Il Calderone di Severus

ellyson - Tuo padre era..., Genere: generale - Personaggi: Severus, Teddy Lupin - Epoca: post VII anni - Avvertimenti:AU - Pairing: Severus/Hermione

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view post Posted on 22/6/2022, 09:56
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Dalla luna...

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Titolo: Tuo padre era...
Autore: ellyson
Beta: Querthe
Tipologia: One Shot
Rating: Per tutti
Genere: generale
Personaggi: Severus Piton, Teddy Lupin, Remus Lupin
Pairing: Severus/Hermione accenno
Epoca: post 7 anno
Avvertimenti: AU
Riassunto:
Remus Lupin era divertente.
Remus Lupin era coraggioso.
Remus Lupin era un maladrino.
Remus Lupin era un ottimo padre.

Caratteri (spazi inclusi): 32.887

Note: storia scritta per la sfida annuale 15 anni con Severus. Mese di Giugno. Scuola di Durmstrang.
Campione Scuola di Durmstrang

Nota: questa storia fa parte dell’universo Eligis tuum iter. Dello stesso universo potete leggere anche:
- Porcospino
- Hopless Hope
- Eredità
- Esprimi un desiderio, Severus
- In attesa di questo momento
- La strana coppia
- M.U.O.R.I.
- Copiare
Uno sporco lavoro
- Papà unicorno


Tuo padre era...

25 Settembre 2009
Hogwarts, terzo piano



Era stanco.
Avere a casa due bambini piccoli era stressante: erano l’amore della sua vita, la gioia dei suoi occhi, ma c’erano delle sere in cui anelava il silenzio dei sotterranei. Una luce soffusa e il gorgoglio di una pozione che bolliva lenta nel calderone. Ora, nonostante i rimproveri, nel suo calderone a volte ci facevano il bagno le bambole di sua figlia.
Hope aveva tre anni, Elijah due.
Il peggio doveva ancora arrivare.
La notte dormiva poco, Elijah si intrufolava spesso nel lettone, aggrappandosi ad Hermione e piantandogli il tallone nella schiena.
Era incredibile come un bambino alto come un elfo domestico riuscisse ad occupare tutto il letto matrimoniale.
Senza contare le volte in cui anche Hope si infilava sotto le coperte e lui era costretto a dormire sul divano per non rischiare di cadere dal letto.
Cosa che, in effetti, era successa un paio di volte.
Si sentiva a pezzi.
Neppure le torture ricevute durante la sua vita di Mangiamorte e spia l’avevano preparato per la schiena a pezzi e le palpebre pesanti come massi.
C’erano mattine in cui si svegliava e non ricordava neppure dove fosse il cassetto della sua biancheria intima, ma il sorriso di quegli splendidi bambini ripagava ogni ora insonne.
Camminava per i corridoi del castello, la scuola era iniziata da poche settimane, quelli del primo anno si sentivano smarriti, spauriti e meravigliati allo stesso tempo, mentre quelli dell’ultimo anno ciondolavano già con l’espressione annoiata di chi non può più sorprendersi di quello che potrebbe nascondere il castello.
Al momento le cose erano tranquille, svolta la prima parte della routine burocratica d’inizio anno accademico le lezioni iniziavano ad ingranare.
Poteva permettersi di godersi un poco di riposo.
Poco, giusto il tempo di riposare le orecchie prima di rientrare nel suo nuovo mondo caotico e rumoroso.
Passò davanti alla Sala dei Trofei, si bloccò quando con la coda dell’occhio intravide una macchia blu elettrico. Entrò nella grande sala e vi trovò il giovane Lupin intento ad esaminare le teche.
Indossava la divisa con i colori di Tassorosso. Era esattamente come Tonks sotto molti aspetti. In molti altri vi ci vedeva Remus: nella malinconia che mascherava molto bene con un sorriso malandrino, nella passione per la cioccolata e quel suo modo di porsi che metteva tutti a loro agio.
Era amato da tutta la famiglia Potter e da quella dei Weasley; anche a casa sua era il benvenuto, nonostante fosse molto più grande rispetto ai suoi figli.
Hope lo idolatrava, era uno dei pochi che riusciva a calmarla, nonché l’unico che non la facesse arrabbiare.
Quando erano tutti alla Tana a volte si fermava a guardarlo, senza che nessuno, eccetto la sua attenta moglie, se ne accorgesse.
Riteneva ingiusto che lui avesse quella nuova vita, mentre Remus era morto insieme alla donna che amava lasciando orfano il loro unico figlio.
Teddy era circondato da persone che lo amavano, Andromeda lo cresceva come se fosse suo figlio e non solo il nipote, eppure l’aveva visto, di nascosto da tutti, osservare come Harry abbracciava James o come lui accarezzava Hope mentre gli dormiva in braccio.
Era lo sguardo di un bambino che non conosceva fino in fondo l’amore di una mamma e di un papà.
- Edward. - mormorò alle sue spalle facendo sussultare – Cosa stai facendo?
- Io... - mormorò il ragazzo imbarazzato. I capelli passarono dal blu ad un acceso rosso – nulla stavo solo cercando... qualcosa.
- Qualcosa? - ripeté confuso.
- Sì... io...- strisciò un piede sul pavimento, anche le guance erano diventate rosse – qualcosa su di... lui...
Gli ci volle qualche istante per afferrare il nesso della frase.
Quando ne capì il senso avvertì un nodo allo stomaco.
Diventare genitore l’aveva reso decisamente troppo emotivo.
Sperò che fosse solo la privazione del sonno.
- Non troverai nulla su tuo padre se é questo quello che cerchi.
Il giovane abbassò il capo deluso.
- Peccato... - mormorò – Su mia madre ho trovato tante informazioni e nonna mi ha raccontato moltissime storie, ma su mio padre... nessuno sembra conoscerlo. Zio Harry mi ha raccontato qualcosa, ma non era poi molto.
- Non lo conosceva bene.
Teddy alzò il volto, vedeva la domanda ne suoi occhi e il timore di porgliela.
- Tu... lei... - si corresse subito ricordando che in quel castello non era zio Severus, ma il Preside Piton – eravate compagni di scuola, vero?
- Non so se le mie storie ti possano aiutare, Edward. - spiegò – Io e tuo padre...
- So che non eravate amici.- lo interruppe – So che ti prendeva in giro, che i suoi amici erano... crudeli … con te. Zio Harry me l’ha raccontato.
Era stupito, doveva ammetterlo, non avrebbe mai pensato che Potter potesse essere così sincero con il ragazzo.
- Non ti aspetti, quindi, storie di amicizia fraterna e pomeriggi passati a ridere insieme.
- No, signore.
Si avvicinò ad una finestra che dava sul cortile principale del castello, fece un cenno con la testa al ragazzo per raggiungerlo.
Il maghetto corse vicino a lui, i capelli erano passati dal rosso fuoco ad un viola scuro.
- Potter ti ha raccontato la storia del Platano Picchiatore?
- Sì, signore.
- Quando ha insegnato in questa scuola gli preparavo la pozione antilupo, era una preparazione complicata e molti dei suoi ingredienti sono costosi e rari, per questo molti lupi mannari non possono permettersela. Uno degli ingredienti principali é il pelo di Lupo Mannaro, ingrediente estremamente raro per un pozionista.
- Mio padre ti dava il suo pelo?
Fece un mezzo sorriso.
- Più o meno.

