Il Calderone di Severus

Lirica e prosa delle Nere Fanwriter

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Earendil
view post Posted on 21/3/2009, 10:34




lirica



Elenco degli scritti (prosa e poesia) inseriti fino a questo momento:






lirica_rid


CODICE
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In effetti chi non ha tante persolnalità?
Ida, insieme a me è tornato anche l' OT, E NON dire che non ti è mancato o ti crucio senza pietà.
E senza pietà, scrivo un altro lavoro per questo club intrigante, questa volta concentrandomi sul gotico Severus, e su Harry. Fonte musicale ispiratrice: Bryan Adams.

Autore: Earendil



Epoca: settimo anno

Genere: ff, Hp

Avvertenze: what if, se cioè Harry fosse arrivato un pò prima da Severus agonizzante e avesse avuto more time per parlare con lui.
Confusione voluta tra piano temporale del passato, quello del presente e quello del futuro.


Titolo: tra presente e passato

Mi fermo attonito.
Nera vedo una sagoma agonizzante. Sospesa sull' abisso.
La paura e l' angoscia si fanno un mano concreta che afferra il cuore, quando realizzo che di fronte ho lui.
Il dolore versava ogni goccia del mio sangue nel suo. In quel momento una parte di me moriva con lui.

E non posso fare nulla per aiutarlo. Mi chino e solo allora mi scorge, un battito di scuro abisso che si posa su di me, schiudendomi mondi cui non sono mai riuscito ad accedere. Qualunque sforzo fin ora abbia fatto per comprendere quest'uomo da me tanto odiato, è stato vanificato dai miei pregiudizi. Un senso di allarme dentro di me canta il lugubre inno di morte della comprensione e del sospetto.
Mi riversavo nel suo dolore, e presto avrei pagato il male di tanto tempo passato a non voler comprendere. Non capivo.

Non capivo.

Un fiotto di sangue dopo un colpo di tosse, e mi ritrovo imbrattato non appena m'inginocchio accanto a lui. La Morte si avvicina lenta. E' facile sentirla quando è nei paraggi, facile assaggiarne il gelo che divora mondi che tanto ci siamo affannati a costruire.
Siamo nulla, ma il suo sguardo e la sua voce mi dimostrarono come possiamo valere.

Parole bisbigliate, ma velocemente penetrate nella coscienza, e la luce che dai suoi occhi sempre più si affievoliva, alimentava i miei di una comprensione che pian piano mi faceva morire esattamente come lui.
Non c'è ghiaccio che sole non scioglie, penso un istante ascoltandolo, e non c'è giorno che porti sempre nuova aurora sui nostri passi.

Pochi momenti capaci di racchiudere l'infinito dei significati su cui ergiamo il cammino.
Pochi momenti.
E guardarlo finalmente mi rende parte di lui, nel male o nel bene, e lui di me, nel bene e nel male.
In quel momento divenni uomo, ma lo avrei capito solo molto tempo dopo.
Lo ascolto, poche frasi dilaniate da un veleno al di là delle mie capacità di contrasto. Spasmi concentrati nella rigidità di una statua votatasi all'immobile fermezza dei suoi ideali.
Non c'è valore per cui la vita non sia degna di essere vissuta.
Guardandoti, capisco che vale sempre la pena lottare.

Muori lasciando una vita che solo raramente ti ha visto felisce. Mi lasci in un abisso di disperazione.
Sentivo la notte calare sulla mia anima, e nessuna stella ad illuminarla.

"Guardami" dici, e dopo il nulla.
Catturando il mio sguardo sul tuo ultimo anelito, portavi via te stesso e me.

Ma nel tempo avrei trovato modo di capire, di capirti, e di costruire qualcosa dal tuo sacrificio.
Mai ci amammo, ma non per questo fino all'ultimo ti sei astenuto dall'essere il mio insegnante.

:shifty:

Edited by Ida59 - 3/1/2018, 18:30
 
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Aliseia
view post Posted on 12/7/2009, 12:40




Rieccomi!
Ho aperto il Club con la Nera Filastrocca, e con un'altra filastrocca riprendo il filo.
E' un gioco. Un pasticcio dei nostri Severus, in cui molte potranno riconoscere il loro. L'ispirazione è nata leggendo l'ultimo, bellissimo racconto di Lil, che parla di un Severus che non vuole sparire, che non vuole essere dimenticato.
Ma la mia non è una cosa seria. Chissà se alcune di voi riconosceranno immagini e parole che abbiamo condiviso in passato. Il gioco più bello sarebbe quello.
La dedica, però, è per tutte. Ma proprio tutte, dentro e fuori il Nero Club.



