[Piccola premessa: In questa seconda parte della mia risposta, io avevo approfondito la questione della “persecuzione letteraria” di Severus, non però nel merito dei fatti, bensì in relazione alle presunte motivazioni dell’autrice, seguendo lo spunto dato dal post introduttivo.
Ora però, anche alla luce di quanto mi ha spiegato Ida qui sopra riguardo al post di Jolie, mi chiedo se il mio intervento non sia in effetti più inerente al topic: “La sadica crudeltà di JKR verso Severus”. Forse sì. Buttandoci un occhio, mi pare che lì, a parte alcuni post, il grosso del dibattimento sia relativo più alla capillare ricognizione e discussione delle singole "coltellate" inferte dalla Rowling contro il personaggio che non all’esame delle ragioni che hanno spinto l’autrice al suo “sadismo”, ma è pur vero che qui si dovrebbe parlare delle interviste.
Vabbè, mi rimetto a voi: se leggendo il mio post lo riterrete più adatto all’altra sede, dirottatemi pure!]
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Parlando invece della “persecuzione” del personaggio compiuta nei libri da parte della Rowling (perché credo sia il vero nodo della questione posta da Jolie) io sento di poter condannare questa scelta solo in parte.
Riconosco certamente che l’autrice avrebbe potuto fare di più per Severus (anche se lo ritengo molto difficile e su questo tornerò dopo), ma la persecuzione “letteraria” che attua nei confronti del professore è, a mio avviso, più che accettabile nel contesto della storia e serve proprio a conferire uno spessore ancora più grande non solo al personaggio in sé, ma anche e soprattutto al meritato schiaffone che riceve il pubblico (interno ed esterno al romanzo), che era stato in gran parte ostile o anche solo sospettoso nei suoi confronti, e che è costretto ora a ricredersi in modo inaspettato e violento, quasi vergognandosi per aver male interpretato con tanta facilità e per aver negato la propria fiducia ad un uomo che si trova su vette a cui la maggior parte del genere umano non può nemmeno aspirare! Del sano senso di colpa, ecco. Dopo che per tutta la storia Severus non ha mai smesso di tormentarsi, non riuscendo a perdonarsi, è ora che anche gli altri comincino a fare
mea culpa. Il capovolgimento emotivo “post-capitolo 33”, si rende infatti ancor più intenso, a mio parere, proprio a causa di quella deplorevole persecuzione, perpetrata senza tregua e senza pietà, che percorre tutta la storia e alla fine si rivela clamorosamente ingiusta e disgustosa e costringe il lettore a venire a patti con il proprio rimorso.
Per questo motivo io continuo a pensare che, nonostante le capacità intuitive più o meno accentuate da parte di un lettore attento, Severus non ci viene “presentato” come un personaggio del tutto positivo che solo alla fine i disattenti riconoscono per quel che è, come dice Jolie, anzi: è bene che anche il lettore amante del personaggio conservi un filo di dubbio, affinché l’effetto finale si renda ancora più straordinario. O almeno è quello l’intento dell’autrice, secondo me, che si delinea meglio a partire da quando lei stessa capisce che il personaggio le sta sfuggendo e che promette molto meglio di quanto forse avrà immaginato in principio. Fino all’ultimo, anche per un lettore che studia Severus in profondità e ne è affascinato, nonostante la presenza degli indizi che in ultimo si riconnettono tutti alla sua vera lealtà, il tentativo della Rowling è quello di non lasciare spazio (con il Severus “ante-capitolo 33”) alla formulazione di giudizi benevoli assolutamente certi. Se restiamo su un livello personale e parliamo di speranze e del desiderio che lui sia diverso da ciò che sembra, sono d’accordo; se mi si dice però, per esempio, che dalla storia si poteva dedurre con sicurezza che lui si trovava dalla parte giusta dello schieramento, io qualche perplessità la esprimo.
