Il Calderone di Severus

Il Severus di Ida, Ovvero, il Severus delle Maschere!

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icon12  view post Posted on 13/12/2006, 18:43
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I ♥ Severus


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La mia attuale visione di Severus (lunga e complessa) la trovate QUI.


Vecchio scritto (inizio aprile 2003) su Severus per il Forum Verde di Dany, minimamente riveduto


Una piccola premessa


Quella che segue è una delle prime cose che ho scritto, oltre tre anni e mezzo fa, relative alla mia personale visione di Severus.
Si trattava di un amore infuocato ed appassionato, ma soprattutto freschissimo, nato verso la metà del marzo 2003 (dopo la lettura di HP4), in condizioni psicologiche mie molto, molto particolari. Un momento della mia vita in cui ero stata forzatamente costretta a rinunciare ad un sogno per il quale avevo a lungo combattuto ma che, per due volte, avevo dolorosamente visto svanire davanti ai miei occhi.
In quel momento avevo in me un profondo senso di colpa che ho, del tutto inconsciamente, ribaltato sul personaggio di Severus. Ma, soprattutto, avevo un dannato bisogno di sognare ancora, qualsiasi cosa, purchè avesse la forza di astrarmi da una realtà che non mi piaceva.
E Severus è stato il “sogno” al quale ho voluto disperatamente aggrapparmi, ma del quale ho finito per innamorarmi perdutamente.
Ora le mie condizioni (psicologiche) sono del tutto diverse, e quel senso di colpa finalmente non mi tormenta più. Ma, seppure in parte, continua a tormentare il “mio” adorato Severus. Però, quell’amore nato in particolari condizioni, è cresciuto a dismisura e si è evoluto.
Con il tempo la mia visione di Severus si è evoluta e si è arricchita di mille particolari , che ancora non ho ben fissato in un discorso organico. Ma datemi un po’ di tempo e lo farò: intanto, chi conosce le mie fictions, ormai conosce molto bene anche la mia visione del personaggio.

Un’ultima avvertenza: ciò che segue era la mia risposta alla domanda “Chi è Severus per te?”, che era circolata a quei tempi su un forum (Pitoniano, ovviamente) che frequentavo allora. Quando ci sono strani riferimenti, poco comprensibili, sono da intendersi fatti agli scritti delle ragazze che avevano risposto a quella domanda prima di me.


IL MIO SEVERUS (aprile 2003)

(attenzione il 5° libro non era ancora uscito)


Finalmente vi parlerò del “mio” Severus. L’avevo promesso ed io sono una che mantiene le promesse, anche perché se non lo faccio mi lincerete.

Ma è molto, molto difficile.
E’ difficile perché descrivere il mio Severus significa anche parlare di me, con assoluta sincerità. E nel mio Severus non ci sono solo io, c’è anche Carlo (mio marito), c’è il mio passato, il mio presente e, chissà, forse anche il mio futuro.

Io, poi, non sono una scrittrice come voi, io sono una semplice commercialista, una fiscalista per essere precisa. Io lavoro con i numeri, non con le parole: le vostre descrizioni di Severus sono molto belle e temo che la mia non sarà all’altezza.
Anche perché il mio Severus non è poi molto diverso dal vostro. Potrei quasi fare un collage di ciò che avete scritto voi (oohhh beato spirito Serpeverde). Ma sarebbe fortemente scorretto (maledetto animo Grifondoro!).

Si comincia.

------------------------------------------------------------

Ecco quello che immagino di lui.

1. E’ intelligente. E questa è una premessa immancabile.
2. E’ colto ed è alla continua ricerca di conoscenza, sempre di più.
3. E’ forte, ma non intendo “fisicamente” forte: è interiormente forte
4. E’ coraggioso, ma ha paura. Per questo può essere coraggioso.
5. E’ orgoglioso, dannatamente orgoglioso, così da non saper chiedere aiuto. Ma è disperatamente bisognoso d’aiuto.
6. E’ misterioso. E mistero vuol dire fascino per me, possibilità di scoprire una persona molto diversa dall’apparenza. Ad esempio scoprire che dietro all’adorabile e freddo sopracciglio perennemente inarcato, brucia invece il fuoco della passione ed un’incantevole e disarmante dolcezza, che anela all’Amore.

Stabilito chi è Severus diamo uno sguardo al suo passato.

C’è una “macchia” nel suo passato: è colpevole o innocente?
No, la domanda è sbagliata.
La sua evidente colpa può essere perdonata?
Perché lo ha fatto? Il perdono dipende solo dalle motivazioni delle sue azioni?

No, sarebbe troppo facile. Trovare una scusante veramente valida alle sue azioni, ammesso di poterla mai moralmente trovare, sarebbe come sminuire il suo essere tormentato.
Lo ha fatto perché lo ha voluto, spinto da mille diversi motivi, ma è stata una sua libera scelta.
E’ stato un abbietto, crudele, insensibile assassino; i suoi crimini sono stati efferati e sono stati la conseguenza di una sua scelta volontaria.
No, non posso concedergli scusanti, né perdonarlo.

Poi ha avuto il coraggio di compiere una nuova scelta.

Ora può essere perdonato?
Sì, Dio può perdonarlo. Il perdono è insito nel pensiero cattolico che mi è stato insegnato.
Peccato però che io non creda in Dio, e anche questa facile soluzione sfuma.
E allora perché io voglio perdonarlo?
Perché ha sbagliato, se n’è reso conto, lo ha ammesso con se stesso e ha smesso di “sbagliare”, indipendentemente dal costo di questa sua nuova scelta.
Ci vuole una forza immensa a fare questa scelta, un coraggio inverosimile per continuare a vivere dopo, con questo rimorso. E che tipo di vita si sia ridotto a vivere…
Non può farcela da solo: non potrà mai perdonarsi da solo. Potrà solo continuare a punirsi e a cercare di espiare le sue colpe. Il suo comportamento altro fine non ha, se non quello di provocare negli altri, e contro se stesso, lo stesso profondo disprezzo che lui nutre verso di sé.
Così rimane ai margini della vita, odia se stesso e soffre, disperatamente solo.


Ma è giusto?
E’ la giusta punizione per il suo Errore? (Ora noto che ho smesso di usare la parola Colpa e sono passata ad Errore: Errore è meno grave di Colpa?)
Per l’eternità?
No, non lo posso accettare. Non posso accettare la disperazione che leggo nei suoi occhi.
Nei film e nei libri, il Cattivo che si pente si riscatta poi compiendo la Buona Azione ed infine muore eroicamente con buona pace di tutti i finti moralisti.
Ma a me piace tanto il lieto fine!

Lui ora è un uomo, un uomo disperato che odia se stesso. Un uomo solo. Un uomo bisognoso d’aiuto.
Io non posso ignorare la sua forza ed il suo coraggio: ha sbagliato, è vero. Ma è un essere umano e può sbagliare.
E’ inutile, non posso girarci intorno: il suo passato non può essere perdonato, non riesco a farlo. Ma non riesco neppure a condannare il suo presente ed il suo futuro. Sarei crudele almeno quanto è stato lui.

E quell’uomo tormentato, quell’uomo dilaniato dal suo odio verso se stesso, quell’uomo che soffre enormemente per il rimorso dei suoi atti, quell’uomo che non conosce più la speranza, quell’uomo ha bisogno d’aiuto: del mio aiuto.
Ecco, questo è il punto: il mio aiuto. Lui ha bisogno di me. Non per la sua redenzione ed il perdono: quello, ammesso che esista, è solo un problema di Dio.

Io posso solo amare l’uomo, l’orrido uomo macchiato di una colpa imperdonabile.
Posso amare l’uomo che non sa piangere, ma del quale vorrei baciare ogni lacrima: e allora gli insegnerò a piangere e lui piangerà con me; l’uomo che non sa più amare ma dal quale bramo d’essere amata: e allora gli insegnerò di nuovo ad amare e lui amerà me; l’uomo che non sa più vivere ma col quale vorrei passare tutta la vita: e lui tornerà a vivere per me e con me.
Allora quell’uomo sarà mio, solo mio.
L’avrò creato io.
No, non solo io. L’avremo fatto insieme, io e lui avremo creato un uomo nuovo. Un uomo che sa vivere con la sua colpa a fianco, che, nonostante questo, sa ancora guardare avanti, a testa alta, e sa ancora sperare.
E sa amare, con la stessa forza con cui ha saputo odiare.
E ama me.
Il resto del mondo non esiste, non può giudicarci. Del suo giudizio non c’importa nulla.
Siamo solo io e lui. Insieme. Per sempre.
E il suo sorriso è solo mio, perché nessun altro oltre a me può vedere quel suo sorriso, così dolce e felice ora, quanto era stato duro e tetro un tempo.
E solo io conosco il suo passato ed il suo dolore: solo io amo il suo dolore. Solo io.

Solo io lo conosco veramente e solo lui conosce veramente me.
Noi siamo una persona sola.

(Chi indovina in quale fiction, alcuni mesi dopo aver scritto queste cose, ho riciclato, quasi parola per parola, questa lunga dichiarazione d’amore?)
-----------------------------------------------------------

Ecco, ora vi ho raccontato chi è il mio Severus e così avrete anche capito, se già non vi era chiaro prima, che pericoloso tipo di egocentrica io sia. E perché m’interessa di più il suo presente ed il suo futuro, invece del suo statico passato, sul quale io non posso intervenire e che non posso modificare.
Ma non mettetevi strane idee in testa: né io né Carlo abbiamo un passato di criminali alle spalle.

Edited by Ida59 - 26/3/2018, 15:18
 
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view post Posted on 4/4/2011, 13:07
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Aggiungo alcune mie considerazioni più recenti (ma sono almeno di un paio d'anni fa) sulla scelta di Severus, sul suo “errore”.


Severus ha sbagliato, perchè ha voluto sbagliare.
Può avere mille giustificazioni, e le ha, effettivamente, visto l'infanzia ed adolescenza difficili che ha avuto. Può anche darsi che, se fosse stato maggiormente aiutato, forse le cose sarebbero andate diversamente.
Ma, in questo ultimo caso, Severus non ne avrebbe avuto un gran merito: qualcun altro lo avrebbe salvato.
Severus è stato portato a sbagliare da molte negative vicissitudini della sua vita, ma la cosa vera è che, alla fine, è stato lui a scegliere di sbagliare.
Severus ha fatto la scelta sbagliata, ha mille attenuanti per questa scelta, è vero, ma ha indubitabilmente fatto la scelta sbagliata.
E Severus questo l'ha perfettamente capito, infatti non è mai stato in grado di perdonarsi (lui, più bravo degli altri, più intelligente, mago più potente... proprio lui ha sbagliato, non uno stupido qualunque, proprio lui non ha capito dove quella scelta l'avrebbe portato...) ed ha passato il resto della sua vita a "pagare" per questo errore. Volontariamente. Tutto ciò che Severus ha fatto, l'ha fatto di sua volontà, la prima scelta sbagliata e poi tutta la vita e rimediare a quell'errore.

E per questo che lo amo, solo per questo.
Perchè ha sbagliato.

Se potessi trovare giustificazioni sufficienti al suo errore, se potessi ammettere che non poteva far altro che sbagliare, mi farebbe solo una pena infinita, ammirerei il suo incredibile coraggio nell'essersi ritirato in piedi dopo la caduta, ma non potrei amarlo. Non m i riuscirebbe proprio.
E' questa la differenza fondamentale della mia visione di Severus con quella di altri: Snivellus non mi piace, perchè se Snivellus fosse la "giustificazione" per la sua scelta sbagliata, se Severus nel baratro ci fosse scivolato perché non poteva fare altro, invece che decidere volontariamente di entrarci (per rabbia, per rivalsa, per vendetta, per essere qualcuno, per essere rispettato, per essere il migliore ed il più grande… per tutto quello che volete, al limite anche per le cose più sbagliate possibili!), io non riuscirei ad amare Severus.
E so perfettamente che in questa mia predilezione per l’errore volontario di Severus, rispetto all’errore “indotto” di Snivellus, ci sono io, la mia personalità e le mie esperienze, che non potrebbero essere più diverse e lontane da quelle di Snivellus.
Ma scusarlo e ammettere che, poverino, poiché i genitori non lo amavano, i Malandrini gli facevano scherzi atroci, fino all’estremo di arrivare a cercare di ucciderlo, Lily non si è innamorata di lui e Silente non ha fatto abbastanza per impedirgli di intraprendere la strada sbagliata, allora lui non poteva far altro che diventare Mangiamorte… no, questo non è il Severus che amo.
Il “mio” Severus, esattamente nelle condizioni in cui si trova il Severus/Snivellus, quindi con tutte le infinite giustificazioni che, ad ogni modo, ha veramente a sua discolpa, il mio Severus ha scelto di sbagliare, pieno di odio contro tutto il mondo, esattamente come avrei fatto io al suo posto.

Poi, solo poi, ha capito quale immane errore aveva fatto.
Quando era troppo tardi, troppo tardi per salvare Lily, troppo tardi per poter vivere nuovamente.
Ma non troppo tardi per “pagare”.
Ed ha pagato, fino alla morte.
Questo è il Severus che amo.
 
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view post Posted on 25/11/2012, 22:47
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Il Severus delle maschere




Sono passati quasi dieci anni da quanto ho conosciuto il Severus dei libri. Quello dei film lo conobbi nel dicembre 2001 vedendo il primo film; poi lo incontrai di nuovo in HP2 nel dicembre 2002 e lì scattò l’interesse per il mondo magico della Rowling. Comprai i libri (allora c’erano solo i primi quattro) come regalo di Natale per Rossana e cominciai a leggerli, prima io da sola e poi ad alta voce a mia figlia che allora aveva quasi otto anni. A marzo 2003 lessi HP4… e lì m’innamorai perdutamente di Severus, proprio nella scena in cui mostra il Marchio…
E oggi, dopo tanti anni, finalmente mi accingo ad esprimere brevemente (no, non ridete, perché quello che segue è davvero un riassunto molto breve di dieci intensi anni di “amore” verso Severus) il mio pensiero su Severus. Per spiegare certe cose non basta, però, solo un discorso logico/razionale, quindi dovrò ricorrere ad estratti di qualche mia fic. Anche perché ho messo la mia anima nelle mie storie, e tutto il mio amore per Severus!

Poiché il lavoro di ricerca dei brani di fic è lungo, inserirò a rate, riportando qui i link ai vari messaggi.



Severus bimbo, adolescente e giovane uomo



Un bimbo con un’infanzia triste e solitaria, rifiutato dal padre, forse anche con mancanza d’amore da parte della madre che doveva aver altri problemi più importanti che curarsi del suo taglio di capelli, della sua pulizia o dei suoi abiti.
Un adolescente in parte insicuro a causa delle carenze affettive della prima infanzia, con un carattere già di per sé chiuso e difficile; ha una sola amica, che ama da subito, ancora bambino, e si richiude ancor di più in se stesso, spinto dalla sua stessa stranezza e anche dal rifiuto dei compagni che lo umiliano. E anche l’amica lo lascia solo…
Un giovane che, con l’infanzia e l’adolescenza che ha alle spalle, carica di tante esperienze negative, non crede di poter essere amato e rispettato per quello che è; cerca quindi di diventare qualcun altro, cerca la rivalsa su chi l’ha sempre umiliato: si avvicina a Voldemort che gli promette sapere e potere e nasconde il cuore che ha sempre portato sul bavero e gli ha causato sofferenza e delusione. Ma è proprio con quel cuore negato, che sul bavero urla d’amore, che Severus compie la scelta che cambia e rovina la sua intera esistenza.


Estratti esplicativi dalle mie fic.



Severus Mangiamorte



E’ il Severus della Colpa e dell’Errore senza il quale non mi sarei mai innamorata del personaggio
. È il Severus Oscuro che ha irrimediabilmente compiuto la scelta sbagliata, l’uomo crudele spinto dalla vendetta e travolto dall’odio. E’ l’assassino: non mi affascina per niente, solo mi fa paura.
Eppure, senza di lui, senza le sue imperdonabili colpe, il Severus che amo non esisterebbe e l’ho spiegato bene QUI.
Sì, perché quello stesso Severus che un tempo volontariamente entrò nell’abisso dell’orrore alla ricerca di sapere e potere, da quel baratro profondo sa uscire, uomo completamente diverso; con dolore e con coraggio rinnega la scelta sbagliata e ne compie un’altra, la scelta giusta, finalmente, la scelta della sofferenza e della redenzione.