Il Bianco e il Nero

Sono nato nel buio,
nelle tenebre nere, affogate
abluzione del senso e di sé
Oblio
negazione,
dimenticanza.
Se non fosse per voi sarei perso
foglia
friabile
nera
cartoccio bruciato
residuo
fragile
frammentato
Sparizione
del senso e di Sé.
Sono nato nel niente
nel Bianco
nell’orizzonte di polvere.
Annientato.
Nella sabbia lunare
sulla terra crepuscolare
consumato
estenuato
nel pensiero del senso
alla ricerca di Me.

Non sono niente
vago anonimo
senza traccia
senza una tomba
senza gli stracci neri
di anonimi funerali.

Sono tutto
ho mille nomi.
Ne ho due:
sono il forte Severus
sono lo Snivellus spezzato.
Sono la Fenice Nera.
Sono Voi.
Tutte Voi.
Sono il Bianco ed il Nero
l’adulto e il ragazzo.
La salvezza
la perdizione.

Non ho un ritratto
non mi vedo dentro lo specchio.
Sono nei vostri occhi
sono in mille frammenti
nelle ali dei Corvi
nelle tele iridescenti dei Ragni.
Riflesso.
Rifratto.
Moltiplicato.
Eluso
tradito
dimenticato.
Evaporo, come
uno stupido ridicolo Sogno.
Mi radico
come un’erba dai fiori orgogliosi.
Notturni.
Sfrontati.

Sono tutto questo
anche se non lo so dire
l’incontro del Bene e del Male
di Carta e d’Inchiostro
in quella trasognata Alchimia
no, non la chiamate Poesia.
È un’illusione.
Ed è vera.
È precisa ed informe.
Selvatica
sregolata
negata onnipresente

Emozione.


[/color]

Edited by chiara53 - 27/5/2015, 17:37
 
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Aliseia
view post Posted on 12/7/2009, 13:04




CITAZIONE (Earendil @ 21/3/2009, 11:34)
Il dolore versava ogni goccia del mio sangue nel suo.

Dolce Earendil, perdonami, se una stilla di questo nera essenza è sfuggita al mio occhio di distratta madrina...
Grazie :wub:
Grazie per questa storia intensa, grazie per aver catturato un istante, quell'istante, e per avercelo mostrato, gemma preziosa, in tutti i suoi cupi bagliori...
Grazie per la tua sensibilità, che è quella sobria e rigorosa di un uomo
:aeris5.gif:
 
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view post Posted on 12/7/2009, 13:21
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I ♥ Severus


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Considerato che erano mesi che mi ero ripromessa di farlo, finalmente lascio anche io un mio primo contributo di prosa.

Tratto dalla mia ultima long-fic, "Trasparenza e purezza del Cristallo", una parte del capitolo 27 - "Le Difese dell'Horcrux."

Si tratta di un bosco stregato dall'oscura magia di Voldemort.



