| Tratta dalla fic di Melissa: Golem.
Mi sono ricordata di questa descrizione quando ho letto lo stupendo pezzo su Praga inserito da Ary nelle "Ambientazioni Gotiche"
La scena, però, è ambientata a Cracovia e non a Praga. _______________
Mi materializzai nella grotta del drago, dove è buio e nessuno bada ad un mago in abiti babbani. Quel maglione aveva profumo di Aileen, e di qualcuno che non conoscevo, erano una presenza costante, impossibile da ignorare, lei chissà chi, di notte a Chelsea. Per di più non sembrava possibile liberarsi dalle note di erica del docciaschiuma che lei si era versata addosso in quantità insensata. Almeno il mantello era mio, familiare e vagamente impregnato di fumo di calderone. Fumo di veleno, a dire il vero. La roccia nera aveva lo stesso odore che ricordavo, umido e amaro, non portava ricordi terribili, solo parole e vecchi incantesimi. Camminai verso l'ingresso ascoltando il suono dei miei passi, stringendo gli occhi in attesa dalla luce. Il sole era alto sulla collina del Wavel, il castello, l'acqua della Vistola, più in basso, era silenziosa e brillante. Il drago dormiva nella sua statua, appena fuori dalla grotta, e c'era un bambino biondo che la cavalcava, sua madre con le braccia tese in alto per afferrarlo. Non riuscii ad evitare di avvicinarmi al muro di pietra, osservai a lungo il fiume. C'è un rito nella cabala, aveva detto Nicole molti anni prima, c'è un rito che si chiama Tashlich, ci vuole un fiume, nel fiume si butta tutto ciò che si ha nelle tasche, per chiudere i conti col passato, quando viene lo Yom Kippur, per accettarlo, aveva aggiunto senza guardarmi. L'aveva detto proprio lì, appena fuori dalla grotta del drago, guardando la Vistola che splendeva e non mandava alcun rumore, era già sera. Erano gli stessi giorni di settembre, lo Yom Kippur, l'espiazione. Allora avevamo camminato per il Kazimierz, le strade del quartiere ebraico, avevamo comprato veleni, mangiato mirtilli e bevuto vodka, e lei per tutto il giorno mi aveva osservato con i suoi occhi distanti, per sapere come mi sentivo dentro il suo mondo lontano, il mondo che l'avrebbe salvata da noi Mangiamorte. Camminai senza fretta verso la Rynek Glówny, lungo il fiume e poi nelle strade dietro il castello, ciottoli lisci e lanterne di ferro battuto, alzando gli occhi sulle statue e sul cielo chiaro. Questo ero diventato, un golem che si muove scuro e potente quando un marchio brucia sulla sua pelle, o quando il pensiero di un altro gli penetra nel cervello. Questo avevo voluto, il potere. Il potere di fare quello che doveva essere fatto. Il potere di sentire a fondo dentro il cuore, quanto è antica la terra, il vento sull'acqua del lago, occhi azzurri spalancati.
Edited by chiara53 - 27/5/2015, 17:40
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