Il Calderone di Severus

L'alba dell'uomo

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view post Posted on 7/11/2014, 16:46
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L’alba dell’uomo.

La storia di un Diluvio
Prometeo, il contestatore amico degli uomini
Pandora: la prima donna.






Prometeo, il contestatore amico degli uomini.



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Prometeo -scultura in legno d'ulivo di Salvatore Rizzuti


Il protagonista di questa storia leggendaria è un personaggio dalla natura ambigua: non uomo, eppure paladino della specie umana; non un dio a tutti gli effetti, perché non appartiene alla discendenza degli dei olimpici, Titano, ma senza esserlo completamente.
Prima di tutto è necessaria qualche notizia di orientamento per spiegare chi fosse: la genealogia nei miti è sempre molto ingarbugliata.
Prometeo era un Titano, figlio del Titano Giapeto (figlio di Urano e Gea, se non ricordate potete rileggere qui) e della ninfa oceanina Climène; ebbe diversi fratelli tra cui i più noti sono: Epimeteo, Atlante e Menezio.

Menezio, il maggiore, si era schierato contro Zeus a fianco dei Titani fedeli a Kronos e fu fulminato: e così il primo fratello fece una brutta fine;
il secondo, Atlante, era un colosso immane ed anche lui, furbetto, aveva combattuto contro Zeus, il quale, quando lo vide così ben messo, anziché fulminarlo, lo condannò a sostenere sulle spalle la volta del cielo per l’eternità; ed anche il secondo fratello non ebbe miglior fortuna del primo…
Prometeo, il cui nome già la dice lunga (pro - mèthis) letteralmente significa “colui che pensa prima”, sia perché in grado di prevedere il futuro, sia perché anticipa il pensiero dei comuni mortali e quello di Zeus stesso: l’astuto; lui, a differenza dei fratelli, si era schierato con Zeus e aveva partecipato alla lotta solo quando oramai volgeva al termine.
Inoltre, Prometeo aveva convinto Epimeteo (epì - methis), il cui nome significa “colui che capisce in ritardo”, il fratello “scemo”, in parole povere, sottodotato, (nomen omen = il destino nel nome, per entrambi), che pensa e conosce troppo tardi, l’impulsivo e l’irriflessivo, a non mettersi contro Zeus, salvandolo in tal modo dall’ira del re degli dei; ma vedremo in seguito che questa non fu una grande fortuna per il genere umano.
Lasciamo Epimeteo da parte, per ora, intento a pascolare greggi e occupiamoci di Prometeo.

Come premio per il suo comportamento, Prometeo aveva ricevuto di poter accedere liberamente all’Olimpo, anche se, nel profondo del suo cuore, i sentimenti che egli provava nei confronti di Zeus non erano per niente amichevoli, sia a causa della sorte che questi aveva destinato ai suoi fratelli, ma soprattutto perché il nuovo re degli dei, nella sua raggiunta olimpica pace, non gli sembrava all’altezza del compito.
Egli, intelligente e introspettivo, aveva scoperto una realtà che Zeus non conosceva: il dolore.
Prometeo si era accorto che la cosa più bella non è dominare esseri inferiori, anche se dei, ma piuttosto raggiungere ciò che c’è di più alto e misterioso: la Verità somma, quella che persino gli dei ignorano.
Il dolore nasceva in Prometeo da questa insaziabile sete di conoscere verità supreme, molto più importanti e preziose che la serena e noiosa pace dell’Olimpo.

Tuttavia il nostro Titano non aveva nessuno per poter condividere il suo anelito alla conoscenza e perciò si sentiva solo e respinto da tutti, isolato per troppa intelligenza e sensibilità; chiuso in se stesso se ne stava appartato, lontano dagli altri e dall’Olimpo.
Piangeva Prometeo e le sue lacrime erano tanto copiose che il suo pianto aveva formato a terra una piccola pozza di fango. Allora si chinò e lo raccolse, modellando con esso il primo uomo, poi gli ispirò un po’ della sua divinità infondendogli calore, respiro e vita.

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Creazione dell'essere umano, marmo, III secolo d.C., Parigi, Louvre.

E' così che Prometeo ama gli uomini da subito, perché, nati dal suo soffio divino, gli somigliano: soffrono per non poter conoscere la Verità assoluta e sempre tendono ad essere più di quello che sono, ad uscire dai propri limiti, superando se stessi.

Ma torniamo al Mito.
A quell'epoca, detta età dell’oro, gli uomini furono ammessi alla presenza degli dei, con i quali dividevano il convivio in grande allegria e serenità; non conoscevano la fatica, il lavoro, la fame. Durante una di queste riunioni tenuta a Mecone (più tardi chiamata Sicione), fu portato un enorme bue, del quale metà doveva spettare a Zeus e metà agli uomini.
Zeus affida proprio a Prometeo il gravoso incarico di decidere come affrontare la spartizione. Non si tratta infatti solo di un compito puramente tecnico: le parti da assegnare agli uni ed agli altri segneranno la frontiera che separa gli uomini dagli dèi e la loro differenza di condizione; in quel momento si decide come gli uomini, da allora in poi, sacrificheranno agli dei; Prometeo interviene proponendo un’astuzia per ingannare Zeus.
Il destino umano è nelle sue mani e il Titano non ha dubbi. Gli dei non necessitano per loro natura del nutrimento, mentre gli uomini per vivere devono nutrirsi; quindi scuoia l’enorme animale, ne pulisce le ossa e procede al taglio della carne. Poi, riunisce tutte le ossa, che ricopre di uno strato di grasso bianco e succulento, mentre le parti di carne polposa e nutriente vengono nascoste dentro il ventre viscido e sporco dell’animale.
Così confezionati, i due pacchetti vengono portati al cospetto di Zeus, affinché faccia la sua scelta. Nonostante la sua grandezza, Zeus si lascia abbagliare dall’esteriorità e, forse con una punta di incertezza, sceglie la parte avvolta nel grasso appetitoso e bianco. Quando però apre l’involucro, appaiono alla vista di tutti solo le ossa, linde e perfettamente ripulite della carne che le avvolge.
In seguito a questa scelta gli uomini mangeranno le carni del sacrificio e gli dei avranno le ossa e il grasso; insomma Zeus è stato ingannato e la sua ira non si fa attendere.
Quello stratagemma gli aveva fatto capire chiaramente che gli uomini osavano opporsi a lui, sostenendo la loro indipendenza e schierandosi dalla parte di Prometeo.

A seguito di questo umiliante inganno Zeus, perdona Prometeo, ma punisce gli uomini.
Decide di sottrarre loro un bene prezioso: il fuoco, condannandoli così ad un regresso evolutivo.
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Prometeo ruba il fuoco, 1817, Heinrich Friedrich Füger

Il fuoco è infatti un elemento naturale carico di un forte simbolismo: il fuoco viene dal fulmine di Zeus, è lo strumento che incarna il suo potere divino; il fuoco è anche l’energia maschile, che trasforma o distrugge, il mezzo che consente all’uomo di possedere la technè cioè l’abilità, la perizia, il saper fare: insomma il fuoco è metafora del potere della conoscenza e della civiltà.

