Evil elegance (TRADUZIONE italiana)
di John Lahr
Lear’s Magazine – 1992
Testo originale"NON MI DISPIACE SEDURRE, fino a quando alla fine della seduzione c'è un'idea o un turbamento," dice Alan Rickman, uno degli attori più audaci ed abili d’Inghilterra. "Puoi cullare i clienti paganti finché vengono schiaffeggiati."
Le performance di Rickman colpiscono sempre. A personaggi complessi, come il visconte de Valmont in
Les Liaisons Dangereuses, a cui ha dato vita a West End e a Broadway, Rickman apporta lo shock della nitidezza. E ad ai memorabili cattivi del suo repertorio, come lo sceriffo di Nottingham in
Robin Hood: il principe dei ladrio il terrorista internazionale Hans Gruber in
Die Hard, Rickman porta lo stupore dell'umanità. "La cosa migliore che qualcuno ha detto in merito a Die Hard era 'Volevamo davvero che tu la facessi franca.' Penso che sia fantastico. Voleva dire che un po' di ambiguità era stata introdotta nel buono/cattivo del film d'azione hollywoodiano. Mi piace il fatto che le persone abbiano provato confusione."
Rickman emana l’ironia che fornisce; gli dà un alone di mistero e di pericolo. Parlando nel backstage al Piccadilly Theatre di Londra, durante la replica dello spettacolo giapponese
Tango at the End of Winter, Rickman misura le sue parole, che rimbombano lentamente dalla sua bocca in una voce tinta allo stesso tempo di autorità e monotonia. Sia il camerino angusto che Rickman sono anonimi e non lasciano concessioni al confort. "Mi piace ottenere risposte ambigue dalle persone", dice, godendo del dramma della sua suscettibilità. "Non sono lassù in una gabbia di vetro per essere ammirato e perché le persone rimangano incantate da me. Mi piace mischiarmi con loro. Il pubblico non dovrebbe essere una creatura passiva. Vengono per lavorare."
Sul palco e fuori, Rickman difficilmente si lascia andare. Non ha quello che Charlie Chaplin chiamava 'come-hither thing' (NdT: come-hither = vieni vicino; insomma quella cosa che fa avvicinare a te la gente). Invece, Rickman prende in giro il mondo con la sua intelligenza anticonformista. "Grazie Dio per averci dato Alan Rickman," ha scritto Anthony Lane domenica sul London’s Indipendent, paragonandolo a quel ristretto gruppo di attori inglesi - James Mason, Robert Donat e George Sanders - che sono "sensuali, senza fretta, trasformano tutti gli altri in persone nervose (NdT: jitterbug = ballo jazz sfrenato, persona nervosissima). I loro cattivi sono portati in scena come amanti, e viceversa; non puoi fidarti di loro per un istante, ma non ti permetteranno di distogliere lo sguardo per un minuto".
Rickman pensa in fretta, e ha la capacità di trasmettere il proprio pensiero, il che fa pendere dalle sue labbra sia il pubblico che le sue conoscenze personali. Alto, con i capelli rossicci brizzolati sulle tempie, un naso che aspira all’aquilino, e una fila merlata di denti inferiori che mordono duramente le consonanti per dare ai toni adulatori e impetuosi quella loro speciale piccantezza, Rickman ti sottomette con l'ardore della sua natura contraddittoria. "Sono un Pesci. In ogni aspetto della mia vita i due opposti lavorano sempre", dice. "Mi meraviglio di me stesso a volte. Chi è questa persona? Il 'tu' che non riesce ad organizzarsi per raccogliere il bucato – e tu conosci quel ‘tu’ molto bene - guarda l'altro durante una prova e dice: 'Chi è questa persona che ha tutte queste idee e tutta questa inventiva?' Ecco una persona molto, molto istintiva e una molto, molto pratica. Dipende da che ora del giorno è, credo."
Come tutti gli attori eccezionali, Rickman ha la capacità di essere adeguatamente straordinario. Ha un linguaggio ricco di amore e una voce risonante in grado di erogare divertimento verbale e fermento a parità di potenza musicale. "Io sono il mio strumento" dice. Rickman sa anche come sfruttare bene sia il suo aspetto irregolare che la sua voce per andare dritto al centro della scena e renderla memorabile - come ha fatto con quello che lui chiama il suo 'one-eyebow-raised, one-nostril-fraled' (NdT: un sopracciglio alzato, una narice dilatata) in
Die Hard e
Robin Hood. "Il vostro Mr. Takagi, tuttavia, non potrà unirsi a noi per il resto della sua vita" (NdT: perdono, non ricordo la battuta esatta in italiano), ha detto in un sibilo gelido al gruppo riunito per la festa aziendale di Natale in
Die Hard – avendo appena giustiziato il loro capo. E nella parte del ribollente Sceriffo di Nottingham, Rickman ha avuto la possibilità di porre le sue labbra carnose su strali comici come "niente più decapitazioni misericordiose!"