Prima parte di estratti esplicativi dalle mie fic

Seconda parte di estratti esplicativi dalle mie fic



Severus Spia



Questo è il “mio” adorato Severus: il Severus del Dovere e del Coraggio, della Sofferenza e della Redenzione, del Gelo e del Fuoco; l’uomo che amo infinitamente; l’uomo delle Maschere.
È il Severus che per dovere indossa la maschera dell’impassibilità a negare la sua umanità e celare la sua sofferenza; il Severus che coraggiosamente compie il suo dovere in silenzio, immerso nella solitudine, nella sofferenza e nel rimpianto e che uccide l’unica persona che crede in lui lacerando ancora una volta la propria anima.
È il Severus sommerso dal rimorso per le sue orribili colpe, che non ritiene di meritare alcun perdono e che rinuncia a vivere; il Severus tormentato, soffocato dalle tenebre del suo passato, che non crede di aver diritto a un futuro e solo vive di un tremendo presente di sofferenza.
È il Severus che ha un disperato bisogno di amare, e di essere amato, ma che non se ne ritiene degno; il Severus che, nonostante tutto, ama, immensamente e irrimediabilmente, ma si nega ogni possibilità d’essere amato. (Lo so, non ha senso sottolineare tutto, ma questo è proprio il "mio" Severus, e ogni parola è assolutmente essenziale)

Estratti esplicativi dalle mie fic



Le maschere di Severus



Sono tante le maschere che Severus indossa e da così lungo tempo che il suo stesso volto è diventato una maschera di gelido pallore impenetrabile, che nega ogni sua umana emozione e cela la sua incessante sofferenza impedendo a chiunque di avvicinarsi a lui.
È una maschera che lo difende dal mondo, forgiata dall’Occlumanzia e da una ferrea determinazione a compiere il proprio dovere espiando imperdonabili colpe, ma che lo relega nella fredda, buia e silenziosa solitudine del suo sotterraneo.
V’è la maschera dell’odio e del disgusto che, rendendolo sgradito agli altri, scava una trincea di rifiuto intorno a lui, attirandogli lo stesso odio e disprezzo che sembra voler riversare sugli altri, ma che, invece, riserva solo a se stesso
. È l’odio per sé che rende cupo e profondo il nero dei suoi occhi; è il disgusto per i propri errori che stringe le sue labbra sottili in una smorfia perenne; è il disprezzo per sé che lo spinge a rifuggire ogni calore umano, che non ritiene di meritare.
La maschera del Mangiamorte è di freddo e scintillante argento: inchioda il dovere sul suo volto pallido e trasforma lacrime non piante in acuminati cristalli che straziano la sua carne.
La maschera dell’inganno, della menzogna dell’Occlumanzia, dello scherno verso tutti si intercambiano con le altre dando vita ad una recita terribile ed infinita in cui Severus è irrimediabilmente intrappolato e rischia di perdere la propria umanità.
(E anche qui le sottolineature sono essenziali...)

Prima parte di estratti esplicativi dalle mie fic

Seconda parte di estratti esplicativi dalle mie fic



Severus Occlumante




Severus è l’uomo che impone a Silente di non rivelare mai, a nessuno, la parte migliore di se stesso; è l’uomo che per tutta la vita recita una parte che lo separa da se stesso, dalla sua vera identità ed intima essenza; è la spia che per anni si prepara ad affrontare Voldemort e diventa maestro insuperabile nell’arte dell’Occlumanzia per riuscire a mentire al miglior Legilimante del mondo magico.
Mentire all’Oscuro Signore significa però saper controllare in modo perfetto pensieri e ricordi e dominare le proprie emozioni; significa anche imparare a negarle, a diventare l’uomo gelido e imperturbabile, dallo sguardo nero e vuoto, che Severus dimostra di saper essere alla perfezione; significa saper controllare i propri ricordi celandoli nel profondo dell’anima, modificarli per sostenere la verità della bugia, deturparli e infangarli per ingannare perfino se stesso.
Questa è l’Occlumanzia che Severus deve applicare per riuscire a mentire all’Oscuro Signore.
Ma per far questo Severus deve rinunciare alla sua umanità, rischiando di perdere i suoi ricordi e perfino se stesso.
Per compiere il suo dovere ed espiare le sue colpe anelando ad un inarrivabile perdono.


E' una sottolineatura unica, lo so, ma credo che questa sia l'essenza più vera e importante del mio "Severus delle Maschere": l'uomo che per il dovere e l'espiazione delle colpe riesce a negare se stesso e la propria umanità. L'eroe dall'infinito coraggio che sa distruggere se stesso per il bene superiore perseguito da Silente.

Prima parte estratti esplicativi delle mie fic.

Secondaparte estratti esplicativi delle mie fic.



Severus insegnante bastardo



E così, forte della sua capacità di Occlumante e dominatore assoluto delle proprie emozioni, Severus indossa la maschera dell’insegnante bastardo: Silente gli ha assicurato che Voldemort tornerà e lui dovrà farsi trovare pronto, con un’ottima scusa per non farsi ammazzare nell’istante stesso in cui si presenterà al suo vecchio e ormai rinnegato padrone. Quale migliore scusa, allora, dell’avvantaggiare i Serpeverde (e tanti sono figli di Mangiamorte che Severus conosce benissimo, a partire da Lucius), togliere punti ai Grifondoro e, soprattutto, angariare Harry Potter quale perfetto biglietto di presentazione per Voldemort, oltre, naturalmente a tutte le informazione che può fornirgli sul Babbanofilo Silente?
Ma è veramente un insegnante così bastardo, Severus, dentro di sé?
Silente affiderebbe forse la salute e la salvezza dei suoi ragazzi ad un insegnante realmente bastardo?
Eppure è proprio a Severus che Silente, ormai destinato a morire, chiede di proteggere i suoi ragazzi, gli chiede di proteggerli da Voldemort e dai Mangiamorte quando lui, Silente, non ci sarà più.
E Severus promette, e poi mantiene. Sappiamo bene qual è, infatti, la sua tremenda punizione per chi ha osato rubare la spada di Grifondoro!
Per quanto riguarda la promessa di Piton a silente di proteggere i ragazzi, potete leggere "Dietro la maschera" (una long-fic molto breve).

Estratto esplicativo dalle mie fic



La maschera dell’odio e del disprezzo



Ed insieme alla maschera del bastardo insegnante, volontariamente Severus indossa la maschera dell’uomo gelido, senza emozioni, sgradevole e perfino disgustoso. Per tenere tutti lontano da sé, per farsi odiare e disprezzare dagli altri come Severus odia e disprezza se stesso per la sua giovanile scelta sbagliata, per i suoi errori, per le sue imperdonabili colpe.
Si richiude così nel suo sotterraneo, lontano dal calore dell’amicizia, e rinuncia a vivere.
Per punirsi.
Alla ricerca di un’impossibile redenzione, di un perdono che non osa chiedere perché non ritiene di meritarlo.
Per tutta la vita.
Quella vita che, nel dolore e nel silenzio, dedica a difendere il figlio della donna amata, dal quale fa di tutto per farsi odiare perché sa di non meritare che quegli occhi verdi gli sorridano ancora come un tempo; quella vita che alla fine sacrifica proprio per Harry, il figlio che non ha mai avuto. Quella vita che ha dedicato a salvare ogni persona che ha potuto, come risponde duramente a Silente. Quella vita in cui non si sente più in diritto di essere felice e che per lui non ha più significato senza amore.

Sì, anche qui è una sottolineatura unica; del resto, questa è la vera essenza del mio Severus, sotto la maschera dell'odio e del disprezzo.


Prima parte estratti esplicativi delle mie fic.
Seconda parte estratti esplicativi delle mie fic.



Severus e l’Amore



Nei libri della Rowling, Severus è la più alta espressione dell’amore non genitoriale, dell’amore casto e puro che tutto dà senza nulla chiedere, mai, dell’amore eterno, eppure impossibile.
C’è chi chiama ossessione questo amore: io, invece, lo chiamo rimorso; la stessa parola che anche Silente usa, insieme a rimpianto, quando è quasi sul punto di rivelare a Harry la “ragione di ferro” per cui crede in modo totale in Severus.
Severus ha bisogno di amore, un tremendo bisogno, fin da quando, bimbo, non ha avuto l’amore dei suoi genitori. Severus brama l’amore come l’aria, eppure lo perde, per sua stessa colpa. Così idealizza la donna amata, la cristallizza in un sogno impossibile e la ama con tutto se stesso, straziando sempre più il suo cuore, ogni istante che passa, trasformando anche il suo bisogno d’amore in tremenda punizione per le sue colpe.


Estratti esplicativi delle mie fic.


E con questo ho finito la mia lunga opera per cercare di rendere chiaro a tutti chi sia il "mio" Severus.


Edited by Ida59 - 17/8/2013, 10:59
 
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Severus bimbo, adolescente e giovane uomo




Un bimbo con un’infanzia triste e solitaria, rifiutato dal padre, forse anche con mancanza d’amore da parte della madre che doveva aver altri problemi più importanti che curarsi del suo taglio di capelli, della sua pulizia o dei suoi abiti.
Un adolescente in parte insicuro a causa delle carenze affettive della prima infanzia, con un carattere già di per sé chiuso e difficile; ha una sola amica, che ama da subito, ancora bambino, e si richiude ancor di più in se stesso, spinto dalla sua stessa stranezza e anche dal rifiuto dei compagni che lo umiliano. E anche l’amica lo lascia solo…
Un giovane che, con l’infanzia e l’adolescenza che ha alle spalle, carica di tante esperienze negative, non crede di poter essere amato e rispettato per quello che è; cerca quindi di diventare qualcun altro, cerca la rivalsa su chi l’ha sempre umiliato: si avvicina a Voldemort che gli promette sapere e potere e nasconde il cuore che ha sempre portato sul bavero e gli ha causato sofferenza e delusione. Ma è proprio con quel cuore negato, che sul bavero urla d’amore, che Severus compie la scelta che cambia e rovina la sua intera esistenza.




CITAZIONE

Trasparenza e purezza del Cristallo (novembre 2007 - aprile 2009)



Come bravi soldatini, votati al totale sacrificio, Severus scelse con cura i ricordi più adatti e li schierò a difesa di una preziosa verità che doveva essere protetta a tutti i costi: già una volta quelle memorie lo avevano salvato, quando Voldemort aveva ripreso possesso del proprio corpo e lui era tornato dal suo vecchio padrone attestando una fedeltà che non era mai realmente esistita. La forza con la quale l’Oscuro Signore quella notte aveva frugato nella sua mente era stata devastante, ma ora sarebbe stata ben più selvaggiamente distruttiva, al punto che quei ricordi rischiavano perfino di andare del tutto perduti.
Poteva anche essere l’ultima volta che li estraeva dal protettivo scrigno di nero cristallo che si nascondeva dietro al suo impenetrabile sguardo.
In gran parte si vergognava di quei ricordi, di quei suoi pensieri lontani, così sofferti allora e poi tanto odiati, quando aveva finalmente capito che era proprio a causa loro che si era rovinato l’esistenza. Ma facevano intimamente parte di lui, della sua infanzia infelice, della sua tormentata adolescenza e della sua folle giovinezza: lì c’erano gli affetti mancati e perduti, e l’innocenza che un tempo anche lui aveva avuto. C’erano le sue illusioni e le sue speranze, anche se erano state irrimediabilmente sbagliate. C’era la sua imperdonabile scelta che, in quel tempo lontano, invece, sembrava sfolgorare d’inebriante potere.
C’era la parte più oscura e pericolosa di lui, in quelle memorie, ma c’era anche la sua umana fragilità e insicurezza, l’insopprimibile bisogno di un bimbo che anela al calore di un abbraccio sempre negato.
Avrebbe potuto perdere tutto o parte di quel passato sbagliato, ma sapeva che lo stava solo sacrificando per il futuro.
Un futuro giusto.

CITAZIONE

Neve d’inverno (ottobre 2011)


Non aveva mai amato il suo compleanno.
Non l’aveva mai più festeggiato dal giorno in cui, felice per il dono inaspettato ricevuto dalla mamma, la magia era sfuggita alle sue mani eccitate di bimbo, rivelando al padre una verità che non poteva più rifiutarsi di vedere. Era stato l’inizio della fine, ed era così piccolo che non ricordava più com’era stata la vita prima che suo padre scoprisse di aver sposato una strega. Un tempo i suoi genitori dovevano essersi anche amati, ma Severus non riusciva a ricordarselo, per quanto si sforzasse. Ricordava solo urli e male parole, e gli occhi neri di sua madre che si riempivano di lacrime non piante. Era da lei che molto presto aveva imparato a ricacciarle indietro, a ingoiarle in silenziosi singulti che gli graffiavano la gola; per tanti anni non aveva mai pianto, fino a quella notte di disperazione, con Lily stretta tra le braccia, fredda di morte, la colpa a straziargli il cuore.
[…]
Era tornato a casa per scoprire ciò che già sapeva: la situazione tra i suoi genitori peggiorava sempre più ed era al punto di rottura. Per la prima volta si era accorto che suo padre, ormai sempre ubriaco e senza uno straccio di lavoro, non si limitava più agli insulti, ma aveva cominciato anche a picchiare la mamma: i lividi sul volto e sulle braccia raccontavano ciò che sua madre ostinatamente negava. Lei, che era una strega e avrebbe potuto mandarlo a ruzzolare contro il muro spaccandosi la testa con un semplice colpo di bacchetta, invece lo lasciava fare, senza difendersi, senza lamentarsi, racchiusa in se stessa, incapace di reagire alla perdita dell’amore per il quale aveva abbandonato la sua famiglia purosangue, che l’aveva rinnegata rifiutandosi perfino di conoscerne il figlio.
Il giovane Severus schiumava di rabbia impotente contro quel padre Babbano che lo aveva respinto quando la magia si era manifestata in lui: era così piccolo che non ricordava che suo padre l’avesse mai amato, anche se la mamma insisteva a dirgli che non era vero, che Tobias era stato così orgoglioso di quel primo figlio maschio…
Aveva finito per trascorrere quasi tutto il tempo con Lily, spesso a casa dell’amica per fare i compiti insieme e studiare, cosa impossibile nella vecchia casa sotto la ciminiera, tra il puzzo d’alcol da quattro soldi e gli urli di suo padre. E le lacrime della mamma. Sì, ora la mamma piangeva e aveva sempre gli occhi rossi e gonfi. La sentiva piangere, di là dalla parete, la notte, piccoli singhiozzi quasi coperti dal russare di suo padre. Avrebbe voluto consolarla, stringerla forte tra le braccia, ma, quando aveva provato, sua madre era stata così terrorizzata dalla reazione di Tobias, se si fosse svegliato, che tra le lacrime lo aveva implorato di andarsene. Si era reso amaramente conto di non poter fare nulla per lei, ma non riusciva a dormire, neppure tappandosi le orecchie. Così il mattino successivo scappava subito via, nel freddo della squallida via, prima che le urla di suo padre si levassero di nuovo nella casa.

CITAZIONE

Occhi verdi (giugno 2010 –dicembre 2011)


- Eri solo un ragazzino troppo sensibile, Severus, d’animo delicato nonostante l’onnipresente sarcasmo, tua sola difesa contro il mondo, – mormorò teneramente, - ma è stato proprio il mondo ad uccidere la tua dolcezza e a farti diventare velenoso e maligno! Ma io amo il mio fiero, nobile, indomabile, coraggioso, appassionato, tormentato, intelligente e ironico Principe Mezzosangue!
[…]
- Io stravedo per il tuo sottile e tagliente senso dell’umorismo. – gli disse sorridendo. - Amo perfino i tuoi difetti, la tua insolenza, la tua arroganza. Sai essere incantevolmente arrogante, Severus, deliziosamente perfido…
[…]
- E ti trovo anche bello, bellissimo, sebbene certo non di una bellezza convenzionale. – […] - Una bellezza profondamente elegante, sensuale ed ipnotica, tenebrosamente affascinante…
Isabel si ritrasse di scatto, come un serpente, la gelosia di nuovo sul volto:
- Ma Lily non ti amava, non ha neppure mai visto queste tue qualità; aveva solo paura della tua oscurità, così si è rifugiata tra le braccia del cavaliere dalla fulgida armatura.

Questo è un altro brano sull'infanzia di Severus e il suo rapporto col padre.

