Il Calderone di Severus

Rileggiamo e commentiamo insieme HP 5, I brani relativi a Piton in italiano e inglese

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view post Posted on 10/5/2018, 17:40
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CITAZIONE (Ida59 @ 15/4/2018, 14:45) 
Ora che ho concluso l'esame del brano inserito da Chiara (grazie! :wub: ) inseirsco il brano di Implacabile desiderio in cui ho inserito la scena del libro, mantenendo invariati gli accadimenti e i dialoghi (in corsivo) e aggiungendo solo i pensieri di Piton (in verde).

- In piedi, Potter.[1]
Il ragazzo si trovava ancora una volta in ginocchio sul pavimento del suo ufficio, cercando di schiarirsi la mente.
- Quell’ultimo ricordo. - disse Piton. - Che cos’era?
- Non lo so. - rispose Harry, alzandosi esausto. - Vuol dire quello in cui mio cugino cercava di farmi entrare in piedi nel water?
- No - mormorò Piton. - Voglio dire quello con l’uomo inginocchiato nella stanza buia...
Il mago aveva immediatamente riconosciuto Rookwood nel groviglio di immagini e suoni che aveva riportato a galla nella mente di Potter e sapeva con assoluta certezza che quel ricordo non poteva appartenere al ragazzo.
- Non è... niente - balbettò Harry.
Gli occhi scuri di Piton perforarono quelli del ragazzo che, ricordando che Piton aveva detto che il contatto visivo era essenziale per la Legilimanzia, sbatté le palpebre e distolse lo sguardo.
- Come mai quell’uomo e quella stanza si trovano nella tua testa, Potter?
- È... - disse Harry, guardando ovunque tranne che verso di lui, - è... solo un sogno che ho fatto.
- Un sogno? - ripeté Piton controllando con attenzione il proprio tono di voce affinché la preoccupazione non potesse esservi percepita.
Era Potter ad essersi insinuato ancora nella mente di Voldemort, o questa volta era stato il contrario? Era più che evidente che il ragazzo non si era mai allenato con l’Occlumanzia, come più volte lo aveva invece esortato a fare, svuotando la mente da ogni emozione prima di andare a dormire: il periodo del sonno era, infatti, quello in cui Voldemort poteva più facilmente penetrare nella sua mente indifesa.

Ci fu una pausa, durante la quale Harry fissò intensamente una grossa rana sospesa in un vasetto di liquido viola.
-Tu sai perché siamo qui, vero, Potter? - chiese Piton con voce bassa e minacciosa. -Tu sai perché sto sprecando le mie serate in questo lavoro tedioso?
- Sì. - rispose rigido Harry.
No, il ragazzo certo non poteva immaginare che lui avrebbe avuto sicuramente molto di meglio da fare che passare le sue serate a insegnare Occlumanzia a chi non aveva per niente intenzione di imparare. Certo, nessuno poteva immaginarlo, salvo Silente, ovviamente, che era proprio colui che lo aveva incastrato in quell’inutile dovere. S’impose di distogliere i pensieri da Vivian e tornò ad osservarlo, torvo.
- Ricordamelo, Potter.
- Perché io impari l’Occlumanzia - disse Harry, osservando un’anguilla morta.
Il mago era ormai convinto che quella fosse un’impresa senza speranza. Anche Potter doveva pensarla allo stesso modo, visto con quanta attenzione evitava di guardarlo negli occhi per impedirgli di leggere i suoi pensieri. Gli stava mentendo, come sempre: ne era certo, anche senza verificare la sua tesi nella mente del ragazzo.
- Giusto, Potter. E per quanto tu possa essere tardo… - Harry tornò a guardarlo con odio e il mago si compiacque d’aver raggiunto l’obiettivo di poterlo di nuovo fissare negli occhi, - pensavo che dopo oltre due mesi di lezioni saresti riuscito a fare qualche progresso. Quanti altri sogni hai fatto sull’Oscuro Signore?
- Solo quello - mentì Harry e il mago ebbe subito la piena conferma della menzogna.
- Forse - mormorò Piton socchiudendo gli occhi neri e freddi mentre gli scandagliava la mente alla ricerca di conferme ai suoi dubbi, - forse a te in realtà piace fare questi sogni e avere queste visioni, Potter. Forse ti fanno sentire speciale... importante?
- No - rispose Harry serrando le mascelle, e stringendo più forte la bacchetta.
- Tanto meglio, Potter - disse Piton gelido, - perché tu non sei né speciale né importante, e non sta a te scoprire che cosa l’Oscuro Signore dice ai suoi Mangiamorte.
- No... quello è compito suo, non è vero? - sbottò Harry.
Per un lungo momento rimasero a fissarsi: il mago percepì con chiarezza il timore del ragazzo d’essersi spinto troppo in là. Del resto, Potter non avrebbe mai immaginato quanto le parole che gli aveva quasi sputato addosso con odio corrispondessero invece alla più totale verità. Una verità di cui il mago era profondamente orgoglioso e per la quale rischiava la vita da molto tempo. Così, quando gli rispose, lasciò in parte che l’orgoglio filtrasse dalla sua solita maschera di gelida imperturbabilità, così che sul suo volto Harry vide un’espressione curiosa, quasi soddisfatta.
- Sì, Potter - sibilò, con un luccichio negli occhi. - È compito mio. Ora, se sei pronto, ricominciamo.



[1] Questo è il brano parziale della lezione di Occlumanzia (Harry Potter e l’Ordine della Fenice, pagg. 553 e segg.) in cui Piton si rende conto che Voldemort entra nella mente di Potter tramite sogni e lo spinge a cercare di scoprire l’Ufficio dei Misteri. Allo stesso modo, a fine 5° libro, Voldemort indurrà il falso sogno di Sirius prigioniero che porterà Harry a recarsi al Ministero e a cadere nella trappola tesagli. La parte in corsivo è tratta dal libro apportando solo le modifiche necessarie per spostare la visione soggettiva da Harry a Piton, mentre il resto sono mie aggiunte.

Qualche volta penso che dovresti chiosare tutti i libri pagina per pagina... sarebbe stupendo.
Questa me l'ero persa. Grazie Pandina! :wub:
 
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view post Posted on 10/5/2018, 21:17
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;) :D
 
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Davvero Ida, devi fare tipo un commento globale ad ogni scena, poi contatti la Row e lo fai pubblicare.
Se è uscito TCC il tuo ha strada più che spianata.
 
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view post Posted on 10/5/2018, 21:23
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:lol: :lol: :lol:
 
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view post Posted on 10/5/2018, 21:28
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Tu ridi, ma ci sono "libri non ufficiali" delle saghe, ad esempio so che su Twilight ne avevano fatti alcuni.
 
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view post Posted on 10/5/2018, 21:55
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Ma non si possono publicare libri di fanfiction, cioè tratti da altri libri, perchè si viola il diritto di autore! :woot:
 
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view post Posted on 10/5/2018, 22:07
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Ma non fai una fanfic, infatti, ma una specie una specie di saggio su di lui... :rolleyes:
 
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view post Posted on 11/5/2018, 11:42
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Ok, capito.
Era una cosa cui avevo già pensato e, con un'altra ragazza del forum, avevavmo cominciato a impostare qualcosa... poi lei se ne è andata e tutto è finito. Per ora è rimasto questo elenco di saggi su HP e su Severus.
Però, la cosa continua ad interessarmi, anche se al momento ho poco tempo. Del resto, so anche se se si attendono ancora anni il fenomeno HP potrebbe anche andare a scemare alquanto.
Ok, dopo questo inutile sproloquio, ecco la proosta: che ne dici di lavorarci insieme, io e te?
Magari poi proseguiamo per MP, salvo che ci siano altri interessati, nel qual caso apro una sezione a parte sul forum, per lavorare con calma.
 
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view post Posted on 26/6/2018, 18:59
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Eccoci qui a parlare e leggere ancora di Occlumanzia.
Il primo brano è molto interessante: Silente si raccomanda con Harry di studiare ed ascoltare i consigli di Severus.
Figuriamoci...

Il secondo brano mi commuove e mi fa arrabbiare.
Per una volta anche Harry china la testa e capisce molte cose. Il problema è che non ne fa tesoro.
Ammirevole l'autocontrollo di Piton nonostante tutto. Lui MAI avrebbe fatto del male ad uno studente. Mai...

pag. 582 ancora sull'Occlumanzia...




«Allora... si sveglieranno prestissimo, e sarà meglio che non sappiano che abbiamo avuto il tempo di comunicare... dovrete comportarvi come se fosse passato appena un istante, come se fossero semplicemente caduti, non ricorderanno...»
«Dove andrà, Silente?» bisbigliò la professoressa McGranitt. «In Grimmauld Place?»
«Oh, no» rispose Silente con un sorriso cupo, «non ho intenzione di nascondermi. Vi prometto che presto Caramell si augurerà di non avermi mai allontanato da Hogwarts».


«Professore...» mormorò Harry.
Non sapeva da che parte cominciare: da quanto gli dispiaceva di aver organizzato l'ES e provocato tanti guai, o da come si sentiva in colpa perché lui era costretto ad andarsene? Ma Silente lo interruppe senza lasciargli il tempo di aggiungere altro.
«Ascolta, Harry» disse in fretta. «Devi studiare Occlumanzia col massimo impegno, hai capito? Fa' tutto quello che ti dice il professor Piton ed esercitati tutte le sere prima di dormire, in modo da chiudere la mente ai brutti sogni... capirai fin troppo presto il perché... ma devi promettermi...»
Il mago di nome Dawlish si stava riprendendo. Silente afferrò Harry per un polso.
«Ricorda... chiudi la mente...»
Non appena le dita di Silente gli presero il polso, un dolore lancinante attraversò la cicatrice sulla fronte di Harry, e di nuovo il ragazzo provò un desiderio terribile di colpire Silente con uno scatto serpentino, di morderlo, di fargli del male...
«...capirai...» sussurrò Silente.