Nel suo ultimo film, la satira politica
Bob Roberts, Rickman è Lukas Hart III, venale responsabile della campagna dell’eponimo Roberts, un cantante folk reazionario che viene eletto al Senato. Roberts è interpretato da Tim Robbins, che ha anche diretto il film. "Le persone dietro i candidati tendono ad essere trasparenti", dice Robbins. "Ero interessato ad ingaggiare qualcuno che fosse un incrocio tra il dottor Stranamore e William Casey. Non mi piacciono gli attori sicuri, ed è per questo che ho scelto Alan, che ha il coraggio di fare scelte audaci e masticare un po’ lo scenario. Ha anche quel capriccio quando recita da cattivo che è molto seducente. Mi piacerebbe recitare con lui in un film su psicopatici concorrenti. Mi piacerebbe provare a de-psicopatizzare Alan Rickman." Il film ha fatto sensazione quest'anno al Festival di Cannes, dove il critico per il periodico Variety ha descritto Rickman come "ferocemente bravo".
Rickman si vede come "un attore molto serio a cui non dispiace essere ridicolmente comico", anzi, porta i suoi personaggi al limite della volgarità. In
Les Liaisons, la volgarità è stata al centro del gioco di manipolazione sessuale. "Tutta l'essenza del gioco era superficie: lo sporco sotto le unghie lucide," dice Rickman. Il ruolo gli è valso una nomination ai Tony Award nel 1987 e ha portato un nuovo amperaggio alla sua stella e alla sua reputazione di minaccia intellettuale.
RICKMAN, CHE VIVE A WEST LONDON con Rima Horton, professoressa di economia che si è recentemente candidata senza successo per il Parlamento, non si è fatto notare nel lavoro di una vita prima dell’età, relativamente tardi, di 26 anni. Si caratterizza come "un bambino sognante", secondo di quattro figli il cui padre - un decoratore - è morto di cancro quando lui aveva otto anni. In un primo momento Rickman aveva gravitato sulle arti visive. Dopo aver frequentato la Latymer Upper School di West London, in cui ha vinto una borsa di studio all'età di 11 anni, si iscrive alla Chelsea School of Art e quindi al Royal College of Art. Ha sfruttato i suoi studi d'arte come graphic designer di successo. Rickman si appoggia allo schienale del divano del grigio camerino e ricorda la cassetta delle lettere su Berwick Street fuori dal suo studio di design a Soho da cui ha spedito la domanda alla Royal Academy of Dramatic Arts (RADA). "La mia vita è cambiata il momento in cui ho inviato quella lettera," dice. “C'è una voce dentro di te che ti dice cosa dovresti fare. Avevo fatto un po' di teatro amatoriale. Il nostro gruppo di design ha avuto molto successo, ma cominciavo a vedere che si faceva ripetitivo. E poi quella voce venne fuori e disse: 'ora o mai più per cambiare.'"
Rickman ha fatto due anni al RADA, guadagnandosi la sua strada come camerinista per Sir Ralph Richardson e Nigel Hawthorne e vincendo il più alto riconoscimento per le prestazioni del RADA, la Bancroft Medal. Ma la vera ricompensa di Rickman è stata psicologica. "La maggior parte della nostra vita, andiamo avanti con un divario enorme tra qui e qui," dice, disegnando una linea immaginaria tra la testa e il busto. "Quando sono andato al RADA, il mio corpo stava dicendo: 'Era ora.' Lo stavo usando, e mi rendevo conto che ero dove dovevo essere, a fare quello che dovevo fare, e appena in tempo. Quando reciti, non puoi stare lì a tentennare troppo a lungo."
Rickman ha trascorso quattro anni lavorando lungo e in largo per l'Inghilterra facendo teatro di repertorio prima di entrare a far parte della Royal Shakespeare Company nel 1979. In quegli anni da “operaio”, oltre a patire l'imbarazzo di interpretare uno scoiattolo in una pantomima di Natale e di dover cantare "She’s Pooped Without Her Porridge", è apparso in una vasta gamma di ruoli rigorosi, in opere come
Ubu Rex di Jarry e
Man is Man di Brecht (al Bristol Old Vic), così come
When We Dead Awaken di Ibsen (al Crucible Theatre, Sheffield).
