Il Calderone di Severus

1.5 - Tecnica, regole e strumenti, Lezione 1- Nozioni base, errori da evitare e consigli

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view post Posted on 3/1/2018, 18:42
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I ♥ Severus


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Lezione 1 - Nozioni base, errori da evitare e consigli


1.5. Tecnica, regole e strumenti

Premessa
Mito di riferimento: extratesto
Le 5W + le 2Q
Regole (1)
Regole (2)
Esercizi




Premessa



Oltre il talento, che non è solo una capacità innata, ma può anche essere appresa e migliorata (con queste esercitazioni), occorre acquisire la tecnica.
Se si possiede solo la tecnica, e si tralascia la passione, il lavoro sarà senz'anima; ma se ci si avvale solo dell'istinto e della passione, lo scritto potrà essere troppo sciatto o troppo intimo e personale.
Si possono imparare tecniche che risolvono i problemi di trama, aiutano a trasporre le proprie emozioni in scene drammatiche e rendono i personaggi più reali.
Le regole in realtà sono solo riflessioni su ciò che ha funzionato prima o con altri scrittori o romanzi. La vera magia inizia quando cerchiamo di applicare quelle regole alla nostra scrittura e creiamo nuove regole, su misura per noi, costruendo su ciò che altri hanno fatto in passato ma modellandolo sul nostro personale modo di sentire.
In effetti, le regole arrivano solo in un secondo momento: si scoprono solo dopo averle applicate e quando si è già beneficiato del loro utilizzo; quando si comprende, dopo tanti tentativi, che quella data tecnica/regola/strumento consente di raggiungere un certo obiettivo.
Questo significa che, di là da ogni manuale di scrittura, oltre la tecnica e le regole, ciò che davvero conta è soprattutto l'esperienza, quindi scrivere, scrivere e scrivere. E leggere, tanto e con attenzione, per scoprire i segreti della scrittura altrui, cercando di capire la struttura del romanzo e le tecniche usate dal suo autore.
Le tecniche illustrate in questi appunti sono solo "strumenti": ognuno deve saggiarle ai propri fini e decidere se e quali sono utili; magari si possono usare per un romanzo e non per il successivo; o usarle in modo diverso da una volta all'altra affinché siano più efficienti allo scopo.
Non si può insegnare a scrivere un romanzo perfetto: si può solo esaminare come tante persone hanno ragionato su ciò che funziona, su ciò che non funziona e sul perché.
Scrivere un romanzo implica tentativi ed errori, e anche un po' di fortuna; le regole forniscono solo un punto di partenza: il viaggio dovete intraprenderlo voi.[

Voi come la pensate? Solo tecnica o tutta passione? Quanto sono importanti, per voi, l’una e l’altra?
Inoltre, sono curiosa di sapere quali sono le tecniche che usate di più, una volta che le avete scoperte e fatte vostre.





Edited by Ida59 - 2/11/2018, 17:58
 
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view post Posted on 9/1/2018, 11:35
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Mito di riferimento: extratesto e contesto



Questo è un appunto molto tecnico, quindi ho pescato da fonti autorevoli.

Premetto alcune definizioni tecniche (Treccani, C.J. Fillmore e altri)
Extratestuale
= il diverso significato che una frase assume in base al luogo e al momento in cui viene pronunciata e agli interlocutori;
= il legame tra il testo e i suoi “mondi”, quello entro il quale il testo è prodotto, cioè il mondo esterno al testo, e il mondo le cui proprietà il testo rappresenta, cioè il mondo interno al testo;
= inteso come dimensione, cioè la realtà delle persone e dei luoghi che descrive;
= fatti biografici dell’autore e/o storici;
= individua le influenze che la situazione artistico-letteraria, socio-politica, filosofica hanno avuto sull’autore e contestualizza il testo nell’epoca in cui è stato composto.
Contesto
= si riferisce agli elementi extra-testuali, cioè non facenti parte del testo, ma che ne influenzano la produzione e la ricezione, come, per es., la situazione comunicativa.
= Il contesto d’uso linguistico comprende la situazione fisica spaziale e temporale in cui avviene l’atto comunicativo, il suo co-testo (il co-testo di una frase è costituito dall’insieme di frasi che la precedono o la seguono in uno stesso testo e nella stessa conversazione), la situazione socio-culturale entro la quale esso si definisce (status e ruolo degli interlocutori, formalità o informalità della comunicazione, ecc.), la situazione cognitiva degli interlocutori (le loro conoscenze circa l’argomento della comunicazione e altre situazioni comunicative pertinenti per quella in corso, l’immagine che ognuno ha dell’altro e delle sue conoscenze, ecc.), così come la loro situazione psico-affettiva.