In inglese

He did not know what to say first: how sorry he was that he had started the DA in the first place and caused all this trouble, or how terrible he felt that Dumbledore was leaving to save him from expulsion? But Dumbledore cut him off before he could say another word.
"Listen to me, Harry," he said urgently. "You must study Occlumency as hard as you can, do you understand me? Do everything Professor Snape tells you and practise it particularly every night before sleeping so that you can close your mind to bad dreams - you will understand why soon enough, but you must promise me -"
The man called Dawlish was stirring. Dumbledore seized Harry's wrist.
"Remember - close your mind -"
But as Dumbledore's fingers closed over Harrys skin, a pain shot through the scar on his forehead and he felt again that terrible, snakelike longing to strike Dumbledore, to bite him, to hurt him ."
"- you will understand," whispered Dumbledore.
Fawkes circled the office and swooped low over him. Dumbledore released Harry, raised his hand and grasped the phoenix's long golden tail. There was a flash of fire and the pair of them were gone.






pagg. 595-611 Terza lezione di Occlumanzia. Vengono interrotti e Harry curiosa nel Pensatoio e vede il “peggior ricordo di Piton”.




Passò il giorno successivo con la paura di quel che avrebbe detto Piton scoprendo quanto si era addentrato nell'Ufficio Misteri durante l'ultimo sogno. Si sentiva tremendamente in colpa per non essersi mai esercitato dall'ultima lezione, e del resto da quando Silente se n'era andato erano successe troppe cose ed era certo che, per quanto potesse sforzarsi, non sarebbe mai riuscito a svuotare la mente. Però dubitava che Piton fosse disposto ad accettare quella scusa. Tentò di fare qualche esercizio all'ultimo minuto durante le lezioni, ma fu inutile. Tutte le volte che restava in silenzio, cercando di cancellare pensieri ed emozioni, Hermione gli chiedeva se qualcosa non andava. E tutto sommato non era l'ideale svuotarsi il cervello mentre gli insegnanti ti mitragliavano con un fuoco di fila di domande. assegnato al peggio, dopo cena si diresse verso l'ufficio di Piton. A metà della Sala d'Ingresso, vide Cho venire in fretta verso di lui. «Da questa parte» le disse Harry, lieto di una scusa per ritardare il suo incontro con Piton, e le fece cenno di raggiungerlo accanto alle enormi clessidre. Quella di Grifondoro era ormai praticamente vuota. «Tutto bene? La Umbridge non ti ha interrogato sull'ES, vero?»
«Oh, no» rispose rapida Cho. «Era solo che... volevo solo dirti... Harry, non mi sarei mai sognata che Marietta...»
«Sì, d'accordo» replicò Harry imbronciato. Era convinto che Cho avrebbe potuto scegliere con più cura le proprie amicizie; era una scarsa consolazione, per quanto lo riguardava, che Marietta fosse sempre chiusa in infermeria e Madama Chips non avesse ancora trovato un rimedio per i suoi brufoli.
«È una ragazza deliziosa, davvero» riprese Cho. «Ha solo commesso un errore...»
Harry la fissò incredulo.
«Una ragazza deliziosa che ha commesso un errore? Ci ha traditi tutti quanti, te inclusa!»
«Be'... ce la siamo cavata, no?» insisté Cho in tono supplichevole. «Sua mamma lavora al Ministero, sai, e per lei è difficile...»
«Anche il papà di Ron lavora al Ministero!» sbottò Harry, furioso. «E nel caso ti sia sfuggito, lui non va in giro con spia scritto sulla faccia...»
«È stato un giochetto orribile, quello di Hermione Granger!» replicò con veemenza Cho. «Doveva dircelo, che aveva stregato la lista...»
«Secondo me è stata un'idea geniale» ribatté gelido Harry. Il volto di Cho parve prendere fuoco e i suoi occhi luccicarono.
«Ma certo, dimenticavo... se è stata un'idea della tua cara Hermione...»
«Non rimetterti a piangere» l'avvertì Harry.
«Non intendevo farlo!» gridò lei.
«Sì... ecco... bene... devo già affrontare abbastanza problemi al momento».
«E valli ad affrontare, allora!» strillò Cho, girando sui tacchi e allontanandosi in fretta.
Schiumante di rabbia, Harry scese le scale che portavano al sotterraneo e, pur sapendo per esperienza che se fosse arrivato pieno di collera e risentimento sarebbe stato più facile per Piton penetrargli nella mente, non poté impedirsi di rimuginare su un altro paio di cosette da dire a Cho sulla sua amica Marietta.
«Sei in ritardo, Potter» lo accolse gelido Piton mentre Harry chiudeva la porta.
Gli dava la schiena, e come al solito stava rimuovendo alcuni dei suoi pensieri per versarli nel Pensatoio di Silente. Lasciò cadere l'ultimo filo argenteo nel bacile di pietra e si voltò verso di lui.
«Allora» gli chiese, «ti sei esercitato?»
«Sì» mentì Harry, concentrandosi su una gamba della scrivania.
«Lo scopriremo subito» disse Piton in tono soave. «Su la bacchetta, Potter».
Harry prese il suo solito posto dall'altra parte della scrivania. Il cuore gli batteva rapido per la collera nei confronti di Cho e l'ansia per quello che Piton gli avrebbe estratto dalla mente.
«Al tre...» disse pigramente Piton. «Uno... due...»
All'improvviso la porta si spalancò ed entrò Draco Malfoy.
«Professor Piton, signore... oh, mi scusi...» S'interruppe, lo sguardo che andava stupito da Piton a Harry.
«Nessun problema, Draco» disse Piton, abbassando la bacchetta. «Potter è qui per qualche ripetizione di Pozioni».
Harry non aveva visto Malfoy così esultante da quando la Umbridge era comparsa per assistere alle lezioni di Hagrid.
«Non lo sapevo» disse Malfoy, lanciando un'occhiata furtiva a Harry, che si sentì arrossire. Avrebbe dato qualunque cosa per potergli gridare la verità o, meglio ancora, per scagliargli una robusta fattura.
«Allora, Draco, di che cosa si tratta?» chiese Piton.
«È la professoressa Umbridge, signore... le serve il suo aiuto. Hanno trovato Montague, signore. Incastrato dentro un water al quarto piano».
«E come c'è finito?»
«Non saprei, signore, è un po' confuso».
«Molto bene, molto bene. Potter, riprenderemo la lezione domani sera».
Si voltò e uscì in fretta dall'ufficio. Prima di seguirlo, Malfoy fissò Harry e mosse le labbra a sillabare «Ripetizioni?», poi se ne andò anche lui.
Furioso, Harry mise via la bacchetta e fece per uscire. Almeno aveva davanti ventiquattr'ore per esercitarsi; era stato fortunato a cavarsela per il rotto della cuffia, ma era dura sapere che Malfoy avrebbe raccontato a tutta la scuola che Potter aveva bisogno di ripetizioni in Pozioni.
Era già alla porta quando la vide: una chiazza di luce tremolante che danzava sullo stipite. Si fermò a guardarla perplesso, e poi ricordò: somigliava alle luci viste in sogno la notte prima nella seconda stanza dell'Ufficio Misteri.
Si voltò. La luce veniva dal Pensatoio sulla scrivania. Il suo contenuto bianco-argenteo fluttuava e turbinava. I pensieri di Piton... quelli che voleva tenere segreti nel caso che Harry fosse riuscito a superare le sue difese...
Fissò il Pensatoio con crescente curiosità... quali pensieri Piton era tanto ansioso di nascondergli?
Di nuovo la luce argentea tremò sulla parete... Harry fece due passi verso la scrivania, riflettendo. Possibile che fossero informazioni sull'Ufficio Misteri che Piton voleva tenergli nascoste?
Si guardò alle spalle, il cuore che batteva sempre più forte e rapido.
Quanto ci sarebbe voluto a Piton per estrarre Montague dal water? E sarebbe tornato subito in ufficio o lo avrebbe accompagnato in infermeria?
Era molto più probabile che lo accompagnasse... in fin dei conti Montague era il Capitano della squadra di Quidditch di Serpeverde, e Piton avrebbe voluto assicurarsi che stesse bene.
Superò la breve distanza che ancora lo separava dal Pensatoio e rimase immobile, lo sguardo immerso nelle sue profondità. Esitò, le orecchie tese, poi estrasse di nuovo la bacchetta. Nell'ufficio e nel corridoio regnava il più assoluto silenzio.
Immerse la punta della bacchetta nel fluido argenteo, che prese a turbinare rapido, e quando si sporse sul Pensatoio vide che il suo contenuto era diventato trasparente. Ancora una volta guardava una stanza dall'alto, attraverso un foro circolare nel soffitto... Per la precisione, e a meno di non sbagliarsi di grosso, quella era la Sala Grande.
Il suo fiato appannò la superficie dei pensieri di Piton... il suo cervello sembrava incapace di decidere... era assurdo, ma la tentazione era irresistibile... tremava da capo a piedi... Piton poteva tornare da un momento all'altro... poi pensò alla rabbia di Cho e al ghigno di Malfoy, e una folle audacia s'impadronì di lui.
Prese fiato e tuffò il viso dentro i pensieri di Piton. Un attimo dopo, il pavimento dell'ufficio sussultò, rovesciandolo a capofitto nel Pensatoio...


