Il Calderone di Severus

Posts written by Mitsuki91

view post Posted: 7/11/2023, 17:04 Sabbinar! - Sabba e incontri vari
Ciao Ida! Segnami con riserva (il 10 è il compleanno di un mio amico e non so se vuole approfittare del sabato per uscire), se riesco partecipo volentieri! 🥰
view post Posted: 7/11/2023, 17:03 Pranzi a Milano - Sabba e incontri vari
Come al solito in settimana non riesco, novembre poi ciao, siamo sommersi dai dichiarativi. Sarà per la prossima volta!
view post Posted: 16/10/2023, 07:12 Mitsuki91 - The butterfly effect - Racconti CON pairing: Severus/Altro
CITAZIONE (Lonely_Kate @ 8/10/2023, 17:40) 
Ogni volta che mi imbatto in una tua Severus/Lily Luna mi chiedo come tu riesca a rendere così naturale un legame anagraficamente impossibile.
Forse perché sappiamo che nel mondo magico l’età è relativa e tu lo sottolinei descrivendo un Severus dall’aspetto di un quaranta-cinquantenne Babbano; forse perché Lily Luna ha un temperamento che scalfirebbe anche un muro di cemento e dimostra una pazienza incrollabile nell’’attendere’ che Severus maturi i suoi sentimenti; o forse perché sei bravissima a descrivere il tormento interiore del mago, combattuto come sempre tra la sua ferrea coscienza e il desiderio struggente di avere dalla vita un regalo meraviglioso come una persona da amare e da cui essere amato incondizionatamente.
Nonostante la luce accecante dell’amore sia un ottimo alibi, ho trovato Severus un po’ troppo arrendevole nella prima parte della storia; invece mi è piaciuto molto nell’ultima, quando, come diciamo a Napoli: ”Il polipo si cuoce nel suo brodo” , gli hai lasciato la possibilità di comprendere cosa stava accadendo nel suo cuore senza alcuna pressione esterna (ma con l'unica discreta spintarella di Minerva).

Ciao Kate! Finalmente riesco a risponderti! Sono state settimane di fuoco 🙄
Sono contenta che tu abbia apprezzato la storia e che tu trovi credibili le mie Severus/Lily Luna 😂 Questa era una sfida nella sfida, nel senso che dovevo scrivere una one-shot (e non una long) e che ho voluto non mettere in mezzo viaggi nel tempo ecc ma tornare alle "origini", con proprio le loro età anagrafiche. Capisco la reticenza del trovare Severus un po' troppo arrendevole, ma io l'ho immaginato così, un mix di stanchezza dopo tutta una vita passata a combattere in un ruolo pericolosissimo e pure parte del suo carattere che ha sempre bisogno di una "guida", di qualcuno a cui essere fedele (come si evince dal fatto che è tornato a fare il Preside perché Minerva e Harry gliel'hanno chiesto... Anche a loro non è riuscito a dire di no). Poi Lily Luna ci ha messo del suo! 😂 Nessuno è mai riuscito a tenerle testa, ahah 😂😂😂
Ma sì, alla fine aveva bisogno di cuocere nel suo brodo, così da potersi "arrendere" a Lily con una consapevolezza maggiore.
Grazie mille per la recensione! :3
view post Posted: 7/10/2023, 05:52 Mitsuki91 - The butterfly effect - Racconti CON pairing: Severus/Altro
Ciao Ida! È bello ritrovarti ed è stato bello ritornare sul forum proprio con Severus e Lily Luna 🥰
Io non smetterò mai di amarli 🥰🥰🥰 Sono contentissima che la storia ti sia piaciuta. Ultimamente ne sto scrivendo di più dove hanno la stessa età (con vari viaggi nel tempo di mezzo) ma non è la stessa cosa... Con l'age gap e la maturità di Severus, secondo me, hanno quel brivido in più.
Grazie ancora! :D
Spero di riuscire a scriverne presto altre, ahah 🥰

Ps: mi sono accorta ora che non mi aveva salvato metà formattazione 😱😱😱 dovrei aver sistemato tutto...

Edited by Mitsuki91 - 7/10/2023, 07:33
view post Posted: 21/9/2023, 19:36 Mitsuki91 - The butterfly effect - Racconti CON pairing: Severus/Altro
Ciao a tutti! Rieccomi con un'altra delle mie Severus/Lily Luna 🥰 L'ho scritta questa estate per un'iniziativa di recensioni quando mi sono resa conto che non avevo ancora mai scritto una one-shot sulla mia OTP. Vi avviso che è lunga! Ma ne sono molto soddisfatta.
Fatemi sapere! :D

Data: 16/07/2023
Beta-reader: /
Tipologia: one-shot
Rating: arancione
Genere: introspettivo, sentimentale
Avvertimenti: AU (Severus sopravvive alla guerra)
Personaggi: Severus Piton, Lily Luna Potter
Pairing: Severus/Lily Luna
Epoca: nuova generazione
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.

Riassunto:
"Può qualcosa di così infinitesimale avere un effetto così devastante? Può un battito d'ali di farfalla scatenare un uragano?"

The butterfly effect



Severus era seduto in veranda, un incantesimo raffrescante a prendersi cura delle temperature eccessivamente elevate di quell'estate, sfogliando pigramente un libro che sapeva ormai a memoria.

Non sapeva perché ogni anno si ostinasse a tornarsene in quella casa. Era come se il castello, di cui ormai era preside da tanti, troppi anni, una volta arrivata l'estate sembrasse diventare un labirinto sconosciuto, pronto a soffocarlo fra le sue mura. Forse non aiutava neppure il fatto che tutti gli insegnanti avessero famiglie e amici da cui tornare; vacanze programmate che li vedevano costretti ad allontanarsi per otto settimane tutti gli anni, e Severus... Beh. Per quanto gli studenti lo chiamassero 'vecchio pipistrello solitario' alle sue spalle, Severus odiava restare solo ad Hogwarts. Poteva sembrare un controsenso, ma il castello era troppo vasto e, per questo, gli toglieva il respiro.

Almeno qui, a Spinner's End, le quattro mura che lo circondavano sembravano accarezzarlo. Non proprio casa, nonostante il governo l'avesse pagato decenni fa una lauta somma per il permesso di demolire, cancellando la desolazione del quartiere più povero di Cokenworth, e Severus aveva reinvestito il denaro per innalzare una piccola villetta decisamente più elegante delle vecchie mura di pietre nere e sporche; in questo modo si era venuto a spezzare il legame con gli abusi che aveva subito nell'infanzia, lasciando solo una flebile connessione con i pochi ricordi felici che vi conservava, e che si potevano riassumere nel vialetto polverso e calpestato che da casa sua terminava su un piccolo parco giochi, ora non più abbandonato e rugginoso, ma rimesso a nuovo da un'amministrazione comunale più lungimirante.

Ma comunque...

Sempre un posto migliore costruito su misura per lui. Il posto dove, nonostante tutto, si era creato un piccolo angolino tutto per sé nel mondo: non solo una biblioteca ben fornita che fosse solo sua da cui attingere, in sala, ma anche e soprattutto il piccolo quadratino di giardino in cui Severus aveva amorevolmente piantato nel corso degli anni semi e fiori, che ogni estate sbocciavano, riempiendo di colori il suo paradiso personale. Era per quello che amava così tanto passare del tempo in veranda, leggendo e beandosi delle fragranze frutto del suo duro lavoro alla Babbana.

"Professor Piton?! Preside?!"

L'esclamazione stupita gli fece alzare la testa dal libro. Oltre la sua siepe, leggermente rada quell'anno, stava Lily Luna Potter, l'ultima della progenie del Salvatore del Mondo Magico, appesa alle sbarre metalicche che delimitavano la sua proprietà privata, che lo osservava con i suoi occhi nocciola pieni di stupore.

Severus sbatté le palpebre una volta, preso alla sprovvista.

"... Signorina Potter?"

"Preside! Non sapevo che lei abitasse qui!" rispose Lily, sorridendo a trentadue denti.

Severus inarcò leggermente le sopracciglia.

"Io abito qui da tutta la vita, signorina Potter".

Lei tolse una mano dalla recinzione solo per sbattersela sulla fronte.

"Certo! Mi ero scordata. Ma pensavo che, beh... Che si fosse trasferito, a una certa".

Severus continuò a guardarla impassibile.

"Lils! Ci sei?" si sentì una voce, distante, e Lily si girò verso la fonte del rumore.

"Oh, beh" commentò, tornando a guardarlo e sorridendo "Ora devo andare. Ci vedremo, preside".

Non credo proprio, pensò Severus, ma non riuscì a dire nulla perché la ragazza era scappata via, veloce come era apparsa, lasciandolo confuso.



***




Severus si era tenuto ben alla larga dai due primi Potter che erano arrivati ad Hogwarts. In realtà, si era tenuto ben alla larga da qualsiasi studente. Dopo che l'avevano trovato, alla fine della battaglia finale, miracolosamente ancora vivo... Dopo che l'avevano curato e che Harry Potter in persona era venuto a pregarlo con quei suoi stupidi occhi verdi a riprendere la carica di preside di Hogwarts... Beh, non si dice di no al Salvatore del Mondo Magico.

Severus Piton era rientrato ad Hogwarts, un nome riabilitato come eroe e una cicatrice fresca sul collo e, come un qualsiasi animale ferito, si era ritirato nella solitudine della presidenza, limitando la sua presenza agli incarichi indispensabili come il discorso per accogliere i nuovi studenti al banchetto di inizio anno e quello per decretare il vincitore della Coppa delle Case alla fine. Gli studenti, per metà meravigliati e per metà intimoriti, l'avevano lasciato in pace. Buona parte del corpo docenti l'aveva lasciato in pace, con l'eccezione di Minerva, e con il tempo Severus era riuscito ad ammorbidirsi almeno con loro, ma non aveva mai del tutto colmato le distanze fra lui e i suoi preziosi studenti, che avevano perso rispetto e meraviglia in meno di una generazione e si erano adattati ad una quieta indifferenza. Quindi i due Potter si erano confusi nella folla, e Severus non si sarebbe accorto di loro se non per alcune lamentele ai danni di James Sirius da parte del corpo docenti, che sembrava aver ereditato la personalità dei due soggetti di cui portava il nome, e delle lodi invece rivolte ad Albus - ugh - Severus, che aveva l'animo stranamente tranquillo e studioso, considerando la famiglia da cui proveniva.

Lily Luna Potter era stata diversa. Avrebbe potuto non esserlo, nonostante l'espressione da pulcino smarrito con cui si guardava intorno la sera dello Smistamento, se non fosse che il Cappello aveva riflettuto a lungo calato sui suoi occhi, e alla fine il verdetto era risuonato come un tuono.

"Tassorosso!"

E ancora non sarebbe stato abbastanza, no, se Severus Piton in persona non l'avesse trovata meno di una settimana dopo sulla sommità della Torre di Astronomia, ben oltre il Coprifuoco, ad osservare il cielo notturno mentre si teneva le ginocchia al petto, persa in chissà quali pensieri.

"Signorina Potter" aveva esclamato e la ragazzina era sobbalzata, affrettandosi ad alzarsi in piedi, osservandolo con occhi pieni di timore. Aveva infranto le regole scolastiche in meno di una settimana e questo era un nuovo record, Severus doveva ammetterlo... Ma aveva anche visto una vena di inquietudine nei suoi occhi rivolti al cielo, quindi decise di approfondire.

"Cosa la turba, signorina Potter?"

Non era mai stato bravo con i bambini, Severus, questo lo sapeva. Ma, forse, anni ed anni lontani dall'insegnamento attivo lo avevano ammorbidito.

Vide Lily chinare la testa, afferrandosi la divisa e mordicchiandosi il labbro inferiore. Ora che aveva capito che non sarebbe stata punita per la sua infrazione - non subito, almeno - stava riflettendo. Severus attese, paziente.

"... È che stavo pensando alla Casa in cui sono stata smistata" ammise infine Lily, la voce flebile, arrossendo sulle guance.

"Pensa che in Tassorosso non possa trovarsi bene?" le chiese Severus, studiandola appena.

Lei rialzò lo sguardo verso di lui, guardandolo dritto negli occhi. Era quasi straniante, abituato così com'era al fatto che gli studenti lo evitassero...

"Ho paura che per la mia famiglia non sia abbastanza" ammise candidamente "Cioè, loro non me l'hanno detto in modo chiaro, ma io... Insomma..." Lily tornò a tormentarsi il labbro inferiore, abbassando di nuovo lo sguardo.

"Tassorosso è la casa delle persone leali e degli amici sinceri" le rispose Severus, conciliante per quanto riuscisse ad essere "Sono certa che la sua famiglia sia contenta per lei, signorina Potter".

Lily fece una smorfia.

"Non so" rispose lei "Forse è che ho sentito Jamie dire che a Tassorosso ci vanno solo gli scarti. Uff, persino Serpverde sarebbe andata meglio..."

"Non lo dica".

Il suo tono si era raffreddato e Lily alzò di nuovo lo sguardo verso di lui, leggermente timoroso. Severus si maledisse internamente e strinse le labbra, cercando di recuperare la calma.

"Non mi avrebbe voluto nella sua Casa, preside?" chiese Lily, intensa, sempre senza distogliere lo sguardo da lui. Severus provò l'impulso di farlo al posto suo ma - diamine! - era un adulto, e si trattenne.

"Non è questo" rispose quindi, il tono meno duro "Sono certo che avrebbe fatto del suo meglio ovunque, signorina Potter. E Serpeverde ha buone qualità, come l'ambizione... Ma no, non mi riferivo a quello. Mi riferivo al fatto che Tassorosso non è la Casa degli scarti, qualsiasi cosa vada in giro a dire suo fratello. Tassorosso è la casa della lealtà e, mi creda, ci sono giorni in cui avrei preferito essere Smistato a Tassorosso io stesso, per poter contare sulla lealtà come valore incrollabile".

Forse gli era uscito più amaro di come avrebbe voluto. Non sapeva neppure perché avesse detto quelle cose. Aveva voluto solo tentare di consolare una bambina; di ascoltare, per una volta, invece di tornare alle vecchie abitudini del professore di Pozioni di cui tutti avevano avuto paura, e poi...

E poi era tornato a rivangare vecchie ferite, come ogni volta. Davanti agli occhi grandi e innocenti di Lily Luna Potter, che di sicuro non poteva neppure immaginare...

Lily si portò un indice alla bocca, iniziando a torturare l'unghia con i denti, e riflettendo seriamente sulle sue parole. Sembrava quasi esagerata, quell'espressione così grave su quel viso così giovane.

"... Forse ha ragione, preside" gli disse infine "Mi impegnerò in Tassorosso. Lo prometto!"

"Ottimo, signorina Potter. Allora è il caso di andare a dormire. Venga, la scorto nei corridoi".

Si girò senza aspettare una risposta, ma sentì la ragazzina correre per stargli dietro. Arrivarono dopo alcuni minuti all'ingresso di Tassorosso, e Lily si girò verso di lui un'ultima volta, guardandolo come se fosse in attesa di qualcosa.

Cosa voleva sentirsi dire, quella bambina?

"... Farà bene in Tassorosso, ne sono sicuro" le disse quindi Severus, con una punta di incertezza, e Lily si aprì in un sorriso luminoso.

"Grazie! Buona notte, preside" rispose lei; poi entrò senza aspettare una replica, lasciandolo perplesso ad osservare le botti di Tassorosso per alcuni istanti, prima di riscuotersi e tornare a pattugliare i corridoi del castello.



***




La mattina dopo il suo campanello babbano suonò.

Severus, che si era appena vestito per il giorno, lanciò un'occhiata perplessa all'orologio appeso in cucina: le nove e trenta. Ancora confuso, andò ad aprire la porta, e vide Lily Luna Potter sulla soglia, in attesa con un sorriso smagliante.

"Non mi invita ad entrare, preside?" chiese lei, e Severus, più per un riflesso automatizzato che per altro, si scostò per lasciarla entrare. Chiuse la porta dietro di lei e si girò a guardarla.

Lily si stava osservando in giro, curiosa, bevendo con gli occhi ogni angolo della sua piccola casa: il camino spento di fronte a lei, la libreria ad angolo che correva lungo tutta la parete libera della sala, interrotta solo dalla finestra e dalla sua alcova; dall'altro lato della stanza, diviso da un muretto basso rivestito di granito, la cucina a vista.

"... Solo una poltrona?" chiese Lily, sfiorando con le mani la pelle dello schienale della poltrona davanti al camino "Neanche un piccolo divano?"

"Non intrattengo ospiti, signorina Potter" gli rispose Severus, in automatico.

"Ma la cucina ha un tavolino quadrato con quattro sedie" ribatté Lily, indicandolo.

Severus alzò un sopracciglio.

"Quelle erano incluse nel prezzo" le rispose; poi, dato che Lily continuava a vagare per la stanza, aggiunse "Signorina Potter, ehm... Perché è qui?"

"Ah, già" si riscosse Lily, tornando a guardarlo e sorridendo ancora "Vede, sono in città perché mia cugina Violet mi aveva invitato in discoteca, ieri".

"Violet?"

"Violet Dursely" precisò Lily "La figlia di Dudley Dursely. Ora vive nella vecchia casa degli Evans, lo sapeva? E la fabbrica oltre il fiume è diventata una discoteca babbana da... Qualche anno, penso".

Severus ci mise qualche istante ad assimilare le novità. Della fabbrica trasformata in discoteca lo sapeva: era il motivo per il quale, nonostante la riqualificazione comunale, aveva pochissimi vicini di casa: ciò che lui poteva cancellare con un colpo di bacchetta, rimanendo intoccato dal rimbombo che il locale babbano portava con sé, era diventato un fastidio insopportabile per gli abitanti di Cokeworth... Soprattutto per chi abitava a Spinner's End, dato che la fabbrica si trovava vicina. Doputto, le ex case malmesse del quartiere erano state costruite appositamente per gli operai che ci lavoravano dentro. Severus aveva assistito alla trasformazione della città e delle sue strutture in ogni sua fase: dalla sua infanzia disastrata in cui suo padre, operaio, lavorava nella fabblica ancora attiva, con le ciminiere che avvelenavano tutta la popolazione, allo stato di abbandono a seguito di una delle tante recessioni economiche babbane, alla riqualificazione e trasformazione in discoteca nell'ultimo decennio. Come per casa sua, come per il parco giochi... Cokeworth era cambiata, negli anni. E lui era uno dei pochi rimasti, ormai, fra i diversi flussi di popolazione in entrata e in uscita che avevano rimodellato la cittadina con il tempo.

Quanto alla casa degli Evans ancora abitata, invece... Beh. Non passava spesso da quel lato di Cokeworth.

"È venuta a dirmi come si è divertita in un locale babbano, ieri sera?" chiese quindi Severus, leggermente sarcastico.

Lily ridacchiò.

"Certo che no. Mi offre un the?"

Salazar, la sfacciataggine era proprio un tratto Potter, non vi era alcun dubbio. Borbottando, Severus avanzò verso la cucina, ad armeggiare con il bollitore, e Lily si accomodò su una delle sedie, tranquilla come se far visita al suo vecchio preside solitario fosse un'abitudine consolidata e non la sorpresa di quell'estate.

Severus aspettò che l'acqua bollisse, preparando le tazzine con le foglie del the, e versò il liquido bollente stando ben attento a non scottarsi né a farlo uscire dalle tazze. Si sedette poi di fronte alla ragazza che, sempre sorridendo, aggiunse due zollette di zucchero al suo the.

Severus fece due calcoli mentali. Lily Luna Potter doveva iniziare il suo ultimo anno ad Hogwarts di lì a qualche settimana, che lui sapesse, quindi doveva avere... Diciassette anni.

Era troppo tempo che, per lui, i ragazzi e giovani adulti avevano un'età indescrivibile, che non riusciva a capire solo osservandoli in viso. Sembravano tutti così giovani.

"... Dunque?" chiese infine, non riuscendo più a sopportare il silenzio di quella situazione assurda.

Lily sospirò.

"Beh, innanzitutto sono venuta a ringraziarla" iniziò, guardandolo negli occhi.

"Ringraziarmi?"

"Sono anni che lo voglio fare, ma lei a scuola è inavvicinabile. Si ricorda, al primo anno...?"

"Ah" la interruppe Severus "Sì. Tassorosso?"

Lily allargò il sorriso.

"Esatto, Tassorosso. Alla fine mi ci sono trovata bene; come aveva detto lei, con amici e amiche leali... Non solo mi sono adattata, ma mi piace la mia Casa".

"Sono contento, signorina Potter" rispose Severus, sorseggiando il proprio the. Ringraziò ancora una volta gli incantesimi raffreddanti, perché altrimenti bere del the bollente in piena estate sarebbe stato molto più complicato.

"E poi?" incalzò Severus, perché la ragazza non aveva chiaramente finito.

"Poi..." iniziò lei, scrutandolo intensamente. Aprì la bocca, poi la richiuse, poi la riaprì ancora, come fosse indecisa.

Infine, lasciandogli addosso la sensazione che non fosse quello che voleva veramente dire, Lily parlò.

"Volevo chiederle un favore, preside".

Severus alzò le sopracciglia.

"Sentiamo".

Lily sorrise di nuovo, di un sorriso luminoso e furbo, che gli diede una strana sensazione di inquietudine.

"Potrebbe ospitarmi per le prossime due settimane?"



***




Severus era rimasto letteralmente senza parole.

Lily gli aveva spiegato che avrebbe dovuto passare le prossime due settimane a casa della sua amica e compagna Bonnie MacMillan, ma che loro avevano avuto un'emergenza in famiglia e le due erano state quindi costrette ad annullare la loro vacanza. Harry Potter e Ginny Weasley erano in vacanza in grecia con gli amici di sempre Ronald Weasley ed Hermione Granger. Suo fratello James era partito con la cugina Rose per la Cina; Albus era invece in Italia con Scorpius Malfoy. Altri parenti erano sparsi fra diversi amici e in buona parte all'estero. La stessa Violet Dursely era partita quella mattina. Persino i nonni Weasley erano via, perché figli e nuore avevano fatto una colletta per regalar loro una crociera attorno al mediterraneo per festeggiare l'anniversario di matrimonio.

"... Immagino che lei possa comunque tornare a casa propria. È maggiorenne e non sarà dura sopravvivere due settimane" rispose Severus, ancora allibito dalla sfacciataggine della ragazza, interrompendo la sua lista di lunghe spiegazioni.

Lily lo fissò imbronciando l'espressione, cosa che lo fece sentire a disagio.

"Sono una sua studentessa" gli disse infine "Gli sto chiedendo aiuto con il cuore in mano. Ho paura di stare da sola".

Severus sbatté le palpebre, confuso per l'ennesima volta. Merlino! Da quando in qua un adolescente aveva paura di starsene da solo a casa?! Certo, lui non era stato un esempio lungimirante, ai suoi tempi, ma la maggior parte dei ragazzi con cui era entrato in contatto avrebbero approfittato della casa libera per darsi a party esagerati e cose simili. Ovvio, da quando diceva Lily tutti i suoi amici e famigliari erano irraggiungibili, ma comunque...

Lily allungò una mano verso di lui, afferrando la sua sul tavolo, facendolo sobbalzare leggermente.

Lo stava fissando negli occhi, intensa.

"La prego" gli disse infine "Le prometto che sarò un'ospite impeccabile. Non mi sentirà neppure".

... Salazar. Che accidenti doveva fare di fronte a quello sguardo implorante?

"Se non le scoccia dividere l'unico bagno con il suo vecchio preside" gli uscì, acido. Pensava che l'avrebbe fatta desistere, e invece Lily si aprì in un sorriso meraviglioso e splendente.

"Grande! La ringrazio. Vedrà che non se ne pentirà!"

Lily si era alzata, allegra, ed era corsa su per le scale. Incespicando e imprecando sottovoce Severus le andò dietro, capendo che aveva appena perso la discussione.

Così, senza possibilità di appello, si era appena ritrovato con una ragazzina appena maggiorenne per casa per ben due settimane. Maledizione!

"Qual è la mia camera, preside?" chiese Lily, infilando la testa oltre la porta della prima, che per inciso era la sua.

"... Ho una piccola stanza degli ospiti" sbuffò Severus "L'altra".

Lily lasciò perdere la sua camera da letto e trotterellò felice verso la seconda porta - la terza era stata aperta per prima, mentre Severus incespicava sulle scale, ma era quella del bagno - e la spalancò. Nella stanza era presente solo un piccolo letto a una piazza e, alla sua sinistra, un armadio. A destra c'era la speculare finestra con alcova che era presente anche al piano terra.

"Pensavo che non intrattenesse ospiti, preside" lo prese in giro Lily, osservandolo con un sorrisetto furbo.

Severus arrossì, dandosi dell'idiota.

"Ho dato carta bianca alla ditta Babbana che mi ha costruito casa e me la sono trovata così" le rispose, sempre acido, irritato con se stesso per l'impulso che lo spingeva a doversi giustificare con quella ragazzina "Mi pareva brutto lasciare una stanza vuota. Sono comunque i mobili più economici che l'Ikea poteva offrire".

"Oh, andrà benissimo" iniziò Lily, poggiando la piccola borsa che aveva a tracolla sul letto e armeggiandoci dentro. Quando Severus la vide affondarci fino al gomito si rese conto che doveva avere un Incantesimo Estensivo Irriconoscibile.

Salazar. Aveva già fatto i bagagli prima di presentarsi da lui, non si era aspettata nessun esito diverso alla sua domanda. Per inciso, non era che lui avesse propriamente accettato, ma...

"Spero che lei non sia allergico al pelo del gatto" commentò Lily, tirando fuori dalla borsa un trasportino dove una piccola creatura nera dagli splendenti occhi gialli lo osservava.

Oh, Merlino. Pure questa.

"Signorina Potter, questa casa..."

"... Non è un albergo" concluse per lui la frase Lily, girandosi verso di lui e sorridendo "Mio padre lo dice sempre. È un detto Babbano, vero? Ma, beh, non pretenderà certo che abbandoni la mia Blanche!"

Severus non rispose, troppo colto di sorpresa per riuscire a formulare un pensiero coerente.

Per le mutande di Merlino e per la barba di Salazar, quella Potter era un demonio fatto e finito.

Lily tornò a voltargli le spalle e aprì il trasportino, lasciandolo sul letto. La gatta rimase dentro, ringhiando piano, e Lily affondò di nuovo nella borsa fino a tirar fuori una lettiera, che poggiò in un angolino in camera, e un vassoio con delle ciotole, in cui in una mise dell'acqua e in una dei croccantini.

"Ecco fatto" annunciò infine "Direi che il resto dei bagagli posso disfarlo dopo. Adesso lasciamo in pace la gatta così si abitua, va bene, preside? Usciamo, chiudo la porta così può esplorare e sentirsi al sicuro".

Instupudito, Severus arretrò dalla soglia e fece come gli era stato detto. Lily, dopo aver chiuso amorevolmente la porta, si voltò a sorridergli e infine scese per le scale. Senza altro da poter fare, ancora senza parole, Severus la seguì.

"È da ieri che volevo vedere meglio il suo giardino" disse lei "Posso?"

Aveva già una mano sulla piccola portafinestra che dalla cucina portava alla veranda e al quadratino di giardino che Severus curava amorevolmente ogni anno.

Severus alzò gli occhi al cielo.

"Immagino che possa fare quello che vuole, a questo punto".

Lily rise e uscì, mentre Severus andava in cucina per sistemare le tazze del the nel lavello. Si prese il suo tempo pulendo alla babbana e, alla fine, prendendo a caso un libro dalla biblioteca, uscì per sedersi nel solito posto in veranda.

Lily era seduta con la schiena poggiata al tronco del piccolo acero che Severus aveva piantato quindici anni prima e stava canticchiando leggermente fra sé, gli occhi chiusi rivolti verso i raggi di sole che penetravano fra l'intrico di foglie e rami. Sentendolo arrivare si girò a guardarlo, sorridendo leggera.

"È bello, e colorato" commentò, indicando il giardino con un gesto della mano. Severus grugnì qualcosa in risposta, aprendo il libro.

"Anche le poltroncine in veranda sono due" commentò ancora Lily.

"Erano parte di un set" rispose Severus, sbrigativo "Non doveva essere un'ospite impeccabile?"

Ridacchiando, Lily tornò nella posizione di prima, chiudendo gli occhi e assaporandosi la giornata, senza più dire nulla per non disturbare la sua lettura.

Severus, comunque, non riusciva a capire una parola del libro, perché continuava a sbirciare di sottecchi la ragazza, a volte confuso e perplesso dalla sua presenza volontaria in quel luogo, a volte arrabbiato per come l'aveva costretto ad accettare una situazione inappropriata senza dargli nessuna possibilità di replica. Oh, beh. Avrebbe potuto insistere nel cacciarla via, ma qualcosa gli diceva che non sarebbe stata la mossa giusta.

Come quel giorno di tanti anni fa, quando la Lily bambina aveva alzato lo sguardo verso di lui, in attesa, e lui aveva balbettato la prima cosa che gli era venuta in mente per liberarsi dalla morsa del suo giudizio infantile mascherato da domanda silenziosa.

Ecco. Si sentiva ancora così, di fronte a quella ragazza in divenire. Come se lei lo stesse mettendo alla prova, giudicandolo.

Per cosa, Severus non avrebbe mai saputo dirlo.


***




Il primo pomeriggio insieme Lily, come una coscienziosa ragazza diligente, si era messa a fare i compiti. Severus la osservava, sprofondato sull'unica e ormai consunta poltrona di pelle, mentre lei stava seduta in modo impeccabile su una delle sedie della cucina, il tavolo pieno di libri scolastici, pergamene e inchiostro. Lui non aveva chiesto né fatto commenti, e lei aveva lavorato al suo tema in silenzio.

La sera, dopo cena, si erano dati una buonanotte frettolosa in salotto, prima che Lily salisse le scale coprendosi un enorme sbadiglio con il palmo della mano. Severus era rimasto sveglio a lungo, quella notte, cercando di avvertire la sua presenza nei rumori soffocati della casa, ma senza nessun successo. Il giorno dopo si erano ritrovati al tavolo della colazione e Severus aveva notato le pesanti occhiaie sotto gli occhi nocciola di Lily, ma non aveva commentato. Avevano mangiato quello che lui aveva frettolosamente preparato senza una parola, se non uno stiracchiato buongiorno.

Poi Lily era di nuovo uscita in giardino, a godersi il sole sotto l'acero, e il pomeriggio aveva fatto di nuovo i compiti. Stavolta si stava esercitando su alcuni incantesimi e, dopo oltre mezz'ora in cui Severus si stava sforzando di ignorarla, non ce la fece più e decise di intervenire, con un sospiro.

"Sbaglia l'angolatura del polso" le disse, alzandosi dalla poltrona consunta e andando verso di lei.

Lily si girò a guardarlo, evidentemente frustrata dal suo stesso fallimento.

"Mi faccia vedere" lo implorò, stanca.

Severus le afferrò il polso e glielo riposizionò in modo corretto.

"Provi ora".

Lily pronunciò l'incantesimo, e le farfalle colorate esplosero dalla sua bacchetta. Sorrise, soddisfatta ma anche stanca.

"Mi chiedo solo a che accidenti mi servirà produrre farfalle nella vita reale..." commentò, ripetendo l'incantesimo più volte per imprimersi il movimento corretto nella memoria.

"Non saprei" rispose Severus "Però sono belle. I colori molto vibranti".

"E questo cosa significa?"

"Che ha una personalità parecchio scoppiettante".

Lily lo guardò per un istante, perplessa, mentre le farfalle continuavano a svolazzare fra loro.

"... Questo non c'era scritto nel libro di Incantesimi. In effetti, c'era scritto solo che avrebbero dovuto apparire delle farfalle, nulla sul loro aspetto o colore".

"Oh, sono sottigliezze che si possono approfondire solo con una mente molto curiosa" rispose Severus, accennando un sorrisetto.

"Mi sta dando della stupida?"

Non sembrava offesa, Lily, solo sorpresa.

"Dico solo che la maggior parte degli studenti non va mai oltre quello che c'è scritto sul libro di testo obbligatorio. Imparano a memoria senza farsi domande".

Lily aggrottò le sopracciglia, riflettendo.

"Immagino lei abbia ragione" disse infine "È per questo che odiava insegnare?"

Severus ghignò.

"Non ho mai amato particolarmente l'ignoranza, intesa come mancanza di curiosità. Non sapere qualcosa va bene, ma non domandarsi neanche come risolvere le proprie lacune finché qualcuno non ti imbocca, o perché una cosa funzioni in un determinato modo... Beh, insegnare non faceva per me. Preferisco essere preside e lasciare l'onore a chi si sente davvero portato".

Lily sorrise.

"Insegnerebbe a me, se glielo chiedessi? Le prometto che non mi farò mancare, ah, la curiosità".

Severus inarcò un sorpacciglio.

"E cosa dovrei insegnarle, in due settimane?"

Lily scrollò le spalle.

"Beh, già con questo incantesimo qualcosa di nuovo l'ho imparata. Mi aiuti a fare i compiti, magari salta fuori qualcos'altro. Prometto che non mi arrabbierò se mi insulta".

Severus non riuscì ad evitare che uno sbuffo di risata uscisse dalle sue labbra, e scosse la testa, incredulo.

"Se ne pentirà".

"Mi metta alla prova".

Lily lo stava fissando con decisione. Gli ricordava quasi lo sguardo di suo padre quando lo sfidava, da ragazzo, facendogli perdere la già poca pazienza che aveva... Solo che in Lily mancava la sottile vena d'odio e di disgusto che animavano Harry Potter e che gli rendevano così insopportabile la sua vista.

Severus ghignò di nuovo. Perché privarsi del piacere di umiliare per un'ultima volta un Potter? Dopotutto, non è che avesse di meglio da fare.

"Perfetto, signorina Potter. Però non si venga a lamentare, poi".

Così iniziò ad aiutarla con i compiti delle vacanze.



***




Erano passati altri due giorni.

Due giorni di occhiaie sempre più scure sul volto di Lily e, Severus doveva ammetterlo, anche sul suo. Due giorni di studio selvaggio, dove sì, aveva colto Lily impreparata su alcune materie, ma, lo capì presto, la maggior parte del suo scarso impegno era dato dall'evidente noia che le trasmettevano i professori. Lasciata a se stessa, senza alcun tirmore di porre le domande, e anzi stimolata a cercare ogni minimo dubbio e incongruenza in ciò che aveva incontrato studiando, Lily dimostrava un'intelligenza vivace e dei punti di vista originali. Due volte l'aveva persino lasciato spiazzato e senza parole, incapace di rispondere; cosa che Severus aveva abilmente mascherato dietro qualche battuta sprezzante. Lily, di solito seria e attenta mentre studiavano, in quelle due occasioni si era lasciata andare a un sorriseto furbo che aveva avuto il potere di irritarlo.

Era come se lei riuscisse a leggere oltre i suoi modi bruschi e impeccabili, ascoltando anche i non detti. La sua perspicacia lo agitava, in un certo qual modo, e Severus, nonostante gli innumerevoli anni di esperienza a scuola, era quello che si sentiva sotto esame.

La sentiva, Lily era ancora in attesa di una risposta a qualcosa, una domanda che lui non riusciva a identificare.

Il terzo giorno Severus, dopo cena e dopo aver studiato ancora il veranda con Lily, protetti entrambi da qualche blando incantesimo respingi babbani e un Muffliato per evitare che qualche improbabile curioso venisse ad appendersi alla recinzione del suo giardino come aveva fatto la ragazza all'inizio di tutta quella storia, rientrò in casa per ritrovarsi espropriato dalla propria poltrona. Blanche, la gatta a pelo lungo e totalmente nera di Lily aveva deciso di appallottolarsi proprio lì, ronfando della grossa, indifferente al suo fastidio.

Lily apparve alle sue spalle, con un sorrisetto ironico.

"Le conveniva comprare un divano, preside" lo prese in giro "Beh, almeno Blanche ha iniziato ad essere a suo agio".

Severus alzò gli occhi al cielo e si diresse verso la poltrona, spostando di malagrazia la gatta, assicurandosi comunque di non farle male. Non esisteva che un animaletto domestico dettasse legge in casa sua... Dove erano finiti? Dov'era il buonsenso?

Blanche, trovatasi di nuovo sveglia e in piedi sul pavimento, gli lanciò un'occhiata sprezzante; poi, in barba a quello che era appena successo, decise di ribadire la sua superiorità felina saltandogli in braccio e usando le sue stesse gambe come cuscino.

Severus rimase a fissarla sbigottito, e sentì Lily scoppiare a ridere, incapace di trattenersi. Si sentì arrossire, irritato.

Lily prese uno dei suoi volumi dalla libreria e si sdraiò a pancia in giù in terra, spiaggiata sulle assi del parquet, aprendo il libro e osservandolo dal basso verso l'alto.

"Beh?!" esclamò infine Severus, irritato "E questo che significa?" chiese, indicando con un vago gesto sia la gatta che lei.

Lily sorrise.

"A quanto pare lei sta simpatico a Blanche... Cosa che non è scontata. Quanto a me, mi adatto ad una vita senza divano. Ho intenzione di farle compagnia, questa sera... Una compagnia silenziosa, non si preoccupi".

Severus sbuffò e alzò gli occhi al cielo.

Rimasero entrambi in salotto, ostinati, fino a che il sole non tramontò del tutto nel cielo, lasciando il posto ad una notte scura trapuntata di stelle. Fu solo allora che Lily si rialzò in piedi, stiracchiandosi, e richiamò la gatta all ordine.

"Vieni, Blanche, andiamo a nanna. Preside... Buonanotte".

Severus borbottò qualcosa in risposta, osservandole salire le scale. Quella dannata gatta le era andata dietro docilmente, obbedendo al suo comando.

Severus aspettò ancora qualche tempo, per essere certo che Lily avesse finito la sua routine serale, poi salì per andare in bagno e mettersi il pigiama - una semplice maglietta lisa e un paio di pantaloncini, dato il caldo infernale - e infilarsi sotto le lenzuola. La finestra era spalancata, invitando la delicata brezza notturna ad entrate. Severus prese il libro che aveva abbandonato sul comodino e si mise a leggere, arreso a quell'ennesima notte insonne, perché sembrava incapace di rilassarsi e tendeva le sue orecchie fino allo spasimo, cercando di identificare la presenza di Lily in casa... Chiedendosi cosa facesse, di notte, al posto di dormire, visto le occhiaie sempre più scavate.

Incapace di identificare quella sensazione di turbamento leggero che accompagnava le sue sere, e la consapevolezza che Lily Luna Potter era da qualche parte nella sua stessa casa.

Poi qualcosa cambiò, quella notte.

Lily, gli occhi gonfi di sonno, aprì la porta della sua camera da letto. Severus la fissò per alcuni istanti, incerto e sorpreso, non sapendo bene come reagire. Lily indossava una corta camicetta da notte a fiori che le lasciava scoperte le lunghe gambe - Severus si sforzò di guardarla in faccia, dandosi dell'idiota - e sembrava implorante.

Senza una parola la ragazza scivolò verso di lui, scostando il lenzuolo e infilandosi nel suo letto.

"... Cosa sta facendo?!" esclamò infine Severus, ritrovando l'uso della parola, leggermente isterico.

Lily si limitò a guardarlo dal basso verso l'altro. Si era raggomitolata il più lontano possibile da lui.

"... Lei non russa, preside" rispose infine, la voce leggermente impastata dal sonno "Mi fa impazzire. Io non riesco a dormire, da sola. La prego, non mi cacci via..."

"Questo è... Totalmente inappropriato... Inaccettabile..." Severus stava digrignando i denti, mentre la rabbia cresceva a ondate. Lily allungò una mano verso di lui ma ci ripensò a metà strada, riportandosela al petto.

"La prego, sono tre giorni che non dormo... Io non riesco... Farò la brava, la prego..."

"Signorina Potter..."

"A casa papà russa... A scuola le mie compagne sono nella mia stessa stanza... Qui non riesco a sentire il rumore del suo respiro, la prego... Non se ne vada, mi lasci dormire... La prego... Farò la brava... La prego..."

Le parole di Lily si stavano confondendo, mentre il sonno la reclamava. Prima di poter concludere la propria preghiera era già scivolata via, nel mondo dei sogni.

La rabbia di Severus si spense alle sue parole.

'Non riesco a sentire il rumore del suo respiro'.

Non era la stessa cosa che aveva tormentato lui sin dalla prima notte? Quel tendersi delle orecchie, quell'agitazione leggera, il nodo allo stomaco. Ascoltare i rumori della casa, i rumori della notte, e sentire solo la corrente elettrica che manteneva in vita il figorifero babbano e il leggero frinire del grilli fuori dalla finestra.

