La clessidra
Titolo: La clessidra
Autore/data: Ida59 – 6/4/13
Beta-reader: nessuno
Tipologia: flash fic
Rating: per tutti
Genere: generale
Personaggi: Severus e Minerva
Pairing: nessuno
Epoca: 5° anno
Avvertimenti: nessuno
Riassunto: Un fuggevole sorriso per un motivo senza importanza.
Parole/pagine: 214 / 1
Nota: Storia scritta per i compiti dell’
Aula di scrittura (condizionale presente) del Forum
“Il Calderone di Severus”.
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. Il personaggio originale, ove presente, i luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
La clessidra
Nella sala d’ingresso del castello, la clessidra di Serpeverde era stracolma di verdi smeraldi, mentre un solo rubino diffondeva mesto la sua tremula luce rossa in quella di Grifondoro.
-
Direi[1] che a questo punto
potresti[2] anche sorridere, Severus. – borbottò rigida Minerva alle sue spalle.
Il mago stava scendendo gli scalini che conducevano al suo sotterraneo, il mantello nero che gli ondeggiava alle spalle accarezzando il marmo bianco in una dolce carezza. Interruppe la discesa, esitò un istante, quindi si voltò sollevando il volto pallido, i foschi pensieri in cui era immerso accantonati per un attimo; fissò la collega, senza capire, un sopracciglio già sollevato nella sua consueta espressione cinica.
La strega strinse le labbra e con uno sguardo inviperito indicò le clessidre.
Il viso spigoloso del Maestro di Pozioni per un attimo sembrò rilassarsi ed illuminarsi quasi, mentre le sue labbra sottili si schiudevano in un soddisfatto e vittorioso sorriso:
- Sì, questa voltane
avrei[3] proprio tutte le ragioni, Minerva. – esclamò con voce suadente, gli occhi neri che brillavano di una passeggera e simulata felicità.
Perché i professori sapevano entrambi che non c’era alcun motivo di sorridere: l’ombra di Voldemort stava di nuovo offuscando il loro mondo.
[1] Incertezza con il verbo "dire"
[2] Incertezza con il verbo "potere"
[3] Incertezza con il verbo "avere"