Precipitava in un'oscurità gelida, rotolando furiosamente, e poi...
Era al centro della Sala Grande, ma le tavole delle quattro Case erano scomparse. C'erano invece oltre un centinaio di tavoli più piccoli, tutti rivolti nella stessa direzione, ciascuno occupato da uno studente chino a scrivere su un rotolo di pergamena. L'unico suono era il raspare delle piume e il raro fruscio di una pergamena smossa. A quanto pareva, era in corso un esame.
I raggi del sole si riversavano dalle alte finestre sulle teste ricurve, traendone riflessi castani, ramati o dorati. Harry si guardò attorno. Piton doveva essere da qualche parte là attorno... dopotutto quello era un suo ricordo.
E infatti eccolo là, seduto alla destra di Harry. Il giovane Piton aveva un aspetto pallido, filaccioso, come una pianta cresciuta al buio. Aveva sottili capelli flosci e unti che sfioravano il banco, mentre scriveva col naso adunco a un centimetro dalla pergamena. Harry si spostò alle sue spalle e lesse l'intestazione dell'esame: DIFESA CONTRO LE ARTI OSCURE - GIUDIZIO UNICO PER I FATTUCCHIERI ORDINARI.
Dunque Piton doveva avere quindici o sedici anni, più o meno l'età di Harry. La sua mano volava sulla pergamena; aveva scritto almeno trenta centimetri più dei suoi vicini, e per giunta con una calligrafia minuta e stretta.
«Ancora cinque minuti!»
La voce fece sussultare Harry. Voltandosi, vide la sommità della testa del professor Vitious spostarsi fra i banchi poco lontano, passare accanto a un ragazzo con arruffati capelli neri... capelli neri molto arruffati...
Harry si mosse così in fretta che, se fosse stato solido, avrebbe rovesciato parecchi tavoli. Invece scivolò come in sogno attraverso due corridoi tra i banchi, e ne risalì un terzo... La nuca del ragazzo bruno era più vicina: si raddrizzava, riponeva la piuma, prendeva il rotolo di pergamena per rileggere quello che aveva scritto...
Harry si fermò davanti al tavolo e abbassò lo sguardo su suo padre. Suo padre a quindici anni.
Una vampata di eccitazione gli esplose nello stomaco: era come guardare se stesso, ma con alcuni errori intenzionali. James aveva gli occhi nocciola, il naso un po' più lungo di quello di Harry e nessuna cicatrice sulla fronte, però avevano lo stesso viso sottile, la stessa bocca, le stesse sopracciglia; i capelli di James stavano ritti esattamente come quelli di Harry, le sue mani avrebbero potuto essere quelle di Harry, e Harry sapeva che quando James si fosse alzato, sarebbero stati più o meno della stessa altezza.
James sbadigliò e si passò una mano fra i capelli, arruffandoli ancora di più. Poi, dopo un'occhiata al professor Vitious, si voltò per rivolgere un sorriso a un ragazzo seduto quattro tavoli dietro di lui.
Con un altro sussulto, Harry vide Sirius, rilassato sulla sedia in bilico sulle gambe posteriori, rivolgere a James un cenno soddisfatto. Sirius era molto attraente: i capelli scuri che gli ricadevano sugli occhi gli davano un'aria di distratta eleganza che né James né Harry avrebbero mai potuto eguagliare, e una ragazza seduta alle sue spalle lo fissava sognante, anche se lui non pareva essersene accorto. E due banchi dietro la ragazza - di nuovo Harry si sentì stringere piacevolmente lo stomaco - c'era Remus Lupin. Sembrava piuttosto pallido, aveva l'aria malaticcia (che fosse vicina la luna piena?) e non aveva ancora finito di pensare all'esame: rileggeva le risposte grattandosi accigliato il mento con l'estremità della piuma.
Ma allora anche Codaliscia doveva essere nei paraggi... e infatti Harry lo individuò nel giro di pochi istanti: un piccoletto con i capelli color topo, il naso appuntito e l'espressione ansiosa, che si mordeva le unghie, guardava la pergamena, strusciava i piedi, e di tanto in tanto lanciava un'occhiata speranzosa al compito del suo vicino. Harry lo fissò un momento, poi tornò a guardare James, che stava scarabocchiando su un frammento di pergamena. Aveva disegnato un Boccino e continuava a tracciare le lettere 'L.E.' Che cosa potevano significare?
«Giù le piume!» squittì il professor Vitious. «Anche tu, Stebbins! Per favore, restate seduti mentre raccolgo i compiti! Accio!»
Più di cento rotoli di pergamena sfrecciarono per aria e atterrarono fra le sue braccia tese, rovesciandolo a terra. Parecchi studenti scoppiarono a ridere; un paio nella prima fila si alzarono, lo presero sotto i gomiti e lo tirarono su di peso.
«Grazie... grazie» ansimò il professor Vitious. «Molto bene, potete andare!»
Harry abbassò lo sguardo su suo padre, che cancellò in fretta tutti gli 'L.E.', si alzò di scatto, infilò piuma e pergamena in una borsa che si mise a tracolla, e aspettò che Sirius lo raggiungesse.
Voltandosi, Harry vide Piton muoversi fra i banchi verso la porta che dava nella Sala d'Ingresso, chiaramente ancora concentrato sull'esame.


Spigoloso nonostante le spalle curve, camminava con l'andatura nervosa di un ragno, i capelli unti appiccicati sul viso.
Una banda di ragazze chiacchierine lo separava da James, Sirius e Lupin, e confondendosi tra loro Harry riuscì a non perderlo di vista e intanto a cogliere le voci di James e dei suoi amici.
«Ti è piaciuta la domanda numero dieci, Lunastorta?» chiese Sirius uscendo dalla Sala.
«Eccome» rispose allegramente Lupin. «Indicate i cinque segni che identificano un lupo marinaro. Un'ottima domanda».
«Credi di essere riuscito a individuarli tutti e cinque?» scherzò James fingendosi preoccupato.
«Credo proprio di sì» replicò serio Lupin, mentre si univano alla folla accalcata davanti al portone, ansiosa di uscire all'aperto. «Uno: è seduto sulla mia sedia. Due: indossa i miei vestiti. Tre: si chiama Remus Lupin».
Codaliscia fu il solo a non ridere.
«Io ho indicato la forma del muso, le pupille e la coda a ciuffo» disse ansioso, «però non mi è venuto in mente altro...»
«Ma quanto sei zuccone, Codaliscia?» sbuffò James. «Corri in giro con un lupo mannaro una volta al mese...»
«Abbassa la voce» lo implorò Lupin.


Harry si voltò di nuovo. Piton era vicino, ancora intento a ripercorrere le domande dell'esame... ma quello era il suo ricordo e se una volta all'aperto avesse deciso di prendere un'altra direzione, Harry non sarebbe più riuscito a tenere d'occhio il padre. Con suo grande sollievo, quando James e i suoi amici puntarono verso il lago, Piton li seguì senza rendersene conto. Così, tenendosi qualche passo davanti a lui, Harry riuscì a restare vicino a James e agli altri.
«Secondo me l'esame era una sciocchezza» sentì dire Sirius. «Mi stupirei se non prendessi come minimo 'Eccezionale'».
«Anch'io». James infilò una mano in tasca e ne estrasse un agitatissimo Boccino d'Oro.
«E quello dove l'hai preso?»
«Sgraffignato» fu la distratta risposta. James prese a giocherellare col Boccino: gli consentiva di allontanarsi al massimo trenta centimetri prima di riacciuffarlo; aveva ottimi riflessi. Codaliscia lo guardava ammirato.
Si fermarono in riva al lago, sotto lo stesso faggio dove tempo prima Harry, Ron e Hermione avevano trascorso una domenica a finire i compiti, e si distesero sull'erba. Ancora una volta Harry si voltò, e con sollievo vide che Piton si era seduto poco lontano, all'ombra di alcuni cespugli. Era sempre immerso nella lettura dei fogli del G.U.F.O., il che lasciò Harry libero di sedersi sull'erba, a metà strada tra il faggio e i cespugli, e osservare i quattro sotto l'albero. Il sole splendeva abbagliante sulla superficie del lago e sul gruppetto di ragazze ridenti che si erano tolte calze e scarpe per rinfrescarsi i piedi nell'acqua.
Lupin aveva preso un libro e leggeva. Sirius guardava gli studenti che ciondolavano sul prato. James continuava a giocare col Boccino: lasciava che si allontanasse sempre di più e lo riacchiappava all'ultimo secondo.
Codaliscia lo fissava a bocca aperta, trattenendo il fiato e applaudendo a ogni presa particolarmente difficile. Dopo cinque minuti di quella scena,
Harry cominciò a chiedersi perché James non gli diceva di darci un taglio, ma James sembrava godersi tutta quell'attenzione. Notò anche che suo padre aveva l'abitudine di passarsi una mano fra i capelli come per evitare che stessero troppo in ordine, e che continuava a lanciare occhiate alle ragazze in riva al lago.
«Mettilo via, dài» sbottò finalmente Sirius, mentre James eseguiva un'abile presa e Codaliscia strillava eccitato. «Prima che il nostro amico se la faccia addosso».
Codaliscia arrossì, ma James sorrise.
«Se ti dà fastidio» disse, infilando di nuovo in tasca il Boccino. Harry ebbe la netta impressione che Sirius fosse il solo a cui James fosse disposto a dare retta.
«Che noia» disse Sirius. «Vorrei che fosse luna piena».
«Tu, forse» brontolò Lupin da dietro il libro. «Dobbiamo ancora fare Trasfigurazione: se ti annoi, puoi interrogarmi. Tieni...» E gli tese il libro.
Ma Sirius sbuffò. «Non ho bisogno di ripassare quella roba, so già tutto».
«Questo ti tirerà su, Felpato» disse James sommesso. «Guarda chi c'è...»
Sirius voltò la testa. E s'immobilizzò come un cane che annusa la preda. «Eccellente» sussurrò. «Mocciosus».
Harry si voltò per seguire il suo sguardo.
Piton si era alzato e stava infilando le pergamene del G.U.F.O. nella borsa. Mentre usciva dall'ombra dei cespugli e si avviava sul prato, anche Sirius e James si alzarono.
Lupin e Codaliscia rimasero seduti: Lupin aveva ancora la testa china sul libro, ma gli occhi immobili, e fra le sopracciglia gli era comparsa una ruga sottile; lo sguardo di Codaliscia, invece, guizzava avido da Sirius e James a Piton.
«Tutto bene, Mocciosus?» chiese James ad alta voce.
Piton reagì con rapidità sorprendente, come se si fosse aspettato un attacco: lasciò cadere la borsa, infilò una mano nella veste e aveva già la bacchetta a mezz'aria quando James gridò: «Expelliarmus!»
La bacchetta di Piton fece un volo di tre metri e cadde sull'erba dietro di lui. Sirius sbottò in una risata simile a un latrato.
«Impedimenta!» disse, puntando a sua volta la bacchetta su Piton, e facendolo cadere a terra lungo disteso.
Molti studenti si voltarono e alcuni si avvicinarono. Qualcuno sembrava preoccupato, qualcun altro soltanto divertito.
Piton rimase a terra, ansante, mentre James e Sirius avanzavano verso di lui con le bacchette levate. James lanciava occhiate di sbieco alle ragazze sulla riva. Anche Codaliscia era in piedi ora e dopo aver girato attorno a Lupin per avere una visuale migliore, osservava avido la scena.
«Com'è andato l'esame, Mocciosus?» chiese James.
«Lo tenevo d'occhio, aveva il naso incollato alla pergamena» sogghignò Sirius. «Con tutto l'unto che ci avrà lasciato, non riusciranno a leggere una parola».
Parecchi ragazzi scoppiarono a ridere. A quanto pareva, Piton non era un tipo molto amato. Codaliscia diede in un risolino acuto, Piton tentò di alzarsi, ma l'incantesimo era ancora attivo e perciò non poté fare altro che divincolarsi, come trattenuto da funi invisibili.