Estratto da “Consigli a un giovane scrittore” di Vincenzo Cerami


Quando dobbiamo scrivere una storia che abbiamo in mente, riraccontarla nel linguaggio che abbiamo scelto, conviene costruire, pezzetto per pezzetto, su una invisibile lavagna, la realtà mitica che la ispira, che sta dietro, e che nella nostra fantasia è pluridimensionale.
Il referente mitico è ciò che mette in contatto lo scrittore con chi legge, lo sceneggiatore con il pubblico in sala; è l’elemento di comunicazione, fatto di ambienti e personaggi riconoscibili, di una lingua parlata da tutti: è materiale che appartiene alla cultura di un’epoca, alla contemporaneità, e ha già una sua costellazione di segni. Tutti questi dati impliciti (e necessari) formano l’extratesto, ciò che non c’è bisogno di spiegare o raccontare in quanto parte del sapere comune.
Faccio un esempio: un siciliano con la scoppola e la lupara - figura che tutti subito identifichiamo come caricatura del picciotto mafioso - è un segno che non ha bisogno d’artifici: esso è già ben radicato nella memoria dello spettatore. E quand’anche volessimo contraddire il segno raccontando che si tratta di un innocente cacciatore, saremmo comunque costretti a tener conto che di primo acchito quell’uomo è stato scambiato per un picciotto. E fintanto che gli elementi extratestuali rimangono vivi nel pubblico continuano a «raccontare»: quando scompaiono dalla realtà finiscono per diventare muti. […]
Uno dei problemi più delicati dello scrittore è proprio il lavoro sull’extratestualità, cioè sulla fragilità dei segni impliciti. […]
Una parte di extratestualità è sempre e comunque presente in ogni testo, perché insita nella comunicazione stessa: in certi atteggiamenti, nei modi di dire e di fare, sono impliciti alcuni dati della cultura da tutti conosciuti e condivisi. Il saluto con il pugno chiuso, ad esempio, non ha bisogno di spiegazioni. Ma un lettore che fra duecento anni incontrerà in un romanzo questo strano modo di salutarsi non potrà risalire immediatamente all’origine del gesto.
Avrà bisogno di una nota a piè di pagina che spieghi la radice culturale di quel saluto. […]
L’ideale per uno scrittore è riuscire a essere nello stesso tempo attuale e universale. E per far questo deve lavorare con segni il più possibile duraturi.



L'extratesto nelle fanfiction è davvero essenziale: si tratta infatti del canone, cioè del mondo e dei personaggi inventati dall'autore originario. Di qui l'importanza dello stretto rispetto del canone che è, infatti, il linguaggio comune tra autore e lettori.


Edited by Ida59 - 2/11/2018, 17:38
 
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Ero curiosa di capire cosa fosse l'extratesto.
Adesso è chiiarissimo. Molto interessante! :)
 
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view post Posted on 16/1/2018, 14:04
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Le 5W + le 2Q



Cominciamo da semplice regolette che gli anglosassoni spacciano per proprie ma che invece arrivano dai latini.
Una delle più note è quella delle 5 W, che scommetto che anche voi conoscete; in un'opera narrativa non possono mancare:
Chi (Who)
Cosa (What)
Dove (Where)
Quando (When)
Perchè (Why)

Una volta inserite le cinque W, non avete dimenticato nulla e il vostro racconto è completo.
In effetti, questa regola deriva dal De inventione di Cicerone (intorno all'85 a.C. ) e pare risalga addirittura al greco Ermagora di Temno (II secolo a.c.); è stata poi codificata dalla precettistica retorica medievale che non limitava a cinque gli ingredienti della narrazione, ma ne codificava sette:
persona (Quis?) = chi
factum (Quid?) = cosa
causa (Cur?) = perché
locus (Ubi?) = dove
tempus (Quod?) = quando
modus (Quemadmodum?) = in che modo?
facultas (Quibus adminiculis?) = con quali mezzi?

Il giudice Albertano da Brescia (prima metà del '200) aggiungeva anche il 'cui dicas' cioè il destinatario del discorso, che è un concetto modernissimo (le attuali dottrine della comunicazione).

Queste domande sono molto produttive: creano curiosità, facilitano l’esplorazione di un evento, arricchiscono l’approfondimento di un tema, suggeriscono dettagli sorprendenti e permettono di elaborare una scaletta graduale degli argomenti da narrare.

Chi: sono i personaggi. Reali o immaginari, mondani o ultramondani, elementi naturali personificati. Fanno andare avanti la storia mediante le loro azioni.