Ma Prometeo, l’astuto, ispirato dalla sua forza inventiva e da un amore generoso e protettivo per l’umanità sofferente, non si dà certo per vinto ed escogita un altro dei suoi piani per soccorrere il genere umano.
Si introduce di nascosto nell’Olimpo, ruba un seme del fuoco (sperma pyros) di Zeus e lo nasconde nell’incavo di una canna, verde all’esterno, ma secca all’interno, così che il fuoco può bruciare senza essere visto, poi torna sulla terra e fa dono agli uomini del seme del fuoco celeste.
Il mito narra che l’umanità si risollevò e festeggiò, accendendo fuochi ovunque e alimentandoli e, quando venne la notte, i fuochi brillavano illuminandola.
Zeus vide quelle luci e capì che ancora una volta Prometeo e gli uomini lo avevano ingannato.
Per punire gli uomini Zeus, con una sottile astuzia, mandò loro la prima donna, ma questa è un’altra storia e ne parlerò la prossima volta.

Prometeo, lui, questa volta non la passò liscia: Zeus voleva essere sicuro di non avere più nulla da temere dal Titano che proteggeva e aiutava gli uomini fomentando il disinteresse verso gli dei e insidiando in tal modo il suo potere.

Zeus ordinò a suo figlio Efesto di andare insieme con Cratos, la forza e Bia, la violenza ad impadronirsi di Prometeo: Efesto obbedì, e Prometeo non oppose resistenza, perché, prevedendo tutto, sapeva di essere destinato a quella prova.
Prometeo seguì i suoi carcerieri sulle montagne del Caucaso e si lasciò incatenare ad una rupe.

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Christian Griepenkerl (1839-1916), La punizione di Prometeo.


Zeus costringe il Titano fra cielo e terra, imprigionandolo su una montagna; così colui che aveva consegnato agli uomini il loro cibo mortale, la carne, diventa ora il nutrimento dell’aquila di Zeus, l’uccello che porta il fulmine del dio ed è messaggero della sua forza invincibile.
Tutti i giorni l’aquila di Zeus divora il suo fegato; poi, durante la notte, l’organo ricresce. Tutti i giorni l’aquila si nutre della carne di Prometeo, e ogni notte quest’ultima si rigenera, affinché l’animale possa trovare, al mattino, il suo pasto intatto e affinché il supplizio possa durare all’ infinito.

La leggenda narra che Prometeo fu liberato da Eracle (Ercole) che – con il permesso di Zeus - recatosi fino alla cima del Caucaso, con una freccia uccise l'aquila, liberando così Prometeo al quale il re degli dei concesse di ritornare nell'Olimpo.
Tuttavia Zeus ingiunse a Prometeo di portare, a perenne ricordo della sua prigionia, un anello delle sue catene, dove fosse incastonato un pezzetto della roccia alla quale era legato.

Così ha termine il racconto di Prometeo, essere dei due mondi, il divino e l’umano: il seme della contestazione nel seno dell’ordine di Zeus, colui che non saprà mai rimanere nel limite che il dio ha posto e sempre cercherà di sfidarne il disegno, attraverso l’ingegno e il coraggio.
Prometeo è l’avversario per antonomasia di Zeus, alla cui legge si ribella, ed è il simbolo della condizione esistenziale umana, della sfida alla legge divina ed umana; ma è anche metafora del pensiero libero, svincolato dal mito e dalle false e bugiarde credenze.
È l’eroe che, come dirà Dante parlando di Ulisse, insegue “virtute e canoscenza” e, sotto questo profilo, è accostabile ad Odisseo, ma ne è mille volte superiore; i Titani, infatti, sono in realtà delle divinità, che amplificano le caratteristiche dell’eroe.

Infine non posso non accennare qui alla tragedia di Eschilo Il Prometeo incatenato.
Eschilo non esalta la disobbedienza di Prometeo, ma piuttosto il suo andare contro le leggi (in questo caso divine) per un amore dell'uomo, pur sapendo che questo suo atto lo porterà al dolore ed alla solitudine. Ed esalta anche la lucida consapevolezza da parte di Prometeo delle proprie azioni e delle conseguenze di quelle stesse azioni(realizzando con ciò il destino scritto nel proprio nome).
Egli dice:

"Io sapevo le cose fino in fondo.
Scelsi io di peccare, non voglio negarlo.
Da me ho creato il mio strazio per proteggere l'uomo".

(vv265 sgg)

E, parlando di Zeus, Prometeo aggiunge:
[….]
Non appena sul trono del padre
fu assiso, [Zeus] subito spartisce fra le divinità i privilegi
a chi uno a chi un altro assegnando
il potere, dei mortali infelici pensiero
nessuno si diede, ma tutta la loro razza
voleva annientare per farne nascere una del tutto nuova.
E nessuno gli si oppose tranne me,
io solo ne ebbi il coraggio, e liberai i mortali
dal dover scendere sterminati nell’Ade [….]

(vv.225 sgg)

La sua ribellione è tanto nota che oggi si definisce “prometeico” colui che eroicamente e fino alla morte si batte per una causa che ritiene giusta al punto da mettere a rischio se stesso.

Vi è venuto in mente, leggendo, un vago parallelo con un personaggio che ci è caro?
Sì?
Ed allora vi consiglio caldamente questo intervento inserito in un’altrettanto interessante discussione Severus e il mito

La prossima volta vi parlerò della prima donna, dono di Zeus… e in questo mito – lo dico subito – le donne non ci fanno una gran bella figura…

Bibliografia e link

G.Zanetto I miti Greci, classici BUR 2013
G. Rosati, Scrittori di Grecia, vol.2, Sansoni editore
F.Pedrina, Musa Greca. Disegno storico – estetico. Ed Trevisini Milano
P.Mazon, Eschile. Tome I. Paris 1966
Jean-Pierre Vernant, L’universo, gli dèi, gli uomini, Einaudi, Torino 2000

http://mitologia.dossier.net/prometeo.html
www.diogenemagazine.it
www.elicriso.it/it/mitologia_ambiente/primo_uomo_donna/


Edited by chiara53 - 26/1/2023, 19:51
 
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view post Posted on 7/11/2014, 22:47
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I ♥ Severus


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CITAZIONE
il cui nome significa “colui che capisce in ritardo”, il fratello “scemo”, in parole povere,

Aaaaaaah! Stupendo, Chiara, per chi non l'avesse capito!!!!

CITAZIONE
Tuttavia il nostro Titano non aveva nessuno per poter condividere il suo anelito alla conoscenza e perciò si sentiva solo e respinto da tutti, isolato per troppa intelligenza e sensibilità; chiuso in se stesso se ne stava appartato, lontano dagli altri e dall’Olimpo.

E qui, è automatico, il pensiero corre a Severus...

Non conoscevo lo stratagemma di Prometeo nel suddividere il bue... ma tanto di cappello!!!

CITAZIONE
... e Prometeo non oppose resistenza, perché, prevedendo tutto, sapeva di essere destinato a quella prova.

E di nuovo qui il parallelo con Severus mi viene del tutto naturale...

CITAZIONE
Tutti i giorni l’aquila di Zeus divora il suo fegato; poi, durante la notte, l’organo ricresce. Tutti i giorni l’aquila si nutre della carne di Prometeo, e ogni notte quest’ultima si rigenera, affinché l’animale possa trovare, al mattino, il suo pasto intatto e affinché il supplizio possa durare all’ infinito.

Davvero tremendo...