«Aspetta... tu» ansimò, alzando su James uno sguardo carico d'odio, «aspetta... e vedrai!»
«Aspettare cosa?» chiese gelido Sirius. «Che cosa farai, Mocciosus, ci userai per soffiarti il naso?»
Dalla bocca di Piton scaturì un torrente d'imprecazioni miste a incantesimi, ma con la bacchetta a tre metri di distanza era impotente.
«Faresti meglio a lavarti la bocca» commentò freddo James. «Gratta e netta!»
Un attimo dopo, una saponosa schiuma rosea eruttò dalle labbra di Piton, provocandogli conati di vomito, soffocandolo...
«Lascialo STARE!»
James e Sirius si voltarono di scatto. La mano libera di James salì subito ad arruffargli i capelli.
A gridare era stata una delle ragazze in riva al lago. Aveva folti capelli rosso scuro che le arrivavano alle spalle e occhi a mandorla di un verde incredibile... gli stessi occhi di Harry.
Sua madre.
«Tutto bene, Evans?» disse James con una voce di colpo più profonda, più matura.
«Lascialo stare» ripeté Lily, fissandolo disgustata. «Che cosa ti ha fatto?»
«Be'...» rispose James, fingendo di ponderare la questione, «è più il fatto che esiste, non so se mi spiego...»
Parecchi studenti risero, Sirius e Codaliscia compresi, ma non Lupin - in apparenza ancora tutto preso dal suo libro - e nemmeno Lily.
«Ti credi divertente, Potter» disse gelida. «Ma sei solo un bullo arrogante e prepotente. Lascialo stare».
«Solo se esci con me, Evans» replicò rapido James. «Esci con me, e non alzerò mai più la bacchetta su Mocciosus».
Dietro di lui l'Incantesimo di Ostacolo stava svanendo, e sputacchiando bolle di sapone Piton prese a strisciare verso la bacchetta caduta.
«Non accetterei nemmeno se dovessi scegliere fra te e una piovra gigante» replicò Lily.
«Ti è andata male, Ramoso» disse Sirius spiccio, e si voltò verso Piton. «EHI!»
Troppo tardi. Piton aveva già puntato la bacchetta contro James: ne scaturì un lampo di luce, e su una guancia di James comparve un taglio che gli schizzò la veste di sangue. James ruotò su se stesso, partì un secondo lampo di luce e un attimo dopo Piton penzolava per aria all'ingiù, la veste che gli ricadeva sopra la testa mostrando le pallide gambe ossute e un paio di mutande grigiastre.
Un applauso si levò dalla piccola folla; Sirius, James e Codaliscia si rotolavano dalle risate.
«Mettilo giù!» gridò Lily. La sua espressione furiosa aveva per un attimo quasi ceduto il posto al sorriso.
«Ai tuoi ordini». James fece scattare la bacchetta all'insù, e Piton si af-losciò a terra. Districandosi dalla veste, si rialzò rapido, la bacchetta pronta, ma Sirius gridò: «Petrificus Totalus!» e Piton cadde di nuovo, rigido come un palo.
«LASCIATELO STARE!» urlò Lily, ed estrasse a sua volta la bacchetta. James e Sirius la fissarono preoccupati.
«Dài, Evans, non costringermi a farti un incantesimo» disse ansioso James.
«Allora liberalo!»
James sospirò, poi si voltò verso Piton e mormorò un controincantesimo.
«Ecco fatto» disse, mentre Piton si rialzava a fatica. «Ti è andata bene che ci fosse Evans, Mocciosus...»
«Non mi serve l'aiuto di una piccola schifosa (Sanguesporco)Mezzosangue!» Lily trasalì.
«Molto bene» replicò freddamente. «Vuol dire che in futuro non mi prenderò la briga di aiutarti. E se fossi in te mi laverei le mutande, Mocciosus».
«Chiedi scusa a Evans!» ruggì James, puntando la bacchetta contro Piton.
«Non voglio che mi chieda scusa perché l'hai costretto tu!» urlò Lily. «Siete uguali, voi due».
«Che cosa?» protestò James. «Io non ti avrei MAI chiamato una... tusai-come!»
«Sempre a spettinarti i capelli perché ti sembra affascinante avere l'aria di uno che è appena sceso dalla scopa, sempre a esibirti con quello stupido Boccino e a camminare tronfio nei corridoi e lanciare incantesimi su chiunque ti infastidisca solo perché sei capace... sei così pieno di te che non so come fa la tua scopa a staccarsi da terra! Mi dai la NAUSEA».
Lily si voltò e corse via.
«Evans!» le gridò dietro James. «Ehi, EVANS!»
Lily non si voltò.
«Ma che cos'ha?» bofonchiò James, tentando - senza riuscirci - di comportarsi come se la risposta non avesse per lui alcuna importanza.
«Leggendo fra le righe, amico, direi che secondo lei sei un po' presuntuoso» rispose Sirius.
«Bene» disse James, che sembrava furibondo. «Bene...»
Saettò un altro lampo di luce, e ancora una volta Piton si ritrovò a mezz'aria, a testa in giù.
«Allora... chi vuole vedermi togliere le mutande a Mocciosus?»
Harry non scoprì mai se James avesse davvero tolto le mutande a Piton, perché una mano gli serrò il braccio come una morsa. Si voltò di scatto per vedere chi lo avesse afferrato e scorse con un brivido di terrore un Piton adulto, pallido di rabbia.


«Ti stai divertendo?»
Si sentì sollevare e la giornata estiva svanì; fluttuava verso l'alto attraverso una tenebra gelida, la mano di Piton sempre stretta attorno al braccio. Poi, con la sensazione di aver fatto una capriola a mezz'aria, atterrò in piedi sul pavimento di pietra del sotterraneo accanto al Pensatoio, nel cupo ufficio dell'attuale insegnante di Pozioni.
«Allora» ripeté Piton, stringendogli il braccio con tanta forza da fermargli la circolazione. «Allora... ti stavi divertendo, Potter?»


«N-no» disse Harry, tentando di liberarsi.
Era uno spettacolo spaventoso: Piton era pallidissimo, le labbra tremanti ritratte sui denti.
«Un uomo spiritoso, tuo padre, vero?» ringhiò, scrollandolo così forte da fargli scivolare gli occhiali sul naso.
«Io... non...»



Piton lo scagliò lontano con tanta violenza che Harry ruzzolò sui lastroni di pietra. «Non ripeterai mai a nessuno quello che hai visto!» ululò. «No» balbettò Harry, rimettendosi in piedi e tenendosi più lontano possibile da lui. «No, certo che no...»
«Fuori! Fuori di qui! Non voglio vederti mai più qui dentro!»

Mentre Harry filava verso l'uscita, un vaso di scarafaggi morti esplose sopra la sua testa. Spalancò la porta e fuggì in corridoio, senza fermarsi finché non ebbe messo tre piani fra sé e Piton. Soltanto allora si appoggiò ansante alla parete, massaggiandosi il braccio indolenzito.



Non aveva voglia di tornare così presto nella Torre di Grifondoro, né di raccontare a Ron e Hermione quello che aveva scoperto. Perché a riempirlo di orrore e infelicità non era stata la reazione rabbiosa di Piton, ma il fatto che lui, Harry, sapeva fin troppo bene che cosa si prova a essere umiliati davanti a tutti e perciò che cosa aveva provato Piton mentre James si faceva beffe di lui. E a ferirlo era anche il fatto che, a giudicare da quanto aveva appena visto, suo padre era davvero un presuntuoso arrogante, proprio come Piton gli aveva sempre detto.

CAPITOLO 29
ORIENTAMENTO PROFESSIONALE

«Ma perché non vai più a lezione di Occlumanzia?» chiese accigliata Hermione.
«Te l'ho detto» bofonchiò Harry. «Secondo Piton, adesso che ho le basi
posso cavarmela da solo».
«Allora hai smesso di fare sogni strani?» insisté lei, scettica.
«Più o meno» rispose Harry senza guardarla.
«Piton non avrebbe dovuto smettere, se non sei assolutamente sicuro di poterli controllare!» esclamò Hermione indignata. «Harry, dovresti tornare da lui a chiedergli...»






