Il Calderone di Severus

Ida59 - Only for your eyes (Raccolta "Un cuore oscuro torna alla vita - 2 di 3), Genere: Romantico Drammatico Introspettivo Avvertimenti: Personaggo Originale - Epoca: HP 4^ anno - Pairing: Severus/Pers. Originale - Personaggi: Pers. Originale

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view post Posted on 2/4/2017, 11:44
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I ♥ Severus


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Da un dolce sogno d'amore!

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Only for your eyes


Autrice: Ida (Settembre 2003) – revisione ottobre 2022
Beta-readers: Nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: Per tutti
Genere: Drammatico, introspettivo, romantico.
Personaggi: C’è Severus Piton, ovviamente, e Alhyssa.
Pairing: Se avete letto Cuore Oscuro, sapete già tutto. Del resto, ci sono solo due personaggi e quindi il dubbio non è fra chi è, ma se c’è. Io dico di sì. E voi?
Epoca: HP 4° anno
Battute-parole: 14.191 – 2.349; 7 pagine
Avvertimenti: AU
Riassunto: Sviluppa una parte appena accennata in Cuore Oscuro, quando Severus si è recato a salvare Alhyssa, prigioniera di Voldemort.
Nota : Questo racconto sviluppa una parte della storia di Cuore Oscuro, che è quindi opportuno avere letto per capire il carattere dei due personaggi. Ma questo racconto, soprattutto, è dedicato a una cara amica (la tenera Joey) che, con una sua dolcissima mail, mentre commentava il racconto “Cuore Oscuro”, mi fatto scattare il desiderio di scrivere questa storia, così “melodrammatica”, e me ne ha dato anche il coraggio. Ecco le bellissime parole di Joey e la mia risposta:
Joey : E poi dolcissimo Severus che la culla per ore, me lo immagino, la carezza e le sussurra parole per tranquillizzarla, in effetti chissà lei come era terrorizzata, ma poi basta il suo abbraccio a farla sentire protetta… mmm… mi immagino proprio la scena!
Ida: Credo che potrei scrivere storie per il solo piacere di fartele leggere e commentare: è fantastico vedere come ti sei immaginata, in modo assolutamente perfetto, le scene che io ho scritto, quasi da farmi venire i brividi...
Così, detto e fatto. E anche il titolo della storia era tutto per Joey… solo per i suoi occhi, visto che l’avevo scritta per lei.

Questa storia appartiene della Raccolta “Un cuore oscuro torna alla vita” composta da:
- Cuore Oscuro
- Only for your eyes
- Ritorno alla vita.



Only for your eyes



- Che cosa? - urlò Piton fuori di sé. - Dannazione, Malocchio, perché non mi hai avvertito subito?
- Perché sapevo che saresti stato così pazzo da cercare di andare a salvarla, a ogni costo e contro ogni logica. - rispose secco il vecchio Auror, mentre l’occhio magico spaziava la stanza.
Piton era furioso: Alhyssa, la sua Alhyssa, era nelle mani di Voldemort ormai da due giorni, e nessuno lo aveva avvertito. Si scagliò furioso contro Lupin:
- Tu, tu… mannaro maledetto. Tu lo sapevi, perché… perché…
Piton si accasciò su una poltrona sgangherata, il viso tra le mani.
- Mi dispiace, Severus. – sussurrò debolmente Lupin, appoggiandogli una mano sulla spalla.
Piton si rialzò di scatto:
- Toglimi le mani di dosso!
Lupin si tirò di lato:
- Mi spiace, davvero. Lo sai quanto anche io tengo ad Alhyssa. - ripeté in tono sommesso.
- No, Remus, sei tu che non capisci quanto io tengo a lei! – esclamò, gli occhi che sprizzavano scintille - E ora andrò a riprendermela!
Piton si diresse con passo deciso verso la porta. Lupin non cercò neppure di fermarlo, ma lo seguì silenzioso. Giunto alla porta, Piton si girò di scatto:
- Cosa stai pensando di fare? – chiese rude.
- Vengo con te. – rispose semplicemente Lupin.
Gli occhi di Piton lanciavano fiamme:
- Potevi pensarci prima, Remus: io vado da solo.
Aprì la porta e uscì sbattendola forte alle spalle.
Lupin abbassò lo sguardo: anche lui amava Alhyssa, eppure non era andato a salvarla. Aveva dovuto forzatamente condividere le giuste e obiettive considerazioni di Malocchio: recarsi nel covo di Voldemort era un suicidio e la causa dell’Ordine era più importante, anche della vita di Alhyssa.
E non aveva neppure avvertito Severus, l’unico che non avrebbe sentito ragioni e sarebbe andato lo stesso, anche rischiando di scoprirsi.
Così, ora lui stava andando, anche se era troppo tardi, anche se avrebbe rischiato inutilmente la vita e la copertura di spia.
Però Severus stava andando, da solo.
Lupin scrollò le spalle e rimase a osservare la figura nera che si allontanava nella notte, un macigno a pesargli sul cuore.

