Pandora: la prima donna
Ed eccoci a parlare, come promesso, della prima donna: Pandora.
La sua storia e il relativo famoso e famigerato vaso sono noti praticamente a tutti, ma comunque voglio ugualmente raccontarvi i fatti, anche per scoprire insieme cosa si nasconde tra le pieghe di questo particolare mito.
Quando Prometeo riportò il fuoco agli uomini fu duramente punito, come abbiamo visto, ma Zeus non si accontentò solo di questo. Il dio trovava gli uomini ostinati, essi osavano opporsi al suo volere, ma lui li avrebbe colpiti in un modo nuovo mostrandosi più scaltro del loro creatore.
Zeus ricorse ad una sottile astuzia: chiamò a sé uno dei suoi figli Efesto, il dio inventore del fuoco, della tecnologia, dell'ingegneria, della scultura e della metallurgia, artefice di grande perizia e gli disse:
“ Efesto, tu devi fabbricarmi un essere di forma umana, ma molto più bello degli uomini e dotato di ogni apparente perfezione: un essere che colmi di stupore queste creature plasmate da Prometeo e tale da dominarle tutte con la sua bellezza”.
Poi avvertì tutti gli dei e ordinò loro di prepararsi ad offrire alla creatura un dono affinchè nessun uomo potesse resistere al suo fascino.
Il personaggio mitologico della prima donna: Pandora viene raccontato dal misogino Esiodo nella sua opera più nota “Le Opere e i Giorni”.
Due parole per presentarvelo. Esiodo è il poeta più antico della Grecia continentale (forse inizî sec. 7° a.C.), e il primo la cui personalità ha carattere storico. Le notizie, non leggendarie, che la tradizione antica ci ha conservato, sono desunte dai suoi scritti, specialmente dal poema le Opere. Apprezzato dai Greci dell'età classica per la sua rigida morale, superiore persino a quella di Omero, e ancor più dai poeti alessandrini per lo stile sobrio e la lingua pittoresca e ricca di epiteti (es. Inclito Efesto, Atena occhi azzurri, letteralmente occhi di mare…)
Egli narra in questi termini della decisione di Zeus di creare la prima donna:
[Zeus] comandò all'inclito Efestos che subito impastasse
terra con acqua e vi infondesse voce umana e vigore,
e il tutto fosse d'aspetto simile alle dee immortali, e di bella,
virginea, amabile presenza. E quindi che Athēnâ
le insegnasse le arti: il saper tessere trame ben conteste.
Di spargerle sul capo grazia, ordinò all'aurea Aphrodítē,
tormentosi desideri e le pene che struggono le membra;
e ad Ermês, messaggero, di darle
un'indole ingannatrice e l'anima di una cagna.
Così egli parlò; ed essi obbedirono al sovrano, il cronide Zeús.
E senza indugio, l'inclito ambidestro (Efesto) plasmò con la terra
un'immagine simile a una casta fanciulla, per volere del cronide;
Athēnâ occhi azzurri le annodò la cintura e l'adornò;
attorno al collo le Grazie e la veneranda Peithò
le misero aurei monili; la incoronarono
le Ore, chiome fluenti, con fiori di primavera;
sul corpo le adattò ogni ornamento Pallàde Athēnâ.
Quindi, nel suo petto le infuse, l'araldo Ermes,
le menzogne, gli astuti discorsi e un 'indole ingannatrice,
così come voleva Zeus dal cupo fragore, e voce
infine le diede l'araldo divino. Questa donna fu chiamata
Pandṓra perché tutti gli abitanti dell'Olimpo
le dettero doni, sciagura per gli uomini che si nutrono di pane.
Esiodo: Le Opere e i giorni [vv.60 – 82)]
La fanciulla fu chiamata Pandora proprio perché aveva ricevuto tutti questi doni: Pandora, in greco, significa appunto "tutti i doni” (dal greco "
pan doron" = "ogni dono") perché ogni divinità dell'Olimpo le aveva fatto un regalo.