In inglese



Harry spent the whole of the next day dreading what Snape was going to say if he found out how much further into the Department of Mysteries Harry had penetrated during his last dream. With a surge of guilt he realised that he had not practised Occlumency once since their last lesson: there had been too much going on since Dumbledore had left; he was sure he would not have been able to empty his mind even if he had tried. He doubted, however, whether Snape would accept that excuse.
He attempted a little last-minute practice during classes that day, but it was no good. Hermione kept asking him what was wrong whenever he fell silent trying to rid himself of all thought and emotion and, after all, the best moment to empty his brain was not while teachers were firing revision questions at the class.
Resigned to the worst, he set off for Snape's office after dinner. Halfway across the Entrance Hall, however, Cho came hurrying up to him.
"Over here," said Harry, glad of a reason to postpone his meeting with Snape, and beckoning her across to the corner of the Entrance Hall where the giant hour-glasses stood. Gryffindor's was now almost empty. "Are you OK? Umbridge hasn't been asking you about the DA, has she?"
"Oh, no," said Cho hurriedly. "No, it was only… well, I just wanted to say… Harry, I never dreamed Marietta would tell…"
"Yeah, well," said Harry moodily. He did feel Cho might have chosen her friends a bit more carefully; it was small consolation that the last he had heard, Marietta was still up in the hospital wing and Madam Pomfrey had not been able to make the slightest improvement to her pimples.
"She's a lovely person really," said Cho. "She just made a mistake -"
Harry looked at her incredulously.
"A lovely person who made a mistake? She sold us all out, including you!"
"Well… we all got away, didn't we?" said Cho pleadingly. "You know, her mum works for the Ministry, it's really difficult for her -"
"Ron's dad works for the Ministry too!" Harry said furiously. "And in case you hadn't noticed, he hasn't got sneak written across his face -"
That was a really horrible trick of Hermione Granger's," said Cho fiercely. "She should have told us she'd jinxed that list -"
"I think it was a brilliant idea," said Harry coldly. Cho flushed and her eyes grew brighter.
"Oh yes, I forgot - of course, if it was darling Hermione's idea -"
"Don't start crying again," said Harry warningly.
"I wasn't going to!" she shouted.
"Yeah… well… good," he said. I"ve got enough to cope with at the moment."
"Go and cope with it then!" Cho said furiously, turning on her heel and stalking off.
Fuming, Harry descended the stairs to Snape's dungeon and, though he knew from experience how much easier it would be for Snape to penetrate his mind if he arrived angry and resentful, he succeeded in nothing but thinking of a few more things he should have said to Cho about Marietta before reaching the dungeon door.
"You're late, Potter," said Snape coldly, as Harry closed the door behind him.
Snape was standing with his back to Harry, removing, as usual, certain of his thoughts and placing them carefully in Dumbledores Pensieve. He dropped the last silvery strand into the stone basin and turned to face Harry.
"So," he said. "Have you been practising?"
"Yes," Harry lied, looking carefully at one of the legs of Snape's desk.
"Well, we'll soon find out, won't we?" said Snape smoothly. "Wand out, Potter."
Harry moved into his usual position, facing Snape with the desk between them. His heart was pumping fast with anger at Cho and anxiety about how much Snape was about to extract from his mind.
"On the count of three then," said Snape lazily. "One - two -"
Snape's office door banged open and Draco Malfoy sped in.
"Professor Snape, sir - oh - sorry -"
Malfoy was looking at Snape and Harry in some surprise.
"It's all right, Draco," said Snape, lowering his wand. "Potter is here for a little remedial Potions."
Harry had not seen Malfoy look so gleeful since Umbridge had turned up to inspect Hagrid.
"I didn't know," he said, leering at Harry, who knew his face was burning. He would have given a great deal to be able to shout the truth at Malfoy - or, even better, to hit him with a good curse.
"Well, Draco, what is it?" asked Snape.
"It's Professor Umbridge, sir - she needs your help," said Malfoy.
They've found Montague, sir, he's turned up jammed inside a toilet on the fourth floor."
"How did he get in there?" demanded Snape.
"I don't know, sir, he's a bit confused."
"Very well, very well. Potter," said Snape, "we shall resume this lesson tomorrow evening."
He turned and swept from his office. Malfoy mouthed, "Remedial Potions?" at Harry behind Snape's back before following him.
Seething, Harry replaced his wand inside his robes and made to leave the room. At least he had twenty-four more hours in which to practise; he knew he ought to feel grateful for the narrow escape, though it was hard that it came at the expense of Malfoy telling the whole school that he needed remedial Potions.
He was at the office door when he saw it: a patch of shivering light dancing on the doorframe. He stopped, and stood looking at it, reminded of something… then he remembered: it was a little like the lights he had seen in his dream last night, the lights in the second room he had walked through on his journey through the Department of Mysteries.
He turned around. The light was coming from the Pensieve sitting on Snape's desk. The silver-white contents were ebbing and swirling within. Snape's thoughts… things he did not want Harry to see if he broke through Snape's defences accidentally…
Harry gazed at the Pensieve, curiosity welling inside him… what was it that Snape was so keen to hide from Harry?
The silvery lights shivered on the wall… Harry took two steps towards the desk, thinking hard. Could it possibly be information about the Department of Mysteries that Snape was determined to keep from him?
Harry looked over his shoulder, his heart now pumping harder and faster than ever. How long would it take Snape to release Montague from the toilet? Would he come straight back to his office afterwards, or accompany Montague to the hospital wing? Surely the latter… Montague was Captain of the Slytherin Quidditch team, Snape would want to make sure he was all right.
Harry walked the remaining few feet to the Pensieve and stood over it, gazing into its depths. He hesitated, listening, then pulled out his wand again. The office and the corridor beyond were completely silent. He gave the contents of the Pensieve a small prod with the end of his wand.
The silvery stuff within began to swirl very fast. Harry leaned forwards over it and saw that it had become transparent. He was, once again, looking down into a room as though through a circular window in the ceiling… in fact, unless he was much mistaken, he was looking down into the Great Hall.
His breath was actually fogging the surface of Snape's thoughts… his brain seemed to be in limbo… it would be insane to do the thing he was so strongly tempted to do… he was trembling… Snape could be back at any moment… but Harry thought of Chos anger, of Malfoy's jeering face, and a reckless daring seized him.
He took a great gulp of breath, and plunged his face into the surface of Snape's thoughts. At once, the floor of the office lurched, tipping Harry head-first into the Pensieve…
He was falling through cold blackness, spinning furiously as he went, and then ."
He was standing in the middle of the Great Hall, but the four house tables were gone. Instead, there were more than a hundred smaller tables, all facing the same way, at each of which sat a student, head bent low, scribbling on a roll of parchment. The only sound was the scratching of quills and the occasional rustle as somebody adjusted their parchment. It was clearly exam time.
Sunshine was streaming through the high windows on to the bent heads, which shone chestnut and copper and gold in the bright light. Harry looked around carefully. Snape had to be here somewhere… this was his memory…
And there he was, at a table right behind Harry. Harry stared. Snape-the-teenager had a stringy, pallid look about him, like a plant kept in the dark. His hair was lank and greasy and was flopping on to the table, his hooked nose barely half an inch from the surface of the parchment as he scribbled. Harry moved around behind Snape and read the heading of the examination paper: DEFENCE AGAINST THE DARK ARTS - ORDINARY WIZARDING LEVEL.
So Snape had to be fifteen or sixteen, around Harry's own age. His hand was flying across the parchment; he had written at least a foot more than his closest neighbours, and yet his writing was minuscule and cramped.
"Five more minutes!"
The voice made Harry jump. Turning, he saw the top of Professor Flitwick's head moving between the desks a short distance away. Professor Flitwick was walking past a boy with untidy black hair… very untidy black hair…
Harry moved so quickly that, had he been solid, he would have knocked desks flying. Instead he seemed to slide, dreamlike, across two aisles and up a third. The back of the black-haired boy's head drew nearer and… he was straightening up now, putting down his quill, pulling his roll of parchment towards him so as to reread what he had written…
Harry stopped in front of the desk and gazed down at his fifteen-year-old father.
Excitement exploded in the pit of his stomach: it was as though he was looking at himself but with deliberate mistakes. James's eyes were hazel, his nose was slightly longer than Harry's and there was no scar on his forehead, but they had the same thin face, same mouth, same eyebrows; James's hair stuck up at the back exactly as Harry's did, his hands could have been Harry's and Harry could tell that, when James stood up, they would be within an inch of each other in height.
James yawned hugely and rumpled up his hair, making it even messier than it had been. Then, with a glance towards Professor Flitwick, he turned in his seat and grinned at a boy sitting four seats behind him.
With another shock of excitement, Harry saw Sirius give James the thumbs-up. Sirius was. lounging in his chair at his ease, tilting it back on two legs. He was very good-looking; his dark hair fell into his eyes with a sort of casual elegance neither James's nor Harry's could ever have achieved, and a girl sitting behind him was eyeing him hopefully, though he didn't seem to have noticed. And two seats along from this girl - Harry's stomach gave another pleasurable squirm - was Remus Lupin. He looked rather pale and peaky (was the full moon approaching?) and was absorbed in the exam: as he reread his answers, he scratched his chin with the end of his quill, frowning slightly.
So that meant Wormtail had to be around here somewhere, too… and sure enough, Harry spotted him within seconds: a small, mousy-haired boy with a pointed nose. Wormtail looked anxious; he was chewing his fingernails, staring down at his paper, scuffing the ground with his toes. Every now and then he glanced hopefully at his neighbours paper. Harry stared at Wormtail for a moment, then back at James, who was now doodling on a bit of scrap parchment. He had drawn a Snitch and was now tracing the letters "L.E.". What did they stand for?
"Quills down, please!" squeaked Professor Flitwick. That means you too, Stebbins! Please remain seated while I collect your parchment! Accio!"
Over a hundred rolls of parchment zoomed into the air and into Professor Flitwick's outstretched arms, knocking him backwards off his feet. Several people laughed. A couple of students at the front desks got up, took hold of Professor Flitwick beneath the elbows and lifted him back on to his feet.
Thank you… thank you," panted Professor Flitwick. "Very well, everybody, you're free to go!"
Harry looked down at his father, who had hastily crossed out the "L.E." he had been embellishing, jumped to his feet, stuffed his quill and the exam paper into his bag, which he slung over his back, and stood waiting for Sirius to join him.
Harry looked around and glimpsed Snape a short way away, moving between the tables towards the doors to the Entrance Hall, still absorbed in his own exam paper. Round-shouldered yet angular, he walked in a twitchy manner that recalled a spider, and his oily hair was jumping about his face.
A gang of chattering girls separated Snape from James, Sirius and Lupin, and by planting himself in their midst, Harry managed to keep Snape in sight while straining his ears to catch the voices of James and his friends.
"Did you like question ten, Moony?" asked Sirius as they emerged into the Entrance Hall.
"Loved it," said Lupin briskly. "Give five signs that identify the werewolf. Excellent question."
