| Come un rito
Ormai è assodato: le tue storie mi piacciono, mi piacciono, mi piacciono da morire! Scrivi ciò che io stessa scrivo, quindi ciò che amo leggere, e il tuo Severus talvolta si sovrappone perfettamente al mio: sono molto felice che tu abbia cominciato a scrivere, così io posso deliziarmi a leggerti! Ho scorso veloce le prime pagine con il battibecco con Allock, fino a tuffarmi nel passato e all’invidia e gelosia del giovane Severus per chi ha il coraggio di consegnare i cioccolatini a Lily: che tenerezza scoprire che nel dormitorio anche lui ogni hanno ne ha una scatola per lei! E che bello scoprire quel suo piccolo momento di gloria, invidiato da tutti i Grifondoro, perché si portava sempre Lily alla festa di S. Valentino di Lumacorno: tutte piccole cose che rendono tangibile questo giovane e scontroso Severus. Poi si torna al presente ed ecco che arriva il meglio della storia, il punto focale in cui l’autrice può sfoderare tutto il suo “sadismo” nella particolare accezione del Sadi-Club.
Aaah… che tristezza, anche in questa storia per S. Valentino, ma è proprio nella dolce e tormentosa tristezza la sua intrinseca bellezza, in quella lenta tortura che trasformava il dolce in amaro, in quel suo rassegnato sapere che non poteva crogiolarsi in dolci ricordi senza patire il dolore delle sue colpe. E poi, diciamocelo, c’è un cupo e tragico romanticismo in quella ombra più oscura della notte stessa, (che) si tormentava l’animo sentendo il sapore del rimpianto, così familiare ormai, salirgli in gola.
CITAZIONE Ma la notte non era ancora finita. Mancava ancora una tappa necessaria e piena di amarezza. E qui, lo ammetto, ho “sadicamente” sorriso, in attesa di nuovo dolore per Severus, perché non mi bastava il suo raffinato voler dolorosamente espiare le sue colpe riportando alla memoria quei ricordi piacevoli, proprio in quel luogo di sofferenza, così da togliere loro ogni sfumatura di piacere lasciando solo il rammarico della perdita e del rimorso. L’autrice non mi ha delusa e mi ha offerto ancora, su un piatto d’argento, un altro spaccato della sofferenza del mio adorato Severus.
CITAZIONE Si arrestò al piccolo cancello afferrando con la mano il freddo ferro della sbarra. Lo strinse costringendo la carne a subire il dolore del gelo. Non l’avrebbe oltrepassato, come sempre. Quello era il limite massimo che uno come lui poteva raggiungere. Non sarebbe entrato. La sua ombra di assassino non avrebbe macchiato il sonno eterno di tante anime innocenti e integre. Ecco, questo è terribile, struggente, una punizione tremenda che solo un uomo come Severus può lucidamente infliggersi per tutta la vita. E qui è nato spontaneo il mio invito all’autrice di volersi presentare al Noviziato delle Sadiche Fanwriter, perché questa storia lo merita proprio. Il brano continua con il torrente dei rimorsi che travolge Severus e la sua sofferta decisione rimane incrollabile:
CITAZIONE Ma non avrebbe corrotto anche il luogo dell’estremo riposo di Lily. Non avrebbe imposto la sua presenza. La sua ombra non avrebbe oscurato la sua pietra, la sua ultima dimora, dai raggi della luna. Sarebbe rimasto fuori da quel luogo. Poi c’è il brano finale, assolutamente sublime, che giustamente metto sotto spoiler:
Sollevò lo sguardo fissandolo su un punto preciso del cimitero, incurante della neve che sempre più fitta cadeva e che già gli aveva bagnato la veste e i capelli, la mano stretta al cancello così forte da essere quasi insensibile mentre le nocche sbiancavano. Le fitte di gelo gli trafiggevano la carne, ma erano nulla rispetto ai mille invisibili pugnali, crudeli armi della colpa, che costringeva a lacerargli il cuore, in un’infinita e costante tortura senza tregua. Poteva sentirli mentre riaprivano ferite mai rimarginate. Non avrebbe mai permesso che si chiudessero e non sanguinassero più. Questo avrebbe significato che si era concesso un perdono che né i vivi né i morti potevano accordargli. Un perdono che lui stesso si negava. “Ti amo e ti amerò per sempre” sussurrò nel vuoto, mentre gocce perlacee si posarono sulla neve ai suoi piedi. Finalmente aveva avuto il coraggio di dire ciò che avrebbe dovuto esprimere molti anni prima. Peccato che ormai fosse troppo tardi.
È difficile da spiegare, ma leggendo brani come questo mi accade una cosa strana. Non è solo il “nodo alla gola”, è qualcosa di più, è una sensazione forte e intensa che mi stringe il cuore davanti alla sofferenza del mio adorato Severus… e me lo fa amare ancora di più, quasi io scoprissi, leggendo, un’altra meravigliosa sfumatura della sua anima, del suo infinito dolore, della sua essenza e del suo modo di essere, che quindi diventa ogni volta sempre più reale e che mi permette di ampliare la mia conoscenza di Severus condividendo con altri il mio amore per lui. Edited by chiara53 - 25/6/2015, 18:56
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