Cosa: sono gli avvenimenti o gli incidenti che costituiscono la vicenda. Possono essere:
- le azioni – ciò che i personaggi fanno o dicono;
- le epifanie – annunci, rivelazioni di fatti significativi, manifestazioni di pensieri, enunciazione di temi. Devono essere imprevedibili, ma logiche e naturali nel contesto della storia;
- gli eventi – indipendenti dalla volontà dei personaggi, come eventi naturali, soprannaturali o sociali;
- le crisi – le azioni e gli eventi che creano suspense o emozione e possono far cambiare improvvisamente direzione alla storia: dove i personaggi eseguono (o non eseguono) una determinata azione, dove decidono (o non decidono) qualcosa, dove raggiungono (o non raggiungono) un loro obiettivo, dove accadono (o non accadono) degli eventi.
In ogni scena della storia deve esserci una crisi, anche se piccola.
- il climax – è la crisi più importante della trama, il punto massimo di tensione della storia, dove il conflitto principale si risolve.

Il Cosa è completo solo se accompagnato dal Modo, cioè da come si svolgono le azioni e dal Con quali mezzi si svolgono.

Dove: i luoghi nei quali si svolgono le azioni. Possono essere geografici o personali, reali o immaginari, verosimili o fantastici. L'importante è che siano credibili e coerenti con i personaggi e le azioni. Possono costituire un semplice sfondo alle azioni oppure creare un'atmosfera (uso simbolico del luogo).
Molta importanza assumono le condizioni atmosferiche (la pioggia per simbolizzare la tristezza, il vento per i conflitti interiori) e le condizioni di illuminazione per gli interni (utilizzati soprattutto nelle narrazioni visive, cinema e teatro).

Quando: il tempo in cui si svolge la storia. Può essere storico o indeterminato. In caso di tempo storico può essere passato, presente, futuro.
Attenzione a non confondere il tempo in cui si svolge la storia da quello verbale con cui viene raccontata la storia: un racconto ambientato nel tempo presente può essere raccontato al passato, mentre un racconto ambientato in un passato storico può essere raccontato usando l'indicativo presente.

Perché: sono le motivazioni che muovono i personaggi alle azioni.

 
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view post Posted on 22/1/2018, 11:54
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Dovrei assegnarvi un compito per mettere alla prova la comprensione della lezione precedente, ma non posso farlo perchè nessuno ha ancora eseguito il compito assegnato nella lezione 1.4 (Mostrare, narrare ed evocare), quello che parlava del Dr. Verdi e del suo cappucccino...




Regole (1)



C'è chi parla di formula chimica della scrittura (G+S+C) e chi dice di aver trovato la prova del nove della formula della scrittura. Formula o meno, questi sono gli elementi essenziali.

G+S+C



Grammatica: la basi della scrittura. L'abbiamo appresa da bambini, alle elementari e medie, ma forse abbiamo dimenticato qualcosa. Esistono dizionari e grammatiche, anche online, utili a chiarire i dubbi.
Stile di scrittura: il modo di esprimersi, di mescolare parole e frasi, di creare sensazioni nel lettore, di generare empatia, di dare ritmo allo scritto. Si acquisisce con tanto esercizio e si continua ad acquisire per sempre, quindi significa che lo stile di un autore si può anche modificare con il tempo e le nuove conoscenze. Si conquista con tante e variegate letture: la mente ha bisogno di ascoltare e registrare misture di parole e linguaggi diversi per forgiarne di suoi.
Contenuto e trama: il motivo per cui si scrive. È ciò che giustifica ogni testo scritto, qualcosa che nasce dentro di noi e che difficile dire da cosa proviene, perché non esiste una sola sorgente di idee, ma tutto (carattere ed esperienze di vita) confluisce a creare la storia.


Prova del nove



La revisione del testo scritto è la prova del nove della formula della scrittura.
Un errore di battitura può capitare a chiunque, anche a chi rilegge cento volte. Ma non si può, e non si deve, giustificare scrittori - e editori – che pubblicano opere con errori ascrivibili sia alla disattenzione sia all’ignoranza.
Una bella storia, originale e avvincente, ma piena di errori grammaticali e refusi è difficile da leggere; io faccia davvero fatica a immedesimarmi nei personaggi e a entrare nel mondo immaginario perché ogni volta che noto un errore vengo sbalzata fuori dalla magia che la lettura crea.
Una brutta storia, scopiazzata ma scritta in modo impeccabile e senza errori, non lascia nulla al lettore, tranne un senso di già visto e la percezione di aver letto un’opera commerciale.

La revisione è davvero essenziale per migliorare la qualità della storia e me ne sono accorta proprio nel momento in cui ho dovuto revisionare il mio romanzo per spedirlo all’editore e, soprattutto, quando la storia è stata rivista da un professionista: il suo accurato lavoro mi ha fatto comprendere quanto la storia poteva essere migliorata!