Il tratto più caratteristico del Severus che conosciamo, fino al capitolo 33, è proprio l’ambiguità: un’ambiguità giocata appunto sul fatto che i suoi gesti “pro-causa”
dovevano poter essere fraintesi, dovevano poter essere sempre in qualche modo suscettibili dell’interpretazione opposta. Non so se riesco a spiegarmi. Tutto quello che lui fa e che suscita il sospetto della sua bontà nel lettore attento, deve poter calzare anche con il suo contrario, allo scopo di creare un’incertezza irrisolvibile circa il vero movente delle sue azioni anche nella mente più intelligente. Questa necessaria ambiguità, in gran misura voluta per via della causa e anche per via del fatto che, nel profondo di sé stesso, il disprezzo e il sospetto altrui sono un modo per scontare una pena inestinguibile che si è autoinflitto da quando ha abbandonato la strada oscura, rende appositamente più difficile e più drammatico prendere posizione nei suoi confronti, perfino per un lettore ben disposto. Si verifica all’esterno, con il lettore, lo stesso dilemma che affligge i personaggi all’interno; cioè l’opportunità di fidarsi o no di Snape e, se sì, fino a che punto. Alla fine tutti quanti, proprio perché non si fidano e in mancanza di prove certe, decidono di basarsi sul giudizio di Silente per venire a capo del problema; il lettore, invece, che dall’esterno ha una visione più articolata anche del giudizio di Silente, fa affidamento alla propria indole e a quel che vuole vedere, usando sensibilità, esperienze e immaginazione personali.
La
pottervisione c’entra in tutto questo? Sì, certo, ma non totalmente.
Severus e Silente devono tenere il massimo riserbo sui piani, sono costretti dalle circostanze. Il professore obbliga inoltre Silente a promettere che non rivelerà mai a nessuno la parte migliore di lui (Severus); lo fa per orgoglio, lo fa perché prova un dolore feroce, è vero, ma se anche Severus fosse stato un altro tipo di uomo e avesse acconsentito a mostrare quella parte di sé agli altri, non avrebbe potuto farlo comunque liberamente dato che, in tal caso, il suo importantissimo ruolo di infiltrato sarebbe andato a farsi benedire. Dunque non ci sono solo le impressioni distorte di Potter in ballo, ma tutto un delicatissimo equilibrio di sentimenti e di strategie che fanno leva proprio sulla potenza magica e umana di Severus e sulla sua tragica capacità di mascherare i propri sentimenti; dico
tragica, perché è dovuta anche, come dicevo, al senso di colpa che prova e al suo disprezzo per sé stesso che Silente indirizza, forse anche lui con lo strazio nel cuore, verso la comune causa.
I lettori più intuitivi si accorgono subito che c’è qualcosa che non torna, è vero, che Severus non è quello che appare e, soprattutto, che nel suo disprezzo così accentuato per Harry e per tutti quelli che lo circondano, possono ben nascondersi un animo tormentato e complesso e delle ragioni solidissime. Ciò non toglie, tuttavia, che un uomo può avere mille motivi per essere tormentato e stare comunque dalla parte “sbagliata”: chi può dirlo con certezza? Lo scopo ultimo è quello di conservare ed alimentare il dubbio. Fino alla fine c’è chi nutre l’intima speranza di scoprire un Severus più intenso e più umano di quello che traspare dietro la maschera e che la sua lealtà vera e profonda vada a Silente e alla causa, ma i clamorosi indizi che la Rowling dissemina lungo il cammino e che potrebbero mettere sulla buona strada, pur se raccolti, non sono sufficienti a convincere in modo certo, e non soltanto perché sono visti chiaramente in ottica potteriana.
Faccio un esempio clamoroso tratto dal primo libro, ma che ritengo sia esemplificativo di quello che sarà il
leitmotiv per tutti gli altri sette: il salvataggio di Harry a Quidditch.
Il fatto che Raptor riveli che Severus ha soccorso il protagonista nel primo libro (e che farà in incognito per i restanti volumi), non implicava per forza un capovolgimento immediato nella percezione del professore. Implicava il dubbio. Unicamente quello. È un dato determinante il fatto che il personaggio si adoperi per “salvare”, non lo nego, ma lo diventa solo a posteriori: all’epoca, come succederà in seguito in molti altri casi, poteva darsi benissimo che esistesse un piano diverso per eliminare il ragazzo e magari qualche altra macchinazione in atto per arrivare a Potter con mille altre modalità d’azione. Così come è utile a Silente che Severus sappia recitare bene, lo stesso potrebbe dirsi per Voldemort. Non c’è bisogno che intervenga l’antipatia di Harry a farci sembrare Severus il colpevole perfetto: è quello il ruolo che Severus deve interpretare. Il salvataggio momentaneo, magari utile ad attuare un altro tipo di piano d’azione in favore di Voldemort, così come le altre scelte di Severus, che sembrerebbero in modo inoppugnabile “pro-buoni”, sarebbero dovute essere plausibili di letture tra loro contrapposte, con o senza
pottervisione.