* * *



Piton era molto soddisfatto di sé: contro ogni ragionevole probabilità era riuscito ad arrivare al nuovo covo di Voldemort scoprendo che Alhyssa era ancora viva.
Era là, oltre la porta di ferro.
In un attimo superò anche l’ultimo ostacolo e fu all’interno della cella.
Umida, fredda, completamente buia.
Il fagottino rannicchiato a terra nell’angolo era la sua Alhyssa.
Per un lungo istante gli mancò il fiato e il cuore prese a battergli all’impazzata: si muoveva, era viva.
- No… no… basta! Uccidimi e facciamola finita.
La voce era un lamento strascicato: sembrava allo stremo delle forze. Provò una penosa stretta al cuore mentre si avvicinava:
- Sono io, Alhyssa, stai tranquilla, sono venuto a portarti via da qui. – sussurrò dolcemente.
Dopo un attimo d’incertezza e incredulità la ragazza si alzò barcollando:
- Severus… Severus… - singhiozzò, rifugiandosi tra le sue braccia, aggrappandosi disperata.
Severus la strinse per un attimo a sé: le sentiva il cuore battere accelerato, il corpo attraversato da tremiti convulsi.
La sollevò subito tra le braccia sussurrando:
- Va tutto bene, Alhyssa, ci sono qui io adesso. E’ tutto finito… finito.
Uscì rapido dall’orrida cella e percorse a ritroso il cunicolo oscuro, sempre tenendola fra le braccia. Arrivato all’ingresso della prima grotta la depose a terra, vicino a un braciere che emanava una cupa luce sanguigna.
Alhyssa non aveva mai smesso di tremare.
S’inginocchiò a lato e, per la prima volta, riuscì a scorgerle il viso tra i cupi riflessi della fiamma.
Il cuore mancò un colpo: il volto della sua Alhyssa era pesto e sanguinante.
Cosa le avevano fatto?
Nei suoi occhi leggeva un terrore infinito: lo stesso visto negli occhi di Beryll, quindici anni prima.
- Alhyssa - mormorò – Alhyssa! - e la strinse di nuovo, delicato, fra le braccia, incapace di guardare oltre il povero visetto tumefatto.
Adesso era lui che tremava, mentre una rabbia sorda gli montava nel cuore e nella mente. Come avevano osato, come avevano potuto farle del male. Perché, perché Malocchio non lo aveva avvertito subito?
Si obbligò a farla adagiare a terra e si rialzò: doveva trovare al più presto una via di fuga.
- Torno subito, solo un istante.
- No, non lasciarmi sola…ti preg.! – implorò con voce tremante.
Tornò a chinarsi su di lei, sfiorandole delicato il volto, gonfio per le percosse, e le sussurrò dolcemente:
- Torno subito, non aver timore: dobbiamo andarcene da qui al più presto.
Si alzò di nuovo dirigendosi all’uscita della grotta, sempre senza perderla d’occhio un solo istante.
All’improvviso una nuova stretta al cuore: aveva notato che la tunica della maga era stracciata in più punti e sporca di sangue.
La sua rabbia si faceva sempre più incontenibile, ma la via di fuga era libera: doveva approfittarne subito. Le fece segno di raggiungerlo.
Quando la vide alzarsi e trascinarsi verso di lui, zoppicando a fatica, di nuovo il suo cuore saltò un battito.
Tornò indietro di corsa e la sollevò ancora fra le braccia:
- Non puoi camminare in queste condizioni: la strada è lunga e il sole ormai è sorto. Dobbiamo nasconderci da qualche parte e aspettare di nuovo l’oscurità. – mormorò sottovoce, cercando di sorriderle rassicurante.
Mentre la guardava, si sentì morire: era in condizioni pietose. Ancora poche ore e sarebbe stato troppo tardi.