Novembre 1993
Stamberga Strillante

Sentiva grattare al piano di sopra.
Uscì, o meglio strisciò fuori, dal buco alla fine del tunnel sotto il Platano Picchiatore e si spolverò la casacca nera.
Evitava il mantello quando si intrufolava in quel tunnel sotto l’albero, gli intralciava i movimenti.
Si sentì un tonfo proprio sopra la sua testa, un po’ di polvere cadde dalle travi del soffitto per posarsi sui capelli.
Riuscì a non starnutire.
Prese la bacchetta e si guardò attorno, alcuni mobili erano ribaltati, altri mostravano segni di morsi, c’erano delle impronte impresse nella polvere sul pavimento che sembravano vecchie, poi altre più recenti e bagnate.
La carta da parati sul muro era graffiata in molti punti.
Alzò gli occhi al soffitto dove sentì dei passi pesanti e scosse mestamente il capo.
Salì gli scalini che portavano al piano di sopra illuminandoli con la bacchetta, aprì la porta di una delle stanze da letto della casa ed entrò nella stanza.
Sopra il letto c’era quello che, ad una prima occhiata veloce, poteva essere confuso con un grosso cane grigio, ma se si aveva abbastanza coraggio da fermarsi e guardarlo meglio si poteva vedere il muso più corto e gli occhi decisamente più umani di quelli di un normale cane.
L’animale ricambiò il suo sguardo sdraiato sul letto polveroso e tarlato della vecchia casa stregata.
- C’é puzza di cane bagnato. - mormorò alla creatura – Sei uscito per un tuffo nel Lago Nero, vero?
Il Lupo Mannaro, per risposta, si alzò dal copriletto sudicio e si scrollò schizzando acqua e fango ovunque.



Teddy rise coprendosi la bocca con la mano.
- Davvero ha fatto questo? - domandò.
Annuì.
- Era divertente. - mormorò tornando a fissare il Platano dalla finestra.
- A suo modo. - acconsentì lui.
- Grazie zio... Preside Piton. - si corresse - Mi racconterai altre storie?
- Sei abbastanza grande per poterle ascoltare?
Teddy annuì gonfiando il petto con orgoglio.
- Va bene, ma non oggi. Se non ricordo male la tua ora libera é finita, dovresti avere Trasfigurazione e la Professoressa McGranitt non è tollerante con i ritardatari.
Lo vide scappare fuori dalla Sala dei Trofei, i capelli erano tornati del consueto colore blu.

