Il Calderone di Severus

Rileggiamo e commentiamo insieme HP 5, I brani relativi a Piton in italiano e inglese

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view post Posted on 18/7/2015, 20:43
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I ♥ Severus


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CITAZIONE (chiara53 @ 3/3/2015, 16:07) 
Poi mi sono anche chiesta per quale ragione Piton si interessa tanto - Harry direbbe si accanisce - proprio al lavoro di Harry. In fondo anche gli altri sbagliano, anche le altre pozioni fanno abbastanza schifo, ma Severus ancora una volta appunta il suo interesse su Potter. Io sono fermamente convinta che lo faccia per il suo bene, per proteggerlo anche da se stesso. Lui è il prescelto, Lui non può distrarsi, Lui deve imparare a non sottovalutare i dettagli: questo è l’insegnamento importante che Severus vuole impartire.
Ogni dettaglio può salvarti e salvare, una distrazione e siamo tutti perduti, questa è la morale sottesa. Un grande insegnante Piton ( duro e bastardo se volete), ma un vero educatore alle difficoltà che la vita porrà davanti ad Harry, e nulla va sottovalutato.
Questa è la mia chiave di lettura di un brano che, guardato con superficiale visione, potrebbe sembrare un’ulteriore dimostrazione della cattiveria e della perversione di Severus. Ma senza farsi scoprire, come potrebbe insegnare qualcosa a Harry?
Severus, nel secondo libro, con il solo esempio, quando si presta alla dimostrazione di un duello contro lo stupido Allock, ha insegnato ad Harry quello che sarà il suo incantesimo preferito, il suo marchio di fabbrica, quello per cui verrà addirittura riconosciuto tra i sette Potter: l’Expelliarmus . Tutto quello che aiuta Harry a salvarsi è merito degli insegnamenti del suo protettore nascosto e attento, di un unico solitario eroe: Severus Piton.

Con me sfondi una porta aperta, Chiara, sul discorso insegnamento da parte di Severus (vedi la mia discussione sull'agormento QUI).

Mi permetto di inserire questo messaggio nella discussione citata.
 
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view post Posted on 19/7/2015, 07:36
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Ti ringrazio Ida, per il commento e per lo spostamento. :D :wub:
 
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view post Posted on 27/8/2015, 16:59
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CITAZIONE (Minervina @ 13/6/2015, 20:58) 
La mia impressione, come hai già sottolineato benissimo tu, Chiara, è stata sempre questa: una componente tra le più affascinanti della corazza che Severus indossa, è proprio nei modi carezzevoli con cui il professore usa la voce, quasi più spaventosi (per gli studenti) di una sonora lavata di capo o un tono troppo alto.
Sono poche le volte in cui perde il controllo o grida e, in genere, queste occasioni sono legate ad Harry o comunque a fatti che riguardano il Prescelto, ma questo è un discorso che va trattato a parte, perché il rapporto con Harry rappresenta un’anomalia ai fini della valutazione del Severus insegnante, anche se gran parte dei lettori lo capisce solo alla fine della storia.
[…]
Torno alla voce. La voce, che è uno strumento immensamente potente in Severus, una voce che racconta molto di lui.
Lo scudo che divide Severus dal mondo è allo stesso tempo presente e assente in quelle parole sussurrate, nel “dammi solo una scusa” sibilato a Sirius nella Stamberga e così in molte altre occasioni, che sono la prova tangibile di un lungo esercizio di controllo a cui l’Occlumanzia poi fornisce l’ultimo, preciso indizio al lettore.
Un controllo che indubbiamente gli riesce congeniale per carattere e che Severus deve aver raggiunto, nonostante il suo nucleo più profondo trabocchi di sentimento, anche per via dell’esigenza di mortificare del tutto gli impulsi nocivi della rabbia, dell’orgoglio e dell’ambizione sfrenati, che lo hanno trascinato in un baratro in cui lui stesso si è reso conto che non sarebbe mai e poi mai dovuto cadere.
Lo stesso discorso del “cuore sul bavero” ne è la prova: Severus non crede, ovviamente, a parer mio, nella necessità di annullare le emozioni, anche perché, se pensasse una cosa del genere, non sarebbe l’uomo che è e che dimostra di essere… altro che un qualsiasi seguace di Voldemort!
Ha ben compreso, però, con il tempo, che disciplinarle, queste emozioni, non è tanto una questione di forza, quanto di saggezza e prudenza, perché è solo così che può conservarle e preservarle, solo così può proteggere il suo nucleo più intimo, la sua promessa, il suo amore e Harry dalla minaccia di Voldemort e dalla minaccia di sé stesso, del suo passato e delle sofferenze che potrebbero intaccare la sua lucidità e il suo dovere.

E’ davvero incredibile come tu, pur cominciando a parlare della sua voce (e su questo elemento, diciamoci la verità, la voce di Alan Rickman ha aggiunto parecchio, parecchio, ma davvero parecchio fascino e sensualità alla “voce” dei libri!), sia subito andata a finire sulle emozioni e sul loro controllo: affascinante ed intelligente il tuo uso delle parole, davvero.
Del resto, parlare di Severus significa, secondo me, parlare di autocontrollo, di emozioni e sentimenti in primis.
E qui, ok, sarò anche ripetitiva, ma si dovrebbe proprio aprire una discussione ad hoc sulla incredibile capacità di controllo che Severus impone a se stesso, sulle proprie emozioni e pulsioni umane, elemento che fa di lui quel raro e valente esperto di Occlumanzia qual è.


CITAZIONE (Minervina @ 13/6/2015, 20:58) 
Certo, alle volte lo perde comunque il controllo, perché è un essere umano e non una macchina, ma ormai è anche un uomo maturo.

Già, sarebbero da analizzare le poche volte in cui Severus perde il controllo, con chi e in quali occasioni. Andando a memoria cito sicuramente Harry e Sirius, con l’aggiunta di Hermione, ma alla fine del 3° libro non è con lei che ce l’ha, se pure è con lei che alza la voce, ma sotto c’è la questione di Sirius creduto traditore dei Potter e, quindi, causa ultima della morte di Lily.


CITAZIONE (Minervina @ 13/6/2015, 20:58) 
A differenza di Sirius, per esempio, la cui focosa impulsività, lungi dal renderlo più empatico, in realtà gli impedisce di entrare in contatto profondo con i suoi sentimenti e con quelli altrui, in Severus, al contrario, il controllo apparentemente freddo e distante diventa una vera e propria esaltazione del suo cuore sul bavero, del suo sacrificio e dei suoi sentimenti, nonché del suo costante “accorgersi” degli altri, che salva o che non riesce a salvare ma che, comunque, lui non manca mai di considerare prioritari, anche quando gli basterebbe una ragione appena per consegnarli ai Dissennatori, o quando avrebbe corso il mortale rischio di farsi sospettare dai suoi “alleati” per aver inavvertitamente “sbagliato” mira, colpendo la mano di un Mangiamorte al posto della schiena di Lupin.

Già, quel suo controllo perfetto di emozioni e sentimenti che si trasforma, come tu hai ben esemplificato, nella loro stessa esaltazione.


CITAZIONE (Minervina @ 13/6/2015, 20:58) 
La voce e il controllo di Severus in aula con gli studenti, secondo me, fatte salve le ovvie inclinazioni caratteriali, sono anche un altro dei tristi e terribili sintomi dell’eredità di quel ragazzo maltrattato, emarginato e deriso da mezza scuola ai tempi in cui frequentava Hogwarts.
Severus non alzava mai la voce in generale, neppure contro i suoi aguzzini.
Se escludiamo il desiderio di capire quale mistero nascondesse Remus, Severus non ha neppure mai tentato (a quel che ne sappiamo) di punire a sua volta quei compagni irrispettosi. Si accompagnava ai Serpeverde e Lily gli rimproverava la frequentazione di Avery e Mulciber, ma non una volta Severus si è fatto spalleggiare da loro contro i Malandrini e questo lo sappiamo praticamente per certo perché nessuno degli amici di James ha mai accusato Severus di averlo fatto e nessuno di loro aveva motivo di tacere (per ragioni personali) come non aveva motivo la Rowling di risparmiarsi questa stoccata ai danni di Severus (per ragioni narrative).
Severus ha cercato di scoprire, a sue spese, il segreto di Remus, come dicevo, e non siamo neppure così sicuri che volesse far espellere per davvero James & Co., come sostiene Sirius: da cosa si deduce? A me pare sia solo Sirius a dirlo e Severus, quella notte nella Stamberga, nel terzo libro, avalla la teoria dell’odio imperituro tra ex-compagni di scuola solo perché, come sappiamo, sta celando il vero motivo per cui è lì, convinto com’è che Sirius sia il traditore dei Potter.

Uhm… qui mi allontano un po’ dall’argomento contingente per sottolineare quella tua frase qui sopra che evidenzia un elemento su cui non mi ero mai soffermata prima. E’ vero, Severus alla fine del 3° libro va alla Stamberga Strillante per tutt’altro motivo che un vecchio odio tra ex-compagni di scuola: è lì per proteggere Harry da Sirius, il traditore di Lily (non è questa la verità, i lettori lo sanno, ma è quello che crede Severus, quindi è essenziale per le sue decisioni) che tutti pensano che ora cerchi di ucciderne anche il figlio. In effetti sono Sirius e Lupin che tirano in ballo i vecchi rancori e Severus li asseconda nella sua solita recita, dove l’apparenza prevale sulla sostanza, anche se è sempre l’interiore sostanza dei reali pensieri e motivazioni di Severus a guidarne le azioni, anche quando le parole sono del tutto difformi.


CITAZIONE (Minervina @ 13/6/2015, 20:58) 
Insomma, Severus non alza mai la voce, simbolicamente e neppure materialmente parlando, non si vendica e non organizza spedizioni punitive di malvagi Serpeverde, neppure quando potrebbe farlo o quando dovrebbe averne “l’indole”, visto che poi diventerà un Mangiamorte. E no, non alza mai la voce neanche con gli alunni; forse perché fin da subito, complice la sua cattiva fama, il terrore degli studenti non aveva neppure bisogno di essere suscitato.
Severus era già più che tormentato da una brutta reputazione ed era uscito indenne da un terribile processo unicamente grazie all’apporto di Silente; un fatto, questo, che non può essere passato del tutto inosservato presso la comunità magica. Severus, non si presenta certo con una bella faccia “(ri)pulita”, come quella di un Lucius Malfoy, per esempio, quando il Preside di Hogwarts, per proteggerlo e per dargli una copertura plausibile con Voldemort, gli affida la cattedra di Pozioni (settembre 1980?): all’epoca, infatti, il neo-professore è poco più grande dei suoi allievi all’ultimo anno.
Questo ragazzo di ventun anni, appena diventato professore, è un ragazzo che, come se non bastasse, torna ad Hogwarts circondato da una fama poco lusinghiera e solo appena qualche anno dopo aver concluso il proprio ciclo di studi. Logica vuole che gran parte dei suoi allievi attuali (almeno i più grandi, stando alla matematica) siano entrati ad Hogwarts quando Severus era ancora studente, ed abbiano assistito personalmente alle umiliazioni che i Malandrini solevano infliggere a Severus anche dopo la rottura di quest’ultimo con Lily, come rivelano ad Harry gli stessi Remus e Sirius. I ragazzi più piccoli, invece, devono aver sentito comunque parlare di questi fatti, da fratelli o amici più grandi. Ora, vogliamo mettere che gran parte dell’antipatia e del disprezzo per l’insegnante siano stati provocati da queste voci, unite al ricordo diretto (degli studenti più grandi) che quel Severus Snape, professore di Pozioni, era proprio il ragazzo umiliato pubblicamente dal gruppetto di Grifondoro di cui faceva parte anche il rinomato James Potter, che è morto in gloria contro Voldemort e il cui figlio è nientemeno che il “Bambino Sopravvissuto”?
Insomma, l’ex-ragazzo “sfigato” e impopolare, è passato dall’altra parte della cattedra e ciò non credo abbia giovato all’amabilità di carattere di un Severus ben consapevole che quegli episodi spiacevoli della propria gioventù avrebbero potuto chiaramente minare la sua autorità.

Davvero incredibile come sai sviluppare e approfondire un ragionamento, Nadia. Ogni volta sai piacevolmente stupirmi ed ottenere la mia completa attenzione e il mio più totale interesse: complimenti vivissimi.
Non avevo mai pensato a questo particolare aspetto, ma sicuramente insegnare a ragazzi che fino a due (massimo tre) anni prima erano suoi compagni di scuola e avevano visto le umiliazioni inflittegli dai Malandrini non deve avergli reso facile farsi rispettare e mantenere l’ordine nelle classi, salvo appigliarsi a quella orrenda fama che si portava dietro e che, in fin dei conti, oltre che utile nel contingente era anche perfetta per costruire le basi della sua quasi ventennale recita… e per mantenere un perfetto silenzio in classe con sussurri sibilati e sguardi penetranti.