CITAZIONE
Eschilo non esalta la disobbedienza di Prometeo, ma piuttosto il suo andare contro le leggi (in questo caso divine) per un amore dell'uomo, pur sapendo che questo suo atto lo porterà al dolore ed alla solitudine. Ed esalta anche la lucida consapevolezza da parte di Prometeo delle proprie azioni e delle conseguenze di quelle stesse azioni(realizzando con ciò il destino scritto nel proprio nome).

Ed anche qui il parallelo con Severus (nomen omen) mi pare chiarissimo.


Edited by chiara53 - 22/6/2015, 16:50
 
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view post Posted on 7/11/2014, 23:19
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Chiara che grandioso mito ha tirato fuori per questa lezione!
Un mito su cui sono stati versati fiumi d’inchiostro per la densità di significati insiti nella figura di Prometeo.
Mi piace molto la grandiosa e tragica figura del protagonista, in cui personalmente vedo il simbolo del razionalismo occidentale, quel razionalismo che ci ha portato l’Illuminismo e la libertà di pensiero.
Prometeo è metafora della sete di conoscenza dell’Uomo e lo hai sottolineato mettendolo in relazione con l’altro simbolo di questa sete: Ulisse.
Prometeo è anche la luce dell’intelletto che squarcia il buio della bestialità. Il fuoco in questo mito è simbolo di quella luce che porta al progresso e al superamento delle superstizioni, anche quelle legate alla religione. Non a caso il mito, in cui troviamo delineato il conflitto tra il titano e il re degli dei, venne preso nel Romanticismo come il simbolo della lotta dell’Uomo contro ogni schiavitù, così come di estrema sopportazione.
E le somiglianze con Severus ci sono e come!
Come Prometeo anche Severus sopporta e si sacrifica per qualcosa in cui crede e osa sfidare un potere superiore e terribile, quello del Signore Oscuro, per difendere l’umanità (magica e non).
Grandioso Prometeo, grandioso il nostro Severus e grandiosa lezione, veramente bella e poetica, come bello e poetico è questo mito greco.
 
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view post Posted on 8/11/2014, 14:36
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CITAZIONE (Ida59 @ 7/11/2014, 22:47) 
CITAZIONE
il cui nome significa “colui che capisce in ritardo”, il fratello “scemo”, in parole povere,

Aaaaaaah! Stupendo, Chiara, per chi non l'avesse capito!!!!

CITAZIONE
Tuttavia il nostro Titano non aveva nessuno per poter condividere il suo anelito alla conoscenza e perciò si sentiva solo e respinto da tutti, isolato per troppa intelligenza e sensibilità; chiuso in se stesso se ne stava appartato, lontano dagli altri e dall’Olimpo.

E qui, è automatico, il pensiero corre a Severus...

Non conoscevo lo stratagemma di Prometeo nel suddividere il bue... ma tanto di cappello!!!

CITAZIONE
... e Prometeo non oppose resistenza, perché, prevedendo tutto, sapeva di essere destinato a quella prova.

E di nuovo qui il parallelo con Severus mi viene del tutto naturale...

CITAZIONE
Tutti i giorni l’aquila di Zeus divora il suo fegato; poi, durante la notte, l’organo ricresce. Tutti i giorni l’aquila si nutre della carne di Prometeo, e ogni notte quest’ultima si rigenera, affinché l’animale possa trovare, al mattino, il suo pasto intatto e affinché il supplizio possa durare all’ infinito.

Davvero tremendo...

CITAZIONE
Eschilo non esalta la disobbedienza di Prometeo, ma piuttosto il suo andare contro le leggi (in questo caso divine) per un amore dell'uomo, pur sapendo che questo suo atto lo porterà al dolore ed alla solitudine. Ed esalta anche la lucida consapevolezza da parte di Prometeo delle proprie azioni e delle conseguenze di quelle stesse azioni(realizzando con ciò il destino scritto nel proprio nome).

Ed anche qui il parallelo con Severus (nomen omen) mi pare chiarissimo.

Mentre leggevo, studiavo, ripassavo e ricordavo, Severus è sempre stato qui, con me.
La sofferenza di Prometeo e la scoperta del dolore mi hanno coinvolta da sempre, la sete di sapere e il sacrificio consapevole in difesa di chi ama mi fanno pensare al titano Severus, eroe imperfetto e generoso. Ma immortale.

CITAZIONE (Arwen68 @ 7/11/2014, 23:19) 
Chiara che grandioso mito ha tirato fuori per questa lezione!
Un mito su cui sono stati versati fiumi d’inchiostro per la densità di significati insiti nella figura di Prometeo.
Mi piace molto la grandiosa e tragica figura del protagonista, in cui personalmente vedo il simbolo del razionalismo occidentale, quel razionalismo che ci ha portato l’Illuminismo e la libertà di pensiero.
Prometeo è metafora della sete di conoscenza dell’Uomo e lo hai sottolineato mettendolo in relazione con l’altro simbolo di questa sete: Ulisse.

Prometeo è anche la luce dell’intelletto che squarcia il buio della bestialità. Il fuoco in questo mito è simbolo di quella luce che porta al progresso e al superamento delle superstizioni, anche quelle legate alla religione. Non a caso il mito, in cui troviamo delineato il conflitto tra il titano e il re degli dei, venne preso nel Romanticismo come il simbolo della lotta dell’Uomo contro ogni schiavitù, così come di estrema sopportazione.
E le somiglianze con Severus ci sono e come!
Come Prometeo anche Severus sopporta e si sacrifica per qualcosa in cui crede e osa sfidare un potere superiore e terribile, quello del Signore Oscuro, per difendere l’umanità (magica e non).
Grandioso Prometeo, grandioso il nostro Severus e grandiosa lezione, veramente bella e poetica, come bello e poetico è questo mito greco.

Hai scritto un bellissimo commento, molto ricco di spunti, la luce dell'intelletto che squarcia il buio.... Splendida frase che anch'io ho concettualmente collegato con Ulisse e la sua storia.
Non mi è venuto in mente il parallelo con il Romanticismo che Ida sta trattando in questa discussione. Puoi intervenire anche in quella. Alimentandola con la tua sempre competente partecipazione.
Grazie per i tuoi interventi, sempre interessanti e graditissimi.

Edited by chiara53 - 22/6/2015, 16:50
 
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view post Posted on 9/11/2014, 00:33
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Magnifica lezione Chiara! Come di consueto hai saputo renderla gradevole da leggere e semplice da assimilare. Il mito di Prometeo lo si conosce un po' tutti, almeno per sentito dire, ma approfondirlo attraverso la tua esauriente spiegazione è stato un vero piacere.
E' stato interessantissimo scoprire e poter andare a ripescare tanti particolari della leggenda, magari anche studiati ai tempi della scuola ma ormai dimenticati e, durante la lettura anche a me è capitato di rimanere sorpresa per le analogie che questo personaggio ha con il nostro eroe: oltre ad una intelligenza fuori dal comune e al grande coraggio, li accomuna anche quel meraviglioso senso di umanità che li rende straordinari.