Nessuna traccia di lei. Nessuna certezza che lei non fosse altro che il declino di una mente senile.

Ma perché lei? Perché Lily Luna Potter, fra tutti?


Poi Severus apriva gli occhi ogni mattina, e scendeva per prepararsi una tazza enorme di caffè, combattendo l'istinto di sbirciare nella sua camera da letto, e si tranquillizzava solo quando la sentiva svegliarsi, i suoi passi che echeggiavano sul pavimento, sulla sua testa. Il rumore dell'acqua aperta, che scorreva nelle tubature. La seguiva con la mente, avanti e indietro, ancora incerto sul fatto che fosse reale e non il delirio di un vecchio, finché lei non spuntava dalle scale, un sorriso leggero sulle labbra mentre gli augurava il buongiorno e i cerchi viola ogni più scavati attorno ai suoi occhi.

'La prego... Farò la brava...'

Ma brava in che senso?


Severus sospirò, chiudendo il libro e poggiandolo sul comodino e spegnendo l'abat-jour. Si fece scivolare nel letto, sdraiandosi del tutto, non più con la schiena sulla testiera per poter leggere.

Chiuse gli occhi.

Oltre ai grilli, oltre la corrente elettrica, Lily respirava leggera accanto a lui. Così vicina che avrebbe potuto rischiare di toccarla con un solo movimento sbagliato.

La sentiva, Severus. Non era più il tormento di una mente senile; non era più un fantasma annidato nel dormiveglia.

Il rumore del suo respiro.

Senza rendersene conto, Severus scivolò in un sonno senza sogni; in quell'agognato oblio che gli consentì di riposare davvero per la prima volta in giorni, settimane, mesi...

Anni.


***





Si svegliò da solo nel letto, stranamente riposato. Lui, Severus, che da anni si era abituato a dormire poco e niente, si sentiva in forma smagliante.

Non era solo in casa, nonostante fosse solo nel letto. Sentiva Lily muoversi sotto di lui, canticchiando spensierata mentre spadellava in cucina, e un invitante profumino contribuì al suo lento risveglio dei sensi.

Severus si alzò, andò in bagno, si vestì e scese infine le scale, senza che fosse riuscito a darsi una risposta agli innumerevoli quesiti che gli riempivano la mente.

Lily si girò verso di lui con un sorriso smagliante.

"Severus! Buongiorno!"

Severus, che stava per sedersi al piccolo tavolino della cucina, inarcò un sopracciglio. Lily gli agitò contro un mestolo.

"Direi che dopo aver passato la notte insieme possiamo abbandonare le formalità, giusto? Mi chiami Lily, io la chiamerò Severus".

Severus quasi si strozzò con la propria saliva.

"Noi non abbiamo..." iniziò, stizzito, ma Lily lo interruppe, ghignando sarcastica.

"Oh, lo so, non abbiamo fatto sesso. Mi rendo conto di aver usato un'espressione equivoca. Ma è altrettanto inequivocabile il fatto che abbiamo dormito insieme, e devo dire che è stata la dormita migliore da settimane".

Severus si sentì avvampare e si sedette, strisciando con forza la sedia sul pavimento, irritato. Quella ragazzina lo stava prendendo in giro e, ci avrebbe scommesso qualsiasi cosa, si divertiva pure. Lo faceva imbestialire.

"Quello che è successo è stato estremamente inappropriato e non si dovrà ripetere e..."

Lily lo interruppe servendogli uova e salsiccia sul piatto. Si era avvicinata a lui per farlo e Severus si scostò leggermente, a disagio. Lily mise la colazione anche nel proprio piatto prima di riabbandonare la padella vuota sui fornelli e sedersi, allegra.

"Oh, non lo farai, Severus".

"Cosa?!"

"Impedirmi di tornare nel tuo letto" rispose Lily, con tutta la noncuranza possibile, addentando del pane tostato.

Severus si limitò a guardarla a bocca aperta, troppo scioccato per essere ancora arrabbiato.

"... Si rende conto...?" iniziò poi Severus, ma Lily lo interruppe di nuovo.

"Ti ho detto di darmi del tu, Severus. Io sono Lily, okay?"

Severus scosse la testa, cercando di riprendere il controllo della situazione. Quella ragazza era impossibile.

"E sentiamo, perché credi di poter dettare legge a casa mia?" le chiese, calcando sull'utilizzo del tu.

Lily sorrise, furba, una scintilla di diverimento ad illuminarle gli occhi nocciola.

"Perché nessun uomo è mai riuscito a dirmi di no, finora. Non ci riesce mio padre, non ci riescono i miei fratelli, non ci riescono i miei compagni. Non crederai certo di essere diverso da loro, Severus. Dopotutto, neanche tu ci sei riuscito".

Di nuovo un'altra pausa incredula. Salazar, la cosa inquietante era che aveva ragione.

"... Rimangio tutto, saresti stata benissimo a Serpeverde, Potter" le rispose, acido.

Lily soffocò una risatina, addentando poi una salsiccia.

"Lo prendo come un complimento" commentò infine lei "Se devo essere sincera, il Cappello ha vagliato la possibilità. Anche per Grifondoro. L'unica casa in cui non sarei stata a mio agio era Corvonero, a detta sua. Mi ha chiesto se avessi una scelta, ma io non volevo influenzare la sua decisione, e così gli ho chiesto di scegliere solo la migliore Casa per me".

"E questa è risultata essere Tassorosso. Incredibile" rispose di nuovo Severus, pesantemente sarcastico.

"Tu mi hai detto che la lealtà era il cuore di Tassorosso" gli ricordò Lily, sorridendo leggera. Sembrava esserci una punta di mistero nel suo sguardo - un accenno di cose non dette, che gli diedero un brivido lungo la schiena - "E io sono leale, Severus".

A cosa, o a chi?, avrebbe voluto chiederle, e invece si limitò a fissarla in silenzio, riflettendo.

Non trovò alcuna risposta. Onestamente, aveva quasi paura di trovarne una, e decise di lasciar perdere e di finire la propria colazione.

"... Grazie" commentò Severus infine, quando lei si alzò a sparecchiare e gli sfilò il piatto ormai pulito da sotto il naso.

Lily sorrise, e un'altro nodo di turbamento gli chiuse lo stomaco.

"Tu cucini sempre per me, Severus. Ho pensato solo di ricambiare il favore".

Non c'era nulla da rispondere a quell'affermazione, quindi Severus non lo fece, limitandosi ad alzarsi e a passare lo straccio sul tavolo, per pulirlo dalle briciole.

"Cosa devi studiare oggi?" le chiese infine, mettendosi accanto a lei sul lavello con una pezza in mano, prendendo i piatti che Lily lavava per asciugarli.

"Trasfigurazione" rispose lei, passandogli una tazzina pulita in mano. Le loro dita si sfiorarono per un istante, quasi per caso.

"Trasfiugurazione umana, giusto?"

Parlarono di compiti, preparando un piano di studi mentre finivano di sistemare la cucina; poi si spostarono in salotto, pronti alla pratica. Lily era brava in Trasfigurazione, ma la sua mente iperattiva tendeva a distrarsi; lei non riusciva a rimanere concentrata il tempo necessario per sostenere una Trasfigurazione così complessa. Severus si trovò a insegnarle alcuni esercizi Occlumantici di base, poiché aveva sperimentato nel corso del tempo che il rigore mentale che serviva per schermare la mente era utile anche in modo trasversale, e non solo per proteggersi dalla Legilmanzia.

Passarono quindi la giornata in modo piuttosto intenso, che lasciò Lily esausta e irritabile. Cenarono alla svelta e con un'insalata leggera, poi Lily gli augurò la buonanotte e salì in camera, tallonata come sempre dalla gatta Blanche.

Severus si attardò in salotto per una buona mezz'ora, sfogliando senza riuscire a leggere davvero un libro di teorie sulla magia senza bacchetta.

Infine, non riuscendo più a sopportare la tensione dell'incertezza, salì le scale e si preparò per la notte. Fu quasi con sollievo che accolse la porta socchiusa da Lily, l'apparizione della ragazza sulla sua soglia. Questa volta i suoi occhi non erano gonfi di sonno e, per alcuni istanti, i due si fissarono impassibili.

Infine Lily scivolò verso il suo letto, scostando le lenzuola e raggomitolandosi nel suo angolino, il più lontano possibile da lui.

Severus si limitò a guardarla mentre compiva le sue manovre, arreso.

Valeva davvero la pena combatterla?

Dopotutto, anche lui la sera prima aveva dormito bene. Meglio di come non dormisse da anni a quella parte.

Bastava davvero la presenza di un'altra persona accanto a sé? Il rumore del suo respiro, che lo cullava nell'incoscienza del dormiveglia, mostrandogli la via verso l'oblio?

Senza una parola, quindi, senza un commento... Severus si fece scivolare si nuovo nel letto, sdraiato vicino a Lily Luna Potter, le mani incrociate sul suo ventre, gli occhi puntati verso il soffitto.

"... Buonanotte, Severus" sussurrò Lily, la voce già a metà strada verso il mondo onirico.

"Notte, Lily" rispose, quasi in automatico.

Avvertì lo sbuffo di una risata compiaciuta - lo sapeva, era perché l'aveva finalmente chiamata per nome - ma lei era già lontana, persa nel sonno.

Lily.

Un sapore così lontano; straniante, da avere di nuovo sulle labbra.

Nulla di quella ragazzina gli ricordava la sua migliore amica; nulla di lei suggeriva Evans, perché Lily era tutta una Potter nell'anima, con un'apparenza fisica prettamente Weasley.

Eppure...

Eppure Lily sembrava un nome così appropriato, per lei.

O forse erano i deliri di una mente che stava scivolando verso l'oblio.

Non si diede risposta, perché il buio lo avvolse pochi istanti dopo.



***




"Oggi andremo al mare, Severus" lo accolse Lily quella mattina, sempre spadellando, sempre con un sorriso smagliante sulle labbra.

Severus inarcò un sopracciglio.

"E questo chi l'ha deciso?" chiese, ironico, ma dentro di sé era già pronto ad accettare l'ennesima sconfitta.

"Io, ovviamente" rispose difatti Lily, servendogli la colazione come il giorno prima "Ieri mi hai Schiantato il cervello a furia di lezioni sull'Occlumanzia, quindi oggi ho bisogno di staccare".

Severus sospirò.

"... È inutile protestare dicendoti che non ho neppure un costume da bagno, vero? Cosa che per inciso corrisponde alla realtà..."

"Per me possiamo pure cercare una spiaggia nudista" rispose Lily, seria, facendolo soffocare con il suo toast. Lily gli diede qualche pacca sulla schiena, cercando di rimediare al disastro che le sue parole avevano causato, e sorrise, divertita.

"... Ma ovviamente presumo solo che questo significhi fare prima una fermata in un centro commerciale o una cosa del genere" aggiunse, quando Severus ebbe ripreso a respirare correttamente.

Demonio. Quella ragazza era un demonio fatto e finito.

Severus scosse la testa, cercando di liberarsi dalla serie di immagini che Lily aveva scatenato nella sua mente. Non bastava la sua camicia da notte inguinale, no, ora pure... Chiuse gli occhi, inspirando lentamente.

Salazar, era troppo vecchio per certe cose. E Lily era ancora una sua studentessa.

Severus era stato tante cose nella sua vita: Mangiamorte, traditore, spia, assassino, eroe... Vecchio pervertito ancora gli mancava. E non ci teneva ad aggiungerlo all'elenco.

Per le mutande di Merlino.

Dopo colazione, quindi, ormai arreso al fato che sembrava prendersi gioco di lui, Severus si Smaterializzò con Lily in una cittadina anonima e Babbana lungo la costa. Avevano scelto ad occhi chiusi puntando la bacchetta su una vecchia cartina del Regno Unito che avevano fatto Apparire con un incantesimo, e Severus aveva guidato la Smaterializzazione congiunta dopo una breve visita di Lily al piano superiore, dove lei era andata per cambiarsi e preparare la borsa per il mare. Si era ripresentata indossando un corto vestitino giallo, da cui emergevano i laccetti di un costume azzurro. Severus non fece commenti e si limitò a guardarla in faccia.

Dannate battute nudiste e dannata ragazza.

Il paesino babbano era dotato di una via commerciale acciottolata, che presumibilmente la sera si trasformava in una strada pedonale a uso e consumo per turisti. Lily lo trascinò dentro uno dei negozi che vendevano vestiti, obbligandolo a scegliere un costume e a provarlo. Incredibilmente a disagio Severus comprò il più largo paio di pantaloncini neri, sperando che nascondessero almeno in parte le sue forme sgraziate e la sua magrezza. Comprò anche una maglietta dello stesso colore, che indossò subito e che giurò di non togliersi per nessun motivo. Già poteva far poco per le braccia magre e pallide che emergevano dalle maniche corte e dai polpacci che il costume lasciava scoperti; di certo non ci teneva particolarmente a mostrare il petto magro e le costole ad una spiaggia piena di Babbani.

A Lily. Non voleva farsi vedere da Lily.

Contrariato e di malumore Severus la seguì lungo il sentiero che portava alla spiaggia, non riuscendo a farsi contagiare dalla sua allegria. Nonostante il paesino fosse piccolo era presente un minuscolo lido, e Lily lo obbligò ad affittare un ombrellone e due sdraio per la giornata. Severus si limitò a pagare senza una parola, perché era inutile discutere con lei.

Osservò Lily stendere due teli mare con precisione sulle sdraio in riva al mare, poi distolse rispettosamente lo sguardo mentre lei si spogliava.

"Severus? Mi spalmi la crema sulla schiena?"

... Ovviamente. Era stato un idiota a credere che Lily potesse lasciarlo in pace.

Con un sospiro di rassegnazione prese bruscamente la crema da sole che la ragazza gli stava porgendo, sforzandosi in tutti i modi di non guardare. Quando Lily girò la schiena verso di lui, però, scostandosi i lunghi capelli per consentirgli di adempiere al suo compito, Severus non riuscì a farne a meno.

La pelle di Lily era pallida e cosparsa di minuscole lentiggini. I suoi fianchi si allargavano, morbidi, mostrando due fossette sull fondo della schiena che lo fecero arrossire.

Severus cercò di non essere troppo brusco mentre le spalmava la crema, sfiorandola solo con la punta delle dita e toccandola il meno possibile, veloce.

"Grazie" esclamò infine Lily, voltandosi di nuovo verso di lui, con un sorriso smagliante "Posso ricambiare?"

"Non mi toglierò la maglietta, Potter" rispose Severus, acido, sedendosi su una delle sdraio. Lily incurvò le labbra in un piccolo broncio.

"Non ti avevo detto di chiamarmi Lily?" gli chiese, riprendendo la crema solare e iniziando a spalmarsela nel resto del corpo

Severus sbuffò e alzò gli occhi al cielo.

"Beh, comunque ti consiglio di mettere lo stesso la protezione" aggiunse Lily, irritata, poggiando la bottiglietta di crema solare accanto a lui sullo sdraio con un po' troppa forza "E ora vado a buttarmi in mare. A dopo".

Lily non aspettò la sua risposta e si tolse i sandaletti sfilandoseli con i piedi, correndo poi verso le onde. Aveva raccolto i capelli lunghi in uno chignon frettoloso sulla testa, per non bagnarli, e Severus poté quindi ammirare ancora una volta la sua schiena e le sue lunghe gambe magre.

Distolse lo sguardo, imbarazzato, limitandosi ad ascoltare i suoi urletti eccitati mentre entrava di corsa nell'acqua fredda. Tornò a guardarla solo quando la sua faccia fu l'unica cosa visibile, oltre la superficie del mare.

Dopo circa mezz'ora di salti fra le onde Lily decise di rivolgere la propria attenzione di nuovo a lui.

"Severus! Vieni in acqua, si sta da dio!"

Severus distolse lo sguardo da lei, pensando ingenuamente che bastasse questo a farla desistere dal suo proposito malsano. Si sbagliava, ovviamente.

Se la ritrovò, tutta gocciolante e che batteva i denti, di fronte allo sdraio che aveva occupato.

"Lily..." cercò di protestare, ma lei gli aveva già afferrato le mani.

"Lo sai che è inutile cercare di dirmi di no" tagliò corto Lily, sorridendo nel sentire il suo nome.

Lo alzò in piedi e Severus, come sempre, si arrese dietro le sue richieste.

L'acqua era gelida. Lily stava camminando all'indietro, trascinandolo sempre più avanti nel mare. Severus si fermava, puntando i piedi e contorcendo la faccia in smorfie infastidite, imprecando contro la temperature dell'acqua.

Lily rideva.

"Andiamo, Severus, prima ti butti prima ti abitui".

"Si è bagnata la maglietta e ogni volta che le onde me la tirano addosso è una tortura" imprecò Severus fra i denti. Era entrato in acqua quasi fino a fianchi, ma un'onda poco clemente prima l'aveva investito, nonostante lo scudo del corpo di Lily, lasciandolo a boccheggiare e a rabbrividire contro il gelo della temperatura dell'acqua.

"Beh, puoi sempre togliertela" rispose Lily, sorridendo e facendogli un occhiolino, cosa che lo fece arrossire di vergogna e che non lo aiutò.

"No" rispose Severus, mentre Lily lo tirava ancora di un centimetro più avanti.

"Peccato" sospirò Lily "Ero proprio curiosa di vederti mezzo nudo, Severus..."

"Signorina Potter!" esclamò Severus, stizzito "Questo è molto più che inappropriato!"

Lily rise di nuovo, facendolo avanzare nel mare e strappandogli un'altra imprecazione.

"Scherzavo, vecchio pipistrello solitario" gli rispose, facendogli una linguaccia e usando in modo così casuale l'insulto che gli studenti mormoravano alle sue spalle. Era per fargliela pagare per averle dato di nuovo del lei, Severus ne era certo, ma le temperature ghiacciate dell'acqua gli rendevano difficile mettere insieme una risposta pungente.

Lily sospirò ancora.

"Così non ci siamo" disse infine "Sei peggio di Blanche quando devo pettinarla e lei cerca di scappare tirando fuori le unghie e i denti".

Severus pensò che fosse ingiusta, ora. Era avanzato di qualche altro centimetro in acqua, e ora tutto il costume era sommerso.

Lily inclinó la testa, studiandolo.

"Metodo Potter? Metodo Potter" sussurrò infine e, prima che Severus potesse reagire, gli aveva già lasciato andare le mani e gli si era lanciata addosso a piena potenza, facendolo cadere all'indietro. Il gelo dell'acqua gli tolse il respiro mentre Severus affondava, e sentiva Lily che gli si era avvinghiata addosso, intrappolandolo. La sensazione durò solo alcuni secondi, però, perché Lily lo lasciò andare non appena si fu assicurata che lui fosse totalmente sott'acqua, spostandosi da lui e anzi cercando il suo viso con le mani per riportarlo in superficie, consentendogli di respirare. Severus tossì per diversi secondi, il naso che bruciava, e quando si fu ricomposto vide che Lily era a pochi centimetri dal suo viso e lo osservava preoccupata.

"Tutto bene? Non volevo soffocarti davvero..."

Le sue mani erano chiuse dietro la sua nuca. I loro corpi non si toccavano, se non per quel piccolo contatto, ma la vicinanza bastava per accendere tutti campanelli d'allarme nella mente di Severus, che per il momento stava ancora annaspando, in cerca di ossigeno.

"Se fossimo a scuola questo le costerebbe l'intero anno in punizione" disse infine Severus, la voce leggermente roca.

Lily esplose in uno dei suoi soliti sorrisi scintillanti.

"Che fortuna che non siamo a scuola!" esclamò, contenta, lasciandolo - finalmente - andare.

"Non è detto che io a settembre non decida di..."

"E ha intenzione di spiegare a tutti come mi sono meritata la mia punizione?" lo interruppe Lily, sorridendo furba.

Severus borbottò qualcosa e distolse lo sguardo da lei.

"Tranquillo, Severus. So mantenere un segreto" aggiunse lei.

Severus rialzò di scatto lo sguardo verso di lei. Lily aveva una luce strana nello sguardo.

Quel senso di attesa, il giudizio dietro l'angolo.

Cosa voleva sentirsi dire, Lily?


Un'onda lo salvò, sommergendoli per un breve istante. Lily riemerse ridendo, e il momento in sospeso fra loro passò. Cercò di coinvolgerlo nel gioco di saltare le onde, ma Severus si limitò a stare immerso in acqua accanto a lei, placido, seguendo il moto delle onde solo quel tanto che bastava per non farsi soffocare da esse e osservando lei che si divertiva.

Pensava. A tutto e a niente.

Allo sguardo misterioso di Lily, alle cose non dette.

Lily rimase in acqua un'altra mezz'ora; poi, nel momento di uscire, cercò di nuovo una delle sue mani e lo trascinò con sé. Il sole creava giochi di luce scintillanti sulla sua pelle pallida e bagnata, che Severus non riusciva a fare a meno di osservare.

Si sdraiarono per un po', facendosi asciugare dal sole, prima che Lily lo obbligasse a comprare dei toast al bar della spiaggia per poter pranzare.

Rimasero al mare anche tutto il pomeriggio. Lily cercò di convincerlo a un altro bagno ma Severus fu irremovibile, e si limitò ad osservarla da lontano, seduto sul suo sdraio e con le braccia incrociate davanti al petto.

Tornarono a casa, finalmente, verso le sette di sera, dopo aver sbaraccato tutto e aver trovato un angolino discreto da cui Smaterializzarsi.

"Spero che non ti aspetterai altre gite" le disse Severus, acido, lasciandola andare non appena atterrarono nel suo piccolo salotto.

Lily gli sorrise, conciliante.

"No, Severus, non ti preoccupare. Anzi, ti ringrazio per aver soddisfatto questo mio capriccio. Ora vado a farmi una doccia, per togliermi la salsedine di dosso".

Severus era rimasto stupito dalla sua ammissione di capriccio, ma si limitò a borbottare qualcosa, contrariato.

Si diedero poi il cambio in bagno, con la doccia, e quando Severus uscì, di nuovo vestito e sentendosi un po' più se stesso e a suo agio, trovò Lily a spadellare in cucina.

Severus si sedette al suo solito posto al tavolo, e Lily gli servì del pasticcio di carne.

"Grazie" gli disse ancora Lily, e lui stavolta prese atto della cosa con un cenno del capo.

"Grazie a te della cena".

Mangiarono in silenzio, poi, e passarono la serata in veranda, finché la stanchezza non ebbe la meglio su di loro. Lily non finse neppure di provarci e, una volta indossata la camicia da notte, si infilò veloce nel suo letto, senza un commento.

"Buonanotte" le disse Severus, tornando poi a leggere il suo libro come se niente fosse.

"... 'Otte" mugugnó Lily.

Già dormiva. Severus la fissò a lungo, il volto nascosto dalle pagine del libro, prima di arrendersi con un sospiro e di scivolare anche lui nel sonno.



***




Passarono altri giorni di solita routine, Lily che si svegliava prima di lui e gli preparava la colazione, studio e compiti e incantesimi, un pranzo veloce, altro studio, relax in veranda o nel piccolo salotto, dove Lily si spalmava sul pavimento con un libro in mano e dove Blanche, immancabilmente, saltava sulle gambe di Severus ogni sera.

Severus osservava Lily rotolarsi sul parquet e, alla fine, decise che ne aveva abbastanza. Durante una mattina placida, in cui Lily aveva annunciato a gran voce che andava a fare la spesa, Severus si Smaterializzò discretamente nell'Ikea più vicina. Non si fece distrarre dalle mille e più esposizioni leziose e si diresse a passo svelto nell'area salotti, cercando di scegliere in fretta il divano che considerava più comodo. Niente di troppo ingombrante; a lui non serviva e il salotto era piccolo. Giusto qualcosa a due posti, visto che Lily amava starsene sdraiata... Forse tre, per non lasciarla a gambe penzolanti. Ne individuò uno carino, rivestito di stoffa grigia, e per buona misura prese anche qualche cuscino di quelli liberi ed esposti. Uno aveva tanti piccoli disegnini di musetti di gatto, cosa che lo fece sorridere per un istante prima che, inorridito, si rendesse conto che stava sorridendo solo perché il pensiero che Lily trovasse il cuscino simpatico gli aveva messo allegria.

Porco Merlino.

Di nuovo contrariato marciò fino al magazzino, tenendo a memoria scaffale e numero del divano, e una volta arrivato si procurò un carrello e si fece aiutare con i cartoni. Pagò alla cassa e uscì nel parcheggio, cercando un altro angolino discreto in cui afferrare i suoi acquisti e potersi Smaterializzare di nuovo a casa.

Lily non era ancora tornata. Bene.

Con un colpo di bacchetta Severus tolse l'imballo al divano smontato e, con un altro colpo di bacchetta, il mobile di assemblò da solo davanti ai suoi occhi, senza bisogno di impazzire dietro alle istruzioni. Per buona misura gli impose anche qualche incantesimo di rafforzamento - non si fidava troppo di quel pacciame premontato, ma non aveva avuto alternative, dovendo fare tutto in fretta - e si era appena liberato dei cartoni e stava sistemando i cuscini quando Lily rientrò in casa.

"Severus!" esclamò, totalmente scioccata, mentre lui si girava verso di lei.

"... Beh, ne avevo abbastanza di vederti rotolare per terra" le disse, piatto.

La busta della spesa scivolò piano a terra, e delle pesche rotolarono lungo il parquet, catturando l'attenzione di Blanche che fino a quel momento aveva osservato Severus dalla poltrona, assorta.

Lily scattò in avanti e, prima che Severus potesse fare qualsiasi cosa, le sue mani si erano chiuse sulla sua nuca e il suo viso era affondato nel suo collo e il suo intero corpo gli si era spalmato addosso; lei, premuta in un abbraccio contro di lui.

Severus incespicò appena, arretrando, ma Lily si limitò a seguirlo nel movimento, rialzandosi sulle punte dei piedi.

"Grazie, Severus" mormorò addosso a lui, le labbra che si muovevano sulla sua pelle e lo turbavano.

"Lily" cercò di protestare Severus, tenendo sotto controllo il panico. Le mise le mani sulle spalle, allontanandola e costringendola a staccarsi da lui "Questo è decisamente inappropriato".

Lily, che lo stava osservando con la bocca leggermente socchiusa, sorrise.

C'era un fondo di tristezza dietro i suoi occhi, prima che lei lo mascherasse con una luce divertita.

"È solo un abbraccio, Severus. Sono felice del fatto che tu abbia pensato a me tanto da andarti a comprare un divano di nascosto, per farmi una sorpresa".

... E fu così che Severus si rese conto, gelando, che era proprio quello che aveva appena fatto.

Porco Merlino.


Lily sciolse l'abbraccio, comunque, lasciandolo libero, e raccolse la spesa con un colpo di bacchetta, canticchiando e sistemando il cibo in cucina. Sembrava allegra e spensierata, e Severus la osservò mentre frugava nella sua dispensa, nel suo frigorifero, nei suoi armadietti con una famigliarità disarmante.

Salazar.

Si era abituato ad averla intorno. Si era abituato...

No no no no no.

Severus scosse la testa, scocciato dai suoi stessi pensieri. Poco più di una settimana non era un tempo sufficentemente lungo per formare un'abitudine. E, alla fine, Lily se ne sarebbe andata di lì a pochi giorni.

Era una parentesi.

Qualcosa a cui non avrebbe più ripensato.

Anche perché l'alternativa eta disastrosa; non poteva essere, quindi non esisteva.

Severus, sempre irritato, scacciò via di nuovo in malo modo Blanche dalla sua poltrona e ci affondò dentro, aprendo la copia del giorno della Gazzetta del Profeta, cercando di concentrarsi sulle solite notizie inutili pur di non virare verso pensieri pericolosi.

Calmati, Severus, vecchio pipistrello, si disse, usando da solo l'epiteto che i suoi studenti gli rivolgevano, calmati e vedrai che andrà tutto bene.

Quando quella notte Lily scivolò di nuovo nel suo letto, con naturalezza, e Severus si rese conto di star sorridendo, sovrappensiero, non bastarono tutti gli insulti del mondo a fermare i suoi pensieri impazziti.



***





Due giorni.

Mancavano due giorni alla fine di quella tortura. Due notti, ad essere precisi.

Stava tempestando, quella sera. Lily era in veranda, in piedi, un blando incantesimo protettivo che teneva la pioggia traversa lontana da lei, mentre il vento impazzito le sollevava i vestiti, tormentando la maglietta. Lily osservava il cielo con occhi enormi e meravigliati, abbracciandosi in vita e cercando di contrastate la forza del vento, e Severus... Severus osservava lei.

Lily si accorse della sua presenza silenziosa e si girò verso di lui, sorridendo.

"Vieni" gli disse, e Severus scivolò verso di lei. Si portò alle sue spalle, leggermente sulla sinistra.

Così vicino e così lontano. Era una falena che volteggiava attorno al fuoco, timoroso delle fiamme che l'avrebbero bruciato.

Lily tornò a guardare il cielo gonfio di tempesta.

"Amo i temporali estivi" sussurrò, incantata.

"Non hai freddo?" chiese Severus, osservando la sua t-shirt tormentata e gli striminziti pantaloncini di jeans che le coprivano poco o niente.

"Un poco" rispose lei, sorridendo.

Rimasero in silenzio ad osservare la furia degli elementi, i lampi che squarciavano il cielo, accendendo il mondo di colori improvvisi che rimanevano impressi sulla retina.

Era così che si sentiva, Severus, con lei.

Gli ultimi giorni passati a tormentarsi, la sua espressione sempre impassibile e le risposte ogni volta più acide.

Un tuono prolungato gli ferì le orecchie. Anche lui avrebbe voluto urlare, sopraffatto dalla tempesta... Invece si limitava a starsene in piedi dietro Lily, osservando le sue spalle che si alzavano e si abbassavano tranquille, al ritmo del suo respiro.

'Non riesco a sentire il rumore del suo respiro... La prego, mi lasci dormire...'

Nonostante i fantasmi lo perseguitassero, di giorno, Severus doveva ammettere che non aveva mai riposato così bene se non come in queste poche notti condivise.

Un lampo fugace, pronto a lasciarlo accecato.

Ma cosa pensava, realmente, Lily Luna Potter? Quando guardava il cielo e richiedeva il conforto della sua presenza?

Severus non era sicuro di volerlo sapere.

"Andiamo a letto?" gli chiese lei, alzando appena la voce di modo da sovrastare lo scrosciare della pioggia.

"Se vuoi" rispose Severus.

I due rientrarono, e si separarono per prepararsi per la notte. Lily scivolò nuovamente in camera sua dopo una breve visita al bagno. La finestra era aperta, come sempre, e lo stesso incantesimo della veranda contribuiva a tenere l'interno della casa asciutta, mentre fuori si scatenavano gli elementi. Entravano delle folate d'aria fresca, che erano un balsamo in quella stagione torrida. Lily si infilò nel letto, coprendosi con il lenzuolo e girandosi a guardarlo, acciambellata come al solito nel lato più lontano del letto.

Severus era già sdraiato, al buio, e fissava il soffitto, cercando di concentrarsi sul rumore della pioggia, che spegneva ogni pensiero.

"... Ho freddo, Severus" disse infine Lily, costringendolo a prestarle attenzione. Prima che potesse replicare si era sporta verso di lui, aggirando il suo braccio alzato e poggiando la testa sulla sua spalla, un braccio a circondargli la vita.

"Lily" mormorò Severus, irrigidendosi a quel contatto, incapace di scacciarla come doveva. Il cuore aveva iniziato a martellargli nel petto e non aiutava il fatto che Lily avesse infilato una gamba fra le sue.

Voleva, e non voleva.

Non doveva.

Non poteva.

"Lily" si sforzò di dire ancora, cercando di mascherare il panico "Questo è totalmente inappropriato".

"Solo se qualcuno lo viene a sapere" rispose lei, sospirando "Prometto di non dire niente, Severus".

"Lily... Non è..."

"Abbracciami, Severus. Solo per stanotte. Fa freddo".

Pensieri impazziti si rincorrevano nella sua mente, sovrastando il rumore della pioggia. Il peso di Lily addosso, la voglia di allungare una mano e stringerla.

La consapevolezza che non sarebbe mai riuscito a dirle di no.

Severus mosse una mano, poggiandola in mezzo alle sue scapole. Lily sospirò, ardente.

"Buonanotte, Severus" mormorò lei, la voce già impastata dal sonno.

"... Buonanotte" rispose Severus, impacciato, i sensi tutti all'erta, il suo stesso corpo e la sua mente che urlavano contro di lui, indignati da quella sua dimostrazione di debolezza. Severus voltò il capo verso Lily, e un lampo illuminò i suoi capelli ramati, il suo viso abbandonato.

Così giovane. Così sbagliato.

Non era poi così grave, si ritrovò a pensare Severus, chiudendo gli occhi e inspirando a fondo, cercando di calmare il suo cuore impazzito. Era solo un po' di malinconia, la furia della tempesta che lo faceva sentire piccolo e insignificante.

Così giovane, lei; lui così vecchio, vecchio e stanco...

In un qualche modo, cullato dalla pioggia, Severus scivolò nell'oblio, consolandosi con il fatto che non aveva comunque infranto nessun tabù terribile.

Si svegliò piano, la mattina dopo; confuso e in pace, mentre la sua mente assonnata registrava un peso su di lui. Le sue mani stavano stringendo qualcosa, il corpo di qualcuno... Una ragazza... Severus mosse piano la testa, affondata in dei capelli, inspirando profondamente quell'odore che sapeva di shampoo al cocco e sonno.

Qualcuno lo stava toccando, in maniera speculare alla sua, facendo scorrere una mano sulla sua schiena in una carezza gentile. Stava così bene...

Poi si rese conto che una gamba di lei aveva scavallato e l'aveva attirato a sé, premendosi contro il suo ventre, nello stesso momento in cui si rese conto che qualcosa era diverso.

Qualcosa di cui non si era dovuto più preoccupare negli ultimi trent'anni.

Qualcosa di duro che aveva impattato contro la carne morbida di Lily Luna Potter.

Severus spalancò gli occhi, inorridito, mentre lei lo stringeva di più e mormorava un "Buongiorno, Severus".

Era sveglia. Completamente sveglia, chissà da quanto sveglia, e lui, e lui...

Severus si staccò da lei con un singulto d'orrore, rischiando quasi di cadere dal letto. Lily sorrideva serena, le guance imporporate e l'espressione adorante, e Severus riuscì solo a combattere con le lenzuola il tempo necessario per liberarsi e fuggire.

Fuggire da quella stanza. Fuggire da lei.

Fuggire dalla sua stessa vergogna.

Si chiuse la porta del bagno alle spalle, facendosi scivolare lungo il legno e affondando il viso nelle mani, cercando di calmare i battiti del suo cuore impazzito.

Merlino. Era ufficialmente un vecchio pervertito.

E Lily... Lei...

La sua erezione mattutina era ancora terribilmente tesa contro la stoffa dei pantaloncini che usava come pigiama, e Severus decise che aveva bisogno di una doccia fredda prima di subito. Si alzò, incespicando verso il mobile del bagno, afferrando il bordo del lavandino con le mani così forte da farsi sbiancare le nocche.

Si osservò nello specchio.

A ricambiare lo sguardo fu il viso di un uomo che, da un punto di vista babbano, poteva avere circa quaranta-cinquant'anni. C'era un leggero intrico di rughe sottili accanto ai suoi occhi, e le sue guance erano scavate come lo erano sempre state in vita sua; il suo colorito era pallido, dalla solita sfumatura giallognola. I suoi capelli erano ancora tutti neri, senza un accenno di bianco o di grigio, e si intonavano alla perfezione ai suoi occhi d'onice. Le occhiaie erano sparite, merito di quelle quasi due settimane di sonno continuo e ininterrotto, anche se una vaga ombra violacea continuava a perdurare sullo sfondo, frutto di una vita d'insonnia.

Lily aveva scavallato, chiudendogli una gamba sulla schiena e attirandolo a sé. Lily, che sicuramente aveva già sentito quello che era successo, l'effetto che lei aveva avuto sul suo corpo.

Lily, con una mano che gli carezzava la schiena, con il viso affondato nel suo petto.

Lily, con le guance imporporate mentre lo guardava sorridendo.

Lily, pelle chiara cosparsa di lentiggini e liscia, perfetta nella sua giovinezza splendente.

Lily.

Che accidenti passava nella mente di quella ragazzina?!

Severus poteva quasi - quasi, si stava aggrappando con tutto se stesso a quelle scuse - trovare una giustificazione alla sua reazione corporea. Una vita di privazioni, nessuno con cui condividere il letto. Una vita senza alcun accenno di amore, di romanticismo, di intimità con una persona. Non era strano che il suo corpo si fosse svegliato, nonostante la sua età e la pace dei sensi che era giunta con gli anni.

Ma Lily?!

Cosa credeva di fare?!

'Prometto di non dire niente, Severus'.

Beh, si riferiva anche a questo, nel suo delirio della sera prima?

Salazar.

Severus quasi si strappò i vestiti di dosso, buttandosi sotto il getto d'acqua gelida.

Salazar. Era una sua studentessa.

E lui era ufficialmente una persona orribile.


Cercò di calmarsi, Severus, e uscì dalla doccia solo parecchio tempo dopo. Rientrò in camera con una punta di timore, ma Lily non c'era più. Sospirò di sollievo e si vestì con calma, scegliendo i vestiti più coprenti che potesse trovare.

Quando scese in cucina la trovò lì, a spadellare come suo solito, lavata e vestita di tutto punto.

Lily si girò verso di lui, osservandolo per un lungo istante.

"No" disse infine Severus, sedendosi al tavolo, di fronte al piatto già pieno della colazione e distogliendo lo sguardo da lei.

"Severus..."

"No" ribadì Severus, e Lily non disse più niente, limitandosi a sospirare e a sedersi di fronte a lui.

Solo un'altro giorno e mezzo di attesa.

Solo un'altra notte.



***





Severus la evitò per tutta giornata. Lily comprese il suo umore, limitandosi a fissarlo per alcuni istanti dopo la colazione, e decise quindi di andarsene in giardino. Severus la osservò da dentro casa, di nascosto, fingendo di rassettare la cucina. Lily aveva asciugato dalla pioggia della notte il suo solito posto sotto l'acero e si era seduta, il viso sempre rivolto al cielo, che era grigio e coperto; i pensieri chiusi dietro le palpebre abbassate.

Severus alternava moti di rabbia a moti di vergogna, e al rifiuto di quel desiderio bruciante che l'aveva pervaso - che continuava a insidiarlo, sottile, ogni volta che il suo sguardo scivolava sul viso di porcellana di Lily.

Scocciato, finì di pulire la cucina e si sedette sulla poltrona in sala, dando le spalle al giardino e alla portafinestra. Blanche si strusciò fra le sue gambe, miagolando per la prima volta da quando era in quella casa.

"Smettila" borbottò Severus, e Blanche gli saltò in braccio, facendo delle fusa rumorose. Severus sospirò e si arrese alle carezze, e la gatta si acciambellò sulle sue gambe come suo solito.

Fu una giornata pigra e infinita, i minuti che si allungavano come giorni, tendendo il filo sottile della tensione fra loro.

Severus la percepiva. Anche quando lei lo evitava, seguendo i suoi desideri, rifugiandosi in giardino o al primo piano. Era come se una scintilla elettrica gli indicasse sempre dove Lily era.

Arrivò la sera, con un sospiro di sollievo da parte di Severus. Il giorno dopo lei se ne sarebbe andata. Lui avrebbe potuto essere libero dal demone della sua presenza, da ciò che aveva risvegliato in lui, e avrebbe passato il resto dell'estate e dell'anno scolastico a maledirsi per la sua idiozia e a sperare che lei non ne facesse parola, mai.

Vecchio pervertito.

Severus stava facendo scorrere lo sguardo sul libro che aveva aperto davanti alla faccia, senza leggerlo davvero. Era teso, carico. Avrebbe solo voluto urlare.

Lily entrò nella sua camera da letto come se nulla fosse.

Per un terribile istante i due si osservarono, neutri.

Lei, la camicia da notte così corta, quelle gambe che lo provocavano. La sinistra che scavallava oltre lui, premendoselo addosso.

La pelle di panna e lentiggini che avrebbe solo voluto violare con le sue mani, con le sue labbra.

"No" disse ancora Severus, la prima parola che pronunciava dopo quella mattina. Lily lo ignorò, come sempre, scivolando nell'angolo più lontano del suo letto.

Severus chiuse il libro di scatto, infuriato - contro lei o contro se stesso?

"Farò la brava" disse lei, dandogli le spalle.

"Questo non è accettabile" sibilò Severus fra i denti. Doveva andarsene. Se ne sarebbe andato.