CITAZIONE

Forza e resistenza del Cristallo (giugno-novembre 2007)



Ci sono solo libri, a Spinner’s End, null’altro.
Salvo ricordi, ovviamente infelici.
Tutti questi libri li ho messi io, ho tappezzato tutte le pareti, li ho stipati stretti nelle librerie, affinché i ricordi della mia passata vita in questa casa svanissero. Ma loro sono ancora tutti là, intrappolati nella sottile intercapedine tra muro e libri, tenacemente e dolorosamente vivi, a ricordarmi il bambino che ero ed il giovane che sono diventato. I miei amati libri sono solo una lucente superficie che riflette chi sono io ora, ma non possono annullare il mio passato, non riescono a zittirlo, non sono in grado di modificarlo.
Mi chiedo se sono mai stato veramente felice, nella mia vita, oltre quei brevi istanti con Crystal.
Certo, in quella squallida casa, la felicità non è mai esistita: non per quanto io possa sforzarmi di rammentare.
Solo cupa tristezza, mischiata alle lacrime di mia madre, ed opprimente insoddisfazione, annegata nei liquori scadenti di mio padre.
Ne percepisco ancora il puzzo, insieme con quello della ciminiera, che portava con sé polvere nera che si appiccicava ovunque, sui miei vestiti scompagnati e sui capelli trascurati e sporchi che adombravano un viso troppo magro e pallido.
Così come odo ancora le loro voci stridule e irate, indifferenti alla mia presenza, il rumore secco di uno schiaffo e la bacchetta che rotolava per terra.
Avrebbe potuto fermarlo con un solo gesto, ridurlo all’impotenza con una parola.
Ma non lo ha mai fatto.
Lo amava, come amava me.
A modo suo.
Eppure, ricordo anche i suoi rari baci e le sue carezze affrettate. Ma, soprattutto, rammento l’orgoglio nei suoi occhi neri, proprio come i miei, ed il sorriso che le illuminava appena il volto pallido e arcigno, quando compivo un’involontaria magia.
Poi, le percosse di mio padre, piene di paura per le mie capacità, e quel breve sorriso svaniva dal suo volto, prima che lui se la prendesse anche con lei, accusandola di incoraggiarmi a fare stregonerie.
E gridava, inneggiando a roghi e torture, mentre cercava una nuova bottiglia sul fondo della madia.
Ma non era colpa sua, mi spiegava lei, quando eravamo da soli: non era così, prima di perdere il lavoro, prima che il mondo gli crollasse addosso, prima di scoprire che io ero diverso dagli altri bambini e che anche sua moglie era diversa dalle altre donne.
Non era colpa sua, continuava a ripetermi: Tobias aveva solo paura del nostro potere, perché non riusciva a capirlo.
Così, tanti anni fa, ho commesso la mia prima colpa, senza saperlo, semplicemente venendo al mondo col potere di mago nel sangue.
Perché è stato solo a causa mia che mio padre ha smesso di amare mia madre: quando ha scoperto che io ero un mago e lei una strega.
Aveva ben presto dovuto confessarglielo a seguito delle mie involontarie magie, troppo potere magico che sfuggiva alla mia incapacità di controllo di bimbo di pochi anni.
Non ho impiegato molto tempo a capire che ero io la causa di tutto, anche se mia madre negava: così ho cercato in ogni modo di controllare quel mio potere, di ingabbiarlo e trattenerlo, almeno quando mio padre era presente.
Ma era difficile, troppo difficile, e la magia sfuggiva dalle mie mani infantili, potente ed incontrollabile.
Lui urlava.
Lei piangeva.
Ed io mi rintanavo in un angolo, odiandomi sempre più.
Poi, però, ricordavo il guizzo d’orgoglio negli occhi di mia madre e la sensazione di potere che provavo nel sapere che ero io l’origine di quelle cose strabilianti; così ho incominciato ad esercitarmi, a sforzarmi di trovare dentro di me la chiave di quel potere.
E l’orgoglio balenava ancora negli occhi di mia madre, davanti alle mie crescenti capacità, rendendola bella e di nuovo viva, mentre mi parlava con entusiasmo del mondo dei maghi e del mio brillante futuro, e, violando regole che ancora non conoscevo, m’insegnava incantesimi e sortilegi; per implorarmi, poi, appena passato quell’attimo d’esaltazione, di non usarli mai davanti a Tobias. E, come avevo imparato a fare magie volontarie, usando la sua bacchetta, imparai presto a controllare i miei poteri, che, solo in casi eccezionali, sfuggivano ancora al mio controllo.
Fu tutto inutile: tra i miei genitori vi era ormai l’abisso scavato dalla magia, che mio padre non riusciva né ad accettare né a dimenticare.
Non fargliene una colpa, m’implorava lei, che non aveva mai smesso di amarlo: non è colpa sua, mi ripeteva sempre.
Ma io lo sapevo. No, non era colpa sua.
La colpa era solo mia.
Avevo svelato che esisteva la magia ad un essere troppo fragile per accettarla.
Per anni mi sono chiesto se odiassi mio padre e per anni non ho voluto rispondermi, temendo che la risposta fosse un sì.
Poi, molti anni dopo, ho capito ed ho trovato la risposta sulla sua tomba, prematuramente raggiunta a causa del fegato spappolato dall’alcol. L’ho detto a mia madre, che riposava accanto a lui: aveva voluto raggiungerlo dopo pochi mesi, ritenendosi colpevole della morte dell’uomo, manesco e brutale per paura e per debolezza, che non aveva mai smesso d’amare.
Le ho detto che, sì, l’ho odiato, quando ero ancora troppo bambino per capire che cosa fosse veramente l’odio, ma che dopo, quando ho cominciato a comprendere, mi aveva solo fatto pena, per la sua fragile inferiorità di Babbano in confronto a noi maghi.
Ma che non era colpa sua.
No, non era colpa sua.
Ma neppure mia.
Per quanto tempo, da bambino, mi sono portato dietro questa responsabilità: di aver rovinato il loro amore e le loro vite.
No, non era colpa mia.
No, non lo era.
Però ho impiegato troppo tempo per comprenderlo, ho dovuto compiere tanti errori, troppi, prima di capire la verità.
Me l’ha rivelata un uomo, in una notte nera come questa, piena di disperazione e di sangue.
Me l’ha rivelata il terrore dei suoi occhi, davanti alla mia bacchetta che si alzava su di lui, per ucciderlo, sfogando il mio odio represso.
Me l’hanno rivelata le sue implorazioni, poche parole tremanti mentre si preparava a morire:
- Perché? Perché vuoi uccidermi? Anche io sono un uomo, un uomo come te. Anche se voi mi chiamate Babbano.
Nei suoi occhi, enormi, c’era la stessa paura che albergava in quelli di mio padre, quando mi guardava, bambino, compiere una magia.
- Non è colpa mia, non è colpa mia se sono solo un Babbano.
Ho abbassato la bacchetta e ho chiuso gli occhi.
Erano le stesse parole che mio padre mormorava a mia madre, piangendo, una volta passata la sbornia, pentito di averle fatto del male, ancora una volta.
No, non era colpa tua, papà, non era colpa tua se eri un Babbano.
Perché non è una colpa, non possedere la magia.
La colpa è uccidere.
Ed io l’avevo già fatto troppe volte, fino a quel momento.
Ma non quella sera, non quel Babbano con la stessa paura di mio padre negli occhi.
Questo ho detto a mia madre, sulla loro tomba, ma avrei tanto voluto poterlo dire a lui, a mio padre, che aveva sempre e solo avuto paura d’amarmi.


Edited by Ida59 - 12/2/2013, 12:01
 
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Ok, ancora non ho neppure incominciato a descrivere il mio Severus, ma le contingenze impongono che io riassuma il mio pensiero.
Eccolo qui.
Le frasi sottolineate sono quelle imprescindibili nella mia visione.

Il Severus della Colpa e dell’Errore, che volontariamente entra nell’abisso dell’orrore e da quell’abisso coraggiosamente si rialza, rinnega la scelta sbagliata e ne compie un’altra, la scelta giusta, finalmente, la scelta della sofferenza e della redenzione.
Il Severus del Dovere e del Coraggio, della Sofferenza e della Redenzione, del Gelo e del Fuoco: l’uomo delle Maschere.
Per dovere indossa la maschera che nega la sua umanità e cela la sua sofferenza
: per mentire all’Oscuro Signore controlla in modo perfetto le proprie emozioni, arrivando a negarle, rinunciando alla propria umanità per diventare gelido e imperscrutabile; compie il suo dovere, immerso nella solitudine e nella sofferenza, sommerso dal rimorso delle sue colpe, ritenendo di non meritare alcun perdono, rinunciando a vivere per punirsi e cercando solo l’odio e il disprezzo degli altri; ha un disperato bisogno di amare, e di essere amato, ma non se ne ritiene degno.





Edited by Ida59 - 27/11/2012, 10:26
 
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Severus Mangiamorte



E’ il Severus della Colpa e dell’Errore senza il quale non mi sarei mai innamorata del personaggio. È il Severus Oscuro che ha irrimediabilmente compiuto la scelta sbagliata, l’uomo crudele spinto dalla vendetta e travolto dall’odio. E’ l’assassino: non mi affascina per niente, solo mi fa paura.
Eppure, senza di lui, senza le sue imperdonabili colpe, il Severus che amo non esisterebbe e l’ho spiegato bene QUI.
Sì, perché quello stesso Severus che un tempo volontariamente entrò nell’abisso dell’orrore alla ricerca di sapere e potere, da quel baratro profondo sa uscire, uomo completamente diverso; con dolore e con coraggio rinnega la scelta sbagliata e ne compie un’altra, la scelta giusta, finalmente, la scelta della sofferenza e della redenzione.



CITAZIONE

Il sogno di una vita (aprile-maggio 2004)


Intorno a me solo il buio ed il silenzio.
Il buio del mio futuro, in questa lunga notte che sta per iniziare.
Il silenzio della mia paura.
Ho freddo, nonostante sia estate, e le ginocchia mi fanno male su quest’antica e ruvida pietra. Ma tutto ciò fa parte della cerimonia d’iniziazione. Sto aspettando da quasi tre ore.
Sto per diventare un Mangiamorte.
Un Mangiamorte… un Mangiamorte di Voldemort.
Solo per lei, lo faccio solo per lei. Non c’è altro motivo, se non rincorrere il potere e la ricchezza. Ed il sapere estremo, che solo Voldemort può darmi.
E quando stringerò tutto ciò tra le mani, allora tornerò da lei e sfiderò Lucius, ad armi pari.
Mi sono ripetuto queste parole mille volte, per farmi coraggio, eppure ora vorrei solo fuggire. Mio padre è orgoglioso di me, finalmente, ma io cerco nei ricordi gli occhi tristi di mia madre… e la vedo scrollare mestamente il capo.
Eppure non ho altre possibilità, non riesco a vedere una via alternativa. Voldemort è il mago più potente di tutti i tempi ed in pochi anni controllerà tutto il mondo della magia. Io sarò al suo fianco, ne conquisterò la fiducia e mi renderò indispensabile, con le mie pozioni, con le mie conoscenze, con la mia intelligenza e la mia dedizione.
Per Narcissa, solo per Narcissa.
Se tu l’avessi conosciuta, mamma, ora capiresti la mia decisione.
Devo farlo, devo farlo: è l’unico modo per averla, mamma, l’unico modo. Ed io la voglio, con tutte le mie forze, come non ho mai desiderato null’altro nella vita.
La notte si fa più scura e fredda mentre dei passi lenti risuonano sulla pietra.
E’ in piedi davanti a me, avvolto dalle tenebre, la maschera a coprire il suo volto. Tende una mano ed io mi sento tremare. Ma allungo il braccio verso di lui, con decisione. Intuisco la luce dei suoi occhi, forse un sorriso di compiacimento dietro alla maschera, forse una totale indifferenza. Mi afferra l’avambraccio nudo mentre con l’altra mano fa un lieve cenno: all’improvviso una luce rosseggiante rompe le tenebre e mi rendo conto di essere al centro di un anello di piccoli bracieri fiammeggianti, posti a terra ad intervalli regolari. Al loro esterno si allungano le ombre nere dei Mangiamorte che si stringono in cerchio per assistere alla mia marchiatura.
La mano sottile e cerea di Lord Voldemort mi sfiora appena la pelle, poi stende l’indice e lo preme a fondo nella mia carne.
Un dolore lancinante mi assale, stringo i denti e chiudo gli occhi, solo per un istante.
Li riapro e lo vedo togliersi la maschera: un ghigno crudele è sul suo volto, mentre continua a premere con forza l’indice, quasi a voler penetrare l’intero mio essere. Un bruciore intenso si diffonde sul mio braccio, come se il fuoco si fosse incuneato a fondo nella carne. Cerco di resistere al dolore e lo guardo negli occhi, in profondità. Solo un istante e la sua mente ha già invaso la mia e la sta percorrendo come se ne fosse l’incontrastato padrone.
Non riesco a distogliere gli occhi e rimango alla sua mercé: ora lui sa tutto di me. Ora sa perché sono qui: il ghigno sul suo viso si fa ancora più perfido.
Finalmente la sua mente si ritrae ed io guardo il braccio: il fuoco nero che lo divora ha inciso il teschio in profondità nella mia carne ed ora il serpente sta uscendo dalla bocca con un doloroso guizzo. Toglie il dito dal mio braccio ed io boccheggio per il dolore, mentre il serpente di fuoco si muove dentro la carne ed avvolge sinuosamente il teschio.
- Il tuo pugnale.
Le sue parole mi colpiscono come uno schiaffo, mentre sento la lama fredda e tagliente sulla mia guancia. Distolgo l’attenzione dal braccio, che continua a bruciare in modo insopportabile, ed afferro il coltello. Poi un ordine secco squarcia improvviso i miei pensieri:
“Uccidilo!“
Spalanco gli occhi ed annaspo, senza più riuscire a respirare.
Un uomo incappucciato è in ginocchio davanti a me, sostenuto da due Mangiamorte. Trema ed implora pietà con voce flebile. Il mio cuore sembra essersi fermato e l’aria non riesce ad entrarmi nei polmoni.
Poi sento ancora la sua voce devastare i miei pensieri:
“E’ questo il potere: l’immenso potere della vita e della morte. La conoscenza del bene e del male. Io ti darò tutto il potere e la conoscenza che tu deciderai di volere. Solo tu potrai mettere limiti alla tua potenza ed al tuo sapere“
Sollevo il capo e guardo il suo impassibile viso.
Dipende tutto da me, solo da me.
Con uno sforzo immane occludo la mente.
Vorrei solo poter fuggire via. Vorrei gridare il mio orrore disperato.
Non è questo che volevo.
Ma ora so che è troppo tardi, per qualsiasi scelta che possa essere ancora degna di un uomo.
Ed io non sono più un uomo: io sono solo un Mangiamorte… un Mangiamorte…
Mangiamorte… Mangiamorte.
Questa parola rimbomba nella mia mente come gli inesorabili rintocchi di una campana che suona a morte.
Non posso fuggire, non posso gridare: posso solo decidere se vivere o morire.
Il potere della vita e della morte è nelle mie mani, il bene ed il male sono dentro di me. Tutto dipende solo da me. La mia vita e la vita di quest’uomo. Solo io posso scegliere. Solo io sono il giudice supremo. Solo io ho il potere, solo io: un potere che distrugge la vita.
Ho emesso la mia orribile sentenza.
La mia anima è ormai irrimediabilmente condannata.

Affondo il pugnale.
Il sangue caldo dell’uomo incappucciato mi schizza in faccia.
L’orrore dilaga dentro di me.
Ho ucciso la mia anima.
Una macabra risata echeggia nelle mie orecchie.
- Severus Piton ora sei mio! Ora sei un mio Mangiamorte!
Non dimenticherò mai queste parole: il gelo e le tenebre penetrano nella mia mente.
Narcissa… Narcissa, tu hai dannato il mio cuore… ed io ho dannato la mia anima!

Mi sono smaterializzato; ho corso disperato nella notte, nella campagna deserta.
Stavo cercando di fuggire da me stesso, da quel mostro che ero diventato.
Quando mi sono fermato, senza più fiato, senza più forze… ho vomitato, ho vomitato, ho vomitato.
Avevo ancora il pugnale stretto tra le dita e le mani sporche di sangue.
Quella notte ho conosciuto tutto il male che c’era in me ed ho pianto tutte le mie lacrime. Quella notte ho ucciso la mia innocenza ed ho capito il mio tremendo errore.
Ma volevo vivere Narcissa, ero solo un ragazzo e volevo vivere la mia vita con te: ho creduto che quello fosse l’unico modo.
Ho sbagliato amore mio, ho sbagliato, e Dio solo sa quanto a fondo ho pagato per quella colpa.

CITAZIONE

Trilogia d’amore e morte (30/12/04 - 31/1/05)



Anima strappata

Ma non era così: ho sempre continuato ad amarti, anche da Mangiamorte.
Il sole era tramontato, la mia luce se n’era andata e sono rimasto solo con l’oscurità della mia notte.
Una notte durata due anni, sempre più nera e profonda, più atroce e crudele.
Due anni tra le braccia del male, senza riuscire a dimenticare i tuoi baci.
Due anni disumani e senza pietà, in cui ho ucciso anche la speranza, ma non riuscivo a cancellare la tua luce.
Due anni di follia insensata, due anni di colpe che in tutto il resto della mia vita non potrò mai espiare.
Due anni senza di te, ma ogni giorno il mio amore per te diventava sempre più forte, più forte, più forte… fino a quando è riuscito a rompere le catene che mi avvincevano all’Oscuro Signore.
Così mi sono lentamente e dolorosamente arrampicato fuori da quel baratro orrendo in cui ero precipitato e sono tornato da te, illuso di poter tornare a vedere la luce, illuso di poter ancora vivere ed amare.
Ma era troppo tardi, troppo gravi erano le mie colpe, ed io non avevo alcun diritto al perdono dopo tutti gli atroci crimini che avevo commesso.