CITAZIONE (chiara53 @ 7/11/2014, 16:46) 
La prossima volta vi parlerò della prima donna, dono di Zeus… e in questo mito – lo dico subito – le donne non ci fanno una gran bella figura…

E ti pareva :lol: Ma qualcuno vuole spiegarmi perchè la figura della donna, in qualsiasi mito o religione, agli esordi non ci fa mai una bella figura? Forse forse perchè queste cosine le abbiamo lasciate incautamente scrivere sempre agli ometti? :lol:
 
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view post Posted on 23/11/2014, 16:38
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Pandora: la prima donna


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Ed eccoci a parlare, come promesso, della prima donna: Pandora.
La sua storia e il relativo famoso e famigerato vaso sono noti praticamente a tutti, ma comunque voglio ugualmente raccontarvi i fatti, anche per scoprire insieme cosa si nasconde tra le pieghe di questo particolare mito.

Quando Prometeo riportò il fuoco agli uomini fu duramente punito, come abbiamo visto, ma Zeus non si accontentò solo di questo. Il dio trovava gli uomini ostinati, essi osavano opporsi al suo volere, ma lui li avrebbe colpiti in un modo nuovo mostrandosi più scaltro del loro creatore.
Zeus ricorse ad una sottile astuzia: chiamò a sé uno dei suoi figli Efesto, il dio inventore del fuoco, della tecnologia, dell'ingegneria, della scultura e della metallurgia, artefice di grande perizia e gli disse:
“ Efesto, tu devi fabbricarmi un essere di forma umana, ma molto più bello degli uomini e dotato di ogni apparente perfezione: un essere che colmi di stupore queste creature plasmate da Prometeo e tale da dominarle tutte con la sua bellezza”.
Poi avvertì tutti gli dei e ordinò loro di prepararsi ad offrire alla creatura un dono affinchè nessun uomo potesse resistere al suo fascino.

Il personaggio mitologico della prima donna: Pandora viene raccontato dal misogino Esiodo nella sua opera più nota “Le Opere e i Giorni”.
Due parole per presentarvelo. Esiodo è il poeta più antico della Grecia continentale (forse inizî sec. 7° a.C.), e il primo la cui personalità ha carattere storico. Le notizie, non leggendarie, che la tradizione antica ci ha conservato, sono desunte dai suoi scritti, specialmente dal poema le Opere. Apprezzato dai Greci dell'età classica per la sua rigida morale, superiore persino a quella di Omero, e ancor più dai poeti alessandrini per lo stile sobrio e la lingua pittoresca e ricca di epiteti (es. Inclito Efesto, Atena occhi azzurri, letteralmente occhi di mare…)
Egli narra in questi termini della decisione di Zeus di creare la prima donna:


[Zeus] comandò all'inclito Efestos che subito impastasse
terra con acqua e vi infondesse voce umana e vigore,
e il tutto fosse d'aspetto simile alle dee immortali, e di bella,
virginea, amabile presenza. E quindi che Athēnâ
le insegnasse le arti: il saper tessere trame ben conteste.
Di spargerle sul capo grazia, ordinò all'aurea Aphrodítē,
tormentosi desideri e le pene che struggono le membra;
e ad Ermês, messaggero, di darle
un'indole ingannatrice e l'anima di una cagna.
Così egli parlò; ed essi obbedirono al sovrano, il cronide Zeús.
E senza indugio, l'inclito ambidestro (Efesto) plasmò con la terra
un'immagine simile a una casta fanciulla, per volere del cronide;
Athēnâ occhi azzurri le annodò la cintura e l'adornò;
attorno al collo le Grazie e la veneranda Peithò
le misero aurei monili; la incoronarono
le Ore, chiome fluenti, con fiori di primavera;
sul corpo le adattò ogni ornamento Pallàde Athēnâ.
Quindi, nel suo petto le infuse, l'araldo Ermes,
le menzogne, gli astuti discorsi e un 'indole ingannatrice,
così come voleva Zeus dal cupo fragore, e voce
infine le diede l'araldo divino. Questa donna fu chiamata
Pandṓra perché tutti gli abitanti dell'Olimpo
le dettero doni, sciagura per gli uomini che si nutrono di pane.
Esiodo: Le Opere e i giorni [vv.60 – 82)]

La fanciulla fu chiamata Pandora proprio perché aveva ricevuto tutti questi doni: Pandora, in greco, significa appunto "tutti i doni” (dal greco "pan doron" = "ogni dono") perché ogni divinità dell'Olimpo le aveva fatto un regalo.
Mancava solo il regalo di Zeus che si dimostrò - come vedremo - superiore a tutti gli altri per importanza, poichè celava l’inganno maggiore per gli uomini.
Zeus le fornì, infatti, un dono colmo di vendetta, malizia e astuzia. Egli, regalò alla fanciulla un vaso (il vaso di Pandora)*, con il divieto di aprirlo e senza dirle cosa contenesse.

Zeus ordinò a Ermes di portare Pandora tra gli uomini e di farla incontrare con Epimeteo, il ritardato ("colui che si accorge in ritardo"), il Titano fratello di Prometeo, ricordate?
Epimeteo era stato avvisato dal fratello di non accettare alcun dono che provenisse dagli dèi (e da Zeus in particolare). Egli intuisce che attraverso il fratello Epimeteo, lo sprovveduto, passerà la mano della giustizia divina, così si raccomanda al fratello, facendolo giurare di non accettare nessun dono dagli dèi, per quanto bello e seducente esso possa apparire.
Epimeteo è allertato e giura. Ma nulla può contro il volere divino, così, quando Pandora si presenta al suo cospetto, sfavillante di bellezza e fascino, lui dimentica tutto e la fa entrare in casa sua come sua sposa.
Al seguito della fanciulla c'era anche un misterioso dono divino: un vaso antico dal contenuto sconosciuto. Chi glielo aveva regalato, Zeus, era stato molto chiaro a riguardo: quello scrigno (vaso) doveva restare sempre chiuso e nessuno avrebbe mai dovuto guardare al suo interno.
Epimeteo nascose il regalo nuziale e se ne dimenticò, tutto preso com'era a godersi l'eccezionale moglie e la compagnia degli uomini, esseri che ai tempi non conoscevano e non subivano cose come la morte, la malattia, l'odio e la fatica...
Ora tutto fila secondo i piani di Zeus, che può portare a termine in suo intento.

Pandora era curiosa. Tanto curiosa.

La curiosità era una delle suo più grandi virtù e soddisfarla sempre e comunque era una sua priorità.
Il sapere che nella casa che divideva con il marito era nascosto da qualche parte quello scrigno tanto ricco di misteri le provocava un certo prurito che era difficile contenere.
Zeus sussurra nella mente di Pandora di cercare una grande giara, come tante che stavano nelle dispense per contenere vino, olio, cereali, ma ben chiusa e nascosta. Così Pandora, con la voce di Zeus in testa e la curiosità che la divorava, un giorno non riuscì più a resistere: si mise a cercare l'agognato oggetto e, appena il marito uscì, si introdusse nella dispensa, trovò la misteriosa giara e ne aprì il coperchio per vedere cosa contenesse.
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Stefano Tulipani, il vaso di Pandora

Ecco allora che da essa fuoriuscirono, invisibili ma dilaganti, tutti i mali e le sofferenze che agli umani erano stati fino ad allora risparmiati
Sì, perché all'interno di quel vaso (scrigno) erano state rinchiuse cose non certo innocue come la fatica, la malattia, l'odio, la vecchiaia, la pazzia, l'invidia, la passione, la violenza, la guerra e la morte. Queste, liberate dal vaso ormai aperto, si diffusero immediatamente tra gli uomini, cambiando per sempre la loro esistenza.
I mali (kakoi)si muoveranno a loro piacere tra gli uomini, in silenzio, di giorno e di notte, portando malattie e sofferenze. Inoltre, Zeús ha tolto loro la voce, in modo che non possano avvertire gli uomini del loro malefico appressarsi. (quando si dice essere bastardi!)

