Anima strappata
II° atto – Ricordi spezzati
Ho corso a lungo nella brughiera incolta e deserta, ho corso fino a quando non ho più avuto fiato, ho corso fino a quando le lacrime si sono asciugate sulle mie gote pallide.
Poi ho camminato, ho camminato, ho camminato fino a non sentire più i piedi e le gambe.
Dove volevo andare, dove cercavo di fuggire?
Oltre i confini del mondo, oltre la realtà e il presente.
Infine sono giunto alla nostra foresta, tra antiche rovine scolpite dal vento e corrose dall’acqua, nascoste agli occhi del mondo dalla folta e intricata vegetazione.
Accogliente reggia, illuminata dal sole, del nostro amore felice e appassionato.
In quella protetta e soffice nicchia abbiamo fatto dolcemente l’amore per la prima volta, e poi l’abbiamo fatto e rifatto mille volte ancora, con sempre maggiore passione, sempre più consci della forza del nostro sentimento.
Tu, la più bella e desiderata ragazza della scuola; tu, piena di luce, negli occhi, nel viso e nell’anima!
Io, sempre taciturno e imbronciato; io, orgoglioso e solitario, che volevo l'impossibile; ti osservavo da lontano e ti volevo solo per me.
Il sole giocava con l’oro dei tuoi lunghi capelli e tu li intrecciavi con i miei, così intensamente neri.
Le catene indissolubili del nostro eterno amore.
Tu luce ed io oscurità.Mi guardo intorno: da troppo tempo nessuno viene in questo luogo e la vegetazione è tornata regina incontrastata al posto tuo, mio dolce e perduto amore.
M’infilo sotto il decrepito arco, instabilmente appoggiato alla colonna, segreto ingresso del nostro paradiso incantato. Qualcosa si muove veloce dietro di me, e, spaventato dal rumore dei passi, un grosso ramarro fugge via.
Lascio che i rampicanti tornino a nascondere l’ingresso del nostro castello fatato e mi avvicino adagio alla nostra alcova.
Quanti ricordi vivono tra queste colonne consumate dal tempo, intimamente avvinte alla vegetazione!
Il fantasma del nostro amore aleggia ancora nell’aria: il sapore delle tue labbra, più fresche della rugiada che brilla sull’edera dagli iridescenti riflessi blu, accarezzata dalle prime luci dell’alba; l’intensa dolcezza dei tuoi baci, che si tramutava in ardente passione; le mie labbra a cercare il tuo seno; le mie mani a sfiorare la tua pelle morbida e bianca.
Il tuo profumo, mi sembra ancora di sentirlo: avvolge i miei sensi, m’inebria la mente, s’insinua nei miei pensieri sconvolgendomi in profondità.
Ti amo, Sharyll, non ho mai smesso di amarti, neppure dopo aver ucciso il nostro amore.
Le mie mani frugano tra le foglie, s’insinuano tra i rampicanti che ostinati proteggono il loro segreto, scavano nel terriccio morbido e bagnato, finché lo trovo: il mio anello, il tuo anello, indissolubilmente intrecciati e protetti dentro il piccolo scrigno.
Non posso aprirlo, la magia che lo protegge me lo impedisce: si aprirà solo quando ci guarderemo negli occhi e pronunceremo il nostro giuramento d’amore eterno.
Lo stringo delicatamente tra le mani: non si aprirà mai perché il tuo amore per me non esiste più.
L’ho ucciso io, tanto tempo fa, quando scelsi il Maestro del Sangue.
Lascio scivolare il mio piccolo tesoro in una tasca del lungo mantello nero.
Antiche rovine, sopravvissute al tempo, mute testimoni della mia orrenda follia, perpetrata in quel sanguigno crepuscolo.
La tua luce non era riuscita a sconfiggere la mia oscurità ed io avevo ormai irrimediabilmente scelto il Male.
Tu sapevi cosa sarebbe avvenuto quella notte, mille tragici indizi te l’avevano svelato. Ma non volervi crederlo, non volevi rassegnarti a perdermi.