Sacrificio di sangue

Lascio nuovamente scivolare il mio piccolo tesoro nella tasca nascosta del lungo mantello nero ed entro silenziosamente nella foresta scura, così come tanti anni fa m’immersi nell’oscurità di Voldemort.
Antiche rovine stagliate nella notte, macabri scheletri di un tempo che fu, mute testimoni della mia orrenda follia, alla ricerca del potere e della ricchezza che mi avrebbero permesso di riconquistare la donna che amavo.
Ho presto scoperto la totale inutilità della mia insensata ricerca, mentre le mie mani s’immergevano nel sangue ed io precipitavo nell’oscurità della mia notte.
Una notte durata due anni, sempre più nera e profonda, più atroce e crudele.
Due anni tra le braccia del male, sognando di poter riconquistare i tuoi baci.
Due anni disumani e senza pietà, in cui ho ucciso anche la speranza, ma non riuscivo a smettere di desiderarti.
Due anni di follia insensata, due anni di colpe che in tutto il resto della mia vita non potrò mai espiare.
Due anni che mi hanno portato quasi a perdere la ragione e a cercare la morte quando ho finalmente compreso, nella sua totale ed irreversibile gravità, l’errore che avevo commesso.

Follia e passione

La scuola era ormai terminata da mesi e dovevamo decidere il nostro futuro.
Ma c’era un’unica strada tracciata davanti a noi, nessuna scelta possibile se non ciò che era sempre stato stabilito a priori per quelli come noi.
Forse avremmo potuto aprire gli occhi, forse potevamo intuire l’esistenza di quel piccolo bivio sulla strada maestra che si apriva invitante davanti a noi, ma abbiamo proseguito diritto, mano nella mano, sicuri dei nostri ideali, certi che li avremmo raggiunti, indipendentemente da quali atroci mezzi avremmo dovuto usare.
E quei mezzi li abbiamo usati, Bellatrix, tu ed io, andando oltre ogni umano limite, sprofondando nell’odio e nella crudeltà. Abbiamo chiuso gli occhi… ed abbiamo fatto finta che fosse giusto così.
Ed è scesa la notte su di noi, amanti infernali, passione carnale e sangue innocente sulle nostre mani.
Una notte durata due anni, sempre più nera e profonda, più atroce e crudele.
Due anni tra le braccia del male, ed ogni notte tu fra le mie braccia.
Due anni disumani e senza pietà, in cui ho ucciso anche la speranza, ma non riuscivo a dominare il mio desiderio per te.
Due anni di follia insensata, due anni di colpe che in tutto il resto della mia vita non potrò mai espiare.
Due anni a cercare invano il tuo amore, due anni a darti il mio amore, che diventava ogni giorno più forte, più forte, come forte cresceva l’orrore dentro di me per i crimini che commettevo.
Poi, all’improvviso, non c’è l’ho più fatta a tenere gli occhi chiusi, a fingere che quello che facevamo fosse giusto.
Era il mio amore per te che si ribellava a quelle atrocità, è stato il mio amore per te che è riuscito a rompere le catene che mi avvincevano all’Oscuro Signore.

CITAZIONE

Forza e resistenza del Cristallo (giugno-novembre 2007)


In questa interminabile notte nera, ancora una volta i pensieri sfuggono al mio controllo e questo ricordo, così lontano, è tornato a galla, inopportuno e pungente, a rammentarmi altre colpe, quelle che sono all’origine di tutta la desolazione della mia vita.
Scelte sbagliate e colpe imperdonabili, per le quali ho pagato e continuo a pagare, la vera causa di tutti i miei sogni infranti, il motivo a causa del quale ho dovuto perdere anche Crystal.
Solo io ne sono pienamente responsabile; non una donna infelice, prigioniera del suo sogno d’amore, la cui fine l’aveva resa rinunciataria ed incapace di accudire suo figlio; non un uomo debole, vittima delle proprie paure, che si era rifugiato nell’alcol rifiutando di accettare l’esistenza della magia.
Solo io ho scelto, forse anche sospinto dall’onda di quel rifiuto iniziale, che mille volte si è ripetuto davanti ai miei occhi, da parte di chi mi stava intorno: la mia migliore amica, i compagni di scuola, i professori.
Ma non sono stati loro a scegliere per me.
Io ho scelto l’Oscuro Signore, io ho sbagliato, io ho ucciso.
Loro sono solo rimasti a guardare, alcuni indifferenti, altri preoccupati per me, altri ancora hanno cercato di fermarmi, mentre qualcuno mi ha bellamente spinto nella direzione sbagliata.
Ma nel baratro ci sono entrato io, di mia spontanea volontà, accecato da false promesse e folli ideali. Ancora oggi mi chiedo come ho potuto, proprio io, dalla mente brillante e dalle grandi capacità magiche, cadere in quell’inganno, come ho potuto non capire, perché non mi sono fermato in tempo.
Perché sono stato così cieco da scendere volontariamente all’Inferno?
Una domanda che mi sono posto troppe volte, ormai, e che non ha alcuna logica risposta.
Una scelta sbagliata, senza alcuna scusante.
Poi, solo colpe irrimediabili, per le quali non pagherò mai abbastanza.
Anche se ormai ho perso tutto ciò a cui tenevo e mi è rimasta solo questa vita, che mille volte avrei voluto offrire al posto di quella di altri.
Al posto di quella di Albus.
Ma ho ancora il mio dovere da compiere, senza commettere altri errori, dalle tragiche conseguenze, come quello che ho commesso davanti alle sorelle Black.
Io sono la spada che si forgia da sé nel rovente metallo del dolore.
 
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Seconda parte di estratti per "Severus Mangiamorte"


CITAZIONE

Specchio dell’anima (20/1/08 – 28/1/08)


Atto 1° - Anima perduta - Scena 1 - Errore


Nebbia, solo nebbia.
E’ ovunque, anche intorno a me.
Mi guardo allo specchio e per un attimo stento a riconoscere il mio viso.
Da quanto tempo ho quello sguardo? Non lo ricordo. Forse da quando ho deciso di seguire il Signore Oscuro o forse ancora prima.


Occhi neri, profondi, scintillanti, in un volto pallido e magro, incorniciato da lunghi capelli corvini.
Uno sguardo traboccante di odio.
Forse l’ho sempre avuto, da quando le Arti Oscure hanno cominciato ad affascinarmi e ho cominciato a studiarle approfonditamente, anche sui misteriosi libri della Biblioteca di Hogwarts: ottenere il permesso da Lumacorno per accedere al Reparto Proibito, per il suo più brillante alunno in Pozioni, è sempre stato un banale gioco da ragazzi.
Ho cominciato a sperimentare e ad inventare incantesimi, sempre più pericolosi, che annotavo con minuziosa cura sul libro del Principe Mezzosangue: sortilegi da utilizzare contro i miei nemici, per vendicarmi, per fare del male, per dare uno sfogo a tutta la mia aggressività repressa.
Stringo i pugni, pieno di rancore verso tutti quelli che non hanno mai riconosciuto il mio valore e hanno sempre cercato di umiliarmi: ora è arrivato anche il mio momento.
Dietro l’argentea maschera dei Mangiamorte, io sono finalmente uguale a tutti gli altri miei compagni e loro mi rispettano perché la mia magia è potente, anche più della loro, pur se sono ancora così giovane.
Sorrido orgoglioso.
Anche l’Oscuro Signore mi apprezza, per le mie capacità di pozionista: me lo ha detto Lestrange.
La nebbia è scura, intorno a me, e lo specchio, ingresso stregato al covo del mio Signore, sembra essere fatto solo di luce nera, quasi riflettesse l’oscurità della mia anima.
C’è solo un punto, là in fondo, lontano, dove qualcosa forse brilla, ma la nebbia che mi avvolge mi impedisce di vedere bene e di capire.
Ma non mi importa: il potere è dentro di me, circola vorticoso nel mio sangue e lo porto inciso sul mio braccio, prezioso dono del mio Signore.
Ho dovuto uccidere, per dimostrare d’essere degno di riceverlo.
Era solo uno sporco Babbano, ha gridato Bellatrix ridendo, quando lui è caduto ai miei piedi, rantolando, ed io ho guardato sconvolto le mie mani piene di sangue.
Quel piccolo puntino di luce, là in fondo, dentro lo specchio, sembra scomparso.
Solo un Babbano.
Mi accorgo che il mio riflesso sta stringendo i denti e ha abbassato lo sguardo.
Anche mio padre è un Babbano.
Il mio odio è grande e brucia la mia anima.
Non volevo uccidere un innocente.
Ma l’ho ucciso ugualmente.
Il puntino di luce è tornato, è ancora là, lontanissimo e debole, quasi invisibile.
Muovo un passo verso lo specchio, mostrando spavaldo il marchio che mi permette di entrare: ancora un altro passo attraverso l’impalpabile superficie di luce nera e sono all’interno, tra chi mi rispetta, tra i miei amici.
La mia vera famiglia, come dice sempre il mio Signore.


Atto 1° - Anima perduta - Scena 2 - Terrore


La nebbia è scomparsa, spazzata via dal vento gelido che soffia intorno a me.
Ora ho capito.
Il fascino perverso delle Arti Oscure ha avvelenato il mio sangue e nutrito la mia ambizione, facendomi credere che il potere fosse nelle mie mani.
Tra le mie dita, invece, c’era solo il filo della vita di innocenti esseri umani, che io ho impietosamente reciso, troppe volte.
La nebbia scura che mi aleggiava intorno era l’odio di cui mi nutrivo, era il desiderio di vendetta che mi accecava e mi impediva di capire.
Ora, il gelido vento del terrore ha reso tutto fin troppo nitido.
Sono ancora davanti allo specchio della mia anima, infernale ingresso all’antro dell’Oscuro Signore.
Guardo il mio riflesso: vedo un ragazzo di vent’anni, pallido e magro, dai lunghi capelli corvini e occhi profondi, pieni di paura.
Vedo un assassino.
Nei miei occhi neri c’è solo il terrore della morte.
Se non uccido, sarò ucciso; se non obbedisco agli ordini del mio Signore, ugualmente verrò ucciso; se la mia mano tremerà, loro capiranno e mi uccideranno.
Io non voglio morire!
Così stringo i denti, premo la maschera sul viso per nascondere le mie lacrime ed eseguo i tremendi ordini dell’Oscuro Signore: sono costretto ad uccidere e, lentamente, giorno per giorno, muoio anche io, la mia anima sempre più lacerata e ormai perduta.
Verrà il giorno in cui non ce la farò più a vedere il terrore della morte negli occhi delle mie vittime, le loro bocche spalancate nella muta implorazione di una pietà che non ho potuto avere, né per loro né per me.
E quel giorno avrò pietà, di loro, se non di me.
Pregherò di morire, al loro posto, espiando le mie colpe nell’interminabile sofferenza che mi verrà inflitta.
Ma non oggi, non ancora: ho visto morire troppe persone per non essere terrorizzato dalla morte.
Odio la mia vita e gli errori che ho commesso, ma non ho ancora il coraggio e la forza di morire.
Lo specchio è cambiato: è oscurità nera e profonda al centro, un baratro infinito popolato dalle mie colpe, ma sui margini c’è un tenue bagliore, come se fosse una porta che immette in una stanza illuminata e la luce filtrasse appena dagli infissi lievemente allentati.
Ma dietro c’è solo l’Inferno, ora lo so.
L’Inferno che io ho volontariamente scelto, attratto da un sapere troppo pericoloso, da un potere che credevo mi avrebbe reso finalmente superiore ai miei nemici, pienamente soddisfatto della vendetta ottenuta su di loro.
L’Inferno di questo marchio di morte che brucia sulla mia pelle e mi ha reso schiavo, rubando la mia umanità.
Guardo il ragazzo, di là dallo specchio: lui sta piangendo, ma io non posso.
Mi premo l’argentea maschera sul volto, impassibile finzione d’uguaglianza fra esseri che si credono superiori.
Vorrei solo poter ammettere che non ho mai odiato i Babbani, anche se c’è stato un tempo in cui sono perfino arrivato a cercare di convincermene, la mente assurdamente attratta dalle folli teorie del Signore Oscuro.
Fino a quando non ho visto il loro sangue Babbano gocciolare sulle mie mani, uguale al mio sangue di mago.
Sospiro, poi muovo un passo verso lo specchio e mostro sottomesso il marchio che mi incatena al Signore dell’Oscurità, al mio implacabile Padrone.
Mentre attraverso l’impalpabile superficie di luce nera, un conato di vomito scuote il mio corpo.
Vorrei tornare indietro, ma non posso: la mia anima è ormai perduta.

Atto 2° - Anima coraggiosa - Scena 1 - Rimorso


Sono sempre qui, davanti a questo maledetto specchio, porta dell’Inferno e impietoso ritratto della mia anima, sempre più contorta e disperata.
Il vento gelido del terrore è cessato: ora vi è la soffocante ed opprimente afa del rimorso che mi schiaccia a terra e imperla di sudore la mia fronte.
Il volto riflesso è pallido e teso come non mai, occhiaie bluastre a cerchiare occhi neri di pentimento.
Poche parole rubate, diligentemente riferite al mio padrone, e ho condannato a morte un bambino e la sua famiglia.
Persone che conosco, anche fin troppo bene: l’odiato nemico, che per anni a scuola mi ha tormentato, e lei, la ragazza che amavo, la donna che ancora amo.
E il loro bambino appena nato.
Quando ho capito come l’Oscuro Signore ha interpretato quella profezia e ho realizzato le sue intenzioni, ho sentito l’urlo disperato del mio cuore: Lily sarebbe morta, e solo per colpa mia.
Perché sono un Mangiamorte e un assassino.
In quel preciso istante la mia paura di morire è svanita e la morte è diventata il mio sogno, se poteva servire a far vivere Lily.
Mi sono precipitato dall’unica persona che poteva aiutarmi, incurante di essere scoperto, senza neppure rendermi conto che stavo clamorosamente tradendo un padrone che si sarebbe deliziato a torturarmi fino alla morte.
Ho implorato Albus Silente di proteggere la donna che amo, ho promesso tutto quello che voleva e gli ho fornito ogni informazione utile per fermare l’Oscuro.
Ho promesso di diventare la sua spia, a patto che lui la salvasse.
Poi sono tornato dal mio rinnegato padrone e ho implorato anche lui affinché risparmiasse la mia Lily: gli ho chiesto di mantenerla viva per me, perché la volevo, per me solo, una volta che la sua famiglia fosse stata distrutta.
L’ho chiesta come premio per aver rivelato la profezia che gli avrebbe permesso di liberarsi per sempre del suo rivale.
Mentre lo imploravo ero terrorizzato: sapevo che sarei morto perché gli stavo mentendo e lui lo avrebbe subito scoperto. Ma dovevo tentare di salvare Lily.
Invece, non si è accorto delle mie palesi menzogne.
E’ stato allora che ho scoperto che ero in grado di mentirgli.
Non so come sia stato possibile, ma sono riuscito ad ingannarlo.
Forse è stata la forza della mia disperazione, o l’atroce rimorso che provavo, ma sono riuscito a mostrargli solo una parte dei miei pensieri, solo il mio desiderio per Lily, e non anche il mio amore per lei.
Troppo bello e puro, il mio amore, per lasciare che lui lo insozzasse con i suoi pensieri: non glielo ho permesso.
Ho protetto i miei pensieri d’amore, li ho nascosti nel profondo del mio cuore e a lui ho mostrato solo quello che voleva vedere, ma che non esisteva ed era solo falsità e menzogna appositamente creata per lui: egoistico e lascivo desiderio per il possesso del corpo di una donna.
Ora so che sono in grado di mentirgli e questo fa di me una insostituibile spia per Silente.
E’ l’unica protezione che posso dare a Lily, anche se lei non lo saprà mai: ho fatto giurare a Silente che non dirà mai a nessuno che sono stato io a riferire la profezia all’Oscuro Signore, né mai rivelerà il mio amore per Lily.
Io non la merito.
Di là dallo specchio, il giovane sospira amaramente, soverchiato dai rimorsi, gli occhi neri colmi di dolore e si stringe l’avambraccio come se volesse strapparsi via quel marchio d’infamia.
Sono solo un assassino.
Questa notte, oltre lo specchio, so che ucciderò ancora: ma questa volta sarà solo per pietà, affinché le sofferenze di quei poveri esseri innocenti cessino presto.
Nella notte nera della mia anima indosserò ancora la maschera d’argento, ma solo per nascondere la mia sofferenza.
Bellatrix mi squadra sempre attentamente e credo che sospetti di me.
So mentire al Signore Oscuro, riuscirò ad ingannare anche lei.
La mia anima si lacererà ancora, sempre più dolorosamente, ora che odio quello che sono diventato, ora che ho capito a fondo i miei errori, ora che i volti delle mie vittime ogni notte vengono ad affollare i miei incubi ricordandomi i crimini che ho commesso, torturandomi con atroci rimorsi.
Al centro, la superficie ovale dello specchio è sempre composta di impalpabile luce nera.
Ma, lungo tutti i bordi, c’è un sottile anello di luce che si fa lentamente più consistente e, qua e là, sembrano aprirsi, a tratti, crepe luminose nell’oscurità centrale.
Muovo un passo e mostro l’emblema della mia schiavitù, l’insopportabile rimorso che brucia sulla mia pelle.
Attraverso la superficie oscura e nascondo il mio meraviglioso amore in fondo al cuore.