Si compì così il destino di Pandora, quello per cui era stata creata.
Il mondo cambiò, diventando un luogo poco ospitale, desolato, duro. E gli uomini divennero individui molto diversi dagli dèi, ridotti a "esseri terreni" vittime di tutti i nuovi mali mischiati tra loro.
Invano Pandora, cercò affannosamente di chiudere il vaso, di trattenere i Mali e di rimediare al disastro. Il Fato inesorabile si era compiuto.
Quando il vaso parve vuoto, Pandora guardò nell’interno: c’era ancora un grazioso uccellino azzurro; era la Speranza, l’unico bene rimasto ai mortali a conforto delle loro sventure.
Zeus aveva punito gli uomini con la curiosità rovinosa di Pandora, aveva voluto che i Mali fossero liberi di causare loro infiniti castighi. Tuttavia, senza volerlo, aveva lasciato loro un dono per sopportare la vita travagliata che egli stesso aveva imposto all’umanità, un dolce azzurro conforto: la Speranza che non abbandona nessuno.




******
Fin qui il racconto puro e semplice, quasi fanciullesco; ma, come ormai abbiamo imparato, i miti sono solo una sorta di favola metafora della realtà.
Infatti, leggendo questo racconto, viene da chiedersi: ma perché insieme con tutti i mali, nel vaso, c’era anche la speranza?
E perché la speranza è l’unica a restarci?
Ma siamo certi che ciò che resta nel vaso sia proprio la speranza?
Il significato della parola elpis, viene generalmente tradotto con «speranza», pur avendo in greco molte diverse sfumature di significato («aspettazione, sollecitudine, timore», ma anche «opinione, pensiero»), con senso non necessariamente positivo; il verbo élpō copre un'ampia area semantica, significando via via «sperare, attendere, supporre, pensare».
A seconda dei punti di vista, dunque, la «speranza» può essere percepita come una passiva e inutile illusione; oppure, come una forza che ci sostiene nelle avversità e ci spinge a migliorare la nostra condizione. Il fatto che Elpis si trovasse nel vaso, insieme ai mali (kakoi), induce a pensare che fosse anch'essa intesa come un male; ma quando rimane sola dentro di esso ecco che la speranza diventa un bene.
Pandora è la prima donna, non esistevano donne. Stiamo quindi parlando di un archetipo di umanità e, in quel contesto di una umanità in un certo qual modo congiunta al divino, la speranza è, può essere considerata un male.
Gli dei, infatti, e gli uomini dell’età dell’oro, privi di malattie e dolore, non sperano e non desiderano, poiché essi già possiedono tutti i beni nella loro completezza.
Ma nell'umanità dopo la caduta, dopo l’apertura del vaso, ecco che la speranza diventa un bene prezioso.

Il perché diventi un bene bisogna scoprirlo anche ricorrendo ancora a Prometeo. Quando il Titano è già incatenato alla roccia e soffre viene visitato dalle ninfe oceanine che gli chiedono quale bene alla fin fine abbia mai donato lui agli uomini, ed egli risponde: "ho donato loro le cieche speranze".
Le cieche speranze.
Infatti la speranza è in un certo senso cieca, perché ci permette di chiudere gli occhi sui mali e ce li rende in una qualche misura sopportabili.
Questa è tra le opinioni più accreditate per spiegare la ragione della permanenza nel vaso di quel fantasioso e fanciullesco uccellino azzurro: l’elpis.

Ma veniamo al tema più interessante, al parallelo facile e quasi obbligatorio che si può fare tra Pandora ed Eva biblica
Sono entrambe delle «prime donne», modello e archetipo del sesso femminile, nonché causa della caduta dell'uomo dal suo stato di primordiale innocenza e dell'ingresso del male del mondo; ma i loro tratti non sono direttamente confrontabili.
Rispetto all'uomo, plasmato per primo, Eva e Pandora vengono create in un momento successivo, ma per differenti finalità.

Nel mito greco, Zeus ordina la creazione della donna senza che l'uomo ne avverta la necessità, al puro scopo di rovinargli la vita; in quello ebraico, Dio(Yahveh) si accorge della solitudine di Adamo e gli fornisce una donna che gli faccia da compagna. E mentre Pandora viene creata separatamente, ripetendo le modalità attuate da Prometeo per plasmare gli uomini, nel mito biblico, Eva viene tratta dal fianco di Adamo.
Così, mentre in Grecia la donna risulta una copia in opposizione all’uomo, presso gli Ebrei è considerata la sua metà complementare.
Tuttavia sia Epimeteo che Adamo sono entrambi vittime di un inganno che ha il suo strumento proprio nella donna che è stata loro recapitata a domicilio: Zeus sa che Pandora scoperchierà il fatidico pithos, una volta indotto l'ignaro Epimeteo a sposarla; e il serpente convince Eva ad assaggiare il frutto dell'albero della conoscenza, non ignorando che lei lo offrirà ad Adamo.
In entrambi i casi vi è violazione di un consiglio o divieto: Prometeo aveva ben avvertito Epimeteo di non accettare alcun dono da Zeus; Dio (Yahveh) aveva proibito ad Adamo di mangiare il fatidico frutto. E mentre Epimeteo trasgredisce per stupidità, Adamo lo fa per debolezza.
Voglio proporvi lo stralcio di uno studio di Nicoletta Rech**; sono parole che condivido e che trovo molto chiarificatrici per spiegare i tanti perché collegati al mito di Pandora e ad Eva la prima donna biblica, ma soprattutto il perché della visione e interpretazione negativa che il sesso femminile ha sempre rappresentato:
“La donna nella storia dell'umanità ha sempre avuto un ruolo dipendente dall'uomo con chiare funzioni di sottomissione.
[….]
I modelli danti origine al ruolo della donna sono due: Eva e Pandora. Entrambe rappresentano la prima donna sulla terra, colei con la quale si rappresentano tutte le altre, il modello preconfigurato nell'immaginario maschile e femminile che andrà ad influenzare tutto il concetto donna che seguirà.
Eva fa parte della genesi del vecchio testamento e rappresenta la prima donna per tutte le religioni monoteiste: ebraica, mussulmana e cattolica; Pandora appartiene al racconto mitico greco.

Con i primi gruppi umani le donne possiedono un ruolo importante, poiché rappresentano il fulcro della riproduzione della vita ed erano affiancate al concetto di fertilità della terra e della natura nel suo complesso; l'espressione magico - religiosa di ciò era rappresentata da statuette femminili dall'esagerata accentuazione degli attributi sessuali, dette "Veneri".