Avevi preparato la torta con le tue mani, seguendo orgogliosa la ricetta di tua madre, solo per me, così goloso di cioccolato. Non c’era nulla da festeggiare, ma tu lo facevi spesso, per stupirmi, per strapparmi un sorriso, perché sapevi che mi piaceva.
E’ caduta a terra con un tonfo sordo, proprio lì, nell’angolo, quanto ti ho detto che mai un Figlio del Sangue avrebbe mangiato ignobile cibo preparato da una misera mortale priva di poteri magici.
Mi hai guardato senza parlare ed io avrei solo voluto gettarmi ai tuoi piedi e chiederti perdono.
Mi hai fissato a lungo, mentre i tuoi occhi si riempivano di lacrime, e i miei restavano impassibili. Le tue labbra tremavano appena mentre sussurravi:
- Addio, Andres, per sempre. Mi spiace, ma non posso mantenere la promessa: non sono capace di amare un vampiro.
Hai ricacciato indietro le lacrime abbassando lo sguardo. Poi hai girato le spalle e sei arrivata fino all'arco.
Hai esitato un attimo: ho sperato che ti girassi, forse hai sperato che io ti chiamassi.
Non ti sei girata.
Non ti ho chiamato.
Te ne sei andata.
Avevo ucciso il tuo amore per me.
Credevo di avere ucciso anche il mio amore per te.
Ma non era così: ho continuato ad amarti, anche da abietto Figlio del Sangue.
Ti avevo abbandonato per andare alla ricerca di una inesistente immortalità, di un potere che il Maestro non aveva alcuna intenzione di condividere. Solo in rari casi un eletto era scelto per divenire un Immortale; un vampiro vero, non una squallida imitazione come eravamo noi tutti, miseri schiavi drogati dalla sua macabra pozione, condannati a procurargli ogni giorno sangue fresco e vitale.
Mi sono lasciato ingannare, abbagliato da sogni di potenza e immortalità che mi hanno tolto ogni umana dignità.
Così il sole è tramontato, la mia luce se n'è andata e sono rimasto solo con le tenebre della mia notte.
Una notte durata due anni, sempre più nera e profonda, più atroce e crudele.
Due anni tra le braccia del male, senza riuscire a dimenticare i tuoi baci.
Due anni disumani e senza pietà, in cui ho ucciso anche la speranza, ma non riuscivo a cancellare la tua luce.
Due anni di follia insensata, due anni di colpe che in tutto il resto della mia vita non potrò mai espiare.
Due anni senza di te, ma ogni giorno il mio amore diventava sempre più forte, più forte, più forte… fino a quando è riuscito a rompere le catene che mi avvincevano all’odiato Maestro.
Così mi sono lentamente e dolorosamente arrampicato fuori dal baratro orrendo in cui ero precipitato; tra mille strazianti dolori sono riuscito a disintossicarmi, pensando a te, aggrappato al tuo ricordo, anelando al tuo amore.
Sono tornato da te, illuso di poter rivedere la luce, pretendendo ancora di vivere e amare.
Ma era troppo tardi, troppo gravi erano le mie colpe ed io non avevo alcun diritto al perdono dopo i bestiali crimini commessi.
Ancora una volta queste rovine sono state teatro silenzioso di un nuovo, tragico atto della mia vita.
L’alba di una fredda mattina brumosa, prima che il sole sorgesse, tu mi negasti il perdono, rammentandomi una a una tutte le atrocità perpetrate, rinfacciandomi ogni singola colpa.
Quella mattina ti persi per sempre. Ero riuscito a sfuggire all’oscurità dell'Immortale, ma il sole non sarebbe mai più sorto per me.
La luce non è mai più tornata nella mia vita e nel mio cuore è rimasto solo il gelido buio della solitudine.
Io ti amavo… e tu mi odiavi.Poi sei scomparsa: ti ho inutilmente e disperatamente cercato, senza alcun risultato.
Il tempo è passato, lento e doloroso, mese dopo mese. Il Maestro di sangue impera e ancora mi crede suo schiavo, anche se non lo sono più e sto solo cercando di trovare il modo per distruggerlo.