CITAZIONE (Minervina @ 13/6/2015, 20:58) 
C'è da notare che la difficilissima pozione assegnata, nonostante tutte le congetture sulla malvagità del professore che attraversano la testa di Harry, è stata scelta da Severus perché richiesta molto di frequente agli esami e dunque, ancora una volta, l’insegnante cattivo e senza alcuna vocazione per il suo lavoro, si comporta stranamente come un docente particolarmente coscienzioso.
E che dire del silenzio di Severus che passa accanto ad Hermione senza fare commenti? Un silenzio, da parte sua, è ciò che più si avvicina ad un complimento, e non tanto perché risparmia al soggetto le sue solite battute al vetriolo, quanto perché un bravo insegnante non passa sotto silenzio neppure il minimo errore. Il suo silenzio significa approvazione, significa: “hai eseguito tutto come dovevi. Non ho niente da aggiungere”. E anche se, dato il carattere, la lode gli appare un fronzolo inutile per i suoi standard educativi, il risultato non cambia.
È un bravo insegnante, sì, checché se ne dica.

Ed io, oltre ad essere del tutto d’accordo con te (che ormai non è una novità ma una ovvietà :D ), sorrido soddisfatta, anche se tu non sai perché e non puoi saperlo perché non hai letto le mie fic. Quello che tu hai espresso qui, io l’ho scritto nel lontanissimo agosto 2003 nella mia fic Cuore Oscuro.
Per chi non ha letto, oppure non ricorda, ecco la visione di Alhyssa cui segue quella di Severus.
Da quella notte lui lavora solo con me.
Lo so che mi apprezza e mi rispetta, anche se non me lo dice mai.
Da lui ho sempre e solo ricevuto sgridate, ed insulti, a volte. Parole sgarbate che mi hanno ferito, od occhiate tremende, quando non c’era il tempo per le parole!
E’ sempre stato così, da quando me lo ricordo. Ma ormai mi sono abituata… e rassegnata.
Non sono sicura, e non so neppure bene il perché, ma credo che lui cerchi in ogni modo di farsi odiare: da tutti, e da me in particolare.
Ha cominciato quando era il mio Professore di Pozioni.
E’ arrivato a Hogwarts quattordici anni fa, quando frequentavo il terzo anno.
Dava uno sguardo veloce alla mia pozione e sapeva sempre cosa avevo sbagliato.
- Sei distratta Signorina Keyleen, sempre troppo distratta. Non combinerai mai niente di buono in questo modo.
E mi girava le spalle con quel suo malefico sorrisetto beffardo sulle labbra.
Lo odiavo, odiavo quel sorrisetto con tutte le mie forze. Ed odiavo lui e quelle sue stramaledette lezioni in quel sotterraneo orrendo.
Ma mi serviva un ottimo G.U.F.O in Pozioni se volevo diventare un Auror.
E io lo volevo, con tutte le mie forze.
Così mi sono messa d’impegno, ho studiato come una pazza, ce l’ho messa proprio tutta.
Ed alla fine sono diventata la migliore!
Complimenti da lui? Figuriamoci!
Il massimo che potevo aspettarmi era che passasse di fianco alla mia pozione, la guardasse e passasse oltre, senza commenti sprezzanti e senza la sua solita espressione schifata.
Non ci ho messo molto a capire che, quanto più breve era lo sguardo che dedicava alla mia pozione, quanto migliore sarebbe stato il voto.
Ho saputo subito che la mia pozione era assolutamente perfetta, all’esame di M.A.G.O.: è passato oltre il mio calderone senza neppure soffermarsi un breve istante!


Dieci anni, sono ormai passati dieci anni da quel giorno, e solo da pochi mesi ho capito quanto mi stima per la mia bravura in Pozioni!
E’ stata quella volta che ha avuto bisogno dell’antidoto.
Lupin gli aveva detto di non andare da solo, ma io non conosco un uomo più testardo di Severus Piton!
E’ già stato un miracolo che sia riuscito ad arrivare vivo fino al nostro avamposto: era il mio turno di guardia ed ho capito subito che era lui, e cos’era successo.
Il veleno stava facendo effetto ormai da troppo tempo: era allo stremo delle forze e soffriva moltissimo.
- Devi preparare immediatamente l’antidoto! – mi ha ordinato in malo modo.
Gli ho sgranato gli occhi in faccia:
- Tu sei pazzo: è uno degli antidoti più difficili da preparare. Andrò a cercarlo.
- Non c’è tempo, devi prepararlo tu! – mi ha sibilato addosso.
- Ma non sono capace, a scuola avevi detto…
- Se c’è una persona capace di preparare questo antidoto, sei tu Alhyssa, solo tu.
Ma dal modo in cui l’ha detto, sembrava più un insulto che un complimento!
- Non mi ricordo… - mormorai spaventata, guardando il suo viso pallido che si contorceva dal dolore.
- Ti darò io tutte le istruzioni. Ma sii veloce: non mi rimangono più di due ore.
Annuii. Sapevo di non avere alternative: la sua vita dipendeva da me.
E lui è la persona cui più tengo al mondo.
Parlava a fatica, tra una fitta di dolore e l’altra.
Non c’era la lavagna: ha scritto la lista degli ingredienti e le relative istruzioni direttamente nella mia memoria, mentre mi guardava fisso negli occhi.
Ora so che potrei preparare quell’antidoto per il resto della mia vita, senza avere la più piccola esitazione.
Ma quel giorno… è stato terribile!
Era pieno inverno, ma ero sudata fradicia per la tensione. Io preparavo l’antidoto e lui mi scrutava con attenzione, semi disteso su quel giaciglio malconcio, continuamente scosso dagli spasimi di dolore.
- Ho finito. – sussurrai quasi un’ora dopo.
- Dammelo! – mi ordinò.
- Guarda almeno l’aspetto della pozione… prima. - mormorai spaventata.
- Non ce n’è bisogno, sei sempre stata bravissima in Pozioni, da quando hai deciso che volevi quel G.U.F.O.!
Ecco: quello è stato il suo primo, ed unico complimento!

Ah… l’antidoto ha funzionato, naturalmente!
Era la seconda volta che gli salvavo la vita, ed ancora ho avuto l’impressione che avrebbe preferito morire.


Questa è la versione di Severus.
Da allora ho lavorato sempre e solo con lei: anche quelle volte in cui, di solito, avrei scelto di andare da solo, l’ho voluta sempre con me. Anche se poi non facevo altro che trattarla male, rimproverarla, addirittura insultarla. E lei zitta, a sopportare tutto, ostinatamente.
Sono sicuro che Alhyssa sa benissimo cosa penso di lei, anche quando i miei occhi la fulminano, solo per proteggere il mio cuore.
E’ sempre stata così, anche a Hogwarts. Frequentava il terzo anno quando ho cominciato ad insegnare e, come tutti gli altri miei studenti, era un vero disastro.
Perennemente con la testa fra le nuvole, leggeva una riga sulla lavagna e ne saltava due. Non avevo neppure bisogno di guardare l’aspetto della sua pozione per sapere dove aveva sbagliato.
- Sei distratta Signorina Keyleen, sempre troppo distratta. Non combinerai mai niente di buono in questo modo.
Ero insopportabile, con lei come con tutti gli altri studenti, e lo sapevo benissimo.
Ma avevo assolutamente bisogno di sentirmi odiato da tutti. Con lei, forse, ero anche peggio che con gli altri, ma solo perché era più in gamba d’ogni altro studente. Inoltre voleva diventare Auror quindi, per cominciare, doveva ottenere il massimo G.U.F.O e, con le buone o con le cattive, ma mi sentivo molto più predisposto con le cattive, l’avrei obbligata a tirare fuori tutta la sua grinta e a diventare la migliore. E così è stato, perché la stoffa l’aveva! Quando passavo a guardare le pozioni, nei calderoni, sapevo che la sua andava sempre bene. Ed anche lei ha ben presto capito che, più veloce era il mio passaggio accanto al suo paiolo, migliore sarebbe stato il voto. La sua pozione all’esame di M.A.G.O. era assolutamente perfetta: sapevo che era del tutto inutile guardare il contenuto del suo calderone.
Però non le ho mai fatto neppure un minimo complimento, neanche quel giorno.

Di cosa mai avevo paura? Forse che mi sorridesse?

Quanto tempo è passato da allora: dieci anni ormai! Poi è arrivato anche il momento in cui ha chiaramente capito quanto apprezzassi la sua competenza in Pozioni.
Quella volta mi sono trovato veramente nei guai: Lupin mi aveva avvisato, ma io sono fatto così!
Non so proprio come ho potuto, con tutto quel veleno in corpo, tornare indietro. La forza della disperazione, forse. Volevo comunicare le mie informazioni, e poi avrei finalmente finito di soffrire. Ero felice di morire.
Ma il destino ha voluto che quel giorno, di guardia, ci fosse proprio Alhyssa: l’unica persona di mia conoscenza in grado di preparare quell’antidoto.
- Devi preparare immediatamente l’antidoto! – le ho ordinato sgarbatamente.
Mi ha guardato con gli occhi sbarrati:
- Tu sei pazzo: è uno degli antidoti più difficili da preparare. Andrò a cercarlo.
- Non c’è tempo, devi prepararlo tu! – ho sibilato.
- Ma non sono capace, a scuola avevi detto…
- Se c’è una persona capace di preparare questo antidoto, sei tu Alhyssa, solo tu.
Intendevo farle un complimento, ma dal tono che ho usato, è suonato più come un insulto!
- Non mi ricordo… - ha mormorato spaventata, mentre guardava i segni del dolore sul mio viso.
- Ti darò io tutte le istruzioni. Ma sii veloce, non mi rimangono più di due ore.
Finalmente ha annuito, non aveva alternative: sapeva perfettamente che la mia vita dipendeva solo da lei.
Ed io sapevo quanto lei teneva a me.
Facevo fatica a parlare, le fitte di dolore erano tremende. Non c’era la lavagna, ma credo di averle inciso la lista degli ingredienti e le relative istruzioni nella mente, da quanto la guardavo in profondità negli occhi. Scommetto che ora potrebbe preparare quell’antidoto per il resto della sua vita, senza avere la più piccola esitazione. Ma quel giorno, deve essere stata veramente dura per lei. Era pieno inverno, ma era madida di sudore per la tensione e la paura di sbagliare anche la più piccola cosa. Io la guardavo, semi adagiato su quel giaciglio sbrindellato, scosso dagli spasimi di dolore.
- Ho finito. – sussurrò quasi un’ora dopo.
- Dammelo! – le ordinai.
- Guarda almeno l’aspetto della pozione… prima. - mormorò spaventata.
- Non ce n’è bisogno, sei sempre stata bravissima in Pozioni, da quando hai deciso che volevi quel G.U.F.O.!
Ecco: quello è stato il mio primo, ed unico complimento!
L’antidoto era perfetto: come se lo avessi distillato io.


CITAZIONE (Minervina @ 13/6/2015, 20:58) 
CITAZIONE
«Dimmi un po', Potter» disse Piton dolcemente, «sai leggere?»
Draco Malfoy rise. «Sì» rispose Harry, le dita serrate attorno alla bacchetta.
«Leggimi la terza riga delle istruzioni, Potter».
Harry guardò la lavagna strizzando gli occhi; non era facile decifrare le istruzioni nella bruma di vapore multicolore che riempiva il sotterraneo. «'Aggiungere la pietra di luna in polvere, mescolare tre volte in senso antioriario, lasciar bollire per sette minuti, poi aggiungere due gocce di sciroppo di elleboro'».
Il suo cuore ebbe un tuffo. Non aveva aggiunto lo sciroppo di elleboro, ma era passato alla quarta riga delle istruzioni dopo aver lasciato bollire la sua pozione per sette minuti. «Hai fatto tutto quello che c'era scritto alla terza riga, Potter?»
«No» rispose Harry molto piano.
«Prego?»
«No» disse Harry più forte. «Ho dimenticato l'elleboro».
«Lo so, Potter, il che vuol dire che questa porcheria è del tutto inutile. Evanesco».
La pozione di Harry svanì; lui rimase come un idiota accanto al calderone vuoto.
«Quelli di voi che sono riusciti a leggere le istruzioni …

Confesso di avere avuto sempre l’impressione che la Rowling delle interviste, quando parla sogghignando di quanto è divertente scrivere di quell’essere detestabile che è Severus, si riferisca spesso proprio a queste scenette e, forse, al brivido che le ha dato il divertente paradosso di impegnarsi a tratteggiare l’immagine di un’emerita carogna, al posto dell’uomo che lei sa bene celarsi dietro quella facciata. Io credo che l’autrice abbia provato un entusiasmo incredibile nel descrivere questi battibecchi di Severus con il protagonista, ben sapendo quanto in realtà fossero fatui e inconsistenti nella sostanza.
Lei conosceva l’animo di Severus, anche se ha finto con tutti, fino alla fine (e oltre), facendolo credere un uomo crudele e senza cuore, e nelle scene in cui il povero e maltrattato Harry catturava le simpatie del pubblico con le sue sofferenze adolescenziali di studente vessato dal cinico insegnante, la Rowling deve aver toccato l’apice della soddisfazione personale.
[…]
… la Rowling non resiste e deve raccontarci, guarda caso, di un Severus sempre intento a pizzicare Harry Potter. E un Harry sempre pronto a ricambiare il favore, ovviamente. No, non può farne a meno la Rowling, specialmente sapendo che razza di uomo è Severus e quanto vi sia di immensamente più bello, profondo e intenso, dentro di lui, al di là di quegli sguardi obliqui e di quelle parole melliflue.
Qui, come in molti altri casi che riguardano il rapporto di Severus con Silente e con Harry stesso, la “malafede” narrativa della Rowling, che tenta, divertendosi, di confonderci le idee e demolire il personaggio che sta esaltando, beh, secondo me si sente sghignazzare ad un chilometro di distanza.