* * * *



Luglio 2009
Diagon Alley



- Andiamo papà! - gridò Hope tirandolo per la manica della giacca.
- Calmati Hope. - mormorò lui – Occhiodivetro non finirà tutto il gelato del negozio.
- Voglio la coppa più grande!
- Ti verrà mal di pancia.
- Ma papà me l'ha promesso!
- Ti ho promesso un gelato.
- Hai detto un mega gelato! Grande come un Ippogrifo!
- Tu sai quanto é grande un Ippogrifo, Hope?
La bambina si bloccò in mezzo alla strada, lasciò andare la manica della sua giacca spalancando le piccole braccia.
- Così!
Ridacchiò accarezzandole la testa e la prese in braccio.
- Stai diventando pesante ampollina.
La piccola gli mise le braccia al collo sorridendo.
Quando arrivarono alla gelateria si accorsero immediatamente di Andromeda e Teddy seduti ad un tavolo esterno.
- Teddy! - urlò la bambina dimenandosi tra le sue braccia per correre da lui.
Il giovane Lupin le sorrise, un sorriso gentile, ma lo sguardo sembrava perso in altri mondi.
Durante il suo primo anno ad Hogwarts l’aveva osservato da lontano, dopo quella prima storia sul padre non gli aveva più chiesto nulla e lui si era limitato a tenerlo sott’occhio. Edward era un bambino curioso con la predisposizione per i guai, era un bravo ragazzo, ma aveva ereditato il lato malandrino del padre e quello confusionario della madre.
Andromeda abbracciò Hermione e guardò il piccolo Elijah dormire nel passeggino.
- Mi ricorda tanto Teddy quando era piccolo.
Il ragazzo fece un mezzo sorriso. Il tipico sorriso di un preadolescente imbarazzato che sa che stanno per essere raccontati gli aneddoti di quando indossava ancora il pannolino.
- Vieni Hope. - fece Hermione allungando una mano verso la figlia – Andiamo a scegliere il gelato.
Mentre Hermione e Hope entravano in gelateria, si sedette al tavolo con Andromeda e Teddy, posizionando il passeggino assicurandosi che il bambino fosse in ombra.
- Sembri pensieroso, Edward. - disse sistemando il copri sole sopra la testa del piccolo.
- E’ un po’ giu di morale. - spiegò la strega accarezzando il braccio del nipote – Harry doveva accompagnarlo ad acquistare l’attrezzatura per il Quidditch, vuole fare il provino l’anno prossimo per entrare nella squadra della scuola.
- Zio Harry insiste. - precisò il ragazzo – Non credo di essere portato per il Quidditch.
- Sciocchezze. - rispose la donna – Sei il primo della tua classe in volo e ti piace giocare alla Tana. Harry dice che hai un gran talento.
Il ragazzino sollevò le spalle.
- Alla Tana é tutto più facile.
Hope arrivò saltellando al tavolo, aveva un sorriso allegro e gli occhi le brillavano dalla gioia.
La coppa fragola, vaniglia e cioccolato arrivò dopo qualche istante svolazzando direttamente dal negozio al tavolo. Un grosso biscotto alla cannella era stato posizionato in cima.
Mangiarono il gelato in silenzio, quando finirono Severus guardò il giovane Lupin.
- Posso accompagnarti io al negozio.
Teddy annuì solamente con la testa china, i capelli erano diventati di un malsano verde marcio, come se stesse per dare di stomaco da un momento all’altro.
Hermione gli rivolse un sorriso comprensivo e lo salutò con un delicato bacio sulla guancia. Si allontanò con i bambini verso il Ghirigoro.
Mentre percorrevano Diagon Alley passarono davanti ad uno degli ingressi di Nocturn Alley, due maghi che indossavano mantelli logori e con evidenti rattoppi mal fatti uscirono dal vicolo quasi scontrandosi con loro.
Teddy rallentò fissando il vicolo buio che si apriva davanti a lui.
- Non é il posto adatto a un ragazzino. - lo riprese.
- Lo so. Mio padre c’é mai stato?
La domanda lo stupì, ma non gli chiese la natura di quell’improvvisa curiosità.
- Sì. - rispose solamente – Devi capire, Edward, che tuo padre ha vissuto anni difficili; spesso angoli come Nocturn Alley erano i soli luoghi dove trovare lavoro. Posso assicurarti, però, che a tuo padre non piaceva lavorare in questi luoghi.

Agosto 1996
Nocturn Alley

I compiti ingrati toccavano sempre a lui.
Iniziava a non tollerarlo più.
Non solo la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure gli veniva negata da quattordici anni, finendo assegnata a maghi e streghe inetti al quel ruolo, ora doveva andare a cercare le persone nei buchi sudici dimenticati della società magica.
Si infilò in una stradina laterale del quartiere, se possibile la strada era più stretta, buia e umida del viale principale di Nocturn Alley; il negozio che cercava era una piccola bottega con una vetrina che non veniva pulita dai tempi di Merlino. Era un rigattiere di merce oscura, oggetti di poco conto con maledizioni difettose.
Conosceva il proprietario, era un vecchio mago che avrebbe venuto anche la madre per qualche galeone. Nel suo negozio – se così lo si poteva chiamare – non vi aveva mai trovato nulla di buono. Solo spazzatura magica che nessun mago intelligente avrebbe mai desiderato.
La campanella emise una nota stonata quando aprì la porta; la bottega era piccola, ingombra di oggetti polverosi accatastati in scaffali altrettanto polverosi.
Un omuncolo basso e gobbo sedeva su uno sgabello dietro un bancone di legno scuro, un vaso di una non ben chiara melma verde acido era appoggiato vicino ad una cassa che aveva visto decisamente tempi migliori.
- Cosa posso fare per lei? - gracchiò il mago con voce roca, il volto era un intreccio di rughe, gli occhi erano di due colori differenti velati dalla cataratta – Ho nuovi oggetti arrivati in questi giorni dalla Cina.
- Non mi interessa, vecchio. - rispose con voce dura – Cerco il tuo Spezza-Maledizioni.
- Qui lavoro solo io.
- Non prendermi in giro. - sibilò malevolo – E’ un lupo mannaro e so che a te piacciono i lupi mannari, Scruge.
- E’ nel retro. - gli rispose indicando la porta alle sue spalle – Sta esaminando alcuni oggetti. Non dargli troppo fastidio. È un buon lavoratore.
Seguì il corridoio ignorando le ragnatele che pendevano dal soffitto, la stanza dove si trovava Lupin era ancora più piccola del negozio, era seduto ad una scrivania ingombra di libri ingialliti e oggetti potenzialmente pericolosi. Stava facendo volteggiare davanti al volto quello che sembrava un orologio da taschino.
- La lancette sono ferme? - domandò ironico.
Remus fece un mezzo sorriso.
- La cosa interessante di questa maledizione è che non si attiva subito. I primi giorni l’orologio funziona, ma la prima volta che gli dai la carica ti stacca le dita della mano.
- Affascinante. - commentò sarcastico.
L’orologio si appoggiò delicatamente sulla scrivania. Remus si voltò a guardalo.
- Ti manda Albus?
Annuì.
- E’ per quello che é successo al Ministero? Quel mago che voleva entrare nell’Ufficio Misteri?
- Qualcosa del genere. Albus vuole ripristinare il vecchio Ordine.
- Non sentivo questo nome da diversi anni.
- Ultimamente sono riapparse molte cose che non si vedevano da anni.
- Mi é stato detto cos’é successo a Giugno, di quello che il ragazzo ha visto. Di quello che ti é stato chiesto.
Nessun nome esplicito, nessuna descrizione dei fatti. Troppe orecchie a Nocturn Alley per poter parlare apertamente.
Solo vaghi accenni, solo pochi gesti, con molta probabilità tutto sarebbe peggiorato con il tempo.
Remus prese la bacchetta e fece volteggiare di nuovo l’orologio di fronte al volto.
- Dirò a Scruge che da domani si dovrà trovare un nuovo Spezza-Maledizioni.
- Potresti perdere molto di più che un paio di dita, Lupin.
- Non ho paura, Severus.