E oggi ti ritrovo qui, crudele demonio tra i demoni, il tuo dolce viso celato dalla fredda maschera di mercurio e il tuo bel corpo fasciato da nere vesti, impregnate di sangue innocente.
Non può essere, non è possibile.
Sharyll, dolce amore mio, cosa ti è successo?*
Ogni volta che torno dal Maestro tremo al pensiero d’incontrarti, eppure non vivo altro che per quel momento.
Non ti ho mai permesso di riconoscermi e ho accuratamente evitato ogni occasione per incontrarti di persona, eppure sono informato di tutto ciò che fai.
Ti amo, Sharyll, ti ho sempre amato e ti amerò per sempre: il mio giuramento d’eterno amore è invariato, ma non basta ad aprire il piccolo scrigno, così come non è stato sufficiente a far tornare l’amore dentro il tuo cuore.
A volte mi sembra d’impazzire, quando rivedo quei gesti, piccoli, banali, profondamente conosciuti e solo tuoi: la mano che tormenta in modo singolare il ricciolo ribelle, i denti che mordicchiano insistenti le unghie, la testa inclinata di lato mentre ascolti con attenzione.
Sei tu, indubitabilmente tu, così uguale eppure così diversa!
Come puoi stare tra i Figli del Sangue, ignobili schiavi dell'Immortale, tu, proprio tu? Come puoi compiere ora le azioni che un tempo aborrivi?
Sei sempre bellissima, lunghi e dorati sono i capelli imprigionati nella stretta treccia: come mi piaceva scioglierla quando eravamo soli nel nostro regno incantato! Poi tu sfioravi il mio petto, ricciolo dopo ricciolo, in un’erotica carezza che non finiva mai e incendiava il mio desiderio.
Ma non c’è più quella luce speciale nei tuoi occhi, al suo posto solo un’ombra profonda, testimone d’un dolore inconsolabile.
Ti ho sentito, l’altro giorno, vantarti con Gorko di quello che avevi fatto: parole terribili per gesti atroci.
Parole e azioni, che un tempo sono state mie, straziano ora il mio presente, mentre rivivo i miei crimini nelle crudeli parole dell’unica donna che io abbia mai amato.
La donna che continuo ad amare.Tu, la donna che desidero stringere fra le braccia e strappare via dal Maestro, per sottrarti a quest’atroce follia e portarti lontano dal sangue e dall’orrore.
Sfiorare le tue labbra, carezzare piano la tua pelle, difenderti e proteggerti da tutto questo, che anch'io ho contribuito a creare.
Avevo creduto che la mia punizione fosse stata perderti e non poter più vedere i tuoi ridenti occhi blu.
No, non era quella, era troppo poco per punire le mie colpe.
Solo adesso, che sono arrivato all’inferno, so qual è il mio vero tormento: averti ritrovato e vedere sul tuo bel viso una crudele smorfia al posto del tuo dolce sorriso.
*
Devo parlare con il Comandante dell'Ordine per gli ultimi dettagli del piano: questa volta funzionerà e i Mantelli Bianchi distruggeranno il Maestro e i suoi schiavi.
- … Figlia del Sangue?
- Esatto! Del resto, con quello che è successo, non c’è nulla da stupirsi.
- Allora è proprio vero quel che si dice? – chiede ancora la voce femminile.
- Sì, Matillia, ma ora taci!
- Ma è terribile! Come si può fare una cosa del genere a…
Le voci giungono attutite dalla spessa porta di quercia che si apre docile davanti a me. Entro nella stanza dove piomba, immediato, il silenzio. Il lampo scaltro degli occhi viola di Alayn zittisce l'anziana Matillia: ha l’aria sconvolta e, interrotta a metà nel discorso, si copre la bocca con una lunga ciocca di capelli azzurri. Alayn improvvisa un’improbabile aria annoiata e accarezzandosi la barbetta nera accenna un saluto:
- …’sera Andres.
Lo squadro con fare indagatore, ma lui sfugge al mio sguardo mentre Matillia mi osserva con occhi colmi di lacrime e compassione.
Mi stringo nelle spalle e mi accomodo sulla poltrona: tanto per cambiare, Ormund è in ritardo anche oggi.