Be’, sì, in effetti credo che la tua tesi sia proprio corretta (e quando mai hai sbagliato nelle tue approfondite analisi? :D :P ): si è proprio divertita tanto, alle spalle dei lettori e, soprattutto, del povero Severus che non può in alcun modo difendersi. Ma ci pensano Nadia e Ida a farlo, e che la Rowling stia attenta! :truce: :lol:


CITAZIONE (Minervina @ 13/6/2015, 20:58) 
Quella tra Harry e Severus, difatti, non può essere considerata come una relazione allievo-docente, o meglio, lo è dal punto di vista pratico, ovvio, ma non dal punto di vista emotivo, per Severus in particolar modo.
Come le capacità professionali di un chirurgo che si trova suo figlio sotto i ferri possono risultare gravemente compromesse dai sentimenti, così anche Severus deve sforzarsi di compiere il suo mandato di professore (e anche molti altri compiti) con un ragazzo che ha un legame talmente intenso e doloroso con le proprie emozioni e con le proprie ferite, da fargli sembrare talvolta impossibile perfino guardarlo in faccia e dovrebbe essere chiaro a tutti (almeno al termine della storia) che, dal punto di vista umano, non potrebbe essere altrimenti. Harry è la prova vivente dei suoi rimorsi, degli errori, del senso di colpa e della vergogna che Severus si porterà dentro per la vita e questo, anche se il lettore comune, ripeto, ci arriva solo dopo il capitolo 33, va considerato fattore di decadenza, tra Severus ed Harry, di un mero rapporto insegnante-studente. Ma con ciò siamo già fuori tema.

Questo è un altro elemento importantissimo, un tassello essenziale per giudicare il comportamento di Severus oltre le apparenza della Pottervisione e stabilire quindi il vero rapporto esistente tra Piton-professore e Harry-allievo e quello, ben più fondamentale, tra Severus-uomo e Harry-figlio di Lily, rimorso vivente di Piton come ben diceva Niky (Nykyo) tanti anni fa.
E questa è un’altra delle tante discussioni interessanti che potremmo sviluppare. Comincio a segnarle nel quadernino (il mio, non quello di Ania) perché la lista si sta davvero allungando. ;)

 
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Dopo una lunga assenza riprendiamo la lettura di HP 5
Il brano che vi propongo vede di fronte Severus Piton e la Umbridge che dovrebbe giudicarlo,,, figuriamoci!

346-349 La Umbridge partecipa alla lezione di Pozione per verificare le capacità dell’insegnante.

Scesero le scale diretti all'aula di Pozioni, tutti e tre persi nei propri pensieri, ma giunti in fondo furono richiamati alla realtà dalla voce di Draco Malfoy, che era fuori dall'aula di Piton e sventolava una pergamena dall'aria ufficiale, parlando a voce molto più alta del necessario.
«Sì, la Umbridge ha dato subito il permesso alla squadra di Quidditch di Serpeverde di continuare a giocare, gliel'ho chiesto per prima cosa questa mattina. Be', è stato praticamente automatico, lei conosce benissimo mio padre, lui entra ed esce dal Ministero come gli pare... sarà interessante ve-
dere se anche Grifondoro otterrà il permesso, non credete?»
«Non reagite» disse Hermione a Harry e Ron con un sussurro suppliche-vole, «è proprio quello che vuole».
«Cioè» continuò Malfoy alzando ancora la voce, mentre i suoi occhi grigi brillavano malevoli all'indirizzo di Harry e Ron, «se dipende dall'influenza all'interno del Ministero, non credo che abbiano molte possibilità...secondo mio padre sono anni che cercano una scusa per licenziare Arthur Weasley... e quanto a Potter, mio padre dice che è solo una questione di tempo prima che il Ministero lo spedisca al San Mungo... pare che abbiano un reparto speciale per quelli con il cervello spappolato dalla magia».
Malfoy fece una faccia grottesca, con la bocca aperta e gli occhi al cielo. Tiger e Goyle scoppiarono nella loro risata simile a un grugnito e Pansy Parkinson squittì deliziata. Qualcosa urtò violentemente contro la spalla di Harry, facendolo barcollare. Una frazione di secondo dopo, si rese conto che Neville era partito alla carica e puntava verso Malfoy.
«Neville, no!»
Harry balzò in avanti e afferrò Neville per gli abiti; Neville si divincolò freneticamente, agitando i pugni, cercando disperatamente di colpire Malfoy, che per un attimo parve sotto shock. «Aiutami!» disse Harry a Ron. Riuscì a passare un braccio attorno al collo di Neville e a trascinarlo via, lontano dai Serpeverde. Tiger e Goyle avevano fatto un passo avanti, i pugni in guardia, pronti alla rissa. Ron afferrò il braccio di Neville e insieme a Harry riuscì a trascinarlo nella fila di Grifondoro. Neville era paonazzo; la pressione del braccio di Harry sulla sua gola rendeva incomprensibili le strane parole che gli uscivano dalle labbra.
«Non... ridere... non... Mungo... faccio... vedere...»
La porta dell'aula si aprì e apparve Piton. I suoi occhi neri scorsero la fi-la di Grifondoro fino al punto in cui Harry e Ron stavano lottando con Neville.
«Potter, Weasley, Paciock... state facendo a botte?» chiese con la sua voce fredda e beffarda. «Dieci punti in meno per Grifondoro. Lascia andare Paciock, Potter, o ti prendi una punizione. Dentro, avanti».
Harry lasciò andare Neville, che lo guardò storto, ansimando.«Ho dovuto fermarti» si giustificò Harry senza fiato, recuperando la borsa. «Tiger e Goyle ti avrebbero fatto a pezzi».
Neville non disse nulla; si limitò a riprendere la borsa e a entrare nell'aula.
«Per la barba di Merlino» bisbigliò Ron, mentre lo seguivano, «che cosa gli ha preso?»
Harry non rispose. Sapeva esattamente perché il tema dei pazienti del San Mungo e dei danni mentali provocati dalla magia era tanto delicato per Neville, ma aveva giurato a Silente di non dirlo mai a nessuno. Nemmeno Neville sapeva che Harry sapeva.
Harry, Ron e Hermione presero i soliti posti in fondo all'aula, tirarono fuori piume, pergamene e le loro copie di Mille Erbe e Funghi Magici.
Tutta la classe bisbigliava della reazione di Neville, ma quando Piton chiuse la porta con uno schianto, tutti tacquero all'istante.

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«Avrete notato» disse Piton con la sua voce bassa e sarcastica, «che oggi abbiamo un'ospite».
Indicò un angolo dell'aula in penombra e Harry vide la professoressa con la tavoletta sulle ginocchia. Alzando le sopracciglia, Harry lanciò un'occhiata a Ron e Hermione: Piton e la Umbridge, gli insegnanti che odiava di più. Difficile decidere quale dei due voleva veder trionfare sull'altro.
«Oggi proseguiremo con la Soluzione Corroborante. Troverete le vostre misture come le avete lasciate la volta scorsa; se sono state eseguite correttamente, dovrebbero essere maturate durante il finesettimana. Le istruzioni...» agitò di nuovo la bacchetta, «...sono sulla lavagna. Al lavoro».
La professoressa Umbridge passò la prima mezz'ora della lezione prendendo appunti nel suo angolo. A Harry interessava molto sentirla interrogare Piton; tanto che si distrasse di nuovo.
«Sangue di salamandra, Harry!» gemette Hermione, afferrandogli il polso per impedirgli di aggiungere per la terza volta l'ingrediente sbagliato, «non succo di melagrana!»
«Ah, sì» disse lui vago, posando la boccetta e continuando a guardare nell'angolo. La Umbridge si era appena alzata. «Aha» fece Harry piano, vedendola dirigersi tra due file di banchi verso Piton, che era chino sul calderone di Dean Thomas. «La classe sembra molto avanzata per il suo livello» disse brusca la Umbridge alla schiena di Piton. «Ma mi stavo chiedendo se sia il caso di insegnare loro una pozione come la Soluzione Corroborante. Credo che il Ministero preferirebbe che fosse esclusa dal programma».
Piton si raddrizzò lentamente e si voltò a guardarla.
«Bene... da quanto tempo insegna a Hogwarts?» chiese la Umbridge, con la piuma pronta sulla tavoletta.
«Quattordici anni» rispose Piton. La sua espressione era indecifrabile. Harry, senza smettere di guardarlo, aggiunse qualche goccia alla sua pozione; quella sibilò minacciosa e da turchese diventò arancione.
«So che prima aveva fatto domanda per la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure...» disse la Umbridge.
«Sì» rispose piano Piton.
«Ma non ha avuto successo?»
Piton fece una smorfia.
«Evidentemente».
La professoressa Umbridge prese nota.
«E tutti gli anni, da quando è arrivato qui a scuola, ha fatto regolarmente domanda per quel posto, se non sbaglio».
«Sì» confermò Piton muovendo appena le labbra. Sembrava furibondo.

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«Ha idea della ragione per cui Silente gliel'ha rifiutato con tanta costan-za?» chiese la Umbridge.
«Le suggerisco di domandarlo a lui» rispose Piton con uno scatto.
«Oh, lo farò» disse la Umbridge, con un dolce sorriso.
«Immagino che sia rilevante, vero?» domandò Piton, stringendo gli occhi neri.
«Oh, sì» rispose la Umbridge. «Sì, il Ministero vuole un quadro completo del... ehm... bagaglio di esperienze degli insegnanti».
Gli voltò le spalle e andò a interrogare Pansy Parkinson sulle lezioni. Piton si voltò verso Harry e i loro occhi si incontrarono per un istante. Harry si chinò precipitosamente sulla pozione, che si stava coagulando in maniera davvero sleale ed emanava un deciso odore di gomma bruciata. «Un altro non classificato, Potter» disse Piton maligno, vuotando il calderone di Harry con un tocco di bacchetta. «Voglio che tu scriva un tema sulla corretta composizione di questa pozione, indicando dove e perché hai sbagliato, e me lo consegni alla prossima lezione, è chiaro?»
«Sì» rispose Harry furente. Piton aveva già assegnato dei compiti e quella sera c'era l'allenamento di Quidditch; questo significava un altro paio di notti insonni. Non gli sembrava possibile di essersi svegliato tanto felice, quella mattina. Ora provava solo il fervente desiderio che quella giornata
finisse al più presto.