Finché l'uomo non ha compreso il suo ruolo nella fecondità femminile e la proprietà personale, la donna non è diventata importante nello status del gruppo, egli non ha avuto motivo di modificare i modelli culturali.
Al momento del cambiamento, ecco che la figura della dea madre, simbolo della fertilità, si spegne e si affacciano modelli completamente diversi, volti a giustificare una predominanza tutta al maschile.
Per riuscire a fare questo, gli uomini dovevano per prima cosa negare il ruolo sostenuto ed imprescindibile dalla donna: in primis negano la fertilità e la procreazione. Infatti, sia Eva, sia Pandora non nascono da una donna, ma nascono da uomini, prima nell'immaginario e poi nella conformazione del corpo.
Infatti, Eva nasce dall'immaginario di Dio, e poi dal corpo, cioè dalla costola di Adamo, plasmato da Dio e creato a sua immagine e somiglianza. [….] L'atto di concepire e dare la vita è svolto da un uomo, anzi due, padre e figlio; la donna n'è esplicitamente esclusa.

Per Pandora la situazione non cambia. Come Eva nasce nel pensiero di Zeus che è uomo e massima divinità dell'olimpo greco, fu plasmata da Efesto con del fango, Efesto figlio di Zeus e quindi immagine e somiglianza del padre, nello stesso sistema di rapporto che esiste tra Adamo e Dio.
In questo sistema si nega alla donna il suo ruolo principale, poiché è nell’immaginario maschile prima, e nel corpo maschile poi, che la creatura prende vita, non l'opposto; affermarlo e crearne il mito rappresenta il desiderio di dominare e controllare la parte femminile, per dominare e controllare la riproduzione.
[….]
Pandora porta con sé un vaso a lei è stato detto di non aprirlo, così come ad Eva nel paradiso terrestre è stato detto di non mangiare dall'albero della conoscenza. Entrambe hanno il desiderio di provare se stesse e con la loro curiosità di conoscere nuovi aspetti della vita, tanto da aprire il vaso e mangiare dall'albero proibito, provocando la punizione divina, portando dolore e fatica a sé e all'uomo che hanno al loro fianco.
E’ da questi due modelli culturali che deriva il pensiero occidentale moderno. Per quanto ci si sforzi di determinare la nostra idea di libertà, tanto più siamo tutti vincolati a queste due donne che ci hanno preceduto nell'immaginario maschile e femminile,
[….]
Pensiamo soltanto al divieto di studiare per le figlie femmine o all'impossibilità di non esprimere il proprio parere neppure tra le mura domestiche, figuriamoci a livello sociale; il voto alle donne in Italia, peraltro ultima nazione occidentale, viene riconosciuto soltanto nel 1946 e il termine " patria podestà" è stato rilasciato alle donne soltanto dopo la legge sul divorzio. Prima la donna non poteva avvalersi del riconoscimento giuridico per esercitarne il diritto nei confronti dei figli minorenni, quasi a significare che solo un uomo poteva decidere e provvedere per la famiglia.
Pensiamo alle infinite violenze perpetrate nei confronti delle donne e, spesso, neppure punite, ma facilmente giudicate dalla società. Infine, ci siamo trascinate dietro nei millenni il modello prestabilito forgiato "ad hoc" contro di noi, ma soprattutto siamo state vincolate ed influenzate, anche noi stesse, da queste "prime donne", ed è veramente difficile scrollarci un simile modello.[…]”

Non posso fare a meno di lasciarvi con una frase che mi è piaciuta molto, scritta alla fine dello studio della Rech che vi ho proposto. E’ una frase bella e triste insieme
“Secoli passati a lavorare, sottomesse e tacite ci hanno visto riprodurre la vita ogni giorno ed in ogni angolo della terra, abbiamo sostituito gli uomini nelle loro mansioni, quando ve n’é stato bisogno, educato e salvato milioni di vite, percorrendo alle volte il doppio della strada che percorre un uomo ed a loro sono toccati i monumenti e a noi solo la polvere di un focolare o di un tenero ricordo.”

Alla prossima. ;)

*Lo scrigno o vaso era più precisamente un píthos, un orcio o una giara di forma caratteristica, dalla base stretta e l'imboccatura ampia e larga. Comuni già in epoca minoica, i píthoi venivano utilizzati per immagazzinare cereali, vino o olio. Alcuni erano abbastanza grandi per contenere dei corpi umani: i píthoi erano fatti generalmente di ceramica, spesso decorati con figure a rilievo, e con larghi manici nella parte superiore. In Archeologia "Tutte le forme della ceramica - Terza parte" potete avere maggiori notizie su questo tipo di vaso.
Qhi sotto un esemplare, tanto per avere un'idea.
Archeologia-Pythos
Il vaso di Pandora



























**Nicoletta Rech, ‎Presidente presso Associazione DONNE e Lavoro di Brescia.
Bibliografia e link
www.latelanera.com/divinita-demoni-personaggi
Nicoletta Rech, Eva e Pandora. Il ruolo della donna nella storia del mondo secondo il pensiero occidentale.(2003)
http://bifrost.it/ELLENI/4.Origini/05-Pandora.html
www.lavalledelleco.net
www.ripensandoci.com/
G.Zanetto I miti Greci, classici BUR 2013
G. Rosati, Scrittori di Grecia, vol.2, Sansoni editore
F.Pedrina, Musa Greca. Disegno storico – estetico. Ed Trevisini Milano


Edited by chiara53 - 26/1/2023, 20:09
 
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view post Posted on 23/11/2014, 18:30
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Tremendamente affascinante, Chiara, grazie per aver condiviso con noi questo splendido estratto! Attraverso il mito di questa figura mitologica che riporta in parallelo alla prima donna dell'Antico Testamento, ci hai condotto magistralmente all'analisi lucida e razionale di un fenomeno odioso, presente da millenni, quale è la prevaricazione del genere maschile su quello femminile, formatosi attraverso addirittura la negazione del ruolo primario e fondamentale della donna nella società: confesso di essere diventata super femminista negli ultimi anni (intendiamoci, non di quelle che vanno in giro a berciare che "l'utero è mio e lo gestisco io" XD), a fronte di una classe maschile debole e limitata, ma è davvero triste vedere come ancora ci siano donne che, invece di iniziare ad affermare la propria forza e individualità, si lasciano ancora sottomettere e sopraffare da individui che sono sottospecie di uomini, tipo giusto coloro che arrivano appunto a sfregiare o a uccidere la propria compagna. Per non parlare delle condizioni in cui versano le donne islamiche! :cry:
La strada per arrivare all'eliminazione di queste aberrazioni mi sembra ancora lunga, purtroppo, complice una cultura misogina che, dall'alba dei tempi, ha avuto paura della forza della donna e ha cercato di contenerla e annullarla in ogni modo, ma non bisogna fermarsi: i tempi forse stanno cambiando, lo dimostra il Nobel assegnato a Malala Yousafzay, ma ci sono ancora molte cose da cambiare e contro cui lottare.
Forza donnine non perdiamoci d'animo, però: rimbocchiamoci le maniche e riscattiamo i danni causati da Pandora! E scusate lo sproloquio... :lol:
 