Mancava solo il regalo di Zeus che si dimostrò - come vedremo - superiore a tutti gli altri per importanza, poichè celava l’inganno maggiore per gli uomini.
Zeus le fornì, infatti, un dono colmo di vendetta, malizia e astuzia. Egli, regalò alla fanciulla un vaso (il vaso di Pandora)*, con il divieto di aprirlo e senza dirle cosa contenesse.
Zeus ordinò a Ermes di portare Pandora tra gli uomini e di farla incontrare con Epimeteo,
il ritardato ("
colui che si accorge in ritardo"), il Titano fratello di Prometeo, ricordate?
Epimeteo era stato avvisato dal fratello di non accettare alcun dono che provenisse dagli dèi (e da Zeus in particolare). Egli intuisce che attraverso il fratello Epimeteo, lo sprovveduto, passerà la mano della giustizia divina, così si raccomanda al fratello, facendolo giurare di non accettare nessun dono dagli dèi, per quanto bello e seducente esso possa apparire.
Epimeteo è allertato e giura. Ma nulla può contro il volere divino, così, quando Pandora si presenta al suo cospetto, sfavillante di bellezza e fascino, lui dimentica tutto e la fa entrare in casa sua come sua sposa.
Al seguito della fanciulla c'era anche un misterioso dono divino: un vaso antico dal contenuto sconosciuto. Chi glielo aveva regalato, Zeus, era stato molto chiaro a riguardo: quello scrigno (vaso) doveva restare sempre chiuso e nessuno avrebbe mai dovuto guardare al suo interno.
Epimeteo nascose il regalo nuziale e se ne dimenticò, tutto preso com'era a godersi l'eccezionale moglie e la compagnia degli uomini, esseri che ai tempi non conoscevano e non subivano cose come la morte, la malattia, l'odio e la fatica...
Ora tutto fila secondo i piani di Zeus, che può portare a termine in suo intento.
Pandora era curiosa. Tanto curiosa.
La curiosità era una delle suo più grandi virtù e soddisfarla sempre e comunque era una sua priorità.
Il sapere che nella casa che divideva con il marito era nascosto da qualche parte quello scrigno tanto ricco di misteri le provocava un certo prurito che era difficile contenere.
Zeus sussurra nella mente di Pandora di cercare una grande giara, come tante che stavano nelle dispense per contenere vino, olio, cereali, ma ben chiusa e nascosta. Così Pandora, con la voce di Zeus in testa e la curiosità che la divorava, un giorno non riuscì più a resistere: si mise a cercare l'agognato oggetto e, appena il marito uscì, si introdusse nella dispensa, trovò la misteriosa giara e ne aprì il coperchio per vedere cosa contenesse.
Stefano Tulipani, il vaso di Pandora Ecco allora che da essa fuoriuscirono, invisibili ma dilaganti, tutti i mali e le sofferenze che agli umani erano stati fino ad allora risparmiati
Sì, perché all'interno di quel vaso (scrigno) erano state rinchiuse cose non certo innocue come la fatica, la malattia, l'odio, la vecchiaia, la pazzia, l'invidia, la passione, la violenza, la guerra e la morte. Queste, liberate dal vaso ormai aperto, si diffusero immediatamente tra gli uomini, cambiando per sempre la loro esistenza.
I mali (
kakoi)si muoveranno a loro piacere tra gli uomini, in silenzio, di giorno e di notte, portando malattie e sofferenze. Inoltre, Zeús ha tolto loro la voce, in modo che non possano avvertire gli uomini del loro malefico appressarsi. (quando si dice essere bastardi!)
Si compì così il destino di Pandora, quello per cui era stata creata.
Il mondo cambiò, diventando un luogo poco ospitale, desolato, duro. E gli uomini divennero individui molto diversi dagli dèi, ridotti a "esseri terreni" vittime di tutti i nuovi mali mischiati tra loro.