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In inglese
They trudged down the stone steps to the dungeons for Potions, all three of them lost in thought, but as they reached the bottom of the steps they were recalled to themselves by the voice of Draco Malfoy who was standing just outside Snape's classroom door, waving around an official-looking piece of parchment and talking much louder than was necessary so that they could hear every word.
"Yeah, Umbridge gave the Slytherin Quidditch team permission to continue playing straightaway, I went to ask her first thing this morning. Well, it was pretty much automatic, 1 mean, she knows my father really well, he's always popping in and out of the Ministry… it'll be interesting to see whether Gryffindor are allowed to keep playing, won't it?"
"Don't rise," Hermione whispered imploringly to Harry and Ron, who were both watching Malfoy, faces set and fists clenched. "It's what he wants."
"I mean," said Malfoy, raising his voice a little more, his grey eyes glittering malevolently in Harry and Ron's direction, "if it's a question of influence with the Ministry, I don't think they've got much chance… from what my father says, they've been looking for an excuse to sack Arthur Weasley for years… and as for Potter… my father says it's a matter of time before the Ministry has him carted off to St Mungo's… apparently they've got a special ward for people whose brains have been addled by magic."
Malfoy made a grotesque face, his mouth sagging open and his eyes rolling. Crabbe and Goyle gave their usual grunts of laughter; Pansy Parkinson shrieked with glee.
Something collided hard with Harry's shoulder, knocking him sideways. A split second later he realised that Neville had just charged past him, heading straight for Malfoy.
"Neville, no!"
Harry leapt forward and seized the back of Neville's robes; Neville struggled frantically, his fists flailing, trying desperately to get at Malfoy who looked, for a moment, extremely shocked.
"Help me!" Harry flung at Ron, managing to get an arm around Neville's neck and dragging him backwards, away from the Slytherins. Crabbe and Goyle were flexing their arms as they stepped in front of Malfoy, ready for the fight. Ron seized Neville's arms, and together he and Harry succeeded in dragging Neville back into the Gryffindor line. Neville's face was scarlet; the pressure Harry was exerting on his throat rendered him quite incomprehensible, but odd words spluttered from his mouth.
"Not… funny… don't… Mungo's… show… him…"
The dungeon door opened. Snape appeared there. His black eyes swept up the Gryffindor line to the point where Harry and Ron were wrestling with Neville.
"Fighting, Potter, Weasley, Longbottom?" Snape said in his cold, sneering voice. Ten points from Gryffindor. Release Longbottom, Potter, or it will be detention. Inside, all of you."
Harry let go of Neville, who stood panting and glaring at him.
"I had to stop you," Harry gasped, picking up his bag. "Crabbe and Goyle would've torn you apart."
Neville said nothing; he merely snatched up his own bag and stalked off into the dungeon.
"What in the name of Merlin," said Ron slowly, as they followed Neville, "was that about?"
Harry did not answer. He knew exactly why the subject of people who were in St Mungo's because of magical damage to their brains was highly distressing to Neville, but he had sworn to Dumbledore that he would not tell anyone Neville's secret. Even Neville did not know Harry knew.
Harry, Ron and Hermione took their usual seats at the back of the class, pulled out parchment, quills and their copies of One Thousand Magical Herbs and Fungi. The class around them was whispering about what Neville had just done, but when Snape closed the dungeon door with an echoing bang, everybody immediately fell silent.
"You will notice," said Snape, in his low, sneering voice, "that we have a guest with us today."
He gestured towards the dim corner of the dungeon and Harry saw Professor Umbridge sitting there, clipboard on her knee. He glanced sideways at Ron and Hermione, his eyebrows raised. Snape and Umbridge, the two teachers he hated most. It was hard to decide which one he wanted to triumph over the other.
"We are continuing with our Strengthening Solution today. You i will find your mixtures as you left them last lesson; if correctly made they should have matured well over the weekend - instructions -" he waved his wand again "- on the board. Carry on."
Professor Umbridge spent the first half hour of the lesson making notes in her corner. Harry was very interested in hearing her question Snape; so interested, that he was becoming careless with his potion again.
"Salamander blood, Harry !" Hermione moaned, grabbing his wrist to prevent him adding the wrong ingredient for the third time, "not pomegranate juice!"
"Right," said Harry vaguely, putting down the bottle and continuing to watch the corner. Umbridge had just got to her feet. "Ha," he said softly, as she strode between two lines of desks towards Snape, who was bending over Dean Thomas's cauldron.
"Well, the class seem fairly advanced for their level," she said briskly to Snape's back. Though I would question whether it is advisable to teach them a potion like the Strengthening Solution. I think the Ministry would prefer it if that was removed from the syllabus."
Snape straightened up slowly and turned to look at her.
"Now… how long have you been teaching at Hogwarts?" she asked, her quill poised over her clipboard.
"Fourteen years," Snape replied. His expression was unfathomable. Harry, watching him closely, added a few drops to his potion; it hissed menacingly and turned from turquoise to orange.
"You applied first for the Defence Against the Dark Arts post, I believe?" Professor Umbridge asked Snape.
"Yes," said Snape quietly.
"But you were unsuccessful?"
Snape's lip curled.
"Obviously"
Professor Umbridge scribbled on her clipboard.
"And you have applied regularly for the Defence Against the Dark Arts post since you first joined the school, I believe?"
"Yes," said Snape quietly, barely moving his lips. He looked very angry.
"Do you have any idea why Dumbledore has consistently refused to appoint you?" asked Umbridge.
"I suggest you ask him," said Snape jerkily. .?
"Oh, I shall," said Professor Umbridge, with a sweet smile.
"I suppose this is relevant?" Snape asked, his black eyes narrowed.
"Oh yes," said Professor Umbridge, "yes, the Ministry wants a thorough understanding of teachers" - er - backgrounds."
She turned away, walked over to Pansy Parkinson and began questioning her about the lessons. Snape looked round at Harry and their eyes met for a second. Harry hastily dropped his gaze to his potion, which was now congealing foully and giving off a strong smell of burned rubber.
"No marks again, then, Potter," said Snape maliciously, emptying Harry's cauldron with a wave of his wand. "You will write me an essay on the correct composition of this potion, indicating how and why you went wrong, to be handed in next lesson, do you understand?"
"Yes," said Harry furiously. Snape had already given them homework and he had Quidditch practice this evening; this would mean another couple of sleepless nights. It did not seem possible that he had awoken that morning feeling very happy. All he felt now was a fervent desire for this day to end.

Edited by chiara53 - 25/9/2015, 17:21
 
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Aaaaaarg! E io ho ancora da rispondere ai commenti di Nadia di inizio luglio! Aiutoooo!
 
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Non puoi dire che pubblico troppo in fretta!!! :lol: :lol: :lol:
 
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:lol: :lol: :lol:
Certo che no, però tu puoi dire che io sono molto in ritardo! :P :P :P
 
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CITAZIONE
«Cioè» continuò Malfoy alzando ancora la voce, mentre i suoi occhi grigi brillavano malevoli all'indirizzo di Harry e Ron, «se dipende dall'influenza all'interno del Ministero, non credo che abbiano molte possibilità...secondo mio padre sono anni che cercano una scusa per licenziare Arthur Weasley... e quanto a Potter, mio padre dice che è solo una questione di tempo prima che il Ministero lo spedisca al San Mungo... pare che abbiano un reparto speciale per quelli con il cervello spappolato dalla magia».
Malfoy fece una faccia grottesca, con la bocca aperta e gli occhi al cielo. Tiger e Goyle scoppiarono nella loro risata simile a un grugnito e Pansy Parkinson squittì deliziata. Qualcosa urtò violentemente contro la spalla di Harry, facendolo barcollare. Una frazione di secondo dopo, si rese conto che Neville era partito alla carica e puntava verso Malfoy.
«Neville, no!»
Harry balzò in avanti e afferrò Neville per gli abiti; Neville si divincolò freneticamente, agitando i pugni, cercando disperatamente di colpire Malfoy, che per un attimo parve sotto shock. «Aiutami!» disse Harry a Ron. Riuscì a passare un braccio attorno al collo di Neville e a trascinarlo via, lontano dai Serpeverde. Tiger e Goyle avevano fatto un passo avanti, i pugni in guardia, pronti alla rissa. Ron afferrò il braccio di Neville e insieme a Harry riuscì a trascinarlo nella fila di Grifondoro. Neville era paonazzo; la pressione del braccio di Harry sulla sua gola rendeva incomprensibili le strane parole che gli uscivano dalle labbra.
«Non... ridere... non... Mungo... faccio... vedere...»

Malfoy, in questa scena tenta l'allungo. Cioè cerca di stimolare alla rissa i ragazzi e, sinceramente, mi sembra che ne avrebbero tutte le ragioni.
Come sempre la voce razionale ed equilibrata di Hermione li trattiene, ma non Neville.
Eppure non credo che l'accenno di Malfoy sia molto evidente o eclatante, soprattutto perchè a sapere del triste destino dei genitori di Neville sono in pochi, inoltre l'offesa era diretta a Potter. Tuttavia è Neville che si sente offeso.
Il Grifondoro più indifeso e fragile mostra di quale pasta è fatto.
Di tutte le parole di Draco proprio quella quella più incolpevole e involontaria è quella che ferisce di più.
Mi sono chiesta perchè. La risposta sta nell'intimo di questo ragazzo orfano, ma non orfano. Privato dell'affetto dei genitori e della famiglia da chi? Dai Mangiamorte, da Bellatrix. la zia di Malfoy! Figlio di un Mangiamorte, e, sebbene sia di sangue puro come lui, quanto è diverso Neville.
Neville è quello che non riesce a accettare la perdita dei genitori, morti- non morti, quindi non la può elaborare.
Un personaggio a volte sottovalutato Neville è invece da rivalutare e qui è senz'altro uno dei momenti in cui si può capire quanta rabbia e dolore si nascondano dentro di lui.

Malfoy qui ce l'ha con Harry e Ron, ma senza volere l'affondo più pesante è quello meno voluto, quello per Neville.
 
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view post Posted on 2/12/2015, 14:49
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CITAZIONE (Minervina @ 12/7/2015, 19:28) 
Il vero fulcro in cui consiste la modifica della procedura, secondo me, non è il solito parlar male del gruppo, benché l’autrice lo abbia incentivato, ma lo strano silenzio di Harry, unito alla sua voglia di sapere priva di sarcasmo, che si sviluppa già a partire dal banchetto finale del libro precedente, come avevo notato nella discussione apposita. Questa è la vera anomalia, secondo me.
In altre parole, io credo che la questione chiave sia non tanto l’aumento esponenziale delle voci “contro”, che stavolta parlano tutte insieme e sostituiscono in qualche modo quella mancante del protagonista, ma il tacere della voce principale, l’unica che avrebbe la motivazione più forte nel lamentarsi dell’uomo che lo tratta con (presunto) esclusivo disprezzo e ostilità da più di quattro anni rispetto al resto della classe e questo, sì, dovrebbe destare l’attenzione.

Vero, l’anomalia c’è, ma io stesso non l’avevo notata, forse troppo presa a difendere attivamente Severus contro il mondo intero per aver tempo di soffermarmi su questo “piccolo” particolare.

CITAZIONE (Minervina @ 12/7/2015, 19:28) 
Come dicevo, dunque, non è tanto la voce del gruppo quanto il silenzio di Harry a dover colpire il lettore in questo frangente, secondo me, e non allo scopo di rafforzare la Potter-visione, bensì, proprio mentre la posizione di Severus è troppo forte, in senso positivo, per essere messa in dubbio (è uno che sta a contatto stretto con Voldemort ma porta informazioni di vitale importanza e partecipa alla riunione con L’Ordine della Fenice al completo nel luogo segreto in cui si nasconde: qualcosa vorrà pur dire), quello di mettere in luce un evidente cliché, in special modo lasciando a Ginny quella significativa chiusura, che la ragazzina affida addirittura alle parole di un assente, cioè il fratello Bill.
Un bravo lettore, qui capisce che quella del “professore antipatico”, pur avendo le sue buone basi, è anche diventata un po’ una vecchia filastrocca che si ripete senza variazioni da generazioni di studenti e che la frase di Ginny: “neanche a Bill (o chicchessia) piace”, ne è il ritornello. Non che non ci sia del vero, ripeto, ed è certo che Severus, come insegnante, non si adopera affatto per farsi amare, ma il lettore è comunque invitato a ripensare bene alla filastrocca che la Rowling ripropone, come tutti siamo invitati a ripensare agli stereotipi, alle etichette e alle “voci di popolo” e a considerare altri elementi spesso più importanti e più sostanziosi, pro o contro qualcuno, a prescindere dall’acidità di carattere.

Ecco, qui mi trovi dubbiosa. Non su ciò che tu affermi, che è più corretto, ma sulla reale esistenza di “bravi lettori” in grado di cogliere gli indizi. Certo, ci sono stati anche i “bravi lettori”, ma la grande maggioranza bravi non erano affatto e hanno solo goduto della musica d’orchestra contro Severus, senza minimamente accorgersi del silenzio di Harry. Del resto, spesso il silenzio passa inosservato quando, invece, dovrebbe essere “ascoltato” con molta attenzione, perché racconta molte cose importanti. Soprattutto il silenzio delle persone ciarliere…
Di conseguenza, devo purtroppo rilevare che per troppi lettori la posizione di Severus non era affatto “troppo forte , in senso positivo, per essere messa in dubbio”: da subito hanno dubitato della sua posizione, della sua reale lealtà nei confronti di Silente e hanno pensato che facesse il doppio gioco a favore di Voldemort, cioè esattamente l’opposto del vero.

CITAZIONE (Minervina @ 12/7/2015, 19:28) 
Tutta la saga, in un certo senso, è costruita in modo tale da richiedere un profondo impegno critico ed è percorsa (tra gli altri) dai concetti fondamentali secondo cui “noi siamo le nostre scelte” e “non tutto è come sembra”: Severus ne è l’esempio supremo.

Avendo la Rowling solo pochi “bravi lettori”, forse anche perché la gran parte di essi erano giovani, quindi immaturi, ingenui ed inesperti, mi sa che questi concetti fondamentali sono spesso rimasti lettera morta, Severus compreso e prima vittima illustre della cecità e sordità dei lettori.