CITAZIONE

Luci e ombre del Cristallo (Luglio/Novembre 2004 - marzo/maggio 2006)


Ma non erano più quelle le mie aspirazioni, non dovevano più essere quelle: io dovevo diventare un Mangiamorte dell’Oscuro Signore e non c’era più posto per te nella mia vita!
[…]
Infine, sono diventato un Mangiamorte, non appena terminata la scuola, in quell’estate senza aria, trascinato da Bellatrix e dagli altri, travolto dalla mia irragionevole ambizione e dallo smodato desiderio di conoscenza.
Sono diventato un assassino.
Un crescendo di emozioni e passioni, in quei primi mesi, un vortice incredibile che mi trascinava sempre più profondamente nell’oscurità.
Ed anche il sesso con Bellatrix, passione carnale appagante oltre ogni mia immaginazione, senza alcun limite, ove nulla era proibito o lesinato.
Ma ho ben presto scoperto che, se a letto ero indubbiamente il preferito della bella e ardente Mangiamorte, erano altri che l’attraevano, soprattutto dopo il mio immediato ed inaccettabile rifiuto di partecipare attivamente alle Cerimonie di Tortura e di Morte, quel mio restare silenzioso al margine del Cerchio ad osservare Rodolphus, l’astro che brillava di raffinata crudeltà in quelle notti di orrore.
Era logico che Bellatrix, più prima che poi, finisse avvinta tra le braccia di Rodolphus. In un certo senso, fui perfino felice di liberarmi di lei. Finalmente potevo tirare il fiato e seguire fino in fondo i miei ideali, svolgendo la mia missione di Mangiamorte con serietà e dedizione, impiegando tutta la mia energia ed intelligenza per apprendere infine tutta la conoscenza e la potenza dell’Oscuro.
E, nel frattempo, continuavo ad essere un assassino.
[…]
Ora che Bellatrix non affollava più le mie notti e non confondeva più i miei pensieri, ora che, soprattutto, l’entusiastico fanatismo iniziale non ottenebrava più la mia ragione, lentamente le cose stavano cambiando o, meglio, progressivamente mutava la mia percezione dei fatti. Ormai irrimediabilmente Mangiamorte, seppur da pochi mesi, cominciavo a capire, con crescente repulsione, che cosa stava accadendo intorno a me, che cosa stavo realmente facendo.
All’inizio è stata una percezione lenta, poi, sempre più velocemente, ho compreso l’orrore che mi circondava ed infine ho scoperto il vero e tremendo scopo di Voldemort: ogni mio assurdo ideale è miseramente crollato, annegato nel sangue innocente in cui già troppe volte le mie mani si erano immerse.
Allora, sono stato attanagliato dal terrore: come avrei mai potuto sottrarmi a quell’incubo nel quale, volontariamente, ero voluto entrare?
Giorni, settimane e poi mesi di infinito terrore, temendo che i miei compagni si accorgessero del mio cambiamento: per fortuna ero sempre stato un tipo solitario e taciturno, ma in quel tempo terribile era diventato veramente muto!
Avevo paura, un’immensa paura di Voldemort e dei miei amici.
Ed intanto, ancora e sempre, continuavo ad essere un assassino, anche se le mie mani tremavano ogni volta sempre di più e la nausea mi assaliva potente quando sentivo di nuovo l’odore del sangue.
Allora serravo forte gli occhi e maledicevo me stesso.
[…]
Alla fine, dopo mesi di incertezza e paura, sono riuscito a trovare la forza ed il coraggio di uscire dal baratro, maturando infine la decisione di abbandonare Voldemort, costasse quel che costasse, anche la mia vita: male che mi fosse andata, ci sarebbe stato un assassino in meno sulla faccia della terra e nessuno avrebbe sentito la mia mancanza
[…]
Io, invece, ero pronto a pagare con la morte il mio gesto di ribellione, la mia unica vera scelta: quella giusta, finalmente.

CITAZIONE

Trasparenza e purezza del Cristallo (novembre 2007 - aprile 2009)


- Vidi tutto il suo passato: l’infanzia infelice, il padre che l’aveva rifiutato facendolo sentire un mostro, l’adolescenza solitaria ed umiliata e la folle gioventù in cui, per l’irresistibile brama d’un oscuro sapere che sempre lo aveva attratto, aggrappato alle ali furiose della vendetta, traboccante d’odio contro il mondo intero, irrimediabilmente Severus bruciò la sua innocenza e si lacerò l’anima. Fui in lui mentre compiva il tragico errore che gli rovinò la vita, quando scelse Voldemort e il pericoloso ma potente sapere delle Arti Oscure.
Crystal guardò ancora verso il mago che non aveva mai staccato lo sguardo da lei, gli occhi che avvampavano nel pallore del suo volto come nere fiamme, rovente e impetuoso rogo sul quale Severus avrebbe voluto gettare quell’irreparabile scelta sbagliata.
- Fui in lui mentre, solo pochi istanti dopo, tremava guardandosi le mani sporche del sangue di un innocente, vittima sacrificale di un macabro rito d’iniziazione, mentre aveva orrore di se stesso, del mostro che infine era realmente diventato, e comprendeva che nessun tipo di sapere, o il potere che ne poteva derivare, poteva mai valere la vita di un uomo, anche di un semplice Babbano.
Fui in lui mentre si odiava con violento impeto, disgustato dalla propria codardia, mentre si dibatteva impotente, incapace di rinnegare Voldemort perché, a vent’anni, voleva ancora disperatamente vivere, scelta non concessa a chi osava abbandonare l’Oscuro Signore.
Trascorsi mesi di terrore con lui, incatenato in un incubo infernale, sprofondato in un baratro senza fondo, costretto a uccidere per poter continuare a vivere, l’umanità che lo abbandonava sempre più ogni volta che le sue mani, ancora, si macchiavano di sangue innocente al malvagio richiamo di quel marchio maledetto che lo aveva ridotto in schiavitù.
Crystal s’interruppe, la pesante sofferenza di quei ricordi che l’opprimeva, togliendole il fiato.
Vide il mago arretrare, abbassare di nuovo il capo e coprirsi il viso con le mani: la maschera si era definitivamente infranta.
- Infine, l’orrore che provava per se stesso e per i suoi imperdonabili crimini fu più forte di ogni paura e dell’attaccamento alla vita. Cominciò a invidiare le vittime alle quali, correndo sempre più il rischio d’essere scoperto, aveva imparato a regalare una morta pietosa, se non poteva in altro modo salvarle: affondava rapido e con chirurgica precisione l’odiato pugnale, mentre schizzi di sangue macchiavano indelebilmente la sua anima ancor più dell’argentea e inespressiva maschera da Mangiamorte, dietro la quale nascondeva la sua lacerante disperazione.
Ero al suo fianco quando infine rinnegò Voldemort e si rivolse a Silente, pienamente pentito e torturato da lancinanti rimorsi, disposto a tutto pur di uscire dal baratro in cui la sua folle scelta sbagliata l’aveva sprofondato, pronto a pagare con la sua vita per colpe che ancora oggi Severus ritiene imperdonabili, - Crystal sospirò cercando lo sguardo che il mago aveva orgogliosamente rialzato, sapendo che ancora vi avrebbe trovato lo stesso nero tormento di allora, - e che sempre riterrà tali, indipendentemente da ogni possibile verdetto d’assoluzione che questo o altri Tribunali potranno mai emettere, crimini del tutto ingiustificabili e, quindi, in alcun modo riscattabili.
Crystal socchiuse gli occhi per un istante chiedendosi se, in un giorno lontano, Severus sarebbe mai riuscito a perdonarsi, magari pensando alla notte in cui, senza le miracolose lacrime di Fanny, la sua vita sarebbe veramente finita, coraggiosamente immolata per la distruzione di Voldemort.
- Albus Silente lo accolse a braccia aperte, come un padre addolorato, pronto ad aiutare il figlio pentito che tornava a lui, disposto a credere fino in fondo ai suoi atroci rimorsi. In tutti questi anni, solo Albus credette veramente in lui, alla sincerità del suo pentimento ed alla totale fedeltà, fino alla morte, della preziosa spia che, subito, il Preside sfruttò contro Voldemort.
Tornare nell’Inferno dell’Oscuro Signore fu un sacrificio tremendo per Severus, ma sapeva che quello era il prezzo che doveva pagare per le colpe commesse: non si ribellò e mise la sua vita al servizio dell’Ordine, senza fiatare, anche se tremava al pensiero di affrontare quegli occhi di rubino che avrebbero spietatamente spazzato la sua mente alla ricerca di un possibile tradimento.
Così Severus cominciò la sua carriera di spia, la vita pericolosamente in bilico sul filo sottile della menzogna, messa in gioco ogni giorno per proteggere altre vite, la sua pronta ad essere gettata via, ormai senza alcun valore per lui se non per le informazioni che poteva fornire. Silente era riuscito a dargli di nuovo uno scopo: combattere contro Voldemort per salvare quante più esistenze possibili, in cambio di quelle che un tempo aveva spezzato

CITAZIONE

Occhi verdi (21/6/10 – 6/12/11)


- L’atteggiamento di rifiuto di Lily e dei Malandrini ha concorso a determinare la tua scelta, insieme alla violenza Babbana di tuo padre e alla colpevole cecità di Silente e degli altri professori che hanno consentito la sistematica persecuzione di un ragazzino povero e poco amato, “solo perché esiste”! – esclamò Isabel, il viso di Lily distorto dall’ira e le fiamme dei suoi capelli che frustavano l’aria. – È loro la vera responsabilità della tua scelta, Severus, non tua! Loro ti hanno spinto su quella strada, senza lasciarti altra scelta, perché ti hanno discriminato, umiliato, sottovalutato e rifiutato, tu, giovane mago brillante dalle grandi capacità. Cos’altro potevi fare se non rivolgerti all’Oscuro Signore, l’unico che avrebbe apprezzato le tue qualità?
Severus sospirò profondamente: sì, era caduto in quell’inganno, si era lasciato ammaliare dalle promesse del serpente finendo tra le sue spire, permettendo di avvelenargli l’anima.
- Cercavi solo vendetta e rivalsa, Severus: il tuo orgoglio ti ha spinto a cercare la giusta affermazione del tuo valore, là dove pensavi di poterla trovare.
Invece, aveva solo bruciato la propria anima e trovato la perdizione.
Anche se Isabel stava in tutti i modi cercando di giustificarlo, Severus sapeva che, in realtà, la responsabilità di quella scelta sbagliata era sua, solo sua, e nulla poteva realmente discolparlo. Lo sapeva da sempre, anche prima che Lily morisse, per questo si era atrocemente punito rinunciando a vivere, alla disperata ricerca di un’impossibile redenzione e di un perdono che nessuno poteva dargli.
Scosse il capo e mormorò piano, con cupa e composta amarezza:
- No, solo io sono responsabile della mia scelta, solo io sono colpevole.
 
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Severus Spia



Questo è il “mio” adorato Severus: il Severus del Dovere e del Coraggio, della Sofferenza e della Redenzione, del Gelo e del Fuoco; l’uomo che amo infinitamente; l’uomo delle Maschere.
È il Severus che per dovere indossa la maschera dell’impassibilità a negare la sua umanità e celare la sua sofferenza; il Severus che coraggiosamente compie il suo dovere in silenzio, immerso nella solitudine, nella sofferenza e nel rimpianto e che uccide l’unica persona che crede in lui lacerando ancora una volta la propria anima.
È il Severus sommerso dal rimorso per le sue orribili colpe, che non ritiene di meritare alcun perdono e che rinuncia a vivere; il Severus tormentato, soffocato dalle tenebre del suo passato, che non crede di aver diritto a un futuro e solo vive di un tremendo presente di sofferenza.
È il Severus che ha un disperato bisogno di amare, e di essere amato, ma che non se ne ritiene degno; il Severus che, nonostante tutto, ama, immensamente e irrimediabilmente, ma si nega ogni possibilità d’essere amato.
(Lo so, non ha senso sottolineare tutto, ma questo è proprio il "mio" Severus, e ogni parola è assolutmente essenziale)

CITAZIONE
Ritorno alla vita (novembre ’03 – marzo ’04). (Revisione dicembre ’05 - gennaio ’06)

Da quanto tempo sono immerso in quest’orrore? Quante volte ho rivisto tutti gli atroci particolari dei crimini che ho commesso? Ho ormai perso anche la cognizione del tempo: potrebbero essere solo pochi minuti, ma a me sembrano giorni interminabili.
Sono avviluppato nelle mie colpe, come in una rete che si stringe sempre più asfissiante attorno a me, ormai inesorabilmente sprofondato dentro le oscure tenebre della mia vita.
Sono in trappola, come tutte le mie vittime.
Ecco, la loro lenta processione ricomincia nuovamente, compio ancora una volta i miei crimini, ancora un’altra, tremenda volta.
Non riesco più a reggere queste immagini e le loro urla strazianti, ma non posso neppure chiudere gli occhi né turarmi le orecchie: non li ho più.
No, non ci può essere perdono per me, non ho neppure il diritto di implorarlo.
Ora che la magia di Voldemort ha eliminato ogni illusoria apparenza ed ha distrutto ogni mia maschera, ora posso vedere il mio vero io. E questa visione mi paralizza e mi sta portando alla follia.
Devo lottare, devo riuscire a respingere quest’insostenibile immagine, devo proteggere me stesso da quest’angosciante rivelazione del mio essere interiore, messo crudelmente a nudo qui davanti a me, della totale fragilità di quella cosa in cui sono costretto, mio malgrado, a riconoscermi.
Sono qui, davanti alla parte più oscura della mia anima, di fronte al mio io più spietato e disumano, al cospetto del mio spirito ormai spogliato da ogni convinzione e speranza, e non mi rimane altro che accettare fino in fondo quello che vedo, quello che realmente sono.
Il potente sortilegio di Voldemort sta cercando di distruggermi dal mio interno, sta mettendo alla prova la mia resistenza in modi che non ritenevo possibili, ma non potrà annientarmi se io riuscirò a riconoscere me stesso. Questa è la mia unica via di salvezza, se ancora voglio vivere. Ed io lo voglio.
Devo rassegnarmi alla verità, ammettere ogni mia colpa e scelta sbagliata, devo accettarmi fino in fondo, come il piccolo, fragile, imperfetto essere umano che sono ed amarmi anche per quello che sono stato e che potrò ancora essere.
Con questa nuova consapevolezza, questa sconosciuta ed immane forza che sono riuscito a trovare in me, mi accingo nuovamente ad affrontare il mio Passato e gli efferati crimini che ho commesso e, finalmente, comprendo veramente me stesso e riesco ad accettare tutta la verità su questo piccolo, debole e fragile uomo.
Solo un misero essere umano, con tutta la meschinità, la vigliaccheria, la paura, l’angoscia, l’incertezza, la crudeltà e l’odio connessi alla sua intrinseca natura.
Solo un uomo, ancora disperatamente aggrappato alla vita, che vuole ancora percepire il calore di un raggio di sole sulla pelle, respirare l’aria pura e tersa dei luoghi in cui è nato, che desidera sorridere alla donna che ama e stringerla forte a sé per tutto il resto della sua vita.
Solo un uomo, con tutti i suoi difetti e le sue virtù, con tutti i suoi peccati e le sue speranze.
Solo io, nient’altro che io. Un uomo che ha sbagliato ma che rivendica ancora il diritto di vivere. Che vuole ancora amare ed essere amato. Che desidera sorridere, ancora.