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view post Posted on 23/11/2014, 18:35
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Che splendida lezione Chiara! Lo so, lo dico ogni volta che ne posti una ma è la pura verità!
Questa volta poi il tema è quanto mai interessante e attuale.
Non posso aggiungere niente che tu non abbia detto e tutto mi trova perfettamente in accordo: Pandora ed Eva; le radici profondamente misogine della mitologia greca e delle tre grandi religioni monoteistiche; la società matriarcale degli albori dell’umanità e il culto delle dee madri; il tentativo dell’uomo di negare il ruolo nella procreazione della donna.
Su questo ultimo punto mi vengono in mente delle riflessioni che vorrei condividere qui.
C’è sepolto nel maschio una sorta di terrore ancestrale riguardo alla fertilità della donna. Il saper dare alla vita altre vite è sempre stato visto come qualcosa di pauroso e tremendamente potente. La donna con il suo ciclo mensile e il suo delicato equilibrio era qualcosa di diverso, di “altro da sé” , di alieno e incontrollabile e questo spaventava.
Basti pensare a come il ciclo mestruale venisse visto come qualcosa di impuro tanto da contaminare la donna stessa durante quel periodo e chi venisse accidentalmente in contatto con essa.
Gli uomini hanno quindi cercato di opporsi con la loro indubbia forza fisica e la derisione al mistero femmineo. Ci hanno sottomesse per millenni (in alcuni parti del mondo ancora è così), e descritte come la rovina dell’Umanità, derise come delle ficcanaso che si lasciano guidare dalla curiosità verso inevitabili sventure.
Sepolta sotto milioni di storia evolutiva, questa misoginia continua a manifestarsi ancora al giorno d’oggi a volte come battuta “spiritosa” su determinate capacità o incapacità della donna, altre in drammatici fatti di violenza e morte.
La rivoluzione sessuale e l’indipendenza femminile non hanno fatto altro che mettere il maschio di fronte a questa sua paura atavica:c'è chi l'ha superata e ci rispetta e chi continua a imporsi con la forza e la derisione.
 
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view post Posted on 23/11/2014, 18:52
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Ma grazie Ele e Manu! Aspettavo di poter raccontare la storia di Pandora, perchè legato a lei c'è tutta una serie di considerazioni e paralleli.
CITAZIONE
Gli uomini hanno quindi cercato di opporsi con la loro indubbia forza fisica e la derisione al mistero femmineo. Ci hanno sottomesse per millenni (in alcuni parti del mondo ancora è così), e descritte come la rovina dell’Umanità, derise come delle ficcanaso che si lasciano guidare dalla curiosità verso inevitabili sventure.

La curiosità, per esempio, è indice di intelligenza e voglia di sapere e di conoscere, poi se è scambiata per una colpa tanto peggio per le donne che "meno sanno e meglio è".
Ciò che più mi piace mettere in risalto è che, sia nella storia di Pandora che in quella di Eva, la loro genesi avviene da un essere di sesso maschile.
La donna viene derubata nell'immaginario collettivo della sua prerogativa suprema: dare la vita; a tanto arriva il culto del divino maschio.
Quanto al discorso sulla dea madre, Manuela, ti invito a leggere, se ne hai voglia, La scultura arcaica dove ho parlato a lungo delle veneri preitoriche e del culto della dea madre.
 
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view post Posted on 23/11/2014, 18:58
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Ma certo Chiara che leggerò la tua lezione sulla scultura arcaica. Appena potrò, entrerò dal link che hai messo nella tua risposta, leggerò e commenterò. ;)
 
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view post Posted on 24/11/2014, 21:36
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CITAZIONE (chiara53 @ 23/11/2014, 16:38) 
Ed eccoci a parlare, come promesso, della prima donna: Pandora.
La sua storia e il relativo famoso e famigerato vaso sono noti praticamente a tutti, ma comunque voglio ugualmente raccontarvi i fatti, anche per scoprire insieme cosa si nasconde tra le pieghe di questo particolare mito.

E già qui sono in difficoltà e non mi riconosco in queri "tutti": io di Pandora conosco soltanto il vaso! mentre non avevo idea di come, e perchè, le fosse arrivato!

CITAZIONE
Esiodo: Le Opere e i giorni [vv.60 – 82)]

Però, davvero non male come poeta questo (per me) sconosciuto Esiodo.


CITAZIONE
I mali (kakoi)si muoveranno a loro piacere tra gli uomini, in silenzio, di giorno e di notte, portando malattie e sofferenze. Inoltre, Zeús ha tolto loro la voce, in modo che non possano avvertire gli uomini del loro malefico appressarsi. (quando si dice essere bastardi!)

Eeeeh bè, certo che Zeus in quanto a bastardaggine non è secondo a nessuno!

CITAZIONE
Quando il vaso parve vuoto, Pandora guardò nell’interno: c’era ancora un grazioso uccellino azzurro; era la Speranza, l’unico bene rimasto ai mortali a conforto delle loro sventure.

Sì, questo lo ricordavo... ma mi sa che è stato un piiiiicolo errore di Zeus...

CITAZIONE
Infatti, leggendo questo racconto, viene da chiedersi: ma perché insieme con tutti i mali, nel vaso, c’era anche la speranza?
E perché la speranza è l’unica a restarci?
Ma siamo certi che ciò che resta nel vaso sia proprio la speranza?
Il significato della parola elpis, viene generalmente tradotto con «speranza», pur avendo in greco molte diverse sfumature di significato («aspettazione, sollecitudine, timore», ma anche «opinione, pensiero»), con senso non necessariamente positivo; il verbo élpō copre un'ampia area semantica, significando via via «sperare, attendere, supporre, pensare».
A seconda dei punti di vista, dunque, la «speranza» può essere percepita come una passiva e inutile illusione; oppure, come una forza che ci sostiene nelle avversità e ci spinge a migliorare la nostra condizione. Il fatto che Elpis si trovasse nel vaso, insieme ai mali (kakoi), induce a pensare che fosse anch'essa intesa come un male; ma quando rimane sola dentro di esso ecco che la speranza diventa un bene.

Oooooh! Ma questa è una interpretazione bellissima, affascinante... di speranza intelletuale che è ben diversa dalla banale speranza che solo si fonda sulla... speranza in sè!!!

CITAZIONE
Pandora è la prima donna, non esistevano donne. Stiamo quindi parlando di un archetipo di umanità e, in quel contesto di una umanità in un certo qual modo congiunta al divino, la speranza è, può essere considerata un male.
Gli dei, infatti, e gli uomini dell’età dell’oro, privi di malattie e dolore, non sperano e non desiderano, poiché essi già possiedono tutti i beni nella loro completezza.
Ma nell'umanità dopo la caduta, dopo l’apertura del vaso, ecco che la speranza diventa un bene prezioso.

Consideraziione assolutamente pertinente, interessante e illuminante.

CITAZIONE
Nel mito greco, Zeus ordina la creazione della donna senza che l'uomo ne avverta la necessità, al puro scopo di rovinargli la vita; in quello ebraico, Dio(Yahveh) si accorge della solitudine di Adamo e gli fornisce una donna che gli faccia da compagna. E mentre Pandora viene creata separatamente, ripetendo le modalità attuate da Prometeo per plasmare gli uomini, nel mito biblico, Eva viene tratta dal fianco di Adamo.
Così, mentre in Grecia la donna risulta una copia in opposizione all’uomo, presso gli Ebrei è considerata la sua metà complementare.

Ooooooh! Ma è stupenda, e illuminante, questa differenza! E io neppure avevo idea che esistesse!!! Grazie, Chiara, davvero! :wub:

Questa è una "lezione" che mi è piaciuta davvero tantissimo e che mi ha insegnato uns acco di cose, molto interessanti, che non conoscevo assolutamente!