"D"you think you managed to get all the signs?" said James in tones of mock concern.
Think I did," said Lupin seriously, as they joined the crowd thronging around the front doors eager to get out into the sunlit grounds. "One: he's sitting on my chair. Two: he's wearing my clothes. Three: his name's Remus Lupin."
Wormtail was the only one who didn't laugh.
"I got the snout shape, the pupils of the eyes and the tufted tail," he said anxiously, "but I couldn't think what else -"
"How thick are you, Wormtail?" said James impatiently. "You run round with a werewolf once a month -"
"Keep your voice down," implored Lupin.
Harry looked anxiously behind him again. Snape remained close by, still buried in his exam questions - but this was Snape's memory and Harry was sure that if Snape chose to wander off in a different direction once outside in the grounds, he, Harry, would not be able to follow James any further. To his intense relief, however, when James and his three friends strode off down the lawn towards the lake, Snape followed, still poring over the exam paper and apparently with no fixed idea of where he was going. By keeping a little ahead of him, Harry managed to maintain a close watch on James and the others.
"Well, I thought that paper was a piece of cake," he heard Sirius say. Til be surprised if I don't get "Outstanding" on it at least."
"Me too," said James. He put his hand in his pocket and took out a struggling Golden Snitch.
"Where'd you get that?"
"Nicked it," said James casually. He started playing with the Snitch, allowing it to fly as much as a foot away before seizing it again; his reflexes were excellent. Wormtail watched him in awe.
They stopped in the shade of the very same beech tree on the edge of the lake where Harry, Ron and Hermione had once spent a Sunday finishing their homework, and threw themselves down on the grass. Harry looked over his shoulder yet again and saw, to his delight, that Snape had settled himself on the grass in the dense shadow of a clump of bushes. He was as deeply immersed in the OWL paper as ever, which left Harry free to sit down on the grass between the beech and the bushes and watch the foursome under the tree. The sunlight was dazzling on the smooth surface of the lake, on the bank of which the group of laughing girls who had just left the Great Hall were sitting, with their shoes and socks off, cooling their feet in the water.
Lupin had pulled out a book and was reading. Sirius stared around at the students milling over the grass, looking rather haughty and bored, but very handsomely so. James was still playing with the Snitch, letting it zoom further and further away, almost escaping but always grabbed at the last second. Wormtail was watching him with his mouth open. Every time James made a particularly difficult catch, Wormtail gasped and applauded. After five minutes of this, Harry wondered why James didn't tell Wormtail to get a grip on himself, but James seemed to be enjoying the attention. Harry noticed that his father had a habit of rumpling up his hair as though to keep it from getting too tidy, and he also kept looking over at the girls by the water's edge.
Tut that away, will you," said Sirius finally, as James made a fine catch and Wormtail let out a cheer, "before Wormtail wets himself with excitement."
Wormtail turned slightly pink, but James grinned.
"If it bothers you," he said, stuffing the Snitch back in his pocket. Harry had the distinct impression that Sirius was the only one for whom James would have stopped showing off.
"I"m bored," said Sirius. "Wish it was full moon."
"You might," said Lupin darkly from behind his book. "We've still got Transfiguration, if you're bored you could test me. Here…" and he held out his book.
But Sirius snorted. "I don't need to look at that rubbish, I know it all."
This'll liven you up, Padfoot," said James quietly. "Look who it is…"
Sirius's head turned. He became very still, like a dog that has scented a rabbit.
"Excellent," he said softly. "Snivellus."
Harry turned to see what Sirius was looking at.
Snape was on his feet again, and was stowing the OWL paper in his bag. As he left the shadows of the bushes and set off across the grass, Sirius and James stood up.
Lupin and Wormtail remained sitting: Lupin was still staring down at his book, though his eyes were not moving and a faint frown line had appeared between his eyebrows; Wormtail was looking from Sirius and James to Snape with a look of avid anticipation on his face.
"All right, Snivellus?" said James loudly.
Snape reacted so fast it was as though he had been expecting an attack: dropping his bag, he plunged his hand inside his robes and his wand was halfway into the air when James shouted, "Expelliarmus!"
Snape's wand flew twelve feet into the air and fell with a little thud in the grass behind him. Sirius let out a bark of laughter.
"Impedimenta!" he said, pointing his wand at Snape, who was knocked off his feet halfway through a dive towards his own fallen wand.
Students all around had turned to watch. Some of them had got to their feet and were edging nearer. Some looked apprehensive, others entertained.
Snape lay panting on the ground. James and Sirius advanced on him, wands raised, James glancing over his shoulder at the girls at the water's edge as he went. Wormtail was on his feet now, watching hungrily, edging around Lupin to get a clearer view.
"How'd the exam go, Snivelly?" said James.
"I was watching him, his nose was touching the parchment," said Sirius viciously. There'll be great grease marks all over it, they won't be able to read a word."
Several people watching laughed; Snape was clearly unpopular. Wormtail sniggered shrilly. Snape was trying to get up, but the jinx was still operating on him; he was struggling, as though bound by invisible ropes.
"You - wait," he panted, staring up at James with an expression of purest loathing, "you - wait!"
"Wait for what?" said Sirius coolly. "What're you going to do, Snivelly, wipe your nose on us?"
Snape let out a stream of mixed swear words and hexes, but with his wand ten feet away nothing happened.
"Wash out your mouth," said James coldly. "Scourgify!"
Pink soap bubbles streamed from Snape's mouth at once; the froth was covering his lips, making him gag, choking him ."
"Leave him ALONE!"
James and Sirius looked round. James's free hand immediately jumped to his hair.
It was one of the girls from the lake edge. She had thick, dark red hair that fell to her shoulders, and startlingly green almond-shaped eyes - Harry's eyes.
Harry's mother.
"All right, Evans?" said James, and the tone of his voice was suddenly pleasant, deeper, more mature.
"Leave him alone," Lily repeated. She was looking at James with every sign of great dislike. "What's he done to you?"
"Well," said James, appearing to deliberate the point, "it's more the fact that he exists, if you know what I mean…"
Many of the surrounding students laughed, Sirius and Wormtail included, but Lupin, still apparently intent on his book, didn't, and nor did Lily.
"You think you're funny," she said coldly. "But you're just an arrogant, bullying toerag, Potter. Leave him alone."
"I will if you go out with me, Evans," said James quickly. "Go on… go out with me and I"ll never lay a wand on old Snivelly again."
Behind him, the Impediment Jinx was wearing off. Snape was beginning to inch towards his fallen wand, spitting out soapsuds as he crawled.
"I wouldn't go out with you if it was a choice between you and the giant squid," said Lily.
"Bad luck, Prongs," said Sirius briskly, and turned back to Snape. "OI!"
But too late; Snape had directed his wand straight at James; there was a flash of light and a gash appeared on the side of James's face, spattering his robes with blood. James whirled about: a second flash of light later, Snape was hanging upside-down in the air, his robes falling over his head to reveal skinny, pallid legs and a pair of greying underpants.
Many people in the small crowd cheered; Sirius, James and Wormtail roared with laughter.
Lily, whose furious expression had twitched for an instant as though she was going to smile, said, "Let him down!"
"Certainly," said James and he jerked his wand upwards; Snape fell into a crumpled heap on the ground. Disentangling himself from his robes he got quickly to his feet, wand up, but Sirius said, "Petrificus Totalus!" and Snape keeled over again, rigid as a board.
"LEAVE HIM ALONE!" Lily shouted. She had her own wand out now. James and Sirius eyed it warily.
"Ah, Evans, don't make me hex you," said James earnestly.
Take the curse off him, then!"
James sighed deeply, then turned to Snape and muttered the counter-curse.
There you go," he said, as Snape struggled to his feet. "You're lucky Evans was here, Snivellus —"
"I don't need help from filthy little Mudbloods like her!"
Lily blinked.
"Fine," she said coolly. "I won't bother in future. And I"d wash your pants if I were you, Snivellus."
"Apologise to Evans!" James roared at Snape, his wand pointed threateningly at him.
"I don't want you to make him apologise," Lily shouted, rounding on James. "You're as bad as he is."
"What?" yelped James. I"d NEVER call you a - you-know-what!"
"Messing up your hair because you think it looks cool to look like you've just got off your broomstick, showing off with that stupid Snitch, walking down corridors and hexing anyone who annoys you just because you can - I"m surprised your broomstick can get off the ground with that fat head on it. You make me SICK."
She turned on her heel and hurried away.
"Evans!" James shouted after her. "Hey, EVANS!"
But she didn't look back.
"What is it with her?" said James, trying and failing to look as though this was a throwaway question of no real importance to him.
"Reading between the lines, I"d say she thinks you're a bit conceited, mate," said Sirius.
"Right," said James, who looked furious now, "right -"
There was another flash of light, and Snape was once again hanging upside-down in the air.
"Who wants to see me take off Snivelly's pants?"
But whether James really did take off Snapes pants, Harry never found out. A hand had closed tight over his upper arm, closed with a pincer-like grip. Wincing, Harry looked round to see who had hold of him, and saw, with a thrill of horror, a fully grown, adult-sized Snape standing right beside him, white with rage.
"Having fun?"
Harry felt himself rising into the air; the summer's day evaporated around him; he was floating upwards through icy blackness, Snape's hand still tight upon his upper arm. Then, with a swooping feeling as though he had turned head-over-heels in midair, his feet hit the stone floor of Snape's dungeon and he was standing again beside the Pensieve on Snape's desk in the shadowy, present-day Potion masters study.
"So," said Snape, gripping Harry's arm so tightly Harry's hand was starting to feel numb. "So… been enjoying yourself, Potter?"
"N-no," said Harry, trying to free his arm.
It was scary: Snape's lips were shaking, his face v:as white, his teeth were bared.
"Amusing man, your father, wasn't he?" said Snape, shaking Harry so hard his glasses slipped down his nose.
"I - didn't -"
Snape threw Harry from him with all his might. Harry fell hard on to the dungeon floor. <;
"You will not repeat what you saw to anybody!" Snape bellowed.
"No," said Harry, getting to his feet as far from Snape as he could. "No, of course I w—"
"Get out, get out, I don't want to see you in this office ever again!"
And as Harry hurtled towards the door, a jar of dead cockroaches exploded over his head. He wrenched the door open and flew along the corridor, stopping only when he had put three floors between himself and Snape. There he leaned against the wall, panting, and rubbing his bruised arm.
He had no desire at all to return to Gryffindor Tower so early, nor to tell Ron and Hermione what he had just seen. What was making Harry feel so horrified and unhappy was not being shouted at or having jars thrown at him; it was that he knew how it felt to be humiliated in the middle of a circle of onlookers, knew exactly how Snape had felt as his father had taunted him, and that judging from what he had just seen, his father had been every bit as arrogant as Snape had always told him.
CHAPTER 29 Careers Advice
"But why haven't you got Occlumency lessons any more?" said Hermione, frowning.
"I"ve told you," Harry muttered. "Snape reckons I can carry on by myself now I"ve got the basics."
"So you've stopped having funny dreams?" said Hermione sceptically.
"Pretty much," said Harry, not looking at her.
"Well, I don't think Snape should stop until you're absolutely sure you can control them!" said Hermione indignantly. "Harry, I think you should go back to him and ask -"
"No," said Harry forcefully. "Just drop it, Hermione, OK?"
 