Nel vecchio bosco, le querce erano morte da secoli, ma i loro tronchi e i rami scheletrici, ormai senza foglie, si stagliavano neri nel nero della notte, avvinghiandosi gli uni agli altri come mani rapaci, rubandosi a vicenda i tenui riflessi di luce spettrale. Qualcosa senza vita strisciava contorcendosi nel sottobosco che progressivamente diventava cenere sotto i loro passi.
Nessun essere umano, degno di tale nome, era passato di lì, da centinaia di anni, e solo il respiro di un’oscura magia alitava malvagio nell’aria tormentando ciò che un tempo era stato sacro.
Piton trasse a sé Hermione e la strinse per le spalle:
- Non volevo che tu venissi… - sussurrò amaro.
La ragazza represse un singhiozzo e si rifugiò nel protettivo abbraccio del Professore.
Poco più avanti vi era uno spiazzo, tra contorti tronchi caduti, abbarbicati tra loro in un macabro gioco di morte.
La luce della luna scendeva distorta, in un tetro gioco di ombre, riflettendosi sulle spade ritorte, sulle armature ammaccate, sui carri distrutti e sulle pire ormai arse. Il sacrificio era stato compiuto, in un altro tempo, e tutti i druidi, con i loro fedeli, erano ormai cenere dissolta nell’aria cupa. Poco più in là, la pietra scolpita che fungeva da altare sembrava echeggiare ancora delle grida dei sacrifici. Solo i teschi e le ossa mancavano, ormai dissolti dal tempo.
Intorno a loro erano rimaste solo le immagini di Dei sconosciuti che li fissavano con le loro orbite vuote, di legno o di pietra.
Piton strinse di più a sé Hermione e sospirò, impotente.
Il bosco era così oscuro e terrificante, nel nero inchiostro silenzioso della notte, che nemmeno il vento osava avventurarsi. Del resto, da troppi secoli non c’erano più foglie che potevano oscillare alle sue carezze leggere.
All’improvviso il silenzio fu rotto e i rami presero a oscillare scricchiolando sinistramente, come fossero sul punto di schiantarsi, e si chinarono sul terreno a chiudere loro la via.
Hermione urlò.
Le sue grida furono come la tromba che guida l’attacco delle forze del male: i rami si protesero, pungenti e crudeli, verso la ragazza inerme.
- Petrificus! – urlò Piton puntando la bacchetta e stringendo ancor più Hermione a sé.
Il silenzio della morte tornò a risuonare intorno a loro nell’immobilità obbligata dei diabolici rami.
Ma il mago sapeva che quella marmorea pace non sarebbe durata a lungo; l’oscura magia contro la quale si era opposto era troppo potente per immobilizzarla a lungo: nell’intrico di quel bosco doveva trovare velocemente la strada per giungere alla sacra quercia dei Druidi. O a ciò che ne rimaneva.
Si guardò intorno: ogni traccia di sentiero era perduta e confusa nelle nebbie del tempo che, lentamente, esalavano mefitiche dal terreno sollevando l’impalpabile cenere dei secoli, bruciando loro gli occhi. Avvolse Hermione nel mantello, quindi evocò mentalmente un vento per respingere anche quell’attacco.
La polverosa nebbia si dissolse, lasciando che la tenebra li avvolgesse nuovamente.
Doveva trovare la strada.
Aguzzò gli occhi, ma il bosco era un denso intrico di rami, una barriera identica ovunque guardasse. I rami immobilizzati, sopra le loro teste, ripresero a scricchiolare lentamente, cercando di tornare a una vita da tempo immemorabile perduta.
All’improvviso seppe come fare. Conoscendo la psicologia di Voldemort, avrebbe dovuto pensarci subito: il bosco attendeva un tributo di sangue per rivelare i suoi segreti.
Allontanò Hermione e velocemente arrotolò la manica sinistra della camicia: il marchio brillava, perversamente nero, sulla sua pelle diafana.
L’odio si dipinse sul volto pallido del mago e un crudele sorriso si delineò sulle sue labbra sottili quando puntò la bacchetta sulla bocca del teschio, là dove l’orrido serpente ne fuoriusciva sinuoso.
- Stai indietro. – ordinò secco a Hermione.
Una lama di luce bianca esplose dalla punta della bacchetta, tagliente come un diamante, e incise a fondo il teschio, tagliando di netto la testa al serpente mentre il ghigno sul volto di Piton si allargava: il sangue schizzò fuori con dolorosa forza, quasi nero, e Piton lo sparse nell’aria con un colpo deciso di bacchetta, sospingendolo poi lontano da sé, macabra e finissima pioggia diretta verso i contorti e oscuri tronchi che gli sbarravano la via.
L’aria tremolò appena, a una decina di passi da loro, e un lieve scintillio d’un verde sinistro mostrò infine l’ingresso segreto: il malvagio bosco aveva accettato il tributo di sangue e rivelava la via.
Con un rapido colpo di bacchetta rimarginò il taglio sul marchio e ripulì il braccio dal sangue, quindi afferrò la mano di Hermione e la trascinò dietro di sé verso il passaggio che si apriva, deferente ma angusto, tra i rami neri.
Scambiò un’occhiata con la ragazza, che ora sembrava aver pienamente ripreso il controllo di sé, e cominciò ad avanzare deciso sullo stretto sentiero che permetteva appena il passaggio di due persone affiancate e conduceva verso il folto del bosco in cui aleggiava, maligna, l’oscura magia di Voldemort.
- Questa doveva essere una delle “porte segrete delle querce”. – spiegò, più per rompere il cupo silenzio e coinvolgere Hermione in una conversazione qualsiasi, che per un reale interesse nell’argomento.
- Sì, per gli antichi Druidi era considerato alla stregua di un ingresso nel mondo dello spirito. – replicò la ragazza con voce solo leggermente acuta.
Piton annuì, gli occhi fissi sui legni contorti e anneriti dal tempo, la bacchetta che illuminava la strada saldamente stretta in pugno, attento a cogliere ogni minima variazione dell’ovattata oscurità davanti a lui: i gemiti e i sibili erano cessati di colpo e il bosco si lasciava profanare in un silenzio che diventava sempre più agghiacciate a mano a mano che avanzavano, unici esseri viventi nella notte.
Eppure, nel bosco sembrava alitare un respiro di morte.
Sentì Hermione stringersi di più al suo fianco, la bacchetta che illuminava il lato sinistro del sentiero. Si rese conto che non era la paura che l’aveva spinta così vicino a lui, ma il sentiero che si restringeva o, forse, erano i rami degli alberi che si allungavano sempre più verso di loro.