Non sarebbe rimasto prigioniero in quel letto, no.

Lily si girò verso di lui, inchiodandolo con uno sguardo terribile.

L'attesa, l'attesa di quel giudizio a cui non era pronto. La pressione di tutte le cose non dette.

"Ho detto che farò la brava" ribadì, calcando sulle parole, crepe di rabbia e tristezza che colavano nel suo tono duro "Se poi tu non hai intenzione di farlo, non mi opporrò".

Severus stava ancora analizzato il significato di quello che aveva detto - 'Non mi opporrò'? A cosa?! - che Lily si voltò con decisione, dandogli di nuovo le spalle e sdraiandosi, chiudendolo fuori.

Se ne sarebbe dovuto andare. Severus doveva andarsene da lì. Forzò una delle gambe ad uscire dalle lenzuola, a...

"Resta" sussurrò Lily, implorante "Ti prego. Fammi dormire con il rumore del tuo respiro. Ti prego".

Severus poggiò il libro sul comodino, il piede ancora fuori dal letto.

"Lily" le disse, piano. Era un avvertimento.

"Resta. Non lasciarmi sola... Sarò brava".

La sua voce era già impastata dal sonno. Severus si afferrò la radice del naso e inspirò rumorosamente, cercando di ritrovare la calma.

Una notte. Una notte e se ne sarebbe andata.

Perché non riusciva semplicemente a dirle di no? Perché non ci era riuscito sin da subito, due settimane prima? Sapeva che farla restare sarebbe stata una cattiva idea, lo sapeva.

Certo, non si sarebbe mai aspettato che...

Severus scivolò nel letto, sdraiandosi, gli occhi chiusi.

Cosa si era aspettato, Severus? Dopo una vita passata a negarsi ogni impulso di gratificazione? Dopo una vita in cui si era sacrificato per altri e basta? Anche adesso. Anche nella sua vecchiaia.

Preside di Hogwarts perché, circa vent'anni prima, non era riuscito a dire di no ad una paio di occhi verdi imploranti che lo guardavano con ammirazione.

Gli occhi di Lily Evans, nella faccia di James Potter. Non era stato importante. Non era solo lui. Era anche nello sguardo di scuse di Minerva, nel cauto timore che impediva agli altri - suoi colleghi, suoi ex studenti - di avvicinarsi a lui.

E Severus non era stato in grado di sottrarsi, vinto ancora una volta da una colpa inesprimibe a parole, da un impulso che lo spingeva a piegare la testa e dare ciò che gli altri volevano da lui.

Lily Luna non era stata diversa... Non all'inizio. Non nella sua richiesta.

"Ho bisogno di questa cosa da te, Severus. Dammela, come hai dato tutto ad altri".

Non era stato in grado di negarglielo. Però...

La sua presenza, silenziosa e viva e calda nel suo letto. Il suo sorriso quella prima mattina, il profumo della colazione che saliva le scale. L'espressione di lei concentrata, china sui suoi compiti. L'intelligenza vivace che era solo che stimolata dalle loro conversazioni, quell'insegnare in modo sottile che lei gli riverberava contro con punti di vista originali e insoliti.

Lei, Lily, in piedi nella sua cucina, le mani di lui sul suo polso in quel primo contatto innocente, e un'esplosione di farfalle colorate attorno a loro.


Due settimane. Bastava così poco a cambiare un uomo che si considerava nel pieno tramonto del suoi giorni?

E sempre lei, sempre quello sguardo. L'esitazione, lo studiarlo da lontano, sin dalla loro prima conversazione, quando Lily era solo una bambina un po' insicura.

Cosa doveva dirle, Severus? Cosa si aspettava di sentire, lei?


Le domande vorticarono nella sua mente fino a che il sonno lo colse, impreparato.

E il risveglio fu quasi traumatico come quello della mattina precedente.

L'aveva cercata, durante la notte. L'aveva trovata, fra le lenzuola - un assetato nel deserto aggrappato all'unica fonte d'acqua.

La differenza fu che ne fu pienamente consapevole sin da subito. Consapevole del peso della sua testa sul suo braccio. Consapevole di starle stringendo la vita, premendo la schiena di Lily contro il suo petto.

Consapevole della sua faccia, delle sue labbra, affondate nei capelli di lei. Il profumo di shampoo e sonno che si mischiavano nel suo respiro.

Consapevole dell'ennesima erezione che premeva sulle sue natiche, lasciandolo di nuovo inorridito.

Dormiva, Lily. Aveva una mano sulla sua, sul suo ventre, dove lui stringeva. Il respiro era lento e irregolare.

Fingeva. Era palese, dopo tutte quelle notti passate insieme, a regolare il ritmo del sonno l'uno sul respiro dell'altro.

Severus capì che gli stava lasciando la sua dignità. La possibilità di defilarsi in modo innocente, senza colpe.

Doveva farlo. L'avrebbe fatto. Ancora un istante, ancora ad assaporare il suo odore.

Ancora a sentire il suo peso caldo addosso, sotto la stoffa.


Poi, con calma, Severus si tolse da lei e scivolò fuori dal letto, silenzioso. Lily continuò a fingere di dormire, intoccata.

Oggi. Oggi sarebbe finita ogni cosa.

Si girò a guardarla un ultimo istante; lei, il suo viso così giovane e liscio, la spruzzata di lentiggini sugli zigomi e sul naso, la bocca piena leggermente socchiusa.

Scosse la testa, e si rifugiò di nuovo in bagno, sotto la ormai necessaria doccia fredda.

Vecchio pervertito.

Come il giorno prima quando Severus rientrò in camera a vestirsi lei era sparita. Stavolta scese per primo, preparando una scarna colazione e sentendola andare avanti a indietro fra camera e bagno, acutamente consapevole della sua presenza.

Poi Lily scese le scale, la piccola borsa con Incantesimo Estensivo Irriconoscibile a tracolla e in una mano il trasportino di Blanche, dove la gatta era già stata rinchiusa e lo osservava con i suoi grandi occhi gialli.

"Fai colazione?" le chiese Severus.

Lily esitò appena, poi annuì.

Mangiarono in silenzio, prolungando quegli ultimi attimi passati insieme. Lily lo aiutò a sparecchiare e a lavare i piatti, e infine non ci fu più nulla da fare.

"I miei genitori dovrebbero essere di ritorno fra un paio d'ore" disse Lily, mettendo il trasportino di Blanche in borsa "È meglio che vada a sistemare casa prima che arrivino".

Severus annuì, rigido.

Lily rialzò lo sguardo verso di lui e i due si fissarono per altri lunghi istanti.

Lei, le labbra socchiuse, cose non dette sulla punta delle lingua.

Lei, in attesa.

Cosa voleva sentirsi dire da lui, Lily?


"... Grazie, Severus" mormorò infine Lily, e la sua espressione si distese in un enorme sorriso che le illuminò gli occhi "Ci vediamo a scuola".

"Tornerò ad essere il preside Piton" disse lui.

Lily strinse appena le labbra, poi annuì. Si passò la lingua sul labbro inferiore, incerta, prima di sorridere di nuovo.

"Ciao".

Senza aspettare una risposta, Lily si Smaterializzò.

L'ultimo sguardo, l'ultima attesa che riverberavano nella sua memoria. Una domanda bruciante nelle sue iridi nocciola.

Cosa le avrebbe dovuto dire, Severus?

Era solo, alla fine.

Di nuovo. Come sempre.

Severus si fece cadere sulla sua solita poltrona e affondò il viso nelle mani. Uno sbuffo di risata isterica propruppe dalle sue labbra, prima che riuscisse a controllarsi.

Vecchio pervertito.

Con tutto il resto dell'estate davanti per dimenticarsi di quelle due piccole, insignificanti settimane.



***




Evitò di guardarla per tutto il tempo del suo breve discorso di inizio anno in qualità di preside. Solo alla fine, durante l'applauso scrosciante, i suoi occhi scivolarono sul tavolo di Tassorosso, soffermandosi per un istante sulla ragazza.

Lei.

Lily stava battendo le mani e lo osservava, seria, la bocca leggermente socchiusa.

Sospesa. In attesa, ma di cosa?

Severus si diede dell'idiota e tornò a sedere, turbato.

Iniziò così l'anno più tormentato di tutta la sua carriera come preside.

Non era più il 'vecchio pipistrello solitario', si rese conto. Aveva lasciato parecchie volte la sua torre, il suo rifugio nell'ufficio del preside, e girovagava per la scuola senza meta, inquieto.

Seguiva la corrente elettrica che lo legava a lei, pentendosi sempre prima che accadesse qualcosa di irreparabile.

Voleva vederla. Ma non voleva trovarla.


Era passata l'estate e non era cambiato nulla, per lui. Era passata l'estate, erano passati i primi mesi di scuola, e Severus si trovava ad osservare fuori dalle finestre i prati curati, le giornate ancora soleggiate, cercando tracce di lei.

Lei, seduta sotto a un acero, il volto verso il sole.

Ogni volta si malediceva, pensando che avrebbe smesso. Ogni volta si imponeva un comportamento impeccabile; la solitudine dell'asceta. Il ritorno alla chiusura, le giornate passate davanti a una scrivania vuota, dove non aveva più nulla da fare.

"Sei inquieto" gli sussurrava Silente, sorridendo placido dal suo ritratto, e Severus grugniva, irritato.

Poi doveva uscire di lì. Si sentiva soffocare.

Il filo della loro connessione sottile lo chiamava.

Tornava a vagare per il castello, perso nei corridoi, impedendosi sempre di fare l'ultimo passo.

Le notti erano le più difficili. Le occhiaie scavavano sentieri sotto ai suoi occhi mentre Severus si rigirava nell'immensità del letto vuoto, incapace di dormire senza il rumore del respiro di Lily.

Incapace di chiudere gli occhi senza vedere altro che lei sul suo petto, le sue mani strette sulla sua vita, le sue labbra sopra la sua pelle di panna. L'intrico delle lentiggini sui suoi zigomi, che erano impresse a fuoco nella sua memoria. Le ciglia sottili e le labbra piene in cui cadeva quando il dormiveglia si trasformava in sogni febbrili, che lo lasciavano esausto e sfinito.

Severus apriva gli occhi ogni mattina e rideva, isterico.

Vecchio pervertito.

Continuava il suo tormento, il suo lento girovagare, anche mentre la prima neve cadeva e gli studenti si rifugiavano nel caldo delle sale comuni.

Lei, così lontana. Sempre ad un passo di distanza.

Un giorno di dicembre vide una sua compagna di Casa metterle addosso un buffo cappellino e coinvolgere gli altri nel canticchiarle 'Buon compleanno'. Lily rise, splendente, e Severus non poté fare a meno di guardarla.

Diciott'anni. Così giovane.

Lei, piena di una vita che non poteva sporcare.


Si tormentava, Severus, pensando se dovesse in qualche modo riconoscerle la giornata. Un biglietto, un regalo... Ma no.

Non poteva. Non l'avrebbe fatto.

Non era colpa di Lily se lui si sentiva così tormentato. E lei era pur sempre una sua studentessa.

Non lo guardava mai, Lily, in Sala Grande, nonostante ormai Severus fosse presente ogni mattina. Sentiva gli altri studenti sussurrare al suo passaggio.

'Il vecchio pipistrello solitario è sceso dal suo regno'.

Non commentava, non parlava. Non faceva niente di male; era tutto nella sua testa.

Solo un anno e lei non ci sarebbe stara più. Si raccontava, Severus, che doveva far tesoro di questi istanti preziosi, mentre la osservava da lontano. Se li sarebbe dovuti far bastare per tutto il resto della sua vita.

A volte rifletteva, amaro, su come fosse ironico che gli fosse stato dato in dono per ben due volte un cuore spezzato - per colpa di Lily, sempre per colpa di Lily. No, la colpa era solo sua, ma il suo cuore era sempre per Lily.

Lei.


Diventava intrattabile in quei giorni, e il lieve sorrisetto di Minerva, al tavolo della colazione, aveva il potere di mandarlo su tutte le furie. Severus spilucchiava, non mangiava quasi niente, si alzava e camminava. Passava oltre il tavolo di Tassorosso ed usciva, usciva dalla Sala Grande e dal Castello, attraversava il prato e si inoltrava nella foresta, cercando di scappare dai propri pensieri, di tranciare quella scintilla che lo voleva costringere a tornare indietro.

Di far tacere i propri desideri sbagliati.

Non ci riusciva mai e, arrendendosi, tornava a vagare per il Castello, promettendosi che sarebbe stata l'ultima volta, che sarebbe tornaro a vivere chiuso nel suo ufficio. Che si sarebbe fermato in tempo, ancora e ancora.



***




Era il nove gennaio, il suo compleanno, ed era appena rientrato da una piccola festicciola che Minerva aveva organizzato in Sala Professori, quando Severus trovò un gufo in attesa sulla scrivania del preside, con un biglietto attaccato alla zampa e un sacchettino chiuso nel becco.

Si avvicinò, stanco, facendosi cadere sul trono del preside.

Sfilò il biglietto e la tonda grafia di Lily lo accolse nelle poche parole che aveva vergato su quel pezzo di pergamena strappato.



Buon compleanno, Severus





Rise, Severus, coprendosi gli occhi con la mano destra.

Salazar.

Tutti quei mesi a sforzarsi di ignorarla, a sperare che almeno lei si dimenticasse di quelle due dannate settimane. Con un moto isterico si rese pure conto che adesso il suo aver ignorato il suo compleanno passava per una maleducazione assurda.

Pazienza. Era già passato.

Severus aveva compito sessantasei anni, lei diciotto. Avrebbe dovuto essere ridicolo già così. Non aveva niente di cui preoccuparsi, su cui tormentarsi.

Sospirando, cercando di ricomporsi, Severus slegò i cordoncini del sacchetto e rovesciò il contenuto sulla scrivania.

Due farfalle incantate, fatte di metallo e animate per svolazzare. Due ciondoli, legati da una catenella attaccata ad un anello: un portachiavi. La prima farfalla aveva vibranti colori accesi, blu elettrico e rosso fiammante, e sbatteva le ali in modo energio. La seconda era più tranquilla, quasi cauta, con le delicate ali argentee; i suoi colori erano spenti, ma risplendeva di una tenue luce.

C'era un altro bigliettino ripiegato nel sacchetto, che all'inizio Severus non aveva notato, perso nel contemplare i due ciondoli connessi, sovrappensiero. Era un quadratino di cartone rigido ed era stato scritto con una penna prendiappunti, in scintillante inchiostro argenteo.



L'effetto farfalla

Può qualcosa di così infinitesimale avere un effetto così devastante? Può un battito d'ali di farfalla scatenare un uragano?





Severus fece ricadere la testa sulla scrivania, sconfitto, e si mise ad osservare le due farfalle incantate dal basso verso l'alto.

Sapeva cosa stava osservando.

Si passò una mano sugli occhi e si rialzò, estraendo la bacchetta; evocò le farfalle con un incantesimo non verbale, ricordando la sua mano stretta al polso di Lily, mentre le correggeva la posizione iniziale.

'Mi chiedo solo a cosa mi servirà produrre farfalle nella vita reale...'

Ed eccole, quindi: le sue farfalle piccole e spente, nei toni freddi del grigio e dell'argento, che sbattevano le ali in modo calmo e controllato.

Il ciondolo di Lily, una replica perfetta della sua anima.

E l'altra farfalla, dai colori vibranti, piena di energia, a rappresentarla. Legate da una catenella sottile, incapaci di esistere da sole nello stesso mondo.

Salazar, quella ragazza...!

L'effetto farfalla. Due settimane come un battito d'ali, e l'uragano che erano state in grado di scatenargli dentro.

E Lily? Cosa voleva dirgli, Lily, con tutto questo?

'Buon compleanno, Severus'.

Severus.

'Tornerò ad essere il preside Piton'.

Non per lei. Mai per lei.

Severus si fece di nuovo ricadere sul trono, affondando il viso nelle mani. Era tutto così sbagliato.

No, non doveva permetterlo.

Doveva ricordarsi chi era, e starle alla larga una volta per tutte.

L'avrebbe fatto. L'avrebbe sicuramente fatto.

Severus prese il portachiavi e i biglietti e se ne andò nelle sue stanze, chiudendo tutto nel cassetto del comodino.

Lontano.

Poi si sdraiò, chiuse gli occhi e ricominciò di nuovo a tormentarsi, sognando lei.



***




La incontrò, una sera.

Era ormai fine maggio. I M.A.G.O. erano alle porte per gli studenti del settimo anno.

Poco più di un mese e la sua tortura avrebbe avuto fine. Minerva l'aveva chiamato, nonostante l'ora tarda, chiedendogli di passare nel suo ufficio. Severus camminava, sempre più vicino, quando la vide uscire proprio dalla porta dove lui sarebbe dovuto entrare.

Si bloccarono, in un istante sospeso, osservandosi.

Lily sorrise, ma c'era una punta di tristezza nei suoi occhi nocciola.

"Preside" lo salutò, arrotolandosi una ciocca di capelli sul dito.

"Signorina Potter".

Lily chiuse gli occhi, inspirando profondamente, inclinando la testa verso destra prima di ricomporsi e superarlo a grandi falcate. Severus si girò, incapace di negarsi la vista di lei che si allontanava, nel suo incedere delicato e ondeggiante.

Deglutì.

Vecchio pervertito.

Un colpo di tosse lo riportò al presente e vide Minerva osservarlo dalla soglia del suo ufficio, che sorrideva divertita.

Irritato, Severus la superò per sedersi di fronte alla sua scrivania.

"Perché la signorina Potter era qua?" chiese, e gli uscì più sprezzante del previso "Non è una Tassorosso?"

"Oh, le ho chiesto io di venire a fare una chiacchierata" rispose Minerva, accomodandosi e prendendo un biscotto da una scatola di latta "La vedevo distratta e, sai, ci sono i M.A.G.O.... Lo sai che il suo rendimento scolastico ha subito un'impennata quest'anno? Avevo paura che potesse crollare prima degli esami".

Severus grugnì, neutro.

"E che aveva, quindi?" chiese, cercando di mascherare la domanda con indifferenza e fallendo miseramente.

Minerva sorrise.

"Problemi di cuore, ovviamente".

Severus strinse le labbra e distolse lo sguardo da Minerva, e lei continuò.

"Non posso riportare ciò che mi ha detto in confidenza, ma a un certo punto sono stata io a parlarle di mio marito. Sapevi che sono stata sposata, Severus?"

Severus aggrottò le sopracciglia e tornò a guardarla, confuso. Conosceva Minerva McGranitt da quando aveva praticamente undici anni e non aveva mai sospettato dell'esistenza di un marito.

Lei scoppiò a ridere, notando la sua confusione.

"Oh, sì" disse infine Minerva "Ho conosciuto Elphinstone subito dopo il diploma, durante il mio primo lavoro al Ministero. Lui era il mio capo ed era quasi arrivato alla pensione, e iniziò a farmi una corte spietata, che io ho rifiutato per anni".

"... Cosa?" chiese Severus, rimanendo a bocca spalancata.

Minerva sorrise, furba.

"Non ha smesso nemmeno dopo che me n'ero andata per insegnare ad Hogwarts. Eravamo diventati ottimi amici, sai, e alla fine... Ho accettato".

Severus chiuse la bocca, turbato.

"Elphinstone era vecchio, anche se in realtà è morto perché è stato punto da una Tentacula Velenosa. Abbiamo passato solo tre anni insieme, e l'unico rimpianto che ho è di non aver accettato prima la sua corte. Sono ricordi molto felici per me, Severus".

"Perché me lo stai dicendo?" chiese Severus, piatto.

Minerva si strinse nelle spalle.

"Non so, a parlarne con Lily mi sono trovata a ripensarci" rispose.

Severus non se la bevve neanche per un istante.

Cosa le stava dicendo Minerva? Cosa aveva detto Lily a lei?

"Ad ogni modo ti ho chiamato per questo problema con la commissione esterna" cambiò argomento Minerva, tirando fuori una pergamena da un cassetto della scrivania "Stavo pensando, gli alloggi..."

Era stata una scusa, capì Severus. Una patetica scusa.

Minerva era più furba di quello che dava a vedere, e anche molto più sottile.

E lui era un vecchio pervertito, esattamente come lo era stato suo marito.

Dannazione.

Severus decise di ingorare ogni cosa, rinchiudendo la mente dietro una barriera di Occlumanzia, senza dare alla strega nessuna soddisfazione.

Poco più di un mese.

Poco più di un mese e sarebbe tutto finito.



***





Gli studenti dell'ultimo anno si erano diplomati.

Era passata anche l'ultima settimana post esami. Severus, in panico, era persino uscito dal castello, sotto il sole cocente di quel giugno insolitamente caldo per il clima scozzese.

L'aveva vista, in riva al lago, sotto al salice, in piedi e beata, il viso rivolto al sole.

L'aveva vista, circondata di farfalle dai colori vibranti.

Come se l'avesse chiamata - due anime unite da una catenella sottile - lei aprì gli occhi e si girò verso di lui, sorridendo leggera.

Turbato, prima di poter fare qualcosa per cui si sarebbe sicuramente pentito, Severus le diede le spalle con un gesto brusco e rientrò nel Castello.

I giorni erano passati, veloci come un lampo, e il discorso di fine anno gli era scivolato dalle labbra durante quell'ultima cena, le sillabe che perdevano di significato mentre le pronunciava.

Non riusciva a staccarle gli occhi di dosso.

Lei.

Lily.

Che lo osservava con un sorriso sottile e gli occhi pieni di cose non dette.


Un'ultima notte. Un'ultimo cielo stellato pieno di tormenti e desideri sbagliati.

La colazione, la mattina dopo, in cui l'avrebbe vista varcare le porte della Sala Grande per l'ultima volta, accompagnato dal sorriso furbo di Minerva.

Era finita.

Se n'era andata.

E lui era libero, libero di gustarsi in pieno i cocci affilati del suo cuore spezzato.

Doveva andarsene da lì.

Era giunto il tempo di tornare a casa.


***




Il campanello suonò, interrompendo la sua mattinata oziosa. Severus si alzò stancamente dalla poltrona e si trascinò verso la porta, aprendola quel tanto che bastava per sbirciare fuori.

Lei era lì.

Lily.


Il suo vestito leggero e svolazzante, la piccola borsa a tracolla e, in una mano, il trasportino di Blanche.

"Mi fai entrare, Severus?"

Il suo sorriso era come una balsamo ardente. Senza pensare, Severus si scostò, facendola passare. Lei poggiò il trasportino sul divano, lo aprì e si sfilò la tracolla, che cadde fra i cuscini. Poi si girò a guardarlo, sempre sorridendo.

Severus aveva chiuso la porta, e il suo cuore aveva iniziato a battere in maniera irregolare.

Sbagliato.

Proibito.


"Sono iniziate le vacanze estive" gli comunicò Lily "E io mi sono presa un anno sabbatico per girare il mondo. Vieni con me, Severus".

Un ordine imperioso. Il moto di desiderio che...

"Sei impazzita?" le chiese Severus, sgranando gli occhi.

Lily allargò il sorriso, una luce furba nello sguardo. Prima che Severus potesse protestare, prima che potesse pensare, lei gli aveva già chiuso le braccia attorno alla nuca e gli aveva poggiato le labbra sulle sue.

Mille campannelli d'allarme che risuonavano, celestiali.

Severus si irrigidì per alcuni istanti, prima di rendersi conto che doveva fare qualcosa; poi, con la consapevolezza che non poteva permettere a Lily di far crollare anche quel tabù, alzò le mani e le spinse sulle sue spalle, costringendola a staccarsi da lui.

Lily riaprì piano gli occhi, lo sguardo vacuo e le guance imporportate. Era a pochi centimetri dal suo viso.

"Severus" mormorò "Una volta mi hai detto che avresti voluto essere smistato in Tassorosso, per poter avere la lealtà come punto fermo, sacro e inviolabile" Severus boccheggiò, cercando di sottrarsi alla sua presa e fallendo miseramente. Lily lo stringeva, impedendogli di scappare, e le sue mani sudavano sulle sue spalle.

Presto avrebbe ceduto. Era un uomo, maledizione! Non era forte fino a questo punto.

Non con Lily.

"Sii leale a te stesso, Severus" continuò Lily "Almeno adesso. So che lo vuoi. Almeno adesso..."

Lily scivolò di nuovo verso di lui, forzando il suo blocco. Le sue labbra gli premettero addosso una seconda volta ma, stavolta, la sua lingua si infilò fra loro, cercando una breccia.

Il sapore di Lily, nella sua bocca. I sogni che l'avevano tormentato tutto l'anno, diventati realtà.

Con un singulto, Severus si arrese. Quasi ruggì sul suo viso, ricambiando le attenzioni con l'ardore del suo primo bacio.

Finalmente.

Un ragazzino di sessantasei anni, in preda agli ormoni e sconfitto da essi, che stringeva la ragazza a sé, non riuscendo ad averne abbastanza, mai.

Lily sorrise sulle sue labbra e gli afferrò la nuca, inclinando la testa e obbligandolo aa approfondire il contatto, ancora e ancora. Finché non rimasero senza fiato, e la realtà tornò con un rinculo, e Severus si scostò da lei, inorridito e in panico.

Non riuscì comunque a lasciarla andare.

"Lily" esclamò, disperato "Questo è totalmente..."

"... Inappropriato?" lo interruppe lei, sorridendo placida "Ma non sono più una tua studentessa, Severus. Credevi forse che non me ne fossi accorta? Sono stata paziente, con te. Sono stata brava..."

Severus annaspò, disperato, in cerca di una risposta, una replica qualsiasi che...

"... Perché?!" chiese infine.

Perché tutto questo? Perché a me?

Perché tu, tu...?


Lily allargò il sorriso, divertita.

"Mamma dice sempre che lei ha capito che papà sarebbe stato quello giusto a soli dieci anni, la prima volta in cui lo vide, al Binario Nove e Tre Quarti" rispose "La stessa cosa è capitata a me, Severus. Io ti ho scelto a undici anni, in una notte stellata, quando il mio cuore era ricolmo di ansie e dubbi. Io ti ho scelto, senza capirlo appieno, senza interrogarmi sui come e sui perché. Sapevo solo che, un giorno, tu saresti stato mio. Ad ogni costo, Severus".

Severus espirò, tremolante, mentre cercava di dare un senso a ciò che aveva appena sentito. Non poteva essere reale. Lily non...

Lei si strinse di più a lui, affondando il viso nel suo collo, costringendolo a chiudersi su di lei, a poggiare la guancia nei suoi capelli e a respirare il suo odore.

"Nessuno mi credeva" continuò a mormorare Lily "Mi prendevano in giro. Dicevano che avrei cambiato idea, che eri vecchio; pensavano che stessi scherzando. Non è così. Sono sempre stata leale, Severus... A te. Anche la professoressa McGranitt l'ha capito. Io non gliel'ho detto, Severus, te lo giuro, ma lei lo sapeva già".

"... Che ti ha detto?"

"Mi ha raccontato di suo marito. Vedi, Severus, non siamo senza alleati".

"Mmmmh-mh".

Non c'era modo di negarlo, ormai. Non dopo quel bacio, che l'aveva prosciugato e riempito insieme.

Era tutto così sbagliato, e così meraviglioso allo stesso tempo. Un sogno nato da mille tormenti.

Avrebbe dovuto combatterlo, Severus. Lo sapeva. Ma una vita vissuta a frenare se stesso, a fare la volontà di chiunque altro tranne la sua... Ed era Lily a chiedere, ora.

"Tuo padre mi ammazzerà" mormorò di nuovo Severus.

Lily rise, scostandosi da lui e afferrandogli il viso, costringendolo a guardarla in faccia.

"Ma mi ascolti, Severus?" gli chiese, divertita "Io ho detto a tutti che un giorno saresti stato mio. Papà può non averci creduto fino ad ora, ma non può dire di non essere comunque arreso all'evidenza".

Lily inclinò la testa, muovendo la mano destra e passandogli due dita sulle labbra, maliziosa.

"Ti ho già detto che nessun uomo sa dirmi di no. Sono stata brava e paziente con te perché sapevo di avere ancora un anno scolastico davanti... Ora non più. Ora non ho freni, Severus. Tu non riuscirai a resistermi, qualsiasi cosa possano dire le tue paturnie".

Severus sospirò.

"Era tutto parte di un tuo piano malvagio, quindi?"

"Sedurti e farti impazzire, lo scorso anno?" chiese Lily, divertita "Oh, no. Non sapevo neppure che tu abitassi qui, ricordi? No, ho solo visto un'occasione e ne ho approfittato. Ma quello che è successo, le notti..." Lily sospirò "È vero che non sono in grado di dormire da sola" confessò, guardandolo negli occhi "Sin da bambina. Ho sempre avuto paura del buio, della solitudine. La prima notte che mi sono infilata nel tuo letto ero disperata. Poi si è trasformata in un'altra occasione".

Severus scosse la testa, al contempo irritato e divertito.

Salazar! Quella ragazza!

"Saresti stata davvero bene a Serpeverde" le disse.

Lily poggiò la guancia sul suo petto, facendo scivolare le mani in basso e richiudendole poi dietro la sua schiena, stringendolo in vita.

"Lealtà" mormorò "La mamma ha provato a togliersi papà dalla testa, da ragazza. Non è stata leale ai suoi sentimenti. Io sì" rialzò lo sguardo verso di lui "E quelle due settimane, lo scorso anno, non hanno fatto altro che rafforzare ciò che quel primo istinto mi suggeriva ormai da anni. Io sono persa per te, Severus".

"Due settimane" mormorò Severus, la voce roca.

"L'effetto farfalla" gli rispose lei, alzandosi sulle punte dei piedi per baciarlo di nuovo.

E nuovamente Severus staccò la mente, affondando nelle sue labbra, in quel contatto a lungo sognato che ancora non sembrava reale.

Così nuovo. Così ricco e pieno, il sapore di tutto quel non detto fra loro, ormai caduto dalle labbra di Lily.

Severus si staccò piano da lei, il cuore il subbuglio, osservandola finalmente senza trattenere se stesso, bevendo del suo volto con occhi nuovi.

Lily lo guardava, la bocca socchiusa, le guance imporporate.

Sospesa, in attesa. Ora Severus sapeva di cosa.

Cosa voleva sentirsi dire da lui, Lily?

"Sei terribile" le mormorò, sorridendo per la prima volta "Un demone di quelli babbani; viziata, capricciosa, convinta che il mondo debba inchinarsi ai tuoi piedi".

Lily sorrise.

"Una Potter" precisò, divertita.

Da dietro la sua schiena provenne un tintinnio di chiavi mentre Blanche, del tutto intoccata dalle loro attività, saltava nel vano tentativo di afferrare due ciondoli a forma di farfalla.

Severus le carezzò una guancia con la mano destra, pizzicandole la pelle liscia e pallida.

"Lily" la corresse, prima di chinarsi di nuovo sulle sue labbra, a rubarle l'ennesimo bacio.







***





NdA: prima di arrivare a scrivere il finale mi sono immaginata una sorta di pov di Lily con dei piccoli siparietti. Ve li riporto perché ho riso da sola come una cretina per ore.



Scena: Lily, dodici anni appena compiuti, durante le vacanze natalizie del suo primo anno ad Hogwarts. La famiglia in gita a Diagon Alley, tutti da Fortebraccio, seduti davanti a una tazza fumante di cioccolata calda.

"Allora, tesoro, ti piace la scuola?" le chiede Ginny.

"Sì, mamma. Mi sono fatta un sacco di amici e le lezioni sono interessanti" risponde Lily; poi aggiunge, quasi sovrappensiero "Ah, ho una cosa da dirvi: ho deciso che da grande sposerò il preside Piton".

Harry che quasi si strozza con la cioccolata, Ginny pietrificata, Albus che fa finta di vomitare.

James che esclama: "Ma a momenti neanche si vede in giro per il castello! Perché diamine dici una cosa del genere?"

Lily, del tutto impassibile, che scrolla le spalle e continua a sorseggiare la cioccolata.

"Non so" risponde "È una sensazione".

Harry quella sera va a casa di Ron e si ubriaca.


Scena: vacanze estive, estate dei suoi quindici anni, una cena tranquilla a casa Potter.

Lily racconta di come la sua amica Bonnie si sia trovata un ragazzo. Ginny e Harry si scambiano un'occhiata nervosa e lei cerca di introdurre l'argomento.

"E tu, tesoro? Hai trovato qualche ragazzo che ti piace?"

Lily la guarda come se fosse scema.

"Ma mamma, io te l'ho già detto: sposerò il preside Piton".

Harry che fa cadere la testa sul tavolo, Albus che si passa una mano sulla fronte, James che la fissa come se fosse un'aliena. Ginny che inizia a preoccuparsi.

"Ah... Tesoro... Per caso tu e il p-preside...?"

Lily che inarca un sopracciglio.

"Il preside continua a stare rinchiuso nel suo ufficio e a ignorare tutti noi studenti" le risponde.

Harry e Ginny non riescono neanche a finire di provare sollievo.

"Appunto!" esclama James "Perché diamine continui con questa storia?! Non lo conosci nemmeno"

Lily sorride, furba.

"Mamma, ti ricordi che ci hai sempre detto che hai scelto papà a dieci anni, vedendolo per la prima volta sulla banchina del Binario Nove e Tre Quarti? Ecco, la stessa cosa è successa a me".

Harry, pallido come non mai, che sembra uno zombie, la fissa.

"Piton è vecchio, Lily".

Ginny interviene.

"Ma se il preside neanche ti guarda, come hai intenzione di arrivare a sposarlo?"

Lily sorride e si stravacca sulla sedia, poggiandosi allo schienale e accavallando le gambe.

"Mi sembra ovvio: ho intenzione di sedurlo".

Harry vorrebbe morire.

"Lily! Hai quindici anni!" esclama sua madre, rossa come un peperone "E lui ne ha, ne ha..."

Lily la zittisce con un cenno pigro della mano.

"Oh, lo so, lo so. Non preoccuparti. Ho intenzione di aspettare di essere maggiorenne".

Il caos esplode. Quella sera Harry e Ginny si trovano con Ron e Hermione in un pub babbano e entrambi si ubriacano, mentre Ron ride fino alle lacrime.


Scena: post storia. L'estare dopo il diploma sta finendo e Lily ricompare a cena una sera, trovando gli zii a tavola, tutti in giardino per approfittare della brezza estiva. È tardi, il sole è già tramontato e piccole luci sospese illuminano la sera. Tutti accolgono Lily con entusiasmo, le chiedono dei suoi viaggi.

Lily sorride, si siede, dice qualcosina. A un certo punto si rivolge a suo padre.

"Oh, papà, ho bisogno di un favore" esclama, allegra e leggera.

"Cosa, tesoro?"

"Alla fine ho sedotto il preside Piton. Potresti andargli a dire che sai già tutto da anni e ti sei arreso all'evidenza e non hai intenzione di ucciderlo? Grazie".

A Harry è scivolata via l'anima dagli occhi. Un silenzio tombale cala attorno al tavolo.

Lily allarga il sorriso.

"Ne ho abbastanza delle sue paturnie sull'argomento. Così sarà tutto più facile".

Harry cade di testa sul tavolo, con un tonfo. Ginny la fissa a bocca aperta, sconvolta e senza una parola. Hermione la studia, perplessa e attenta.

Ron esplode in una risata tonante.

"Quindi, a quando il matrimonio?" le chiede, tra le lacrime.

"Oh, non so" risponde Lily, serafica "Insomma, non mi ha ancora fatto la proposta. Potresti suggeriglielo, papà: alla fine il tempo scorre e lui non diventa certo più giovane. Papà? Papà, ti senti bene?"

Harry si aggrappa alla tovaglia e la fissa da sotto in su, disperato.

"... Non so neanche dove abita" mormora, instupidito.

Lily torna a sorridere.

"Tranquillo, lo so io. Sta ancora a Spinners End, ma la casa è diversa".

Ron non riesce a smettere di ridere.



Bonus: Harry va davvero da Severus.

Severus pensa che lo ammazzerà ma lo fa entrare lo stesso in casa. Come gli ha detro ormai una vita e mezza prima, non è più un codardo.

Harry procede ad avere una piena crisi isterica, camminando in circolo nel suo piccolo salotto con le mani alzate al cielo. Non aiuta il fatto che la gatta di sua figlia lo stia fissando tranquilla da una poltrona.

Vuol dire che è tutto vero.

"... Mi ha mandato qua a darle la mia benedizione. La mia benedizione!" Harry sembra posseduto, Severus si limita a fissarlo "Ma su una cosa Lily ha ragione: questo non è inaspettato. Lei parla di sposarlo sin dal suo primo anno ad Hogwarts. Quando aveva quindici anni ci ha detto che aveva intenzione di aspettare di essere maggiorenne per poi sedurlo! Io che dovrei fare?! Nessuno è in grado di fermarla, o dirle di no. Ma lei! Lei è caduto nella sua trappola, vero?! Non posso neppure avercela con lei, professor Piton, perché io sapevo. Conosco mia figlia, nessuno riesce a contrastarla".

Severus alza un dito, apre la bocca.

"... Ho bisogno di un momento" sussurra, instupidito.

Va al tavolo della cucina e si siede, affondando la testa nelle braccia. Sente Harry calmarsi e, con uno sbuffo, accendere la fiamma sotto al bollitore.

"... Lei davvero è andata in giro a dire a tutti..." mormora Severus, ancora nascosto nelle sue stesse braccia.

"Sì" risponde Harry, mentre il bollitore fischia "Lo so. Beva del the, professor Piton, ho l'impressione che ne avrà bisogno. Ne ho bisogno anch'io".

Con un sospiro affranto Severus si alza e serve il the. I due uomini si ritrovano poi seduti l'uno di fronte all'altro, studiandosi.

"Beh, quindi" esclama Harry, alla fine "Ha già scelto l'anello per la proposta di matrimonio?"

Severus si strozza con il the e questa è l'unica rivincita che Harry sapeva di potersi prendere, così sorride e osserva il vecchio professore mentre tossisce e cerca di tornare a respirare.

Harry sorride, furbo, in un'espressione così simile a quella della figlia che Severus sente l'impulso di andarsi a buttare dalla Torre di Astronomia.

"Lily ha gusti precisi" continua Harry "Se lo ricordi. E le consiglio di affrettarsi. Ha fatto un commento, l'altra sera, sul fatto che il tempo passa e lei non sta certo diventando più giovane".

Severus si limita a fissarlo a bocca aperta per alcuni istanti.

"... Potter" dice infine, la voce roca, la gola ancora offesa. Tossisce un'altra volta "Potter, tu..."

Harry lo fulmina con lo sguardo, ancora sorridendo.

"Lei badi solo a non chiamarmi mai 'papà', e poi andrà tutto bene".

Severus vorrebbe morire. Ma, ancora di più, lo sa, vorrebbe vivere assieme a Lily.

Sorride, sarcastico, nell'espressione che si è cucito addosso tutta la vita, e i due uomini, forse per la prima volta, trovano un'intesa.

Edited by Mitsuki91 - 21/9/2023, 21:16
view post Posted: 21/9/2023, 19:36 Mitsuki91 - The butterfly effect - Racconti CON pairing: Severus/Altro
Ciao a tutti! Rieccomi con un'altra delle mie Severus/Lily Luna 🥰 L'ho scritta questa estate per un'iniziativa di recensioni quando mi sono resa conto che non avevo ancora mai scritto una one-shot sulla mia OTP. Vi avviso che è lunga! Ma ne sono molto soddisfatta.
Fatemi sapere! :D

Data: 16/07/2023
Beta-reader: /
Tipologia: one-shot
Rating: arancione
Genere: introspettivo, sentimentale
Avvertimenti: AU (Severus sopravvive alla guerra)
Personaggi: Severus Piton, Lily Luna Potter
Pairing: Severus/Lily Luna
Epoca: nuova generazione
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.

Riassunto:
"Può qualcosa di così infinitesimale avere un effetto così devastante? Può un battito d'ali di farfalla scatenare un uragano?"

The butterfly effect



Severus era seduto in veranda, un incantesimo raffrescante a prendersi cura delle temperature eccessivamente elevate di quell'estate, sfogliando pigramente un libro che sapeva ormai a memoria.

Non sapeva perché ogni anno si ostinasse a tornarsene in quella casa. Era come se il castello, di cui ormai era preside da tanti, troppi anni, una volta arrivata l'estate sembrasse diventare un labirinto sconosciuto, pronto a soffocarlo fra le sue mura. Forse non aiutava neppure il fatto che tutti gli insegnanti avessero famiglie e amici da cui tornare; vacanze programmate che li vedevano costretti ad allontanarsi per otto settimane tutti gli anni, e Severus... Beh. Per quanto gli studenti lo chiamassero 'vecchio pipistrello solitario' alle sue spalle, Severus odiava restare solo ad Hogwarts. Poteva sembrare un controsenso, ma il castello era troppo vasto e, per questo, gli toglieva il respiro.