CITAZIONE (Minervina @ 12/7/2015, 19:28) 
Lo scopo recondito di questa manovra, per chiudere, potrebbe essere proprio quello che l’autrice ha spiattellato più volte nelle interviste, restando spesso inascoltata (stando alla gran quantità di persone che hanno veramente provato antipatia per Severus), cioè invitare il lettore a tenere gli occhi aperti sul professore al di là della sua sgradevolezza, che è poi un concetto legato in modo strettissimo ai dubbi, alle domande e al desiderio di Harry di sapere. Il silenzio del ragazzo in quella scena di Grimmauld Place, ne è la prova: chi meglio di Harry stesso può mettere simbolicamente "a tacere" la Potter-visione per qualche tempo, per indurre il lettore a prendere con più cautela la voce narrante senza per questo snaturarla o privarla di autorità?

Peccato che abbia funzionato solo con pochi eletti, mentre il resto dei pecoroni continuava a non voler vedere né sentire…

CITAZIONE (Minervina @ 12/7/2015, 19:28) 
Non tutto è come sembra.
Non dimentichiamo, inoltre, che questo silenzio di Harry, in apertura, silenzio intriso di dubbio e di riflessione, introduce il lettore ad un libro chiave, nel corso del quale accadranno molti fatti importanti per quel che concerne la figura di Severus, fatti che metteranno da una parte il ragazzo nella condizione di entrare in inaspettata empatia con l’insegnante (come accadrà con la scena del “peggior ricordo”) e dall’altra il lettore (quello ben sintonizzato) nella posizione di conoscere ed elaborare eventualmente in modo corretto degli elementi a dir poco fondamentali per definire la personalità, il vissuto e la vera lealtà del professore.
Tre sono, in particolare, gli elementi offerti dalla Rowling, tre tasselli enormi sulla strada della comprensione e dell’individuazione del personaggio: l’Occlumanzia, la scena del “peggior ricordo” e l’essenziale apporto di Severus (come spiegherà Silente) al salvataggio dei ragazzi al Ministero.

Aaah su questo non ci piove!
Il quinto libro è quello che più rivela, unitamente alla “sorpresa” di ritrovarsi con un Severus ex-Mangiamorte pentito a fine libro precedente, preziosissime informazioni sulla reale essenza Severus. Tra i tre momenti da te citati, sicuramente l’Occlumanzia riveste il carattere più forte e deflagrante e, al lettore bravo e attento, fornisce tutte le risposte che gli servivano per chiudere il cerchio su Severus. E’ quello che è successo a me, ad esempio, laddove l’Occlumanzia ha “svelato” in modo preciso e definitivo la maschera di Severus. Non solo ha reso evidente in quale modo potesse fare la spia infinocchiando Voldemort (quello sarebbe stato il meno!) ma ha spiegato il suo modo di essere, la sostanza dietro l’apparenza, la realtà al posto della recita.
Severus non solo è capace di mentire con totale e piena impassibilità ed imperturbabilità: Severus è addirittura capace (citazione da HP5)
CITAZIONE
di escludere i ricordi e le emozioni che contraddicono la bugia, e può così mentire in sua (di Voldemort n.d. Ida) presenza senza essere scoperto

Escludere ricordi ed emozioni significa essere in grado di disciplinare e programmare la propria mente in modo incredibile, significa essere in grado di inventare una menzogna e renderla credibile con ricordi inventati ed emozioni inventate. Questo non è un semplice mentire, questa è una recita sovraumana!!! E questa abilità, soprattutto, non può essere una dote innata, bensì deve essere frutto di anni ed anni di pesanti esercizi, addirittura di un modo di vivere improntato al più totale autocontrollo, del corpo, dei pensieri e delle emozioni.

Ecco ciò che ho scritto su Severus-Occlumante nella sezione “Severus: la mia visione” nella mia discussione “Il Severus di Ida, Ovvero, il Severus delle Maschere!“
CITAZIONE

Severus è l’uomo che impone a Silente di non rivelare mai, a nessuno, la parte migliore di se stesso; è l’uomo che per tutta la vita recita una parte che lo separa da se stesso, dalla sua vera identità ed intima essenza; è la spia che per anni si prepara ad affrontare Voldemort e diventa maestro insuperabile nell’arte dell’Occlumanzia per riuscire a mentire al miglior Legilimante del mondo magico.
Mentire all’Oscuro Signore significa però saper controllare in modo perfetto pensieri e ricordi e dominare le proprie emozioni; significa anche imparare a negarle, a diventare l’uomo gelido e imperturbabile, dallo sguardo nero e vuoto, che Severus dimostra di saper essere alla perfezione; significa saper controllare i propri ricordi celandoli nel profondo dell’anima, modificarli per sostenere la verità della bugia, deturparli e infangarli per ingannare perfino se stesso.
Questa è l’Occlumanzia che Severus deve applicare per riuscire a mentire all’Oscuro Signore.
Ma per far questo Severus deve rinunciare alla sua umanità, rischiando di perdere i suoi ricordi e perfino se stesso.
Per compiere il suo dovere ed espiare le sue colpe anelando ad un inarrivabile perdono.

Ed ecco alcuni brevissimi estratti delle mie fiction su questo punto particolare e così essenziale per la caratterizzazione psicologica del personaggio.
Specchio dell’anima (gennaio 2008)
CITAZIONE
I l mio sguardo, profondamente nero, è duro e deciso: sono l’insostituibile spia di Albus e per tutti questi lunghi anni mi sono minuziosamente preparato per affrontare il ritorno dell’Oscuro, senza tralasciare nulla.
Sono diventato un maestro insuperabile nell’arte dell’Occlumanzia e la mia mente è perfettamente disciplinata, capace di mostrare solo ciò che io voglio: false informazioni che trarranno in inganno l’Oscuro.
Non ho paura: la mia volontà è ferrea e sa imporre al mio corpo di sopportare in silenzio il dolore che lui vorrà ancora infliggermi, come ha già fatto a lungo la notte in cui l’ho raggiunto, con due ore di ritardo, quando è tornato in possesso del suo corpo.
Mentre mi cruciava con prevedibile crudeltà, i suoi occhi, rossa brace dell’Inferno, frugavano nella mia mente, cercando l’informazione che mi avrebbe condannato a morte come traditore. Ho sostenuto il suo sguardo, le labbra spasmodicamente serrate per impedire che un solo gemito ne uscisse, e ho mascherato la verità, confezionando schifose menzogne, del tutto incurante dello strazio aggiuntivo provocato dall’invasione della sua mente nei miei pensieri, costretto com’ero a infangare senza pietà i miei più intimi ricordi.
Mi ha abbandonato a terra, dopo un tempo infinito, mentre i miei muscoli ancora bruciavano e si contorcevano per il dolore, ma non ha trovato alcuna prova del mio tradimento: così, ora sono di nuovo un rispettato membro della cerchia ristretta dei Mangiamorte, pronto a indossare ancora quella disgustosa maschera, ma solo per scoprire preziose informazioni da passare all’Ordine, verso il cui capo la mia fedeltà è totale e incondizionata.

In questo estratto di Trasparenza e purezza del cristallo (novembre 2007 - aprile 2009) è lo stesso Piton a spiegare (a Hermione) cosa gli è costato diventare l’eccezionale Occlumante che è.
CITAZIONE
- Come ho cercato di spiegare a Potter, con un prevedibile insuccesso, ci sono due livelli di Occlumanzia. Al livello più basso, quello che chiunque, con un po’ di pratica, può esercitare, - spiegò, stringendo le labbra in un atteggiamento di lieve disprezzo, - è facile bloccare l’accesso ai propri pensieri, ma il Legilimante si accorge chiaramente d’essere stato respinto. E’ quello che hai fatto tu con me, poco fa. – esemplificò, piegando leggermente il capo di lato. - Poi c’è il livello più elevato, quello che fa dell’Occlumanzia una vera e propria Arte, che solo pochi sanno padroneggiare, e che mi permette di ingannare anche l’Oscuro Signore. – Gli occhi neri brillarono intensamente d’orgoglio, mentre proseguiva la dettagliata spiegazione. – Lo lascio accedere alla mia mente, ma solo per mostrargli ben ordinati ricordi e disciplinate emozioni che sostengono la mia menzogna. Non incontrando ostacoli all’accesso, è sicuro di leggere liberamente tra i miei pensieri e, non trovando né ricordi né emozioni che contraddicono le mie parole, è sicuro che io gli dica la verità perché ne ha diretta conferma dalle false immagini mentali che evoco appositamente per lui.
Hermione lo stava osservando impressionata, valutando quanta inflessibile disciplina doveva essersi imposto per ottenere quegli incredibili risultati, quanto doveva aver domato e imbrigliato le proprie umane emozioni sotto il duro giogo del perfetto autocontrollo.
Ecco il vero motivo della gelida impassibilità del Professor Piton.
La ragazza aveva visto molto bene il dolore nei suoi occhi, poco prima: non era vero, quindi, che il mago non sapesse provare emozioni. Le sentiva, con la stessa dolorosa intensità di chiunque altro, però le sapeva dominare alla perfezione, al punto di riuscire a escluderle dalla propria mente quando era al cospetto di Voldemort.
Doveva farlo, se voleva sopravvivere: non aveva alcuna scelta!
Il Professore sorrise, intuendo i suoi pensieri, questa volta senza neppure aver bisogno di violare la sua mente, e annuì:
- Del resto, è proprio solo grazie alla perfetta capacità di dominare le mie emozioni se sono ancora vivo e riesco a fornire utili informazioni all’Ordine. – le confermò, facendola arrossire.
- Io vorrei… mi piacerebbe molto imparare, Professore.
Piton la guardò, la tristezza negli occhi neri, e rispose solo con un sofferto sussurro:
- Vorrei tanto che non dovesse mai servirti, Signorina Granger. Sarebbe molto meglio per te, te lo assicuro. – mormorò piano, con tono amaro, quasi più rivolto a se stesso, scotendo lievemente il capo e sospirando. - Non puoi neppure lontanamente immaginare cosa significhi essere costretti a rinunciare alla propria fragile umanità e indossare per sempre una maschera di insensibile e disgustata indifferenza.

Ancora Trasparenza e purezza del cristallo, ma qui la spiegazione è data, più sinteticamente, a Lupin.
CITAZIONE
- E’ così che, - lo guardò fisso negli occhi, ora solo gelidi tunnel di buio infinito, - sai mentire a Voldemort?
Piton annuì con un secco cenno del capo.
Lupin rimase a osservarlo, ansante.
- Come diavolo fai? – mormorò infine, sconcertato.
- Lunghi anni di odioso allenamento, Lupin, passati a rinnegare la mia umanità, seppellendola sotto una sgradevole maschera di gelida indifferenza, grazie anche all’ossessiva sorveglianza di Albus, - spiegò Piton con distaccata freddezza, - solo per imparare a ingannare il Signore dell’Oscurità, che ancora crede, stoltamente, d’essere sempre il mio indiscusso padrone.

Ancora Trasparenza e purezza del cristallo (del resto, quella è il “mio” settimo libro, altro che I doni della morte!!!): il resoconto che Severus fa a Silente dopo essere tornato da Voldemort con due ore di ritardo.
CITAZIONE
- All’inizio ho dovuto permettergli di vedere realmente i miei ricordi, - sospirò, - quelli d’un bambino trascurato, odiato dal padre Babbano. – Trasse un faticoso respiro, il corpo ancora scosso da un lungo tremito. – Quelli d’un ragazzo ambizioso, disposto a tutto per possedere il Sapere.
Severus chiuse gli occhi:
- E lui ha calpestato tutto, frugando furiosamente in ogni angolo in cui gli ho lasciato accesso, là dove non c’era pericolo che scoprisse qualcosa che avrebbe potuto tradirmi. – Uno spasmo lo bloccò per un istante, ma riaprì gli occhi e continuò. – Ha irrispettosamente violato ogni mio ricordo, doloroso o felice che fosse, spremendolo e poi gettandolo via, avido solo d’avere le sue risposte, mentre la mia ira cresceva e la voglia di vendicarmi mi dava nuove forze per resistergli.
Severus boccheggiò, gli occhi neri sempre più scintillanti:
- Gli ho fatto credere solo ciò che io volevo, ho evocato per lui le immagini che mille volte avevamo provato insieme, ho sepolto le mie vere emozioni sotto anni di duro allenamento e gli ho mostrato la maschera del mio viso, la finzione del mio essere, il servo che lui crede io sia!
Il mago si rizzò a sedere, i pugni stretti e gli occhi neri splendenti d’orgoglio:
- L’ho ingannato Albus, l’ho fatto e saprò rifarlo, ogni volta che servirà: perché sono più forte di lui, perché voglio la mia vendetta, perché…

Sempre Trasparenza e purezza del cristallo, pensieri di Severus a se stesso.
CITAZIONE
I suoi tremendi rimorsi, il dolore per tutto ciò che aveva perduto e l’odio per Voldemort gli avevano insegnato a disciplinare la mente e a piegarla al proprio volere, come un libro dalle pagine bianche sul quale poteva scrivere e riscrivere a piacimento, cancellando le proprie umane emozioni e sostituendole con odiose falsità.
Anche se, ogni volta che rinnegava una parte della sua umanità, gli sembrava di poterla perdere per sempre, e sentiva la maschera della sua folle recita inchiodarsi dolorosamente sempre più a fondo sul suo volto.