[Continua]


Ho accorciato la lezione perchè non ho riscontri da voi e non so se c'è qualcuno che segue, se vado troppo in fretta o troppo lenta.

Edited by Ida59 - 10/11/2018, 14:43
 
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Sto seguendo, in modo silenzioso finora, le tue lezioni. :)
Trovo che sia un'iniziativa interessante e, per un forum dove si pubblicano anche fanfiction, utile.
La regola delle 5 W la conoscevo ma, come dicevano i Latini, repetita iuvant. ;)
 
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view post Posted on 29/1/2018, 14:57
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CITAZIONE (Ida59 @ 22/1/2018, 11:54) 
Dovrei assegnarvi un compito per mettere alla prova la comprensione della lezione sulle 5W+2Q che precede, ma non posso farlo perchè nessuno ha ancora eseguito il compito assegnato nella lezione 1.4 (Mostrare, narrare ed evocare), quello che parlava del Dr. Verdi e del suo cappucccino...

Prima di assegnare il nuovo compito sopra indicato attendo che qualcun altro (oltre a Leonora) svolga il compito in precedenza assegnato, di cui trovate il link nella citazione qui sopra.


Completo, invece, la lezione delle regole.



Regole (2)

10 regole di scrittura creativa



Rendono leggibile e comprensibile una storia.
1. Grammatica: la prima per eccellenza e probabilmente la più infranta. Le regole grammaticali vanno conosciute per infrangerle e piegarle al proprio volere quando la storia lo richiede. Altrimenti vanno rispettate come leggi indiscutibili.
2. Stile: creare un proprio stile di scrittura per differenziarsi dagli altri, per essere riconoscibili. Lo stile è sempre in mutamento.
3. Linguaggio: possiamo scegliere di usare un linguaggio crudo e diretto oppure ricercato, lirico, zeppo di metafore e metonimie. O un linguaggio semplice perché scriviamo per bambini e ragazzi. Il linguaggio fa parte di noi, della nostra personalità, della nostra cultura, dei nostri valori, anche.
4. Ambientazione: una storia va ambientata: è composta da una successione di eventi che avvengono allʼinterno di scene, che devono essere mostrate o descritte al lettore.
5. Personaggi: uno degli elementi portanti della storia, che è animata dai personaggi e da ciò che accade loro. Un importante compito dello scrittore è costruire personaggi tridimensionali.
6. Premessa: è l'idea forte, quella che funziona e si trasforma in storia. Ė il messaggio, ciò che l'autore vuole dimostrare, il motivo per cui scrive la storia.
7. Originalità: parola abusata, ma essenziale per evitare di sfornare storie tutte uguali, o molto simili, una all'altra. Evitare quindi i cliché e il trito e ritrito.
8. Personalità: dalle storie deve trasparire l'autore e la sua personalità. I nostri sentimenti, valori, paure, tabù, amori e odi influenzano la nostra scrittura.
9. Coerenza: non deve mai mancare in una storia. Ogni elemento deve rispettare la logica globale della storia e avere rapporti precisi col resto. Alla fine della storia tutto deve tornare, non possono esserci lacune, incomprensioni, conti che non tornano.
10. Tecnica: scegliere da quale punto di vista raccontare una storia, quale struttura narrativa assegnare al romanzo, come impostare i dialoghi, ecc., sono tecniche che si imparano col tempo e lʼesercizio.
 
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Ho finalmente un attimo di tempo per mettermi in pari con le lezioni.

CITAZIONE (Ida59 @ 3/1/2018, 18:42)
Se si possiede solo la tecnica, e si tralascia la passione, il lavoro sarà senz'anima; ma se ci si avvale solo dell'istinto e della passione, lo scritto potrà essere troppo sciatto o troppo intimo e personale.

Trovo che questo sia un discorso che vale per tutte le forme d'arte: ognuna ha una sua tecnica e forse è preferibile un lavoro - o un'interpretazione, se parliamo di teatro, musica o cinema - non perfetta tecnicamente (e per non perfetto non implico di certo priva di tecnica), ma che trasmette qualcosa al fruitore, piuttosto che un lavoro perfetto tecnicamente, ma sterile.

CITAZIONE
Le tecniche illustrate nel corso sono solo "strumenti": dovete saggiarle ai vostri fini e decidere quali fanno al caso vostro; magari potete usarle per un romanzo e non per il successivo; o usarle in modo diverso da una volta all'altra affinché siano più efficienti per il vostro scopo.