Almeno qui, a Spinner's End, le quattro mura che lo circondavano sembravano accarezzarlo. Non proprio casa, nonostante il governo l'avesse pagato decenni fa una lauta somma per il permesso di demolire, cancellando la desolazione del quartiere più povero di Cokenworth, e Severus aveva reinvestito il denaro per innalzare una piccola villetta decisamente più elegante delle vecchie mura di pietre nere e sporche; in questo modo si era venuto a spezzare il legame con gli abusi che aveva subito nell'infanzia, lasciando solo una flebile connessione con i pochi ricordi felici che vi conservava, e che si potevano riassumere nel vialetto polverso e calpestato che da casa sua terminava su un piccolo parco giochi, ora non più abbandonato e rugginoso, ma rimesso a nuovo da un'amministrazione comunale più lungimirante.

Ma comunque...

Sempre un posto migliore costruito su misura per lui. Il posto dove, nonostante tutto, si era creato un piccolo angolino tutto per sé nel mondo: non solo una biblioteca ben fornita che fosse solo sua da cui attingere, in sala, ma anche e soprattutto il piccolo quadratino di giardino in cui Severus aveva amorevolmente piantato nel corso degli anni semi e fiori, che ogni estate sbocciavano, riempiendo di colori il suo paradiso personale. Era per quello che amava così tanto passare del tempo in veranda, leggendo e beandosi delle fragranze frutto del suo duro lavoro alla Babbana.

"Professor Piton?! Preside?!"

L'esclamazione stupita gli fece alzare la testa dal libro. Oltre la sua siepe, leggermente rada quell'anno, stava Lily Luna Potter, l'ultima della progenie del Salvatore del Mondo Magico, appesa alle sbarre metalicche che delimitavano la sua proprietà privata, che lo osservava con i suoi occhi nocciola pieni di stupore.

Severus sbatté le palpebre una volta, preso alla sprovvista.

"... Signorina Potter?"

"Preside! Non sapevo che lei abitasse qui!" rispose Lily, sorridendo a trentadue denti.

Severus inarcò leggermente le sopracciglia.

"Io abito qui da tutta la vita, signorina Potter".

Lei tolse una mano dalla recinzione solo per sbattersela sulla fronte.

"Certo! Mi ero scordata. Ma pensavo che, beh... Che si fosse trasferito, a una certa".

Severus continuò a guardarla impassibile.

"Lils! Ci sei?" si sentì una voce, distante, e Lily si girò verso la fonte del rumore.

"Oh, beh" commentò, tornando a guardarlo e sorridendo "Ora devo andare. Ci vedremo, preside".

Non credo proprio, pensò Severus, ma non riuscì a dire nulla perché la ragazza era scappata via, veloce come era apparsa, lasciandolo confuso.



***




Severus si era tenuto ben alla larga dai due primi Potter che erano arrivati ad Hogwarts. In realtà, si era tenuto ben alla larga da qualsiasi studente. Dopo che l'avevano trovato, alla fine della battaglia finale, miracolosamente ancora vivo... Dopo che l'avevano curato e che Harry Potter in persona era venuto a pregarlo con quei suoi stupidi occhi verdi a riprendere la carica di preside di Hogwarts... Beh, non si dice di no al Salvatore del Mondo Magico.

Severus Piton era rientrato ad Hogwarts, un nome riabilitato come eroe e una cicatrice fresca sul collo e, come un qualsiasi animale ferito, si era ritirato nella solitudine della presidenza, limitando la sua presenza agli incarichi indispensabili come il discorso per accogliere i nuovi studenti al banchetto di inizio anno e quello per decretare il vincitore della Coppa delle Case alla fine. Gli studenti, per metà meravigliati e per metà intimoriti, l'avevano lasciato in pace. Buona parte del corpo docenti l'aveva lasciato in pace, con l'eccezione di Minerva, e con il tempo Severus era riuscito ad ammorbidirsi almeno con loro, ma non aveva mai del tutto colmato le distanze fra lui e i suoi preziosi studenti, che avevano perso rispetto e meraviglia in meno di una generazione e si erano adattati ad una quieta indifferenza. Quindi i due Potter si erano confusi nella folla, e Severus non si sarebbe accorto di loro se non per alcune lamentele ai danni di James Sirius da parte del corpo docenti, che sembrava aver ereditato la personalità dei due soggetti di cui portava il nome, e delle lodi invece rivolte ad Albus - ugh - Severus, che aveva l'animo stranamente tranquillo e studioso, considerando la famiglia da cui proveniva.

Lily Luna Potter era stata diversa. Avrebbe potuto non esserlo, nonostante l'espressione da pulcino smarrito con cui si guardava intorno la sera dello Smistamento, se non fosse che il Cappello aveva riflettuto a lungo calato sui suoi occhi, e alla fine il verdetto era risuonato come un tuono.

"Tassorosso!"

E ancora non sarebbe stato abbastanza, no, se Severus Piton in persona non l'avesse trovata meno di una settimana dopo sulla sommità della Torre di Astronomia, ben oltre il Coprifuoco, ad osservare il cielo notturno mentre si teneva le ginocchia al petto, persa in chissà quali pensieri.

"Signorina Potter" aveva esclamato e la ragazzina era sobbalzata, affrettandosi ad alzarsi in piedi, osservandolo con occhi pieni di timore. Aveva infranto le regole scolastiche in meno di una settimana e questo era un nuovo record, Severus doveva ammetterlo... Ma aveva anche visto una vena di inquietudine nei suoi occhi rivolti al cielo, quindi decise di approfondire.

"Cosa la turba, signorina Potter?"

Non era mai stato bravo con i bambini, Severus, questo lo sapeva. Ma, forse, anni ed anni lontani dall'insegnamento attivo lo avevano ammorbidito.

Vide Lily chinare la testa, afferrandosi la divisa e mordicchiandosi il labbro inferiore. Ora che aveva capito che non sarebbe stata punita per la sua infrazione - non subito, almeno - stava riflettendo. Severus attese, paziente.

"... È che stavo pensando alla Casa in cui sono stata smistata" ammise infine Lily, la voce flebile, arrossendo sulle guance.

"Pensa che in Tassorosso non possa trovarsi bene?" le chiese Severus, studiandola appena.

Lei rialzò lo sguardo verso di lui, guardandolo dritto negli occhi. Era quasi straniante, abituato così com'era al fatto che gli studenti lo evitassero...

"Ho paura che per la mia famiglia non sia abbastanza" ammise candidamente "Cioè, loro non me l'hanno detto in modo chiaro, ma io... Insomma..." Lily tornò a tormentarsi il labbro inferiore, abbassando di nuovo lo sguardo.

"Tassorosso è la casa delle persone leali e degli amici sinceri" le rispose Severus, conciliante per quanto riuscisse ad essere "Sono certa che la sua famiglia sia contenta per lei, signorina Potter".

Lily fece una smorfia.

"Non so" rispose lei "Forse è che ho sentito Jamie dire che a Tassorosso ci vanno solo gli scarti. Uff, persino Serpverde sarebbe andata meglio..."

"Non lo dica".

Il suo tono si era raffreddato e Lily alzò di nuovo lo sguardo verso di lui, leggermente timoroso. Severus si maledisse internamente e strinse le labbra, cercando di recuperare la calma.

"Non mi avrebbe voluto nella sua Casa, preside?" chiese Lily, intensa, sempre senza distogliere lo sguardo da lui. Severus provò l'impulso di farlo al posto suo ma - diamine! - era un adulto, e si trattenne.

"Non è questo" rispose quindi, il tono meno duro "Sono certo che avrebbe fatto del suo meglio ovunque, signorina Potter. E Serpeverde ha buone qualità, come l'ambizione... Ma no, non mi riferivo a quello. Mi riferivo al fatto che Tassorosso non è la Casa degli scarti, qualsiasi cosa vada in giro a dire suo fratello. Tassorosso è la casa della lealtà e, mi creda, ci sono giorni in cui avrei preferito essere Smistato a Tassorosso io stesso, per poter contare sulla lealtà come valore incrollabile".

Forse gli era uscito più amaro di come avrebbe voluto. Non sapeva neppure perché avesse detto quelle cose. Aveva voluto solo tentare di consolare una bambina; di ascoltare, per una volta, invece di tornare alle vecchie abitudini del professore di Pozioni di cui tutti avevano avuto paura, e poi...

E poi era tornato a rivangare vecchie ferite, come ogni volta. Davanti agli occhi grandi e innocenti di Lily Luna Potter, che di sicuro non poteva neppure immaginare...

Lily si portò un indice alla bocca, iniziando a torturare l'unghia con i denti, e riflettendo seriamente sulle sue parole. Sembrava quasi esagerata, quell'espressione così grave su quel viso così giovane.

"... Forse ha ragione, preside" gli disse infine "Mi impegnerò in Tassorosso. Lo prometto!"

"Ottimo, signorina Potter. Allora è il caso di andare a dormire. Venga, la scorto nei corridoi".

Si girò senza aspettare una risposta, ma sentì la ragazzina correre per stargli dietro. Arrivarono dopo alcuni minuti all'ingresso di Tassorosso, e Lily si girò verso di lui un'ultima volta, guardandolo come se fosse in attesa di qualcosa.

Cosa voleva sentirsi dire, quella bambina?

"... Farà bene in Tassorosso, ne sono sicuro" le disse quindi Severus, con una punta di incertezza, e Lily si aprì in un sorriso luminoso.

"Grazie! Buona notte, preside" rispose lei; poi entrò senza aspettare una replica, lasciandolo perplesso ad osservare le botti di Tassorosso per alcuni istanti, prima di riscuotersi e tornare a pattugliare i corridoi del castello.



***




La mattina dopo il suo campanello babbano suonò.

Severus, che si era appena vestito per il giorno, lanciò un'occhiata perplessa all'orologio appeso in cucina: le nove e trenta. Ancora confuso, andò ad aprire la porta, e vide Lily Luna Potter sulla soglia, in attesa con un sorriso smagliante.

"Non mi invita ad entrare, preside?" chiese lei, e Severus, più per un riflesso automatizzato che per altro, si scostò per lasciarla entrare. Chiuse la porta dietro di lei e si girò a guardarla.

Lily si stava osservando in giro, curiosa, bevendo con gli occhi ogni angolo della sua piccola casa: il camino spento di fronte a lei, la libreria ad angolo che correva lungo tutta la parete libera della sala, interrotta solo dalla finestra e dalla sua alcova; dall'altro lato della stanza, diviso da un muretto basso rivestito di granito, la cucina a vista.

"... Solo una poltrona?" chiese Lily, sfiorando con le mani la pelle dello schienale della poltrona davanti al camino "Neanche un piccolo divano?"

"Non intrattengo ospiti, signorina Potter" gli rispose Severus, in automatico.

"Ma la cucina ha un tavolino quadrato con quattro sedie" ribatté Lily, indicandolo.

Severus alzò un sopracciglio.

"Quelle erano incluse nel prezzo" le rispose; poi, dato che Lily continuava a vagare per la stanza, aggiunse "Signorina Potter, ehm... Perché è qui?"

"Ah, già" si riscosse Lily, tornando a guardarlo e sorridendo ancora "Vede, sono in città perché mia cugina Violet mi aveva invitato in discoteca, ieri".

"Violet?"

"Violet Dursely" precisò Lily "La figlia di Dudley Dursely. Ora vive nella vecchia casa degli Evans, lo sapeva? E la fabbrica oltre il fiume è diventata una discoteca babbana da... Qualche anno, penso".

Severus ci mise qualche istante ad assimilare le novità. Della fabbrica trasformata in discoteca lo sapeva: era il motivo per il quale, nonostante la riqualificazione comunale, aveva pochissimi vicini di casa: ciò che lui poteva cancellare con un colpo di bacchetta, rimanendo intoccato dal rimbombo che il locale babbano portava con sé, era diventato un fastidio insopportabile per gli abitanti di Cokeworth... Soprattutto per chi abitava a Spinner's End, dato che la fabbrica si trovava vicina. Doputto, le ex case malmesse del quartiere erano state costruite appositamente per gli operai che ci lavoravano dentro. Severus aveva assistito alla trasformazione della città e delle sue strutture in ogni sua fase: dalla sua infanzia disastrata in cui suo padre, operaio, lavorava nella fabblica ancora attiva, con le ciminiere che avvelenavano tutta la popolazione, allo stato di abbandono a seguito di una delle tante recessioni economiche babbane, alla riqualificazione e trasformazione in discoteca nell'ultimo decennio. Come per casa sua, come per il parco giochi... Cokeworth era cambiata, negli anni. E lui era uno dei pochi rimasti, ormai, fra i diversi flussi di popolazione in entrata e in uscita che avevano rimodellato la cittadina con il tempo.

Quanto alla casa degli Evans ancora abitata, invece... Beh. Non passava spesso da quel lato di Cokeworth.

"È venuta a dirmi come si è divertita in un locale babbano, ieri sera?" chiese quindi Severus, leggermente sarcastico.

Lily ridacchiò.

"Certo che no. Mi offre un the?"

Salazar, la sfacciataggine era proprio un tratto Potter, non vi era alcun dubbio. Borbottando, Severus avanzò verso la cucina, ad armeggiare con il bollitore, e Lily si accomodò su una delle sedie, tranquilla come se far visita al suo vecchio preside solitario fosse un'abitudine consolidata e non la sorpresa di quell'estate.

Severus aspettò che l'acqua bollisse, preparando le tazzine con le foglie del the, e versò il liquido bollente stando ben attento a non scottarsi né a farlo uscire dalle tazze. Si sedette poi di fronte alla ragazza che, sempre sorridendo, aggiunse due zollette di zucchero al suo the.

Severus fece due calcoli mentali. Lily Luna Potter doveva iniziare il suo ultimo anno ad Hogwarts di lì a qualche settimana, che lui sapesse, quindi doveva avere... Diciassette anni.

Era troppo tempo che, per lui, i ragazzi e giovani adulti avevano un'età indescrivibile, che non riusciva a capire solo osservandoli in viso. Sembravano tutti così giovani.

"... Dunque?" chiese infine, non riuscendo più a sopportare il silenzio di quella situazione assurda.

Lily sospirò.

"Beh, innanzitutto sono venuta a ringraziarla" iniziò, guardandolo negli occhi.

"Ringraziarmi?"

"Sono anni che lo voglio fare, ma lei a scuola è inavvicinabile. Si ricorda, al primo anno...?"

"Ah" la interruppe Severus "Sì. Tassorosso?"

Lily allargò il sorriso.

"Esatto, Tassorosso. Alla fine mi ci sono trovata bene; come aveva detto lei, con amici e amiche leali... Non solo mi sono adattata, ma mi piace la mia Casa".

"Sono contento, signorina Potter" rispose Severus, sorseggiando il proprio the. Ringraziò ancora una volta gli incantesimi raffreddanti, perché altrimenti bere del the bollente in piena estate sarebbe stato molto più complicato.

"E poi?" incalzò Severus, perché la ragazza non aveva chiaramente finito.

"Poi..." iniziò lei, scrutandolo intensamente. Aprì la bocca, poi la richiuse, poi la riaprì ancora, come fosse indecisa.

Infine, lasciandogli addosso la sensazione che non fosse quello che voleva veramente dire, Lily parlò.

"Volevo chiederle un favore, preside".

Severus alzò le sopracciglia.

"Sentiamo".

Lily sorrise di nuovo, di un sorriso luminoso e furbo, che gli diede una strana sensazione di inquietudine.

"Potrebbe ospitarmi per le prossime due settimane?"



***




Severus era rimasto letteralmente senza parole.

Lily gli aveva spiegato che avrebbe dovuto passare le prossime due settimane a casa della sua amica e compagna Bonnie MacMillan, ma che loro avevano avuto un'emergenza in famiglia e le due erano state quindi costrette ad annullare la loro vacanza. Harry Potter e Ginny Weasley erano in vacanza in grecia con gli amici di sempre Ronald Weasley ed Hermione Granger. Suo fratello James era partito con la cugina Rose per la Cina; Albus era invece in Italia con Scorpius Malfoy. Altri parenti erano sparsi fra diversi amici e in buona parte all'estero. La stessa Violet Dursely era partita quella mattina. Persino i nonni Weasley erano via, perché figli e nuore avevano fatto una colletta per regalar loro una crociera attorno al mediterraneo per festeggiare l'anniversario di matrimonio.

"... Immagino che lei possa comunque tornare a casa propria. È maggiorenne e non sarà dura sopravvivere due settimane" rispose Severus, ancora allibito dalla sfacciataggine della ragazza, interrompendo la sua lista di lunghe spiegazioni.

Lily lo fissò imbronciando l'espressione, cosa che lo fece sentire a disagio.

"Sono una sua studentessa" gli disse infine "Gli sto chiedendo aiuto con il cuore in mano. Ho paura di stare da sola".

Severus sbatté le palpebre, confuso per l'ennesima volta. Merlino! Da quando in qua un adolescente aveva paura di starsene da solo a casa?! Certo, lui non era stato un esempio lungimirante, ai suoi tempi, ma la maggior parte dei ragazzi con cui era entrato in contatto avrebbero approfittato della casa libera per darsi a party esagerati e cose simili. Ovvio, da quando diceva Lily tutti i suoi amici e famigliari erano irraggiungibili, ma comunque...

Lily allungò una mano verso di lui, afferrando la sua sul tavolo, facendolo sobbalzare leggermente.

Lo stava fissando negli occhi, intensa.

"La prego" gli disse infine "Le prometto che sarò un'ospite impeccabile. Non mi sentirà neppure".

... Salazar. Che accidenti doveva fare di fronte a quello sguardo implorante?

"Se non le scoccia dividere l'unico bagno con il suo vecchio preside" gli uscì, acido. Pensava che l'avrebbe fatta desistere, e invece Lily si aprì in un sorriso meraviglioso e splendente.

"Grande! La ringrazio. Vedrà che non se ne pentirà!"

Lily si era alzata, allegra, ed era corsa su per le scale. Incespicando e imprecando sottovoce Severus le andò dietro, capendo che aveva appena perso la discussione.

Così, senza possibilità di appello, si era appena ritrovato con una ragazzina appena maggiorenne per casa per ben due settimane. Maledizione!

"Qual è la mia camera, preside?" chiese Lily, infilando la testa oltre la porta della prima, che per inciso era la sua.

"... Ho una piccola stanza degli ospiti" sbuffò Severus "L'altra".

Lily lasciò perdere la sua camera da letto e trotterellò felice verso la seconda porta - la terza era stata aperta per prima, mentre Severus incespicava sulle scale, ma era quella del bagno - e la spalancò. Nella stanza era presente solo un piccolo letto a una piazza e, alla sua sinistra, un armadio. A destra c'era la speculare finestra con alcova che era presente anche al piano terra.

"Pensavo che non intrattenesse ospiti, preside" lo prese in giro Lily, osservandolo con un sorrisetto furbo.

Severus arrossì, dandosi dell'idiota.

"Ho dato carta bianca alla ditta Babbana che mi ha costruito casa e me la sono trovata così" le rispose, sempre acido, irritato con se stesso per l'impulso che lo spingeva a doversi giustificare con quella ragazzina "Mi pareva brutto lasciare una stanza vuota. Sono comunque i mobili più economici che l'Ikea poteva offrire".

"Oh, andrà benissimo" iniziò Lily, poggiando la piccola borsa che aveva a tracolla sul letto e armeggiandoci dentro. Quando Severus la vide affondarci fino al gomito si rese conto che doveva avere un Incantesimo Estensivo Irriconoscibile.

Salazar. Aveva già fatto i bagagli prima di presentarsi da lui, non si era aspettata nessun esito diverso alla sua domanda. Per inciso, non era che lui avesse propriamente accettato, ma...

"Spero che lei non sia allergico al pelo del gatto" commentò Lily, tirando fuori dalla borsa un trasportino dove una piccola creatura nera dagli splendenti occhi gialli lo osservava.

Oh, Merlino. Pure questa.

"Signorina Potter, questa casa..."

"... Non è un albergo" concluse per lui la frase Lily, girandosi verso di lui e sorridendo "Mio padre lo dice sempre. È un detto Babbano, vero? Ma, beh, non pretenderà certo che abbandoni la mia Blanche!"

Severus non rispose, troppo colto di sorpresa per riuscire a formulare un pensiero coerente.

Per le mutande di Merlino e per la barba di Salazar, quella Potter era un demonio fatto e finito.

Lily tornò a voltargli le spalle e aprì il trasportino, lasciandolo sul letto. La gatta rimase dentro, ringhiando piano, e Lily affondò di nuovo nella borsa fino a tirar fuori una lettiera, che poggiò in un angolino in camera, e un vassoio con delle ciotole, in cui in una mise dell'acqua e in una dei croccantini.

"Ecco fatto" annunciò infine "Direi che il resto dei bagagli posso disfarlo dopo. Adesso lasciamo in pace la gatta così si abitua, va bene, preside? Usciamo, chiudo la porta così può esplorare e sentirsi al sicuro".

Instupudito, Severus arretrò dalla soglia e fece come gli era stato detto. Lily, dopo aver chiuso amorevolmente la porta, si voltò a sorridergli e infine scese per le scale. Senza altro da poter fare, ancora senza parole, Severus la seguì.

"È da ieri che volevo vedere meglio il suo giardino" disse lei "Posso?"

Aveva già una mano sulla piccola portafinestra che dalla cucina portava alla veranda e al quadratino di giardino che Severus curava amorevolmente ogni anno.

Severus alzò gli occhi al cielo.

"Immagino che possa fare quello che vuole, a questo punto".

Lily rise e uscì, mentre Severus andava in cucina per sistemare le tazze del the nel lavello. Si prese il suo tempo pulendo alla babbana e, alla fine, prendendo a caso un libro dalla biblioteca, uscì per sedersi nel solito posto in veranda.

Lily era seduta con la schiena poggiata al tronco del piccolo acero che Severus aveva piantato quindici anni prima e stava canticchiando leggermente fra sé, gli occhi chiusi rivolti verso i raggi di sole che penetravano fra l'intrico di foglie e rami. Sentendolo arrivare si girò a guardarlo, sorridendo leggera.

"È bello, e colorato" commentò, indicando il giardino con un gesto della mano. Severus grugnì qualcosa in risposta, aprendo il libro.

"Anche le poltroncine in veranda sono due" commentò ancora Lily.

"Erano parte di un set" rispose Severus, sbrigativo "Non doveva essere un'ospite impeccabile?"

Ridacchiando, Lily tornò nella posizione di prima, chiudendo gli occhi e assaporandosi la giornata, senza più dire nulla per non disturbare la sua lettura.

Severus, comunque, non riusciva a capire una parola del libro, perché continuava a sbirciare di sottecchi la ragazza, a volte confuso e perplesso dalla sua presenza volontaria in quel luogo, a volte arrabbiato per come l'aveva costretto ad accettare una situazione inappropriata senza dargli nessuna possibilità di replica. Oh, beh. Avrebbe potuto insistere nel cacciarla via, ma qualcosa gli diceva che non sarebbe stata la mossa giusta.

Come quel giorno di tanti anni fa, quando la Lily bambina aveva alzato lo sguardo verso di lui, in attesa, e lui aveva balbettato la prima cosa che gli era venuta in mente per liberarsi dalla morsa del suo giudizio infantile mascherato da domanda silenziosa.

Ecco. Si sentiva ancora così, di fronte a quella ragazza in divenire. Come se lei lo stesse mettendo alla prova, giudicandolo.

Per cosa, Severus non avrebbe mai saputo dirlo.


***




Il primo pomeriggio insieme Lily, come una coscienziosa ragazza diligente, si era messa a fare i compiti. Severus la osservava, sprofondato sull'unica e ormai consunta poltrona di pelle, mentre lei stava seduta in modo impeccabile su una delle sedie della cucina, il tavolo pieno di libri scolastici, pergamene e inchiostro. Lui non aveva chiesto né fatto commenti, e lei aveva lavorato al suo tema in silenzio.

La sera, dopo cena, si erano dati una buonanotte frettolosa in salotto, prima che Lily salisse le scale coprendosi un enorme sbadiglio con il palmo della mano. Severus era rimasto sveglio a lungo, quella notte, cercando di avvertire la sua presenza nei rumori soffocati della casa, ma senza nessun successo. Il giorno dopo si erano ritrovati al tavolo della colazione e Severus aveva notato le pesanti occhiaie sotto gli occhi nocciola di Lily, ma non aveva commentato. Avevano mangiato quello che lui aveva frettolosamente preparato senza una parola, se non uno stiracchiato buongiorno.

Poi Lily era di nuovo uscita in giardino, a godersi il sole sotto l'acero, e il pomeriggio aveva fatto di nuovo i compiti. Stavolta si stava esercitando su alcuni incantesimi e, dopo oltre mezz'ora in cui Severus si stava sforzando di ignorarla, non ce la fece più e decise di intervenire, con un sospiro.

"Sbaglia l'angolatura del polso" le disse, alzandosi dalla poltrona consunta e andando verso di lei.

Lily si girò a guardarlo, evidentemente frustrata dal suo stesso fallimento.

"Mi faccia vedere" lo implorò, stanca.

Severus le afferrò il polso e glielo riposizionò in modo corretto.

"Provi ora".

Lily pronunciò l'incantesimo, e le farfalle colorate esplosero dalla sua bacchetta. Sorrise, soddisfatta ma anche stanca.

"Mi chiedo solo a che accidenti mi servirà produrre farfalle nella vita reale..." commentò, ripetendo l'incantesimo più volte per imprimersi il movimento corretto nella memoria.

"Non saprei" rispose Severus "Però sono belle. I colori molto vibranti".

"E questo cosa significa?"

"Che ha una personalità parecchio scoppiettante".

Lily lo guardò per un istante, perplessa, mentre le farfalle continuavano a svolazzare fra loro.

"... Questo non c'era scritto nel libro di Incantesimi. In effetti, c'era scritto solo che avrebbero dovuto apparire delle farfalle, nulla sul loro aspetto o colore".

"Oh, sono sottigliezze che si possono approfondire solo con una mente molto curiosa" rispose Severus, accennando un sorrisetto.

"Mi sta dando della stupida?"

Non sembrava offesa, Lily, solo sorpresa.

"Dico solo che la maggior parte degli studenti non va mai oltre quello che c'è scritto sul libro di testo obbligatorio. Imparano a memoria senza farsi domande".

Lily aggrottò le sopracciglia, riflettendo.

"Immagino lei abbia ragione" disse infine "È per questo che odiava insegnare?"

Severus ghignò.

"Non ho mai amato particolarmente l'ignoranza, intesa come mancanza di curiosità. Non sapere qualcosa va bene, ma non domandarsi neanche come risolvere le proprie lacune finché qualcuno non ti imbocca, o perché una cosa funzioni in un determinato modo... Beh, insegnare non faceva per me. Preferisco essere preside e lasciare l'onore a chi si sente davvero portato".

Lily sorrise.

"Insegnerebbe a me, se glielo chiedessi? Le prometto che non mi farò mancare, ah, la curiosità".

Severus inarcò un sorpacciglio.

"E cosa dovrei insegnarle, in due settimane?"

Lily scrollò le spalle.

"Beh, già con questo incantesimo qualcosa di nuovo l'ho imparata. Mi aiuti a fare i compiti, magari salta fuori qualcos'altro. Prometto che non mi arrabbierò se mi insulta".

Severus non riuscì ad evitare che uno sbuffo di risata uscisse dalle sue labbra, e scosse la testa, incredulo.

"Se ne pentirà".

"Mi metta alla prova".

Lily lo stava fissando con decisione. Gli ricordava quasi lo sguardo di suo padre quando lo sfidava, da ragazzo, facendogli perdere la già poca pazienza che aveva... Solo che in Lily mancava la sottile vena d'odio e di disgusto che animavano Harry Potter e che gli rendevano così insopportabile la sua vista.

Severus ghignò di nuovo. Perché privarsi del piacere di umiliare per un'ultima volta un Potter? Dopotutto, non è che avesse di meglio da fare.

"Perfetto, signorina Potter. Però non si venga a lamentare, poi".

Così iniziò ad aiutarla con i compiti delle vacanze.



***




Erano passati altri due giorni.

Due giorni di occhiaie sempre più scure sul volto di Lily e, Severus doveva ammetterlo, anche sul suo. Due giorni di studio selvaggio, dove sì, aveva colto Lily impreparata su alcune materie, ma, lo capì presto, la maggior parte del suo scarso impegno era dato dall'evidente noia che le trasmettevano i professori. Lasciata a se stessa, senza alcun tirmore di porre le domande, e anzi stimolata a cercare ogni minimo dubbio e incongruenza in ciò che aveva incontrato studiando, Lily dimostrava un'intelligenza vivace e dei punti di vista originali. Due volte l'aveva persino lasciato spiazzato e senza parole, incapace di rispondere; cosa che Severus aveva abilmente mascherato dietro qualche battuta sprezzante. Lily, di solito seria e attenta mentre studiavano, in quelle due occasioni si era lasciata andare a un sorriseto furbo che aveva avuto il potere di irritarlo.

Era come se lei riuscisse a leggere oltre i suoi modi bruschi e impeccabili, ascoltando anche i non detti. La sua perspicacia lo agitava, in un certo qual modo, e Severus, nonostante gli innumerevoli anni di esperienza a scuola, era quello che si sentiva sotto esame.

La sentiva, Lily era ancora in attesa di una risposta a qualcosa, una domanda che lui non riusciva a identificare.

Il terzo giorno Severus, dopo cena e dopo aver studiato ancora il veranda con Lily, protetti entrambi da qualche blando incantesimo respingi babbani e un Muffliato per evitare che qualche improbabile curioso venisse ad appendersi alla recinzione del suo giardino come aveva fatto la ragazza all'inizio di tutta quella storia, rientrò in casa per ritrovarsi espropriato dalla propria poltrona. Blanche, la gatta a pelo lungo e totalmente nera di Lily aveva deciso di appallottolarsi proprio lì, ronfando della grossa, indifferente al suo fastidio.

Lily apparve alle sue spalle, con un sorrisetto ironico.

"Le conveniva comprare un divano, preside" lo prese in giro "Beh, almeno Blanche ha iniziato ad essere a suo agio".

Severus alzò gli occhi al cielo e si diresse verso la poltrona, spostando di malagrazia la gatta, assicurandosi comunque di non farle male. Non esisteva che un animaletto domestico dettasse legge in casa sua... Dove erano finiti? Dov'era il buonsenso?

Blanche, trovatasi di nuovo sveglia e in piedi sul pavimento, gli lanciò un'occhiata sprezzante; poi, in barba a quello che era appena successo, decise di ribadire la sua superiorità felina saltandogli in braccio e usando le sue stesse gambe come cuscino.

Severus rimase a fissarla sbigottito, e sentì Lily scoppiare a ridere, incapace di trattenersi. Si sentì arrossire, irritato.

Lily prese uno dei suoi volumi dalla libreria e si sdraiò a pancia in giù in terra, spiaggiata sulle assi del parquet, aprendo il libro e osservandolo dal basso verso l'alto.

"Beh?!" esclamò infine Severus, irritato "E questo che significa?" chiese, indicando con un vago gesto sia la gatta che lei.

Lily sorrise.

"A quanto pare lei sta simpatico a Blanche... Cosa che non è scontata. Quanto a me, mi adatto ad una vita senza divano. Ho intenzione di farle compagnia, questa sera... Una compagnia silenziosa, non si preoccupi".

Severus sbuffò e alzò gli occhi al cielo.

Rimasero entrambi in salotto, ostinati, fino a che il sole non tramontò del tutto nel cielo, lasciando il posto ad una notte scura trapuntata di stelle. Fu solo allora che Lily si rialzò in piedi, stiracchiandosi, e richiamò la gatta all ordine.

"Vieni, Blanche, andiamo a nanna. Preside... Buonanotte".

Severus borbottò qualcosa in risposta, osservandole salire le scale. Quella dannata gatta le era andata dietro docilmente, obbedendo al suo comando.

Severus aspettò ancora qualche tempo, per essere certo che Lily avesse finito la sua routine serale, poi salì per andare in bagno e mettersi il pigiama - una semplice maglietta lisa e un paio di pantaloncini, dato il caldo infernale - e infilarsi sotto le lenzuola. La finestra era spalancata, invitando la delicata brezza notturna ad entrate. Severus prese il libro che aveva abbandonato sul comodino e si mise a leggere, arreso a quell'ennesima notte insonne, perché sembrava incapace di rilassarsi e tendeva le sue orecchie fino allo spasimo, cercando di identificare la presenza di Lily in casa... Chiedendosi cosa facesse, di notte, al posto di dormire, visto le occhiaie sempre più scavate.

Incapace di identificare quella sensazione di turbamento leggero che accompagnava le sue sere, e la consapevolezza che Lily Luna Potter era da qualche parte nella sua stessa casa.

Poi qualcosa cambiò, quella notte.

Lily, gli occhi gonfi di sonno, aprì la porta della sua camera da letto. Severus la fissò per alcuni istanti, incerto e sorpreso, non sapendo bene come reagire. Lily indossava una corta camicetta da notte a fiori che le lasciava scoperte le lunghe gambe - Severus si sforzò di guardarla in faccia, dandosi dell'idiota - e sembrava implorante.

Senza una parola la ragazza scivolò verso di lui, scostando il lenzuolo e infilandosi nel suo letto.

"... Cosa sta facendo?!" esclamò infine Severus, ritrovando l'uso della parola, leggermente isterico.

Lily si limitò a guardarlo dal basso verso l'altro. Si era raggomitolata il più lontano possibile da lui.

"... Lei non russa, preside" rispose infine, la voce leggermente impastata dal sonno "Mi fa impazzire. Io non riesco a dormire, da sola. La prego, non mi cacci via..."

"Questo è... Totalmente inappropriato... Inaccettabile..." Severus stava digrignando i denti, mentre la rabbia cresceva a ondate. Lily allungò una mano verso di lui ma ci ripensò a metà strada, riportandosela al petto.

"La prego, sono tre giorni che non dormo... Io non riesco... Farò la brava, la prego..."

"Signorina Potter..."

"A casa papà russa... A scuola le mie compagne sono nella mia stessa stanza... Qui non riesco a sentire il rumore del suo respiro, la prego... Non se ne vada, mi lasci dormire... La prego... Farò la brava... La prego..."

Le parole di Lily si stavano confondendo, mentre il sonno la reclamava. Prima di poter concludere la propria preghiera era già scivolata via, nel mondo dei sogni.

La rabbia di Severus si spense alle sue parole.

'Non riesco a sentire il rumore del suo respiro'.

Non era la stessa cosa che aveva tormentato lui sin dalla prima notte? Quel tendersi delle orecchie, quell'agitazione leggera, il nodo allo stomaco. Ascoltare i rumori della casa, i rumori della notte, e sentire solo la corrente elettrica che manteneva in vita il figorifero babbano e il leggero frinire del grilli fuori dalla finestra.

Nessuna traccia di lei. Nessuna certezza che lei non fosse altro che il declino di una mente senile.

Ma perché lei? Perché Lily Luna Potter, fra tutti?


Poi Severus apriva gli occhi ogni mattina, e scendeva per prepararsi una tazza enorme di caffè, combattendo l'istinto di sbirciare nella sua camera da letto, e si tranquillizzava solo quando la sentiva svegliarsi, i suoi passi che echeggiavano sul pavimento, sulla sua testa. Il rumore dell'acqua aperta, che scorreva nelle tubature. La seguiva con la mente, avanti e indietro, ancora incerto sul fatto che fosse reale e non il delirio di un vecchio, finché lei non spuntava dalle scale, un sorriso leggero sulle labbra mentre gli augurava il buongiorno e i cerchi viola ogni più scavati attorno ai suoi occhi.

'La prego... Farò la brava...'

Ma brava in che senso?


Severus sospirò, chiudendo il libro e poggiandolo sul comodino e spegnendo l'abat-jour. Si fece scivolare nel letto, sdraiandosi del tutto, non più con la schiena sulla testiera per poter leggere.

Chiuse gli occhi.

Oltre ai grilli, oltre la corrente elettrica, Lily respirava leggera accanto a lui. Così vicina che avrebbe potuto rischiare di toccarla con un solo movimento sbagliato.

La sentiva, Severus. Non era più il tormento di una mente senile; non era più un fantasma annidato nel dormiveglia.

Il rumore del suo respiro.

Senza rendersene conto, Severus scivolò in un sonno senza sogni; in quell'agognato oblio che gli consentì di riposare davvero per la prima volta in giorni, settimane, mesi...

Anni.


***





Si svegliò da solo nel letto, stranamente riposato. Lui, Severus, che da anni si era abituato a dormire poco e niente, si sentiva in forma smagliante.

Non era solo in casa, nonostante fosse solo nel letto. Sentiva Lily muoversi sotto di lui, canticchiando spensierata mentre spadellava in cucina, e un invitante profumino contribuì al suo lento risveglio dei sensi.

Severus si alzò, andò in bagno, si vestì e scese infine le scale, senza che fosse riuscito a darsi una risposta agli innumerevoli quesiti che gli riempivano la mente.

Lily si girò verso di lui con un sorriso smagliante.

"Severus! Buongiorno!"

Severus, che stava per sedersi al piccolo tavolino della cucina, inarcò un sopracciglio. Lily gli agitò contro un mestolo.

"Direi che dopo aver passato la notte insieme possiamo abbandonare le formalità, giusto? Mi chiami Lily, io la chiamerò Severus".

Severus quasi si strozzò con la propria saliva.

"Noi non abbiamo..." iniziò, stizzito, ma Lily lo interruppe, ghignando sarcastica.

"Oh, lo so, non abbiamo fatto sesso. Mi rendo conto di aver usato un'espressione equivoca. Ma è altrettanto inequivocabile il fatto che abbiamo dormito insieme, e devo dire che è stata la dormita migliore da settimane".

Severus si sentì avvampare e si sedette, strisciando con forza la sedia sul pavimento, irritato. Quella ragazzina lo stava prendendo in giro e, ci avrebbe scommesso qualsiasi cosa, si divertiva pure. Lo faceva imbestialire.

"Quello che è successo è stato estremamente inappropriato e non si dovrà ripetere e..."

Lily lo interruppe servendogli uova e salsiccia sul piatto. Si era avvicinata a lui per farlo e Severus si scostò leggermente, a disagio. Lily mise la colazione anche nel proprio piatto prima di riabbandonare la padella vuota sui fornelli e sedersi, allegra.

"Oh, non lo farai, Severus".

"Cosa?!"

"Impedirmi di tornare nel tuo letto" rispose Lily, con tutta la noncuranza possibile, addentando del pane tostato.

Severus si limitò a guardarla a bocca aperta, troppo scioccato per essere ancora arrabbiato.

"... Si rende conto...?" iniziò poi Severus, ma Lily lo interruppe di nuovo.

"Ti ho detto di darmi del tu, Severus. Io sono Lily, okay?"

Severus scosse la testa, cercando di riprendere il controllo della situazione. Quella ragazza era impossibile.

"E sentiamo, perché credi di poter dettare legge a casa mia?" le chiese, calcando sull'utilizzo del tu.

Lily sorrise, furba, una scintilla di diverimento ad illuminarle gli occhi nocciola.

"Perché nessun uomo è mai riuscito a dirmi di no, finora. Non ci riesce mio padre, non ci riescono i miei fratelli, non ci riescono i miei compagni. Non crederai certo di essere diverso da loro, Severus. Dopotutto, neanche tu ci sei riuscito".

Di nuovo un'altra pausa incredula. Salazar, la cosa inquietante era che aveva ragione.

"... Rimangio tutto, saresti stata benissimo a Serpeverde, Potter" le rispose, acido.

Lily soffocò una risatina, addentando poi una salsiccia.

"Lo prendo come un complimento" commentò infine lei "Se devo essere sincera, il Cappello ha vagliato la possibilità. Anche per Grifondoro. L'unica casa in cui non sarei stata a mio agio era Corvonero, a detta sua. Mi ha chiesto se avessi una scelta, ma io non volevo influenzare la sua decisione, e così gli ho chiesto di scegliere solo la migliore Casa per me".

"E questa è risultata essere Tassorosso. Incredibile" rispose di nuovo Severus, pesantemente sarcastico.

"Tu mi hai detto che la lealtà era il cuore di Tassorosso" gli ricordò Lily, sorridendo leggera. Sembrava esserci una punta di mistero nel suo sguardo - un accenno di cose non dette, che gli diedero un brivido lungo la schiena - "E io sono leale, Severus".