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view post Posted on 26/6/2018, 22:33
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Fondi-calderoni

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Ohw, due pezzi davvero zeppi di cose! Commentarli sarà un'impresa.
Specie il secondo... il secondo è oro purissimo costellato di diamanti...
 
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view post Posted on 27/6/2018, 07:00
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I ♥ Severus


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view post Posted on 28/6/2018, 23:02
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I ♥ Severus


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Credo che l'episodio del "peggior ricordo " di severus sia stato sviscerato più e più volte qui sul forum.
Ricordo le parole di Niky che, grazie alla frase
CITAZIONE
«Non voglio che mi chieda scusa perché l'hai costretto tu!» urlò Lily. «Siete uguali, voi due».

era giunta in modo corretto all'idea che Lily conoscesse bene Severus. Che conoscesse James era logico, visto che era suo compagno di Casa, ma che conoscesse bene anche un Serpeverde... Da lì Niky aveva supposto che i due si fossero conosciuti fuori/prima di Hogwarts e che ci potesse essere del tenero tra loro.

L'altro elemento di discussione, pur se non si è mai arrivati a nessuna conclusione chiara, è l'uso del Levicorpus da parte di James. L'incantesimo l'ha inventato Severus, è un incanto non verbale, quindi anche se avevano visto Severus usarlo non ne avevano sentito la formula. Come faceva a conoscerla James? Alcune supposizioni incolpavano Lily, amica di Severus, che poteva averlo rivelato a James. Ma non ha molto senso, perchè non mi pare proprio che Lily a quel tempo ammirasse/fosse amica di James al punto di rivelargli un segreto di Severus. Un'altra possibilità, è che Severus avesse (dovuto/voluto?) rivelato la formula ai Serpeverde e qualcuno di loro scioccamente (magari incapace di padroneggare gli incanti non verbali) si sia fatto scoprire da James. Questa ipotesi è supportata dal fatto che (nel presente) i Mangimorte conoscono il Levicorpus: viene da loro usato all'inizio del 4° libro durante la finale della Coppa di Quiddich.

Inoltre, c'è un'imprecisione o, meglio, una mancanza nella traduzione, che avevamo scoperto ai tempi del Processo di Piton.
Perché a riempirlo d'orrore e infelicità non era l'essere stato rimproverato o l'avergli scagliato contro un vaso (questa è la traduzione corretta che corrisponde all'inglese: What was making Harry feel so horrified and unhappy was not being shouted at or having jars thrown at him; it was that he knew...
Nel libro italiano è stata erroneamente tradotta con: ... Perché a riempirlo di orrore e infelicità non era stata la reazione rabbiosa di Piton, ma il fatto che lui, Harry,... omettendo completamente il riferimento al vaso)

Se volete potete leggere QUI e QUA e infine QUI le deduzioni dell'accusa e della difesa nel suddetto processo.
 
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view post Posted on 19/8/2018, 21:27
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Fondi-calderoni

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Arrivo a commentare coi miei soliti tempi biblici, son passati quasi due mesi e non so quanti post it.
Non so nemmeno come e cosa dire, perchè sono delle parti molto tose e al solito sono divisa in due.

Pagina 582 – il primo inciso



La “fuga” di Silente.
Un pezzo visivamente epico nei libri, e che nel film è sempre bello, ma un po’ meh visto che hanno levato tutto l’essenziale.
Silente mette tutti a nanna dopo che Caramell ha trovato l’espediente per auto confermarsi teorie complottistiche varie.
Esercito di Silente.
I ragazzi, essendo ragazzi appunto, non potevano pensare che con un nome del genere avrebbero esposto direttamente il Preside, e serviva una scusa alla Row per mandarlo fuori scena.
Il Preside sa di avere solo pochi attimi prima del rinvenimento, e rammenta ad Harry l’importanza delle lezioni con Snape e del chiudere la mente.
Harry passa dal senso di colpa di pochi istanti prima, alla voglia di ferire l’uomo appena ne viene toccato.
“colpire Silente con uno scatto serpentino, di morderlo, di fargli del male...” velato ma non poi tanto indizio di come Harry sia totalmente esposto e vulnerabile, una sorta di antenna radio.
E secondo me Silente lo sa, s’è accorto di quanto accaduto in quell’istante.
Harry si è più o meno sempre fidato del Preside, quindi dovrebbe prendere sul serio quell’esortazione e mettersi finalmente d’impegno, specie che il Castello è a tutti gli effetti sotto il completo controllo del Ministero.
Dovrebbe. Teoria ipotetica che resta tale.



°§°§°§°§°§°°§°§°§°§°§°§°§°§°§°§°§°§°

Il peggior ricordo di Piton


L’inizio mi sa di già letto, con Harry impaurito perché la lezione s’avvicina e lui non ha fatto nulla e ha pure sognato.
È un loop continuo.
Ci prova durante le lezioni, a vuotare la mente. Io boh.
Così non solo non fa progressi, ma non segue nemmeno le altre materie.
(però più o meno tutti abbiamo fatto qualche compito dimenticato durante altre lezioni, è da dirlo. Ma non dovevamo salvare il mondo da un mago cattivissimo…)

Nel dialogo con Cho, è proprio un classico ragazzo di quell’età.
Che ha il tatto di un elefante gigante e non capisce nulla di ragazze.
E anche Cho, gelosa di Hermione, e che si sente in colpa per quanto fatto dalla sua migliore amica.

E arriva il momento della lezione.
Harry come bugiardo si fa beccare subito, visto che non guarda negli occhi.
Posso solo immaginare la reazione di Severus ed il tono soave, visto che nel film non ci sono. Sigh e sob.
Arriva Draco, a salvarlo dall’ennesima figuraccia.
Harry dimostra la sua immaturità, quando vede Draco gongolare, addirittura vuole affatturarlo!
Duole dirlo, ma mi sembra somigliante a James in questo punto.
Montague incastrato… indizio da nulla, ma che spiegherà cose nel prossimo futuro.

Harry viene congedato e anziché passare quel tempo ad esercitarsi e ringraziare Merlino e Morgana in ogni lingua del mondo, ficcanasa.
Eppure sa cos’è un Pensatoio, perché si usa e come funziona.
Ma cede all’impotenza di sentirsi inutile e ignorante, addirittura pensa che Piton gli tenga nascoste delle informazioni.
Non ha tutti i torti, ma proprio non arriva a pensare che, se pure fosse così, è per un motivo valido e quindi deve lasciar correre e impegnarsi in ciò che tutti hanno ribadito essere vitale.
Neppure arriva a concepire il rispetto per le proprietà altrui, i pensieri che Piton ritiene più privati degli altri.
Fossero pure le sigle dei cartoni animati e le abbuffate di patatine.
Ma no, è molto più bello far passare un’enorme e maleducata mancanza di rispetto come atto di coraggio.
Il prode e coraggioso Harry Potter che viola la privacy del nero e perfido professore di Pozioni.

Il peggior ricordo è davvero uno dei peggiori.
Un atto di bullismo sadico puro e semplice, da parte di quelli che sono visti come i popolari della scuola.
Bello schifo fin troppo noto.
Proprio non capisco chi trova fighi James Potter e i Malandrini, visto che ciascuno è in qualche modo colpevole e responsabile.
E nemmeno capisco Lily.
Dovrebbe essere amica di Severus, ma si capisce come anche lei si diverta alle spalle di quel ragazzo diverso e impopolare.
Ride quando lo appendono a testa in giù.
E mi chiedo perché non abbia tirato fuori prima la Bacchetta, ma lo faccia solo quando è Sirius a Pietrificare Piton.
Che le piacesse già James? O considerava l’appendimento meno grave di una pietrificazione?
Piton la insulta, e lei passa istantaneamente dall’altra parte; usando addirittura lo stesso nomignolo dispregiativo.

E fortunatamente il ricordo s’interrompe.
Piton è comprensibilmente furioso, chiunque lo sarebbe stato, vedendo i propri segreti più intimi e dolorosi violati in quel modo.
Qui si divide la mia coscienza.
Capisco benissimo Piton e come si sia sentito, la vergogna e l’umiliazione, però era a conoscenza dell’importanza estrema di quelle lezioni, quindi in teoria non avrebbe dovuto sospenderle.
È pur vero però che ha le prove provate dell’impegno nullo di Harry, e quindi è comprensibile che abbia colto l’occasione per porre fine a tutto, visto che erano solo ore e sforzi perduti; oltre all'incresciosa situazione di ritrovarsi il ragazzo davanti. Cosa molto più comprensibile dal punto di vista umano che della correttezza super partes di cui sopra.

E' questo il punto in cui mi scindo completamente.
Umanamente capisco la ritirata difensiva di Severus, la rabbia e il dolore e la vergogna. Chiude bruscamente tutto per non ritrovarsi faccia a faccia con Harry e mostrarsi magari vulnerabile, o con la doppia immagine di professore austero e ragazzino bullizzato - che già Harry ce l'ha abbondantemente con lui.
Però dall'altro lato penso che abbia sbagliato a sospendere le lezioni lasciando Harry in totale balia di Voldemort e fornendo a lui altre informazioni.
Immagino sapesse del tutto o in parte ciò che c'era in gioco.
Forse sarebbe stato diverso se Harry avesse mostrato impegno e fatto progressi concreti nel chiudere la mente.

Intanto Harry si ritrova ancor più scardinato, essendo bruscamente costretto a rivedere pensieri ed opinioni su quel padre che tanto mitizzava.
Essere paragonati a lui non è più motivo di lusinga.

