete state una splendida fonte di ispirazione e vi ritroverete quindi nella mia storia.

Questa è la nota che inserirei:
La storia prende consistente ispirazione anche da ciò che è stato scritto, da me e da altri (Anastasia, Chiara e Nadia), nella discussione …………….. link………. del Forum “Il Calderone di Severus”. Ringrazio quindi le tre amiche, in particolare Nadia che ha scritto con passione tante cose meravigliose nella discussione, che mi hanno permesso di attingere anche alle loro parole.

Naturalmente, appena la storia sarà pubblicata vi metterò qui il link.
 
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Da parte mia non c'è problema, la mia autorizzazione ce l'hai ;)
 
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CITAZIONE (Ida59 @ 9/7/2014, 22:02) 
Finalmente ce l'ho fatta: ho finito la mia storia sulla scena del marchio del 4° libro: pensavo di arrivare giusto sulle 1500 parole e invece ho superato le 7000!!! Ora devo rileggerla con calma...

Ecco, prima di pubblicarla, però, ho bisogno della vostra autorizzazione (...)

Hai anche la mia, senz'altro. ;)

***

CITAZIONE (Ida59 @ 7/7/2014, 13:18) 
Ed eccomi infine al terzo punto essenziale di questa scena grandiosa.
Una domanda, incerta e timorosa, ed una risposta. Granitica. Colma di certezze. La risposta che conferma una promessa fatta tanti anni prima. Anything, proprio come ha sottolineato Nadia, Severus è pronto, a qualunque cosa.
E in quel “Lo sono” risuonano potenti il suo senso del dovere ed il suo coraggio; il suo amore e la sua disperazione. Il suo passato di colpe ed il suo futuro di riscatto si congiungono in questo maestoso istante del presente di lotta e di redenzione, con il Marchio che brucia sul suo braccio, simbolo di errore, condanna e schiavitù ma anche, come ancora Nadia ha detto, il lasciapassare per dimostrare l’uomo nuovo che Severus è diventato, il mezzo per combattere l’oscurità e riportare la luce nell’anima di Severus, la sua unica possibilità per raggiungere l’agognato perdono.
Severus è pronto, ma sono certa che dentro di lui trema: non ha paura di morire, no. Non ha paura della morte in sé, ha paura di fallire e che la sua morte diventi emblema del suo fallimento, della sua redenzione non compiuta. Della sua inesorabile condanna alla mancanza di perdono.
Severus è pronto a tutto, pur di completare il suo cammino di redenzione. E’ pronto a tornare nell’inferno di Voldemort e a rivivere ogni sua più tremenda colpa. È pronto ad affrontare il suo orribile passato con tutto il carico di colpe e di strazianti rimorsi che comporta.
Deve farlo. Ma non solo per la salvezza del mondo magico. Deve farlo anche perse stesso, per dimostrare d’essere un uomo nuovo, l’uomo che ha compiuto la Scelta e sa tenervi fede. A qualsiasi prezzo. E noi sappiamo bene quale tremendo prezzo Severus dovrà pagare, prima con Voldemort, poi sulla torre d’astronomia ed infine nella Stamberga Strillante.
Eppure, allo stesso tempo, sa di non essere pronto, sa che non sarà mai realmente pronto per affrontare il suo passato e tutto ciò che ha perduto. Non solo i rimorsi, ma anche i rimpianti per tutto ciò che non è mai stato, tutto ciò che la sua folle scelta giovanile ha distrutto.
Ed è proprio in questo suo umano timore che sta la sua immensa grandezza, il suo sovrumano coraggio: è in quel pallore estremo e, allo stesso tempo, nello scintillio degli occhi neri.
È il quel Marchio che brucia e deturpa la sua carne, simbolo di caduta ma, allo stesso tempo, di redenzione.
È grazie a quel Marchio che può tornare da Voldemort; è in forza di quel Marchio che può ingannarlo e lottare per la causa; è tramite quel Marchio che può redimersi, espiare le sue colpe ed ambire al perdono. È con quel Marchio che compie il suo dovere. E il primo passo è stato mostrarlo a Caramel e a tutti. Anche a se stesso.


