In attesa di discutere la questione dei denti di Hermione (povera stellina!) volevo tornare ancora, con un’ultima osservazione, sul tema interessante della vendetta che abbiamo affrontato prima e sugli episodi esemplificativi del fatto che Severus, secondo me, pur provando forti e dolorose passioni, non agisca più mosso da quello spirito. Tanto per mettere un altro po’ di carne al fuoco.
Prendiamo un altro episodio, molto più “soft” rispetto a quello di Hermione ma pur sempre significativo, e cioè la presunta “vendetta” contro Lupin alla fine del terzo libro.
In questo episodio sarebbe facile ravvisare nel comportamento di Severus una soddisfazione maligna per aver contribuito ad estromettere da Hogwarts uno dei Malandrini che tanto lo hanno ferito in gioventù, soddisfazione a cui si aggiunge la rivelazione che Remus è un mannaro e quindi la rottura del giuramento fatto a Silente, durante l’adolescenza, di non fare mai parola di ciò che aveva visto il giorno del tragico “scherzo” (mah…chiamalo scherzo!).
O almeno questo è quello che siamo portati a vedere.
Quando scopriamo a chi va la vera lealtà di Severus e veniamo a conoscenza dei particolari delle circostanze in cui si sono verificate le sue azioni, la scena cambia totalmente tenore a mio avviso.
Severus contribuisce eccome al licenziamento di Lupin, perché ha la prova che quest’ultimo ha aiutato ad entrare ad Hogwarts il (presunto) traditore dell’Incanto Fidelius ai danni dei Potter (Leggasi: giustizia). Ergo: è un pericolo per la scuola, per gli studenti e per Harry. Alla fine del terzo volume è ancora evidente che Severus non sa che il colpevole è Minus. La Rowling, tra l’altro, è ben attenta a mettere Severus fuori gioco proprio al momento delle rivelazioni importanti e a farlo “rinvenire”
ad hoc. Quindi, permettetemi di dirlo, io da questo deduco che Severus, ben lontano dall’aver perseguito un intento vendicativo (la vendetta, poi, è soprattutto un fatto personale, io credo, nonché istintivo e incontrollabile come diceva Ida), si è piuttosto
preoccupato della salvaguardia di qualcuno e anche il danno alla reputazione di Lupin è logicamente funzionale a giustificarne l’allontanamento. A questo stadio, infatti, non sappiamo (correggetemi se sbaglio) se Silente è al corrente della verità: a me pare di no, perché io ricordo che perfino lo stesso Remus ha a lungo sospettato dell’amico Sirius prima di fare due più due e arrivare a Peter con la Mappa del Malandrino provvidenzialmente fornita da Harry e Silente apprende dai ragazzi, solo dopo il loro ritorno al castello, la storia di Minus, motivo per cui “autorizza” Hermione ad usare la Giratempo e a modificare la fine della storia per far scappare Sirius. Dico bene? In tutto questo, tra l'altro, Severus soffre in totale solitudine la "preferenza" del Preside che, prima ancora di chiarire la situazione, mette Sirius in grado di salvarsi.
Interpretare il gesto di Severus nei contronti di Lupin come un gesto di vendetta, specie dopo le rilevazioni finali, mi pare contrariare del tutto la presa di coscienza delle sfaccettature del personaggio, perché fa ricadere a piè pari nella versione più avventata dell’inganno intessuto dalla trama, comprensiva di
pottervisione.
L’idea che Severus abbia potuto agire, nel corso della storia, mosso talvolta da intenti vendicativi, secondo me è anche parte di quella distorsione percettiva che ordisce l’autrice ai fini della trama. Alla fine, infatti, lo scopo dovrebbe essere quello di rileggere la vicenda umana di Severus sotto una nuova luce. Chi lo ha fatto già da prima, meglio ancora. Dopo il capitolo 33, scopriamo comunque un uomo diverso da ciò che sembrava e quindi, tornando a ritroso e ripercorrendo la vicenda della sua ambiguità, che lui ha conservato senza fare una grinza per tutta la storia, siamo in grado di rivalutare tutti gli episodi che lo riguardano, attribuendo stavolta il giusto segno a ciascuno. Voglio dire: quello che era sembrato negativo e/o vendicativo o crudele, si tramuta in un gesto di protezione, di giustizia ecc…
Il vero dilemma sta nel fatto che l’autrice parli ancora in quei termini (dell’uomo di cui sopra), come se il finale non ci fosse. Questo è il punto su cui riflettevo scrivendo questo post. Cioè l’autrice, in pratica, dice più avanti che le piace il personaggio (si vedano le righe successive della citazione) dice che sa amare, ma esordisce dicendo che non è un grand’uomo e che è vendicativo e crudele: non dice nemmeno che “è
anche vendicativo”, dice proprio “è vendicativo” e basta. Il che mi dà quasi l’impressione che ci voglia dire: “sì beh, avete letto il gran finale, ma non dimenticate quello che ha dimostrato di essere per tutta la durata della storia!”.
Ora, però, questa storia cos’è stata se non un “inganno”, nei confronti del personaggio, a copertura della sua lealtà? Cos’è stata se non un periodo in cui la pressione, il pericolo e il suo ruolo di infiltrato lo hanno costretto a vivere sul filo del rasoio di emozioni e sentimenti difficili, se non impossibili, da gestire, e blindato dietro l’Occlumanzia?