A cosa, o a chi?, avrebbe voluto chiederle, e invece si limitò a fissarla in silenzio, riflettendo.

Non trovò alcuna risposta. Onestamente, aveva quasi paura di trovarne una, e decise di lasciar perdere e di finire la propria colazione.

"... Grazie" commentò Severus infine, quando lei si alzò a sparecchiare e gli sfilò il piatto ormai pulito da sotto il naso.

Lily sorrise, e un'altro nodo di turbamento gli chiuse lo stomaco.

"Tu cucini sempre per me, Severus. Ho pensato solo di ricambiare il favore".

Non c'era nulla da rispondere a quell'affermazione, quindi Severus non lo fece, limitandosi ad alzarsi e a passare lo straccio sul tavolo, per pulirlo dalle briciole.

"Cosa devi studiare oggi?" le chiese infine, mettendosi accanto a lei sul lavello con una pezza in mano, prendendo i piatti che Lily lavava per asciugarli.

"Trasfigurazione" rispose lei, passandogli una tazzina pulita in mano. Le loro dita si sfiorarono per un istante, quasi per caso.

"Trasfiugurazione umana, giusto?"

Parlarono di compiti, preparando un piano di studi mentre finivano di sistemare la cucina; poi si spostarono in salotto, pronti alla pratica. Lily era brava in Trasfigurazione, ma la sua mente iperattiva tendeva a distrarsi; lei non riusciva a rimanere concentrata il tempo necessario per sostenere una Trasfigurazione così complessa. Severus si trovò a insegnarle alcuni esercizi Occlumantici di base, poiché aveva sperimentato nel corso del tempo che il rigore mentale che serviva per schermare la mente era utile anche in modo trasversale, e non solo per proteggersi dalla Legilmanzia.

Passarono quindi la giornata in modo piuttosto intenso, che lasciò Lily esausta e irritabile. Cenarono alla svelta e con un'insalata leggera, poi Lily gli augurò la buonanotte e salì in camera, tallonata come sempre dalla gatta Blanche.

Severus si attardò in salotto per una buona mezz'ora, sfogliando senza riuscire a leggere davvero un libro di teorie sulla magia senza bacchetta.

Infine, non riuscendo più a sopportare la tensione dell'incertezza, salì le scale e si preparò per la notte. Fu quasi con sollievo che accolse la porta socchiusa da Lily, l'apparizione della ragazza sulla sua soglia. Questa volta i suoi occhi non erano gonfi di sonno e, per alcuni istanti, i due si fissarono impassibili.

Infine Lily scivolò verso il suo letto, scostando le lenzuola e raggomitolandosi nel suo angolino, il più lontano possibile da lui.

Severus si limitò a guardarla mentre compiva le sue manovre, arreso.

Valeva davvero la pena combatterla?

Dopotutto, anche lui la sera prima aveva dormito bene. Meglio di come non dormisse da anni a quella parte.

Bastava davvero la presenza di un'altra persona accanto a sé? Il rumore del suo respiro, che lo cullava nell'incoscienza del dormiveglia, mostrandogli la via verso l'oblio?

Senza una parola, quindi, senza un commento... Severus si fece scivolare si nuovo nel letto, sdraiato vicino a Lily Luna Potter, le mani incrociate sul suo ventre, gli occhi puntati verso il soffitto.

"... Buonanotte, Severus" sussurrò Lily, la voce già a metà strada verso il mondo onirico.

"Notte, Lily" rispose, quasi in automatico.

Avvertì lo sbuffo di una risata compiaciuta - lo sapeva, era perché l'aveva finalmente chiamata per nome - ma lei era già lontana, persa nel sonno.

Lily.

Un sapore così lontano; straniante, da avere di nuovo sulle labbra.

Nulla di quella ragazzina gli ricordava la sua migliore amica; nulla di lei suggeriva Evans, perché Lily era tutta una Potter nell'anima, con un'apparenza fisica prettamente Weasley.

Eppure...

Eppure Lily sembrava un nome così appropriato, per lei.

O forse erano i deliri di una mente che stava scivolando verso l'oblio.

Non si diede risposta, perché il buio lo avvolse pochi istanti dopo.



***




"Oggi andremo al mare, Severus" lo accolse Lily quella mattina, sempre spadellando, sempre con un sorriso smagliante sulle labbra.

Severus inarcò un sopracciglio.

"E questo chi l'ha deciso?" chiese, ironico, ma dentro di sé era già pronto ad accettare l'ennesima sconfitta.

"Io, ovviamente" rispose difatti Lily, servendogli la colazione come il giorno prima "Ieri mi hai Schiantato il cervello a furia di lezioni sull'Occlumanzia, quindi oggi ho bisogno di staccare".

Severus sospirò.

"... È inutile protestare dicendoti che non ho neppure un costume da bagno, vero? Cosa che per inciso corrisponde alla realtà..."

"Per me possiamo pure cercare una spiaggia nudista" rispose Lily, seria, facendolo soffocare con il suo toast. Lily gli diede qualche pacca sulla schiena, cercando di rimediare al disastro che le sue parole avevano causato, e sorrise, divertita.

"... Ma ovviamente presumo solo che questo significhi fare prima una fermata in un centro commerciale o una cosa del genere" aggiunse, quando Severus ebbe ripreso a respirare correttamente.

Demonio. Quella ragazza era un demonio fatto e finito.

Severus scosse la testa, cercando di liberarsi dalla serie di immagini che Lily aveva scatenato nella sua mente. Non bastava la sua camicia da notte inguinale, no, ora pure... Chiuse gli occhi, inspirando lentamente.

Salazar, era troppo vecchio per certe cose. E Lily era ancora una sua studentessa.

Severus era stato tante cose nella sua vita: Mangiamorte, traditore, spia, assassino, eroe... Vecchio pervertito ancora gli mancava. E non ci teneva ad aggiungerlo all'elenco.

Per le mutande di Merlino.

Dopo colazione, quindi, ormai arreso al fato che sembrava prendersi gioco di lui, Severus si Smaterializzò con Lily in una cittadina anonima e Babbana lungo la costa. Avevano scelto ad occhi chiusi puntando la bacchetta su una vecchia cartina del Regno Unito che avevano fatto Apparire con un incantesimo, e Severus aveva guidato la Smaterializzazione congiunta dopo una breve visita di Lily al piano superiore, dove lei era andata per cambiarsi e preparare la borsa per il mare. Si era ripresentata indossando un corto vestitino giallo, da cui emergevano i laccetti di un costume azzurro. Severus non fece commenti e si limitò a guardarla in faccia.

Dannate battute nudiste e dannata ragazza.

Il paesino babbano era dotato di una via commerciale acciottolata, che presumibilmente la sera si trasformava in una strada pedonale a uso e consumo per turisti. Lily lo trascinò dentro uno dei negozi che vendevano vestiti, obbligandolo a scegliere un costume e a provarlo. Incredibilmente a disagio Severus comprò il più largo paio di pantaloncini neri, sperando che nascondessero almeno in parte le sue forme sgraziate e la sua magrezza. Comprò anche una maglietta dello stesso colore, che indossò subito e che giurò di non togliersi per nessun motivo. Già poteva far poco per le braccia magre e pallide che emergevano dalle maniche corte e dai polpacci che il costume lasciava scoperti; di certo non ci teneva particolarmente a mostrare il petto magro e le costole ad una spiaggia piena di Babbani.

A Lily. Non voleva farsi vedere da Lily.

Contrariato e di malumore Severus la seguì lungo il sentiero che portava alla spiaggia, non riuscendo a farsi contagiare dalla sua allegria. Nonostante il paesino fosse piccolo era presente un minuscolo lido, e Lily lo obbligò ad affittare un ombrellone e due sdraio per la giornata. Severus si limitò a pagare senza una parola, perché era inutile discutere con lei.

Osservò Lily stendere due teli mare con precisione sulle sdraio in riva al mare, poi distolse rispettosamente lo sguardo mentre lei si spogliava.

"Severus? Mi spalmi la crema sulla schiena?"

... Ovviamente. Era stato un idiota a credere che Lily potesse lasciarlo in pace.

Con un sospiro di rassegnazione prese bruscamente la crema da sole che la ragazza gli stava porgendo, sforzandosi in tutti i modi di non guardare. Quando Lily girò la schiena verso di lui, però, scostandosi i lunghi capelli per consentirgli di adempiere al suo compito, Severus non riuscì a farne a meno.

La pelle di Lily era pallida e cosparsa di minuscole lentiggini. I suoi fianchi si allargavano, morbidi, mostrando due fossette sull fondo della schiena che lo fecero arrossire.

Severus cercò di non essere troppo brusco mentre le spalmava la crema, sfiorandola solo con la punta delle dita e toccandola il meno possibile, veloce.

"Grazie" esclamò infine Lily, voltandosi di nuovo verso di lui, con un sorriso smagliante "Posso ricambiare?"

"Non mi toglierò la maglietta, Potter" rispose Severus, acido, sedendosi su una delle sdraio. Lily incurvò le labbra in un piccolo broncio.

"Non ti avevo detto di chiamarmi Lily?" gli chiese, riprendendo la crema solare e iniziando a spalmarsela nel resto del corpo

Severus sbuffò e alzò gli occhi al cielo.

"Beh, comunque ti consiglio di mettere lo stesso la protezione" aggiunse Lily, irritata, poggiando la bottiglietta di crema solare accanto a lui sullo sdraio con un po' troppa forza "E ora vado a buttarmi in mare. A dopo".

Lily non aspettò la sua risposta e si tolse i sandaletti sfilandoseli con i piedi, correndo poi verso le onde. Aveva raccolto i capelli lunghi in uno chignon frettoloso sulla testa, per non bagnarli, e Severus poté quindi ammirare ancora una volta la sua schiena e le sue lunghe gambe magre.

Distolse lo sguardo, imbarazzato, limitandosi ad ascoltare i suoi urletti eccitati mentre entrava di corsa nell'acqua fredda. Tornò a guardarla solo quando la sua faccia fu l'unica cosa visibile, oltre la superficie del mare.

Dopo circa mezz'ora di salti fra le onde Lily decise di rivolgere la propria attenzione di nuovo a lui.

"Severus! Vieni in acqua, si sta da dio!"

Severus distolse lo sguardo da lei, pensando ingenuamente che bastasse questo a farla desistere dal suo proposito malsano. Si sbagliava, ovviamente.

Se la ritrovò, tutta gocciolante e che batteva i denti, di fronte allo sdraio che aveva occupato.

"Lily..." cercò di protestare, ma lei gli aveva già afferrato le mani.

"Lo sai che è inutile cercare di dirmi di no" tagliò corto Lily, sorridendo nel sentire il suo nome.

Lo alzò in piedi e Severus, come sempre, si arrese dietro le sue richieste.

L'acqua era gelida. Lily stava camminando all'indietro, trascinandolo sempre più avanti nel mare. Severus si fermava, puntando i piedi e contorcendo la faccia in smorfie infastidite, imprecando contro la temperature dell'acqua.

Lily rideva.

"Andiamo, Severus, prima ti butti prima ti abitui".

"Si è bagnata la maglietta e ogni volta che le onde me la tirano addosso è una tortura" imprecò Severus fra i denti. Era entrato in acqua quasi fino a fianchi, ma un'onda poco clemente prima l'aveva investito, nonostante lo scudo del corpo di Lily, lasciandolo a boccheggiare e a rabbrividire contro il gelo della temperatura dell'acqua.

"Beh, puoi sempre togliertela" rispose Lily, sorridendo e facendogli un occhiolino, cosa che lo fece arrossire di vergogna e che non lo aiutò.

"No" rispose Severus, mentre Lily lo tirava ancora di un centimetro più avanti.

"Peccato" sospirò Lily "Ero proprio curiosa di vederti mezzo nudo, Severus..."

"Signorina Potter!" esclamò Severus, stizzito "Questo è molto più che inappropriato!"

Lily rise di nuovo, facendolo avanzare nel mare e strappandogli un'altra imprecazione.

"Scherzavo, vecchio pipistrello solitario" gli rispose, facendogli una linguaccia e usando in modo così casuale l'insulto che gli studenti mormoravano alle sue spalle. Era per fargliela pagare per averle dato di nuovo del lei, Severus ne era certo, ma le temperature ghiacciate dell'acqua gli rendevano difficile mettere insieme una risposta pungente.

Lily sospirò ancora.

"Così non ci siamo" disse infine "Sei peggio di Blanche quando devo pettinarla e lei cerca di scappare tirando fuori le unghie e i denti".

Severus pensò che fosse ingiusta, ora. Era avanzato di qualche altro centimetro in acqua, e ora tutto il costume era sommerso.

Lily inclinó la testa, studiandolo.

"Metodo Potter? Metodo Potter" sussurrò infine e, prima che Severus potesse reagire, gli aveva già lasciato andare le mani e gli si era lanciata addosso a piena potenza, facendolo cadere all'indietro. Il gelo dell'acqua gli tolse il respiro mentre Severus affondava, e sentiva Lily che gli si era avvinghiata addosso, intrappolandolo. La sensazione durò solo alcuni secondi, però, perché Lily lo lasciò andare non appena si fu assicurata che lui fosse totalmente sott'acqua, spostandosi da lui e anzi cercando il suo viso con le mani per riportarlo in superficie, consentendogli di respirare. Severus tossì per diversi secondi, il naso che bruciava, e quando si fu ricomposto vide che Lily era a pochi centimetri dal suo viso e lo osservava preoccupata.

"Tutto bene? Non volevo soffocarti davvero..."

Le sue mani erano chiuse dietro la sua nuca. I loro corpi non si toccavano, se non per quel piccolo contatto, ma la vicinanza bastava per accendere tutti campanelli d'allarme nella mente di Severus, che per il momento stava ancora annaspando, in cerca di ossigeno.

"Se fossimo a scuola questo le costerebbe l'intero anno in punizione" disse infine Severus, la voce leggermente roca.

Lily esplose in uno dei suoi soliti sorrisi scintillanti.

"Che fortuna che non siamo a scuola!" esclamò, contenta, lasciandolo - finalmente - andare.

"Non è detto che io a settembre non decida di..."

"E ha intenzione di spiegare a tutti come mi sono meritata la mia punizione?" lo interruppe Lily, sorridendo furba.

Severus borbottò qualcosa e distolse lo sguardo da lei.

"Tranquillo, Severus. So mantenere un segreto" aggiunse lei.

Severus rialzò di scatto lo sguardo verso di lei. Lily aveva una luce strana nello sguardo.

Quel senso di attesa, il giudizio dietro l'angolo.

Cosa voleva sentirsi dire, Lily?


Un'onda lo salvò, sommergendoli per un breve istante. Lily riemerse ridendo, e il momento in sospeso fra loro passò. Cercò di coinvolgerlo nel gioco di saltare le onde, ma Severus si limitò a stare immerso in acqua accanto a lei, placido, seguendo il moto delle onde solo quel tanto che bastava per non farsi soffocare da esse e osservando lei che si divertiva.

Pensava. A tutto e a niente.

Allo sguardo misterioso di Lily, alle cose non dette.

Lily rimase in acqua un'altra mezz'ora; poi, nel momento di uscire, cercò di nuovo una delle sue mani e lo trascinò con sé. Il sole creava giochi di luce scintillanti sulla sua pelle pallida e bagnata, che Severus non riusciva a fare a meno di osservare.

Si sdraiarono per un po', facendosi asciugare dal sole, prima che Lily lo obbligasse a comprare dei toast al bar della spiaggia per poter pranzare.

Rimasero al mare anche tutto il pomeriggio. Lily cercò di convincerlo a un altro bagno ma Severus fu irremovibile, e si limitò ad osservarla da lontano, seduto sul suo sdraio e con le braccia incrociate davanti al petto.

Tornarono a casa, finalmente, verso le sette di sera, dopo aver sbaraccato tutto e aver trovato un angolino discreto da cui Smaterializzarsi.

"Spero che non ti aspetterai altre gite" le disse Severus, acido, lasciandola andare non appena atterrarono nel suo piccolo salotto.

Lily gli sorrise, conciliante.

"No, Severus, non ti preoccupare. Anzi, ti ringrazio per aver soddisfatto questo mio capriccio. Ora vado a farmi una doccia, per togliermi la salsedine di dosso".

Severus era rimasto stupito dalla sua ammissione di capriccio, ma si limitò a borbottare qualcosa, contrariato.

Si diedero poi il cambio in bagno, con la doccia, e quando Severus uscì, di nuovo vestito e sentendosi un po' più se stesso e a suo agio, trovò Lily a spadellare in cucina.

Severus si sedette al suo solito posto al tavolo, e Lily gli servì del pasticcio di carne.

"Grazie" gli disse ancora Lily, e lui stavolta prese atto della cosa con un cenno del capo.

"Grazie a te della cena".

Mangiarono in silenzio, poi, e passarono la serata in veranda, finché la stanchezza non ebbe la meglio su di loro. Lily non finse neppure di provarci e, una volta indossata la camicia da notte, si infilò veloce nel suo letto, senza un commento.

"Buonanotte" le disse Severus, tornando poi a leggere il suo libro come se niente fosse.

"... 'Otte" mugugnó Lily.

Già dormiva. Severus la fissò a lungo, il volto nascosto dalle pagine del libro, prima di arrendersi con un sospiro e di scivolare anche lui nel sonno.



***




Passarono altri giorni di solita routine, Lily che si svegliava prima di lui e gli preparava la colazione, studio e compiti e incantesimi, un pranzo veloce, altro studio, relax in veranda o nel piccolo salotto, dove Lily si spalmava sul pavimento con un libro in mano e dove Blanche, immancabilmente, saltava sulle gambe di Severus ogni sera.

Severus osservava Lily rotolarsi sul parquet e, alla fine, decise che ne aveva abbastanza. Durante una mattina placida, in cui Lily aveva annunciato a gran voce che andava a fare la spesa, Severus si Smaterializzò discretamente nell'Ikea più vicina. Non si fece distrarre dalle mille e più esposizioni leziose e si diresse a passo svelto nell'area salotti, cercando di scegliere in fretta il divano che considerava più comodo. Niente di troppo ingombrante; a lui non serviva e il salotto era piccolo. Giusto qualcosa a due posti, visto che Lily amava starsene sdraiata... Forse tre, per non lasciarla a gambe penzolanti. Ne individuò uno carino, rivestito di stoffa grigia, e per buona misura prese anche qualche cuscino di quelli liberi ed esposti. Uno aveva tanti piccoli disegnini di musetti di gatto, cosa che lo fece sorridere per un istante prima che, inorridito, si rendesse conto che stava sorridendo solo perché il pensiero che Lily trovasse il cuscino simpatico gli aveva messo allegria.

Porco Merlino.

Di nuovo contrariato marciò fino al magazzino, tenendo a memoria scaffale e numero del divano, e una volta arrivato si procurò un carrello e si fece aiutare con i cartoni. Pagò alla cassa e uscì nel parcheggio, cercando un altro angolino discreto in cui afferrare i suoi acquisti e potersi Smaterializzare di nuovo a casa.

Lily non era ancora tornata. Bene.

Con un colpo di bacchetta Severus tolse l'imballo al divano smontato e, con un altro colpo di bacchetta, il mobile di assemblò da solo davanti ai suoi occhi, senza bisogno di impazzire dietro alle istruzioni. Per buona misura gli impose anche qualche incantesimo di rafforzamento - non si fidava troppo di quel pacciame premontato, ma non aveva avuto alternative, dovendo fare tutto in fretta - e si era appena liberato dei cartoni e stava sistemando i cuscini quando Lily rientrò in casa.

"Severus!" esclamò, totalmente scioccata, mentre lui si girava verso di lei.

"... Beh, ne avevo abbastanza di vederti rotolare per terra" le disse, piatto.

La busta della spesa scivolò piano a terra, e delle pesche rotolarono lungo il parquet, catturando l'attenzione di Blanche che fino a quel momento aveva osservato Severus dalla poltrona, assorta.

Lily scattò in avanti e, prima che Severus potesse fare qualsiasi cosa, le sue mani si erano chiuse sulla sua nuca e il suo viso era affondato nel suo collo e il suo intero corpo gli si era spalmato addosso; lei, premuta in un abbraccio contro di lui.

Severus incespicò appena, arretrando, ma Lily si limitò a seguirlo nel movimento, rialzandosi sulle punte dei piedi.

"Grazie, Severus" mormorò addosso a lui, le labbra che si muovevano sulla sua pelle e lo turbavano.

"Lily" cercò di protestare Severus, tenendo sotto controllo il panico. Le mise le mani sulle spalle, allontanandola e costringendola a staccarsi da lui "Questo è decisamente inappropriato".

Lily, che lo stava osservando con la bocca leggermente socchiusa, sorrise.

C'era un fondo di tristezza dietro i suoi occhi, prima che lei lo mascherasse con una luce divertita.

"È solo un abbraccio, Severus. Sono felice del fatto che tu abbia pensato a me tanto da andarti a comprare un divano di nascosto, per farmi una sorpresa".

... E fu così che Severus si rese conto, gelando, che era proprio quello che aveva appena fatto.

Porco Merlino.

Lily sciolse l'abbraccio, comunque, lasciandolo libero, e raccolse la spesa con un colpo di bacchetta, canticchiando e sistemando il cibo in cucina. Sembrava allegra e spensierata, e Severus la osservò mentre frugava nella sua dispensa, nel suo frigorifero, nei suoi armadietti con una famigliarità disarmante.

Salazar.

Si era abituato ad averla intorno. Si era abituato...

No no no no no.

Severus scosse la testa, scocciato dai suoi stessi pensieri. Poco più di una settimana non era un tempo sufficentemente lungo per formare un'abitudine. E, alla fine, Lily se ne sarebbe andata di lì a pochi giorni.

Era una parentesi.

Qualcosa a cui non avrebbe più ripensato.

Anche perché l'alternativa eta disastrosa; non poteva essere, quindi non esisteva.

Severus, sempre irritato, scacciò via di nuovo in malo modo Blanche dalla sua poltrona e ci affondò dentro, aprendo la copia del giorno della Gazzetta del Profeta, cercando di concentrarsi sulle solite notizie inutili pur di non virare verso pensieri pericolosi.

Calmati, Severus, vecchio pipistrello, si disse, usando da solo l'epiteto che i suoi studenti gli rivolgevano, calmati e vedrai che andrà tutto bene.

Quando quella notte Lily scivolò di nuovo nel suo letto, con naturalezza, e Severus si rese conto di star sorridendo, sovrappensiero, non bastarono tutti gli insulti del mondo a fermare i suoi pensieri impazziti.



***





Due giorni.

Mancavano due giorni alla fine di quella tortura. Due notti, ad essere precisi.

Stava tempestando, quella sera. Lily era in veranda, in piedi, un blando incantesimo protettivo che teneva la pioggia traversa lontana da lei, mentre il vento impazzito le sollevava i vestiti, tormentando la maglietta. Lily osservava il cielo con occhi enormi e meravigliati, abbracciandosi in vita e cercando di contrastate la forza del vento, e Severus... Severus osservava lei.

Lily si accorse della sua presenza silenziosa e si girò verso di lui, sorridendo.

"Vieni" gli disse, e Severus scivolò verso di lei. Si portò alle sue spalle, leggermente sulla sinistra.

Così vicino e così lontano. Era una falena che volteggiava attorno al fuoco, timoroso delle fiamme che l'avrebbero bruciato.

Lily tornò a guardare il cielo gonfio di tempesta.

"Amo i temporali estivi" sussurrò, incantata.

"Non hai freddo?" chiese Severus, osservando la sua t-shirt tormentata e gli striminziti pantaloncini di jeans che le coprivano poco o niente.

"Un poco" rispose lei, sorridendo.

Rimasero in silenzio ad osservare la furia degli elementi, i lampi che squarciavano il cielo, accendendo il mondo di colori improvvisi che rimanevano impressi sulla retina.

Era così che si sentiva, Severus, con lei.

Gli ultimi giorni passati a tormentarsi, la sua espressione sempre impassibile e le risposte ogni volta più acide.

Un tuono prolungato gli ferì le orecchie. Anche lui avrebbe voluto urlare, sopraffatto dalla tempesta... Invece si limitava a starsene in piedi dietro Lily, osservando le sue spalle che si alzavano e si abbassavano tranquille, al ritmo del suo respiro.

'Non riesco a sentire il rumore del suo respiro... La prego, mi lasci dormire...'


Nonostante i fantasmi lo perseguitassero, di giorno, Severus doveva ammettere che non aveva mai riposato così bene se non come in queste poche notti condivise.

Un lampo fugace, pronto a lasciarlo accecato.

Ma cosa pensava, realmente, Lily Luna Potter? Quando guardava il cielo e richiedeva il conforto della sua presenza?

Severus non era sicuro di volerlo sapere.

"Andiamo a letto?" gli chiese lei, alzando appena la voce di modo da sovrastare lo scrosciare della pioggia.

"Se vuoi" rispose Severus.

I due rientrarono, e si separarono per prepararsi per la notte. Lily scivolò nuovamente in camera sua dopo una breve visita al bagno. La finestra era aperta, come sempre, e lo stesso incantesimo della veranda contribuiva a tenere l'interno della casa asciutta, mentre fuori si scatenavano gli elementi. Entravano delle folate d'aria fresca, che erano un balsamo in quella stagione torrida. Lily si infilò nel letto, coprendosi con il lenzuolo e girandosi a guardarlo, acciambellata come al solito nel lato più lontano del letto.

Severus era già sdraiato, al buio, e fissava il soffitto, cercando di concentrarsi sul rumore della pioggia, che spegneva ogni pensiero.

"... Ho freddo, Severus" disse infine Lily, costringendolo a prestarle attenzione. Prima che potesse replicare si era sporta verso di lui, aggirando il suo braccio alzato e poggiando la testa sulla sua spalla, un braccio a circondargli la vita.

"Lily" mormorò Severus, irrigidendosi a quel contatto, incapace di scacciarla come doveva. Il cuore aveva iniziato a martellargli nel petto e non aiutava il fatto che Lily avesse infilato una gamba fra le sue.

Voleva, e non voleva.

Non doveva.

Non poteva.


"Lily" si sforzò di dire ancora, cercando di mascherare il panico "Questo è totalmente inappropriato".

"Solo se qualcuno lo viene a sapere" rispose lei, sospirando "Prometto di non dire niente, Severus".

"Lily... Non è..."

"Abbracciami, Severus. Solo per stanotte. Fa freddo".

Pensieri impazziti si rincorrevano nella sua mente, sovrastando il rumore della pioggia. Il peso di Lily addosso, la voglia di allungare una mano e stringerla.

La consapevolezza che non sarebbe mai riuscito a dirle di no.

Severus mosse una mano, poggiandola in mezzo alle sue scapole. Lily sospirò, ardente.

"Buonanotte, Severus" mormorò lei, la voce già impastata dal sonno.

"... Buonanotte" rispose Severus, impacciato, i sensi tutti all'erta, il suo stesso corpo e la sua mente che urlavano contro di lui, indignati da quella sua dimostrazione di debolezza. Severus voltò il capo verso Lily, e un lampo illuminò i suoi capelli ramati, il suo viso abbandonato.

Così giovane. Così sbagliato.

Non era poi così grave, si ritrovò a pensare Severus, chiudendo gli occhi e inspirando a fondo, cercando di calmare il suo cuore impazzito. Era solo un po' di malinconia, la furia della tempesta che lo faceva sentire piccolo e insignificante.

Così giovane, lei; lui così vecchio, vecchio e stanco...

In un qualche modo, cullato dalla pioggia, Severus scivolò nell'oblio, consolandosi con il fatto che non aveva comunque infranto nessun tabù terribile.

Si svegliò piano, la mattina dopo; confuso e in pace, mentre la sua mente assonnata registrava un peso su di lui. Le sue mani stavano stringendo qualcosa, il corpo di qualcuno... Una ragazza... Severus mosse piano la testa, affondata in dei capelli, inspirando profondamente quell'odore che sapeva di shampoo al cocco e sonno.

Qualcuno lo stava toccando, in maniera speculare alla sua, facendo scorrere una mano sulla sua schiena in una carezza gentile. Stava così bene...

Poi si rese conto che una gamba di lei aveva scavallato e l'aveva attirato a sé, premendosi contro il suo ventre, nello stesso momento in cui si rese conto che qualcosa era diverso.

Qualcosa di cui non si era dovuto più preoccupare negli ultimi trent'anni.

Qualcosa di duro che aveva impattato contro la carne morbida di Lily Luna Potter.

Severus spalancò gli occhi, inorridito, mentre lei lo stringeva di più e mormorava un "Buongiorno, Severus".

Era sveglia. Completamente sveglia, chissà da quanto sveglia, e lui, e lui...

Severus si staccò da lei con un singulto d'orrore, rischiando quasi di cadere dal letto. Lily sorrideva serena, le guance imporporate e l'espressione adorante, e Severus riuscì solo a combattere con le lenzuola il tempo necessario per liberarsi e fuggire.

Fuggire da quella stanza. Fuggire da lei.

Fuggire dalla sua stessa vergogna.

Si chiuse la porta del bagno alle spalle, facendosi scivolare lungo il legno e affondando il viso nelle mani, cercando di calmare i battiti del suo cuore impazzito.

Merlino. Era ufficialmente un vecchio pervertito.

E Lily... Lei...

La sua erezione mattutina era ancora terribilmente tesa contro la stoffa dei pantaloncini che usava come pigiama, e Severus decise che aveva bisogno di una doccia fredda prima di subito. Si alzò, incespicando verso il mobile del bagno, afferrando il bordo del lavandino con le mani così forte da farsi sbiancare le nocche.

Si osservò nello specchio.

A ricambiare lo sguardo fu il viso di un uomo che, da un punto di vista babbano, poteva avere circa quaranta-cinquant'anni. C'era un leggero intrico di rughe sottili accanto ai suoi occhi, e le sue guance erano scavate come lo erano sempre state in vita sua; il suo colorito era pallido, dalla solita sfumatura giallognola. I suoi capelli erano ancora tutti neri, senza un accenno di bianco o di grigio, e si intonavano alla perfezione ai suoi occhi d'onice. Le occhiaie erano sparite, merito di quelle quasi due settimane di sonno continuo e ininterrotto, anche se una vaga ombra violacea continuava a perdurare sullo sfondo, frutto di una vita d'insonnia.

Lily aveva scavallato, chiudendogli una gamba sulla schiena e attirandolo a sé. Lily, che sicuramente aveva già sentito quello che era successo, l'effetto che lei aveva avuto sul suo corpo.

Lily, con una mano che gli carezzava la schiena, con il viso affondato nel suo petto.

Lily, con le guance imporporate mentre lo guardava sorridendo.

Lily, pelle chiara cosparsa di lentiggini e liscia, perfetta nella sua giovinezza splendente.

Lily.


Che accidenti passava nella mente di quella ragazzina?!

Severus poteva quasi - quasi, si stava aggrappando con tutto se stesso a quelle scuse - trovare una giustificazione alla sua reazione corporea. Una vita di privazioni, nessuno con cui condividere il letto. Una vita senza alcun accenno di amore, di romanticismo, di intimità con una persona. Non era strano che il suo corpo si fosse svegliato, nonostante la sua età e la pace dei sensi che era giunta con gli anni.

Ma Lily?!

Cosa credeva di fare?!

'Prometto di non dire niente, Severus'.


Beh, si riferiva anche a questo, nel suo delirio della sera prima?

Salazar.

Severus quasi si strappò i vestiti di dosso, buttandosi sotto il getto d'acqua gelida.

Salazar. Era una sua studentessa.

E lui era ufficialmente una persona orribile.


Cercò di calmarsi, Severus, e uscì dalla doccia solo parecchio tempo dopo. Rientrò in camera con una punta di timore, ma Lily non c'era più. Sospirò di sollievo e si vestì con calma, scegliendo i vestiti più coprenti che potesse trovare.

Quando scese in cucina la trovò lì, a spadellare come suo solito, lavata e vestita di tutto punto.

Lily si girò verso di lui, osservandolo per un lungo istante.

"No" disse infine Severus, sedendosi al tavolo, di fronte al piatto già pieno della colazione e distogliendo lo sguardo da lei.

"Severus..."

"No" ribadì Severus, e Lily non disse più niente, limitandosi a sospirare e a sedersi di fronte a lui.

Solo un'altro giorno e mezzo di attesa.

Solo un'altra notte.



***





Severus la evitò per tutta giornata. Lily comprese il suo umore, limitandosi a fissarlo per alcuni istanti dopo la colazione, e decise quindi di andarsene in giardino. Severus la osservò da dentro casa, di nascosto, fingendo di rassettare la cucina. Lily aveva asciugato dalla pioggia della notte il suo solito posto sotto l'acero e si era seduta, il viso sempre rivolto al cielo, che era grigio e coperto; i pensieri chiusi dietro le palpebre abbassate.

Severus alternava moti di rabbia a moti di vergogna, e al rifiuto di quel desiderio bruciante che l'aveva pervaso - che continuava a insidiarlo, sottile, ogni volta che il suo sguardo scivolava sul viso di porcellana di Lily.

Scocciato, finì di pulire la cucina e si sedette sulla poltrona in sala, dando le spalle al giardino e alla portafinestra. Blanche si strusciò fra le sue gambe, miagolando per la prima volta da quando era in quella casa.

"Smettila" borbottò Severus, e Blanche gli saltò in braccio, facendo delle fusa rumorose. Severus sospirò e si arrese alle carezze, e la gatta si acciambellò sulle sue gambe come suo solito.

Fu una giornata pigra e infinita, i minuti che si allungavano come giorni, tendendo il filo sottile della tensione fra loro.

Severus la percepiva. Anche quando lei lo evitava, seguendo i suoi desideri, rifugiandosi in giardino o al primo piano. Era come se una scintilla elettrica gli indicasse sempre dove Lily era.

Arrivò la sera, con un sospiro di sollievo da parte di Severus. Il giorno dopo lei se ne sarebbe andata. Lui avrebbe potuto essere libero dal demone della sua presenza, da ciò che aveva risvegliato in lui, e avrebbe passato il resto dell'estate e dell'anno scolastico a maledirsi per la sua idiozia e a sperare che lei non ne facesse parola, mai.

Vecchio pervertito.

Severus stava facendo scorrere lo sguardo sul libro che aveva aperto davanti alla faccia, senza leggerlo davvero. Era teso, carico. Avrebbe solo voluto urlare.

Lily entrò nella sua camera da letto come se nulla fosse.

Per un terribile istante i due si osservarono, neutri.

Lei, la camicia da notte così corta, quelle gambe che lo provocavano. La sinistra che scavallava oltre lui, premendoselo addosso.

La pelle di panna e lentiggini che avrebbe solo voluto violare con le sue mani, con le sue labbra.


"No" disse ancora Severus, la prima parola che pronunciava dopo quella mattina. Lily lo ignorò, come sempre, scivolando nell'angolo più lontano del suo letto.

Severus chiuse il libro di scatto, infuriato - contro lei o contro se stesso?

"Farò la brava" disse lei, dandogli le spalle.

"Questo non è accettabile" sibilò Severus fra i denti. Doveva andarsene. Se ne sarebbe andato.

Non sarebbe rimasto prigioniero in quel letto, no.

Lily si girò verso di lui, inchiodandolo con uno sguardo terribile.

L'attesa, l'attesa di quel giudizio a cui non era pronto. La pressione di tutte le cose non dette.

"Ho detto che farò la brava" ribadì, calcando sulle parole, crepe di rabbia e tristezza che colavano nel suo tono duro "Se poi tu non hai intenzione di farlo, non mi opporrò".

Severus stava ancora analizzato il significato di quello che aveva detto - 'Non mi opporrò'? A cosa?! - che Lily si voltò con decisione, dandogli di nuovo le spalle e sdraiandosi, chiudendolo fuori.

Se ne sarebbe dovuto andare. Severus doveva andarsene da lì. Forzò una delle gambe ad uscire dalle lenzuola, a...

"Resta" sussurrò Lily, implorante "Ti prego. Fammi dormire con il rumore del tuo respiro. Ti prego".

Severus poggiò il libro sul comodino, il piede ancora fuori dal letto.

"Lily" le disse, piano. Era un avvertimento.

"Resta. Non lasciarmi sola... Sarò brava".

La sua voce era già impastata dal sonno. Severus si afferrò la radice del naso e inspirò rumorosamente, cercando di ritrovare la calma.

Una notte. Una notte e se ne sarebbe andata.

Perché non riusciva semplicemente a dirle di no? Perché non ci era riuscito sin da subito, due settimane prima? Sapeva che farla restare sarebbe stata una cattiva idea, lo sapeva.

Certo, non si sarebbe mai aspettato che...

Severus scivolò nel letto, sdraiandosi, gli occhi chiusi.

Cosa si era aspettato, Severus? Dopo una vita passata a negarsi ogni impulso di gratificazione? Dopo una vita in cui si era sacrificato per altri e basta? Anche adesso. Anche nella sua vecchiaia.

Preside di Hogwarts perché, circa vent'anni prima, non era riuscito a dire di no ad una paio di occhi verdi imploranti che lo guardavano con ammirazione.

Gli occhi di Lily Evans, nella faccia di James Potter. Non era stato importante. Non era solo lui. Era anche nello sguardo di scuse di Minerva, nel cauto timore che impediva agli altri - suoi colleghi, suoi ex studenti - di avvicinarsi a lui.

E Severus non era stato in grado di sottrarsi, vinto ancora una volta da una colpa inesprimibe a parole, da un impulso che lo spingeva a piegare la testa e dare ciò che gli altri volevano da lui.

Lily Luna non era stata diversa... Non all'inizio. Non nella sua richiesta.

"Ho bisogno di questa cosa da te, Severus. Dammela, come hai dato tutto ad altri".

Non era stato in grado di negarglielo. Però...

La sua presenza, silenziosa e viva e calda nel suo letto. Il suo sorriso quella prima mattina, il profumo della colazione che saliva le scale. L'espressione di lei concentrata, china sui suoi compiti. L'intelligenza vivace che era solo che stimolata dalle loro conversazioni, quell'insegnare in modo sottile che lei gli riverberava contro con punti di vista originali e insoliti.

Lei, Lily, in piedi nella sua cucina, le mani di lui sul suo polso in quel primo contatto innocente, e un'esplosione di farfalle colorate attorno a loro.


Due settimane. Bastava così poco a cambiare un uomo che si considerava nel pieno tramonto del suoi giorni?

E sempre lei, sempre quello sguardo. L'esitazione, lo studiarlo da lontano, sin dalla loro prima conversazione, quando Lily era solo una bambina un po' insicura.

Cosa doveva dirle, Severus? Cosa si aspettava di sentire, lei?

Le domande vorticarono nella sua mente fino a che il sonno lo colse, impreparato.

E il risveglio fu quasi traumatico come quello della mattina precedente.

L'aveva cercata, durante la notte. L'aveva trovata, fra le lenzuola - un assetato nel deserto aggrappato all'unica fonte d'acqua.

La differenza fu che ne fu pienamente consapevole sin da subito. Consapevole del peso della sua testa sul suo braccio. Consapevole di starle stringendo la vita, premendo la schiena di Lily contro il suo petto.

Consapevole della sua faccia, delle sue labbra, affondate nei capelli di lei. Il profumo di shampoo e sonno che si mischiavano nel suo respiro.

Consapevole dell'ennesima erezione che premeva sulle sue natiche, lasciandolo di nuovo inorridito.

Dormiva, Lily. Aveva una mano sulla sua, sul suo ventre, dove lui stringeva. Il respiro era lento e irregolare.

Fingeva. Era palese, dopo tutte quelle notti passate insieme, a regolare il ritmo del sonno l'uno sul respiro dell'altro.

Severus capì che gli stava lasciando la sua dignità. La possibilità di defilarsi in modo innocente, senza colpe.

Doveva farlo. L'avrebbe fatto. Ancora un istante, ancora ad assaporare il suo odore.

Ancora a sentire il suo peso caldo addosso, sotto la stoffa.


Poi, con calma, Severus si tolse da lei e scivolò fuori dal letto, silenzioso. Lily continuò a fingere di dormire, intoccata.

Oggi. Oggi sarebbe finita ogni cosa.

Si girò a guardarla un ultimo istante; lei, il suo viso così giovane e liscio, la spruzzata di lentiggini sugli zigomi e sul naso, la bocca piena leggermente socchiusa.

Scosse la testa, e si rifugiò di nuovo in bagno, sotto la ormai necessaria doccia fredda.

Vecchio pervertito.

Come il giorno prima quando Severus rientrò in camera a vestirsi lei era sparita. Stavolta scese per primo, preparando una scarna colazione e sentendola andare avanti a indietro fra camera e bagno, acutamente consapevole della sua presenza.