Che piacere trovarsi tutto già scritto senza dover battere un dito sulla tastiera… :wub: perciò mi accodo e commento ancora un po', soltanto per il piacere di continuare a parlarne. ;)

Sì, Severus è pronto. Al timore e alla preoccupazione, tangibili nella voce di Silente, oppone la sua sicurezza. Una sicurezza tutt’altro che perfetta, come hai detto tu Ida; sì, Severus trema. La sua determinazione è solcata da tanti, profondi, comprensibili timori, non per sé stesso ma per gli altri. Una determinazione percorsa dall’umana incertezza, dalla sensazione che i conti con il proprio passato non saranno mai comunque saldati abbastanza, dalla consapevolezza che il proprio fallimento può segnare la fine per tutti.
Lo hai spiegato benissimo e mi trovo d’accordo su tutta la linea.
A questo punto, sempre per continuare ad articolare il discorso, metterei quindi un accento sulla reazione di Silente, sulla straordinaria titubanza mostrata dal Preside quando lo lascia andare sapendo cosa gli sta chiedendo di fare, su quello struggente “buona fortuna”, che pare un augurio leggero e inadeguato, che stride così tanto con il compito che Severus si sta disponendo a portare a compimento e che a me dà i brividi, ripensandoci.
Quello di Silente, io credo, non solo è un gesto commovente di per sé, ma è anche un momento emblematico per i molti significati ad esso sottesi, essendo il primo vero ed esplicito moto di affetto mostrato da Albus, ai presenti e ai lettori, nei confronti di quel giovane uomo che sta andando ad affrontare una prova dolorosa e necessaria, alla quale non può e, soprattutto, non vuole sottrarsi e di cui nessuno immagina la vera portata. Quello sguardo teso e preoccupato e quel successivo silenzio, mentre Silente lo guarda andare via, sembrano una cornice da poco, eppure sono un tributo immenso per un uomo che è allontanato e sospettato da tutti e che ha appena mostrato un orrendo marchio d’infamia; nessuno si sognerebbe mai di chiedersi dove stia andando e perché. Cosa importa quel che gli succederà?
A Silente, invece, sembra importare eccome e forse non più solo per la causa. Impone il silenzio a tutta la stanza, mentre il professore si allontana. Il Preside guarda malinconico Severus che si dirige verso il supplizio (perché è di questo che si tratterà e lo sanno entrambi) da uomo solo come ha sempre vissuto, che non si aspetta più nulla per sé, che dà per scontato che nessuno avrà mai cura di lui, che immagina che nessuno piangerà la sua morte e in quel momento lo ama, secondo me.
Ecco, questo moto di affetto quasi paterno che lo stesso Severus, già voltatosi per andar via, non vede più e crederebbe comunque di non meritare, richiama per me un’altra paternità, forse meno evidente e meno sentita dal protagonista e dai lettori (a parte alcune eccezioni) ma non meno splendida: quella di Severus nei confronti di Harry.
Magari ne parleremo più avanti o in altra sede, ma a me piace sempre collegare, in questa scena, il richiamo di tre sguardi: quello preoccupato del Preside, quello inflessibile, ma in fondo turbato e teso, di Severus e infine quello che Harry rivolge al professore tornato ad Hogwarts e seduto al proprio posto a tavola (indubbiamente retto da una forza di volontà mastodontica), per partecipare al Banchetto d’Addio. Qui Harry indugia per la prima volta sul suo odiato insegnante per un tempo lungo, ben oltre l’attimo che avrebbe richiesto una frecciata di disprezzo reciproco e lo guarda ancora, con interesse, anche dopo che Severus ha distolto gli occhi. Mai, prima d’ora, si erano scambiati uno sguardo così carico di intensità, di dubbio, di voglia di capire; l’unico paragonabile, forse, è solo l’ultimo, nella Stamberga. Sembrava acido e sgradevole come sempre, dice la Rowling riferendosi ad un Severus visto attraverso la pottervisione e chiude così la frase, lasciandoci con un chiarissimo “ma” in sospeso, su cui lo stesso Harry azzarda ipotesi di lodevole pertinenza.