Fantasmi e spettri
emergono in bagliori
all’uomo feroce degli albori
senza glorie e senza onori,
un tempo al male devoto,
ma mai dimenticato.

I rami delle anime
dei boschi stregati,
un grido levano a firmamenti lontani
e l’arborea natura,
senza farmi paura,
trasmette sogni eterni.

Gli inferni
ch’ora son nell’oblio,
stanno dentro la terra,
nella sfera ch’afferra
la mia realtà oscura
nel cielo sovrastante.

Brillante il coraggio,
oscuro il male,
ma osservare
le indecifrabili emozioni dei gesti,
dei colpi inferti,
non uccide la mia convinzione
di vivere un mondo
egoista e cattivo,
pieno di spine e dolore.

Percepire,
essere,
graffiare,
respirare ogni momento.
Tagliarsi,
ferirsi,
correre e lottare.
Ma io confido nel mio cuore,
in un sentimento immortale.



Cominciò con un lieve stropiccio, come di piccoli rami spezzati sotto i piedi, poi lo scricchiolio si alzò d’improvviso di tono, come se tutti i rami di quel nero bosco stregato si protendessero minacciosi verso gli intrusi, per soffocarli e schiacciarli con il loro peso.
Un ramo distorto sfiorò il viso di Hermione, che si ritrasse rapida, e la sua punta finì per impigliarsi nel mantello del mago che diede uno scossone deciso per liberarsi.
Il ramo si ruppe.
Hermione urlò arretrando: dalla frattura uscivano purpuree lacrime di sangue.
I rami più vicini si sporsero voraci sulla ragazza che si difese respingendoli istintivamente con le mani. Erano secchi e fragili, così si spezzarono facilmente: intorno a lei fu una pioggia sottile di sangue mentre i sibili del bosco ripresero in un crescendo di gemiti dolenti.
- Evanesco!
Lo stentoreo incantesimo lanciato da Piton ripulì da tronchi e rami una ristretta aerea intorno a loro, ma non zittì le indistinte voci piangenti.
Un grosso tralcio nodoso si spinse veloce verso il mago, sinuoso e vivo come un serpente.
- Diffindo!
Il ramo si tranciò di netto, mentre il sangue sprizzava con forza, nera linfa di un bosco morto da secoli. La confusione di lamenti cessò di colpo e nel silenzio si levò solo una voce, modulata in un agghiacciante e prolungato urlo di dolore.
Severus Piton rimase immobile, la bacchetta sempre stretta in pugno, l’orrore dipinto sul viso all’improvviso sbiancato: aveva riconosciuto la voce.
Era il grido disperato di un uomo che stava morendo, un uomo senza volto e senza nome, un uomo senza nessuna colpa se non quella d’essere un Babbano: era la voce della sua prima vittima, quella che aveva ucciso la notte in cui era stato marchiato.
Per un orribile istante, ombre indistinte si addensarono intorno al mago occupando il posto degli scheletrici alberi: i macabri fantasmi delle sue prime vittime, ondeggiando come venefica nebbia, lo circondarono tendendo versi di lui mani giunte in segno d’implorante preghiera.
Sempre più pallido e teso, Piton guardò verso Hermione: la giovane sembrava ancora lottare con i rami, respingendoli con la bacchetta e con la mano libera. Per quanto impaurita, non aveva certo l’aria di chi stesse osservando insanguinate ombre di un passato che non le apparteneva.
Il mago comprese chiaramente cosa stava accadendo.
Il bosco stregato da Voldemort era come se fosse vivo: aveva riconosciuto il suo sangue quando lo aveva usato per individuare l’entrata e quindi ora “conosceva” la sua vita e i suoi delitti e li sfruttava contro di lui creando cupi fantasmi dai suoi laceranti rimorsi.
Questa volta, però, occludere la mente non serviva a scacciare i fantasmi: doveva affrontarli.
- Professore! Professor Piton! – lo strattonò Hermione vedendolo pallido come un cencio, immobile in mezzo ai rami che lo assalivano da ogni parte.
Con tutta la forza di volontà di cui disponeva cercò di escludere dalla sua vista quelle false immagini, create da un’oscura magia, la stessa che un tempo aveva ottenebrato la sua mente. Con strenua determinazione cercò di visualizzare ancora i neri scheletri degli alberi, ignorando i volti supplicanti delle sue vittime.
Non voleva che Hermione capisse da quale sortilegio era perseguitato: lei non aveva mai ucciso, non aveva mai fatto male a nessuno. La magia oscura di Voldemort, che stava piegando lui, potente mago, era del tutto inefficace contro l’innocenza della ragazza.
- Protego!
Era stata Hermione a evocare con sicurezza l’incantesimo scudo, proprio per proteggere il Professore dai rami che lo stavano spietatamente flagellando senza che lui facesse nulla per difendersi.
La voce squillante della ragazza ebbe il potere di riscuoterlo, giusto in tempo per tornare a vedere il bosco stregato che, infuriato, si rivoltava contro di lei: una radice contorta si levò dal terreno e avvolse strettamente Hermione come nelle spire di un malefico serpente.
La ragazza urlò mentre, intorno a loro, spezzati dal violento urto contro lo scudo protettivo che aveva evocato per aiutare il mago, i tronchi degli alberi grondavano ancora del sangue delle vittime.
La radice stava trascinando Hermione verso terra, cercando di imprigionarla nelle sue viscere.
Finalmente Piton reagì e l’incantesimo schizzò fulmineo dalla sua bacchetta colpendo in pieno la base del tronco: un lancinante grido di dolore straziò l’aria, mentre la radice che avvolgeva Hermione si trasformò in una candida e fluente barba.
- Severus… ti prego…
Albus Silente ancora una volta lo stava implorando.
La bacchetta tremò nella mano di Piton, pallido come un morto, mentre il tronco alle spalle di Hermione assumeva le sembianze del vecchio Preside e, dall’espressione di orrore che si era dipinta sul viso della studentessa, il mago capì che, questa volta, anche lei vedeva e sentiva la sua stessa allucinazione.
Doveva farlo, l’aveva già ucciso una volta, per obbedire al suo terribile ordine, e ora doveva farlo di nuovo per salvare Hermione.
Subito, prima che fosse troppo tardi.
Doveva uccidere di nuovo l’uomo cui aveva voluto bene più che a un padre.
Chiuse gli occhi e strinse i denti mentre Hermione urlava terrorizzata, stretta tra le braccia di Silente.
Il lampo di luce fluì accecante dalla bacchetta di Piton, illuminando per un istante l’oscurità della notte, e si infranse potente e preciso contro il cuore di un vecchio che era già morto, ucciso dalla sua potente magia nella notte in cui la sua anima era andata in frantumi.
Silente urlò e l’albero esplose svanendo in una nuvola di fumo nero che, espandendosi in circolo, travolse diversi altri alberi sul suo cammino, creando un largo spiazzo vuoto intorno a loro, mentre oscurità e silenzio tornavano ad avvolgere i due soli esseri viventi nel bosco stregato.