°§°§°§°§°§
 
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view post Posted on 20/8/2018, 09:00
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I ♥ Severus


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CITAZIONE
Arriva Draco, a salvarlo dall’ennesima figuraccia.
Harry dimostra la sua immaturità, quando vede Draco gongolare, addirittura vuole affatturarlo!
Duole dirlo, ma mi sembra somigliante a James in questo punto.

Considerato che nel 6° libro lo affattura, e usando un sortilegio specificamente identificato "per nemici", sì, direi che Harry non assomiglia solo alla sua santa madre.

CITAZIONE
Montague incastrato… indizio da nulla, ma che spiegherà cose nel prossimo futuro.

Vero. Indizio del tutto incomprensibile, ma grande come una casa. Brava JKR!

CITAZIONE
Eppure sa cos’è un Pensatoio, perché si usa e come funziona.
Ma cede all’impotenza di sentirsi inutile e ignorante, addirittura pensa che Piton gli tenga nascoste delle informazioni.
Non ha tutti i torti, ma proprio non arriva a pensare che, se pure fosse così, è per un motivo valido e quindi deve lasciar correre e impegnarsi in ciò che tutti hanno ribadito essere vitale.
Neppure arriva a concepire il rispetto per le proprietà altrui, i pensieri che Piton ritiene più privati degli altri.
Fossero pure le sigle dei cartoni animati e le abbuffate di patatine.
Ma no, è molto più bello far passare un’enorme e maleducata mancanza di rispetto come atto di coraggio.
Il prode e coraggioso Harry Potter che viola la privacy del nero e perfido professore di Pozioni.

Già, proprio così: quando un Grifo viola le regole, e cco scattare l'applauso per il suo immane coraggio...

CITAZIONE
Il peggior ricordo è davvero uno dei peggiori.
Un atto di bullismo sadico puro e semplice, da parte di quelli che sono visti come i popolari della scuola.
Bello schifo fin troppo noto.
Proprio non capisco chi trova fighi James Potter e i Malandrini, visto che ciascuno è in qualche modo colpevole e responsabile.
E nemmeno capisco Lily.
Dovrebbe essere amica di Severus, ma si capisce come anche lei si diverta alle spalle di quel ragazzo diverso e impopolare.
Ride quando lo appendono a testa in giù.
E mi chiedo perché non abbia tirato fuori prima la Bacchetta, ma lo faccia solo quando è Sirius a Pietrificare Piton.
Che le piacesse già James? O considerava l’appendimento meno grave di una pietrificazione?
Piton la insulta, e lei passa istantaneamente dall’altra parte; usando addirittura lo stesso nomignolo dispregiativo.

Nessun commento ulteriore. Ho scritto fiumi di inchiostro nelle mie fic e migliaia di parole qui sul forum. Un orribile atto d bullismo e il voltafaccia di un'amica immensamente amata.
Sì, decisamente un ricordo orribile.

CITAZIONE
Arrivo a commentare coi miei soliti tempi biblici, son passati quasi due mesi e non so quanti post it.
Non so nemmeno come e cosa dire, perchè sono delle parti molto tose e al solito sono divisa in due.

Pagina 582 – il primo inciso


La “fuga” di Silente.
Un pezzo visivamente epico nei libri, e che nel film è sempre bello, ma un po’ meh visto che hanno levato tutto l’essenziale.
Silente mette tutti a nanna dopo che Caramell ha trovato l’espediente per auto confermarsi teorie complottistiche varie.
Esercito di Silente.
I ragazzi, essendo ragazzi appunto, non potevano pensare che con un nome del genere avrebbero esposto direttamente il Preside, e serviva una scusa alla Row per mandarlo fuori scena.
Il Preside sa di avere solo pochi attimi prima del rinvenimento, e rammenta ad Harry l’importanza delle lezioni con Snape e del chiudere la mente.
Harry passa dal senso di colpa di pochi istanti prima, alla voglia di ferire l’uomo appena ne viene toccato.
“colpire Silente con uno scatto serpentino, di morderlo, di fargli del male...” velato ma non poi tanto indizio di come Harry sia totalmente esposto e vulnerabile, una sorta di antenna radio.
E secondo me Silente lo sa, s’è accorto di quanto accaduto in quell’istante.
Harry si è più o meno sempre fidato del Preside, quindi dovrebbe prendere sul serio quell’esortazione e mettersi finalmente d’impegno, specie che il Castello è a tutti gli effetti sotto il completo controllo del Ministero.
Dovrebbe. Teoria ipotetica che resta tale.



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Il peggior ricordo di Piton

L’inizio mi sa di già letto, con Harry impaurito perché la lezione s’avvicina e lui non ha fatto nulla e ha pure sognato.
È un loop continuo.
Ci prova durante le lezioni, a vuotare la mente. Io boh.
Così non solo non fa progressi, ma non segue nemmeno le altre materie.
(però più o meno tutti abbiamo fatto qualche compito dimenticato durante altre lezioni, è da dirlo. Ma non dovevamo salvare il mondo da un mago cattivissimo…)

Nel dialogo con Cho, è proprio un classico ragazzo di quell’età.
Che ha il tatto di un elefante gigante e non capisce nulla di ragazze.
E anche Cho, gelosa di Hermione, e che si sente in colpa per quanto fatto dalla sua migliore amica.

E arriva il momento della lezione.
Harry come bugiardo si fa beccare subito, visto che non guarda negli occhi.
Posso solo immaginare la reazione di Severus ed il tono soave, visto che nel film non ci sono. Sigh e sob.
Arriva Draco, a salvarlo dall’ennesima figuraccia.
Harry dimostra la sua immaturità, quando vede Draco gongolare, addirittura vuole affatturarlo!
Duole dirlo, ma mi sembra somigliante a James in questo punto.
Montague incastrato… indizio da nulla, ma che spiegherà cose nel prossimo futuro.

Harry viene congedato e anziché passare quel tempo ad esercitarsi e ringraziare Merlino e Morgana in ogni lingua del mondo, ficcanasa.
Eppure sa cos’è un Pensatoio, perché si usa e come funziona.
Ma cede all’impotenza di sentirsi inutile e ignorante, addirittura pensa che Piton gli tenga nascoste delle informazioni.
Non ha tutti i torti, ma proprio non arriva a pensare che, se pure fosse così, è per un motivo valido e quindi deve lasciar correre e impegnarsi in ciò che tutti hanno ribadito essere vitale.
Neppure arriva a concepire il rispetto per le proprietà altrui, i pensieri che Piton ritiene più privati degli altri.
Fossero pure le sigle dei cartoni animati e le abbuffate di patatine.
Ma no, è molto più bello far passare un’enorme e maleducata mancanza di rispetto come atto di coraggio.
Il prode e coraggioso Harry Potter che viola la privacy del nero e perfido professore di Pozioni.

Il peggior ricordo è davvero uno dei peggiori.
Un atto di bullismo sadico puro e semplice, da parte di quelli che sono visti come i popolari della scuola.
Bello schifo fin troppo noto.
Proprio non capisco chi trova fighi James Potter e i Malandrini, visto che ciascuno è in qualche modo colpevole e responsabile.
E nemmeno capisco Lily.
Dovrebbe essere amica di Severus, ma si capisce come anche lei si diverta alle spalle di quel ragazzo diverso e impopolare.
Ride quando lo appendono a testa in giù.
E mi chiedo perché non abbia tirato fuori prima la Bacchetta, ma lo faccia solo quando è Sirius a Pietrificare Piton.
Che le piacesse già James? O considerava l’appendimento meno grave di una pietrificazione?
Piton la insulta, e lei passa istantaneamente dall’altra parte; usando addirittura lo stesso nomignolo dispregiativo.

E fortunatamente il ricordo s’interrompe.
Piton è comprensibilmente furioso, chiunque lo sarebbe stato, vedendo i propri segreti più intimi e dolorosi violati in quel modo.
Qui si divide la mia coscienza.
Capisco benissimo Piton e come si sia sentito, la vergogna e l’umiliazione, però era a conoscenza dell’importanza estrema di quelle lezioni, quindi in teoria non avrebbe dovuto sospenderle.
È pur vero però che ha le prove provate dell’impegno nullo di Harry, e quindi è comprensibile che abbia colto l’occasione per porre fine a tutto, visto che erano solo ore e sforzi perduti; oltre all'incresciosa situazione di ritrovarsi il ragazzo davanti. Cosa molto più comprensibile dal punto di vista umano che della correttezza super partes di cui sopra.

E' questo il punto in cui mi scindo completamente.
Umanamente capisco la ritirata difensiva di Severus, la rabbia e il dolore e la vergogna. Chiude bruscamente tutto per non ritrovarsi faccia a faccia con Harry e mostrarsi magari vulnerabile, o con la doppia immagine di professore austero e ragazzino bullizzato - che già Harry ce l'ha abbondantemente con lui.
Però dall'altro lato penso che abbia sbagliato a sospendere le lezioni lasciando Harry in totale balia di Voldemort e fornendo a lui altre informazioni.
Immagino sapesse del tutto o in parte ciò che c'era in gioco.
Forse sarebbe stato diverso se Harry avesse mostrato impegno e fatto progressi concreti nel chiudere la mente.

Secondo me era ormai evidente, sia a Piton sia a Silente, che le lezioni non funzionavano perchè Harry non aveva alcuna intenzione di impegnarsi a causa del pessimo rapporto col professore. Del resto, Severus a Silente ha detto dell'interruzione e se Silente avesse ritenuto vitali le lezioni gli avrebbe ordinato di continuarle. E sappiamo tutti che Severus obbedisce agli ordini di Silente, a qualsiasi ordine.

CITAZIONE
Intanto Harry si ritrova ancor più scardinato, essendo bruscamente costretto a rivedere pensieri ed opinioni su quel padre che tanto mitizzava.
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L'unico effetto positivo... ma non è durato molto, stracciato dalla morte di Sirius.
 
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Mi era passato di mente che Silente sapesse della sospensione delle lezioni.
Non lo ricordavo proprio.
Allora cambia tutto.
Chissà quanto avrà gongolato Silente in anticipazione di quanto accadrà al Ministero!
 
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