Sono tre sguardi, insomma, in cui passa un intero mondo di emozioni, metaforicamente (ma non poi così tanto) “di padre in figlio”. L’ultimo anello di questa catena, Harry, è il più inconsapevole, ma è come se percepisse, infine, l’enormità di ciò che è accaduto dentro quello sguardo, difficile da interpretare, che Severus incrocia con il suo al Banchetto.
Mi piace pensare, insomma, che quel “lo sono” Severus lo abbia pronunciato per sé (e sono perfettamente in linea con Ida sulle considerazioni fatte) e per quello che sarebbe potuto essere suo figlio: se in passato ne aveva messa a repentaglio la vita e forse quasi lo aveva odiato per aver causato il sacrificio della madre, ora, per proteggerlo, offre il Marchio alla vista di tutti e la sua falsa fedeltà a Voldemort, consacrando sé stesso a “strumento” di salvezza.
Il fuoco che arde dentro Severus, al pensiero di poter andare da Voldemort a difendere il sé stesso ritrovato, quell’amore e quel figlio mai avuto (e con esso l’intero mondo magico) gli dà la forza di sopportare tutto. Anything, appunto. È un modo simbolico (ma non troppo), per indicare quale stupenda evoluzione stia compiendo Severus, passando lentamente dall’amore per Lily a quello per Harry e, poi, a tutti coloro che possono e devono essere salvati.
Quando la minaccia aveva coinvolto e poi condannato Lily, Severus non aveva potuto salvarla, non si era potuto neppure interporre “fisicamente” tra Voldemort e la donna amata, come aveva fatto James: ora può. Ma può in un altro modo, non più, certo, difendendo lei, ma quello per cui lei ha dato la vita, ciò che lei amava e che ora, pur non riuscendo ad ammetterlo, anche lui sta imparando ad amare. Ecco l’enorme balzo di Severus oltre il proprio dolore, oltre tutto quello che lo strazia, oltre il pensiero delle torture di Voldemort e la paura di fallire. Ora può e deve completare il suo cammino di redenzione, perché il suo bene coincide anche con il bene di qualcun altro; il bene di quel figlio che avrebbe potuto essere suo, per esempio, e per ciò che questo figlio rappresenta per il mondo magico (anche se ne sarà cosciente in maniera compiuta solo più avanti). Deve resistere per questo, deve farcela, deve essere pronto. E lo è perché lo vuole, costi quel che costi.
Ora Severus può difendere Harry con tutto sé stesso; con il proprio corpo, con la propria mente e con la propria anima, con lo smisurato talento magico che possiede, l’eccellente preparazione di una vita e la purezza della propria dedizione, offrendosi totalmente al Signore Oscuro, lasciandosi frugare e violentare solo per restare integro, per proteggere il nucleo più potente e inviolabile di sé. È qualcosa che deve all’uomo che si è riscoperto essere, un uomo che è anche padre e che non l’ha mai saputo. Un uomo pronto a tutto per difendere quel figlio che, in quel momento, nell’andare incontro alla prova con Voldemort, ancora deve riconoscere come suo, anche se, paradossalmente, sarà sempre più suo che di chiunque altro.
 
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view post Posted on 9/7/2014, 22:08
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CITAZIONE (Ida59 @ 9/7/2014, 22:02) 
Finalmente ce l'ho fatta: ho finito la mia storia sulla scena del marchio del 4° libro: pensavo di arrivare giusto sulle 1500 parole e invece ho superato le 7000!!! Ora devo rileggerla con calma...