D'accordissimo! Si potrebbe quasi dire che le tecniche, nelle arti, esistono per essere manipolate e cambiate. Ricordo ancora le lezioni universitarie sulla forma-sonata (il modo in cui è strutturato il primo movimento di una sinfonia) e la regola dei temi composti da 8 battute o da un multiplo di 8... nessun compositore - o quasi - l'ha mai rispettata ;)

Ho trovato molto interessante la parte sull'extratesto, una parte che alle volte dà non pochi grattacapi nell'interpretazione di testi molto distanti da noi nel tempo (penso a certe commedie di Aristofane che facevano riferimenti precisi a uomini pubblici della sua epoca, riferimenti che, a parte il caso di Socrate - anche perché citato espressamente - si sono inevitabilmente persi) o in altri campi dell'arte, come ad esempio la pittura, dove certi simboli sono diventati ormai illeggibili (penso a certi quadri del Giorgione che hanno dato adito alle ipotesi più fantasiose). In questo, direi che gli autori del medioevo ci hanno fatto un grande regalo per la comprensione dell'extratesto compilando per esempio i bestiari che ci permettono di comprendere anche oggi il valoro simbolico di un determinato animale, che per loro era naturalmente chiarissimo, ma per noi diventa inevitabilmente oscuro.

CITAZIONE (Ida59 @ 16/1/2018, 14:04)
Cominciamo da semplice regolette che gli anglosassoni spacciano per proprie ma che invece arrivano dai latini.
Una delle più note è quella delle 5 W, che scommetto che anche voi conoscete; in un'opera narrativa non possono mancare:
Chi (Who)
Cosa (What)
Dove (Where)
Quando (When)
Perchè (Why)
Una volta inserite le cinque W, non avete dimenticato nulla e il vostro racconto è completo.
In effetti, questa regola deriva dal De inventione di Cicerone (intorno all'85 a.C. ) e pare risalga addirittura al greco Ermagora di Temno (II secolo a.c.); è stata poi codificata dalla precettistica retorica medievale che non limitava a cinque gli ingredienti della narrazione, ma ne codificava sette:
persona (Quis?) = chi
factum (Quid?) = cosa
causa (Cur?) = perché
locus (Ubi?) = dove
tempus (Quod?) = quando
modus (Quemadmodum?) = in che modo?
facultas (Quibus adminiculis?) = con quali mezzi?
Il giudice Albertano da Brescia (prima metà del '200) aggiungeva anche il 'cui dicas' cioè il destinatario del discorso, che è un concetto modernissimo (le attuali dottrine della comunicazione).

Credo che le aggiunte medievali (tra l'altro molto interessanti se si vuole scrivere un giallo... in che modo e con quali mezzi sono due domande che un giallista non può evitare di porsi) siano strettamente legate alla nascita dell'università e quindi alla struttura dei dibattiti universitari che dovevano reggersi su solide basi.
Non mi sorprende nemmeno che Albertano da Brescia abbia pensato di aggiungere il cui dicas: dalle fonti che ci sono pervenute molti discorsi - per esempio le predicazioni - durante il medioevo erano scritte e pensate per un uditorio ben preciso (per esempio prediche rivolte ai bambini, alle donne o agli anziani, a persone colte o illetterate).
Sta parlando ovviamente la Corvonero medievista che è in me ;)

CITAZIONE
- le epifanie – annunci, rivelazioni di fatti significativi, manifestazioni di pensieri, enunciazione di temi. Devono essere imprevedibili, ma logiche e naturali nel contesto della storia;

Come lettrice vorrei sottolineare le parole "logiche" e "naturali". Detesto quei racconti in cui si produce una rivelazione inattesa soltanto per il gusto di stupire il lettore.

CITAZIONE
La revisione del testo scritto è la prova del nove della formula della scrittura.
Un errore di battitura può capitare a chiunque, anche a chi rilegge cento volte. Ma non si può, e non si deve, giustificare scrittori - ed editori – che pubblicano opere piene di errori, ascrivibili sia alla disattenzione sia all’ignoranza.
Una bella storia, originale e avvincente, ma piena di errori grammaticali e refusi è difficile da leggere; fatico a immedesimarmi nei personaggi e a entrare nel mondo immaginario perché ogni volta che noto un errore vengo sbalzata fuori dalla magia che la lettura crea.
Una brutta storia, scopiazzata ma scritta in modo impeccabile e senza errori, non lascia nulla al lettore, tranne un senso di già visto e la percezione di aver letto un’opera commerciale.