* * *



Erano al sicuro. Almeno fino al momento della fuga vera e propria.
La luce del sole filtrava dalle assi sconnesse e illuminava il pulviscolo che roteava piano nell’aria ferma della catapecchia abbandonata.
Alhyssa era di nuovo tra le sue braccia e gli sorrideva debolmente:
- Non sono riusciti a estorcermi nulla… sai, in nessun modo. - mormorò a fatica, ma con orgoglio.
La guardava, osservava il dolce viso che, giorno per giorno, contro la propria volontà, aveva cominciato ad amare.
C’era ancora il terrore nelle sue iridi, l’orrore del ricordo di ciò che aveva subito. Ma c’era anche tanta fierezza. Era coraggiosa la sua piccola Alhyssa, e forte, molto forte.
Le sorrise con tutta la dolcezza del suo cuore angosciato:
- Non ne ho mai dubitato: so che sei in gamba. Non lavorerei con te, se non fosse così. Lo sai.
- Non dovevi venire e rischiare la tua vita per me.
Severus socchiuse gli occhi per un istante e deglutì a fatica: rischiare la propria vita?
Avrebbe dato qualsiasi cosa per essere stato al posto suo mentre quei maledetti la torturavano.
- Io non ho rischiato nulla: sono solo venuto a riprendermi il mio compagno di lavoro. – disse brusco.
Bene, tutto stava tornando alla normalità: quello sì che era il solito, antipatico Severus. Il viso di Alhyssa si distese in un sorriso e la ferita sul labbro si riaprì.
Severus guardava il sangue uscire adagio, osservava le ferite sul volto della donna amata. E desiderava baciarle piano, delicato, la bocca, e tutti i graffi e i tagli, uno per uno, con infinita tenerezza, con tutto il suo amore.
Invece sospirò silenzioso, quindi passò la mano sul volto tumefatto di Alhyssa, sfiorando con delicata lentezza ogni ferita, un mormorio sonoro sulle labbra. Al suo passaggio la pelle si rimarginava istantaneamente.
- Grazie. – mormorò la giovane Auror.
Severus sorrise appena e le sfiorò ancora una volta il viso, in una tenera e tremante carezza, senza alcuno scopo curativo, questa volta.
Alhyssa lo osservava e non riusciva più a capire cosa stesse accadendo.
Lui continuava a sorriderle e sembrava tremendamente in pena per lei. Ma, soprattutto, non l’aveva ancora sgridata per essersi cacciata nei guai, da sola.
Ecco, questo era davvero strano, molto insolito.
Ora la mano di Severus stava scendendo lenta sul collo di Alhyssa, sulla spalla e lungo il braccio, seguendo lo strappo sulla tunica e sfiorando piano le ferite che scomparivano al lieve tocco.
La maga si mosse appena e Severus notò un altro strappo all’altezza del seno.
Sollevò la stoffa… e inorridì.
Il livido scuro sul seno era inequivocabile: indovinò subito la maledizione che l’aveva provocato, quale intenso dolore Alhyssa aveva dovuto sopportare.
Negli occhi della maga era tornato il terrore.
- Chi è stato? Chi ha osato farti questo? – domandò cupo, il respiro sempre più rapido e i denti che stridevano da quanto li stava stringendo convulso.
- Io… io… - Alhyssa chiuse gli occhi, incapace di reggere il doloroso ricordo - è stato Malfoy. – rivelò in un soffio.
Severus strinse i pugni fino a conficcarsi le unghie nel palmo delle mani.
Poi le aprì piano la tunica sul petto e le appoggiò delicato la mano sul seno.
Chiuse gli occhi e si concentrò, mormorando parole incomprensibili. Alhyssa percepì una sensazione di calore, leggera all’inizio e sempre più intensa: sembrava che Severus riuscisse a farle uscire il dolore dal corpo attirandolo nella propria mano che divenne ben presto bollente, gonfia e livida. Infine, il mago interruppe il contatto e si osservò il palmo e le dita.
Poi chiuse di nuovo gli occhi e scrollò il capo: non era giusto, non era giusto.
Perché proprio Alhyssa, perché? Voldemort gli aveva già portato via Beryll, Alhyssa no… no, a lei non doveva accadere nulla!
- Grazie, Severus. Ma la tua mano…
Le parole della giovane lo riportarono bruscamente alla realtà.
- La mia mano non ha nulla. – soffiò rude, strofinandola contro il fianco. – Invece, io voglio sapere quali altre orribili lesioni nascondi sotto la tunica.
Alhyssa riprese a tremare, e il mago si sentì mancare.
Cos’altro potevano averle fatto?
Sapeva di essere vicino alle lacrime, non ce la faceva più: la sua Alhyssa, la sua adorata Alhyssa!
Seguì con lo sguardo il punto indicato dalla mano tremante: l’inguine.
Sollevò piano la tunica, scoprendole delicato le gambe.
Poi si fermò, all’improvviso.
Alhyssa non indossava biancheria intima e c’era del sangue rappreso, in alto, all’interno della coscia.