Ultimo brano tratto da Trasparenza e purezza del cristallo (novembre 2007 - aprile 2009): la deposizione di Remus al processo di Piton.
CITAZIONE
Poi fu la volta di Remus Lupin che, con un sereno sorriso sul volto ancora stanco e provato dagli ultimi avvenimenti, raccontò di come l’imputato avesse sempre egregiamente svolto il compito di spia a favore di Silente, rischiando la vita fin dalla tremenda notte in cui Voldemort era ritornato, e poi continuando a farlo anche dopo aver ucciso il Preside.
Il mago confermò, con affermazioni sicure, simili a quelle usate da Minerva e basate sulla sua personale esperienza, che Severus Piton era perfettamente in grado di mentire, indubbiamente anche a Voldemort: sapeva creare nella propria mente immagini totalmente credibili di avvenimenti che lui, Remus, sapeva con assoluta certezza che non erano mai avvenuti. Spiegò che solo con lunghi anni di allenamento, fatto con l’aiuto di Silente, l’imputato era riuscito a raggiungere quello strabiliante risultato, ma al caro prezzo di dover quasi rinnegare la propria umanità per seppellirla sotto la sgradevole maschera di gelida impassibilità che gli permetteva di mantenere il pieno controllo dei propri pensieri ed emozioni, e tutto al solo fine di riuscire ad ingannare Voldemort per continuare a svolgere in modo esemplare il suo ruolo di spia.

L’ultimo brano sull’argomento, tratto da “Le stesse lacrime” (settembre 2011), ancora amari pensieri di Severus su se stesso.
CITAZIONE
Si erano mai chiesti, invece, quanto gli costavano quelle menzogne, cosa provava mentre la serpe dagli occhi di sangue irrompeva nella sua mente cercando di violare anche quei pochi ricordi felici che gli erano rimasti, tentando di calpestare ogni sua emozione e sentimento gelosamente protetto dietro lo schermo impenetrabile dei suoi occhi neri?
No, nessuno sapeva, nessuno immaginava la sua sofferenza quando era obbligato a mentire perfino a se stesso, a modificare le sue umane emozioni, a inventare pensieri e reazioni crudeli e spietati, a disegnare nei ricordi immagini efferate di fatti mai accaduti. Così come nessuno poteva capire che per riuscire a mentire davanti all’Oscuro Signore aveva dovuto esercitarsi tutti i giorni per lunghi anni. Aveva dovuto reprimere l’umanità delle proprie emozioni, sopprimere e dimenticare i sentimenti per trasformarsi in un essere gelido ed insensibile, controllato all’eccesso, capace di inventare perfette, complesse, false immagini al semplice battere delle palpebre: quell’infima frazione di secondo che l’Oscuro Signore gli concedeva prima di invadergli la mente, magari con il consistente aiuto di una feroce Cruciatus lanciata con perfido godimento.

Uuuuh… mi sa che stavolta mi sono lasciata prendere la mano di brutto dall’argomento, peggio perfino di Nadia, ma quando si arriva all’Occlumanzia, davvero, perdo ogni controllo!!! :woot:



CITAZIONE (Minervina @ 12/7/2015, 19:28) 
Piccola parentesi: non ricordo bene se l’epiteto di “so-tutto” è stato effettivamente scritto dalla Rowling o se si è trattato di un’invenzione dei film. Lo dico perché io ricordo con chiarezza Severus rivolgersi così a Hermione in uno dei film (non rammento quale), ma controllando velocemente sui libri, perché purtroppo ora non ho molto tempo per farlo, a me pare che questa locuzione non ci sia. Voi che mi dite?
Il concetto comunque non cambia, è naturale, perché, che questo soprannome sia stato coniato tale e quale dall’autrice stessa oppure no, Severus lascia intendere di pensare questo di Hermione. Le cose assumerebbero tuttavia una sfumatura un pochino diversa, perché se il nomignolo fosse davvero uscito proprio dalla bocca di Severus, il lettore avrebbe un motivo in più per prenderlo con le pinze (nelle intenzioni dell'autrice), vista la cattiva fama del professore e la sua abitudine a trattare con cinismo gli studenti.

Ma sai che non me lo ricordo???
Nei film c’è, certo, ma anche nei libri?
Chi lo ricorda?


Edited by Ida59 - 2/12/2015, 17:48
 
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CITAZIONE (Ida59 @ 2/12/2015, 14:49) 

Ma sai che non me lo ricordo???
Nei film c’è, certo, ma anche nei libri?
Chi lo ricorda?

Ecco la risposta. :D
HP 3 capitolo 9 pag 146
Durante la lezione sui lupi mannari in sostituzione di Lupin:

E' la seconda volta che parli non richiesta, signorina Granger" disse tranquillamente Piton. "Altri cinque punti in meno ai Grifondoro, per essere un'insopportabile sotutto".
Hermione diventò rossissima, abbassò la mano e fissò il pavimento con gli occhi pieni di lacrime. L'avversione della classe per Piton si rivelò appieno negli sguardi cupi che si concentrarono su di lui: tutti avevano chiamato Hermione "sotutto" almeno una volta, e Ron, che glielo ripeteva almeno due volte la settimana, disse ad alta voce:
"Lei ci ha fatto una domanda e Hermione sa la risposta! Perché lo chiede, se poi non vuole ascoltarla?"

in inglese
"That is the second time you have spoken out of turn, Miss Granger," said Snape coolly. "Five more points from Gryffindor for being an insufferable know-it-all."

La stessa frase è pronunciata da Severus - Alan nel film.
 
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A questo punto, assodato che il nomignolo viene fuori direttamente dalle belle labbra sottili di Severus :lovelove: allora vale proprio quello che aveva scritto Nadia:

CITAZIONE (Minervina @ 12/7/2015, 19:28) 
Il concetto comunque non cambia, è naturale, perché, che questo soprannome sia stato coniato tale e quale dall’autrice stessa oppure no, Severus lascia intendere di pensare questo di Hermione. Le cose assumerebbero tuttavia una sfumatura un pochino diversa, perché se il nomignolo fosse davvero uscito proprio dalla bocca di Severus, il lettore avrebbe un motivo in più per prenderlo con le pinze (nelle intenzioni dell'autrice), vista la cattiva fama del professore e la sua abitudine a trattare con cinismo gli studenti.

Essendo stato quindi Severus direttamente ad aver coniato il soprannome, ci sta benissimo che lui non abbia affatto una idea negativa sulla studiosa Hermione ma che, semplicemente, continui a portare avanti la sua recita di sgradevole ed antipatico professore.
 
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view post Posted on 8/2/2016, 14:27
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CITAZIONE (Ida59 @ 3/12/2015, 11:39) 
A questo punto, assodato che il nomignolo viene fuori direttamente dalle belle labbra sottili di Severus :lovelove: allora vale proprio quello che aveva scritto Nadia:

CITAZIONE (Minervina @ 12/7/2015, 19:28) 
Il concetto comunque non cambia, è naturale, perché, che questo soprannome sia stato coniato tale e quale dall’autrice stessa oppure no, Severus lascia intendere di pensare questo di Hermione. Le cose assumerebbero tuttavia una sfumatura un pochino diversa, perché se il nomignolo fosse davvero uscito proprio dalla bocca di Severus, il lettore avrebbe un motivo in più per prenderlo con le pinze (nelle intenzioni dell'autrice), vista la cattiva fama del professore e la sua abitudine a trattare con cinismo gli studenti.

Essendo stato quindi Severus direttamente ad aver coniato il soprannome, ci sta benissimo che lui non abbia affatto una idea negativa sulla studiosa Hermione ma che, semplicemente, continui a portare avanti la sua recita di sgradevole ed antipatico professore.

Per chi come Hermione vuole a tutti i costi emergere, e ancora di più in un mondo tanto diverso dal suo, un mondo in cui lei è "una diversa", una nata da Babbani, trovo che essere una sotutto detto da un mago esigente e sarcastico come il Potion Master sia quasi quasi un complimento...

Edited by chiara53 - 8/2/2016, 15:30
 
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view post Posted on 8/2/2016, 18:54
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In effetti, pensandoci bene e vedendo le cose da questa diversa prospettiva, più che come insulto suona molto da complimento!
 
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view post Posted on 9/2/2016, 17:00
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Vi propongo oggi un primo breve brano, quasi umoristico, in cui ci sono Minerva e Severus sportivamente contrapposti.


Subito dopo un brano a cui sono molto affezionata. Qui potete leggere e esaminare il rapporto tra Sirius e Piton.
Fatelo alla luce delle cose che sappiamo oggi e leggete nelle parole di Severus ed in quelle di Sirius il passato e il dolore di entrambi.


Pagg. 382-3 Quidditch e Serpeverde

I Direttori delle Case in campo, malgrado tentassero di esibire un decoroso equilibrio, erano determinati a veder vincere la propria parte. Harry si rese conto di quanto la professoressa McGranitt tenesse a battere Serpeverde quando lei si astenne dall'assegnare compiti la settimana prima dell'incontro.
«Credo che abbiate abbastanza da fare al momento» disse, altera. Nessuno riuscì a credere alle proprie orecchie finché lei non guardò Harry e Ron negli occhi e aggiunse con aria truce: «Mi sono abituata ad avere la coppa nel mio ufficio, ragazzi, e non ho proprio voglia di cederla al professor Piton, perciò usate il tempo libero per allenarvi, intesi?»
Piton non era meno partigiano; aveva prenotato il campo di Quidditch per gli allenamenti di Serpeverde così spesso che Grifondoro aveva difficoltà ad andare a giocare. Faceva anche orecchie da mercante alle varie testimonianze di fatture scagliate dai Serpeverde sui giocatori di Grifondoro nei corridoi. Quando Alicia Spinnet si presentò in infermeria con le sopracciglia così folte che le oscuravano la vista e le finivano in bocca, Piton sostenne che doveva aver tentato un Incantesimo Parruccone su se stessa e rifiutò di ascoltare i quattordici testimoni oculari che dichiaravano di aver visto il Portiere di Serpeverde, Miles Bletchley, colpirla alle spalle con un incantesimo mentre studiava in biblioteca.


In inglese
The Heads of House of the competing teams, though they attempted to disguise it under a decent pretence of sportsmanship, were determined to see their own side victorious. Harry realised how much Professor McGonagall cared about beating Slytherin when she abstained from giving them homework in the week leading up to the match.
"I think you've got enough to be getting on with at the moment," she said loftily. Nobody could quite believe their ears until she looked directly at Harry and Ron and said grimly, "I"ve become accustomed to seeing the Quidditch Cup in my study, boys, and I really don't want to have to hand it over to Professor Snape, so use the extra time to practise, won't you?"
Snape was no less obviously partisan; he had booked the Quidditch pitch for Slytherin practice so often that the Gryffindors had difficulty getting on it to play. He was also turning a deaf ear to the many reports of Slytherin attempts to hex Gryffindor players in the corridors. When Alicia Spinnet turned up in the hospital wing with her eyebrows growing so thick and fast they obscured her vision and obstructed her mouth, Snape insisted that she must have attempted a Hair-thickening Charm on herself and refused to listen to the fourteen eye-witnesses who insisted they had seen the Slytherin Keeper, Miles Bletchley, hit her from behind with a jinx while she worked in the library.


Pagg, 489-494 Piton va a Grimmauld Place per comunicare a Potter che gli farà lezioni di Occlumanzia. Ha uno scontro con Sirius.