Poi Lily scese le scale, la piccola borsa con Incantesimo Estensivo Irriconoscibile a tracolla e in una mano il trasportino di Blanche, dove la gatta era già stata rinchiusa e lo osservava con i suoi grandi occhi gialli.

"Fai colazione?" le chiese Severus.

Lily esitò appena, poi annuì.

Mangiarono in silenzio, prolungando quegli ultimi attimi passati insieme. Lily lo aiutò a sparecchiare e a lavare i piatti, e infine non ci fu più nulla da fare.

"I miei genitori dovrebbero essere di ritorno fra un paio d'ore" disse Lily, mettendo il trasportino di Blanche in borsa "È meglio che vada a sistemare casa prima che arrivino".

Severus annuì, rigido.

Lily rialzò lo sguardo verso di lui e i due si fissarono per altri lunghi istanti.

Lei, le labbra socchiuse, cose non dette sulla punta delle lingua.

Lei, in attesa.

Cosa voleva sentirsi dire da lui, Lily?


"... Grazie, Severus" mormorò infine Lily, e la sua espressione si distese in un enorme sorriso che le illuminò gli occhi "Ci vediamo a scuola".

"Tornerò ad essere il preside Piton" disse lui.

Lily strinse appena le labbra, poi annuì. Si passò la lingua sul labbro inferiore, incerta, prima di sorridere di nuovo.

"Ciao".

Senza aspettare una risposta, Lily si Smaterializzò.

L'ultimo sguardo, l'ultima attesa che riverberavano nella sua memoria. Una domanda bruciante nelle sue iridi nocciola.

Cosa le avrebbe dovuto dire, Severus?


Era solo, alla fine.

Di nuovo. Come sempre.

Severus si fece cadere sulla sua solita poltrona e affondò il viso nelle mani. Uno sbuffo di risata isterica propruppe dalle sue labbra, prima che riuscisse a controllarsi.

Vecchio pervertito.

Con tutto il resto dell'estate davanti per dimenticarsi di quelle due piccole, insignificanti settimane.



***




Evitò di guardarla per tutto il tempo del suo breve discorso di inizio anno in qualità di preside. Solo alla fine, durante l'applauso scrosciante, i suoi occhi scivolarono sul tavolo di Tassorosso, soffermandosi per un istante sulla ragazza.

Lei.

Lily stava battendo le mani e lo osservava, seria, la bocca leggermente socchiusa.

Sospesa. In attesa, ma di cosa?

Severus si diede dell'idiota e tornò a sedere, turbato.

Iniziò così l'anno più tormentato di tutta la sua carriera come preside.

Non era più il 'vecchio pipistrello solitario', si rese conto. Aveva lasciato parecchie volte la sua torre, il suo rifugio nell'ufficio del preside, e girovagava per la scuola senza meta, inquieto.

Seguiva la corrente elettrica che lo legava a lei, pentendosi sempre prima che accadesse qualcosa di irreparabile.

Voleva vederla. Ma non voleva trovarla.


Era passata l'estate e non era cambiato nulla, per lui. Era passata l'estate, erano passati i primi mesi di scuola, e Severus si trovava ad osservare fuori dalle finestre i prati curati, le giornate ancora soleggiate, cercando tracce di lei.

Lei, seduta sotto a un acero, il volto verso il sole.

Ogni volta si malediceva, pensando che avrebbe smesso. Ogni volta si imponeva un comportamento impeccabile; la solitudine dell'asceta. Il ritorno alla chiusura, le giornate passate davanti a una scrivania vuota, dove non aveva più nulla da fare.

"Sei inquieto" gli sussurrava Silente, sorridendo placido dal suo ritratto, e Severus grugniva, irritato.

Poi doveva uscire di lì. Si sentiva soffocare.

Il filo della loro connessione sottile lo chiamava.

Tornava a vagare per il castello, perso nei corridoi, impedendosi sempre di fare l'ultimo passo.

Le notti erano le più difficili. Le occhiaie scavavano sentieri sotto ai suoi occhi mentre Severus si rigirava nell'immensità del letto vuoto, incapace di dormire senza il rumore del respiro di Lily.

Incapace di chiudere gli occhi senza vedere altro che lei sul suo petto, le sue mani strette sulla sua vita, le sue labbra sopra la sua pelle di panna. L'intrico delle lentiggini sui suoi zigomi, che erano impresse a fuoco nella sua memoria. Le ciglia sottili e le labbra piene in cui cadeva quando il dormiveglia si trasformava in sogni febbrili, che lo lasciavano esausto e sfinito.

Severus apriva gli occhi ogni mattina e rideva, isterico.

Vecchio pervertito.

Continuava il suo tormento, il suo lento girovagare, anche mentre la prima neve cadeva e gli studenti si rifugiavano nel caldo delle sale comuni.

Lei, così lontana. Sempre ad un passo di distanza.

Un giorno di dicembre vide una sua compagna di Casa metterle addosso un buffo cappellino e coinvolgere gli altri nel canticchiarle 'Buon compleanno'. Lily rise, splendente, e Severus non poté fare a meno di guardarla.

Diciott'anni. Così giovane.

Lei, piena di una vita che non poteva sporcare.


Si tormentava, Severus, pensando se dovesse in qualche modo riconoscerle la giornata. Un biglietto, un regalo... Ma no.

Non poteva. Non l'avrebbe fatto.

Non era colpa di Lily se lui si sentiva così tormentato. E lei era pur sempre una sua studentessa.

Non lo guardava mai, Lily, in Sala Grande, nonostante ormai Severus fosse presente ogni mattina. Sentiva gli altri studenti sussurrare al suo passaggio.

'Il vecchio pipistrello solitario è sceso dal suo regno'.


Non commentava, non parlava. Non faceva niente di male; era tutto nella sua testa.

Solo un anno e lei non ci sarebbe stara più. Si raccontava, Severus, che doveva far tesoro di questi istanti preziosi, mentre la osservava da lontano. Se li sarebbe dovuti far bastare per tutto il resto della sua vita.

A volte rifletteva, amaro, su come fosse ironico che gli fosse stato dato in dono per ben due volte un cuore spezzato - per colpa di Lily, sempre per colpa di Lily. No, la colpa era solo sua, ma il suo cuore era sempre per Lily.

Lei.


Diventava intrattabile in quei giorni, e il lieve sorrisetto di Minerva, al tavolo della colazione, aveva il potere di mandarlo su tutte le furie. Severus spilucchiava, non mangiava quasi niente, si alzava e camminava. Passava oltre il tavolo di Tassorosso ed usciva, usciva dalla Sala Grande e dal Castello, attraversava il prato e si inoltrava nella foresta, cercando di scappare dai propri pensieri, di tranciare quella scintilla che lo voleva costringere a tornare indietro.

Di far tacere i propri desideri sbagliati.

Non ci riusciva mai e, arrendendosi, tornava a vagare per il Castello, promettendosi che sarebbe stata l'ultima volta, che sarebbe tornaro a vivere chiuso nel suo ufficio. Che si sarebbe fermato in tempo, ancora e ancora.



***




Era il nove gennaio, il suo compleanno, ed era appena rientrato da una piccola festicciola che Minerva aveva organizzato in Sala Professori, quando Severus trovò un gufo in attesa sulla scrivania del preside, con un biglietto attaccato alla zampa e un sacchettino chiuso nel becco.

Si avvicinò, stanco, facendosi cadere sul trono del preside.

Sfilò il biglietto e la tonda grafia di Lily lo accolse nelle poche parole che aveva vergato su quel pezzo di pergamena strappato.



Buon compleanno, Severus





Rise, Severus, coprendosi gli occhi con la mano destra.

Salazar.

Tutti quei mesi a sforzarsi di ignorarla, a sperare che almeno lei si dimenticasse di quelle due dannate settimane. Con un moto isterico si rese pure conto che adesso il suo aver ignorato il suo compleanno passava per una maleducazione assurda.

Pazienza. Era già passato.

Severus aveva compito sessantasei anni, lei diciotto. Avrebbe dovuto essere ridicolo già così. Non aveva niente di cui preoccuparsi, su cui tormentarsi.

Sospirando, cercando di ricomporsi, Severus slegò i cordoncini del sacchetto e rovesciò il contenuto sulla scrivania.

Due farfalle incantate, fatte di metallo e animate per svolazzare. Due ciondoli, legati da una catenella attaccata ad un anello: un portachiavi. La prima farfalla aveva vibranti colori accesi, blu elettrico e rosso fiammante, e sbatteva le ali in modo energio. La seconda era più tranquilla, quasi cauta, con le delicate ali argentee; i suoi colori erano spenti, ma risplendeva di una tenue luce.

C'era un altro bigliettino ripiegato nel sacchetto, che all'inizio Severus non aveva notato, perso nel contemplare i due ciondoli connessi, sovrappensiero. Era un quadratino di cartone rigido ed era stato scritto con una penna prendiappunti, in scintillante inchiostro argenteo.



L'effetto farfalla

Può qualcosa di così infinitesimale avere un effetto così devastante? Può un battito d'ali di farfalla scatenare un uragano?





Severus fece ricadere la testa sulla scrivania, sconfitto, e si mise ad osservare le due farfalle incantate dal basso verso l'alto.

Sapeva cosa stava osservando.

Si passò una mano sugli occhi e si rialzò, estraendo la bacchetta; evocò le farfalle con un incantesimo non verbale, ricordando la sua mano stretta al polso di Lily, mentre le correggeva la posizione iniziale.

'Mi chiedo solo a cosa mi servirà produrre farfalle nella vita reale...'


Ed eccole, quindi: le sue farfalle piccole e spente, nei toni freddi del grigio e dell'argento, che sbattevano le ali in modo calmo e controllato.

Il ciondolo di Lily, una replica perfetta della sua anima.

E l'altra farfalla, dai colori vibranti, piena di energia, a rappresentarla. Legate da una catenella sottile, incapaci di esistere da sole nello stesso mondo.

Salazar, quella ragazza...!

L'effetto farfalla. Due settimane come un battito d'ali, e l'uragano che erano state in grado di scatenargli dentro.

E Lily? Cosa voleva dirgli, Lily, con tutto questo?

'Buon compleanno, Severus'.

Severus.

'Tornerò ad essere il preside Piton'.

Non per lei. Mai per lei.


Severus si fece di nuovo ricadere sul trono, affondando il viso nelle mani. Era tutto così sbagliato.

No, non doveva permetterlo.

Doveva ricordarsi chi era, e starle alla larga una volta per tutte.

L'avrebbe fatto. L'avrebbe sicuramente fatto.

Severus prese il portachiavi e i biglietti e se ne andò nelle sue stanze, chiudendo tutto nel cassetto del comodino.

Lontano.

Poi si sdraiò, chiuse gli occhi e ricominciò di nuovo a tormentarsi, sognando lei.



***




La incontrò, una sera.

Era ormai fine maggio. I M.A.G.O. erano alle porte per gli studenti del settimo anno.

Poco più di un mese e la sua tortura avrebbe avuto fine. Minerva l'aveva chiamato, nonostante l'ora tarda, chiedendogli di passare nel suo ufficio. Severus camminava, sempre più vicino, quando la vide uscire proprio dalla porta dove lui sarebbe dovuto entrare.

Si bloccarono, in un istante sospeso, osservandosi.

Lily sorrise, ma c'era una punta di tristezza nei suoi occhi nocciola.

"Preside" lo salutò, arrotolandosi una ciocca di capelli sul dito.

"Signorina Potter".

Lily chiuse gli occhi, inspirando profondamente, inclinando la testa verso destra prima di ricomporsi e superarlo a grandi falcate. Severus si girò, incapace di negarsi la vista di lei che si allontanava, nel suo incedere delicato e ondeggiante.

Deglutì.

Vecchio pervertito.

Un colpo di tosse lo riportò al presente e vide Minerva osservarlo dalla soglia del suo ufficio, che sorrideva divertita.

Irritato, Severus la superò per sedersi di fronte alla sua scrivania.

"Perché la signorina Potter era qua?" chiese, e gli uscì più sprezzante del previso "Non è una Tassorosso?"

"Oh, le ho chiesto io di venire a fare una chiacchierata" rispose Minerva, accomodandosi e prendendo un biscotto da una scatola di latta "La vedevo distratta e, sai, ci sono i M.A.G.O.... Lo sai che il suo rendimento scolastico ha subito un'impennata quest'anno? Avevo paura che potesse crollare prima degli esami".

Severus grugnì, neutro.

"E che aveva, quindi?" chiese, cercando di mascherare la domanda con indifferenza e fallendo miseramente.

Minerva sorrise.

"Problemi di cuore, ovviamente".

Severus strinse le labbra e distolse lo sguardo da Minerva, e lei continuò.

"Non posso riportare ciò che mi ha detto in confidenza, ma a un certo punto sono stata io a parlarle di mio marito. Sapevi che sono stata sposata, Severus?"

Severus aggrottò le sopracciglia e tornò a guardarla, confuso. Conosceva Minerva McGranitt da quando aveva praticamente undici anni e non aveva mai sospettato dell'esistenza di un marito.

Lei scoppiò a ridere, notando la sua confusione.

"Oh, sì" disse infine Minerva "Ho conosciuto Elphinstone subito dopo il diploma, durante il mio primo lavoro al Ministero. Lui era il mio capo ed era quasi arrivato alla pensione, e iniziò a farmi una corte spietata, che io ho rifiutato per anni".

"... Cosa?" chiese Severus, rimanendo a bocca spalancata.

Minerva sorrise, furba.

"Non ha smesso nemmeno dopo che me n'ero andata per insegnare ad Hogwarts. Eravamo diventati ottimi amici, sai, e alla fine... Ho accettato".

Severus chiuse la bocca, turbato.

"Elphinstone era vecchio, anche se in realtà è morto perché è stato punto da una Tentacula Velenosa. Abbiamo passato solo tre anni insieme, e l'unico rimpianto che ho è di non aver accettato prima la sua corte. Sono ricordi molto felici per me, Severus".

"Perché me lo stai dicendo?" chiese Severus, piatto.

Minerva si strinse nelle spalle.

"Non so, a parlarne con Lily mi sono trovata a ripensarci" rispose.

Severus non se la bevve neanche per un istante.

Cosa le stava dicendo Minerva? Cosa aveva detto Lily a lei?

"Ad ogni modo ti ho chiamato per questo problema con la commissione esterna" cambiò argomento Minerva, tirando fuori una pergamena da un cassetto della scrivania "Stavo pensando, gli alloggi..."

Era stata una scusa, capì Severus. Una patetica scusa.

Minerva era più furba di quello che dava a vedere, e anche molto più sottile.

E lui era un vecchio pervertito, esattamente come lo era stato suo marito.

Dannazione.

Severus decise di ingorare ogni cosa, rinchiudendo la mente dietro una barriera di Occlumanzia, senza dare alla strega nessuna soddisfazione.

Poco più di un mese.

Poco più di un mese e sarebbe tutto finito.



***





Gli studenti dell'ultimo anno si erano diplomati.

Era passata anche l'ultima settimana post esami. Severus, in panico, era persino uscito dal castello, sotto il sole cocente di quel giugno insolitamente caldo per il clima scozzese.

L'aveva vista, in riva al lago, sotto al salice, in piedi e beata, il viso rivolto al sole.

L'aveva vista, circondata di farfalle dai colori vibranti.

Come se l'avesse chiamata - due anime unite da una catenella sottile - lei aprì gli occhi e si girò verso di lui, sorridendo leggera.

Turbato, prima di poter fare qualcosa per cui si sarebbe sicuramente pentito, Severus le diede le spalle con un gesto brusco e rientrò nel Castello.

I giorni erano passati, veloci come un lampo, e il discorso di fine anno gli era scivolato dalle labbra durante quell'ultima cena, le sillabe che perdevano di significato mentre le pronunciava.

Non riusciva a staccarle gli occhi di dosso.

Lei.

Lily.

Che lo osservava con un sorriso sottile e gli occhi pieni di cose non dette.

Un'ultima notte. Un'ultimo cielo stellato pieno di tormenti e desideri sbagliati.

La colazione, la mattina dopo, in cui l'avrebbe vista varcare le porte della Sala Grande per l'ultima volta, accompagnato dal sorriso furbo di Minerva.

Era finita.

Se n'era andata.

E lui era libero, libero di gustarsi in pieno i cocci affilati del suo cuore spezzato.

Doveva andarsene da lì.

Era giunto il tempo di tornare a casa.


***




Il campanello suonò, interrompendo la sua mattinata oziosa. Severus si alzò stancamente dalla poltrona e si trascinò verso la porta, aprendola quel tanto che bastava per sbirciare fuori.

Lei era lì.

Lily.


Il suo vestito leggero e svolazzante, la piccola borsa a tracolla e, in una mano, il trasportino di Blanche.

"Mi fai entrare, Severus?"

Il suo sorriso era come una balsamo ardente. Senza pensare, Severus si scostò, facendola passare. Lei poggiò il trasportino sul divano, lo aprì e si sfilò la tracolla, che cadde fra i cuscini. Poi si girò a guardarlo, sempre sorridendo.

Severus aveva chiuso la porta, e il suo cuore aveva iniziato a battere in maniera irregolare.

Sbagliato.

Proibito.


"Sono iniziate le vacanze estive" gli comunicò Lily "E io mi sono presa un anno sabbatico per girare il mondo. Vieni con me, Severus".

Un ordine imperioso. Il moto di desiderio che...

"Sei impazzita?" le chiese Severus, sgranando gli occhi.

Lily allargò il sorriso, una luce furba nello sguardo. Prima che Severus potesse protestare, prima che potesse pensare, lei gli aveva già chiuso le braccia attorno alla nuca e gli aveva poggiato le labbra sulle sue.

Mille campannelli d'allarme che risuonavano, celestiali.

Severus si irrigidì per alcuni istanti, prima di rendersi conto che doveva fare qualcosa; poi, con la consapevolezza che non poteva permettere a Lily di far crollare anche quel tabù, alzò le mani e le spinse sulle sue spalle, costringendola a staccarsi da lui.

Lily riaprì piano gli occhi, lo sguardo vacuo e le guance imporportate. Era a pochi centimetri dal suo viso.

"Severus" mormorò "Una volta mi hai detto che avresti voluto essere smistato in Tassorosso, per poter avere la lealtà come punto fermo, sacro e inviolabile" Severus boccheggiò, cercando di sottrarsi alla sua presa e fallendo miseramente. Lily lo stringeva, impedendogli di scappare, e le sue mani sudavano sulle sue spalle.

Presto avrebbe ceduto. Era un uomo, maledizione! Non era forte fino a questo punto.

Non con Lily.

"Sii leale a te stesso, Severus" continuò Lily "Almeno adesso. So che lo vuoi. Almeno adesso..."

Lily scivolò di nuovo verso di lui, forzando il suo blocco. Le sue labbra gli premettero addosso una seconda volta ma, stavolta, la sua lingua si infilò fra loro, cercando una breccia.

Il sapore di Lily, nella sua bocca. I sogni che l'avevano tormentato tutto l'anno, diventati realtà.

Con un singulto, Severus si arrese. Quasi ruggì sul suo viso, ricambiando le attenzioni con l'ardore del suo primo bacio.

Finalmente.

Un ragazzino di sessantasei anni, in preda agli ormoni e sconfitto da essi, che stringeva la ragazza a sé, non riuscendo ad averne abbastanza, mai.

Lily sorrise sulle sue labbra e gli afferrò la nuca, inclinando la testa e obbligandolo aa approfondire il contatto, ancora e ancora. Finché non rimasero senza fiato, e la realtà tornò con un rinculo, e Severus si scostò da lei, inorridito e in panico.

Non riuscì comunque a lasciarla andare.

"Lily" esclamò, disperato "Questo è totalmente..."

"... Inappropriato?" lo interruppe lei, sorridendo placida "Ma non sono più una tua studentessa, Severus. Credevi forse che non me ne fossi accorta? Sono stata paziente, con te. Sono stata brava..."

Severus annaspò, disperato, in cerca di una risposta, una replica qualsiasi che...

"... Perché?!" chiese infine.

Perché tutto questo? Perché a me?

Perché tu, tu...?


Lily allargò il sorriso, divertita.

"Mamma dice sempre che lei ha capito che papà sarebbe stato quello giusto a soli dieci anni, la prima volta in cui lo vide, al Binario Nove e Tre Quarti" rispose "La stessa cosa è capitata a me, Severus. Io ti ho scelto a undici anni, in una notte stellata, quando il mio cuore era ricolmo di ansie e dubbi. Io ti ho scelto, senza capirlo appieno, senza interrogarmi sui come e sui perché. Sapevo solo che, un giorno, tu saresti stato mio. Ad ogni costo, Severus".

Severus espirò, tremolante, mentre cercava di dare un senso a ciò che aveva appena sentito. Non poteva essere reale. Lily non...

Lei si strinse di più a lui, affondando il viso nel suo collo, costringendolo a chiudersi su di lei, a poggiare la guancia nei suoi capelli e a respirare il suo odore.

"Nessuno mi credeva" continuò a mormorare Lily "Mi prendevano in giro. Dicevano che avrei cambiato idea, che eri vecchio; pensavano che stessi scherzando. Non è così. Sono sempre stata leale, Severus... A te. Anche la professoressa McGranitt l'ha capito. Io non gliel'ho detto, Severus, te lo giuro, ma lei lo sapeva già".

"... Che ti ha detto?"

"Mi ha raccontato di suo marito. Vedi, Severus, non siamo senza alleati".

"Mmmmh-mh".

Non c'era modo di negarlo, ormai. Non dopo quel bacio, che l'aveva prosciugato e riempito insieme.

Era tutto così sbagliato, e così meraviglioso allo stesso tempo. Un sogno nato da mille tormenti.

Avrebbe dovuto combatterlo, Severus. Lo sapeva. Ma una vita vissuta a frenare se stesso, a fare la volontà di chiunque altro tranne la sua... Ed era Lily a chiedere, ora.

"Tuo padre mi ammazzerà" mormorò di nuovo Severus.

Lily rise, scostandosi da lui e afferrandogli il viso, costringendolo a guardarla in faccia.

"Ma mi ascolti, Severus?" gli chiese, divertita "Io ho detto a tutti che un giorno saresti stato mio. Papà può non averci creduto fino ad ora, ma non può dire di non essere comunque arreso all'evidenza".

Lily inclinò la testa, muovendo la mano destra e passandogli due dita sulle labbra, maliziosa.

"Ti ho già detto che nessun uomo sa dirmi di no. Sono stata brava e paziente con te perché sapevo di avere ancora un anno scolastico davanti... Ora non più. Ora non ho freni, Severus. Tu non riuscirai a resistermi, qualsiasi cosa possano dire le tue paturnie".

Severus sospirò.

"Era tutto parte di un tuo piano malvagio, quindi?"

"Sedurti e farti impazzire, lo scorso anno?" chiese Lily, divertita "Oh, no. Non sapevo neppure che tu abitassi qui, ricordi? No, ho solo visto un'occasione e ne ho approfittato. Ma quello che è successo, le notti..." Lily sospirò "È vero che non sono in grado di dormire da sola" confessò, guardandolo negli occhi "Sin da bambina. Ho sempre avuto paura del buio, della solitudine. La prima notte che mi sono infilata nel tuo letto ero disperata. Poi si è trasformata in un'altra occasione".

Severus scosse la testa, al contempo irritato e divertito.

Salazar! Quella ragazza!

"Saresti stata davvero bene a Serpeverde" le disse.

Lily poggiò la guancia sul suo petto, facendo scivolare le mani in basso e richiudendole poi dietro la sua schiena, stringendolo in vita.

"Lealtà" mormorò "La mamma ha provato a togliersi papà dalla testa, da ragazza. Non è stata leale ai suoi sentimenti. Io sì" rialzò lo sguardo verso di lui "E quelle due settimane, lo scorso anno, non hanno fatto altro che rafforzare ciò che quel primo istinto mi suggeriva ormai da anni. Io sono persa per te, Severus".

"Due settimane" mormorò Severus, la voce roca.

"L'effetto farfalla" gli rispose lei, alzandosi sulle punte dei piedi per baciarlo di nuovo.

E nuovamente Severus staccò la mente, affondando nelle sue labbra, in quel contatto a lungo sognato che ancora non sembrava reale.

Così nuovo. Così ricco e pieno, il sapore di tutto quel non detto fra loro, ormai caduto dalle labbra di Lily.

Severus si staccò piano da lei, il cuore il subbuglio, osservandola finalmente senza trattenere se stesso, bevendo del suo volto con occhi nuovi.

Lily lo guardava, la bocca socchiusa, le guance imporporate.

Sospesa, in attesa. Ora Severus sapeva di cosa.

Cosa voleva sentirsi dire da lui, Lily?

"Sei terribile" le mormorò, sorridendo per la prima volta "Un demone di quelli babbani; viziata, capricciosa, convinta che il mondo debba inchinarsi ai tuoi piedi".

Lily sorrise.

"Una Potter" precisò, divertita.

Da dietro la sua schiena provenne un tintinnio di chiavi mentre Blanche, del tutto intoccata dalle loro attività, saltava nel vano tentativo di afferrare due ciondoli a forma di farfalla.

Severus le carezzò una guancia con la mano destra, pizzicandole la pelle liscia e pallida.

"Lily" la corresse, prima di chinarsi di nuovo sulle sue labbra, a rubarle l'ennesimo bacio.







***





NdA: prima di arrivare a scrivere il finale mi sono immaginata una sorta di pov di Lily con dei piccoli siparietti. Ve li riporto perché ho riso da sola come una cretina per ore.



Scena: Lily, dodici anni appena compiuti, durante le vacanze natalizie del suo primo anno ad Hogwarts. La famiglia in gita a Diagon Alley, tutti da Fortebraccio, seduti davanti a una tazza fumante di cioccolata calda.

"Allora, tesoro, ti piace la scuola?" le chiede Ginny.

"Sì, mamma. Mi sono fatta un sacco di amici e le lezioni sono interessanti" risponde Lily; poi aggiunge, quasi sovrappensiero "Ah, ho una cosa da dirvi: ho deciso che da grande sposerò il preside Piton".

Harry che quasi si strozza con la cioccolata, Ginny pietrificata, Albus che fa finta di vomitare.

James che esclama: "Ma a momenti neanche si vede in giro per il castello! Perché diamine dici una cosa del genere?"

Lily, del tutto impassibile, che scrolla le spalle e continua a sorseggiare la cioccolata.

"Non so" risponde "È una sensazione".

Harry quella sera va a casa di Ron e si ubriaca.


Scena: vacanze estive, estate dei suoi quindici anni, una cena tranquilla a casa Potter.

Lily racconta di come la sua amica Bonnie si sia trovata un ragazzo. Ginny e Harry si scambiano un'occhiata nervosa e lei cerca di introdurre l'argomento.

"E tu, tesoro? Hai trovato qualche ragazzo che ti piace?"

Lily la guarda come se fosse scema.

"Ma mamma, io te l'ho già detto: sposerò il preside Piton".

Harry che fa cadere la testa sul tavolo, Albus che si passa una mano sulla fronte, James che la fissa come se fosse un'aliena. Ginny che inizia a preoccuparsi.

"Ah... Tesoro... Per caso tu e il p-preside...?"

Lily che inarca un sopracciglio.

"Il preside continua a stare rinchiuso nel suo ufficio e a ignorare tutti noi studenti" le risponde.

Harry e Ginny non riescono neanche a finire di provare sollievo.

"Appunto!" esclama James "Perché diamine continui con questa storia?! Non lo conosci nemmeno"

Lily sorride, furba.

"Mamma, ti ricordi che ci hai sempre detto che hai scelto papà a dieci anni, vedendolo per la prima volta sulla banchina del Binario Nove e Tre Quarti? Ecco, la stessa cosa è successa a me".

Harry, pallido come non mai, che sembra uno zombie, la fissa.

"Piton è vecchio, Lily".

Ginny interviene.

"Ma se il preside neanche ti guarda, come hai intenzione di arrivare a sposarlo?"

Lily sorride e si stravacca sulla sedia, poggiandosi allo schienale e accavallando le gambe.

"Mi sembra ovvio: ho intenzione di sedurlo".

Harry vorrebbe morire.

"Lily! Hai quindici anni!" esclama sua madre, rossa come un peperone "E lui ne ha, ne ha..."

Lily la zittisce con un cenno pigro della mano.

"Oh, lo so, lo so. Non preoccuparti. Ho intenzione di aspettare di essere maggiorenne".

Il caos esplode. Quella sera Harry e Ginny si trovano con Ron e Hermione in un pub babbano e entrambi si ubriacano, mentre Ron ride fino alle lacrime.


Scena: post storia. L'estare dopo il diploma sta finendo e Lily ricompare a cena una sera, trovando gli zii a tavola, tutti in giardino per approfittare della brezza estiva. È tardi, il sole è già tramontato e piccole luci sospese illuminano la sera. Tutti accolgono Lily con entusiasmo, le chiedono dei suoi viaggi.

Lily sorride, si siede, dice qualcosina. A un certo punto si rivolge a suo padre.

"Oh, papà, ho bisogno di un favore" esclama, allegra e leggera.

"Cosa, tesoro?"

"Alla fine ho sedotto il preside Piton. Potresti andargli a dire che sai già tutto da anni e ti sei arreso all'evidenza e non hai intenzione di ucciderlo? Grazie".

A Harry è scivolata via l'anima dagli occhi. Un silenzio tombale cala attorno al tavolo.

Lily allarga il sorriso.

"Ne ho abbastanza delle sue paturnie sull'argomento. Così sarà tutto più facile".

Harry cade di testa sul tavolo, con un tonfo. Ginny la fissa a bocca aperta, sconvolta e senza una parola. Hermione la studia, perplessa e attenta.

Ron esplode in una risata tonante.

"Quindi, a quando il matrimonio?" le chiede, tra le lacrime.

"Oh, non so" risponde Lily, serafica "Insomma, non mi ha ancora fatto la proposta. Potresti suggeriglielo, papà: alla fine il tempo scorre e lui non diventa certo più giovane. Papà? Papà, ti senti bene?"

Harry si aggrappa alla tovaglia e la fissa da sotto in su, disperato.

"... Non so neanche dove abita" mormora, instupidito.

Lily torna a sorridere.

"Tranquillo, lo so io. Sta ancora a Spinners End, ma la casa è diversa".

Ron non riesce a smettere di ridere.



Bonus: Harry va davvero da Severus.

Severus pensa che lo ammazzerà ma lo fa entrare lo stesso in casa. Come gli ha detro ormai una vita e mezza prima, non è più un codardo.

Harry procede ad avere una piena crisi isterica, camminando in circolo nel suo piccolo salotto con le mani alzate al cielo. Non aiuta il fatto che la gatta di sua figlia lo stia fissando tranquilla da una poltrona.

Vuol dire che è tutto vero.

"... Mi ha mandato qua a darle la mia benedizione. La mia benedizione!" Harry sembra posseduto, Severus si limita a fissarlo "Ma su una cosa Lily ha ragione: questo non è inaspettato. Lei parla di sposarlo sin dal suo primo anno ad Hogwarts. Quando aveva quindici anni ci ha detto che aveva intenzione di aspettare di essere maggiorenne per poi sedurlo! Io che dovrei fare?! Nessuno è in grado di fermarla, o dirle di no. Ma lei! Lei è caduto nella sua trappola, vero?! Non posso neppure avercela con lei, professor Piton, perché io sapevo. Conosco mia figlia, nessuno riesce a contrastarla".

Severus alza un dito, apre la bocca.

"... Ho bisogno di un momento" sussurra, instupidito.

Va al tavolo della cucina e si siede, affondando la testa nelle braccia. Sente Harry calmarsi e, con uno sbuffo, accendere la fiamma sotto al bollitore.

"... Lei davvero è andata in giro a dire a tutti..." mormora Severus, ancora nascosto nelle sue stesse braccia.

"Sì" risponde Harry, mentre il bollitore fischia "Lo so. Beva del the, professor Piton, ho l'impressione che ne avrà bisogno. Ne ho bisogno anch'io".

Con un sospiro affranto Severus si alza e serve il the. I due uomini si ritrovano poi seduti l'uno di fronte all'altro, studiandosi.

"Beh, quindi" esclama Harry, alla fine "Ha già scelto l'anello per la proposta di matrimonio?"

Severus si strozza con il the e questa è l'unica rivincita che Harry sapeva di potersi prendere, così sorride e osserva il vecchio professore mentre tossisce e cerca di tornare a respirare.

Harry sorride, furbo, in un'espressione così simile a quella della figlia che Severus sente l'impulso di andarsi a buttare dalla Torre di Astronomia.

"Lily ha gusti precisi" continua Harry "Se lo ricordi. E le consiglio di affrettarsi. Ha fatto un commento, l'altra sera, sul fatto che il tempo passa e lei non sta certo diventando più giovane".

Severus si limita a fissarlo a bocca aperta per alcuni istanti.

"... Potter" dice infine, la voce roca, la gola ancora offesa. Tossisce un'altra volta "Potter, tu..."

Harry lo fulmina con lo sguardo, ancora sorridendo.

"Lei badi solo a non chiamarmi mai 'papà', e poi andrà tutto bene".

Severus vorrebbe morire. Ma, ancora di più, lo sa, vorrebbe vivere assieme a Lily.

Sorride, sarcastico, nell'espressione che si è cucito addosso tutta la vita, e i due uomini, forse per la prima volta, trovano un'intesa.

Edited by Mitsuki91 - 7/10/2023, 07:38
view post Posted: 8/4/2023, 09:09 Mitsuki91 - La via d'uscita - Racconti SENZA pairing, epoca pre/post Harry a Hogwarts e più epoche
Data: 7/04/2023
Beta-reader: /
Tipologia: one-shot
Rating: per tutti
Genere: introspettivo, angst
Avvertimenti: /
Riassunto:
"Era ancora convinto che Lily avrebbe spalancato gli occhi, un giorno. Che avrebbe visto il mondo pieno di marciume e ipocrisia che li circondava.
Che sarebbe stata pronta per parlare della seconda via d'uscita."
Personaggi: Lily Evans, Mulciber, James Potter, Tom Riddle/Voldemort
Pairing: ci sono lievi accenni alla Severus/Lily che non si concretizza e, secondo me, la storia resta comunque nel canone
Epoca: gli anni di Severus ad Hogwarts
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.

Note: L'idea di questa fic nasce in un delirio in dormiveglia di riflessione fra alcuni meta che lessi su tumblr in merito e la frase che la Rowling aveva lanciato anni fa da qualche parte sul fatto che Severus voleva diventare Mangiamorte per far "colpo" su Lily, cosa che se uno ci pensa a mente fredda pensa che si debba essere drogata per spararla così grossa. Condita di Snily angst perché sì, lo sapete come sono, alle origini si torna sempre.
Buona lettura! Fatemi sapere che ne pensate.



La via d'uscita




Per quanto Severus conoscesse la magia e utilizzasse le sue piccole, frammentate e sparse nozioni per incantare Lily, fu solo ad Hogwarts che si rese conto di quanto la sua educazione fosse stata manchevole in tutto ciò che veramente contava per far parte di quel mondo. E anche allora - anche allora! - ci mise anni a mettere insieme i pezzi, anni di indizi e suggerimenti a mezza voce, anni di osservazione silenziosa e di una lenta e strisciante ansia che crebbe in lui come un mostro nel suo petto, divorando ogni cosa.
Perché cosa mai avrebbe potuto capire il piccolo e undicenne Severus, cosa avrebbe dovuto dedurre da un semplice gesto di amicizia, dal fatto che proprio Lucius Malfoy gli indicasse il posto accanto al proprio subito dopo lo Smistamento? Il fatto che sorridesse fiero di averlo lì, al tavolo dei Serpeverde; lui, che non era nessuno!
Che non era nessuno.
Era stato troppo travolto, allora, e troppo innocente, e troppo amareggiato dal destino di Lily per accorgersi di quanto significativo fosse stato quel gesto. Malfoy era solo un cognome: sì, uno dei cognomi più importanti del mondo magico, fin qui lo sapeva, sua madre non l'aveva lasciato proprio incompetente sull'identità della nobiltà magica… Ma agli occhi di un undicenne, il ragazzo biondo con il sorriso affabile si riduceva a Lucius, Prefetto, incaricato di seguire i primini, cortese nel suo ruolo, e forse con uno scintillio di simpatia per lui dietro i suoi occhi. Niente di più.
Anche i suoi compagni di stanza, Mulciber e Avery, gli erano sembrati simpatici. Forse un po' più reali, forse un po' più spontanei - stavano vivendo tutti le stesse esperienze, alla fine, no? La magia di Hogwarts che incantava i suoi studenti per la prima volta - e sì, erano dei Purosangue, ma non facevano parte delle sacre ventotto, quindi forse erano anche più umani e veri? O forse era solo il fatto di dover condividere con loro i giorni e soprattutto le notti?
Erano ragazzini, alla fine. Proprio come lui. Che gli avevano teso la mano e offerto amicizia e lui, affamato d'affetto come sempre, non aveva esitato a ricambiare.
Poi aveva continuato a vivere la sua vita anche al di fuori della sala comune di Serpeverde.
Lily.
Approfittavano di ogni lezione insieme, e si erano trovati una piccola stanza appartata vicino alla torre di Divinazione - era più un salottino che un'aula; una sorta di Sala Comune senza stendardi ma tutta per loro - in cui passare i pomeriggi, sia a fare i compiti e studiare sia a chiacchierare come i buoni amici che erano. Poi Severus tornava dai Serpeverde dopo cena ed era accolto da sorrisi e pacche sulle spalle, da pettegolezzi e battute, dallo sguardo sorridente di Lucius e dal casino esagitato di Mulciber e Avery. Tutti sapevano dove lui passasse le giornate e a nessuno importava. Non aveva mai tenuto nascosto l'affetto che lo legava a Lily - perché, poi? - così come Lily non aveva mai tenuto nascoste le sue origini Babbane - era una fiera Grifondoro e se ne vantava con orgoglio - e tutti sembravano tranquilli e felici, quindi, che male c'era?
Severus afferrava la felicità a piene mani.
L'unico neo era costituito da quel Potter e dalla sua banda di bulletti del quartiere.
Niente di serio, comunque, si ripeteva Severus. Qualche spintone nei corridoi lo poteva sopportare, e Lily frenava quasi sempre le sue risposte piccate afferrando il suo braccio. "Sii superiore" gli sussurrava nell'orecchio e si faceva più vicina, così vicina che la rabbia scemava e lui distoglieva lo sguardo dai quattro, andandosene con lei a testa alta, ignorando le risate e prese in giro. Poi forse, vedendo che così non attaccava, Potter decise di farla diventare una cosa pubblica: non erano più - solo - scherzi all'angolo del corridoio ma battute urlate in Sala Grande, il disprezzo delle regole nel cercare di colpirlo proprio sotto l'occhio vigile degli insegnanti, cercando di approfittare dell'unico momento di distrazione - spesso programmato da uno del gruppo - per poter aver sempre una scusa plausibile, un dinego di responsabilità sorprendentemente efficace. L'ingiustizia lo pervadeva, allora: ma non c'era solo Lily a frenarlo, anche Mulciber e Avery gli intimavano di lasciar stare e, se presenti, facevano scudo a lui e a Lily con la loro sola presenza, mandando a monte i piani dei Malandrini con gran disappunto di Potter.
Dopotutto, era sopportabile. La sua Casa aveva una grande stima di lui, Severus aveva dimostrato un grande talento magico per un primino, e Potter era solo un altro undicenne borioso e viziato. Nessuno a parte quei quattro utilizzava il soprannome odioso che era nato sul treno e, se il resto della scuola rimaneva indifferente ai suoi drammi personali, i Serpeverde erano bravi nell'instillare in lui quel senso di casa e appartenenza che bramava da tutta la vita.
Era felice.
Hogwarts sarebbe stato il suo riscatto, ne era sicuro.