Socchiuse gli occhi e si chiese cos’altro avrebbe dovuto scoprire su quel corpo meraviglioso, quale altra oscena violenza. Era una domanda vana: sapeva cosa i Mangiamorte facevano agli Auror, e alle donne in particolare.
La fissò negli occhi, e ancora lo rivide: il terrore di Beryll si confondeva in quello di Alhyssa.
Riprese ad alzare la tunica e notò subito, a lato del pube, le inequivocabili tracce lasciate dal sortilegio di Immobilizzo su quella parte del corpo così delicata. Per lasciare un segno così profondo, per quanto tempo era rimasta bloccata?
- Chi è stato? Perché ha lanciato proprio lì l’incantesimo immobilizzante? Perché così a lungo? – chiese con voce disperatamente roca.
Sapeva fin troppo bene la risposta.
Alhyssa scosse il capo, cercando di scacciare gli agghiaccianti ricordi.
- Chi è stato? Chi? – chiese di nuovo Severus, con una terribile voce cupa.
- Malfoy! – rispose in un soffio sofferto - Mi sono ribellata, preferivo morire piuttosto che… Alhyssa non riuscì a finire la frase: Severus la stava fissando, irrealmente immobile. Non respirava neppure.
- Così mi ha lanciato l’incantesimo e mi ha violentata… più volte in questi giorni. Era appena andato via quando sei arrivato tu. – terminò con un filo di voce.
Appena andato via, appena andato via, appena andato via: Severus ripeteva ossessivo le parole nella mente. Se solo fosse arrivato prima, dannazione, se Malocchio l’avesse avvertito subito.
Alhyssa era lì, abbandonata fra le sue braccia… e singhiozzava.
L’abbracciò piano, con tutta la dolcezza del suo immenso dolore; prese a cullarla teneramente sussurrandole, in una carezzevole nenia:
- E’ tutto finito, è tutto finito. Ora sei qui con me, con me. – sussurrò mentre con le labbra le sfiorava lieve i lunghi capelli e la mano stringeva con infinito amore quella della giovane.
La sua donna, la donna che amava, la sua piccola, adorata Alhyssa!
Grosse lacrime silenziose rotolarono lente lungo la guancia pallida e scarna.
Ti amo, ti amo, ti amo: come vorrei poterlo gridare al mondo intero. Ti amo, ti amo disperatamente e silenziosamente. E continuava a cullarla, mentre la stringeva delicato a sé.
Alhyssa si stava perdendo nell’abbraccio di Severus, così dolce e tenero, così delicato e rispettoso. Sentiva le dita carezzarla con rispettosa dolcezza, stringere le sue mani ancora percorse da un tremito incontrollabile, percepiva il suo respiro leggero tra i capelli, sentiva le labbra sfiorarle la fronte.
Non riusciva a credere che fosse proprio Severus a fare tutto ciò, proprio lui.
Per questo, forse, era ancora più meraviglioso abbandonarsi all’incantevole sensazione di protezione, e d’amore, che emanava dall’incredibile abbraccio.
Amore… amore, era solo un sogno, uno splendido sogno dopo il terribile incubo.
Si strinse più forte a lui. C’era lui a proteggerla: si sarebbe occupato di lei, ed era così dolce, con il viso pallidissimo e rigato dalle lacrime. Per lei.
Ora poteva infine lasciarsi andare: chiuse gli occhi e si rilassò.
Severus percepì che Alhyssa stava infine rilassando il proprio corpo, e il tremito incontrollabile, che per ore non l’aveva mai abbandonata, adagio e progressivamente ebbe fine.
Continuò a tenerla tra le braccia, per un tempo infinito, cullandola con infinita dolcezza.
Era bello sentirla così vicino al proprio corpo, al suo cuore. Non riusciva a staccare le labbra dalla fronte, in quel lieve bacio non dato, ma così desiderato.
Ti amo, Alhyssa, ti amo!
Ma non te lo dirò mai, non posso farlo. Ma non riesco neppure a smettere di amarti.
Alla fine trovò la forza di staccarsi da lei.
- Se vuoi, posso lanciare un Oblivion, - sussurrò tenero, - e tutto svanirà.
Alhyssa lo fissò a lungo.
Severus era un mago straordinario e sembrava capace di qualsiasi cosa. Ma, soprattutto, aveva appena scoperto quanto sapeva essere dolce come uomo. L’Oblivion le avrebbe permesso di dimenticare quanto accaduto in quei due terrificanti giorni, ma avrebbe cancellato anche la dolcezza infinita dell’incredibile abbraccio di Severus.
No, era troppo importante per lei, non poteva perderlo. A costo di dover ricordare anche il resto.
Scosse la testa, silenziosa, e gli sorrise. Il mago ricambiò con un sorriso traboccante d’amore e la strinse di nuovo a sé.
Un sogno, poteva essere solo un sogno. Era tra le braccia di Severus che la stava ancora cullando.
Chiuse gli occhi e assaporò il sogno meraviglioso che la stava adagio riportando alla vita.