Sirius_Black_and_Severus_Snape_harry_potter_1956
www.taringa.net/posts/imagenes/1039...rius-Black.html



Poi, l'ultimo giorno di vacanza, accadde qualcosa che gli fece davvero pensare con terrore al ritorno a scuola.
«Harry, caro» disse la signora Weasley, affacciandosi nella camera dove lui e Ron giocavano a scacchi magici, mentre Hermione, Ginny e Gratta-stinchi stavano a guardare. «Puoi venire giù in cucina? Il professor Piton
vorrebbe parlarti».
Harry non registrò immediatamente l'informazione; una delle sue torri era impegnata in una violenta rissa con un pedone di Ron e lui la stava aizzando con entusiasmo.
«Schiaccialo... schiaccialo, è solo un pedone, idiota. Scusi, signora Weasley, stava dicendo?»
«Il professor Piton, Harry. In cucina. Vuole parlarti».
L'orrore gli fece spalancare la bocca. Si voltò verso Ron, Hermione e Ginny, che gli restituirono lo stesso sguardo. Grattastinchi, che Hermione tratteneva con difficoltà da un quarto d'ora, saltò felice sulla scacchiera e seminò il panico tra i pezzi, che corsero a nascondersi urlando.
«Piton?» domandò incredulo Harry.
«Il professor Piton, caro» ripeté la signora Weasley in tono di rimprovero. «Muoviti, dice che non può restare molto».
«Che cosa vuole da te?» chiese nervosamente Ron, quando sua madre lasciò la stanza. «Non hai fatto niente, vero?»
«No!» rispose indignato Harry, cercando di ricordare che cosa potesse aver fatto perché Piton lo inseguisse fino in Grimmauld Place. Forse il suo ultimo compito aveva meritato una 'T'?
Un minuto o due dopo spinse la porta della cucina e trovò Sirius e Piton seduti al lungo tavolo, che guardavano in cagnesco in direzioni opposte. Il silenzio tra loro era carico di reciproco disprezzo. Sul tavolo davanti a Sirius c'era una lettera aperta.
Harry tossì per annunciare la propria presenza.
Piton si girò verso di lui, il volto incorniciato dagli unti capelli neri.
«Siediti, Potter».
«Sai» disse Sirius a voce alta, dondolando sulle gambe posteriori della sedia e parlando al soffitto, «preferirei che non dessi ordini qui, Piton. È casa mia, capisci».

Uno sgradevole rossore fece avvampare il volto pallido di Piton. Harry sedette accanto a Sirius.
«Dovevo vederti da solo, Potter» cominciò Piton, con la solita piega beffarda sulle labbra, «ma Black...»
«Sono il suo padrino» intervenne Sirius, a voce ancora più alta.
«Sono qui per ordine di Silente» proseguì Piton, la cui voce, per contrasto, si faceva sempre più bassa e stizzosa, «ma ti prego di restare, Black, so che ti piace sentirti... coinvolto».

«E questo che cosa vorrebbe dire?» sbottò Sirius, lasciando ricadere la sedia in avanti con uno schianto.
«Soltanto che sono certo che per te dev'essere... ah... frustrante, non poter fare nulla di utile...» Piton sottolineò delicatamente la parola «...per l'Ordine».
Fu il turno di Sirius di arrossire. Le labbra di Piton erano incurvate in un sorrisetto di trionfo quando si rivolse a Harry.
«Il Preside mi ha mandato a dirti, Potter, che desidera che tu studi Occlumanzia il prossimo trimestre».
«Che studi cosa?» chiese Harry.
Il ghigno di Piton si fece più pronunciato.
«Occlumanzia, Potter. La difesa magica della mente contro la penetrazione esterna. È una branca poco nota della magia, ma è assai utile».
Il cuore di Harry cominciò a battere all'impazzata. Difesa contro la penetrazione esterna? Ma lui non era stato posseduto, su quello erano tutti d'accordo...
«Perché devo studiare Occlu...cosa?» borbottò.
«Perché il Preside ritiene che sia una buona idea» replicò soave Piton. «Riceverai lezioni private una volta alla settimana, ma non dirai a nessuno che cosa stai facendo, meno che mai a Dolores Umbridge. È chiaro?»
«Sì» rispose Harry. «Chi mi insegnerà?»
Piton inarcò un sopracciglio.
«Io» disse.
images

Harry ebbe l'orribile sensazione che le sue viscere si sciogliessero. Lezioni supplementari con Piton... che cosa aveva fatto per meritare questo? Si voltò in fretta verso Sirius in cerca di appoggio.
«Perché non può farlo Silente?» chiese Sirius, aggressivo. «Perché tu?»
«Perché il Preside ha il privilegio di delegare i compiti meno piacevoli, immagino» rispose Piton, suadente. «Ti aspetto lunedì alle sei del pomeriggio, Potter. Nel mio ufficio. Se qualcuno te lo chiede, stai prendendo ripetizioni di Pozioni. Nessuno che ti abbia visto durante le mie lezioni potrebbe dubitare che ne hai bisogno».
Fece per andarsene, con il nero mantello da viaggio che ondeggiava alle sue spalle.
«Aspetta un momento» lo chiamò Sirius, raddrizzandosi sulla sedia.
Piton si voltò a guardarli con lo stesso sorriso di scherno.
«Vado piuttosto di fretta, Black. Al contrario del tuo, il mio tempo libero non è illimitato».

«Arrivo subito al punto, allora» disse Sirius, alzandosi. Era decisamente più alto di Piton che, notò Harry, strinse il pugno nella tasca del mantello, sicuramente attorno all'impugnatura della bacchetta. «Se vengo a sapere
che usi queste lezioni di Occlumanzia per rendere la vita difficile a Harry, dovrai risponderne a me».
«Che cosa commovente» sogghignò beffardo Piton. «Ma avrai notato che Potter assomiglia molto a suo padre, vero?»
«Certo» disse Sirius con orgoglio.
«E quindi saprai che è tanto arrogante che le critiche gli rimbalzano addosso» proseguì Piton mellifluo.
Sirius spinse da parte la sedia e fece il giro del tavolo diretto verso Piton, estraendo la bacchetta. Piton fece balenare la sua. Rimasero a squadrarsi, Sirius furente, Piton all'erta, con lo sguardo che saettava dal viso di Sirius
alla punta della sua bacchetta.
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«Sirius!» esclamò Harry, ma il suo padrino parve non sentire.
«Ti ho avvisato, Mocciosus» ringhiò Sirius, il volto a pochi centimetri da quello di Piton, «non mi interessa se Silente crede che ti sia ravveduto, io la so più lunga...»
«Oh, ma perché non glielo dici?» bisbigliò Piton. «O temi forse che potrebbe non prendere molto sul serio il consiglio di uno che sta nascosto da sei mesi in casa di sua madre?»
«Dimmi, come sta Lucius Malfoy in questi giorni? Sarà contento che il suo cagnolino lavori a Hogwarts, non è così?»
«A proposito di cani» disse dolcemente Piton, «sapevi che Lucius Malfoy ti ha riconosciuto l'ultima volta che hai arrischiato una gita? Idea furba, Black, farti vedere in un bel posto sicuro... ti ha dato una scusa inattacabile
per non uscire più dalla tana, vero?»
Sirius levò la bacchetta.
«No!» urlò Harry, e balzò al di là del tavolo frapponendosi tra i due. «Sirius, non farlo!»
«Mi stai dando del codardo?» ruggì Sirius, cercando invano di spostare Harry.
«Be', sì» disse Piton.

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«Harry, stanne - fuori!» scandì Sirius, spingendolo via con la mano libera.
La porta della cucina si aprì e apparve l'intera famiglia Weasley più Hermione, tutti molto felici, con il signor Weasley che avanzava orgoglioso in mezzo al gruppo, vestito con un pigiama a righe e un impermeabile.

«Guarito!» annunciò lieto. «Sono completamente guarito!»
Lui e tutti gli altri rimasero bloccati sulla soglia di fronte alla scena che si presentò, anch'essa sospesa a metà: Sirius e Piton si erano voltati verso la porta, con le bacchette sempre puntate l'una contro l'altra, e Harry era rimasto immobile tra loro, con le braccia aperte nel tentativo di separarli.
«Per la barba di Merlino» disse il signor Weasley, mentre il sorriso gli si spegneva, «che cosa succede qui?»
Sia Sirius che Piton abbassarono le bacchette. Harry spostò lo sguardo dall'uno all'altro. Entrambi ostentavano un'espressione di puro disprezzo, tuttavia l'ingresso inaspettato di tanti testimoni parve ricondurli alla ragione. Piton ripose la bacchetta e attraversò la cucina, passando davanti ai
Weasley senza una parola. Sulla soglia si voltò.
«Lunedì sera alle sei, Potter».
E se ne andò. Sirius restò a guardare la porta con aria cupa, la bacchetta al fianco.
«Che cosa succede?» chiese ancora il signor Weasley.
«Niente, Arthur» rispose Sirius, che respirava affannosamente, come dopo una lunga corsa. «Solo una chiacchierata amichevole tra due vecchi compagni di scuola». Con quello che parve uno sforzo enorme, sorrise.
«Allora... sei guarito? È una notizia fantastica».
«Vero?» disse la signora Weasley, accompagnando il marito a una sedia. «Il Guaritore Smethwyck ha fatto la sua magia, alla fine, e ha trovato l'antidoto a qualsiasi cosa ci fosse nelle zanne di quel serpente. Arthur ha im-
parato la lezione e non farà più pasticci con la medicina dei Babbani, non è così, tesoro?» aggiunse, in tono alquanto minaccioso.
«Sì, Molly, cara» rispose lui, mite.
La cena di quella sera avrebbe dovuto essere un'occasione allegra, con il ritorno del signor Weasley. Harry vide che Sirius si sforzava di renderla tale, eppure, quando non si costringeva a ridere forte alle battute di Fred e
George o a offrire cibo, il suo viso tornava cupo e meditabondo. Tra lui e Harry erano seduti Mundungus e Malocchio, che erano passati per fare le congratulazioni al signor Weasley. Harry voleva parlare con Sirius, dirgli
che non doveva ascoltare nemmeno una parola di Piton, che lo provocava apposta, e che nessuno di loro credeva che lui fosse un codardo perché obbediva a Silente e restava in Grimmauld Place. Ma non ne ebbe l'opportu-
nità, e guardando l'espressione di Sirius si chiese se avrebbe mai osato sollevare l'argomento. Invece sussurrò a Ron e Hermione che avrebbe preso lezioni di Occlumanzia da Piton.

«Silente vuole che tu la smetta di fare quei sogni su Voldemort» commentò subito Hermione. «Be', non ti dispiacerà, vero?»
«Altre lezioni con Piton?» disse Ron atterrito. «Io mi terrei gli incubi!»


In inglese
Then, on the very last day of the holidays, something happened that made Harry positively dread his return to school.
"Harry, dear," said Mrs Weasley, poking her head into his and Ron's bedroom, where the pair of them were playing wizard chess watched by Hermione, Ginny and
Crookshanks, "could you come down to the kitchen? Professor Snape would like a word with you."
Harry did not immediately register what she had said; one of his castles was engaged in a violent tussle with a pawn of Rons and he was egging it on enthusiastically.
"Squash him - squash him, he's only a pawn, you idiot. Sorry, Mrs Weasley, what did you say?"
"Professor Snape, dear. In the kitchen. He'd like a word."
Harry's mouth fell open in horror. He looked around at Ron, Hermione and Ginny, all of whom were gaping back at him. Crookshanks, whom Hermione had been restraining with difficulty for the past quarter of an hour, leapt gleefully on to the board and set the pieces running for cover, squealing at the top of their voices.
"Snape?" said Harry blankly.
"Professor Snape, dear," said Mrs Weasley reprovingly. "Now come on, quickly, he says he can't stay long."
"What's he want with you?" said Ron, looking unnerved as Mrs Weasley withdrew from the room. "You haven't done anything, have you?"
"No!" said Harry indignantly, racking his brains to think what he could have done that would make Snape pursue him to Grimmauld Place. Had his last piece of homework perhaps earned a T?
A minute or two later, he pushed open the kitchen door to find Sirius and Snape both seated at the long kitchen table, glaring in opposite directions. The silence between them was heavy with mutual dislike. A letter lay open on the table in front of Sirius.
"Er," said Harry, to announce his presence.
Snape looked around at him, his face framed between curtains of greasy black hair.
"Sit down, Potter."
"You know," said Sirius loudly, leaning back on his rear chair legs and speaking to the ceiling, "I think I"d prefer it if you didn't give orders here, Snape.
It's my house, you see."
An ugly flush suffused Snape's pallid face. Harry sat down in a chair beside
Sirius, facing Snape across the table.
"I was supposed to see you alone, Potter," said Snape, the familiar sneer curling his mouth, "but Black -"
"I"m his godfather," said Sirius, louder than ever.
"I am here on Dumbledore's orders," said Snape, whose voice, by contrast, was becoming more and more quietly waspish, "but by all means stay, Black, I know you like to feel… involved."
"What's that supposed to mean?" said Sirius, letting his chair fall back on to all four legs with a loud bang.
"Merely that I am sure you must feel - ah - frustrated by the fact that you can do nothing useful," Snape laid a delicate stress on the word, "for the Order."
It was Sirius's turn to flush. Snape's lip curled in triumph as he turned to
Harry.
The Headmaster has sent me to tell you, Potter, that it is his wish for you to study Occlumency this term."
"Study what?" said Harry blankly.
Snape's sneer became more pronounced.
"Occlumency, Potter. The magical defence of the mind against external penetration. An obscure branch of magic, but a highly useful one."
Harry's heart began to pump very fast indeed. Defence against external penetration? But he was not being possessed, they had all agreed on that…
"Why do I have to study Occlu— thing?" he blurted out.
"Because the Headmaster thinks it a good idea," said Snape smoothly. "You will receive private lessons once a week, but you will not tell anybody what you are doing, least of all Dolores Umbridge. You understand?"
"Yes," said Harry. "Who's going to be teaching me?"
Snape raised an eyebrow.
"I am," he said.