Ecco, prima di pubblicarla, però, ho bisogno della vostra autorizzazione, perchè nella mia storia non ci sono solo le mie parole, ma anche le vostre, Chiara ed Ania e, soprattutto, quelle di Nadia che ha scritto tantissimo. Tutte voi siete state una splendida fonte di ispirazione e vi ritroverete quindi nella mia storia.

Questa è la nota che inserirei:
La storia prende consistente ispirazione anche da ciò che è stato scritto, da me e da altri (Anastasia, Chiara e Nadia), nella discussione …………….. link………. del Forum “Il Calderone di Severus”. Ringrazio quindi le tre amiche, in particolare Nadia che ha scritto con passione tante cose meravigliose nella discussione, che mi hanno permesso di attingere anche alle loro parole.

Naturalmente, appena la storia sarà pubblicata vi metterò qui il link.

Sarà un piacere leggere la storia e riconoscersi.
Hai tutte le autorizzazioni che vuoi. :woot: :wub:
 
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view post Posted on 10/7/2014, 17:40
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Heeeei! Ma così non vale: se aggiungete altre cose la mia fic non sarà mai finita!!! :P :lol: :P
Naturalmente, grazie per il permesso accordato.
 
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view post Posted on 12/7/2014, 20:56
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CITAZIONE (Minervina @ 9/7/2014, 22:22) 
Che piacere trovarsi tutto già scritto senza dover battere un dito sulla tastiera… :wub: perciò mi accodo e commento ancora un po', soltanto per il piacere di continuare a parlarne. ;)

Piacere reciproco :) ... però ho dovuto aggiungere altri due lunghi brani alla terza parte della mia fic! ;) Di questo passo non la finirò più!!! :P

CITAZIONE (Minervina @ 9/7/2014, 22:22) 
Ecco, questo moto di affetto quasi paterno che lo stesso Severus, già voltatosi per andar via, non vede più e crederebbe comunque di non meritare, richiama per me un’altra paternità, forse meno evidente e meno sentita dal protagonista e dai lettori (a parte alcune eccezioni) ma non meno splendida: quella di Severus nei confronti di Harry.
Magari ne parleremo più avanti o in altra sede, ma a me piace sempre collegare, in questa scena, il richiamo di tre sguardi: quello preoccupato del Preside, quello inflessibile, ma in fondo turbato e teso, di Severus e infine quello che Harry rivolge al professore tornato ad Hogwarts e seduto al proprio posto a tavola (indubbiamente retto da una forza di volontà mastodontica), per partecipare al Banchetto d’Addio. Qui Harry indugia per la prima volta sul suo odiato insegnante per un tempo lungo, ben oltre l’attimo che avrebbe richiesto una frecciata di disprezzo reciproco e lo guarda ancora, con interesse, anche dopo che Severus ha distolto gli occhi. Mai, prima d’ora, si erano scambiati uno sguardo così carico di intensità, di dubbio, di voglia di capire; l’unico paragonabile, forse, è solo l’ultimo, nella Stamberga. Sembrava acido e sgradevole come sempre, dice la Rowling riferendosi ad un Severus visto attraverso la pottervisione e chiude così la frase, lasciandoci con un chiarissimo “ma” in sospeso, su cui lo stesso Harry azzarda ipotesi di lodevole pertinenza.
Sono tre sguardi, insomma, in cui passa un intero mondo di emozioni, metaforicamente (ma non poi così tanto) “di padre in figlio”. L’ultimo anello di questa catena, Harry, è il più inconsapevole, ma è come se percepisse, infine, l’enormità di ciò che è accaduto dentro quello sguardo, difficile da interpretare, che Severus incrocia con il suo al Banchetto.

Sì, sicuramente di questo ne parliamo, ma quando verrà esaminato questo brano nella "rilettera" dei libri", che è proprio il prossimo!
(Chiara, hai dimenticato di linkare i brani di rilettura nel primo mex della discussione)
 
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