La poesia è stata appositamente scritta per questo capitolo da Ale85LeoSign.


Edited by chiara53 - 27/5/2015, 17:38
 
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Aliseia
view post Posted on 12/7/2009, 14:13




CITAZIONE (Ida59 @ 12/7/2009, 14:21)
Nel vecchio bosco, le querce erano morte da secoli, ma i loro tronchi e i rami scheletrici, ormai senza foglie, si stagliavano neri nel nero della notte, avvinghiandosi gli uni agli altri come mani rapaci, rubandosi a vicenda i tenui riflessi di luce spettrale.
...
Allontanò Hermione e velocemente arrotolò la manica sinistra della camicia: il marchio brillava, perversamente nero, sulla sua pelle diafana.
L’odio si dipinse sul volto pallido del mago e un crudele sorriso si delineò sulle sue labbra sottili quando puntò la bacchetta sulla bocca del teschio, là dove l’orrido serpente ne fuoriusciva sinuoso.


Fantasmi e spettri
emergono in bagliori
...

Percepire,
essere,
graffiare,
respirare ogni momento.
Tagliarsi,
ferirsi,
correre e lottare.
Ma io confido nel mio cuore,
in un sentimento immortale.


Bene bene... E' giusto che mi ricordiate ogni tanto perché questo Club è nato, e da quali fantastiche e formidabili fantasie sia sostenuto...
Al di là del fatto che il pezzo è scritto così bene, e di questo davvero non potevo dubitare, sapete cosa mi ha comunicato? La voglia di essere lì, di partecipare, di fantasticare. d'immaginare... Leggere i pezzi di Ida ti fa tornare la voglia di sognare e di scrivere, perché lei ha la fantasia, il coraggio, la passione, per staccarsi in modo prepotente dal canon, e liberare così l'immaginazione.
E nello stesso tempo, non le mancano né il rigore per scrivere un Severus IC, né l'audacia di personalizzarlo per farlo "suo".
Cosicché è sempre bello riconoscerlo nelle sue parole, e dire: "Eccolo, Severus. Il Severus di Ida"
Perfetta la poesia di Ale, sembra la corsa di una bestia feroce. Ma poi scopri, nell'ultimo verso, che è lui, quell'uomo il cui sentimento non muore mai.