HP5_035_2

Harry had the horrible sensation that his insides were melting.
Extra lessons with Snape - what on earth had he done to deserve this? He looked quickly round at Sirius for support.
"Why can't Dumbledore teach Harry?" asked Sirius aggressively. "Why you?"
"I suppose because it is a headmaster's privilege to delegate less enjoyable tasks," said Snape silkily. "I assure you I did not beg for the job." He got to his feet. "I will expect you at six o'clock on Monday evening, Potter. My office. If anybody asks, you are taking remedial Potions. Nobody who has seen you in my classes could deny you need them."
He turned to leave, his black travelling cloak billowing behind him.
"Wait a moment," said Sirius, sitting up straighter in his chair.
Snape turned back to face them, sneering.
"I am in rather a hurry, Black. Unlike you, I do not have unlimited leisure time."
Til get to the point, then," said Sirius, standing up. He was rather taller than
Snape who, Harry noticed, balled his fist in the pocket of his cloak over what
Harry was sure was the handle of his wand. "If I hear you're using these
Occlumency lessons to give Harry a hard time, you'll have me to answer to."
"How touching," Snape sneered. "But surely you have noticed that Potter is very like his father?"
"Yes, I have," said Sirius proudly.
"Well then, you'll know he's so arrogant that criticism simply bounces off him,"
Snape said sleekly.
Sirius pushed his chair roughly aside and strode around the table towards Snape, pulling out his wand as he went. Snape whipped out his own. They were squaring up to each other, Sirius looking livid, Snape calculating, his eyes darting from
Sirius's wand-tip to his face.
"Sirius!" said Harry loudly, but Sirius appeared not to hear him.
"I"ve warned you, Snivdlus," said Sirius, his face barely a foot from Snape's,
"I don't care if Dumbledore thinks you've reformed, I know better -"
"Oh, but why don't you tell him so?" whispered Snape. "Or are you afraid he might not take very seriously the advice of a man who has been hiding inside his mother's house for six months?"
Tell me, how is Lucius Malfoy these days? I expect he's delighted his lapdog's working at Hogwarts, isn't he?"
"Speaking of dogs," said Snape softly, "did you know that Lucius Malfoy recognised you last time you risked a little jaunt outside? Clever idea, Black, getting yourself seen on a safe station platform… gave you a cast-iron excuse not to leave your hidey-hole in future, didn't it?"
Sirius raised his wand.
"NO!" Harry yelled, vaulting over the table and trying to get in between them.
"Sirius, don't!"
"Are you calling me a coward?" roared Sirius, trying to push Harry out of the way, but Harry would not budge.
"Why, yes, 1 suppose 1 am," said Snape.
"Harry - get - out - of - it!" snarled Sirius, pushing him aside with his free hand.
The kitchen door opened and the entire Weasley family, plus Hermione, came inside, all looking very happy, with Mr Weasley walking proudly in their midst dressed in a pair of striped pyjamas covered by a mackintosh.
"Cured!" he announced brightly to the kitchen at large. "Completely cured!"
He and all the other Weasleys froze on the threshold, gazing at the scene in front of them, which was also suspended in mid-action, both Sirius and Snape looking towards the door with their wands pointing into each other's faces and
Harry immobile between them, a hand stretched out to each, trying to force them apart.
"Merlin's beard," said Mr Weasley, the smile sliding off his face, "what's going on here?"
Both Sirius and Snape lowered their wands. Harry looked from one to the other.
Each wore an expression of utmost contempt, yet the unexpected entrance of so many witnesses seemed to have brought them to their senses. Snape pocketed his wand, turned on his heel and swept back across the kitchen, passing the Weasleys without comment. At the door he looked back.
"Six o'clock, Monday evening, Potter."
And he was gone. Sirius glared after him, his wand at his side.
"What's been going on?" asked Mr Weasley again.
"Nothing, Arthur," said Sirius, who was breathing heavily as though he had just run a long distance. "Just a friendly little chat between two old school friends." With what looked like an enormous effort, he smiled. "So… you're cured? That's great news, really great."
"Yes, isn't it?" said Mrs Weasley, leading her husband forward to a chair.
"Healer Smethwyck worked his magic in the end, found an antidote to whatever that snake's got in its fangs, and Arthur's learned his lesson about dabbling in
Muggle medicine, haven't you, dear?" she added, rather menacingly.
"Yes, Molly, dear," said Mr Weasley meekly.
That night's meal should have been a cheerful one, with Mr Weasley back amongst them. Harry could tell Sirius was trying to make it so, yet when his godfather was not forcing himself to laugh loudly at Fred and George's jokes or offering everyone more food, his face fell back into a moody, brooding expression. Harry was separated from him by Mundungus and Mad-Eye, who had dropped in to offer Mr
Weasley their congratulations. He wanted to talk to Sirius, to tell him he shouldn't listen to a word Snape said, that Snape was goading him deliberately and that the rest of them didn't think Sirius was a coward for doing as
Dumbledore told him and remaining in Grimmauld Place. But he had no opportunity to do so, and, eyeing the ugly look on Sirius's face, Harry wondered occasionally whether he would have dared to mention it even if he had the chance. Instead, he told Ron and Hermione under his voice about having to take
Occlumency lessons with Snape.
"Dumbledore wants to stop you having those dreams about Voldemort," said
Hermione at once. "Well, you won't be sorry not to have them any more, will you?"
"Extra lessons with Snape?" said Ron, sounding aghast. "I"d rather have the nightmares!"

Edited by chiara53 - 4/5/2016, 16:40
 
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view post Posted on 4/5/2016, 16:55
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Da molto tempo questa discussione e il brano che ho proposto langue.

E' un brano piuttosto lungo durante il quale emergono tutti i sentimenti dei vari personaggi. Persino Piton perde alla fine il suo controllo ferreo: solo Sirius riesce a muovere le montagne, o meglio a scalfire la gelida armatura che Severus si è imposto da anni.
Ma prima c'è la sorpresa di Harry, nonostante tutto quello che sa di Piton il suo primo infantile pensiero è:
CITAZIONE
«Che cosa vuole da te?» chiese nervosamente Ron, quando sua madre lasciò la stanza. «Non hai fatto niente, vero?»
«No!» rispose indignato Harry, cercando di ricordare che cosa potesse aver fatto perché Piton lo inseguisse fino in Grimmauld Place. Forse il suo ultimo compito aveva meritato una 'T'?

Harry non matura mai, meglio, la sua creatrice non gli permette mai di maturare, di riflettere, di pensare che se Piton è venuto fin lì la ragione deve essere davvero importante, qualcosa di grave e impossibile da rimandare.
Certo è una cosa strana e improbabile, ma i commenti dei ragazzi sono estremamente fuori luogo, o meglio, in linea con la Pottervisione spinta all'eccesso che valuta Severus sempre e comunque come un bastardo cattivo e maligno, pronto a far loro soltanto del male.
Eppure Harry sa che Piton fa parte dell'Ordine della Fenice, quindi dovrebbe - almeno adesso - fidarsi e affidarsi al suo insegnante. D'accordo, Severus non è gioviale né affettuoso e simpatico, ma vediamo le battute di dialogo successive.
CITAZIONE
l cuore di Harry cominciò a battere all'impazzata. Difesa contro la penetrazione esterna? Ma lui non era stato posseduto, su quello erano tutti d'accordo...
«Perché devo studiare Occlu...cosa?» borbottò.
«Perché il Preside ritiene che sia una buona idea» replicò soave Piton. «Riceverai lezioni private una volta alla settimana, ma non dirai a nessuno che cosa stai facendo, meno che mai a Dolores Umbridge. È chiaro?»
«Sì» rispose Harry. «Chi mi insegnerà?»
Piton inarcò un sopracciglio.
«Io» disse.
Harry ebbe l'orribile sensazione che le sue viscere si sciogliessero. Lezioni supplementari con Piton... che cosa aveva fatto per meritare questo? Si voltò in fretta verso Sirius in cerca di appoggio.
«Perché non può farlo Silente?» chiese Sirius, aggressivo. «Perché tu?»
«Perché il Preside ha il privilegio di delegare i compiti meno piacevoli, immagino» rispose Piton, suadente. «Ti aspetto lunedì alle sei del pomeriggio, Potter. Nel mio ufficio. Se qualcuno te lo chiede, stai prendendo ripetizioni di Pozioni. Nessuno che ti abbia visto durante le mie lezioni potrebbe dubitare che ne hai bisogno».
Fece per andarsene, con il nero mantello da viaggio che ondeggiava alle sue spalle.
«Aspetta un momento» lo chiamò Sirius, raddrizzandosi sulla sedia.
Piton si voltò a guardarli con lo stesso sorriso di scherno.
«Vado piuttosto di fretta, Black. Al contrario del tuo, il mio tempo libero non è illimitato».

Valutando la situazione, emerge chiaramente che Harry, sembra non essere in grado di comprendere a pieno la gravità di quanto sta vivendo. Quel Occlu…cosa come sarà suonato alle orecchie di Piton? Lui che sull’Occlumanzia ha basato la possibilità di adempiere al proprio compito di spia senza farsi scoprire e ammazzare, quindi dall'Occlumanzia dipende la sua vita stessa.
Ma Severus glissa, quasi non ci fa caso, piuttosto ribadisce la necessità di fare tutto di nascosto e suggerisce anche la scusa a Harry per poter seguire le lezioni senza dare nell’occhio… un vero bastardo, non vi pare? ;)
Anche Severus rischia nell’insegnare a Harry e lo vedremo quando poi si svolgeranno le lezioni, eppure accetta, perché sa di essere la persona adatta, Silente non potrebbe per le ragioni che verranno spiegate ad Harry alla fine. Silente sa che Voldemort cerca il contatto attraverso Harry:
CITAZIONE
“ Temevo ti usasse, Harry che si impadronisse di te. E credo di aver avuto ragione, perché le rare volte che io e te ci siamo trovati a stretto contatto mi è parso di scorgere la sua ombra fremere dietro i tuoi occhi…
Harry ricordò la sensazione che un serpente assopito si risvegliasse in lui ogni volta che incrociava lo sguardo di Silente.
“ E come ha dimostrato stanotte, lo scopo di Voldemort non era la mia distruzione, ma la tua[…]”
“[…]Così nel tentativo di armarti contro i suoi assalti mentali, ho chiesto al professor Piton di darti lezioni di Occlumanzia”

Quindi la sarcastica spiegazione che Piton fornisce non corrisponde a verità. Ancora una volta Severus passa per il “cattivo” che non è, che non è mai stato…
CITAZIONE
«Perché non può farlo Silente?» chiese Sirius, aggressivo. «Perché tu?»
«Perché il Preside ha il privilegio di delegare i compiti meno piacevoli, immagino» rispose Piton, suadente.

Diversa la valutazione dello scambio violento di battute con Sirius che arriva ad apostrofarlo con il vecchio soprannome di Mocciosus per ottenere il risultato di farlo esplodere...
CITAZIONE
«Ti ho avvisato, Mocciosus» ringhiò Sirius, il volto a pochi centimetri da quello di Piton, «non mi interessa se Silente crede che ti sia ravveduto, io la so più lunga...»

Sirius e Severus in questo scambio esprimono il loro vissuto ed anche il loro presente. Sono due uomini soli e strapazzati dalla vita entrambi. Nessuno dei due dimentica chi è stato e chi è ora. Se Sirius aveva, a suo tempo, una posizione di superiorità, ora le parti si sono invertite e nulla trattiene Severus da sfogare anni di soprusi in poche parole pronunciate con il tono tanto più basso quanto si alza quello di Sirius.
Nessuno dei due può vincere, nessuno dei due è soddisfatto di quello che sta vivendo e se Sirius, almeno, conserva il ricordo di lontani giorni felici, non è così per Severus.
Egli ha sofferto negli anni giovanili, è caduto nel buio e si è rialzato certo che nessun perdono avrebbe mai potuto esserci per gli errori commessi; è così che trascorre la vita solo e vestito di nero, lui davvero black, tristemente black.

CITAZIONE
Sia Sirius che Piton abbassarono le bacchette. Harry spostò lo sguardo dall'uno all'altro. Entrambi ostentavano un'espressione di puro disprezzo, tuttavia l'ingresso inaspettato di tanti testimoni parve ricondurli alla ragione. Piton ripose la bacchetta e attraversò la cucina, passando davanti ai
Weasley senza una parola. Sulla soglia si voltò.
«Lunedì sera alle sei, Potter».
 
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