- Davvero ti ha detto questo? - domandò Teddy, si erano lasciati l’ingresso del quartiere oscuro alle spalle e solo pochi metri li separavano dal negozio.
- Sì.
- Era coraggioso.
- Ora mi vuoi dire perché hai così paura del provino? Hai tutta l’estate per allenarti e sono certo che Potter e tutta la famiglia Weasley sarà ben felice di aiutarti.
- Temo solo di deludere zio Harry, ma ora ho capito che devo affrontare quello che mi fa paura. Come fece mio padre. Un provino per il Quidditch non é come andare in guerra.
- Sei un bravo ragazzo, Edward.

* * * *



Gennaio 2015
Ufficio del Preside di Hogwarts



Nell’ufficio circolare regnava il silenzio più assoluto.
Sedeva alla scrivania che prima di lui avevano occupato tutti i presidi e che ora abitavano le cornici appese alle pareti. Se le cose fossero andate diversamente anche la sua immagine sarebbe stata appesa in quella stanza, un Preside che sonnecchiava assieme ai suoi predecessori dispensando consigli a Presidi che l’avrebbero ignorato.
Alle sue spalle Silente aveva iniziato a parlare, ma non ricevendo una risposta si era arreso ed era rimasto lì fermo a fissarlo.
Aveva una mano appoggiata sul legno lucido, tamburellava le dita sul ripiano fissando il ragazzo seduto di fronte a lui.
Edward aveva la testa china, i capelli erano grigi, giocava nervosamente con il bordo del maglioncino della divisa.
Appoggiato sull’altra sedia accanto a ragazzo c’era un mucchio di stoffa.
- Ho mandato una lettera a tua nonna, Edward.- spiegò con voce bassa.
- Sì, signore.
- Alla Casa di Tassorosso verranno tolti trenta punti.
- Sì, signore.
- Quando uscirai di qui andrai nell’aula di Babbanologia dalla professoressa Bubble, in quanto Capocasa di Tassarosso sarà lei a darti la punizione che riterrà opportuna.
I capelli del ragazzo sbiadirono ancora di più. (*)
- Sì, professor Piton.
- Mi aspetto di meglio da un Caposcuola.
- Lo so, professore.
- Al momento la professoressa sta punendo anche la giovane Weasley.
La testa del ragazzo si alzò di colpo, i capelli tornarono rosso accesso.
- Victoire non c’entra nulla! E’ stata una mia idea!
- Non ti ha fermato. Siete entrambi colpevoli.
- Non voglio che finisca nei guai a causa mia.
- Dovevate pensarci prima.
Il giovane mago sospirò passandosi una mano tra i capelli.
- Credo che dovrò iniziare a pensare a delle scuse decenti per mia nonna e per Bill e Fleur.
- Inizierei con mi dispiace.
Il giovane mago annuì solamente.
Ci sarebbe stato il giorno in cui avrebbe dovuto indossare la maschera del Preside anche per i suoi figli. Quel giorno non era poi lontano, Hope avrebbe ricevuto la sua lettera tra un paio d’anni, sarebbe cresciuta in fretta varcato quel portone, l’aveva notato con l’arrivo del giovane Lupin a scuola.
Non era certo di essere pronto a lasciare andare i suoi figli.
La vita era ingiusta a volte, lui credeva di non meritare nulla, aveva ucciso, mentito e tradito eppure aveva quella splendida seconda vita con la sua famiglia; mentre Remus, che non aveva mai nociuto a nessuno, non aveva potuto vedere suo figlio ricevere la lettera per Hogwarts.
Non l’aveva accompagnato a comprare la sua prima bacchetta e non l’aveva potuto consolare quando non aveva superato i provini per la squadra di Quiddicth al secondo anno.
- Sei troppo duro con il ragazzo, Severus. - fece Silente alle sue spalle – Suo padre fece molto peggio. - ridacchiò – E senza l’aiuto di James o Sirius.
Lo sguardo di Teddy andò alle sue spalle.
- Sul serio, nonno Albus?
Il ritratto di Albus faceva parte della sua rumorosa famiglia allargata, c’era una copia in ogni casa e lui faceva capolino di tanto in tanto.
I bambini amavano le sue storie e lo chiamavano tutti nonno Albus.
Ad Albus faceva piacere, sempre che un ritratto possa provare piacere in qualcosa.