OT a tutte le pitoniche: se poteste scegliere un momento per essere Hermione, quale scegliereste? Fatemi pensare... :shifty:
 
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the bride1
view post Posted on 13/7/2009, 19:35




CITAZIONE (Aliseia @ 12/7/2009, 13:40)

Il Bianco e il Nero

Sono nato nel buio,
nelle tenebre nere, affogate
abluzione del senso e di sé
Oblio
negazione,
dimenticanza.
Se non fosse per voi sarei perso
foglia
friabile
nera
cartoccio bruciato
residuo
fragile
frammentato
Sparizione
del senso e di Sé.
Sono nato nel niente
nel Bianco
nell’orizzonte di polvere.
Annientato.
Nella sabbia lunare
sulla terra crepuscolare
consumato
estenuato
nel pensiero del senso
alla ricerca di Me.

Non sono niente
vago anonimo
senza traccia
senza una tomba
senza gli stracci neri
di anonimi funerali.

Sono tutto
ho mille nomi.
Ne ho due:
sono il forte Severus
sono lo Snivellus spezzato.
Sono la Fenice Nera.
Sono Voi.
Tutte Voi.
Sono il Bianco ed il Nero
l’adulto e il ragazzo.
La salvezza
la perdizione.

Non ho un ritratto
non mi vedo dentro lo specchio.
Sono nei vostri occhi
sono in mille frammenti
nelle ali dei Corvi
nelle tele iridescenti dei Ragni.
Riflesso.
Rifratto.
Moltiplicato.
Eluso
tradito
dimenticato.
Evaporo, come
uno stupido ridicolo Sogno.
Mi radico
come un’erba dai fiori orgogliosi.
Notturni.
Sfrontati.

Sono tutto questo
anche se non lo so dire
l’incontro del Bene e del Male
di Carta e d’Inchiostro
in quella trasognata Alchimia
no, non la chiamate Poesia.
È un’illusione.
Ed è vera.
È precisa ed informe.
Selvatica
sregolata
negata onnipresente

Emozione.


Ci sono. E rispondo.
A volte sono assente con il corpo, a volte colpevolmente con la mente.
Ma l'emozione mi raggiunge, mi agguanta, mi supera, mi sovrasta.
Si chiama Severus?
Se provo a guardarla in faccia, sfrontata, selvaggia, tradita ed elusa, ha un volto che non riconosco.
Ma lei mi chiama per nome.
E poi evapora. E poi riappare.
E non nemmeno se quello che scrivo è mio o dell'emozione che mi possiede. Che possiede tutte voi, che capirete queste parole balbettate che io non so dire.
 
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Aliseia
view post Posted on 13/7/2009, 22:28




CITAZIONE (the bride1 @ 13/7/2009, 20:35)
Ci sono. E rispondo.
A volte sono assente con il corpo, a volte colpevolmente con la mente.
Ma l'emozione mi raggiunge, mi agguanta, mi supera, mi sovrasta.
Si chiama Severus?
Se provo a guardarla in faccia, sfrontata, selvaggia, tradita ed elusa, ha un volto che non riconosco.
Ma lei mi chiama per nome.
E poi evapora. E poi riappare.
E non nemmeno se quello che scrivo è mio o dell'emozione che mi possiede. Che possiede tutte voi, che capirete queste parole balbettate che io non so dire.

Io capisco. So che ci sei anche quando non ci sei. E ti ringrazio di essere qui. Stasera più di altre sere.
 
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view post Posted on 14/7/2009, 09:23
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I ♥ Severus


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CITAZIONE (Aliseia @ 12/7/2009, 13:40)


Non ho un ritratto
non mi vedo dentro lo specchio.
Sono nei vostri occhi
sono in mille frammenti
nelle ali dei Corvi
nelle tele iridescenti dei Ragni.
Riflesso.
Rifratto.
Moltiplicato.
Eluso
tradito
dimenticato.
Evaporo, come
uno stupido ridicolo Sogno.
Mi radico
come un’erba dai fiori orgogliosi.
Notturni.
Sfrontati.

Sono tutto questo
anche se non lo so dire
l’incontro del Bene e del Male
di Carta e d’Inchiostro
in quella trasognata Alchimia
no, non la chiamate Poesia.
È un’illusione.
Ed è vera.
È precisa ed informe.
Selvatica
sregolata
negata onnipresente

Emozione.



Scusami, Aliseia, se solo ora rispondo, ma avevi postato la tua poesia in un momento molto "sbagliato" per me. Ora che la nebbia del dubbio si è diradata, posso finalmente leggerela ed apprezzarla come si deve.

Tu e Severus potete dire quello che volete, ma questa è proprio poesia, parole intense che danno vita a sogni ed emozioni.