Invano Pandora, cercò affannosamente di chiudere il vaso, di trattenere i Mali e di rimediare al disastro. Il Fato inesorabile si era compiuto.
Quando il vaso parve vuoto, Pandora guardò nell’interno: c’era ancora un grazioso uccellino azzurro; era la Speranza, l’unico bene rimasto ai mortali a conforto delle loro sventure.
Zeus aveva punito gli uomini con la curiosità rovinosa di Pandora, aveva voluto che i Mali fossero liberi di causare loro infiniti castighi. Tuttavia, senza volerlo, aveva lasciato loro un dono per sopportare la vita travagliata che egli stesso aveva imposto all’umanità, un dolce azzurro conforto: la Speranza che non abbandona nessuno.
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Fin qui il racconto puro e semplice, quasi fanciullesco; ma, come ormai abbiamo imparato, i miti sono solo una sorta di favola metafora della realtà.
Infatti, leggendo questo racconto, viene da chiedersi: ma perché insieme con tutti i mali, nel vaso, c’era anche la speranza?
E perché la speranza è l’unica a restarci?
Ma siamo certi che ciò che resta nel vaso sia proprio la speranza?
Il significato della parola elpis, viene generalmente tradotto con «speranza», pur avendo in greco molte diverse sfumature di significato («aspettazione, sollecitudine, timore», ma anche «opinione, pensiero»), con senso non necessariamente positivo; il verbo élpō copre un'ampia area semantica, significando via via «sperare, attendere, supporre, pensare».
A seconda dei punti di vista, dunque, la «speranza» può essere percepita come una passiva e inutile illusione; oppure, come una forza che ci sostiene nelle avversità e ci spinge a migliorare la nostra condizione. Il fatto che Elpis si trovasse nel vaso, insieme ai mali (
kakoi), induce a pensare che fosse anch'essa intesa come un male; ma quando rimane sola dentro di esso ecco che la speranza diventa un bene.
Pandora è la prima donna, non esistevano donne. Stiamo quindi parlando di un archetipo di umanità e, in quel contesto di una umanità in un certo qual modo congiunta al divino, la speranza è, può essere considerata un male.
Gli dei, infatti, e gli uomini dell’età dell’oro, privi di malattie e dolore, non sperano e non desiderano, poiché essi già possiedono tutti i beni nella loro completezza.
Ma nell'umanità dopo la caduta, dopo l’apertura del vaso, ecco che la speranza diventa un bene prezioso.
Il perché diventi un bene bisogna scoprirlo anche ricorrendo ancora a Prometeo. Quando il Titano è già incatenato alla roccia e soffre viene visitato dalle ninfe oceanine che gli chiedono quale bene alla fin fine abbia mai donato lui agli uomini, ed egli risponde: "
ho donato loro le cieche speranze".
Le cieche speranze.Infatti la speranza è in un certo senso cieca, perché ci permette di chiudere gli occhi sui mali e ce li rende in una qualche misura sopportabili.
Questa è tra le opinioni più accreditate per spiegare la ragione della permanenza nel vaso di quel fantasioso e fanciullesco uccellino azzurro: l’
elpis.
Ma veniamo al tema più interessante, al parallelo facile e quasi obbligatorio che si può fare tra Pandora ed Eva biblica
Sono entrambe delle «
prime donne», modello e archetipo del sesso femminile, nonché causa della caduta dell'uomo dal suo stato di primordiale innocenza e dell'ingresso del male del mondo; ma i loro tratti non sono direttamente confrontabili.
Rispetto all'uomo, plasmato per primo, Eva e Pandora vengono create in un momento successivo, ma per differenti finalità.
Nel mito greco, Zeus ordina la creazione della donna senza che l'uomo ne avverta la necessità, al puro scopo di rovinargli la vita; in quello ebraico, Dio(
Yahveh) si accorge della solitudine di Adamo e gli fornisce una donna che gli faccia da compagna. E mentre Pandora viene creata separatamente, ripetendo le modalità attuate da Prometeo per plasmare gli uomini, nel mito biblico, Eva viene tratta dal fianco di Adamo.