Marzo 1977
Corridoio del terzo piano

Grifondoro aveva vinto la partita di Qudditch contro Serpeverde.
Erano i primi in classifica, la prossima partita sarebbe stata contro Tassorosso, se avessero vinto con un distacco di centrotrenta punti avrebbero vinto la coppa.
A lui del Quidditch non importava nulla, non era andato alla partita perché non voleva vedere Lily esultare lanciando occhiate innamorate a Potter.
Aveva passato tutto il tempo in biblioteca cercando un posto il più possibile lontano dalla finestra, ma, nonostante la distanza, avvertiva anche nel suo isolato riparo i cori da stadio e la telecronaca della partita.
Grifondoro aveva vinto e solo immaginare Lily che baciava fugacemente James per congratularsi con lui sentiva lo stomaco contorcersi e la bile salirgli in gola.
Quando si fu assicurato che la partita fosse finita e che tutti i Grifondoro fossero nella loro Sala Comune a festeggiare era uscito dal suo nascondiglio e si era diretto verso i sotterranei.
Avvirtì un rumore di vetro che tintinnava poco distante. Ormai abituato a nascondersi si appiattì contro il muro e rallentò il respiro.
Poco distante, non molto lontano dalla statua della Strega Orba, vide Lupin camminare con un grosso fagotto in mano, una borsa di tela che sembrava pesante lo faceva camminare storto.
Era qualcosa di strano e di sospetto.
Si incamminò con passo leggero in modo che non lo sentisse.
Udì di nuovo il tintinnio e capì che veniva dalla borsa pesante che Lupin aveva a tracolla.
- Cosa combini, Lupin? - urlò nel corridoio silenzioso.
Remus sussultò colto alla sprovvista e si voltò di scatto.
- Cosa ci fai qui, Piton?
Era l’unico che non usava l’odiato nomignolo affibbiatogli da Black fin dal suo primo viaggio in treno.
- Cosa ci fai tu qui? Non dovresti essere nella tua Sala Comune ad esultare come selvaggi?
- Perché non torni a studiare in biblioteca e mi lasci in pace?
Allungò il passo e lo afferrò per un braccio. Erano entrambi di corporatura esile e Lupin non brillava per forza fisica, in più era passata la luna piena da pochi giorni ed entrambi sapevano che il suo fisico era ancora debilitato per la trasformazione.
Nel voltarsi la borsa si aprì leggermente rivelando un gran numero di bottiglie di burrobirra.
- Non abbiamo il permesso di bere burrobirra dentro il castello! Dove le hai prese?
- Fatti gli affari tuoi!
- Sei uscito di nascosto! Come hai fatto? Dimmelo o lo riferirò alla professoressa MacGranitt! Così forse i tuoi grandi amici la finiranno di infrangere tutte le regole della scuola!
Con uno strattone Lupin si liberò dalla sua presa.
- Lasciami! Credi che andando dalla MacGranitt, Lily possa tornare ad essere tua amica?
A sentir pronunciare quel nome estrasse la bacchetta velocemente.
Lupin non sembrò spaventato, guardò la bacchetta e poi lui.
- Non lo farai.
- Mettimi alla prova. - sibilò mellifluo.
- Piton! - si volò di scatto riconoscendo la voce del Preside.
- Signor Preside...
- Perché hai estratto la bacchetta in mezzo al corridoio?
- Io... vede Signore... Lupin...
Il Preside lanciò un’occhiata alle sue spalle.
- Io non vedo il signor Lupin. Vedo solo lei, signor Piton.
Si voltò di scatto con gli occhi sgranati ritrovandosi il corridoio deserto.
Non era possibile. Non c’erano punti dove nascondersi e la curva del corridoio era troppo lontana per arrivarci di corsa così in fretta e senza fare rumore.
- Non é possibile... - mormorò .
- Converrà con me che il corridoio non é il luogo ideale per provare gli incantesimi. - lo ammonì Silente.
- Sì, signore.- mormorò mortificato.
- Bene. Cinque punti in meno a Serpeverde. Che le serva come monito per la prossima volta.



- Si era nascosto sotto il mantello dell’invisibilità, vero? - domandò Teddy.
- Sì,- confermò – solo che all’epoca non sapevo che Potter ne possedesse uno.
- Tuo padre era un vero malandrino. - ridacchiò il vecchio Preside dal quadro.
Teddy fece un mezzo sorriso, aveva ancora l’aria preoccupata.
- Ora va. - gli disse – Potrai incrociare la signorina Wealsey fuori dall’aula di Babbanologia.
Lo ringraziò e uscì di fretta.
Con un sospiro rassegnato si appoggiò allo schienale rigido della sedia.
Neppure il tempo di rilassarsi che dal camino si alzarono delle fiamme verdi, Potter ruotò fuori dal fuoco, si spazzolò un poco i vestiti e lo fissò.
- Mi hai chiamato, Severus?
Gli indicò il mucchio di stoffa appoggiato alla sedia.
- Quello deve essere tuo.- gli disse – Credo che Edward l’abbia preso senza il tuo consenso.
Potter lo prese in mano e lisciò la stoffa.
- Deve averlo preso durante le vacanze di Natale.
- L’ha usato per fare uscire Victoire e portarla ad Hogsmeade di nascosto. Volevano passare un pomeriggio da soli.
Harry scosse il capo.
- Ron gli ha raccontato di quanto ho usato il mantello per uscire di nascosto al terzo anno.
- Quando la tua testa fluttuava al villaggio senza permesso. - ricordò – Nascondilo bene, Potter. L’anno prossimo tuo figlio varcherà il portone di questa scuola. Non voglio trovarmi un altro Potter che si nasconde nei corridoi per combinarne una delle sue, specialmente con Edward che gli guarda le spalle.
- Sei l’unico che lo chiama Edward. - gli fece notare– Perché? Tutti lo chiamiamo Teddy.
- Non mi sono mai piaciuti i diminutivi.- spiegò – E tu più di chiunque altro dovresti capire l’importanza di chiamare una persona con il proprio nome.
- Hai ragione. - ammise l’altro - Ti converrà stare attento anche a Hope, Severus. - lo prese in giro prendendo un sacchetto dalla tasca interna del mantello – Anche lei a volte é una malandrina.
- Vattene, Potter, prima che mi venga voglia di togliere punti anche a Grifondoro.
Harry rise sparendo nel camino.

* * * *



Giugno 2016



Nella Sala Grande c’era una gran festa.
Gli alunni dell’ultimo anno si erano diplomati. Erano ufficialmente adulti e pronti a prendere la loro strada per migliorare il mondo.
Edward Ted Remus Lupin era il primo figlio di un membro del secondo Ordine della Fenice diplomato dopo la guerra. Tutta la famiglia era presente.
Andromeda era in prima fila in lacrime, orgogliosa del nipote, poi c’era la famiglia Weasley, la famiglia Potter e la sua.
Un quadretto così insolito da sembrare irreale.
Prese da parte il giovane Lupin e lo condusse in Presidenza.
- C’é qualche problema? - gli domandò visibilmente preoccupato.
- No, voglio solo darti il tuo regalo per il diploma, ma, visto che sono il Preside, non volevo che sembrasse un favoritismo.
- Potevi darmelo alla Tana. Nonna e zia Molly hanno preparato un banchetto.
- Lo so. - arrivarono alla Presidenza, aprì la porta e lo fece avvicinare alla scrivania – Ma alla Tana sarebbe stato inutile.
Indicò una scatola di legno chiaro e con un cenno del capo lo invitò ad aprirla.
Teddy allungò le mani e sollevò il coperchio: all’interno c’erano diverse boccette di vetro, di diverse forme e dimensioni.
Ogni boccetta era chiusa da un tappo di sughero con legato un cartoncino con scritto il nome di ogni membro dell’Ordine rimasti.
Il mago prese una delle boccette e ne guardò il contenuto: era un fumo bianco che sembrava vorticare all’interno.
- Sono ricordi. - gli spiegò Severus – Ognuno di noi ha un ricordo dei tuoi genitori... abbiamo pensato che fosse il modo migliore per farteli conoscere. Puoi usare il Pensatoio della scuola.
- Io... io... non so come si usa.
- La prima volta ti accompagno. - gli disse prendendo un’ampolla dalla scatola – Non è difficile… le altre potrai vederle da solo quando vorrai.
- È un tuo ricordo quello? – gli chiese mentre si avvicinavano al Pensatoio.
Annuì e tolse il tappo dalla bottiglietta.
- E’ uno degli ultimi che ho di lui. Non sarà molto felice, ma credo che sia importante.
Rovesciò l’ampolla nel pensatoio liberando il fumo sulla superficie.

