| Come tutte le storie di Ida, tutte quelle che ho letto almeno, anche questa è intensissima. Credo sia il maggior pregio dei racconti di Ida, ti trascinano dentro di loro. Persino se, come nel mio caso, non sei poi perfettamente d’accordo con quello che leggi, ma penso che il canon, o meglio la visione personale del canon che ognuno di noi necessariamente ha, debba passare in secondo piano davanti ad una storia ben scritta, sentita, sofferta dall’autrice, e quindi emozionante per il lettore.
L’atmosfera iniziale è, secondo me, estremamente azzeccata e restituita efficacemente seppure in poche righe: “solo la morte gli aleggia intorno”. Credo che sarebbe stato decisamente questo il primissimo sentore di Harry alla morte di Riddle se non si fosse trovato in una Sala Grande festante e affollata. Credo sia il sentore che è rimasto dentro di lui molto a lungo dopo lo scontro finale. Ora sappiamo che è anche veritiera, ma questo non le toglie nessuna emozione, l’immagine di Harry inginocchiato davanti a Severus, meravigliato, stordito quasi dall’improvvisa consapevolezza, eppure pronto ad accogliere la verità non appena gli viene offerta davvero. Ho amato un po’ di meno, invece, l’idea di Harry che sconfigge Voldemort perché indebolito da Severus. Severus ha una sua grandezza, ha già dolorosamente consumato la sua parte, il suo ruolo, molto prima di arrivare allo scontro finale. Ha già protetto Harry molte volte, mantenuto la sua promessa ogni giorno con estrema sofferenza. In silenzio, senza venire riconosciuto da nessuno. L’ultimo gesto plateale non appartiene al personaggio secondo me, e toglie a Harry spessore, la possibilità di essere solo davanti a Riddle e sconfiggerlo, infine, con le sue forze. Molti hanno accompagnato Harry fino a quel momento, ma in quel momento è solo, in quel momento dimostra che la speranza riposta da quei molti in lui era ben riposta. Ma indubbiamente l’evocazione di un momento del genere. dell’immagine di Severus che apre la strada a Harry rendendo in cambio la vita, ha una grande potenza ed anche un grande fascino, se la osservo da un certo punto di vista.
Severus chiede di non essere odiato. Chiede di non essere odiato e sussurra, vicino alla morte, la sua vita, le sue colpe, le sue motivazioni. Questo Severus è davvero commovente, un Severus finalmente libero dal suo silenzio, libero da se stesso, un Severus che forse poteva liberarsi raccontando a Harry, solo a Harry, se stesso. Fa tirare un respiro di sollievo, in qualche modo. Il gelo, l’asprezza del loro rapporto, si scioglie in quel racconto che mantiene una nota dolce anche nei momenti più cupi, e diventa poesia. La mediazione di Lily, alla quale Severus parla quasi più che a Harry, permette una vicinanza nuova e insperata tra Harry e Severus. Il professor Piton è in ogni momento molto severo con se stesso, ma del resto lo è stato sempre. Viene voglia, tuttavia, di esortarlo a darsi un po’ di pace. Ida riesce sempre a farmi amare il suo Severus, perché in fondo è il Severus in cui ho sperato a lungo. Non ho mai creduto possibile una scena come questa, ma l’ho desiderata. Lo ammetto, l’ho desiderata mettendomi nei panni di Harry, ho desiderato per lui l’affetto e la stima di Severus, la sua sincerità e la sua apertura, per non doverlo più vedere sferzato dalla sua immobilità o dal suo silenzio interrotto solo da parole rancorose. Ma l’ho desiderata anche per Severus, per vederlo liberato dalla sua grande sofferenza e sentirmene liberata anche io, dato che mi ha sempre gravato addosso. Ida mi ha dato questa scena, e per questo le sono grata, perché è stata una grande emozione. La Rowling non ha fatto altrettanto, e parlavo di questo quando accennavo al canon. Ha scelto una silenziosa catena di ricordi priva del calore delle parole di Severus, una spiegazione precisa ma non intima, e temo davvero che fosse il massimo che Severus avrebbe concesso a se stesso e a Harry. Credo che fosse ancora troppo arrabbiato con se stesso e troppo ferito da Harry, dalla sua sola esistenza e dal rancore che gli ha sempre portato, per sciogliersi in un dialogo sussurrato e dolce come quello di questa storia. Forse se avessero avuto più tempo…
In conclusione, in questa storia c’è quello che deve davvero esserci in una storia perché sia una bella storia: intensità, emozione, vita, forza. E una bella scrittura, che ha la sua grande importanza.
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