Edited by Ida59 - 14/10/2023, 21:58
 
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Questa è la seconda storia della mia prima raccolta.

"Un cuore oscuro torna alla vita"



Il lungo e doloroso percorso che il Cuore Oscuro di Severus Piton deve percorrere per il suo Ritorno alla Vita.
E’ la storia di un uomo che deve riuscire ad accettare ed amare se stesso, nonostante tutte le colpe che sente di avere commesso nel suo passato, prima di poter ammettere di avere ancora il diritto di amare e di essere felice.
Questa è la mia personale visione di Severus Piton, ciò che adoro di questo meraviglioso e profondamente umano personaggio: la sua redenzione ed il suo ritorno alla vita ed alla speranza, grazie all’amore di una donna che sa andare oltre alle barriere che lui ha eretto intorno a sé e che sa leggere fino in fondo nella sua anima, purissima nonostante il suo oscuro passato.


La breve raccolta è composta da tre storie:

Cuore Oscuro (racconto)
Only for your eyes (racconto)
Ritorno alla vita (Storia a capitoli, VM18)


 
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Nel mio programma di revisione delle fic per stamparle in libri (vedi il programma) ho revisionato "Only for your eyes" e ho sostituito il testo nel primo messaggio della discussione, aggiungendo la nuova copertina.

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