Luglio 1996
Grummauld Place

La casa era silenziosa, buia e spettarle.
Molto più del solito.
La morte di Sirius aveva reso quella guerra reale. Molto più della morte di Cedric, molto più dell’attacco ad Arthur.
Ora il mondo lo sapeva: l’Oscuro era tornato.
La guerra era ufficialmente cominciata.
Il marchio bruciava ormai tutto il giorno. A volte era solo un dolore accennato, un vago bruciore che non lo abbandonava mai, un perpetuo monito di quello che era.
Aprì la porta della cucina che per tanti mesi era stata la sala riunioni dell’Ordine. Era vuota, fredda. Da quando quella casa era stata eletta a luogo sicuro, ricordava la cucina sempre in funzione: con il camino acceso e il bollitore sempre caldo. Molly indaffarata a rendere più accogliente una casa che non accoglieva nessuno, neppure il suo legittimo proprietario.
Avvertì un rumore al piano di sopra, salì le scale ignorando le teste mozzare degli elfi domestici che tanto avevano indignato la giovane Granger e si diresse con passo deciso e sicuro verso l’unica camera da cui usciva uno spiraglio di luce.
Non si stupì quando, aperta la porta, vide Fierobecco in quella che un tempo era stata la camera da letto padronale di Casa Black. Sirius non aveva mai nascosto l’odio verso i genitori, probabilmente rendere la loro camera da letto il rifugio di un Ippogrifo era una buona rivincita ai suoi occhi
L’animale era seduto sul letto matrimoniale ormai sfondato, le vecchie lenzuola erano sporche e piene di piume.
L’odore era penetrante nonostante la finestra fosse leggermente aperta.
Remus era seduto ai piedi del letto, passava dei pezzi di carne all'animale alle sue spalle, aveva il volto pallido, la barba incolta, era molto provato, sembrava che non dormisse da giorni e l'avvicinarsi de plenilunio non aiutava le sue condizioni di salute.
Il mago fece un passo dentro la stanza poi puntò lo sguardo sull'Ippogrifo.
Fierobecco sollevò il muso ricambiando il suo sguardo, si studiarono un po', poi fece un profondo inchino mostrando il suo rispetto alla creatura.
Ci volle qualche minuto prima che l'animale ricambiasse il suo gesto e tornò con il muso appoggiato sulle lenzuola sporche allungando il becco ogni volta che Remus porgeva un pezzo di carne oltre la spalla.
Si avvicinò al mago che sembrava non aver notato la sua presenza.
- Hagrid verrà a riprendere l'ippogrifo. Silente ha acconsentito di riportarlo al castello, gli troveranno un nuovo nome, ma non credo che qualcuno lo riconoscerà. Ci sono cose più gravi che un ippogrifo dal pessimo carattere.
Fierobecco schioccò il becco per nulla contento da quel commento.
Remus sembrava non averlo ascoltato, fissava un punto sul muro, era come se quella notte fosse morto con Sirius.
Sollevò gli occhi al cielo, non aveva tempo per l'autocommiserazione di un Lupo Mannaro.
- Merlino, Remus! - sbottò afferrandolo per un braccio e tirandolo in piedi con uno strattone, era leggero in modo preoccupante – Alzati da questo pavimento sporco e ascoltami! Balck non avrebbe voluto vederti in queste condizioni!
Il suono di quel nome sembrò bastare per destarlo dal torpore in cui era caduto, alzò lo sguardo su di lui; vide un lampo di rabbia attraversargli le iridi scure.
- Non parlare di Sirius come se lo conoscessi! - sbottò – Tu non sai cosa avrebbe voluto.
- Non avrebbe voluto morire. - gli rispose – Avrebbe voluto combattere apertamente e non finire in un'altra prigione. Qui non ci saranno i Dissennatori, ma ogni ricordo che riviveva tra queste mura era come se gli togliesse le forze. Credi che non l'abbia visto in quest'ultimo anno? Credi che abbia goduto del suo malumore? Forse i primi tempi, quando aveva ancora la forza di controbattere alle mie parole, ma poi sembrava solo un Infero che camminava.
Remus chinò il capo.
- Non dovevo farlo uscire di casa.
- Ti avrebbe schiantato e sarebbe uscito lo stesso.
Il Lupo Mannaro fece un mezzo sorriso.
- Sì, è vero. - si passò una mano sul volto magro e sulla barba ispida – Ho un aspetto orribile, vero?
- Sono certo che Ninfadora ti apprezzerà ugualmente.
- Cosa?
- Lo vediamo tutti come ti guarda, Lupin. E come tu guardi lei fingendo di non farlo.
- Non sono mai stato un bravo corteggiatore.
- Non aspettarti consigli da me.
Il mago ridacchiò.
- Non importa. La morte di Sirius mi ha fatto capire quanto la guerra sia reale, potrei morire, potrebbe morire lei... non credo che sopporterei di perdere qualcun altro.
- È stupido guardare da lontano l’amore solo perché si è troppo codardi per fare un passo.
- Sembra che tu parli per esperienze personale, Severus.
Restò zitto qualche secondo più del necessario, Remus lo guardò visibilmente incuriosito.
- La mia è solo una deduzione. – rispose infine con tono tagliente – Non ho tempo per queste frivolezze né per sedermi su un pavimento sudicio ad autocommiserarmi.
Pensò a tutte le volte che aveva pianto da solo nella sua stanza, sia da ragazzo che da uomo adulto per un amore mai realizzato, per delle colpe che si sentiva addosso come una seconda pelle sporca e appiccicosa.
Pensò a tutto questo mentre tentava di dare un po’ di speranza al mago che un tempo era stato un bullo, forse non il più pericoloso, ma sicuramente un bullo.
- Sirius diceva che dovevo smetterla di pensarci troppo.
- Te lo ripeto: non aspettarti consigli da me.
- Dovrei sposarla e basta.- continuò Remus ignorandolo – Ma se dovesse restare incinta? Rischierei di maledire mio figlio solo per egoismo.
Alzò gli occhi al cielo esasperato.
- Sposala Lupin. Facci una cucciolata di piccoli lupacchiotti, non mi interessa, ma smettila con questa patetica sceneggiata. Abbiamo una guerra da combattere.
Lupin gli diede un’amichevole pacca sulla spalla ricevendo in risposta un’alzata di sopracciglio.
- Non so se sarei un buon padre.