 
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view post Posted on 9/3/2013, 18:06
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Le maschere di Severus



Sono tante le maschere che Severus indossa e da così lungo tempo che il suo stesso volto è diventato una maschera di gelido pallore impenetrabile, che nega ogni sua umana emozione e cela la sua incessante sofferenza impedendo a chiunque di avvicinarsi a lui.
È una maschera che lo difende dal mondo, forgiata dall’Occlumanzia e da una ferrea determinazione a compiere il proprio dovere espiando imperdonabili colpe, ma che lo relega nella fredda, buia e silenziosa solitudine del suo sotterraneo.
V’è la maschera dell’odio e del disgusto che, rendendolo sgradito agli altri, scava una trincea di rifiuto intorno a lui, attirandogli lo stesso odio e disprezzo che sembra voler riversare sugli altri, ma che, invece, riserva solo a se stesso
. È l’odio per sé che rende cupo e profondo il nero dei suoi occhi; è il disgusto per i propri errori che stringe le sue labbra sottili in una smorfia perenne; è il disprezzo per sé che lo spinge a rifuggire ogni calore umano, che non ritiene di meritare.
La maschera del Mangiamorte è di freddo e scintillante argento: inchioda il dovere sul suo volto pallido e trasforma lacrime non piante in acuminati cristalli che straziano la sua carne.
La maschera dell’inganno, della menzogna dell’Occlumanzia, dello scherno verso tutti si intercambiano con le altre dando vita ad una recita terribile ed infinita in cui Severus è irrimediabilmente intrappolato e rischia di perdere la propria umanità.
(E anche qui le sottolineature sono essenziali...)


CITAZIONE

Maschere di sangue (6-9 marzo 2006)


Premo sul viso la mia argentea maschera di morte, per me ormai solo testimonianza ineluttabile della rovina della mia anima: oscilla il mio nero mantello, mentre mi avvicino a te e fendo la folla di allegri danzatori senza memoria.
Nel mio lungo ed elegante calice, negligentemente appoggiato sull’angolo del piccolo piano intarsiato d’ebano, oscilla ancora il rosso liquido che non sa donarmi l’oblio, ma che con il suo purpureo colore mi ricorda la morte che ancora una volta brucia sulle mie mani.
In questa folle sarabanda dell’ipocrisia, dove i buoni si mischiano ai cattivi, dove il denaro è l’unico e vero rispettato Signore e dove tutti indossano una maschera, solo io e te, Draco, mostriamo il nostro vero e sofferente volto, l’impietosa maschera insanguinata che ormai è diventato.
Io e te, Draco, in questa notte di dissacrante e dissoluta festa, indossiamo una maschera d’argento schizzata di sangue.
Il sangue della tua libertà.
[…]
E’ ora di andare, giovane Malfoy, anche gli occhi di tuo padre te lo dicono.
Raddrizza le spalle, guarda tutti da dietro la tua maschera, Draco: questa è la tua ultima recita e dovrai essere perfetto.
L’ultima recita, poi potrai gettare via per sempre quella maschera insanguinata.
Almeno tu, tu lo puoi fare.
Questo l’avevo promesso solo a me stesso, ma io mantengo sempre le mie promesse.
E questa maschera, anche questa mia maledetta maschera di sangue, io un giorno la schiaccerò sotto il mio tallone, insieme a quel dannato Serpente che ha cercato di rubarmi l’anima.

CITAZIONE

Luci e ombre del Cristallo (Luglio/Novembre 2004 - marzo/maggio 2006)


Poi mi guardavo allo specchio ed avevo vergogna di me: ero stato un assassino, crudele e impietoso. Non avevo più alcun diritto ad una vita felice dopo tutte quelle che avevo reciso.
[…]
Così, alla fine, io che ero stato immerso nella più fredda oscurità, io, solo ed in silenzio, mi sono relegato in questo lugubre sotterraneo che è infine diventato la mia unica dimora ed eterna prigione.
Ho lottato, ho lottato a lungo con me stesso, con i miei rimorsi, con le colpe del mio passato. Ho strenuamente combattuto per la mia vita e per la mia felicità, ma ho perso la battaglia. Non sono stato capace di perdonarmi ed ho emesso l’inesorabile verdetto: ho alfine chiuso il mio cuore alla speranza ed all’amore, e sono diventato colui che tu conosci.
Severus Piton, l’ex-Mangiamorte, che tutti condannano ma che ancora temono e di cui nessuno si fida.
Severus Piton, l’odiato e disgustoso Professore di Pozioni, che si diverte a spaventare i suoi giovani allievi.
Severus Piton, la spia di Silente che, vigile e solerte, attendeva il ritorno dell’Oscuro Signore.
Non posso essere nessun altro, ormai, non ora che Lord Voldemort è realmente tornato.
[…]
Salvare oggi le vite che in passato ho falcidiato: ecco la mia sola missione, ecco ciò cui ho dedicato la mia vita in questi ultimi lunghi e tristi anni.

CITAZIONE

Forza e resistenza del Cristallo (giugno - novembre 2007)


Già lo pregusto con orgoglioso piacere, ma arriverà anche per me il momento in cui potrò finalmente togliermi dal viso questa impassibile maschera di spia e soffiare in faccia a Voldemort tutto il mio odio e la sprezzante soddisfazione per essere sempre riuscito a raggirare il più grande Legilimante del mondo.
Solo pochi instanti, per i quali sono fin d’ora pronto a morire, ma, in quel momento, voglio vedere il suo volto sbiancare del tutto ed i suoi occhi rossi, che troppo a lungo hanno violato la mia mente senza alcun rispetto, dilatarsi enormemente nello stupore per poi, all’improvviso, capire e comprendere il mio complesso imbroglio.
Ed allora sì che gli permetterò di leggere tra i miei pensieri tutto il rovente odio e l’infinito disprezzo che provo per lui.

(continua)
 
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view post Posted on 22/3/2013, 14:07
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(continua: estratti "Le maschere di Severus")

CITAZIONE

Trasparenza e purezza del Cristallo (novembre 2007 - aprile 2009)


- Sono solo un mago odioso, freddo e privo d’emozioni, incapace di provare sentimenti. – sibilò, allontanandola da sé con rigida determinazione. – Io sono solo oscurità, dolore e sangue!
- No, quella è solo la tua maschera! – si ribellò Crystal, cercando invano di riavvicinarsi a lui che la teneva lontana, con il braccio teso.
- Io sono ormai diventato la mia maschera! – mormorò con cupa amarezza.
- No, non con me, non per me che so guardare oltre a quello che vuoi mostrare, o che, forse, credi di essere stato condannato a diventare!
[…]
Hermione stava piangendo: lo strazio, sul viso pallido e scavato del Professor Piton, era più che tangibile e lei ricordava fin troppo bene ciò che aveva letto su quell’orribile libro, “Segreti dell’Arte più Oscura”; rammentava bene l’atroce sofferenza, che poteva perfino arrivare a distruggere una persona, descritta per chi, tramite la consapevolezza dell’orrore insito nei propri atti, percorreva volontariamente la dolorosa strada del rimorso, unico modo che permetteva di rimettere insieme i pezzi dell’anima lacerati dall’omicidio.
Era quella la penosa e difficile strada che il mago aveva intrapreso, tanti anni prima, era quello il lancinante dolore che aveva sempre albergato in fondo agli occhi del suo Professore che, all’improvviso, non le parvero più gelidi e vuoti tunnel, immersi nel buio, ma solo pozzi d’infinita e lacerante sofferenza.
Certo, considerato l’odioso atteggiamento che il Professor Piton aveva sempre tenuto nei loro riguardi, era difficile immaginare che nascondesse un tale dramma dietro la sua maschera d’impassibile freddezza.
Ma era quella, solo quella, la verità che dimorava nei suoi profondi occhi neri. Hermione ne era certa.
[…]
- In quel momento ho compreso tutto: che non ritenevi più tuo diritto cercare d’essere felice e che non credevi più di meritare d’essere ancora amato. – sussurrò accorata, - Che solo per questo ti trinceravi dietro quella tua intollerabile maschera, solo per farti odiare da tutti perché tu, per primo, odiavi te stesso per tutto il male che avevi commesso.
[…]
- L’assassinio lacera l’anima in profondità e quella di Severus era stata più volte strappata. Albus gli insegnò che il rimorso, atroce e doloroso, poteva essere un pietoso, se pur crudele sarto, e, con l’amaro filo del pentimento, poteva ricucire anche un’anima che sembrava ormai perduta. Severus percorse fino in fondo lo spietato sentiero della redenzione, irto d’inesorabile sofferenza, senza mai concedersi il minimo sconto, anzi, rendendolo ancora più duro e insopportabile in quella sua imposta solitudine, rimarginando da solo, nel suo gelido sotterraneo, le lacerazioni della propria anima.
Quando Voldemort scomparve, Severus rinunciò a vivere, certo di non aver più alcun diritto ad essere felice, attorniato solo dai fantasmi del suo passato che ogni notte crudelmente lo tormentavano, incubi ai quali non si sottrasse mai, anche se gli sarebbe stato molto facile, da esperto pozionista qual era, affogare i suoi incubi in una misericordiosa pozione soporifera che gli avrebbe regalato poche ore di notturno oblio dalle sue colpe.
La voce di Crystal fu sopraffatta dall’emozione: no, Severus non si era mai sottratto al suo passato, per quanto atroce fosse il ricordo degli atti scellerati che aveva un tempo commesso; lo aveva sempre affrontato a testa alta, senza mai sfuggire alle proprie responsabilità. Era quella sofferenza che aveva scavato rughe precoci sul suo volto pallido e riempito di mesta rassegnazione la cupa oscurità dei suoi occhi, soffocandone per tanti anni ogni luce.
- In tutta quella solitudine, in quella volontaria rinuncia a vivere, agghiacciante punizione per un giovane di neppure ventidue anni, nel gelo di quell’oscuro sotterraneo gli occhi azzurri di Albus risplendevano, insieme al calore della sua amicizia, del suo paterno affetto e della profonda stima per Severus, unica parvenza di vita là dove il Passato impediva al Presente di vivere e al Futuro di nascere.

CITAZIONE

Dietro la maschera (5-16 dicembre 2011)


Severus socchiuse gli occhi, sentendosi tremendamente solo e stanco, odiato da coloro cui voleva bene e per i quali rischiava la vita. Proprio come aveva appena fatto anche quella notte. Come avrebbe continuato a fare, finché ci fosse riuscito.
Si avvicinò al camino traendo dalla tasca la maschera di Babbo Natale; proprio in quel momento, le fiamme si riflessero sull’argento dell’altra maschera che lo stava attendendo anche in quella notte che per tutti gli altri sarebbe stata solo di felice attesa della festa.
Ma non per lui.
Il viso di Babbo Natale era attraversato da un sorriso aperto, incoraggiante. Assomigliava a quello sereno di Albus che lo stava osservando in silenzio dal ritratto. La maschera d’argento, invece, non aveva labbra, non aveva altra espressione che l’imperturbabile crudeltà del male.
Le aveva indossate entrambe, per motivi diversi, entrambe false e distinte da lui.
Sollevò lo sguardo e lo fissò nello specchio, sulla pallida maschera d’interminabile sofferenza che era diventato il suo volto, gli occhi neri che ardevano nel rimorso di colpe laceranti, le labbra serrate in una linea sottile, incapaci perfino di implorare perdono.
Rimase a lungo a fissare se stesso, immobile e in silenzio, il volto di un uomo che desiderava solo morire, le mani strette sulle due maschere e nel cuore il desiderio di bruciarle entrambe, di liberarsi finalmente dalla falsità che lo imprigionava, sulle labbra la folle tentazione di gridare a Minerva la verità. Sì, per un fugace attimo, quando la strega gli aveva chiesto di era, aveva sognato di potersi togliersi la maschera da Babbo Natale e di rivelarle la propria identità. Si era illuso di poter di nuovo leggere il vecchio affetto negli occhi stanchi e preoccupati della cara amica, di poter lenire il dolore che lui stesso aveva causato. Di poterla abbracciare ancora una volta…
Il dolore al braccio lo colpì all’improvviso, come una stilettata.
Il tempo era trascorso veloce, immerso nei pensieri. L’ora era arrivata. Il Marchio bruciava e Severus Piton lasciò cadere nel fuoco del camino la maschera di Babbo Natale, che sfrigolò tra le scintille delle fiamme, e si impose sul volto quella d’argento.
Infine si guardò di nuovo allo specchio.
Ora sapeva chi c’era dietro la maschera.
Un uomo, solo un uomo che compiva il suo dovere.
E una lacrima invisibile, cocente ed amara.
 
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Severus Occlumante



Severus è l’uomo che impone a Silente di non rivelare mai, a nessuno, la parte migliore di se stesso; è l’uomo che per tutta la vita recita una parte che lo separa da se stesso, dalla sua vera identità ed intima essenza; è la spia che per anni si prepara ad affrontare Voldemort e diventa maestro insuperabile nell’arte dell’Occlumanzia per riuscire a mentire al miglior Legilimante del mondo magico.
Mentire all’Oscuro Signore significa però saper controllare in modo perfetto pensieri e ricordi e dominare le proprie emozioni; significa anche imparare a negarle, a diventare l’uomo gelido e imperturbabile, dallo sguardo nero e vuoto, che Severus dimostra di saper essere alla perfezione; significa saper controllare i propri ricordi celandoli nel profondo dell’anima, modificarli per sostenere la verità della bugia, deturparli e infangarli per ingannare perfino se stesso.
Questa è l’Occlumanzia che Severus deve applicare per riuscire a mentire all’Oscuro Signore.
Ma per far questo Severus deve rinunciare alla sua umanità, rischiando di perdere i suoi ricordi e perfino se stesso.
Per compiere il suo dovere ed espiare le sue colpe anelando ad un inarrivabile perdono.


E' una sottolineatura unica, lo so, ma credo che questa sia l'essenza più vera e importante del mio "Severus delle Maschere": l'uomo che per il dovere e l'espiazione delle colpe riesce a negare se stesso e la propria umanità. L'eroe dall'infinito coraggio che sa distruggere se stesso per il bene superiore perseguito da Silente.



CITAZIONE

Specchio dell’anima (20/1/08 – 28/1/08)

Atto 2° - Anima coraggiosa - Scena 2 – Riscatto


Sono di nuovo davanti a questo evanescente specchio, mentre accecanti fulmini saettano nell’aria temporalesca, luce cruda che esplode nell’oscurità, e assordanti tuoni rompono il silenzio, ira e vendetta che erompono dal mio essere.
Sono passati quasi quattordici anni da quella notte.
Quando Lily è morta in un lampo di luce verde e il suo assassino è svanito nel nulla di un denso filo di fumo nero.
All’inizio ho veramente creduto che l’Oscuro fosse scomparso per sempre, grazie al sacrificio d’amore della donna che amavo, ma Silente ha saputo convincermi del contrario.
Quattordici anni di non vita e di tremendi rimorsi, solo per attendere il suo ritorno, solo per prepararmi alla vendetta.
Interminabili anni per ricordare i miei errori, per rivedere ogni mio singolo crimine, per soffrire in solitudine allontanando da me ogni persona che poteva offrirmi amicizia, protetto solo da un’assurda maschera che dipinge impassibilità sul mio volto, imprigionando la mia umanità, come un tempo faceva l’argentea maschera dei Mangiamorte.
E questo orrido Marchio, così a lungo inerte sul mio braccio, ma mai svanito, fino al momento in cui ho di nuovo percepito le spire del serpente bruciare a fondo la mia carne.
Guardo il mio riflesso nello specchio: il viso pallido e segnato da precoci rughe è quello di un uomo maturo e ben consapevole di ciò che lo attende. Il giovane che ero è morto quattordici anni fa, insieme al mio amore.
Il mio sguardo, profondamente nero, è duro e deciso: sono l’insostituibile spia di Albus e per tutti questi lunghi anni mi sono minuziosamente preparato per affrontare il ritorno dell’Oscuro, senza tralasciare nulla.
Sono diventato un maestro insuperabile nell’arte dell’Occlumanzia e la mia mente è perfettamente disciplinata, capace di mostrare solo ciò che io voglio: false informazioni che trarranno in inganno l’Oscuro.
Non ho paura: la mia volontà è ferrea e sa imporre al mio corpo di sopportare in silenzio il dolore che lui vorrà ancora infliggermi, come ha già fatto a lungo la notte in cui l’ho raggiunto, con due ore di ritardo, quando è tornato in possesso del suo corpo.
Mentre mi cruciava con prevedibile crudeltà, i suoi occhi, rossa brace dell’Inferno, frugavano nella mia mente, cercando l’informazione che mi avrebbe condannato a morte come traditore. Ho sostenuto il suo sguardo, le labbra spasmodicamente serrate per impedire che un solo gemito ne uscisse, e ho mascherato la verità, confezionando schifose menzogne, del tutto incurante dello strazio aggiuntivo provocato dall’invasione della sua mente nei miei pensieri, costretto com’ero a infangare senza pietà i miei più intimi ricordi.
Mi ha abbandonato a terra, dopo un tempo infinito, mentre i miei muscoli ancora bruciavano e si contorcevano per il dolore, ma non ha trovato alcuna prova del mio tradimento: così, ora sono di nuovo un rispettato membro della cerchia ristretta dei Mangiamorte, pronto a indossare ancora quella disgustosa maschera, ma solo per scoprire preziose informazioni da passare all’Ordine, verso il cui capo la mia fedeltà è totale e incondizionata.
Sono pronto a lottare, fino in fondo, senza mai risparmiarmi; sono pronto a sacrificare la mia vita per la “causa”, per pagare almeno in parte il debito delle mie colpe passate, sperando infine di tacitare almeno un poco i rimorsi che, sotto forma di fantasmi senza volto, vengono ogni notte a tormentarmi durante il sonno.
L’essenza dello specchio è molto cambiata in questi anni: il margine di luce ai bordi si è fatto sempre più consistente e luminoso e sta costringendo l’oscurità verso il centro e, ad ogni successivo lampo di questo strano temporale senza pioggia, nuove venature di luce dai margini si espandono impetuose verso l’interno, rubando definitivamente spazio alle tenebre e spodestandole dal possesso della mia anima.
L’uomo nello specchio solleva appena un sopracciglio e stira un poco le labbra sottili in un amaro sorriso invitandomi a procedere sulla mia strada che, finalmente, è quella giusta, pur se imboccata con irreparabile ritardo.
Avanzo deciso, gli occhi scintillanti e la fronte alta e attraverso la superficie dello specchio dove la luce sta sconfiggendo le tenebre.
Il Marchio arde, feroce e inascoltato comando, brucia intensamente sulla mia pelle, ma io sono qui di mia spontanea volontà: io non sono più schiavo dell’oscurità.
Io sono qui per combatterla e sconfiggerla.