O, forse, sono solo illusioni.
Tristi e tremende illusioni d'un sogno ormai perduto, morto, distrutto, irrimediabilmente calpestato e deriso.
Cancellato da altre parole, magari anch’essere cariche d’un diverso dolore, eppure insensibili.
Un sogno che forse non è mai stato veramente mio, ma per il quale ho lottato con tutte le mie forze.
Lottato e perduto.
Perduto al punto di non aver più alcuna voglia di lottare.
Un sogno che s'allontana sempre di più, che percorre strade che, dipartendosi dallo stesso punto, si biforcano e divergono e vanno a perdersi in un nulla nero e vuoto, fatto solo di tremenda distanza.
E di silenzio.
E di desolata assenza.
E’ rimasta solo un'irraggiungibile chimera.
Ma un tempo era un caro sogno che aveva tanti nomi.
Uno era “amicizia”.
Poi c’erano “rispetto” e “sincerità”.
E poi, in tumultuoso disordine, c’era “passione”, “entusiasmo”, “risa e divertimento”, “voglia di esserci e condividere”, “sostegno”.
E tante, tante altre cose…
Ma ora è rimasto solo il dolore.

Sì, lo so perfettamente che sono OT, ma questo, in fondo, è solo un disperato biglietto racchiuso in una bottiglia abbandonata tra le onde.
Magari si perderà nella profondità del mare, oppure potrebbe arrivare su una spiaggia dalla fine sabbia bianca, piena di luce, e una mano pietosa potrebbe aprire la bottiglia per leggere questo mio accorato messaggio.
Oppure forti braccia potrebbero, con poderose bracciate, attraversare il mare… promesse… vane parole…
Chissà, forse anche questo è un sogno, l’ultimo, piccolo disperato frullare d’ali d’un sogno morente.
... o di una fatina...
:cry:


Edited by chiara53 - 27/5/2015, 17:38
 
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Ale85LeoSign
view post Posted on 14/7/2009, 09:34




CITAZIONE (Aliseia @ 12/7/2009, 15:13)
Perfetta la poesia di Ale, sembra la corsa di una bestia feroce.

Sì... di un uomo, quindi, la peggior bestia feroce che possa esistere.


Un'ultima cosa: i sogni non muoiono se tu continui a credere in essi.
Non cercare di cambiare per gli altri, perchè gli altri non cambieranno per te.
Rimani quella che sei e vai semplicemente avanti come hai sempre fatto ;)
 
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Aliseia
view post Posted on 14/7/2009, 21:29




CITAZIONE (Ale85LeoSign @ 14/7/2009, 10:34)
Sì... di un uomo, quindi, la peggior bestia feroce che possa esistere.

Un'ultima cosa: i sogni non muoiono se tu continui a credere in essi.

Vero.

E ancora vero.
 
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Aliseia
view post Posted on 14/7/2009, 21:46




CITAZIONE (Ida59 @ 14/7/2009, 10:23)
sogni ed emozioni.

O, forse, sono solo illusioni.
Tristi e tremende illusioni d'un sogno ormai perduto, morto, distrutto, irrimediabilmente calpestato e deriso.
Cancellato da altre parole, magari anch’essere cariche d’un diverso dolore, eppure insensibili.
Un sogno che forse non è mai stato veramente mio, ma per il quale ho lottato con tutte le mie forze.
Lottato e perduto.
Perduto al punto di non aver più alcuna voglia di lottare.
Un sogno che s'allontana sempre di più, che percorre strade che, dipartendosi dallo stesso punto, si biforcano e divergono e vanno a perdersi in un nulla nero e vuoto, fatto solo di tremenda distanza.
E di silenzio.
E di desolata assenza.
E’ rimasta solo un'irraggiungibile chimera.
Ma un tempo era un caro sogno che aveva tanti nomi.
Uno era “amicizia”.
Poi c’erano “rispetto” e “sincerità”.
E poi, in tumultuoso disordine, c’era “passione”, “entusiasmo”, “risa e divertimento”, “voglia di esserci e condividere”, “sostegno”.
E tante, tante altre cose…
Ma ora è rimasto solo il dolore.

Sì, lo so perfettamente che sono OT, ma questo, in fondo, è solo un disperato biglietto racchiuso in una bottiglia abbandonata tra le onde.
Magari si perderà nella profondità del mare, oppure potrebbe arrivare su una spiaggia dalla fine sabbia bianca, piena di luce, e una mano pietosa potrebbe aprire la bottiglia per leggere questo mio accorato messaggio.
Oppure forti braccia potrebbero, con poderose bracciate, attraversare il mare… promesse… vane parole…
Chissà, forse anche questo è un sogno, l’ultimo, piccolo disperato frullare d’ali d’un sogno morente.
... o di una fatina...