***

Le prime crepe in quella realtà perfetta si manifestarono un uggioso pomeriggio di fine settembre, all'inzio del suo secondo anno a Hogwarts.
Lily aveva saltato le lezioni del mattino e lui stava pensando ad un modo per cercare di intrufolarsi a Grifondoro - aveva cercato di chiedere a Mary Macdonald durante Trasfigurazione, ma lei si era limitata a un'occhiata sprezzante mentre si allontanava velocemente da lui - quando lei apparve nel loro salottino privato.
Lily era pallida e aveva gli occhi gonfi di pianto e, senza una parola, si fece cadere accanto a lui sul divano, poggiando la testa sulla sua spalla.
Il cuore accelerò per un secondo i battiti.
"Lils… Che succede?" chiese Severus, non osando muoversi per non rischiare di interrompere quel delicato contatto.
"Ho litigato… Con Mary".
Severus strinse le labbra, in attesa.
"Lei mi ha detto… Ha detto che passo troppo tempo con i Serpeverde…" Severus sbuffò, non riuscendo a trattenersi "Che… Che sono la loro p… Protetta".
Sembrava avesse cambiato idea sull'ultima parola da usare, esitando appena prima di pronunciarla. Severus si leccò le labbra, cercando una risposta.
"... Non capisco dove sia il problema" disse infine "Mulciber e Avery sono simpatici, e se Potter la smettesse di tormentarmi, anche loro mi ronzerebbero meno intorno. Sarà il caso di avvertire Potter, se questo è un problema per Mary" concluse, sarcastico e acido.
Lily rimase in silenzio alcuni istanti.
"Ha detto cose terribili sui Serpeverde" sussurrò infine, come se la realtà fosse troppo grande per essere pronunciata ad alta voce "Ha detto che sono tutti pazzi, che sono seguaci d-di T-Tu-Sai-Chi, che o-odiano quelle come me, c-che se continuo a mischiarmi a l-loro, loro… P-potrebbero divertirsi con me e…"
"Lily" la interruppe Severus. Sciolse le loro posizioni solo per mettersi con il busto rivolto verso di lei e poggiarle le mani sulle spalle, costringendola a guardarlo in faccia oltre le lacrime che le si erano gonfiate sotto le palpebre "Queste sono bugie. Tu conosci Mulciber e Avery! Sono mai stati meno che cortesi con te? Ti hanno mai fatto del male?"
Il labbro inferiore di Lily tremò appena, poi lei fece un cenno di dinego. Severus esalò un piccolo respiro.
"È vero che casa Serpeverde non è vista benissimo, a scuola. Non sono stupido" aggiunse "Ed è vero che c'è qualche pazzo esaltato antibabbani e… Insomma. Ma io sono un Mezzosangue, Lily, e tutti sono miei amici. Mi fanno i complimenti per la mia conoscenza della magia, persino Lucius Malfoy, e lui è all'ultimo anno! E si complimentano anche con te, ricordi? Dicono che sei una leggendaria pozionista in erba, ricordi?" un lieve sorriso emerse sulle sue labbra "Visto? Nessuno ti odia. Come osa quella Macdonald dire cose così idiote? Non è forse lei che ha dei pregiudizi?"
Lily tirò su con il naso; infine annuì.
"Mi dispiace che tu stia male per questo" disse infine Severus. Lily gli si buttò fra le braccia e lo strinse forte.
Battiti di cuore che inciampano l'uno sull'altro, mentre chiude le braccia sulla sua schiena.
"Grazie, Sev. Sei un vero amico".
"Il migliore, giusto?"
"Il migliore".

***

Poi decise che quella faccenda andava affrontata di petto, in qualche modo. Severus non era stupido, e sapeva che la fama di Serpeverde non era del tutto immeritata. Sapeva che c'erano esaltati anche all'interno della Sala Comune, e altri più pacati e moderati che comunque non contraddicevano la linea di pensiero estremista… Non del tutto, e si capiva il loro pensiero nei sussurri tranquilli che si scambiavano fra loro in Sala Comune oltre l'orario di Coprifuoco.
Persino Mulciber e Avery, persino loro, Severus li ha sentiti usare parole come "lurida Sanguesporco" all'interno del loro dormitorio, buttata lì nel mezzo di una battuta sprezzante.
Eppure…
Eppure i fatti parlavano più delle parole, vero? E i fatti dimostravano che loro erano gentili con Lily.
Perciò Severus ha sempre pensato che i due, e gli altri, fossero solo un po' il prototipo dei ragazzini ricchi e viziati che si fanno uscire dalla bocca cose che non pensano davvero, o comunque a cui non attribuiscono la stessa gravità. Un po' come Potter, no? Può farsi il paladino della povertà accogliendo nella sua cerchia di amicizie il malatino Lupin o lo sfigatello Minus, ma è indubbio che lui e Black vengano da due famiglie schifosamente ricche alla maniera Purosangue e, se è vero che i Potter non hanno i voti al Wizengamot, è anche vero che nondimeno James Potter ha l'arroganza di chi si sente superiore. Però, ecco, persino lui… Di fronte alla possibilità di torturarlo e ucciderlo si farebbe qualche scrupolo, no? Severus non pensava che sarebbe mai arrivato a tanto. Erabo solo stupidi screzi scolastici, piccoli atti di bullismo mascherati da rivalità. Facevano male, facevano infuriare, stuzzicavano la sua vena sadica e vendicatrice, ma non erano a livelli da Mangiamorte! Non gli facevano venir voglia di uccidere Potter e Black e gli altri due, non era mica uno psicopatico!
Così entrò in dormitorio, dopo una cena tardiva, dove Mulciber e Avery si stavano cambiando per la notte.
"Possiamo parlare?" chiese, serio, il tono urgente che tradisce comunque un certo nervosismo.
"Uh? Certo, Severus" Mulciber finì di infilarsi la maglia del pigiama e si accomodò sul suo letto a gambe incrociate. Avery gli si mise accanto subito dopo, e Severus si sedette, rigido, sul bordo del proprio letto, rivolto verso di loro.
"Cos'è successo?" gli chiese Avery.
Severus strinse appena le labbra, pensieroso.
"È solo… Vorrei parlare un attimo di casa Serpeverde".
"Casa Serpeverde?"
" Di come viene vista… Dagli altri".
"Ah" il viso di Mulciber si accigliò appena "Ascolta, Severus…" iniziò, un pelino incerto "Quello che agli altri non piace è che Serpverde ha un forte senso di… Comunità".
"Tutti pensano che siccome i Serpeverde sono ambiziosi, questo significa che ci mangeremo la testa a vicenda nella scalata verso il potere" intervenne Avery "E non è così. Noi abbiamo cura dei nostri".
"E… Tu-Sai-Chi?" aggiunse, in un sussurro, timoroso della risposta.
Mulciber e Avery si scambiarono un'occhiata incerta.
"Severus… Cosa sai del Signore Oscuro?" chiese infine Mulciber.
"Quello che dicono i giornali" rispose Severus, amareggiato, perché quello che dicevano i giornali non gli piaceva. Affatto.
Mulciber sospirò.
"Sono sicuro che tu ti sia fatto un'opinione precisa ma, Severus, la realtà non sempre è come sembra".
"Sta portando avanti una guerra contro Babbani e Sanguemarcio" sussurrò di nuovo Severus, stringendo i pugni sulle lenzuola.
"Quella è Bellatrix" mormorò Avery, ma Mulciber gli diede una gomitata fra le costole per interromperlo.
"Severus, guardami" gli disse infine, dopo che Avery aveva smesso di mugugnare per il dolore. Severus, riluttante, alzò lo sguardo "Io e Avery ci siamo mai comportati male con Lily?"
Ed è qui, il punto. Perché devono essere i fatti a parlare, e i fatti…
Severus scosse la testa, e Mulciber sorrise.
"Tu hai scelto Lily come amica. Non importa che sia una Sanguemarcio, così come non importa che sia una Grifondoro, no? Lei è tua. E tu sei dei nostri. È ovvio che sarà sempre ben voluta, a Serpeverde".
Severus sbatté le palpebre. Dovrebbe essere rassicurato, e invece era… Confuso.
"Anche il Signore Oscuro lo terrebbe in considerazione, Severus. Lui ha a cuore i suoi Mangiamorte".
Severus aprì la bocca, poi la richiuse. Gli sembrava di avere troppe domande e nessun modo di ottenere risposta…
Avery sbadigliò.
"Possiamo parlarne un'altra volta? Ho sonno".
Severus annuì appena, poi si alzò per cercare il proprio pigiama nel baule. Era tardi e sembrava che la questione non fosse affatto chiusa, e lui… Non sapeva cosa pensare.
Si infilò a letto, le luci vennero spente, eppure Severus non si addormentò, e rimase a fissare il soffitto del baldacchino per ore, fino a che la stanchezza non vinse sulle sue palpebre.

***

Mulciber scoprì che Macdonalds aveva fatto piangere Lily.
Era la prima volta che usava Sanguemarcio come insulto, e lo fece mentre difendeva la sua migliore amica. Si era impuntato: Lily era loro, e una piccola e petulante mezza strega non avrebbe dovuto cercare di mettersi in mezzo.
Severus non era presente allo scontro verbale ma, quando ne venne a conoscenza, sospirò e si coprì il viso con una mano. Sapeva già cosa l'avrebbe aspettato, e difatti una Lily furiosa si fece loro incontro in Sala Grande.
"Come hai osato!" sputò, rivolta a Mulciber, che la guardò perplessa. Lily aveva le guance rosse e un diavolo per capello e rimase rigida e eretta, fiera e orgogliosa di fronte al ragazzo che fino a poche ore prima considerava un suo amico.
Mulciber strinse le labbra.
"Lily, non avrebbe dovuto dirti certe cose" le rispose, calmo, poggiando le posate sul tavolo e girandosi con il busto verso di lei. Il silenzio sembrò scendere sul tavolo dei Serpeverde mentre tutti si girarono a fissarlo.
"E hai ben pensato di insultarla chiamandola Sanguemarcio?!" incalzò Lily "Perché, secondo te io cosa sono? Non capisci che le hai semplicemente dato modo di confermare tutti i pregiudizi che già aveva su di voi?"
Mulciber abbassò lo sguardo, ma strinse anche i pugni.
"Sei mia amica, non volevo che fossi ferita" rispose ancora.
"Beh, complimenti! Ora sono sia ferita che non più tua amica!" esclamò Lily, alzando le braccia, esasperata "Mi state rendendo una paria all'interno della mia stessa casa" aggiunse, piano, quasi sottovoce rispetto alla scenata di pochi istanti prima "E questa cosa finisce qui, ora".
Lily se ne andò a grandi falcate e Severus era già in piedi, e le corse incontro dopo una breve occhiata a Mulciber. Il tavolo dei Serpeverde si era messo a confabulare e aveva fatto in tempo a sentire qualche "Sanguemarcio" borbottatto, e a vedere Avery che dava una pacca sulla spalla a Mulciber, ma Severus era già alle calcagna di Lily poco dopo.
"Lils" la chiamò, appena fuori dalla Sala Grande. Il suo cuore batteva all'impazzata - paura, paura che lei, che lei - ed è il terrore puro quello che Lily sicuramente vede nei suoi occhi non appena lui le afferrò un braccio. La risposta pungente morì sulle sue labbra a vederlo in quello stato, Severus ne era certo. Eppure, per questa volta, non gli importò se era la sua debolezza a salvarlo.
Non importa se lei lo vede debole, purché non se ne vada.
Purché non lo abbandoni.

Lily si lanciò un'occhiata attorno, nervosa, e poi lo trascinò prima in un corridoio e poi in un'alcova, dietro una statua, nascosti agli occhi degli altri.
"Lily, Mulciber ha fatto una sciocchezza, stavo cercando di spiegargli il perché quando sei arrivata, ma lui, lui… Voleva sinceramente proteggerti, lui…"
"Chiamando Mary una Sanguemarcio?!" sibilò Lily, di nuovo arrabbiata.
Severus boccheggiò.
"Non è… Non è come pensi" le rispose, disperato, frugando disperatamente nel proprio cervello di modo da trovare il modo più efficace di comunicare il pensiero che si era fatto durante il loro primo anno. Lily mise le mani sui fianchi, in attesa.
"Mulciber, lui, loro…" iniziò, incespicando "Sono dei ragazzi ricchi e viziati, Lils, sono… l'equivalente di Potter e Black" Lily alzò un sopracciglio, sempre furiosa, e iniziò a battere un piede sul pavimento "Quello che voglio dire è che probabilmente hanno sentito in famiglia usare la parola come un insulto ma non sanno davvero cosa significa, voglio dire, per loro è un insulto e basta, no? Come quando io do a Potter dell'idiota, ecco…"
"Fammi il piacere" lo interruppe Lily, gelida "Visto che li hai tirati in ballo, Black è cresciuto fra i Serpeverde, e mai una volta ha chiamato me o Mary Sanguemarcio, neanche per sbaglio. Come fai a dire che gli è scappata? Non ha sei anni, ne ha dodici! Non è scusato!"
Severus perse un battito e quasi incespicò nei suoi stessi piedi, pur essendo fermo. Ha capito che quella è una battaglia che perderà.
Però…
Non può perdere Lily per un errore di Mulciber, che diamine!
"Lily" aggiunse quindi, posandole le mani sulle spalle "Lily, sono il tuo migliore amico" sussurra, quasi disperato.
La furia di Lily evaporò in quell'istante. All'improvviso lei sembrò capire perché Severus sembrasse così disperato, tanto da essere incoerente.
Sospirò, poi lo abbracciò.
"Certo, Severus" gli disse, il volto affondato nel suo petto. Severus la strinse come se non volesse più lasciarla andare, e affondò il viso nei suoi capelli. Tremava, quasi; era il sollievo alle sue parole "Tu sei diverso. Non c'entri niente con l'idiozia di Mulciber".
Erano le parole più belle che Severus avesse mai sentito. E quell'abbraccio…
Merlino, ha sognato quell'abbraccio da anni.
Poi anche il loro momento si interruppe, quando sentirono dei passi avvicinarsi. Lily lo lasciò andare e gli sorrise, prima di uscire da dietro la statua e tornare verso la Sala Grande per il proprio pranzo.
Severus rimase ancora diversi minuti imbambolato a fissare il muro, il sollievo talmente invadente da essere paralizzante.

***

Lily mantenne fede alla parola data e non parlò più né a Mulciber né ad Avery, limitandosi ad ignorarli e andarsene via se loro provavano ad avvicinarsi. Severus rimase nervoso per almeno due settimane, barcamenandosi fra Lily e i due compagni di casa, fino a che non fu Mulciber a cercarlo, forse perché intuì i suoi pensieri e ebbe pietà di lui.
"Senti" esordì, facendosi cadere sul divano accanto a lui in Sala Comune "Non ce l'ho con te se continui a passare il tempo con Lily. So che lei è la tua migliore amica, va bene? E anche se adesso non ci parla, questo non cambia il fatto che Serpeverde si prenderà cura di lei fintantoché tu sceglierai di stare con lei".
"Cosa?" esclamò Severus, colto alla sprovvista.
Mulciber sorrise appena, amareggiato.
"Ho sbagliato e lei non accetta le mie scuse" continuò "Lo capisco. Ma non devi privarti della sua amicizia per un mio errore. Lei non ha fatto niente di sbagliato, sono stato io".
"... Oh" riuscì solo a commentare Severus, instupidito. Mulciber gli diede una pacca sulla spalla e si rialzò.
"Quindi smettila di andare in giro con la faccia di una cane bastonato, Severus. Sei sempre uno dei nostri e Lily è sempre la tua protetta".
Mulciber era quasi dall'altra parte della Sala Comune quando Severus si girò sul divano, si sporse dallo schienale e urlò un: "Grazie!" che fa girare parecchie teste verso di lui.
Mulciber si limitò a sorridere e alzare il pollice verso di lui.
Severus non riuscì a fare a meno di ricambiare il sorriso e ricominciò a vivere nella serenità.

***

Poi iniziarono i sussurri.
Qualche commento di qua, qualche frase di là. Non venivano dalla stessa persona, non era una voce unica. Ma si insinuavano nella mente di Severus, scavando dubbi fra le sue crepe di incertezza.
Era la casa Seperverde che dipingeva l'immagine di un Signore Oscuro molto diverso da quella che leggeva sui giornali.
Severus rimase in silenzio, e ascoltò. Non faceva domande dirette, perché aveva paura di sentire le risposte. Aveva paura di spezzare il delicato equilibrio che si era instaurato fra lui, Lily e Casa Serpeverde.
Eppure era sotto gli occhi di tutti.
Severus non aveva smesso di essere il beniamino di Lucius Malfoy fino a che lui non si era diplomato, e Lucius ne aveva tessuto le lodi a chiunque così tanto che aveva fatto sì che il professor Lumacorno lo invitasse nel suo club esclusivo. Anche Lily faceva parte del Lumaclub e nessuno, nessun Serpeverde la insultava o le parlava male.
La sua relazione con Lily era pubblica, sotto gli occhi di tutti, e nonostante ciò che dicevano a Grifondoro, Tassorosso e Corvonero, Severus continuava ad essere amato e rispettato nella sua Casa. E non nonostante la sua amicizia con una Sanguemarcio. Ciò che gli aveva promesso Mulciber si era rivelato vero: Lily era sua, quindi intoccabile. Nessun Serpeverde si azzarderebbe mai a insultarla, tantomeno farle del male. Se lo facessero Severus lo verrebbe a sapere subito e i colpevoli sarebbero punti, perché questo era il codice di condotta all'interno della Casa, no? C'era un reciproco rispetto fra di loro, quali che fossero le convinzioni e i condizionamenti esterni.
Lucius Malfoy avrà pure potuto vantarsi in Sala Comune di essere già stato al cospetto del Signore Oscuro molte volte, che sarà sicuramente scelto e che ricoprirà un ruolo di prestigio all'interno dei Mangiamorte, ma questo non significava che avrebbe torto un capello a Lily, nonostante lei sia una Sanguemarcio… Anzi. Anzi.
Lily non potrebbe essere più al sicuro di così. Non potrebbe essere più protetta di quanto non lo sia ora, grazie alla loro amicizia.
Era una regola non scritta ma fondamentale, impressa nel sangue di ogni Serpeverde.
E il suo aver preso le distanze da Mulciber e Avery le aveva giovato persino, alla fine. Vero, aveva perso due amici sinceri, ma aveva smesso di essere una paria in Grifondoro. Con una punta di amarezza, Severus rifletté, anche grazie all'ossessione che Potter aveva per lei.
Le sue amiche e soprattutto Macdonald mal sopportavano che Severus fosse ancora nella sua vita, questo lui lo sapeva, ma Lily aveva reso ben chiaro a tutti che lei non rinuncerà al suo migliore amico - e la cosa lo riempie di soddisfazione e orgoglio e battiti accelerati e farfalle nello stomaco - e che tutti devono farselo star bene, così la maggior parte di loro ingoiava il rospo. Tranne Potter e la sua banda ma, beh, era inevitabile, no?
Severus odiava Potter, lo odiava davvero ancor di più perché la pubertà sembra che lo abbia attraversando senza sforzo solo per modellare un ragazzo perfetto che stava già iniziando a spezzare qualche cuore a nemmeno quattordici anni, mentre lui si sentiva sempre goffo e impacciato e malatticcio e con la voce strana e… Ma Lily studiava tutti i pomeriggi con lui, non con Potter, e di questo Severus ne era neanche troppo segretamente contento e soddisfatto, quindi ignorò la sua brillante carriera nel Quidditch così come cercava di ignorare dispetti e prese in giro da parte dei Malandrini per concentrarsi solo sui suoi amici.
Più difficile da ignorare, invece, era la rivalità acida fra Mulciber e Macdonald - perché, Severus lo sapeva, ora che lui non aveva più niente da perdere il suono della parola Sanguesporco è diventato come una caramella leziosa sulle sue labbra, e Mulciber ne faceva un grande uso per vendicarsi della ragazzina che aveva messo fine all'amicizia fra lui e Lily. Non poteva biasimarlo, ma era sempre nervoso dopo uno dei loro scontri, e Lily era sempre cupa quando lo incontrava subito dopo.
Eppure non ne parlava, e Severus ringraziava Salazar per quella benedizione insperata.
Una sola volta Lily gli aveva detto, in un sussurro rigido: "Le ho detto che tu sei diverso, Sev" e quella frase era un talismano che portava nel cuore ogni volta che pensava che Mulciber avesse esagerato.
Quindi l'unico motivo di dubbio, le uniche incertezze che scavavano in lui, erano quei sussurri spezzati che coglieva in Sala Comune, quelle lodi stucchevoli che sapevano di ragionevolezza moderata ogni volta che un suo compagno parlava del Signore Oscuro. Anche Mulciber e Avery avevano iniziato a parlarne, in dormitorio, e ormai non erano più solo i segreti di qualche ragazzo più grande, facili da ignorare. Severus osservava i due compagni, ma non commentava mai.
Non chiedeva.
Vuole che l'ignoranza lo protegga, anche se il dubbio lo stava logorando, e il ritorno a casa dopo il quarto anno rappresentò un balsamo di freschezza e pace nel suo cervello che reclamava risposte.
Era estate, le cicale frinivano sugli alberi, probabilmente non sarebbe stato costretto a stare in casa più del necessario e poteva quindi concentrarsi solo su ciò che conta davvero: Lily.
Le giornate passate al fiume, piene di risate ed esperimenti e congetture e pettegolezzi, furono forse l'ultimo periodo spensierato della sua vita. Con uno strano senso di presagio nefasto, Severus ci si aggrappò con tutto se stesso.

***

"Sarò sincero con te, Severus"
Mulciber gli si era avvicinato in uno dei rari pomeriggi in cui è solo - perché Lily abbia voluto seguire quella porcheria di corso che è Divinazione è, per lui, un mistero - e si fece cadere pesantemente sull'erba accanto a lui, all'ombra del salice in riva al lago, che era uno dei suoi posti preferiti in tutta Hogwarts. Erano i primi di settembre e faceva ancora abbastanza caldo per poter stare nel parco senza mantello.
Mulciber si afferrò le ginocchia e ci poggiò il mento sopra, pensieroso, osservando il lago.
"In merito a cosa?" chiese Severus, colto di sorpresa. Era abituato a un Mulciber irriverente, sarcastico e ironico, sottilmente crudele a dirla tutta, e quest'espressione così seria stonava troppo sul suo viso, tanto da mandarlo in panico.
"Questo è l'anno dei G.U.F.O." rispose Mulciber "Dove verrà deciso il nostro futuro… Il primo passo, diciamo. Severus, so che tu ascolti e non chiedi" aggiunse, girandosi finalmente a guardarlo. Severus deglutì "Ma ti dirò come funziona il mondo, il nostro mondo, Severus. Nel caso in cui tu non te ne sia già accorto".
Era ancora mortalmente serio, e Severus chiuse il libro che stava leggendo e lo poggiò sul prato accanto a lui.
Ecco, dunque. Il momento della verità. Le rispose che non voleva sentire.
Le crepe di incertezza che vibravano perché, lo sapeva, lo sapevano tutti, Severus non era stupido.
"Questo non è un mondo giusto, Severus" iniziò quindi "Tu sei un mago brillante. È evidente, i professori tessono le tue lodi, in Serpeverde sei stimato e a ragione. Ma se tu volessi giocare rispettando le regole, Severus, te lo dico: non diventeresti nessuno, fuori di qui".
"In che senso?"
Non che Severus abbia una chiara idea su cosa voglia dal proprio futuro, ad ogni modo. Al terzo anno aveva scelto le materie che più lo affascinavano dalla breve descrizione delle stesse, ma non aveva in mente una carriera precisa. Si era in qualche modo adagiato sul fatto che ora debba concentrarsi sui suoi G.U.F.O., e che avrà tutto il prossimo anno per pensarci prima di mettersi sotto con i M.A.G.O..
"... Conosco un segreto" rispose infine Mulciber, sussurrando appena e guardandosi intorno, furtivo, per accertarsi che nessuno lo senta. Per sicurezza impose anche un lieve incantesimo di riservatezza "Un segreto che riguarda il Signore Oscuro".
Severus sente un groppo salirgli in gola. Non voleva sentire, non voleva ascoltare, eppure… Eppure era inevitabile.
"Tu e lui siete più simili di quello che credete" continuò Mulciber, guardando di nuovo verso il lago "Papà, e chi è della vecchia guardia, vorrebbero insabbiare la cosa… Sai, per l'immagine che il Signore Oscuro si sta costruendo nei confronti del nemico, ma qualcosina ho colto. Non so esattamente quale sia il suo passato: so solo che, prima che Lui ritrovasse le proprie origini in Salzar Serpeverde, era ritenuto per qualche motivo un Sanguemarcio…"
"Cosa?!" esclamò Severus, colto alla sprovvista. Mulciber lo ignorò.
"Era comunque lo studente più brillante che Hogwarts abbia mai avuto… Dopo Silente, quantomeno. Si è diplomato con il massimo dei voti in tutti e dodici i M.A.G.O…." Mulciber tornò a guardarlo negli occhi, sempre mortalmente serio "Sai dove i suoi M.A.G.O. l'hanno portato?"
Severus scosse la testa, e Mulciber strinse le labbra.
"A diventare il commesso di un negozio".
"Cosa?!" esclamò ancora Severus, colto totalmente alla sprovvista. Un mago con dodici M.A.G.O con votazione massima a fare il commesso…?!
"Sembra una bugia, vero?" commentò Mulciber, amaro e sarcastico "Eppure è vero. La società magica… Lo ha lasciato indietro, semplicemente perché non faceva parte di una famiglia ricca o quantomeno Purosangue. Anche l'ultimo di noi, anche un Weasley, per diamine, basta che usi il suo nome e ottiene un incarico al Ministero della Magia. Tutti gli altri… Non hanno possibilità".
Severus era ancora a bocca aperta, scioccato. Mulciber gli mise una mano sulla spalla e lo fissò intensamente negli occhi, cercando di comunicare qualcosa di fondamentale.
"È per questo che quando è salito al potere il Signore Oscuro ha instillato il codice di condotta in tutti noi, Severus. È per questo che casa Serpeverde protegge se stessa. Lui era potente, Severus, molto più potente di qualsiasi altro mago Purosangue noto; forse persino più di Silente. E sì, ha esplorato le arti oscure, chi non lo farebbe, con in dono un potere come quello? E sarebbe potuto tornare dai suoi vecchi compagni e distruggerli, Severus… Avrebbe potuto attuare la sua vendetta nei confronti di chi l'ha lasciato andare, di chi non gli ha dato un'occasione. Invece è stato magnanimo, e ha dato loro una visione. Certo, inizialmente ha dovuto dimostrare il suo potere. E a chi ancora non era convinto, ha sbattuto in faccia il peso della propria eredità ritrovata: i Serpeverde dovevano seguire il diretto discendente di Salazar, no? Ma lui non ha dimenticato, Severus. Sa cosa significa un talento sprecato, sa cosa significa crescere ai margini della società. Ha promesso al mondo magico, a noi, che nessuno sarebbe stato discriminato per le sue origini, ma che chiunque avrebbe avuto modo di dimostrare il proprio talento e di crescere sotto la sua ala. Unirsi a lui non significa unirsi solo a una causa… Significa trovare una famiglia. Significa sapere che non verrai mai tradito, Severus".
Severus deglutì. Le parole di Mulciber si erano instillate in lui, sconvolgendolo con il dubbio. Tutto ciò che aveva sentito in questi anni… Tutti i sussurri spezzati in Sala Comune, e l'orgoglio con cui Serpeverde sembrava parlare del Signore Oscuro…
"Pensa a Lily" sussurrò infine Severus, e quello ebbe il potere di stordirlo. Lily… Lily?
Mulciber gli tolse la mano dalla spalla, e tornò a fissare il lago.
"Quale pensi che sarà la sua strada dopo Hogwarts?" gli chiese Mulciber "È una strega brillante, molto brillante. Ma soffrirà il destino delle regole del mondo magico: non le basterà avere i meriti, fintantoché non avrà un cognome. Sai che sto dicendo la verità, Severus… Sei intelligente. Abbiamo studiato un sacco di maghi e streghe famose in questi anni: quanti degli inventori di incantesimi e pozioni erano nati babbani? I testi ora non lo dicono esplicitamente, nella maggior parte dei casi - presumo direttive del preside Silente, che si veste di una patina falsissima di parità e giustizia - ma i cognomi non mentono, sono sempre quelli, Severus. Ti sei mai chiesto il perché? Davvero pensi che tutti i Sanguemarcio siano idioti?"
Severus si voltò a fissare il lago a sua volta, il viso affondato nelle mani, la bocca nascosta ma aperta in un grido muto di terrore. Cercò nella sua mente, nella sua brillante e vasta mente, passando in rassegna in pochi secondi tutti i maghi e le streghe famose che avevano studiato nel corso degli anni, eppure…
Eppure era vero.
Si rese conto con un moto di panico che Mulciber stava dicendo la verità.
Mulciber fece il solito sorrisetto da schiaffi, ora.
"È l'unica via d'uscita, Severus" gli disse "Non credere a tutto ciò che dicono i giornali… Sono certo che il Signore Oscuro crederebbe in te. E in Lily. Lui sa cosa significhi crescere fuori dalle regole. È merito suo se casa Serpeverde oggi è quella che è. È merito suo se un Malfoy tratta con rispetto e alla pari sia me che te; se ho potuto esserti amico senza pregiudizi, Severus, lo devo a lui. Pensaci" concluse infine, sporgendosi verso di lui e costringendolo di nuovo a guardarlo "Ho saputo che a Natale terrà una… Riunione, per incontrare i nuovi pupilli della sua Casa. Sono solo voci, non so dove né quando… Ma pensaci. Potrei fare in modo di essere invitati, e potremmo essere i più giovani a sedere alla sua tavola. Pensaci…"
Severus, gli occhi ancora sgranati, mortalmente confuso, annuì.
Mulciber sorrise, quindi, di un sorriso enorme e sincero, e gli diede l'ennesima pacca sulla spalla prima di alzarsi e allontanarsi, lasciandolo lì, solo con i propri pensieri.

***

E la cosa terribile era che Severus era troppo intelligente; che era uno studioso, e che cercava le fonti delle sue informazioni con diligenza e precisione.
La cosa terribile era che Severus aveva iniziato a passare i pomeriggi in biblioteca, alla ricerca di un mago o una strega famosi che avessero origini Babbane.
E non ne aveva trovati.
O, certo, qualcuno c'era, indubbio. Alcuni autori ammettevano, quasi esitando, che il grande inventore era di umili origini, senza mai esplicitamente parlare di Babbani, girando attorno alla questione. Ma il motivo per il quale queste persone venivano portate alla ribalta, le loro invenzioni celebrate e prese sul serio, era sempre perché ormai il soggetto aveva contratto matrimonio all'interno di una famiglia Purosangue, rinunciando al proprio cognome per essere ammesso nell'elite del mondo magico.
Severus iniziò a studiare la genealogia delle famiglie magiche, quindi. Perse intere nottate nella sua ricerca, sonno e vista che si consumava mentre tratteggiava un quadro ben preciso dell'altra società magica del Regno Unito, sottolineando cognomi ormai estinti in favore di una discendenza patrilineare, e l'aggrapparsi disperato delle Sacre Ventotto al proprio albero genealogico, nel timore di essere cancellate e di andare incontro alla rovina della dinastia.
Oh, non tutti erano Purosangue così estremisti, ovviamente. Un esterno poteva contrarre matrimonio all'interno di una famiglia Purosangue e venire accettato come tale nelle fasce più tolleranti della popolazione. Ma era sempre il Sanguemarcio o il Mezzosangue con il cognome sbagliato a dover rinunciare alla propria identità, a prescindere dal sesso, per essere riconosciuto come membro effettivo della società.
Per essere ascoltato.
"È per questo che il Signore Oscuro si è scelto un nome senza cognome" gli sembrava di sentire il sussurro di Mulciber, mellifluo, in una delle innumerevoli volte in cui avevano parlato ancora "Lord Voldemort. Dimostra che non ha bisogno di affidarsi a una Famiglia, perché basta il suo potere affinché venga riconosciuto".
Più Severus sfogliava libri, più i suoi pugni si stringevano sulle pagine, facendogli impallidire le nocche. Più la verità si infilava nella sua testa, più lui riusciva a guardare il mondo fuori dal castello con occhi nuovi.
Sentiva il disgusto dell'ipocrisia della gente, di Silente, corrodergli le vene.
"Pensi che il preside sia immune a questi schemi, Severus? Lui è il primo Purosangue. Ha giocato seguendo le regole, e ha aspettato anni prima di dare la caccia a Grindelwald; anni in cui maghi e babbani sono morti a centinaia. Anni necessari affinché la sconfitta di Grindelwald gli portasse il successo necessario. Lui ha usurpato la discendenza di Merlino, è salito al potere nella più alta carica del Wizengamot. Fa tanto l'eroe buono, il martire che non accetta l'incarico di Ministro della Magia, ma io ti dirò la verità ora, Severus: il ministro non è che un burattino, una farsa. Il vero potere lo si ha con il Voto, e ora Silente dirige tutta la macchina che fa sì che uno lo possa usare. Se non è fame di potere questa, io non so che cosa sia".
Severus tremava, mentre concludeva la sua ricerca, mentre le crepe dentro di lui si spezzavano e il marcio del mondo si spalancava ai suoi occhi.
Non esisteva una vera scelta.
Severus era ora costretto a guardare in faccia al proprio futuro e a considerare con quali regole giocare.
Per lui.
E non era pura ambizione, oh no. Non era neanche il bruciante senso di ingiustizia.
I suoi occhi che la cercavano, fra la folla.
Sapeva che il Signore Oscuro ricercava e premiava i talenti. Sapeva che Casa Serpeverde era unita sotto la sua ala. E sapeva anche quali follie si compiano in suo nome.
Per Lily.
Severus doveva fare in modo di proteggerla.

***

Aveva provato a parlarne con lei.
No, non dell'idea di diventare un Mangiamorte… Non era stupido fino a questo punto.
Aveva provato a parlare con lei di come funzionava la società magica attuale.
Non c'era peggior sordo di chi non voleva sentire.
Lily prima aveva riso. "Sciocchezze", gli rispondeva ogni volta.
Peró il suo sguardo si incupiva un po' ogni volta.
"Severus, basta" mormorò alla fine, decisa. Mancavano due giorni alle vacanze di Natale.
Mancavano due giorni al suo incontro con il Signore Oscuro, che Mulciber aveva organizzato per lui.
Severus scosse la testa, amareggiato.
"Per come la vedo io, Lily, abbiamo due sole vie d'uscita" sussurrò, continuando a camminarle accanto, diretti in Sala Grande.
Lily sbuffò e alzò gli occhi al cielo.
"Lo so, lo so… Sposare qualcuno di Purosangue?" ribatté, sarcastica. Non che lui l'abbia esplicitamente detto e, Salzar, non vuole che Lily pensi che quella sia una possibilità. Nondimeno era vero "Aspetta… Due?" aggiunse poi lei, fermandosi e trattenendolo per un braccio. Si era fatta seria e la tempesta era in arrivo dietro i suoi grandi occhi verdi.
Severus scosse la testa e abbassò lo sguardo, liberando il braccio dalla sua presa per continuare a camminare. I battiti del suo cuore gli assordarono le orecchie e, lui lo sapeva, sarebbe potuto finire tutto in quell'istante.
"Severus" lo richiamò piano Lily, una leggera nota di panico nella voce.
Severus non rispose, ma chiuse gli occhi e continuò ad avanzare. Lily lo raggiunse poco dopo, ed era di nuovo in silenzio.
Ancora accanto a lui.
Severus esalò un tremulo sospiro il più silenziosamente possibile e continuò a camminare, senza avere il coraggio di osservare la sua espressione.

***

Il Signore Oscuro era un uomo alto e affascinante, i capelli scuri e mossi e il volto che denotava una natura non totalmente umana - pallido, con due occhiaie profonde come lividi viola e occhi di un verde malsano, quasi veleno -. Sembrava innaturalmente giovane e li accolse nel maniero dei Lestrange con un sorriso affabile e complimenti leziosi.
Il ricevimento era organizzato nella perfetta maniera Purosangue e piccoli capannelli di persone sussurravano fra loro, chi vicino all'enorme buffet e chi vicino al camino, mentre Elfi Domestici passavano fra le persone offrendo calici di Vino Elfico.
Severus si passò un dito fra il collo e la cravatta, a disagio nella sua divisa Serpeverde di seconda mano: era stata una richiesta del Signore Oscuro, che voleva tutti gli studenti distinguibili dagli adulti.
Lucius Malfoy lo trovò in mezzo alla folla e gli si avvicinò con un sorriso enorme, posandogli una mano sulla spalla e iniziando a chiacchierare con lui, chiedendogli della scuola e dei G.U.F.O.. Severus rispose, cortese, e si complimentò con lui per il suo recente matrimonio, cosa che avviò Lucius nel parlare della sua signora, Narcissa, con un affetto smisurato e gli occhi lucidi di emozione. Infine, finiti i convenevoli, Lucius lo strinse a sé e lo fece passare in mezzo alla folla.
"Ho parlato al Signore Oscuro molto bene di te, Severus" gli confidò Lucius "E lui mi sembra molto interessato a conoscerti".
Severus deglutì, mentre l'ansia ritornò prepotente, ma non vuoleva fare brutta figura con il mago più potente del mondo magico, quindi si costrinse a camminare e sorridere, ringraziando. Arrivarono al cospetto di Lord Voldemort e lui si svincolò elegantemente da una conversazione con il padrone di casa, Rodolphus Lestrange, e portò l'attenzione su di lui.
"Ah, sì, Lucius. Immagino che questo sia il pupillo di cui tanto mi hai parlato".
C'era qualcosa di leggermente sibilante nella melodia della sua voce, e Severus chinò il capo verso di lui.
"Sono molto onorato, mio Signore".
Lord Voldemort sorrise.
"Bene, bene… Giovanotto, ti andrebbe di fare un giro nel parco? I Lestrange tengono con particolare cura i loro giardini. Certo, non troveremo pavoni come da te, Lucius! Ma nondimeno la vista è spettacolare".
Qualcuno ridacchiò, Severus annuì, e la mano di Lucius venne sostituita da quella di Lord Voldemort sulla sua spalla. I due camminarono in silenzio per alcuni istanti, uscendo dalle ampie vetrate, protetti da un ben congegnato incantesimo riscaldante mentre passeggiavano nel parco, che era un'esplosione di colori e piante e fiori in piena fioritura.
"I Babbani devono rinchiudere le loro piante in una serra per ottenere questo effetto in pieno inverno… Non è affascinante cosa può permettere di creare la magia?"
"Sì, Signore" risponse Severus, nervoso.
Lord Voldemort si girò quindi a guardarlo, sempre sorridendo affabilmente.
"Severus Piton" disse il suo nome accarezzando ogni sillaba, ogni S lievemente arrotondata sulla sua lingua "Ho sentito grandi cose di te".
"E io ho sentito grandi cose di lei, mio Signore".
Lord Voldemort spalancò appena gli occhi, poi ridacchiò leggermente.
"Ma certo! Ma certo" rispose "Posso sapere quali? No, non parlare… Fammi vedere".
Non c'era niente che Severus potesse fare, perché non appena i loro occhi si incrociarono il mondo si interruppe.
Lord Voldemort cadde, cadde dentro i suoi ricordi e l'esperienza fu così folle, il vorticare così caotico, che Severus barcollò appena, sorretto solo dalla stretta del Signore Oscuro.
Era tutto troppo confuso e veloce per capire cosa stava succedendo. Lord Voldemort scavò dentro di lui con l'esperienza di decenni e lo lasciò senza fiato - sapeva, lo sapeva che lui era il più grande Legilimens della storia, che era in grado di guardarti dentro senza neppure usare la bacchetta, eppure fra il saperlo e il provarlo c'era un abisso.
"Vedo, mio caro" commentò infine Lord Voldemort, lasciando la presa sui suoi ricordi e liberandolo dalla sua morsa "È indubbiamente un modo di comunicare utile questo, sì sì. Si scoprono tante cose. Eppure mi chiedo, dovrei consigliarti di studiare Occlumanzia? La nostra mente dovrebbe essere un tempio sacro, dopotutto, e io so che tu hai il talento necessario. Anche la fazione di Silente non esita a utilizzare certi trucchetti e sarebbe molto… Spiacevole, sai, se il preside venisse a sapere del nostro incontro in un modo così poco elegante. Non che possa farci molto" ridacchiò infine Lord Voldemort "Non può certo ammettere di aver violato la mente dei suoi preziosi studenti, e il castello qui è ben protetto. Ecco perché è così facile prendermi gioco di lui: non riesce mai a rinunciare alla sua patina di moralità apparente. Ma vieni, Severus: parliamo".
Lord Voldemort lo portò alla panchina più vicina e lo fece accomodare accanto a lui. Severus era ancora stordito dall'intrusione; stava cercando di combattere la nausea mentre si sforzava di tenere il filo di ciò che il Signore Oscuro stava dicendo.
"Ho visto ciò che si cela nel tuo animo, Severus Piton. Ciò che ti spinge verso di me e ciò che ti allontana. Sono qui quindi per rassicurarti" gli posò una mano sul ginocchio, sempre sorridendo "Ciò che il tuo amico Mulciber ti ha detto è vero, dalla prima all'ultima sillaba. Non ha mai saputo i dettagli e quindi ho intenzione di rivelarteli, giovane amico, se prometti di mantenere il segreto" Severus annuì: cos'altro potrebbe fare? Inoltre era affascinato dalle sue parole. Lord Voldemort sembrava avere il potere di incantarlo con un solo sguardo "Sono cresciuto in un orfanotrofio Babbano. Ebbene sì! Ero ignaro delle mie stesse origini. E ho vissuto sulla mia pelle la discriminazione che questo comporta. Non temere per la tua amica, Severus! Mulciber ha ragione ancora una volta: lei è una tua protetta, e casa Serpeverde non le farà del male. Colpiamo solo chi ci attacca e, se dobbiamo mandare un messaggio preciso, scegliamo con cura le nostre vittime. Sei più tranquillo, ora, Severus?"
"S-sì" riuscì a balbettare Severus, annuendo. Lord Voldemort strinse appena la presa sul suo ginocchio.
"Ottimo. Ho anche visto che hai cercato con dovizia e impegno le conferme alle parole di Mulciber: bravo, mi piace che i miei Mangiamorte siano intraprendenti. Noi siamo una squadra, una grande Famiglia, e non solo un esercito. E hai constatato con i tuoi occhi che ciò che ha detto era vero".
"Sì, Signore" mormorò Severus, stringendo le labbra e abbassando lo sguardo. Lord Voldemort gli tolse la mano dal ginocchio e, con un dito, gli alzò il mento per costringerlo a guardarlo di nuovo negli occhi. Erano vicini, e Severus si sentì turbato da quel verde acceso nelle sue iridi.
Verde veleno.
"Sotto la mia ala nessuno ti giudicherà per il tuo cognome, Severus. Solo per il tuo talento. E io ho visto, oh sì, ho visto che hai talento da vendere. Questo varrebbe, ovviamente, anche per la tua amica Lily".
Severus deglutì di nuovo, il battito che aveva iniziato ad accelerare, la paura che si trasformava in speranza…
Lord Voldemort lo lasció andare, scostandosi da lui e sorridendo di nuovo.
"Pensaci, Severus. Va bene? Dopo il diploma, fra due anni, torna da me. Sarò fiero di accoglierti nelle mie fila".
Severus annuì ancora, cercando di tenere sotto controllo le proprie emozioni, e Lord Voldemort si alzò in piedi e allungò una mano verso di lui.
"Torniamo alla meravigliosa festa, ti va?"
Severus gli prese la mano e Voldemort lo tirò in piedi con uno strattone, tanto da farlo inciampare e cadere addosso a lui. Per istinto Severus aveva alzato la mano libera e si ritrovò a stringere la stoffa della sua veste ad altezza del petto. Il terrore lo pervase, ma Lord Voldemort scoppiò a ridere - una nota di crudeltà - e lo strinse in un abbraccio che gli ricordò la stretta delle spire di un serpente. Poi lo lasciò andare, e Severus fu di nuovo libero dalla sua morsa.
Lord Voldemort sorrideva, la bocca contratta in modo troppo ampio e quasi doloroso, mentre i lividi sopra i suoi zigomi promettevano incubi nella notte e il veleno dei suoi occhi parlava di infiniti Avada Kedavra lanciati.
Per un istante, Severus ebbe paura; un terrore irrazionale che nasceva dalle viscere e lo inchiodava al pavimento.
Infine Lord Voldemort si girò, dandogli le spalle, e insieme tornarono nel castello dei Lestrange, dove gli altri Mangiamorte e futuri tali li attendevano.