Ora, nei suoi quaranta, Rickman è richiesto su entrambi i lati dell'Atlantico, e in un momento in cui l'industria dell'intrattenimento inglese è al suo apice, è pieno di offerte per lavori teatrali o sullo schermo. Ma la sua ascesa non è stata senza sforzo. "Alcuni attori si vedono dare opportunità e modelli. Non io", dice Rickman. "Ho dovuto guidare la mia carriera e cogliere tutte le opportunità che mi sono venute incontro." Infatti, il suo successo commerciale a Hollywood lo ha messo davanti ad un curioso bivio. "Lo Sceriffo e Hans Gruber erano divertenti da interpretare, ma sono personaggi dei cartoni animati. Si preme il pulsante quando è necessario, ma non è la somma di quello che ho fatto, o quello che posso fare." Come antidoto alla caratterizzazione e alla percezione che il pubblico ha di lui, Rickman è finito ad interpretare, lo scorso anno, un paio di molto ambiziosi film inglesi a basso budget. Era il sardonico fantasma violoncellista che infestava della sua amante in lutto, Juliet Stevenson, in
Truly Madly Deeply di Anthony Minghella. E lo scrittore-regista Stephen Poliakoff ha scritto per Rickman il raffinato, intellettuale Sinclair in
Close My Eyes, che è riuscito, in mezzo a questa surriscaldata storia di incesto, a mantenere l'attenzione del pubblico per la sua contenuta perplessità.
Se il pubblico americano non ha ancora compreso appieno le capacità di Rickman, questi ha la misura dell’America, il che lo rende euforico. "Quando scendi dall’aereo in Inghilterra, devi alzare le spalle e stringerti più forte nel tuo cappotto", dice. "Invece, posso tenere le spalle alte quando sono a Los Angeles. É qualcosa che dipende da come noi inglesi veniamo cresciuti, e da quello che ci è stato detto dobbiamo aspettarci. Forse è per questo che guido la macchina a Los Angeles, ma non qui. Mi sento più responsabile di me stesso. Non mi sognerei mai di andare là fuori come attore in cerca di lavoro. Per dire: 'OK, ho intenzione di piantare la tenda qui e sventolare una bandiera con su scritto ASSUMETEMI' – non potrei farlo. Ma mi piace essere là: è disgustoso e meraviglioso. Come andare da Dunkin' Donuts a pranzo tutti i giorni.”
LO STILE É NEL METABOLISMO, e il fascino tagliente di Rickman riflette la curiosa miscela di repressione e di rabbia che filtra sotto la superficie della sua fredda facciata. "Oh, sì, sono arrabbiato", dice Rickman, che attribuisce la sua boriosità al suo dna celtico, una miscela di irlandese e gallese. "Sono arrabbiato con passione di questo paese. Dodici anni di un governo conservatore hanno lasciato il teatro a brandelli. L'infrastruttura è stata erosa. Dove sono i nuovi autori? I teatri di periferia nuovi? Le commedie serie a West End? Non ci sono grandi drammaturghi in arrivo, per quanto posso vedere. Voglio che l'Inghilterra si svegli."
I contributi di Rickman al teatro comprendono l’interpretazione di un benigno Svengali per la comica americana Ruby Wax, di cui ha diretto il one-woman show (NdT: spettacolo con una sola attrice), la scorsa primavera, a West End. La Wax, una bocca sfacciata e caustica, ha al suo attivo diverse popolari serie TV inglesi (quattro speciali tratte da una recente di queste sono attualmente in onda in questo Paese sulla A&E, canale via cavo). Ha incontrato Rickman nel 1977 al Crucible Theatre di Sheffield, ed è stato lui ad aiutarla a creare e modellare il suo personaggio comico. "Il suo senso della commedia è eccezionale", dice lei. "Lui mi ha dato quella specie di classe che non mi sarei mai sognata di avere." Prevedibile quello che a Rickman piace di lei: "Ruby è così sconsiderata", dice con ammirazione, "e così audace."
Dopo un assenza di quattro anni dal palco, Rickman stesso sembra essere attratto dal passato. Nel mese di settembre, esordirà nell’
Hamlet ai Riverside Studios di Londra, il prossimo anno, spera di collaborare con Isabelle Huppert in una produzione della
Miss Julie di Strindberg, e ci sono voci su una sua partecipazione nel
Peer Gynt di Ibsen. "Voglio solo grandi sfide", dice, "per toccare quella parte sconosciuta dove non sei solo un insieme di preconcetti degli altri."
Spero la traduzione sia all'altezza delle vostre aspettative e abbia reso giustizia all'originale.
Porca la peppa! Parole un po’ più semplici no, eh? Mannaggia ai giornalisti...
Edited by frc_coazze - 1/9/2012, 15:00