Se ti interessa potrei ricercare i miei appunti di filologia italiana dove erano elencati gli errori tipici commessi dagli autori, che questi faticano a reperire al momento della rilettura, perché si legge la parola incriminata in maniera automaticamente corretta. Per questo credo sia sempre utile far leggere il proprio lavoro da un'altra persona, che può trovare ciò che è sfuggito a prima vista.
Certo, poi, si trovano pubblicati testi zeppi di refusi... ma questo è il segno dello stato in cui versa la nostra editoria. :(
 
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view post Posted on 31/1/2018, 18:13
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CITAZIONE (Alaide @ 31/1/2018, 09:12) 
Trovo che questo sia un discorso che vale per tutte le forme d'arte: ognuna ha una sua tecnica e forse è preferibile un lavoro - o un'interpretazione, se parliamo di teatro, musica o cinema - non perfetta tecnicamente (e per non perfetto non implico di certo priva di tecnica), ma che trasmette qualcosa al fruitore, piuttosto che un lavoro perfetto tecnicamente, ma sterile.

Concordo del tutto. Se non trasmette emozioni, la tecnica è inutile. Peccato, però, legggere a volte testi pieni di passione che, causa la totale mancanza di tecnica, riescono a trasmettere solo una piccolisssima parte delle emozioni che potrebbero invece scaturire dall'idea, buona, che c'è alla base.
Sai, è come quando leggi una storia scritta da schifo, ma con un'idea stratosferica sotto... e ti viene da piangere per come è stata sciupata la sua potenzialità.

CITAZIONE
Credo che le aggiunte medievali (tra l'altro molto interessanti se si vuole scrivere un giallo... in che modo e con quali mezzi sono due domande che un giallista non può evitare di porsi) siano strettamente legate alla nascita dell'università e quindi alla struttura dei dibattiti universitari che dovevano reggersi su solide basi.
Non mi sorprende nemmeno che Albertano da Brescia abbia pensato di aggiungere il cui dicas: dalle fonti che ci sono pervenute molti discorsi - per esempio le predicazioni - durante il medioevo erano scritte e pensate per un uditorio ben preciso (per esempio prediche rivolte ai bambini, alle donne o agli anziani, a persone colte o illetterate).
Sta parlando ovviamente la Corvonero medievista che è in me ;)

Brava Corvonero medievista per l'interessante integrazione! ;)

CITAZIONE
Come lettrice vorrei sottolineare le parole "logiche" e "naturali". Detesto quei racconti in cui si produce una rivelazione inattesa soltanto per il gusto di stupire il lettore.

Già, mi viene una gran voglia di pigliare a calci l'autore perchè mi sento molto presa in giro.

CITAZIONE
Se ti interessa potrei ricercare i miei appunti di filologia italiana dove erano elencati gli errori tipici commessi dagli autori, che questi faticano a reperire al momento della rilettura, perché si legge la parola incriminata in maniera automaticamente corretta.

Comincia a cercare gli appunti: ci sarà una lezione sugli errori più comuni commessi dagli scrittori del web (ma anche dei libri stampati dagli editori) in cui farò un lungo elenco che tu potrai tranquillamente integrare.
 
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view post Posted on 3/2/2018, 15:20
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Esercizio



Riesaminate il racconto scritto sul cappuccino del Dr. Verdi: identificate le cinque W e le due Q e sintetizzare l'analisi come segue:
Chi – elenco dei personaggi significativi (quelli che fanno qualcosa di inerente alla storia) escludendo i personaggi di mero contorno;
Cosa – elenco delle azioni compiute;
Climax – qual è la crisi più importante della trama e a discendere;
Concludere con un giudizio sintetico: dopo il riesame c'è qualcosa da rivedere nel racconto scritto?


Gli esercizi fatti e sui quali tutti possono lavorare sono solo due, purtroppo, quelli di:
Leonora
Chiara
 
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Vorrei aspettare che altri lavorino sul mio brano. Mi serve per capire e per imparare.
 
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CITAZIONE (Ida59 @ 3/1/2018, 18:42) 
1.5. Tecnica, regole e strumenti

Premessa


Oltre il talento, che non è solo una capacità innata, ma può anche essere appresa e migliorata (con queste esercitazioni), occorre acquisire la tecnica.
Se si possiede solo la tecnica, e si tralascia la passione, il lavoro sarà senz'anima; ma se ci si avvale solo dell'istinto e della passione, lo scritto potrà essere troppo sciatto o troppo intimo e personale.
Si possono imparare tecniche che risolvono i problemi di trama, aiutano a trasporre le proprie emozioni in scene drammatiche e rendono i personaggi più reali.
Le regole in realtà sono solo riflessioni su ciò che ha funzionato prima o con altri scrittori o romanzi. La vera magia inizia quando cerchiamo di applicare quelle regole alla nostra scrittura e creiamo nuove regole, su misura per noi, costruendo su ciò che altri hanno fatto in passato ma modellandolo sul nostro personale modo di sentire.
In effetti, le regole arrivano solo in un secondo momento: si scoprono solo dopo averle applicate e quando si è già beneficiato del loro utilizzo; quando si comprende, dopo tanti tentativi, che quella data tecnica/regola/strumento consente di raggiungere un certo obiettivo.
Questo significa che, di là da ogni manuale di scrittura, oltre la tecnica e le regole, ciò che davvero conta è soprattutto l'esperienza, quindi scrivere, scrivere e scrivere. E leggere, tanto e con attenzione, per scoprire i segreti della scrittura altrui, cercando di capire la struttura del romanzo e le tecniche usate dal suo autore.
Le tecniche illustrate in questi appunti sono solo "strumenti": ognuno deve saggiarle ai propri fini e decidere se e quali sono utili; magari si possono usare per un romanzo e non per il successivo; o usarle in modo diverso da una volta all'altra affinché siano più efficienti allo scopo.
Non si può insegnare a scrivere un romanzo perfetto: si può solo esaminare come tante persone hanno ragionato su ciò che funziona, su ciò che non funziona e sul perché.
Scrivere un romanzo implica tentativi ed errori, e anche un po' di fortuna; le regole forniscono solo un punto di partenza: il viaggio dovete intraprenderlo voi.