***

Aveva iniziato a studiare Occlumanzia.
Non perché glielo aveva suggerito il Signore Oscuro, o meglio non solo, ma perché non aveva alcuna intenzione di sentirsi di nuovo così impreparato la prossima volta.
La prossima volta.
Lily aveva osservato i libri, l'espressione leggermente cupa e indecifrabile per alcuni istanti, poi aveva commentato che non era male imparare a proteggere la propria mente, e aveva chiesto se potevano esercitarsi insieme.
"Certo", aveva risposto Severus. Poi aveva fatto sparire i libri per un po' e, quando era con lei, si dedicava all'ideazione e al perfezionamento di alcuni incantesimi, scribacchiando ai margini del suo libro di Pozioni.
C'erano cose che semplicemente lei non poteva sapere.
E no, non si trattava solo del suo incontro con il Signore Oscuro. Anzi. Forse quello avrebbe voluto condividerlo, prima o poi, per poterla scuotere, per riuscire a farle comprendere la verità del loro mondo imperfetto.
No, erano altre le cose che non poteva condividere.
Erano i sogni che lo tormentavano ogni notte, quel desiderio bruciante di toccarla, quella necessità viscerale di cadere sulle sue labbra. Il volerla stringere, il volerla baciare. Il volerla spogliare, a volte piano per adorare ogni centimetro della sua pelle, a volte con così tanta urgenza dal strapparle i vestiti. Il suo volerla avere.
Sua.

Eppure Severus si limitava a sognare, e a godere di lei per quanto lei lo consentisse, insieme in quei pomeriggi rubati al mondo, chini sui libri così vicini quasi da sfiorarsi, il cuore che martellava in gola e le guance rosse di desiderio inespresso, che Lily sembrava non capire - o volutamente ignorare.
Timido, Severus. Era troppo timido, e non abbastanza, e lei… Lei…
Lei non avrebbe accettato il suo corteggiamento finché lui non fosse riuscito a spalancarle gli occhi sulla realtà dei fatti.
Aspettava, Severus. Aspettava come aveva fatto per i primi quattro anni, timoroso di esternare troppo le proprie convinzioni dopo il suo rifiuto netto di ascoltare; convinto che ci fosse un modo di preservare questo equilibrio semplicemente non parlando, non chiedendo, nascondendosi sotto ai tappeti e ignorando le prime crepe che erano sorte fra loro dall'inizio di quell'anno. E anche Lily sembrava pensarla così.
Dopo quel giorno, poco prima di Natale, non aveva più chiesto quale fosse la seconda via d'uscita.
Si concentravano su altro, studio e compiti e creazione di incantesimi e G.U.F.O. imminenti e… Teorie strampalate.
L'ultima, che li aveva portati quasi a litigare, riguardava Remus Lupin. Severus aveva tenuto conto delle sue visite in infermeria degli ultimi mesi - era disperato, voleva trovare qualcosa che li distraesse dagli argomenti che non voleva affrontare - e aveva esposto la sua teoria a una Lily Evans che appariva minuto dopo minuto sempre più scocciata.
"Non capisco perché ti fissi. Anche se fosse vero, non vuol dire niente".
"È pericoloso, Lily. Diamine, dorme nel tuo dormitorio! Non esiste modo di…!"
Ma Lily a quel punto si era alzata in piedi, piccata, rovesciando a terra il libro di Incantesimi Avanzati che teneva in grembo.
Severus si era subito zittito.
Non voleva litigare con lei, e ultimamente i loro pomeriggi erano già tesi dai casini che stavano combinando Mulciber e Macdonald bacchettandosi fra loro.
"Silente non lo permetterebbe mai!" urlò Lily.
Severus si alzò in piedi di fronte a lei e le mise le mani sulle spalle. Era contrito.
"Hai ragione. Scusa".
Lily sospirò, esasperata. Infine lo strinse per alcuni istanti, veloce.
Giusto il tempo perché il suo cuore impazzisse più del solito.
"Non so cosa ti prenda, Severus. Non voglio litigare. Remus è mio amico".
"Hai ragione" mormorò Severus piano, nei suoi capelli, prima che Lily si allontanasse da lui.
"Oggi non è giornata" sentenziò "Ci vediamo domani" prese la sua cartella e marciò fuori dal loro salottino, lasciandolo solo.
Solo, ad osservare una porta di legno chiusa con forza.

***

La verità era che le crepe nel suo rapporto con Lily si stavano frantumando in massi sempre più grossi e friabili.
Macigni che rotolavano fra loro, privandoli a poco a poco del legame speciale che avevano avuto sin dal primo istante.
E Severus era troppo testardo, troppo codardo, per accorgersene e correre ai ripari. Era ancora convinto che Lily avrebbe spalancato gli occhi, un giorno. Che avrebbe visto il mondo pieno di marciume e ipocrisia che li circondava.
Che sarebbe stata pronta per parlare della seconda via d'uscita.
Le giornate si erano allungate e Potter e la sua banda stavano alzando sempre più il tiro nel tormentarlo. Severus stringeva i denti e i pugni e cercava di avanzare a testa alta, ma ormai lo stavano facendo uscire dalla grazia di dio, mandandolo ai matti.
Avevano iniziato a usare i suoi incantesimi contro di lui.
E Lily non faceva altro che parlare di portare pazienza e tollerarli. Non riusciva a sopportarlo, non da lei.
La gelosia corrodeva ogni minuto che passavano insieme ed esplodeva nel momento in cui Potter si parava sulla sua strada, lui e il suo sorriso strafottente e crudele. E non ne aveva motivo, no, Severus razionalmente lo sapeva: Lily non aveva mai degnato più di uno sguardo disgustato Potter, nonostante il suo insistente corteggiamento, ma non razionalmente… Era consapevole del proprio aspetto a confronto di quello di Potter, sì. E non sarebbe necessariamente bastato quello ad acuire il suo odio: Lily aveva reso ben chiaro i propri sentimenti verso i Malandrini, del gruppo era amica solo di Lupin che lui sapesse, mal sopportava Potter e non era una ragazza superficiale che badava solo all'aspetto fisico, questo lo sapeva.
Ma erano i macigni, le briciole del loro rapporto che si sgretolava sotto le sue dita a renderlo così insicuro, e la gelosia corrodeva la sua anima con il marciume, rendendolo crudele al pari di quel pallone gonfiato di Potter.
Quando si trovava al cospetto della banda o di uno di loro, la razionalità andava a farsi benedire in favore di una rabbia schiumosa che perdurava per ore persino dopo il loro passaggio. Fu per quello che quando Black lo stuzzicò con il segreto del Platano Picchiatore non riuscì a vedere l'evidente trappola dietro i suoi occhi accesi di divertimento e presa in giro.
O, forse, era ancora quel piccolo seme di speranza nato durante il primo anno; la sottile voce della ragione che gli suggeriva che Potter i suoi erano sì dei bulli idioti, ma non pericolosi. Non avrebbero mai cercato di ucciderlo, giusto?
E forse solo Potter condivideva con lui quel pensiero perché - quale ironia! - la sua espressione di terrore nel trovarselo davanti alla fine del tunnel del Platano Picchiatore fu impagabile, e per questo ancora di più terrorizzante.
Severus fece in tempo a sentire il grugnito oscuro del Lupo, i suoi artigli contro il legno marcio e scricchiolante, che Potter gli fu addosso, a spingerlo indietro.
"Sei pazzo?!" gli sussurrò all'orecchio, mentre ignorava la sua bacchetta premuta fra di loro, contro la sue costole, e lo sollevava di peso per costringerlo ad arretrare.
Era come essere in un incubo.
Sopra la spalla di Potter, Severus fece in tempo a vedere il muso del Lupo emergere da una porta, prima che altri rumori - uno squittio e un ringhio più profondo - distrassero il Mostro abbastanza da distogliere la sua attenzione da lui e dalla schiena di Potter. Severus sentì un rumore e poi vide il Lupo scomparire, come tirato all'indietro da una fune invisibile.
Avevo ragione, riuscì a pensare Severus, è un Lupo Mannaro.
Poi le urla di Potter raggiunsero le sue orecchie. Severus tornò alla realtà con un sussulto e si accorse di essere ancora fra le sue braccia, malamente incastrato in quel tunnel dal soffitto troppo stretto mentre Potter premeva contro di lui e cercava di avanzare contro la sua resistenza.
Di farlo uscire.
Severus si svincolò dalla sua presa e si girò, pronto a mettere le ali ai piedi con Potter al seguito. Lontano dal Mostro… Lontano dalla tana del Lupo.
Ovviamente Silente venne allertato subito dopo l'incidente.
Severus, ripresosi dallo spavento, stava facendo i conti con l'amara realtà dei fatti che Black aveva veramente tentato di ammazzarlo. Teneva lo sguardo su Potter, ascoltando le sue bugie con la bocca spalancata, incredulo di come lui si stesse dipingendo come un eroe agli occhi di un serio e terribile Silente.
"... E, E poi ho sentito che qualcuno aveva scoperto il punto debole del Platano in Sala Comune, sa, e siccome sono uno dei migliori amici di Remus avevo paura che qualcuno potesse testare la teoria! È successo stasera, non c'è stato tempo di avvertire nessuno! Sono uscito, da solo, e, e, e sono andato a controllare il Platano, e ho visto Mocc… Voglio dire Piton… Andare verso il Platano e, e, e non potevo permettere che venisse morso o peggio…!"
Severus si sforzò di chiudere la bocca, stringendo i denti fra loro. L'incredulità lasció il posto alla furia cieca.
"È stato Balck a dirmelo" sibilò fra i denti, interrompendo la manfrina di Potter e guardandolo negli occhi con odio "Mi ha sfidato lui ad andare stanotte nel parco a provare che quello che diceva era vero!"
Potter ammutolì, poi lo fissò intensamente per alcuni istanti. Infine si girò di nuovo verso il preside.
"Sono stato io" disse infine "L'ho detto io a… Piton. Poi mi sono pentito e sono andato a salvarlo prima che facesse qualcosa di stupido".
"Bugie!" esclamò Severus, indignato "Stai solo cercando di salvare il culo a Black, come sempre!"
"Silenzio!" la voce di Silente sembrò un fulmine nella notte e li fece sussultare entrambi.
"Signor Potter, è tardi, torni a letto. Discuteremo della sua punizione domani".
Potter chinò il capo, rigido, e annuì.
"Signor Piton… Rimanga. Si accomodi".
Severus era di nuovo incredulo. Potter era stato lasciato andare e lui no? Ma, pochi istanti dopo, gli fu tutto chiaro.
Ovviamente.
Ovviamente Silente attaccò il pippone del povero signor Lupin malato, a cui era stata data una possibilità straordinaria, e che non avrebbe dovuto pagare per la superficialità dei suoi stessi amici.
Ovviamente.
Come l'aveva chiamata il Signore Oscuro? Patina di ragionevole moralità?
Sì, Remus Lupin era un innocente sfortunato Mezzosangue raccolto dalla strada. Un po' come lui, no?
Ma i suoi amici erano l'erede Purosangue Potter e l'erede Purosangue Black, che avevano un potere politico maggiore di quanto ne avrebbe mai avuto lui.
A Silente non importava niente che lui avesse rischiato la vita o, peggio, di essere contaminato. E, santo Salazar! Non era successo niente, sarebbe comunque stato il primo a non volere conseguenze dirette per Lupin - anche solo per via di Lily - ma voleva che Potter e Black venissero puniti! Se non meritava l'espulsione questa infrazione, che altro? Cosa avrebbe dovuto succedere di così terribile per far sì che quei due avessero conseguenze? La sua morte sarebbe stata abbastanza? O il segreto da mantenere, così come lo stava leziosamente infiocchettando Albus Silente nel suo discorso, valeva persino la sua vita?
"Capisco" rispose quindi infine, gelido.
Silente sospirò, e si passò una mano sugli occhi, dietro gli occhiali. Stanco.
"Non riceverà nessuna punizione per essere uscito di notte dal castello, signor Piton" concluse quindi "Questa è la grazia che le faccio, e Potter e Black verranno puniti per questo. Ma è fondamentale che nessuno sappia mai cos'è successo davvero stanotte".
Severus annuì, rigido.
"Può andare, signor Piton" rispose Silente.
Severus non se lo fece ripetere due volte. La furia, il fuoco dell'ingiustizia, non si era affatto spento… Ma, anzi, era diventato gelido, quasi ghiacciato. Severus sentiva che non sarebbe riuscito a ragionare lucidamente.
"Allora?" gli chiese Mulciber, che lo aspettava con impazienza in Sala Comune, appena dopo l'apertura nel muro.
Severu non era stupido, ovviamente. Non era andato in una missione pericolosa e potenzialmente suicida senza un'ancora di sicurezza. Mulciber sapeva del suo piano e aveva accettato di aspettarlo in piedi in Sala Comune, pronto ad avvisare un qualsiasi professore se lui avesse fatto scattare il loro segnale d'emergenza.
Severus lo fissò negli occhi per alcuni istanti, ricordando le parole del preside.
"È fondamentale che nessuno sappia mai cos'è successo stanotte".
Severus lanciò un Muffliato, e iniziò a raccontare.

***

Non aveva previsto che Mulciber si sarebbe sfogato su Mary Macdonald. A mente fredda, a mente lucida, si sarebbe reso conto che la cosa non aveva minimamente senso. Lupin era in infermeria, Potter e Black bloccati nelle loro punizioni infinite - lucidare trofei fino allo sfinimento sotto la supervisione di Gazza, capirai! -, ma ad ogni modo avrebbe potuto scegliere meglio sia il momento, che l'obiettivo. Per Salazar! Minus era una preda ben più facile che avrebbe avuto un impatto maggiore sui Malandrini!
Ma Macdonald si era messa in mezzo, ovviamente, quando Mucliber e Avery erano andati a confrontare i Grifondoro per urlare all'ingiustizia di ciò che era successo - Mulciber gli aveva assicurato che nessuna parola in merito a Lupin e alla sua natura era sfuggita dalle sue labbra, e aveva concordato che Silente aveva ancora il potere di espellerlo per quella promessa infranta, quindi avevano fatto i bravi - e quindi era stato inevitabile il disastro.
E Lily era venuto a saperlo e a cercarlo, quindi, per avere con lui un confronto diretto. La sua espressione non prometteva nulla di buono… Ma anche Severus era arrabbiato.
Era furioso con il mondo.
Ma, sotto sotto, la paura di perderla era ancora troppo radicata in lui, e imprigionava e distorceva ogni sua parola, mettendogli un bavaglio e strozzandolo con quello che avrebbe voluto veramente dire.
C'erano poche cose che lo frustravano più di tutta quella situazione, e una di queste era Lily sempre più lontana e Potter che lo derideva.
Camminarono, quindi, nel cortile del castello, mentre Lily si sperticava in insulti e accuse ai suoi danni.
"Credevo che fossimo amici!" sbottò infine Severus "Credevo di essere il tuo migliore amico!"
E già in questa constatazione c'era una nota di amarezza difficile da nascondere.
"Lo siamo, Sev, ma non piace la gente con cui vai in giro! Scusa, ma detesto Avery e Mulciber! Mulciber! Che cosa ci trovi in lui, Sev? Fa venire i brividi! Lo sai cos'ha cercato di fare a Mary Macdonald l'altro giorno?"
Lily raggiunse una colonna e vi si appoggiò, fissandolo.
"Non era niente… Era solo uno scherzo…" tentò di minimizzare Severus, mordendosi la lingua.
"Era Magia Oscura, e se pensi che sia uno scherzo…"
"E quello che fanno Potter e i suoi amichetti?" sbottò infine Severus, arrossendo. Non era quello che voleva dire, non lo era affatto, ma la sua bocca era imbavagliata, e risentimento e frustrazione si rimescolarono, condendo la sua perenne gelosia con la rabbia.
"Cosa c'entra Potter?" chiese Lily, scocciata.
"Escono di nascosto, di notte" rispose Severus. Ti prego, ascoltami. Ascolta quello che non posso dire "Ha qualcosa di strano, quel Lupin. Dov'è che va sempre?"
"È malato. Dicono che è malato…"
"Tutti i mesi con la luna piena?"
Ascoltami…
"Conosco la tua teoria" replicò Lily, gelida "Ma perché sei così fissato con loro? Che t'importa dove vanno di notte?"
"Sto solo cercando di farti capire che non sono meravigliosi come tutti pensano".
Di nuovo l'amarezza, le cose non dette.
Lily lo fulminò con lo sguardo.
"Ma non usano Magia Oscura" rispose, abbassando la voce "E tu sei un ingrato. Ho sentito cos'è successo l'altra notte. Ti sei infilato in quel tunnel vicino al Platano Picchiatore e James Potter ti ha salvato da quello che c'è là sotto, qualunque cosa sia…"
Non puoi essere così stupida! Unisci le due cose, santo Salazar!
"Salvato? Salvato? Credi che abbia fatto l'eroe? Stava salvando se stesso e anche i suoi amici! Tu non… Io non ti permetterò…"
"Permettermi? Permettermi?"
Severus arretrò di un passo.
Sbagliato, tutto così sbagliato… Si morse la lingua per l'ennesima volta, deflettendo l'attacco.
"Non volevo dire… È solo che non voglio che ti prendano in giro… Gli piaci, tu piaci a James Potter!" non era una bugia, di per sé. Era solo che era una di quelle verità amare di cui non voleva parlare… Non con lei. Non che Lily non lo sapesse, James l'aveva reso piuttosto chiaro. Ma perché sottolineare l'ovvio… Se Severus non poteva offrire un'alternativa valida? "E non è… Tutti pensano… Il Grande Campione di Quidditch…" stava delirando, ormai. Da quando in qua a Lily era importato del Quidditch?
Lei inarcò le sopracciglia, infatti.
"So benissimo che James Potter è un arrogante" rispose infatti "Non ho bisogno che me lo dica tu. Ma il modo di divertirsi di Mulciber e Avery è malvagio. Malvagio, Sev. Non capisco come fai ad essere loro amico".
Sembrava che la tempesta fosse in parte passata e, internamente, Severus tirò un sospiro di sollievo.
"Lo sai. Solo che non vuoi sentirlo" rispose Severus. Avevano ripreso a camminare, incuranti della pioggerella leggera che aveva iniziato a cadere.
"Non capisco".
"Sì che lo sai" rispose Severus. Non si fermò, e non si girò nemmeno a guardarla "La seconda via di uscita".
Un lungo silenzio accompagnò quelle parole. Lily continuò a camminare al suo fianco.
"Severus" disse infine. A mo' di avvertimento.
"Puoi fingere quanto vuoi, Lily. Sai che ho ragione".
"Severus".
Severus scosse la testa, amareggiato.
"Un giorno capirai che ho ragione".
Allungò il passo, lasciandola indietro.
Furia, rabbia, gelosia… Sembravano spegnersi, quasi, sotto l'amarezza. La consapevolezza che Lily non volesse sentire.
Ancora una volta, l'ennesima, rimase il non detto fra loro.
La pace, però, non era destinata a durare.

***

Severus aspettò, la piuma che gocciolava piano sul margine del libro di Pozioni, in attesa.
La rabbia che l'aveva pervaso dopo l'incidente con il Platano… Dopo l'ennesimo rifiuto di Lily di capire.
La rabbia era cresciuta, e si era espansa, ed era esplosa, e richiedeva uno sfogo…
Contro i nemici, recitava la nota che aveva appena vergato, la faccia di Potter e Black impressa nella retina.
Severus aspettò… e poi posò la piuma, agitando la bacchetta per eliminare le macchie di inchiostro.
No, non si sarebbe abbassato al loro livello. Lily aveva ragione. Doveva essere superiore.

***

Credeva comunque di aver instillato il dubbio in lei. Anzi, ne era sicuro. Era sicuro che con un po' più di tempo a disposizione sarebbe riuscita a farle vedere la verità; che, nel momento in cui la loro relazione avesse smesso di sgretolarsi e si fosse ristabilita su di un nuovo equilibrio - lui, le sue mani nei capelli di lei, il suo respiro nella sua bocca. Lei, abbracci e desideri nascosti, e pelle tutta da toccare - Lily sarebbe stata disposta ad ascoltarlo.
I suoi silenzi erano un indizio, dopotutto. Per ben due volte avevano parlato delle vie d'uscita; lei sapeva cosa lui pensasse della società magica, quale futuro li attendeva fuori dal castello, al sapore di una sorpresa amara. E Lily aveva protestato, sì, protestato verbalmente, incapace di accettare la realtà. Ma le uniche due volte che si era spinto oltre, le uniche due volte che l'inevitabile era rimasto non detto fra loro, era stata in silenzio.
Non aveva osato chiedere, così come non aveva osato lui chiedere finché non era stato Mulciber a venirgli a parlare.
Pensava di avere tempo.
Non aveva previsto il disastro.
Potter, Potter, era sempre colpa di Potter. Della sua supponenza strafottente, della sua impazienza sempre più crudele. Del suo odio dopo lo scherzo, che sembrava decuplicato dopo che Lily aveva scelto di rimanergli accanto, nonostante tutto.
Della furia gelida che gli era cementata nel cuore, dello sguardo di Silente che gli attorcigliava le parole, imbavagliandogli le labbra. Di Mulciber e Avery, che utilizzavano quella parola ormai come un intercalare, che l'avevano abituato alla sua presenza quotidiana e normale.
Della pressione, e la pressione, e la frustrazione e ancora la pressione, che l'avevano fatto esplodere come una di quelle pentole babbane pericolose da cui i signori Evans gli raccomandavano sempre di girare alla larga ogni volta che la usavano.
"Schifosa Sanguesporco".
Si era sporto troppo oltre, ed era caduto al di là del baratro. Non c'era via di ritorno, lo sapeva: l'aveva visto succedere a Mulciber ormai anni prima.
Eppure doveva tentare.
"Mi dispiace"
"Non mi interessa"
"Mi dispiace!"
"Risparmia il fiato".
Lily era terribile, fiera ed eretta davanti a lui - postulante - e la sua espressione non lasciava spazio al dubbio.
"Sono uscita solo perché Mary mi ha detto che minacciavi di dormire qui".
"L'avrei fatto. Non volevo chiamarti schifosa Sanguesporco, mi è…"
"Scappato?" non c'era nessuna pietà nel tono di Lily "Troppo tardi. Ti ho giustificato per anni. Nessuno dei miei amici riesce a capire come mai ti rivolgo la parola. Tu e i tuoi cari Mangiamorte…" Severus sussultò. Stava parlando, Lily stava parlando, e lo faceva sembrare tutto così sbagliato… "Vedi, non lo neghi nemmeno! Non neghi nemmeno quello che volete diventare! Non vedi l'ora di unirti a Tu-Sai-Chi, vero?"
Severus aprì la bocca, ma la richiuse senza aver parlato.
Non ci riusciva. Non così.
Lily l'aveva già condannato e, ne era sicura, non sarebbe stata ad ascoltare.
"Non posso più fingere" concluse Lily "Tu hai scelto la tua strada, io la mia".
"No…" doveva esserci qualcosa che poteva fare doveva esserci qualcosa che poteva fare doveva esserci non poteva perderla così non poteva perderla così non così "Senti, io non volevo…"
"Chiamarmi schifosa Sanguemarcio? Ma chiami così tutti quelli come me, Severus" Severus sussultò alla bugia, ma era evidente il significato sottinteso. Lo farai, Severus. È la strada che hai scelto. E lei, lei non poteva sapere… "Perché io dovrei essere diversa?"
Severus aprì la bocca, ma lei non gli concesse neppure quello. Gli diede le spalle e rientrò in Sala Comune, sbattendosi il quadro della Signora Grassa alle spalle.

***

"Se ne accorgerà, Severus" lo stava consolando Mulciber "Qui la vita è protetta. Fuori da Hogwarts, non avrà scelta".
Due vie d'uscita.
"Potrebbe capirlo anche prima. Potrebbe saperlo già e rifiutarsi di vederlo… Abbiamo già fatto tutti i colloqui d'orientamento, giusto?"
Severus affondò ancora di più la testa nelle ginocchia.
Non sembrava importante.
Aveva già perso.
Mulciber gli poggiò la mano sulla spalla destra.
"Serpeverde avrà lo stesso cura di lei, Severus. Fino a che non sarà in grado di aprire gli occhi. Me ne assicurerò personalmente… Questo non cambia nulla".
Doveva crederci, Severus. Doveva sperarci.
Per non impazzire del tutto.
Doveva diventare un Mangiamorte, e tenere Lily al sicuro.

***

La piuma era di nuovo ferma appena sopra il foglio, la nota che lo osservava quasi con derisione.
Stavolta esitò solo il tempo di un battito di cuore.
Sectumsempra.
Non aveva più alcun limite, ormai. Non c'era più Lily ad impedirgli di essere crudele, e lui avrebbe fatto di tutto per dimostrare il proprio valore agli occhi del Signore Oscuro.
Si sarebbe assicurato un'ottima posizione al suo fianco e, poi, fuori dal Castello, di fronte a una guerra lacerante, l'avrebbe aspettata.
L'avrebbe aspettata, sì.
Pronto a tenderle una mano per la sua via d'uscita.

***

Lily stava lisciando le pieghe inesistenti del proprio vestito bianco, osservandosi allo specchio. Aveva chiesto di essere lasciata sola in quei pochi istanti prima di…
Chiuse gli occhi, sospirando.
Stava facendo davvero la scelta giusta?
Un lieve picchiettio la distrasse, e Lily riaprì gli occhi, osservando il piccolo gufo fuori dalla finestra, che teneva fra le zampe un semplice biglietto. Tremando appena andò ad aprire, sfilando la pergamena. Il gufo volò via subito, segno che il mittente non si aspettava una risposta.
L'ombra dell'inquietudine tornò a ghermirla, mentre Lily si allontanava dalla finestra e si faceva cadere sul materasso della sua futura camera da letto.
Se lo aspettava, in qualche modo.
Eppure rivedere quell'elegante grafia sottile le fece perdere un battito di cuore.



Dunque hai scelto la tua via d'uscita.



Lily chiuse gli occhi, ricacciando indietro le lacrime. Ma cosa si aspettava che facesse, Severus?
Lui non aveva avuto mai neppure il coraggio di baciarla, neanche una volta.
Lily aveva capito in fretta cosa lui avesse cercato di comunicarle con i suoi silenzi. Era iniziato con i colloqui di orientamento, che l'avevano lasciata inquieta, e non aveva fatto altro che peggiorare nel corso degli ultimi due anni. L'aveva vissuto sulla pelle di Mary, i cui sogni erano stati distrutti bruscamente non appena messo piede fuori dal Castello.
Sapeva, Lily sapeva, intimamente, che Severus aveva avuto ragione.
Non siamo nessuno in questo mondo, Lily. Non conterà mai la tua magia, solo il tuo cognome.
Ma quale era l'alternativa, per lei?
Tu-Sai-Chi era malvagio. Non c'erano dubbi riguardo questo. Le torture a Babbani e Sanguamarcio erano reali. La guerra era reale, e lei faceva parte dei buoni.
E James non era così male, dopotutto. Era gentile con lei - crudele -, era aperto e sincero e pieno di amici - bullo -, era una sferzata di eroismo e giustizia, era pronto a combattere per un mondo giusto - Potter. Era un Potter.
La voleva.
La amava.
Come Severus non aveva mai osato fare.
Lily riaprì gli occhi e strinse il biglietto, accartocciandolo e asciugandosi con rabbia le poche lacrime che erano sfuggite al suo controllo.
Era stata lei a mettere la parola fine al loro rapporto, lo sapeva. Non avrebbe agito diversamente. Severus aveva torto su Tu-Sai-Chi. Aveva scelto il lato sbagliato della guerra.
Eppure, in un piccolo spazio di sé, così nascosto da essere invisibile persino al cuore, Lily aveva compreso il perché delle sue scelte.
No, gli avrebbe dimostrato che sbagliava. Gli avrebbe dimostrato che lei era più di uno stupido cognome, e che non si stava sposando per i motivi sbagliati.
Gli avrebbe dimostrato che era in grado di lasciare un segno nel mondo magico pur essendo se stessa. E avrebbe cominciato a farlo combattendo dal lato giusto della guerra.
Lily si rialzò in piedi. Nascose il biglietto sul fondo del suo cassetto del comodino, sotto la biancheria che aveva accuratamente riposto nei giorni scorsi, mentre si preparava a traslocare nella sua nuova casa. Tornò davanti allo specchio e si diede una sistemata al trucco con un colpo di bacchetta.
Infine, con un ultimo sospiro, uscì dalla stanza, pronta ad andare all'altare, dove James la stava aspettando.





Note finali: Spero che, nonostante tutto, la storia risulti abbastanza realistica. È vero che non vediamo la situazione a tutto tondo ma, beh, questo è colpa anche del pov utilizzato, giusto? Severus si autoconvince della sua scelta e trova appiglio ai motivi che gli interessano, nascondendo tutto il resto - che invece è chiaro a Lily - sotto al tappeto, com'è da sempre abituato a fare.
Inoltre, mi sono immaginata un Voldemort ancora più umano che mostro e molto, molto affascinante. Dopotutto, come diceva anche Hagrid, non erano solo i Purosangue a correre da Tu-Sai-Chi, e lui accoglieva tutti sotto la sua ala. Che poi avesse i suoi fini personali sotto quel sorriso affabile... Beh. Ma doveva in qualche modo convincere le proprie reclute a prendere il Marchio, no? Il Voldemort che vediamo nei libri, secondo me, è un Voldemort ben diverso da quello dei tempi della prima guerra magica... Ancora più traviato dalla Magia Oscura, in un corpo non più suo, delirante nella sua ossessione per Harry e la Profezia. L'affascinante Signore Oscuro, prima di questa grande caduta di stile, doveva essere necessariamente diverso per guadagnarsi la fedeltà estrema di così tanti seguaci. Inoltre se ci fate caso Mulciber tace o passa sopra in modo veloce alle cose sbagliate (dal pov di Severus) o imperdonabili che Voldemort ha commesso durante la guerra... Colpisce dove è certo che provocherà la reazione desiderata, e non è anche questa una dote da perfetto Serpeverde?
Quanto alla Snily... Chiedo perdono, ma non ce l'ho fatta a non inserirla. È stato più forte di me. Se vi dà fastidio ignorate l'ultimo paragrafo 😂 il resto rimane valido in questa mia visione!
Ps: per le scene tratte dai libri ho usato gli stessi dialoghi/situazioni, mi pareva anche inutile precisarlo ma non si sa mai. Volevo che la storia si incastrasse bene nel canone.
view post Posted: 22/3/2023, 10:20 Nuovo Sabbah: Milano o Roma - Sabba e incontri vari
CITAZIONE (Ida59 @ 20/3/2023, 21:29) 
CITAZIONE (Mitsuki91 @ 20/3/2023, 21:27) 
Ciao ragazze :3 Non so assolutamente dirvi ora se posso esserci... Perché in teoria devo già prendermi venerdì 16 di ferie per il matrimonio di mio cugino, in mezzo ai redditi... Dubito me le daranno :/
Vi tengo però aggiornate!

Puoi partire venerdì sera/sabato mattina presto e tornare domenica pomeriggio

Difatti ci stavo pensando, devo solo vedere i costi!
view post Posted: 20/3/2023, 21:27 Nuovo Sabbah: Milano o Roma - Sabba e incontri vari
Ciao ragazze :3 Non so assolutamente dirvi ora se posso esserci... Perché in teoria devo già prendermi venerdì 16 di ferie per il matrimonio di mio cugino, in mezzo ai redditi... Dubito me le daranno :/
Vi tengo però aggiornate!
view post Posted: 15/2/2023, 20:49 Sfida di dicembre - Hogwarts: sala grande

Hogwarts arriva con le valutazioni!




Scuola di Durmstrang

Campione: Ellyson – Campione Ellyson: "Dolce vendetta" battute 32.971 punti lunghezza 3.9x2 = 7.8
Personaggio: 3x2=6 Divertente Poppy col suo tener testa a Severus e le battute su Allock, ma viene un po’ offuscata dal corteo degli altri personaggi.
Luogo: 4x2=8 le scene che si svolgono nella Foresta Proibita sono esilaranti e le Acromantule si trovano solo lì.
Oggetto:4x2=8 la spada salva la situazione.
Animale: 4x2=8 senza Oscar "pozionato" niente storia! E' uno dei protagonisti indiscussi del racconto.
Tot = 37.8

Portatore delle Insegne Alaide: "Forèt immense et solitaire" battute 37.219 punti lunghezza 4
Personaggio: 4 Poppy è molto umana nel suo rapportarsi con Severus, sia quando pensa che lui possa essere colpevole, sia quando divine preda del rimorso nei suoi confronti
Luogo: 4 La Foresta Proibita è il tutto che abbraccia il racconto
Oggetto: 3 interessante il simbolismo della spada di Grifondoro e il parallelo coi cavalieri medioevali simbolo di valore e coraggio.
Animale: 4 Oscar rappresenta l'istinto di protezione Severus.
Tot= 19

Scuola di Beauxbatons

Campione Gabrix1967: “Con occhi nuovi” battute 32.602 punti lunghezza: 3.9x 2= 7.8
Personaggio: 4x2= 8 di Madama Chips è uno dei personaggi di cui sappiamo poco per caratterizzarla, ma è sembrata a tutte ben valorizzata, incarnando alla perfezione la figura di chi si occupa di curare (competenza e distacco, ma anche compassione, garbo, preoccupazione, empatia).
Luogo: 4x2=8 la foresta rappresenta ancora una prova di coraggio da parte di Severus ed ha un significato più profondo: permette a Severus di rinascere una seconda volta.
Oggetto: 4x2=8 appare poco ma è fondamentale per il sangue di Nagini e l'antidoto di Poppy
Animale: 3x2=6 Oscar attira l'attenzione dell'infermiera sulla spada che, tuttavia, avrebbe potuto recuperare il sangue senza dover approfittare di un diversivo.
Tot= 37.8

Portatore delle Insegne Kijoka: “Circostanze particolari” battute 34.234 punti lunghezza: 4
Personaggio: 4 Poppy sembra camminare in un tempo parallelo a quello di Severus ed è ben caratterizzata.
Luogo: 3 La Foresta è oggetto dell'interesse di Oscar e nasconde la fonte miracolosa
Oggetto:3 I pensieri e ricordi sulla Spada sono fonte di turbamento per Severus, ma l'oggetto non è indispensabile nel racconto.
Animale: 3 Oscar è di compagnia per Poppy, ed è grazie a lui che la strega scopre la fonte miracolosa nella Foresta Proibita.
Tot= 17
view post Posted: 15/2/2023, 02:28 Hogwarts - Dicembre - Hogwarts
CITAZIONE (Ida59 @ 14/2/2023, 23:02) 
Più o meno Ok il giudizio su Durmstrang.
Concordo poco su Beauxbatons dove ho assegnato solo 32,8 a Gabri, con ben 5 punti di differenza.
Oscar mi pare ben poco rilevante, a dire il vero. Assegnare 3 punti commentando con "Oscar attira l'attenzione dell'infermiera sulla spada che, tuttavia, avrebbe potuto recuperare il sangue senza dover approfittare di un diversivo." mi pare davvero eccessivo. Due punti sono più che abbondanti. Io ho assegnato 1.
Riguardo a Monica, per me le spetta il bonus per il miglior uso di Oscar. Fate voi.

Si può abbassare il punteggio di Oscar per Gabri, ma ti basta solo quello? O dici che rimane ancora troppa differenza dal tuo?
Ehm non mi ricordo a che nick corrisponde Monica...
view post Posted: 13/2/2023, 10:54 Hogwarts - Dicembre - Hogwarts
CITAZIONE (chiara53 @ 12/2/2023, 19:50) 
CITAZIONE (Mitsuki91 @ 12/2/2023, 19:47) 
È già passato più di un anno... Aiuto. Mi sento quasi commossa 😭

Ti abbraccio Sara!
Sei stata bravissima e molto creativa anche a sostituire le mie assenze.
Grazie <3

Siamo una squadra e agiamo come una squadra 💖💖💖 Vi abbraccio tutte anche io!
view post Posted: 13/2/2023, 10:53 Benvenuti a Hogwarts - Hogwarts
Ragazze devo anche io ringraziare tutte voi... Soprattutto l'instancabile Lonley_Cate per tutto il suo immenso lavoro di controlli e tabelle punteggi, oltre che per le storie e beh, per quelle ringrazio tutti!
Mi fa strano pensare che sia già passato più di un anno, con tutto quello successo... Però ecco, sì, noi rimarremo sempre qui, con Severus! 💖💖💖
view post Posted: 12/2/2023, 19:47 Hogwarts - Dicembre - Hogwarts
È già passato più di un anno... Aiuto. Mi sento quasi commossa 😭
view post Posted: 27/1/2023, 21:49 Sfida di dicembre - Hogwarts: sala grande
Hogwarts ha controllato i punteggi!

Beauxbatons

Campione Gabrix1967: “Con occhi nuovi” battute 32.602 punti lunghezza: 3.9x 2= 7.8
Portatore delle Insegne Kijoka: “Circostanze particolari” battute 34.234 punti lunghezza: 4

Durmstrang

Campione Ellyson: "Dolce vendetta" battute 32.971 punti lunghezza 3.9x2 = 7.8
Portatore delle Insegne Alaide: "Forèt immense et solitaire" battute 37.219 punti lunghezza 4
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