Come sempre encomiabile e pienamente condivisibile lo spirito giustamente "femminista" che anima il tuo bel lavoro. :Streghetta:


CITAZIONE (Arwen68 @ 23/11/2014, 18:35) 
C’è sepolto nel maschio una sorta di terrore ancestrale riguardo alla fertilità della donna. Il saper dare alla vita altre vite è sempre stato visto come qualcosa di pauroso e tremendamente potente. La donna con il suo ciclo mensile e il suo delicato equilibrio era qualcosa di diverso, di “altro da sé” , di alieno e incontrollabile e questo spaventava.
Basti pensare a come il ciclo mestruale venisse visto come qualcosa di impuro tanto da contaminare la donna stessa durante quel periodo e chi venisse accidentalmente in contatto con essa.
Gli uomini hanno quindi cercato di opporsi con la loro indubbia forza fisica e la derisione al mistero femmineo. Ci hanno sottomesse per millenni (in alcuni parti del mondo ancora è così), e descritte come la rovina dell’Umanità, derise come delle ficcanaso che si lasciano guidare dalla curiosità verso inevitabili sventure.
Sepolta sotto milioni di storia evolutiva, questa misoginia continua a manifestarsi ancora al giorno d’oggi a volte come battuta “spiritosa” su determinate capacità o incapacità della donna, altre in drammatici fatti di violenza e morte.
La rivoluzione sessuale e l’indipendenza femminile non hanno fatto altro che mettere il maschio di fronte a questa sua paura atavica:c'è chi l'ha superata e ci rispetta e chi continua a imporsi con la forza e la derisione.

E un sentito applauso anche a Manu e alle sue incisive parole di "ribellione".
E l'augurio forte e sincero a tutte quante di trovare il "maschio" che quella atavica paura l'abbia superata.
:applauso:


CITAZIONE (chiara53 @ 23/11/2014, 18:52) 
La curiosità, per esempio, è indice di intelligenza e voglia di sapere e di conoscere, poi se è scambiata per una colpa tanto peggio per le donne che "meno sanno e meglio è".

Eeeeh... verissimo anche questo, e molto periolosa quella particolare "curiosità" femminile che può scardinare gli equilibri prefissati e, soprattutto, la predominanza maschile!

E ogni volta che parlo di queste cose, mi chiedo se le nostre ragazze (che abbiamo 15 o 30 anni non credo faccia grossa differenza) sono conscie di quante lotte sono state combattute per loro... e, soprattutto, se sanno raccogliere le vittorie che tante donne hanno dolorosamente conquistato sulla propria pelle!


Edited by chiara53 - 22/6/2015, 16:51
 
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view post Posted on 25/11/2014, 08:15
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Ed ecco la mia lettrice più costante! Ida "la paziente" :lol:
La chiacchierata su Pandora mi è piaciuto molto scriverla, e l'augurio che faccio è lo stesso di Ida che ogni donna trovi un uomo intelligente e rispettoso dei grandi valori che ogni donna reca in sè
CITAZIONE
E l'augurio forte e sincero a tutte quante di trovare il "maschio" che quella atavica paura(della donna) l'abbia superata.

Quello che segue è l'augurio di Ida a cui mi associo, perchè noi quelle lotte le abbiamo combattute con convinzione e speranza, pensando a chi ne avrebbe beneficiato... ma non sempre il mondo gira come dovrebbe.
CITAZIONE
E ogni volta che parlo di queste cose, mi chiedo se le nostre ragazze (che abbiamo 15 o 30 anni non credo faccia grossa differenza) sono conscie di quante lotte sono state combattute per loro... e, soprattutto, se sanno raccogliere le vittorie che tante donne hanno dolorosamente conquistato sulla propria pelle!
 
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halfbloodprincess78
view post Posted on 25/11/2014, 14:47




Ho sempre amato sia la figura di Prometeo che quella di Pandora.
Ieri sera stavo leggendo un saggio e c'era una parte che parlava della nascita dell'uomo come una forma di ribellione da parte di esseri non del tutto divini, probabilmente gli stessi che Lovecraft chiama i Grandi Antichi e riflettevo sul fatto che tutta la nostra esistenza è una ribellione, Prometeo si ribella a Zeus, Pandora apre il vaso e Eva mangia la mela... se non ci fossimo sempre e comunque ribellati non saremo mai arrivati ad avere nulla di quello che abbiamo oggi eppure c'è una forma di conoscenza a cui non possiamo spingerci perché la nostra mente non la comprende e qui salta fuori il concetto di ineffabilità del divino. Un livello superiore a cui non possiamo accedere nonostante alcune filosofie orientali ammettano questa possibilità.
Gli dei dei greci con tutta la loro gerarchia mi fanno pensare proprio a Lovecraft e ai suoi perfidi Grandi Antichi ... bah, discorso lungo e strano... mi fermo qui.
 
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view post Posted on 25/11/2014, 15:24
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CITAZIONE (halfbloodprincess78 @ 25/11/2014, 14:47) 
Ho sempre amato sia la figura di Prometeo che quella di Pandora.
Ieri sera stavo leggendo un saggio e c'era una parte che parlava della nascita dell'uomo come una forma di ribellione da parte di esseri non del tutto divini, probabilmente gli stessi che Lovecraft chiama i Grandi Antichi e riflettevo sul fatto che tutta la nostra esistenza è una ribellione, Prometeo si ribella a Zeus, Pandora apre il vaso e Eva mangia la mela... se non ci fossimo sempre e comunque ribellati non saremo mai arrivati ad avere nulla di quello che abbiamo oggi eppure c'è una forma di conoscenza a cui non possiamo spingerci perché la nostra mente non la comprende e qui salta fuori il concetto di ineffabilità del divino. Un livello superiore a cui non possiamo accedere nonostante alcune filosofie orientali ammettano questa possibilità.
Gli dei dei greci con tutta la loro gerarchia mi fanno pensare proprio a Lovecraft e ai suoi perfidi Grandi Antichi ... bah, discorso lungo e strano... mi fermo qui.

Discorso bello e "diverso", ribellione vuol dire anche intolleranza per l'ovvietà, per la tradizione in senso negativo, per il moralismo bacchettone...

Non credo che gli Antichi di Lovecraft siano paragonabili agli dei greci o romani... possiamo parlarne, però.
Grazie Cla. :wub: :D
 
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view post Posted on 25/11/2014, 18:54
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CITAZIONE
La curiosità, per esempio, è indice di intelligenza e voglia di sapere e di conoscere

E' "curioso" che la tentazione di Eva (o di Pandora) sia sempre stata vista come qualcosa di orrendamente sbagliato. "Ah, se Eva no navesse mangiato la mela", vi è mai capitato di sentirlo dire in giro? E se non l'avesse mai mangiata? Tutti beatamente ignoranti? Perchè la ricerca della conoscenza è vista come qualcosa di sbagliato? Forse perchè nell'ignoranza è più facile raggirare le persone (come quei pecoroni pelosi comunemente noti come uomini)?
Chi ha ingannato chi? Se Dio non avesse messo l'albero nell'Eden, il serpente non avrebbe mai ingannato Eva. E se non fosse stato il diavolo a ingannare? Se fosse stato tutto già premeditato? Come Zeus che è sia creatore che ingannatore di Pandora, forse anche la storia di Eva potrebbe non essere così diversa.
 
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19 replies since 7/11/2014, 16:46   1633 views
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