Atto 3° - Anima lacerata? - Scena 1 – Dovere


Ancora una volta sono davanti a questo specchio incantato, a confrontarmi con me stesso e con la mia anima, profondamente lacerata dall’ultimo, tremendo gesto che ho dovuto compiere per eseguire il mio dovere.
Stringo i denti e rinvio il momento in cui mi confronterò con il riflesso.
Ho ucciso Albus, il mio unico amico, l’unica persona che credeva veramente in me e mi rispettava. L’ho fatto solo per eseguire il suo ultimo ordine e salvare l’anima di un ragazzo cui voglio bene, per convincere in modo definitivo l’Oscuro dell’esistenza di una fedeltà che, invece, da diciassette anni non gli porto più, perché è solo ad Albus che sono pienamente fedele,
Tutto è immobile intorno a me, non soffia neppure un alito di vento. L’aria è luminosa, ma non vedo alcuna fonte di luce, né ombre. Non fa caldo, né freddo.
E’ come se fossi morto, dopo aver ucciso tutte le mie emozioni per riuscire a compiere quell’orribile gesto, dopo aver squarciato definitivamente la mia povera anima.
Di me è rimasto solo l’involucro esterno, il corpo riflesso da questo specchio.
Guardo il mio volto, pallido e spigoloso, sfregiato da due lunghi graffi paralleli, dall’angolo della bocca fino alla tempia. Osservo le mascelle strettamente serrate che comprimono la sottile linea delle labbra.
Ho paura del mio sguardo, della voragine di dolore che si spalanca nel nero dei miei occhi, delle lacrime che li affollano ma alle quali, ora, non posso permettere di scendere, della disperazione che mi attanaglia in questa solitudine assoluta che mi circonda.
Sono un fantasma dallo sguardo vuoto: vivo solo per compiere il mio dovere, fino in fondo, fino al momento in cui, finalmente, potrò morire anche io e perdermi per sempre nell’oblio del nulla, dimentico di me stesso e delle mie colpe.
La maschera d’argento coprirà lacrime che non piangerò e soffocherà gemiti che non emetterò; nasconderà l’umanità del mio dolore e la determinazione della mia volontà.
Lo specchio è luminoso, oggi: non ci sono più macchie scure né ombre, ma solo una luce intensa che quasi ferisce i miei occhi.
Il Marchio spicca nitido sulla mia pelle chiara: per anni ho solo desiderato di poterlo strappare via da me, per liberarmi dalla sua schiavitù.
Ma non oggi.
Oggi mi serve, mi permetterà di compiere il mio dovere, di insinuarmi sempre più in profondità nell’organizzazione dell’Oscuro per lottare contro di lui. Dopo aver ucciso il povero Albus, sarò io il primo fra i suoi Mangiamorte, il suo più fidato servitore, quello che gli sarà più vicino.
Colui che, più facilmente di chiunque altro, potrà carpire i segreti che proteggono la sua anima e lo rendono immortale. E’ per questo che Albus si è sacrificato: per permettermi di scoprire dove sono nascosti la Coppa di Tassorosso e l’ultimo Horcrux, ancora sconosciuto.
Li individuerò, eliminerò le barriere magiche che li proteggono e farò in modo che Potter li trovi e li distrugga: Albus mi ha affidato Fanny e lei sarà un efficace mezzo di comunicazione con il ragazzo, che non avrà difficoltà a fidarsi, né mai sospetterà che sono io ad inviarla.
Poi rimarrà solo Nagini, la barriera finale da abbattere per strappare l’ultimo brandello d’anima che tiene l’Oscuro legato alla vita: sarà la sfida più difficile, il compito più arduo, quello che ho riservato per me e che, molto probabilmente, mi costerà la vita.
Sarà un piacere morire, sapendo che in quel modo avrò distrutto l’ultimo brandello di un’anima maledetta e che anche lui, finalmente, sarà tornato ad essere solo un misero mortale.
C’è un sorriso orgoglioso sul volto pallido riflesso nello specchio e, per la prima volta in quasi venti anni, io porto sul mio viso lo stesso orgoglio: quello del dovere eseguito per il bene degli altri, per saldare il debito delle mie colpe, per salvare altre vite in cambio di quelle che ho distrutto.
L’impassibile maschera d’argento celerà anche il mio sorriso, insieme al mio ultimo e più pericoloso inganno.
Sollevo il braccio con decisa sicurezza, mostrando il Marchio che mi permette di passare oltre questo specchio stregato e compiere il mio dovere, fino in fondo, fino alla morte che accoglierò con gioia.

Atto 3° - Anima lacerata? - Scena 2 - Ricompensa


Eccomi, ancora una volta davanti allo specchio che mi giudica, e mi condanna.
E’ da molti anni, ormai, che ho compreso che sono io stesso a giudicarmi, osservando il riflesso della mia anima, l’essenza del mio essere e delle mie aspirazioni.
Sono sempre stato io a condannarmi: ho rinunciato a vivere per espiare le colpe commesse da un ragazzo che voleva solo essere rispettato ed accettato per quello che era. Un ragazzo che ha compiuto terribili azioni, ma che le ha mille volte ripagate nel corso della sua vita. Un giovane che è diventato uomo e ha capito a fondo gli errori commessi. Un uomo che ha perduto tutto.
 
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(Continua: estratti per "Severus Occlumante")

CITAZIONE

Trasparenza e purezza del cristallo (novembre 2007 - aprile 2009)


(Con Hermione)
- Come ho cercato di spiegare a Potter, con un prevedibile insuccesso, ci sono due livelli di Occlumanzia. Al livello più basso, quello che chiunque, con un po’ di pratica, può esercitare, - spiegò, stringendo le labbra in un atteggiamento di lieve disprezzo, - è facile bloccare l’accesso ai propri pensieri, ma il Legilimante si accorge chiaramente d’essere stato respinto. E’ quello che hai fatto tu con me, poco fa. – esemplificò, piegando leggermente il capo di lato. - Poi c’è il livello più elevato, quello che fa dell’Occlumanzia una vera e propria Arte, che solo pochi sanno padroneggiare, e che mi permette di ingannare anche l’Oscuro Signore. – Gli occhi neri brillarono intensamente d’orgoglio, mentre proseguiva la dettagliata spiegazione. – Lo lascio accedere alla mia mente, ma solo per mostrargli ben ordinati ricordi e disciplinate emozioni che sostengono la mia menzogna. Non incontrando ostacoli all’accesso, è sicuro di leggere liberamente tra i miei pensieri e, non trovando né ricordi né emozioni che contraddicono le mie parole, è sicuro che io gli dica la verità perché ne ha diretta conferma dalle false immagini mentali che evoco appositamente per lui.
Hermione lo stava osservando impressionata, valutando quanta inflessibile disciplina doveva essersi imposto per ottenere quegli incredibili risultati, quanto doveva aver domato e imbrigliato le proprie umane emozioni sotto il duro giogo del perfetto autocontrollo.
Ecco il vero motivo della gelida impassibilità del Professor Piton.
La ragazza aveva visto molto bene il dolore nei suoi occhi, poco prima: non era vero, quindi, che il mago non sapesse provare emozioni. Le sentiva, con la stessa dolorosa intensità di chiunque altro, però le sapeva dominare alla perfezione, al punto di riuscire a escluderle dalla propria mente quando era al cospetto di Voldemort.
Doveva farlo, se voleva sopravvivere: non aveva alcuna scelta!
Il Professore sorrise, intuendo i suoi pensieri, questa volta senza neppure aver bisogno di violare la sua mente, e annuì:
- Del resto, è proprio solo grazie alla perfetta capacità di dominare le mie emozioni se sono ancora vivo e riesco a fornire utili informazioni all’Ordine. – le confermò, facendola arrossire.
- Io vorrei… mi piacerebbe molto imparare, Professore.
Piton la guardò, la tristezza negli occhi neri, e rispose solo con un sofferto sussurro:
- Vorrei tanto che non dovesse mai servirti, Signorina Granger. Sarebbe molto meglio per te, te lo assicuro. – mormorò piano, con tono amaro, quasi più rivolto a se stesso, scotendo lievemente il capo e sospirando. - Non puoi neppure lontanamente immaginare cosa significhi essere costretti a rinunciare alla propria fragile umanità e indossare per sempre una maschera di insensibile e disgustata indifferenza.
[…]
(Con Lupin)
E’ così che, - lo guardò fisso negli occhi, ora solo gelidi tunnel di buio infinito, - sai mentire a Voldemort?
Piton annuì con un secco cenno del capo.
Lupin rimase a osservarlo, ansante.
- Come diavolo fai? – mormorò infine, sconcertato.
- Lunghi anni di odioso allenamento, Lupin, passati a rinnegare la mia umanità, seppellendola sotto una sgradevole maschera di gelida indifferenza, grazie anche all’ossessiva sorveglianza di Albus, - spiegò Piton con distaccata freddezza, - solo per imparare a ingannare il Signore dell’Oscurità, che ancora crede, stoltamente, d’essere sempre il mio indiscusso padrone.
[…]
(Con Silente, la notte dopo il ritorno di Voldemort)
- All’inizio ho dovuto permettergli di vedere realmente i miei ricordi, - sospirò, - quelli d’un bambino trascurato, odiato dal padre Babbano. – Trasse un faticoso respiro, il corpo ancora scosso da un lungo tremito. – Quelli d’un ragazzo ambizioso, disposto a tutto per possedere il Sapere.
Severus chiuse gli occhi:
- E lui ha calpestato tutto, frugando furiosamente in ogni angolo in cui gli ho lasciato accesso, là dove non c’era pericolo che scoprisse qualcosa che avrebbe potuto tradirmi. – Uno spasmo lo bloccò per un istante, ma riaprì gli occhi e continuò. – Ha irrispettosamente violato ogni mio ricordo, doloroso o felice che fosse, spremendolo e poi gettandolo via, avido solo d’avere le sue risposte, mentre la mia ira cresceva e la voglia di vendicarmi mi dava nuove forze per resistergli.
Severus boccheggiò, gli occhi neri sempre più scintillanti:
- Gli ho fatto credere solo ciò che io volevo, ho evocato per lui le immagini che mille volte avevamo provato insieme, ho sepolto le mie vere emozioni sotto anni di duro allenamento e gli ho mostrato la maschera del mio viso, la finzione del mio essere, il servo che lui crede io sia!
Il mago si rizzò a sedere, i pugni stretti e gli occhi neri splendenti d’orgoglio:
- L’ho ingannato Albus, l’ho fatto e saprò rifarlo, ogni volta che servirà: perché sono più forte di lui, perché voglio la mia vendetta, perché…
[…]
(Con Minerva)
Quel giorno aveva scoperto molte cose su Severus Piton, soprattutto la sua incredibile capacità di indossare perennemente una maschera d’impassibilità per celare la sua intensa umanità.
Ma quella maschera si era incrinata davanti a lei, pochi minuti prima, e le lacrime di Severus, piccoli, brillanti stendardi della sua colpevolezza, le avevano rivelato tutta l’umana sofferenza che il mago imprigionava dietro lo scintillante cristallo nero dei suoi occhi.
Sembrava che Severus si fidasse solo di Crystal, che solo a lei permettesse di superare ogni sua barriera protettiva e di condividere la sua sofferenza.
Ma il coraggio di quel mago, che per mesi aveva considerato solo uno sporco vigliacco, l’aveva toccata nel profondo, così come lo straziante dolore che ora le era così facile leggere nei lineamenti tesi del suo pallido viso.
[…]
(Davanti a Voldemort)
I suoi tremendi rimorsi, il dolore per tutto ciò che aveva perduto e l’odio per Voldemort gli avevano insegnato a disciplinare la mente e a piegarla al proprio volere, come un libro dalle pagine bianche sul quale poteva scrivere e riscrivere a piacimento, cancellando le proprie umane emozioni e sostituendole con odiose falsità.
Anche se, ogni volta che rinnegava una parte della sua umanità, gli sembrava di poterla perdere per sempre, e sentiva la maschera della sua folle recita inchiodarsi dolorosamente sempre più a fondo sul suo volto.
[…]
(da solo, lontano da Crystal)
Si chiese se un giorno anche lui avrebbe veramente potuto levarsi ogni maschera e mostrare orgogliosamente se stesso, a viso scoperto, o se avrebbe dovuto terminare la sua esistenza nell’ombra, così come sempre nella sua vita aveva vissuto, condannato dagli altri, prima, e poi da se stesso.
[…]
(Remus, durante il processo a Piton)
Poi fu la volta di Remus Lupin che, con un sereno sorriso sul volto ancora stanco e provato dagli ultimi avvenimenti, raccontò di come l’imputato avesse sempre egregiamente svolto il compito di spia a favore di Silente, rischiando la vita fin dalla tremenda notte in cui Voldemort era ritornato, e poi continuando a farlo anche dopo aver ucciso il Preside.
Il mago confermò, con affermazioni sicure, simili a quelle usate da Minerva e basate sulla sua personale esperienza, che Severus Piton era perfettamente in grado di mentire, indubbiamente anche a Voldemort: sapeva creare nella propria mente immagini totalmente credibili di avvenimenti che lui, Remus, sapeva con assoluta certezza che non erano mai avvenuti. Spiegò che solo con lunghi anni di allenamento, fatto con l’aiuto di Silente, l’imputato era riuscito a raggiungere quello strabiliante risultato, ma al caro prezzo di dover quasi rinnegare la propria umanità per seppellirla sotto la sgradevole maschera di gelida impassibilità che gli permetteva di mantenere il pieno controllo dei propri pensieri ed emozioni, e tutto al solo fine di riuscire ad ingannare Voldemort per continuare a svolgere in modo esemplare il suo ruolo di spia.
[…]
(Il pubblico, durante il processo a Piton)
Nell’aula regnava un confuso mormorio e la meraviglia, ormai, era dipinta su ogni volto dopo che, il giorno prima e quella stessa mattina, erano emerse così tante incredibili rivelazioni da ribaltare del tutto ciò che i giornali avevano scritto per giorni e giorni su Severus Piton.
Anche chi lo conosceva, anzi, chi credeva di conoscerlo ancor più degli altri, era sbalordito da tutte quelle scoperte e si rendeva conto di quanto il mago avesse sempre inscenato una complessa finzione indossando una maschera che aveva perfettamente celato a tutti la sua vera essenza.
[…]
(Crystal, durante il processo a Piton)
- Conobbi Severus quasi tre anni fa e, per quanto ci provassi, mi fu impossibile superare le sue barriere: quale Occlumante di rara maestria era l’unico in grado di contrastare i miei poteri e mi impedì con successo di affacciarmi sulla sua anima. Solo alcune rare volte riuscii a coglierlo di sorpresa e insinuarmi così nella sua anima, seppure per fugaci istanti, che mi bastarono però per comprendere che, dietro la sgradevole maschera di gelida impassibilità che Severus rigorosamente indossava, c’era invece un mago ben diverso, tormentato da atroci rimorsi per un passato immerso nelle tenebre e coraggioso fino al punto di rischiare ogni giorno la sua vita per chi invece lo disprezzava.