Ciò detto, io mi sento di rispondere nel modo seguente: quello che Severus ha
dimostrato nel corso della storia era studiato per farlo apparire un pessimo individuo e, a mio parere, la mano della Rowling ci è pure andata giù pesante (come nel caso dell’episodio di Hermione) proprio perché, sempre nella mia opinione, il personaggio le è scappato via. Io capisco che dovesse essere percepito così nel corso della storia, ma prima di parlare al presente di un uomo “vendicativo” e “crudele”, come potrebbe essere un qualsiasi servitore di Voldemort, io il finale, giuro, lo considererei.
Come ho detto nei post precedenti, se parliamo del passato da Mangiamorte, ok siamo d’accordo (pur con le dovute cautele a cui ho fatto riferimento). Ma se parliamo dei libri, considerato che conosciamo Severus quando è già un uomo di Silente e quando ha già fatto la sua Scelta più importante (che indico con la maiuscola), bisogna tenere conto del fatto che il suo atteggiamento esteriore era una corazza ben studiata allo scopo di distorcere la percezione, che si ha dall’esterno, dei suoi sentimenti e delle sue vere motivazioni, sia ai fini della strategia sia ai fini di proteggere un intollerabile dolore personale.
Dunque, tu, autrice, che in ultimo, a conti fatti e chiuso l’ultimo libro, ci hai presentato un uomo che ha compiuto un’evoluzione pazzesca e che in corso d’opera ci è giustamente apparso ancora vendicativo perché era necessario che fosse fraintendibile, inducendoci quindi ad interpretare le sue azioni in questa chiave ancora imperfetta e poi smentita clamorosamente dalle rivelazioni da te stessa offerte, ora ci vuoi forse dire che dobbiamo tenere conto di uno spirito, diciamo così, che non solo appartiene indubbiamente al passato ma che
dopo è stato volutamente messo in evidenza con il pubblico e con gli altri personaggi per alimentare l’ambiguità di Severus come tu e Silente volevate per i ben noti motivi?? Ma insomma, questo è troppo!
A fine lettura è risultato chiaro a tutti, credo, che lo stesso Severus ha acconsentito a che mezzo mondo lo considerasse un farabutto ed ha agito in
apparenza come tale, pur essendo intimamente un uomo diverso, trasformato e attento a non scendere mai tanto in basso da farsi riacciuffare dagli istinti più meschini che possono attenere al comportamento di un Voldemort o di un qualsiasi Mangiamorte, non più a lui.
Quindi, per riassumere la mia opinione, Severus agisce con spirito tutt’altro che vendicativo: sembra che sia così, credo, perché quello è il ruolo e l’immagine che lui (e il contesto) lasciano trapelare, ma alla fine è chiaro, rimettendo insieme il puzzle, che il suo intento è
proteggere e non
anche trarre soddisfazione maligna, per esempio, dal tiro mancino giocato all’ex compagno di scuola. Io l’intento
anche in parte vendicativo, in una persona che ci viene rivelata così come ci viene rivelata, non posso vederlo (o vederlo ancora), perché, come dicevo sopra, l’azione mossa da spirito di vendetta o la crudeltà, io le considero afferenti ad un campo diverso, non le immagino “conviventi” o, per meglio dire, facenti parte di un bagaglio umano “classico” (passatemi il termine) di pregi e difetti.
Ecco perché dicevo che, in questa costruzione, trovo fuori asse l’episodio dei denti di Hermione (di cui poi parleremo) ed ecco perché, mi spiego soprattutto con Ale, penso che la vendetta e la crudeltà si trovino su un piano ben distinto da quello dei “normali” e ben accetti difetti e bassezze che caratterizzano la profonda umanità del personaggio (che è anche la nostra). Sono cioè, a mio avviso, su un livello di “malvagità” conclamata e non su quello della consueta dialettica luce/ombra che si trova dentro in ognuno di noi: per me Severus ha rifiutato questo spirito, nonché movente d’azione, pur restando certamente fallibile, talvolta spiacevole e ingiusto, e chi più ne ha più ne metta. Trovo quindi illogico (ripeto, se così fosse e se non ci fossero altre motivazioni) che l’autrice faccia dichiarazioni del genere.
So che la pensiamo diversamente, Ale, e va benissimo, non voglio sembrarti fastidiosa, dico davvero. A costo di farmi -ahimé- una brutta pubblicità, volevo tornare su questo fatto solo ed esclusivamente per provare a spiegarmi ancora meglio, dato che il discorso “riciccia” sempre fuori per forza di cose e che, non ti nascondo, è anche un gran piacere discuterne.
Ribadisco che si tratta di mie congetture, ovvio, ma pensavo che potessero essere utili non solo a tenere acceso il dibattito, ma anche a chiarire cosa intendo quando dico che le parole dell’autrice le ritengo poco pensate. Fermo restando che potrebbe avere altre motivazioni e qui non discuto, se l’impianto e il messaggio del libro è quello di cui vi ho parlato, allora sì che mi sembra che lei ci abbia pensato poco; che abbia fatto cioè confusione fra il Severus veramente vendicativo da Mangiamorte e quello che, già in corso di redenzione,
appariva vendicativo nei libri, ignorando "colpevolmente" (passatemi anche qui il termine forte) lo svelamento finale e tutto quello che avrebbe comportato.