Amicizia è anche aspettare nei periodi bui.
Aspettare di ritrovarsi.
Amicizia è accettare che l'altro si perda nella nebbia, e non ti riconosca più. Lo vedi affannarsi a cercare le più strane spiegazioni, a immaginare le più assurde congetture. E tu aspetti che la nebbia si diradi, per poi dire: che diavolo stavi facendo? Perché mi cercavi dove non potevi trovarmi?
Amicizia è libertà.
Di dirsi le cose in faccia.
Di scappare per poi tornare.
La libertà di rimpiangere chi va, e di sedersi a tavola con chi resta, per condividere ancora "passione" ed "entusiasmo", risa e divertimento, incomprensioni e incazzature.
La libertà di essere giocosa e curiosa, ferrea pitonica, mezzo-malandrina, mezzo-seria e mezzo-no...
La libertà di esserci.
La libertà di fuggire per poi sentire la vostra mancanza.
Ecco, queste sono le mie fatine, e ti ringrazio di aver usato quella parola ( :angry: & :wub: )
 
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Earendil
view post Posted on 5/9/2009, 18:36




Autore: Earendil, ich naturlich!

Titolo: Senza pietà?

Ubi et cum: una segreta di remoto maniero, un momento imprecisato dei primi quattro anni di Harry a Hogwarts.


Vago.

E' questo il sapore del sangue che non ci appartiene.
Quando lo vediamo scorrere dalle vene altrui, ci lascia quasi indifferenti, come se non scorresse anche in noi, o ne avessimo dimenticato il sapore, il colore.
In realtà, è come una droga: quando ne abusi, vuoi solo dosi più massicce, non t' importa tanto del sapore. Basta sapere che è tua, in tuo possesso, pronta ad essere usata a tuo piacimento.
Quando vediamo il sange scorrere dalle vene dell' ennesima vittima, io mi unisco alla mostruosità del mio cerchio di assassini, dispensando morte e riservandola a me stess, dentro la mia coscienza, dove nessuno potrebbe smascherarmi.

Maschere, cori, senza allegria, senza significato.
Alle volte mi chiedo perchè io stia facendo tutto questo, altre quando finirà questa farsa della vita e della morte.
Sto davvero smarrendo la mia pietà, o sono semplcemnte troppo assuefatto dalla mia finzione?Vorrei saperlo, per rispondere a me stesso. Ma intanto il mio dovere incombe, e devo uccidere atrocemente quest' ennesima anima sfortunata.
Ma un giorso, forse, finirà.



Carattere volutamente vago e impreciso.
Credo renda meglio il senso di smarrimento che a volte si cela anche dietro le intenzioni più tenaci.
-_-
 
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Earendil
view post Posted on 13/9/2009, 10:42




Eccomi di ritorno, e questa volta versi.


Inchiodo il dolore alla mia ombra,
perchè mi possa in perpetuo seguire
come un manto dannato.
Do il male, il male ricevo,
triplicato, immenso, infinito,
come il sogno di una vita
realizzato solo... nei sogni.
Solo e freddo,
scheletro di un uomo che fu.
Silenzi di parole
che spargono orrore
lungo i miei sentieri.

Edited by Ida59 - 24/4/2015, 21:21
 
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view post Posted on 13/9/2009, 17:56
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I ♥ Severus


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Da un dolce sogno d'amore!

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La poesia è assolutamente stupenda (come sempre!) e la voglio al più presto su MSStorie insieme a tutte le altre che già devi mandarmi.

CITAZIONE
Inchiodo il dolore alla mia ombra,
perchè mi possa in perpetuo seguire
come un manto dannato.

Questi primi tre versi sono assolutamente da brivido
CITAZIONE
Silenzi di parole
che spargono orrore
lungo i miei sentieri.

e fanno il pari con gli ultimi tre, altrettanto intensi

Molto bella anche la prosa, anche se la "vaghezza" del carattere mi disturba un pochino impedendo una diretta immedesimazione.
(Perchè i primi 4 anni di HP a Hogwarts? Non dovrebbe essere solo a partire dal ritorno di Voldemort, quindi dalla fine del 4° anno di HP, che si riforma il cerchio dei Mangiamorte?)


Edited by chiara53 - 27/5/2015, 17:39
 
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Earendil
view post Posted on 13/9/2009, 18:10




Lo so, ma ho trovato quello il momento più adatto ihihih!
Grazie, sei sempre più celere delle poste italiane a commentare!
Va bene posto questa subito, le altre le ho lasciate a catania e posso chiedere a silvia di mandarle via mail!

Spedita!
 
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255 replies since 21/3/2009, 10:34   3502 views
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