Torno sull'argomento per porvi qualche domanda sul tema delle tecniche di scrittura.
Voi come la pensate? Solo tecnica o tutta passione? Quanto sono importanti, per voi, l’una e l’altra?
Inoltre, sono curiosa di sapere quali sono le tecniche che usate di più, una volta che le avete scoperte e fatte vostre.



Colgo inoltre l'occasione per segnalare che ho completamente riscritto il messaggio, dal contenuto piuttosto tecnico, Mito di riferimento: extratesto e contesto.
 
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Uhm... qui nessuno si sbottona e scopre le sue tecniche.
Ok, comincerò a rivelarvi alcune delle mie.


Le mie tecnice preferite sono quelle che riducono la lunghezza delle frasi e, soprattutto, ne aumentano la scorrevolezza.
Il duepunti è sicuramente sul podio: accorcia le frasi evitando congiunzioni e, spesso, elimina anche il che dei congiuntivi.
Altro stumento è l'infinito dei verbi utile a ridurre i che e costruire frasi più scorrevoli; elimina anche i gerundi la cui sovrabbondanza stanca il lettore.
Le descrizioni possono servire a far aumentare la tensione: il lettore sa che qualcosa di importante sta per accadere, ma invece di raccontarglielo mi dilungo in una bella descrizione (esterni o interni per me pari sono) così la curiosità aumenta.
Amo anche utilizzare il tempo atmosferico per sottolineare le emozioni dei personaggi. Ho scritto una storia in sei brevi capitoli che si basa proprio su questo collegamento (Specchio dell'anima). Andando per ordine con i capitoli abbiamo:
- la nebbia, che impedisce di vedere la verità, cosicchè avviene l'errore, la scelta sbagliata. Dalla parole della storia: "La nebbia scura che mi aleggiava intorno era l’odio di cui mi nutrivo, era il desiderio di vendetta che mi accecava e mi impediva di capire.";
- il vento, che pulisce l'aria dalla nebbia e permette di vedere la realtà. In questo caso una relatà carica di terrore. Sempre dalla storia: "Ora, il gelido vento del terrore ha reso tutto fin troppo nitido.";
- dal vento all'afa stagnante che richiama l'oppressione del rimorso: "ora vi è la soffocante e opprimente afa del rimorso che mi schiaccia a terra e imperla di sudore la mia fronte.";
- tuoni e fulmini portano in scena l'ira: "accecanti fulmini saettano nell’aria temporalesca, luce cruda che esplode nell’oscurità, e assordanti tuoni rompono il silenzio, ira e vendetta che erompono dal mio essere."
- immobilità dell'aria e luce diffusa, senza fonte diretta, simboleggiano il controllo delle emozioni, il loro rifiuto, addirittura: "E’ come se fossi morto, dopo aver ucciso tutte le mie emozioni per riuscire a compiere quell’orribile gesto, dopo aver squarciato definitivamente la mia povera anima. "
- luce e sole caldo a indicare la felicità, inattesa in questo caso, quasi considerata immeritata: "C’è troppa luce, troppa felicità, intorno a me: non sono abituato, non io che ho trascorso tutta la vita nella gelida, silenziosa e solitaria oscurità del mio sotterraneo."
Nella storia ci sono in tutto nove elementi che si ripetono in ognuno dei sei capitoli: quello "atmosferico", in particolare, serve da introduzione.

Allora, ora che conoscete le mie tecniche preferite, mi raccontate le vostre?
 
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view post Posted on 6/11/2018, 18:40
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CITAZIONE (Ida59 @ 2/11/2018, 17:52) 
Voi come la pensate? Solo tecnica o tutta passione? Quanto sono importanti, per voi, l’una e l’altra?
Inoltre, sono curiosa di sapere quali sono le tecniche che usate di più, una volta che le avete scoperte e fatte vostre.