Uscirono dal Pensatoio.
Teddy aveva gli occhi lucidi.
- So che è stato un ottimo padre. Anche se per poco. - gli disse con tono affettuoso.
Il giovane annuì senza dire nulla.
- Puoi stare qui, se vuoi. Oppure puoi venire con me in Sala Grande.
- Io... io vorrei restare qui. Vorrei vederne un altro.
Annuì e si allontanò di qualche passo; lo osservò mentre controllava ogni boccetta scegliendone infine una. Non riuscì a leggere il nome sul cartoncino, sperò che fosse un ricordo felice.
Si chiuse la porta alle spalle mentre Teddy infilava di nuovo la testa nel Pensatoio.


FINE


(*) la professoressa Sprite é andata in pensione ed é stata sostituita da Neville. Ora essendo Neville un ex Grifondoro, non credo che possa fare il Capo Casa di Tassorosso (lui potrebbe benissimo prendere il ruolo dalla McGranitt), quindi mi sono inventata una professoressa di Babbanologia.

Edited by ellyson - 23/6/2022, 15:18
 
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view post Posted on 27/6/2022, 12:11
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Quanta tenerezza pervade le righe della tua nuova storia, Elly, dove l’istinto e l’intuizione di un genitore si esprimono nella perfetta analisi psicologica dei sentimenti di un bambino come il piccolo Teddy. Non è necessario che ti faccia i complimenti per il tuo Severus: in questo brano sei riuscita a farmi innamorare della sua nuova figura di padre e maestro di vita dipinto con l’estrema delicatezza e con la competenza che ti contraddistinguono. L’essenza dell’uomo Severus che porta con sé le esperienze dolorose di una vita e riesce a diventare la meravigliosa guida che accompagna per mano Lupin junior nella passeggiata dei ricordi: l’idea del Pensatoio è semplicemente stupenda. Ti ho già detto in passato che la padronanza dimostrata nella conoscenza dei libri della saga è insuperabile, e il brano che ho appena letto ne è l’ennesima, straordinaria testimonianza.
 
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view post Posted on 27/6/2022, 12:19
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Grazie.
Sei decisamente troppo buona. *^^*
 
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view post Posted on 21/7/2022, 12:23
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Questo racconto è bellissimo e delicato. Il mio cuore si è stretto per Teddy... E il regalo che ha ricevuto è stato il migliore che chiunque potesse fargli. Remus emerge in modo delicato ma fondamentale, è il pilastro attorno a cui ruota la storia.
E la storia parla di una speranza dolce amara. L'ho adorata.
Ps: come sempre adoro anche la tua famigliola felice con Severus, Hermione e i bambini 🥰
 
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view post Posted on 28/7/2022, 00:55
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E al termine del racconto mi sono asciugata furtivamente una lacrimuccia :] Sì, perché la delicatezza e la dolcezza che caratterizzano il tuo bellissimo racconto, Elly, sono commoventi, e sono il filo conduttore prodigioso di una trama intessuta sull’onda dei ricordi in modo incantevole e coinvolgente.

Questo grazie alla tua ormai riconosciuta abilità nel saper rendere in modo perfetto l’universo magico in cui si muovono i tuoi personaggi, sempre così squisitamente autentici e appassionanti, e in questo caso grazie anche alla decisione di far condurre a Severus un po’ il ruolo di mentore di Teddy, permettendo al ragazzo di riottenere il ricordo di quel padre sottrattogli troppo presto.

Ed è in questo importante gioco di non facili rimandi al passato che si alternano a un presente fatto di normalità e progetti futuri - giostrati per altro con grande abilità - che emergono e si contrappongono benissimo le figure di Severus e di Remus, protagonisti assoluti dello splendido intrecciarsi di ricordi emozionanti e dolorosi, raccontati con l’estrema bravura e la naturalezza che ti sono proprie, e che permettono al lettore di sentirsi sempre a casa quando si tuffa in una delle tue storie. <3
 
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view post Posted on 28/7/2022, 17:49
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Elly – Tuo padre era…

E’ una delle tue belle storie, ricche di dolcezza, ma ricche anche di ricordi, emozioni malinconiche e a volte dolorose.

Severus padre e maestro è sempre in canone, come solo a te riesce di renderlo, qualsiasi cosa dica, faccia o qualsiasi abito indossi.

Le storie e i ricordi che hai scelto da trasmettere a Teddy sono uno più bello dell’altro, fino all’ultimo, raccontato per farmi piangere.