Tutto quel che sappiamo, cioè, dopo l’episodio del salvataggio a Quidditch, è che su Harry pesa una minaccia concreta, che può nascondersi ovunque e che sta agendo nell’ombra. Non è affatto escluso, perciò, che nonostante si palesi infine la chiara colpevolezza di Raptor/Voldemort in quello specifico episodio, anche Snape, che lo ha salvato, potrebbe essere in qualche maniera implicato in un piano in cui la morte di Potter è prevista lo stesso, ma
non in quel momento (e ciò vale fino al sesto/settimo libro).
Questa, tra l’altro, è parte dell’argomentazione che usa lo stesso Severus nel dialogo con Bellatrix per convincerla della propria (finta) lealtà: “ho fatto il possibile per farlo espellere da Hogwarts, luogo al quale credo non appartenga affatto,
ma ucciderlo, o lasciare che venisse ucciso sotto i miei occhi? Sarei stato uno sciocco a rischiare, con Silente a un passo” (HP6, p. 41)
Insomma, non possiamo mai dire se un preciso episodio “pro-buoni” del comportamento di Severus debba potersi considerare il segno di un effettivo schieramento del personaggio, oppure no. Fa tutto parte integrante di una strategia e di un supplizio personale dietro cui Severus si barrica, che va ben oltre Potter. Severus, con la complicità di Silente (e di sé stesso), si rende sfuggente: non dimentichiamo che dopo la sua morte, dal proprio ritratto, il vecchio mago si raccomanda ancora con Severus di comportarsi
in modo credibile con i Mangiamorte, nel caso in cui dovesse essere coinvolto nella Battaglia dei Sette Potter. Non è difficile immaginare che questa raccomandazione si sia ripetuta uguale per anni e anni.
Lì per lì, dunque, mentre la storia si svolge, è difficile dare un certo peso a certe indicazioni perché è l’effetto voluto; io stessa, per preferenza personale, ho preferito lasciarmi trasportare dal fatto che in Severus si potesse celare molto di più, a prescindere dagli input contraddittori che mi arrivavano dalla narrazione, ma con prudenza, prendendomi del tempo prima di emettere un qualsiasi giudizio e soppesando le possibilità. Andando avanti, certo, la mia convinzione sulla posizione “positiva” di Severus si è rafforzata fino a diventare praticamente una certezza, ma perché ero
io ad immaginare e a volerlo. Convinzione che non mi ha comunque impedito di subire uno shock alla morte di Silente (ma magari se ne parlerà in un topic apposito).
Perciò, per tornare a bomba al discorso di partenza, vale a dire al fatto che Severus che ci venga mostrato in positivo, io penso che gli elementi più significativi della sua personalità, che giustamente Jolie ha messo in evidenza ed io ho sottolineato nel suo intervento d’apertura, come la capacità di amare incondizionatamente, non sono veramente
presentati nel corso della storia, se non a livello meramente intuitivo e comunque totalmente “a carico”, per così dire, della sensibilità del lettore. Un lettore che ha pur sempre le mani legate.
La Rowling, per tornare all’esempio di prima, scagionando subito Severus attraverso Raptor, dà il via all’altalena di contraddizioni che il professore dovrà incarnare per tutti e sette i volumi, fino alla fine, allo scopo di proteggere la propria lealtà agli occhi di Voldemort e dei suoi seguaci. Con gli indizi “a favore” di Severus e persino con le reiterate professioni di fiducia di Silente, l’autrice non intende suscitare sicurezze su di lui, bensì alimentare un dubbio struggente che, in ultimo, scoperta la verità, si trasforma in un groppo alla gola per la disperazione di aver dubitato di lui, anche solo una volta.
Questo inganno "dai risvolti persecutori” verso Severus, può essere stato vano per qualche lettore profondamente convintosi (per inclinazione personale) della bontà del personaggio, ma non è condannabile. Nonostante le critiche e il dispiacere che può provocare, infatti, io questo tentativo di fuorviare il lettore lo trovo, al contrario, tutto volto a favore di Severus: la Rowling, usando questa tecnica, ce lo fa balzare prepotentemente in primo piano, perfino rispetto ad Harry, sia a livello razionale che, ancor di più, a livello emotivo.
[Fine seconda parte
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