Il Calderone di Severus

Ania_DarkRed86 - L'autunno ha innalzato scheletri, Genere: generale, introspettivo, dark, drammatico - Epoca: post 7° anno - Pairing: Snarry - Personaggi: Severus, Harry - Avvertimenti: AU

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view post Posted on 17/5/2021, 18:37
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Dalle nebbie della Valacchia

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Dopo Guarda altrove

Titolo: L'autunno ha innalzato scheletri
Autore: Ania_DarkRed86
Data: 15 settembre 2020
Tipologia: one shot
Rating: per tutti
Genere: generale, introspettivo, dark, drammatico
Personaggi: Severus Snape, Harry Potter
Pairing: Severus/Harry
Epoca: post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: L’autunno ha innalzato scheletri.
Li vedi ballare al vento, ombre su ombre che provano a sfiorarsi appena, un tocco soltanto come unico desiderio.


Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. La trama di questa storia è invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.

Nota: storia scritta per Sfida n. 7 FA+FF: Severus e le Stagioni



autumn2020_rid

L'autunno ha innalzato scheletri



Non c’è la luna.
Nessun suono dall’infinità oltre la testa, nessuna voce, nessun colore se non quello che indossi sempre.
Nessuna strada.
L’autunno ha innalzato scheletri.
Li vedi ballare al vento, ombre su ombre che provano a sfiorarsi appena, un tocco soltanto come unico desiderio. Provano un contatto che non c’è, ossa di legno che si tendono oltre ogni sforzo per cercarne altre, ma il vento ride e le spinge via, sguaiato e maligno urla e ride ancora mentre le foglie si allontanano dagli amanti per un momento di silenzio che non avranno mai.
S'innalzano scheletri mentre le tue mura si sgretolano pezzo dopo pezzo, crepe che ti spaccano e sanguinano.
Pieghi appena il viso per guardare le ombre fuori e non fissare la tua, più scura della notte e più fredda dell’aria oltre la finestra, ti pieghi ancora un poco per vedere il mondo un po’ storto, un’angolazione diversa che ti chiarisca i pensieri.
Il mare è lontano, così come gli umori solitari abbandonati all’acqua e di cui ancora ti vergogni.
Ti nasce un sorriso spontaneo, imbarazzato, e ti sembri quasi un ragazzino in quel momento, di quelli spensierati, senza dolori né morte intorno a sé.
Alla fine ti sei addormentato sulla spiaggia e hai sentito un calore che non c’era, un corpo accanto al tuo, fresco da farti tremare, un profumo da squassarti la testa e un respiro a squarciarti in due l’anima come nessuno è stato in grado di fare, neppure lei.
E hai chiuso gli occhi a nient’altro che al sogno di labbra sulle tue e alle mani tra i vestiti, e quando li hai riaperti hai preteso l’abbraccio del mare, un tocco freddo a riparare ciò che non c’era e poi il tocco è diventato il tuo, scivoloso, freddo. Inconcepibile.
Il mare ora è lontano, quasi dimenticato, e l’autunno ha iniziato ad innalzare scheletri.
Fai un respiro profondo mentre sfiori appena il vetro con la punta delle dita, delicato, quasi inesistente. Un gesto che sa soltanto di calma e tenerezza.
«Ciao.»
Ruoti il corpo quel poco che basta per vedere la bocca che ha pronunciato quell'unica parola, anche se sai già chi è, la riconosceresti tra mille, così come il profumo che si porta dietro.
Eppure, nonostante la rabbia che ti porti dentro, quelle labbra le vorresti. Vorresti togliere quel sorriso di scuse a cui non credi più. Togliergli l’anima per stringerla a te.
Ma la rabbia, ormai, è tutto quello che hai, tutto ciò che ti tiene lontano da quella voce. Nient’altro che la rabbia ad allontanarti dal peccato.
«Che vuoi?»
L’autunno ha innalzato di nuovo scheletri.
Una schiera di anime morte in processione che aspetta soltanto il baratro della fine, quell’ultimo balzo nella speranza di trovare finalmente pace.
E anche tu attendi l’ultimo balzo, ma un abbraccio diverso, che non sa di fine, un abbraccio di stoffa e carne per ogni notte che ti attende.
Le foglie sono ormai un tappeto ai bordi delle strade, il gelo comincia a crescere verso un cielo sempre più scuro, sempre più minaccioso, mentre il vento continua a ridere sguaiato e pensi che rida persino di te, e rideresti anche tu, riderebbe chiunque a vederti lì, una mano sul vetro e il corpo voltato verso un altro.
A vederti così perduto.
«E tu?»
«Voglio che tu vada via.» Non ci pensi neppure a quelle parole, le dici e basta. Le butti fuori come fumo velenoso mentre il cuore riprende a sanguinare, ad aprirsi in due e a colorarti le mani e i vestiti di un vino che sa di ferro e dolore e lacrime. Di un amore che è null’altro che tossina e danno e odio.
«Non è vero» e muove un passo verso di te che rimani immobile, uno scheletro inerme dove non arriva nemmeno il vento.
«Vattene e basta, e porta via con te le tue menzogne.»
Torni a guardare fuori, stavolta poggi entrambe le mani al vetro della finestra che si vela del tuo respiro e per un attimo gli alberi si fanno grigi per poi scurirsi di nuovo.
Ascolti il silenzio, poi rimbomba un tuono e un tocco sulla schiena.

Non c’è la luna.
Nessuna strada.
E l'autunno ha innalzato scheletri.
 
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