Così, mentre in Grecia la donna risulta una copia in opposizione all’uomo, presso gli Ebrei è considerata la sua metà complementare.
Tuttavia sia Epimeteo che Adamo sono entrambi vittime di un inganno che ha il suo strumento proprio nella donna che è stata loro recapitata a domicilio: Zeus sa che Pandora scoperchierà il fatidico
pithos, una volta indotto l'ignaro Epimeteo a sposarla; e il serpente convince Eva ad assaggiare il frutto dell'albero della conoscenza, non ignorando che lei lo offrirà ad Adamo.
In entrambi i casi vi è violazione di un consiglio o divieto: Prometeo aveva ben avvertito Epimeteo di non accettare alcun dono da Zeus; Dio (
Yahveh) aveva proibito ad Adamo di mangiare il fatidico frutto. E mentre Epimeteo trasgredisce per stupidità, Adamo lo fa per debolezza.
Voglio proporvi lo stralcio di uno studio di
Nicoletta Rech**; sono parole che condivido e che trovo molto chiarificatrici per spiegare i tanti perché collegati al mito di Pandora e ad Eva la prima donna biblica, ma soprattutto il perché della visione e interpretazione negativa che il sesso femminile ha sempre rappresentato:
“La donna nella storia dell'umanità ha sempre avuto un ruolo dipendente dall'uomo con chiare funzioni di sottomissione.
[….]
I modelli danti origine al ruolo della donna sono due: Eva e Pandora. Entrambe rappresentano la prima donna sulla terra, colei con la quale si rappresentano tutte le altre, il modello preconfigurato nell'immaginario maschile e femminile che andrà ad influenzare tutto il concetto donna che seguirà.
Eva fa parte della genesi del vecchio testamento e rappresenta la prima donna per tutte le religioni monoteiste: ebraica, mussulmana e cattolica; Pandora appartiene al racconto mitico greco.
Con i primi gruppi umani le donne possiedono un ruolo importante, poiché rappresentano il fulcro della riproduzione della vita ed erano affiancate al concetto di fertilità della terra e della natura nel suo complesso; l'espressione magico - religiosa di ciò era rappresentata da statuette femminili dall'esagerata accentuazione degli attributi sessuali, dette
"Veneri".
Finché l'uomo non ha compreso il suo ruolo nella fecondità femminile e la proprietà personale, la donna non è diventata importante nello status del gruppo, egli non ha avuto motivo di modificare i modelli culturali.
Al momento del cambiamento, ecco che la figura della dea madre, simbolo della fertilità, si spegne e si affacciano modelli completamente diversi, volti a giustificare una predominanza tutta al maschile.
Per riuscire a fare questo, gli uomini dovevano per prima cosa negare il ruolo sostenuto ed imprescindibile dalla donna: in primis negano la fertilità e la procreazione. Infatti, sia Eva, sia Pandora non nascono da una donna, ma nascono da uomini, prima nell'immaginario e poi nella conformazione del corpo.
Infatti, Eva nasce dall'immaginario di Dio, e poi dal corpo, cioè dalla costola di Adamo, plasmato da Dio e creato a sua immagine e somiglianza. [….] L'atto di concepire e dare la vita è svolto da un uomo, anzi due, padre e figlio; la donna n'è esplicitamente esclusa.
Per Pandora la situazione non cambia. Come Eva nasce nel pensiero di Zeus che è uomo e massima divinità dell'olimpo greco, fu plasmata da Efesto con del fango, Efesto figlio di Zeus e quindi immagine e somiglianza del padre, nello stesso sistema di rapporto che esiste tra Adamo e Dio.
In questo sistema si nega alla donna il suo ruolo principale, poiché è nell’immaginario maschile prima, e nel corpo maschile poi, che la creatura prende vita, non l'opposto; affermarlo e crearne il mito rappresenta il desiderio di dominare e controllare la parte femminile, per dominare e controllare la riproduzione.