CITAZIONE

Le stesse lacrime (20-28 settembre 2011)


Si erano mai chiesti, invece, quanto gli costavano quelle menzogne, cosa provava mentre la serpe dagli occhi di sangue irrompeva nella sua mente cercando di violare anche quei pochi ricordi felici che gli erano rimasti, tentando di calpestare ogni sua emozione e sentimento gelosamente protetto dietro lo schermo impenetrabile dei suoi occhi neri?
No, nessuno sapeva, nessuno immaginava la sua sofferenza quando era obbligato a mentire perfino a se stesso, a modificare le sue umane emozioni, a inventare pensieri e reazioni crudeli e spietati, a disegnare nei ricordi immagini efferate di fatti mai accaduti. Così come nessuno poteva capire che per riuscire a mentire davanti all’Oscuro Signore aveva dovuto esercitarsi tutti i giorni per lunghi anni. Aveva dovuto reprimere l’umanità delle proprie emozioni, sopprimere e dimenticare i sentimenti per trasformarsi in un essere gelido ed insensibile, controllato all’eccesso, capace di inventare perfette, complesse, false immagini al semplice battere delle palpebre: quell’infima frazione di secondo che l’Oscuro Signore gli concedeva prima di invadergli la mente, magari con il consistente aiuto di una feroce Cruciatus lanciata con perfido godimento.
 
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Severus insegnante bastardo



E così, forte della sua capacità di Occlumante e dominatore assoluto delle proprie emozioni, Severus indossa la maschera dell’insegnante bastardo: Silente gli ha assicurato che Voldemort tornerà e lui dovrà farsi trovare pronto, con un’ottima scusa per non farsi ammazzare nell’istante stesso in cui si presenterà al suo vecchio e ormai rinnegato padrone. Quale migliore scusa, allora, dell’avvantaggiare i Serpeverde (e tanti sono figli di Mangiamorte che Severus conosce benissimo, a partire da Lucius), togliere punti ai Grifondoro e, soprattutto, angariare Harry Potter quale perfetto biglietto di presentazione per Voldemort, oltre, naturalmente a tutte le informazione che può fornirgli sul Babbanofilo Silente?
Ma è veramente un insegnante così bastardo, Severus, dentro di sé?
Silente affiderebbe forse la salute e la salvezza dei suoi ragazzi ad un insegnante realmente bastardo?
Eppure è proprio a Severus che Silente, ormai destinato a morire, chiede di proteggere i suoi ragazzi, gli chiede di proteggerli da Voldemort e dai Mangiamorte quando lui, Silente, non ci sarà più.
E Severus promette, e poi mantiene. Sappiamo bene qual è, infatti, la sua tremenda punizione per chi ha osato rubare la spada di Grifondoro!



Per quanto riguarda la promessa di Piton a Silente di proteggere i ragazzi, potete leggere "Dietro la maschera" (una long-fic molto breve).


CITAZIONE

Nessuno deve sapere chi è Mark Evans (Agosto - novembre 2004)



Mi passo la mano sugli occhi e scuoto la testa pensando a Paciock ed a tutti i pasticci che ha combinato fino ad ora nella mia aula. Chissà, forse se suo padre potesse essergli vicino, anche lui sarebbe diverso. Forse è solo la sicurezza in sé che gli manca, quella che il povero Frank non ha mai potuto trasmettergli.
Mi guarda sempre con quegli occhi pieni di sconfinato terrore, che mi creano un immenso disagio e che non so proprio come affrontare. Sono arrivato troppo tardi quel giorno, maledizione, e non ho potuto fare nulla per Frank ed Alice: quel rimorso è solo uno dei tanti che costellano i miei ricordi.
Così mi trincero dietro la mia odiosa maschera. Mentre invece vorrei, vorrei solo riuscire a… aiutarlo!


Edited by Ida59 - 29/6/2013, 11:10
 
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La maschera dell’odio e del disprezzo



Ed insieme alla maschera del bastardo insegnante, volontariamente Severus indossa la maschera dell’uomo gelido, senza emozioni, sgradevole e perfino disgustoso. Per tenere tutti lontano da sé, per farsi odiare e disprezzare dagli altri come Severus odia e disprezza se stesso per la sua giovanile scelta sbagliata, per i suoi errori, per le sue imperdonabili colpe.
Si richiude così nel suo sotterraneo, lontano dal calore dell’amicizia, e rinuncia a vivere.
Per punirsi.
Alla ricerca di un’impossibile redenzione, di un perdono che non osa chiedere perché non ritiene di meritarlo.
Per tutta la vita.
Quella vita che, nel dolore e nel silenzio, dedica a difendere il figlio della donna amata, dal quale fa di tutto per farsi odiare perché sa di non meritare che quegli occhi verdi gli sorridano ancora come un tempo; quella vita che alla fine sacrifica proprio per Harry, il figlio che non ha mai avuto. Quella vita che ha dedicato a salvare ogni persona che ha potuto, come risponde duramente a Silente. Quella vita in cui non si sente più in diritto di essere felice e che per lui non ha più significato senza amore.

Sì, anche qui è una sottolineatura unica; del resto, questa è la vera essenza del mio Severus, sotto la maschera dell'odio e del disprezzo.


CITAZIONE

Antica magia (Aprile-Agosto 2003) (Revisione Ottobre-Dicembre 2005) (Revisione per stampa ottobre 2011)


Si sedette di nuovo sulla poltrona, sconsolato, e ancora una volta si abbandonò ai tristi ricordi, agli errori ed alle scelte sbagliate.
Ricordò il tempo dei grandi ideali, quando era poco più di un ragazzo, e la sua grande sete di sapere; Voldemort sembrava essere proprio la risposta giusta: voleva cambiare il mondo, rinnovarlo e liberarlo dalle pastoie del passato. Voldemort era anche un pozzo infinito di conoscenza, così il giovane Severus aveva lentamente cominciato a scivolare nell’oscurità: non aveva ancora diciotto anni!
Era stato Voldemort ad ingannarlo? O era stato lui così ingenuo da non capirne le vere intenzioni? In ogni caso, mentre si abbeverava al pericoloso sapere di Voldemort, le sue mani avevano cominciato a macchiarsi di sangue. Per quasi due anni aveva fatto e visto fare cose che non avrebbe certo più potuto dimenticare, che non voleva dimenticare.
Poi non era più riuscito ad andare oltre: nulla poteva più giustificare tutto il male che stava facendo. Era tornato sui suoi passi, sconfitto, disilluso e terribilmente deluso di sé. L’unica cosa che poteva fare era aiutare gli altri a fermare Voldemort, combattendolo apertamente, sfruttando tutta la conoscenza che l’Oscuro Signore gli aveva dato. Silente, invece, aveva affermato che sarebbe stato molto più utile come spia, per scoprire e prevenire le mosse di Voldemort.
E così si era calato sul viso quell’assurda maschera; i primi tempi gli era stata assolutamente necessaria, poiché Silente non aveva voluto rivelare a nessuno il suo “cambiamento”: per non bruciare la copertura di spia, gli aveva spiegato.
Poi, dopo la caduta di Voldemort, la maschera gli era rimasta appiccicata addosso: a nessuno faceva piacere avere come amico un ex Mangiamorte, nemmeno ai suoi vecchi compagni, quelli che erano riusciti ad evitare Azkaban e che ora stavano cercando di ricostruirsi la “verginità”.
Gli anni erano inesorabilmente passati e si era trovato definitivamente prigioniero di quell’odioso e scomodo personaggio. Poco per volta, però, aveva finito per rassegnarsi e ad abituarsi. In fondo, rinunciare a vivere pienamente era la giusta punizione per tutti i crimini che aveva commesso.
Così, ora non gli rimaneva che l’insegnamento, i suoi preziosi libri, le amate pozioni… e togliere degli stupidi punti ai Grifondoro.
Piton odiava se stesso, con tutte le sue forze, quando la tristezza ed il rimpianto per ciò che non poteva più essere lo assalivano.

CITAZIONE

Luci e ombre del Cristallo (Luglio/Novembre 2004 - marzo/maggio 2006)


Così, Severus Piton aprì completamente il suo cuore, facendo emergere lentamente tutto l’agghiacciante orrore confinato nei suoi ricordi, le tremende colpe, i profondi rimorsi.
La sua voce fluiva in un lento e roco sussurro, mentre le immagini scorrevano dolorosamente nella sua mente, del tutto aperta agli occhi penetranti di Crystal.
Un tempo aveva creduto di poter dimenticare, ma poi aveva capito che non sarebbe mai stato realmente possibile: così aveva chiuso il suo intollerabile passato in un posto segreto del suo cuore, nell’attesa di poterlo un giorno accettare come parte integrante di sé.
Ma non ci era mai riuscito.
Non aveva mai raccontato a nessuno i crimini che aveva commesso, le atrocità alle quali aveva assistito. Solo Silente, in parte, conosceva il suo passato.
Non aveva mai ammesso, neppure con se stesso, l’infinita disperazione né l’allucinante terrore che in quei giorni tremendi lo avevano attanagliato senza mai lasciarlo, neppure per un breve istante. Erano trascorsi ormai oltre sedici anni, ma sentiva ancora l’odore acre del sangue sulle sue mani.
Parlava sommessamente, guardando fisso davanti a sé la parete nera della grotta, mentre il dolore si aggrovigliava in lui, saliva sempre più su per erompere infine nelle sue parole… tremende.
Mentre il suo passato colmava di tenebre l’oscurità della caverna, Severus chiuse gli occhi e strinse a sé Crystal in un abbraccio protettivo, quasi a difenderla dall’orrore che aveva di se stesso.
Raccontò che, alla fine, era tornato da Silente e si era sforzato di dimenticare, senza poterci mai riuscire. Aveva cercato in ogni modo di espiare le sue colpe, rischiando ogni giorno la vita e sperando solo di incontrare la morte.
Poi Voldemort era scomparso e lui aveva provato a tornare a vivere: aveva cercato di accettare i suoi errori, di perdonarsi. Aveva impiegato anni, senza mai realmente riuscirci, poi si era reso conto che il tempo era passato, inesorabile, cancellando le sue speranze: era troppo tardi per tornare a vivere ed essere felice.
Si era ritrovato imprigionato in un ruolo che altri gli avevano assegnato, il viso coperto da una maschera di pietra che altre mani avevano assurdamente scolpito.
Non era più riuscito a liberarsi: forse aveva avuto paura, forse non riteneva di meritarselo, ma non aveva voluto fuggire da quella comoda prigione che lo isolava dal mondo.
Ma, giorno dopo giorno, quella prigionia era diventata sempre più dura ed insostenibile e, al tempo stesso, sempre più difficile da sfuggire.
Quando poi, forse, aveva sentito in sé la forza per rompere quelle catene, la sua coscienza glielo aveva impedito e le parole di Silente, che ripeteva che Voldemort sarebbe un giorno tornato, avevano preso a risuonare ossessive nella sua mente. Così, l’attesa del ritorno dell’Oscuro Signore l’aveva di nuovo ricacciato nel suo gelido sotterraneo, privo di vita e di amore.
 
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view post Posted on 29/6/2013, 10:14
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I ♥ Severus


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(Continua: estratti per "La maschera dell’odio e del disprezzo")

CITAZIONE

Le stesse lacrime (20-28 settembre 2011)


(nei pensieri di Severus)
Il giovane Potter doveva odiarlo, non c’era altra possibilità, perché era stato l’assassino dei suoi genitori, perché Lily era morta a causa sua, perché era giusto che negli occhi di Lily ci fosse solo odio per il suo assassino. Aveva bisogno di leggerlo nelle iridi verdi di suo figlio, perché solo odio sentiva di meritare, perché quegli occhi lo giudicavano e dovevano condannarlo per le sue imperdonabili colpe. Sempre.
[…]
Era riuscito a distruggere tutto, amore e futuro insieme alla vita di Lily, e gli era rimasto solo l’odio e il disprezzo per se stesso: quell’astio che aveva sempre ricercato negli occhi altrui, in quelli di Harry soprattutto, l’odio che aveva sollecitato e costruito intorno a sé e di cui solo si era nutrito dopo aver perduto l’amore.
E quel rancore aveva ottenuto, proprio dal figlio di Lily, potenti ondate d’odio che uscivano da quei meravigliosi occhi verdi che non potevano più sorridergli perché la sua scelta errata aveva tolto loro ogni scintilla di vita.
[…]
Il mago rimase in silenzio, immobile, lo sguardo fisso davanti a sé, a dibattersi dietro la maschera, troppo a lungo indossata; era intrappolato nella sua detestabile recita, che ancora lo spingeva a trattare in malo modo il ragazzo, con la sgradevole arroganza con la quale aveva sempre cercato di tenerlo lontano da sé, con il disgustoso atteggiamento con cui aveva cercato di farsi odiare, riuscendoci benissimo.

CITAZIONE

Occhi verdi (giugno 2010 –dicembre 2011)


(nei pensieri di Severus)
Harry: il bambino che aveva gli occhi del suo amore ed il volto del suo più odiato nemico.
C’era troppo dolore legato a quel bambino, un connubio interminabile di colpe, errori, responsabilità, amore, gelosia, odio, rabbia, rancore e sogni mai nati. E rimorsi, soprattutto.
Quante volte si era detto che Harry rappresentava per lui il rimorso vivente del suo passato e il simbolo del suo totale fallimento sentimentale! Era Lily e, al tempo stesso, James: era l’amore più dolce e l’odio più tremendo. Era la profezia, il tradimento dell’amore e la condanna a morte di Lily. Era il motivo della morte di Lily, perché lei aveva scelto di sacrificarsi per il figlio. Voldemort aveva incredibilmente mantenuto la promessa che gli aveva fatto e le aveva dato la possibilità di aver salva la vita, ma Lily vi aveva rinunciato proprio per amore di quel bambino…
Il mago chiuse gli occhi di nuovo, combattendo contro le lacrime: c’era stato un istante, tanti anni prima, davanti al corpo esanime di Lily, in cui il suo cuore straziato, irragionevolmente e orribilmente, aveva odiato quel bimbo innocente che era stato la causa della morte della donna che amava più di se stesso. Era stato solo un pensiero fugace, ma che ancora pesava come un macigno sulla sua anima. Ora, invece, cosa non avrebbe dato per poter essere stato lui a morire, proprio come aveva potuto fare James, l’odiato e invidiato James, invece, che quella notte aveva dato la vita per la moglie ed il figlio.
Ma quel bambino non era suo figlio, anche se non avrebbe voluto altro che quello… e, a differenza sua, Harry sapeva amare chi gli stava intorno!
Non riusciva nemmeno a guardarlo negli occhi, negli occhi “giudici” di Lily, perché sapeva benissimo di essersi meritato l’inesorabile giudizio negativo di quello sguardo tanto amato.
All’inizio aveva cercato in tutti i modi di odiare il ragazzo, ma non ci era mai riuscito ed aveva subito dovuto arrendersi all’evidenza che in lui c’era l’essenza della sua Lily, non solo i suoi occhi, e che Harry era il figlio che disperatamente avrebbe voluto fosse il frutto del loro amore.
Per non impazzire per il dolore, allora, aveva un’altra volta finto con se stesso, imponendosi di credere che Harry fosse solo il figlio di James: aveva strenuamente voluto vedere in lui solo i lineamenti del padre, la sua arroganza e la sua boria, dimenticando che dentro quel bambino viveva invece la sua Lily. E dal ragazzo si era fatto odiare, perché solo il suo odio sapeva di meritare.
Solo alla fine, quando aveva creduto d’essere già tra le braccia della morte, le cose erano cambiate e aveva sentito il bisogno che anche Harry conoscesse il suo segreto: il suo amore per Lily e per quel figlio che non era mai stato suo! Ma prima, no, prima non sarebbe stato possibile; per questo aveva fatto promettere a Silente che non lo avrebbe mai rivelato: se il ragazzo avesse saputo, per lui sarebbe caduto il mondo e non ci sarebbe stato più nulla che lo proteggesse dal suo disperato dolore nei rapporti con il figlio che non era suo figlio! Aveva trascorso tutta la vita a volergli bene, a modo suo, e a proteggerlo da ogni pericolo, assumendo il ruolo di custode invisibile e portando avanti il compito che Lily aveva dovuto abbandonare.
Ma ora quel ruolo di protettore era venuto meno, proprio nella notte in cui sarebbe dovuto morire, così come il suo compito di spia era svanito con la sconfitta di Voldemort: non aveva più nessuno da proteggere, non aveva più nessuno contro cui combattere per vendicare la morte della sua Lily.
 
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