Nel mio ideale tecnica e passione dovrebbero stare in un perfetto equilibrio. Troppa tecnica riduce l'impatto emotivo, troppa passione può generare scritti privi di logica. Credo che l'equilibrio tra tecnica e passione sia alla base di tutta la buona/ottima letteratura... e dato che io non credo mai a quello che raccontano di sé gli autori (in fondo il marketing è sempre esistino e se io vendo l'immagine dello scrittore romantico dovrò ovviamente parlare di ispirazione fulminea, passione e quant'altro), diffido sempre dei resoconti - magari fatti ad anni di distanza - in cui l'autore millanta una qualche ispirazione improvvisa e irrefrenabile.

Vediamo un po', circa le mie tecniche:

Amo usare frasi formate da una sola parola per sottolineare un sentimento. Cerco di non abusarne, perché il rischio è diventare ridondanti.

Come Ida, mi piace utilizzare gli eventi atmosferici come specchio dei sentimenti dei personaggi (anche in maniera contrastiva... quindi meteo positivo in opposizione a sentimento negativo/luttuoso) o degli eventi. In Winterreise è un espediente piuttosto ricorrente.

Altra tecnica che uso ormai abitualmente è la descrizione "soggettiva", quindi dal punto di vista di un personaggio. Quindi non descriverò mai qualcosa di noto al personaggio se è questi che fa da filtro con il lettore. Se il personaggio A ha sempre abitato in un determinato luogo, non descriverò mai attraverso i suoi pensieri quel luogo, a meno che non vi siano cambiamenti sostanziali. Se invece il personaggio va in un luogo nuovo, gli farò notare anche mille particolari. Tecnica che trovo molto utile, soprattutto per celare/svelare qualcosa al lettore.

Non ho invece una tecnica precisa per quel che riguarda la costruzione delle frasi: a seconda delle situazioni uso frasi lunghe e complesse o frasi corte oppure farò emergere più congiutivi o viceversa. Molto dipende dalla rilettura ad alta voce che mi dice moltissimo della ritmica del brano.
 
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view post Posted on 6/11/2018, 20:39
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CITAZIONE (Alaide @ 6/11/2018, 18:40) 
Nel mio ideale tecnica e passione dovrebbero stare in un perfetto equilibrio. Troppa tecnica riduce l'impatto emotivo, troppa passione può generare scritti privi di logica. Credo che l'equilibrio tra tecnica e passione sia alla base di tutta la buona/ottima letteratura... e dato che io non credo mai a quello che raccontano di sé gli autori (in fondo il marketing è sempre esistino e se io vendo l'immagine dello scrittore romantico dovrò ovviamente parlare di ispirazione fulminea, passione e quant'altro), diffido sempre dei resoconti - magari fatti ad anni di distanza - in cui l'autore millanta una qualche ispirazione improvvisa e irrefrenabile.

:applauso:

CITAZIONE (Alaide @ 6/11/2018, 18:40) 
Come Ida, mi piace utilizzare gli eventi atmosferici come specchio dei sentimenti dei personaggi (anche in maniera contrastiva... quindi meteo positivo in opposizione a sentimento negativo/luttuoso) o degli eventi. In Winterreise è un espediente piuttosto ricorrente.

Verissimo. Tra l'altro, l'ho apprezzato moltissimo, anche perchè tu ne hai fatto un uso aggiuntivo e molto intelligente: una specie di "fil rouge" che univa i pezzi di trama.

CITAZIONE (Alaide @ 6/11/2018, 18:40) 
Altra tecnica che uso ormai abitualmente è la descrizione "soggettiva", quindi dal punto di vista di un personaggio. Quindi non descriverò mai qualcosa di noto al personaggio se è questi che fa da filtro con il lettore. Se il personaggio A ha sempre abitato in un determinato luogo, non descriverò mai attraverso i suoi pensieri quel luogo, a meno che non vi siano cambiamenti sostanziali. Se invece il personaggio va in un luogo nuovo, gli farò notare anche mille particolari. Tecnica che trovo molto utile, soprattutto per celare/svelare qualcosa al lettore.

Uhm... questa potrebbe essere una tenica interessante e utile quando vuoi che il lettore noti qualche cosa di particolare: me la devo appuntare... e ricordare, considerato che io, invece, per le descrizioni uso quasi sempre il narratore esterno, onniscente. Invece, la narrazione/visione descrittiva del personaggio potrebbe essere molto più potente ai miei scopi. Ma in effetti la uso/sfrutto poco.
 
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17 replies since 3/1/2018, 18:42   294 views
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