[….]
Pandora porta con sé un vaso a lei è stato detto di non aprirlo, così come ad Eva nel paradiso terrestre è stato detto di non mangiare dall'albero della conoscenza. Entrambe hanno il desiderio di provare se stesse e con la loro curiosità di conoscere nuovi aspetti della vita, tanto da aprire il vaso e mangiare dall'albero proibito, provocando la punizione divina, portando dolore e fatica a sé e all'uomo che hanno al loro fianco.
E’ da questi due modelli culturali che deriva il pensiero occidentale moderno. Per quanto ci si sforzi di determinare la nostra idea di libertà, tanto più siamo tutti vincolati a queste due donne che ci hanno preceduto nell'immaginario maschile e femminile,
[….]
Pensiamo soltanto al divieto di studiare per le figlie femmine o all'impossibilità di non esprimere il proprio parere neppure tra le mura domestiche, figuriamoci a livello sociale; il voto alle donne in Italia, peraltro ultima nazione occidentale, viene riconosciuto soltanto nel 1946 e il termine " patria podestà" è stato rilasciato alle donne soltanto dopo la legge sul divorzio. Prima la donna non poteva avvalersi del riconoscimento giuridico per esercitarne il diritto nei confronti dei figli minorenni, quasi a significare che solo un uomo poteva decidere e provvedere per la famiglia.
Pensiamo alle infinite violenze perpetrate nei confronti delle donne e, spesso, neppure punite, ma facilmente giudicate dalla società. Infine, ci siamo trascinate dietro nei millenni il modello prestabilito forgiato "ad hoc" contro di noi, ma soprattutto siamo state vincolate ed influenzate, anche noi stesse, da queste "prime donne", ed è veramente difficile scrollarci un simile modello.[…]”
Non posso fare a meno di lasciarvi con una frase che mi è piaciuta molto, scritta alla fine dello studio della Rech che vi ho proposto. E’ una frase bella e triste insieme
“Secoli passati a lavorare, sottomesse e tacite ci hanno visto riprodurre la vita ogni giorno ed in ogni angolo della terra, abbiamo sostituito gli uomini nelle loro mansioni, quando ve n’é stato bisogno, educato e salvato milioni di vite, percorrendo alle volte il doppio della strada che percorre un uomo ed a loro sono toccati i monumenti e a noi solo la polvere di un focolare o di un tenero ricordo.”Alla prossima.
*Lo scrigno o vaso era più precisamente un
píthos, un orcio o una giara di forma caratteristica, dalla base stretta e l'imboccatura ampia e larga. Comuni già in epoca minoica, i
píthoi venivano utilizzati per immagazzinare cereali, vino o olio. Alcuni erano abbastanza grandi per contenere dei corpi umani: i píthoi erano fatti generalmente di ceramica, spesso decorati con figure a rilievo, e con larghi manici nella parte superiore.
In Archeologia "Tutte le forme della ceramica - Terza parte" potete avere maggiori notizie su questo tipo di vaso.
Qhi sotto un esemplare, tanto per avere un'idea.
Il vaso di Pandora **Nicoletta Rech, Presidente presso Associazione DONNE e Lavoro di Brescia.
Bibliografia e link
www.latelanera.com/divinita-demoni-personaggi
Nicoletta Rech, Eva e Pandora. Il ruolo della donna nella storia del mondo secondo il pensiero occidentale.(2003)
http://bifrost.it/ELLENI/4.Origini/05-Pandora.html
www.lavalledelleco.net
www.ripensandoci.com/
G.Zanetto I miti Greci, classici BUR 2013
G. Rosati, Scrittori di Grecia, vol.2, Sansoni editore
F.Pedrina, Musa Greca. Disegno storico – estetico. Ed Trevisini MilanoEdited by chiara53 - 26/1/2023, 20:09