Ho ammirato la tua speciale bravura nel rendere con il solo discorso diretto, con battute di dialogo precise, le storie e le sensazioni, una splendida e non comune capacità: e li vedi Severus e Remus nella stanza sporca e malandata, sono lì, come in un film e non devi nemmeno sforzarti tanto per immaginare perchè è tutto colorato alla perfezione.
Trovo tutti gli elementi della sfida presenti, ma senza forzature, ci stanno a meraviglia lì, il mantello, l’ippogrifo…
Complimenti Elly, davvero brava.
 
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view post Posted on 7/8/2022, 10:29
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Da un dolce sogno d'amore!

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CITAZIONE (ellyson @ 22/6/2022, 10:56) 
Ora, nonostante i rimproveri, nel suo calderone a volte ci facevano il bagno le bambole di sua figlia.

No, daaaaai! Ma questa è strepitosa! Solo a te possono venire in mente queste cose. Fantastico!

Molto bella la parte iniziale di Severus papà con le notti insonni. sembra provata sulla... propria schiena!

Commovente la descrizione di Teddy... orfano.
CITAZIONE
Tu... lei... - si corresse subito ricordando che in quel castello non era zio Severus, ma il Preside Piton

Bello. Perfetto per descrivere che tipo sia il ragazzo
CITAZIONE
- Mio padre ti dava il suo pelo?
Fece un mezzo sorriso.
- Più o meno.

Bellissima idea. Curiosità a mille!
CITAZIONE
- Stai diventando pesante ampollina.

Bello, bello, bello!
CITAZIONE
i capelli erano diventati di un malsano verde marcio, come se stesse per dare di stomaco da un momento all’altro.

Bellissimo l'uso che fai del colore dei capelli di Teddy!
CITAZIONE
he avrebbe venuto anche la madre

Dopo l'assegnazione dei punteggi correggi.
CITAZIONE
La vita era ingiusta a volte, lui credeva di non meritare nulla, aveva ucciso, mentito e tradito eppure aveva quella splendida seconda vita con la sua famiglia; mentre Remus, che non aveva mai nociuto a nessuno, non aveva potuto vedere suo figlio ricevere la lettera per Hogwarts.
Non l’aveva accompagnato a comprare la sua prima bacchetta e non l’aveva potuto consolare quando non aveva superato i provini per la squadra di Quiddicth al secondo anno.

Intenso e commovente. Un pensiero tipico di Severus.
CITAZIONE
- Sul serio, nonno Albus?
Il ritratto di Albus faceva parte della sua rumorosa famiglia allargata, c’era una copia in ogni casa e lui faceva capolino di tanto in tanto.
I bambini amavano le sue storie e lo chiamavano tutti nonno Albus.
Ad Albus faceva piacere, sempre che un ritratto possa provare piacere in qualcosa.

Bello! Aei davvero brava, Elly!

Bellissimo lo scambio "tra papà" di Severus e Harry.
CITAZIONE
Il mago prese una delle boccette e ne guardò il contenuto: era un fumo bianco che sembrava vorticare all’interno.
- Sono ricordi. - gli spiegò Severus – Ognuno di noi ha un ricordo dei tuoi genitori... abbiamo pensato che fosse il modo migliore per farteli conoscere. Puoi usare il Pensatoio della scuola.

Ooooh! Ma così mi fa piangere!
CITAZIONE
Il marchio bruciava ormai tutto il giorno. A volte era solo un dolore accennato, un vago bruciore che non lo abbandonava mai, un perpetuo monito di quello che era.

:lovelove:
CITAZIONE
- Non sono mai stato un bravo corteggiatore.
- Non aspettarti consigli da me.
Il mago ridacchiò.

Ho ridacchiato anche io.
CITAZIONE
- La mia è solo una deduzione. – rispose infine con tono tagliente – Non ho tempo per queste frivolezze né per sedermi su un pavimento sudicio ad autocommiserarmi.
Pensò a tutte le volte che aveva pianto da solo nella sua stanza, sia da ragazzo che da uomo adulto per un amore mai realizzato, per delle colpe che si sentiva addosso come una seconda pelle sporca e appiccicosa.
Pensò a tutto questo mentre tentava di dare un po’ di speranza al mago che un tempo era stato un bullo, forse non il più pericoloso, ma sicuramente un bullo.

Bello, bello, bello! :lovelove: Bello vedere Severus interpretare tante parti: papà, preside, zio, se stesso... amico.
CITAZIONE
Alzò gli occhi al cielo esasperato.
- Sposala Lupin. Facci una cucciolata di piccoli lupacchiotti, non mi interessa, ma smettila con questa patetica sceneggiata. Abbiamo una guerra da combattere.
Lupin gli diede un’amichevole pacca sulla spalla ricevendo in risposta un’alzata di sopracciglio.
- Non so se sarei un buon padre.

Stupendo!
CITAZIONE
- So che è stato un ottimo padre. Anche se per poco. - gli disse con tono affettuoso.

Di nuovo da nodo alla gola.
CITAZIONE
Non riuscì a leggere il nome sul cartoncino, sperò che fosse un ricordo felice.

E ancora nodo alla gola.

Bellissima storia, ben construita e ben scritta, Elly: bravissima!
 
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view post Posted on 11/8/2022, 15:21
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Pozionista abile

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Una storia dolce amara, delicata e commovente. Mi ha rapita e trasportata avanti e indietro nel tempo,facendomi vivere ciò che stavano vivendo i suoi personaggi.
Bella la scelta di fare interagire Severus e Remus nei ricordi che il primo racconta a Teddy.
E poi amo il tuo Severus: mi piace molto il modo in cui nelle tue storie lo fai interagire con i suoi figli.
 
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view post Posted on 14/8/2022, 09:54
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GabrixSnape

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Una storia toccante, portata avanti con il tuo tratto lieve, che mi ha coinvolta ed emozionata. L'animo pacificato di Severus è quasi palpabile e si mostra attraverso una presenza discreta nella vita di quel ragazzo che lo costringe a rivivere episodi di una vita che vorrebbe lasciarsi alle spalle. Complimenti.
 
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8 replies since 22/6/2022, 09:56   582 views
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