Il Calderone di Severus

Arringa 108 di Niky (Difesa)

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 25/4/2007, 18:28
Avatar

I ♥ Severus


Potion Master

Group:
Administrator
Posts:
55,406
Location:
Da un dolce sogno d'amore!

Status:


Ecco la bellissima arringa di Niky.


EDIT - poichè il file non è più scaricabile, ho inserito l'arringa in chiaro nel messaggio successivo.


Edited by Ida59 - 12/12/2015, 19:46

Download attachment
Arringa_108_4_Niky.pdf ( Number of downloads: 46 )

 
Web  Top
view post Posted on 12/12/2015, 19:44
Avatar

I ♥ Severus


Potion Master

Group:
Administrator
Posts:
55,406
Location:
Da un dolce sogno d'amore!

Status:


Nell’affrontare la difesa del professor Severus Piton, contro le infamanti accuse che gli sono rivolte di essere un Mangiamorte, un assassino e, peggio ancora, il traditore della fiducia in lui riposta dal Preside Albus Silente, intendiamo tracciare un quadro psicologico che ci aiuti a comprendere la complessa personalità dell’imputato e, di conseguenza, le sue motivazioni più profonde.
Di Severus Piton non sappiamo molto, poiché è schivo e estremamente riservato e soprattutto perché ogni suo gesto, parola o frase è solitamente filtrata attraverso la visione del giovane Harry Potter, il quale raramente è testimone attendibile, dal momento che non sopporta l’imputato e tende sempre a distorcere i fatti che lo riguardano.
Che ciò sia innegabile è supportato da una miriade di possibili esempi. Si pensi soltanto, a titolo di mera esemplificazione, al fatto che Potter è capace di provare fortissima ammirazione e, a sua detta ([…] E cosa sarebbe successo quando Piton l’avesse visto? Avrebbe raccontato a Lumacorno – lo stomaco gli ribollì – come Harry aveva ottenuto quei risultati in Pozioni per tutto l’anno? Avrebbe confiscato o distrutto il libro che gli aveva insegnato tante cose… che era diventato una sorta di guida e di amico? HP6; pag. 477) perfino sentimento d’amicizia per il Principe Mezzosangue, continuando a odiare Piton, senza sapere che i due sono la stessa persona.
Si pensi a tutte le volte in cui, in passato, Potter ha creduto erroneamente – e sono stati i fatti a dimostrarlo – che Piton volesse ostacolarlo o tramasse loschi piani (cosa che, per altro, è rimarcata anche da Hermione: "Taci, Ron" intervenne Hermione infuriata. "Quante volte hai sospettato di Piton, e quando mai hai avuto ragione? Silente si fida di lui, lavora per l';Ordine, e questo ci deve bastare".
"Era un Mangiamorte" insisté Ron. "E non abbiamo mai avuto la prova che abbia davvero cambiato bandiera".
"Silente si fida di lui" ripeté Hermione. "E se noi non possiamo fidarci di Silente, non possiamo fidarci di nessuno". HP5; pag. 522. Prova n. 32; lettera I; imputazione 2).
Harry potter riteneva che il Professor Piton, al primo anno, intendesse rubare la Pietra Filosofale e avesse tentato di ucciderlo sbalzandolo giù dalla scopa tramite il malocchio. Sbagliava, e perfino il Professor Raptor (nel cui corpo c’era Voldemort) gli fece notare quale vantaggio fosse a lui (Raptor/Voldemort) derivato dalla visione distorta che il ragazzo aveva di Piton, il quale, in realtà aveva tentato di salvarlo e di proteggere la Pietra (HP1; pag. 274-276. Prova 43; lettera B; imputazione 2 e prova n. 89; imputazione 4).
Harry Potter, lo ricordiamo ai giurati, sosteneva, dando retta all’amico Ron (non meno malfidato di lui), che Piton volesse approfittare delle lezioni di Occlumanzia per aprire la sua mente a Voldemort. Invece, come Silente stesso ebbe modo di spiegargli, era vero l’esatto contrario e, addirittura, Piton, appena compresi gli intenti di Voldemort ne avvisò immediatamente il Preside (“Il Professor Piton scoprì” riprese Silente, “che da mesi stavi sognando la porta dell’Ufficio Misteri […]”. HP5; pag. 766. Prova n. 44; lettera B; imputazione 2) .
Inoltre, se è vero che le suddette lezioni di Occlumanzia furono interrotte proprio da Piton, furioso per l’ingiustificata e inaccettabile intrusione di Potter nei propri ricordi, è anche vero, però, che, comunque, tali lezioni non avevano mai dato il benché minimo frutto esclusivamente a causa della negligenza di Harry. Infatti, sebbene Silente stesso l’avesse più e più volte sollecitato in tal senso («Ascolta, Harry» disse in fretta. «Devi studiare Occlumanzia col massimo impegno, hai capito? Fa'; tutto quello che ti dice il professor Piton ed esercitati tutte le sere prima di dormire, in mo­do da chiudere la mente ai brutti sogni... capirai fin troppo presto il perché... ma devi promettermi... »
Il mago di nome Dawlish si stava riprendendo. Silente afferrò Harry per un polso.
«Ricorda... chiudi la mente... » tratto da HP5 pag 582-3 ) e anche Sirius Black e Remus Lupin (Lupin strinse le mani a tutti e arrivò da Harry per ultimo. «Ascolta... » disse abbassando la voce, mentre gli altri salutavano Tonks. «So che non ti piace Piton, ma è un Occlumante straordinario e tutti noi, compreso Sirius, vogliamo che impari a proteggerti, quindi lavora sodo, d';accordo?» tratto da HP6 pag. 497; e ancora «A proposito» disse Lupin, aggrottando la fronte, «come ha reagito quando ha scoperto quello che avevi visto? »
    «Ha detto che non mi avrebbe più insegnato Occlumanzia» rispose Harry con un';alzata di spalle. «Sai che dispiacere... »
    «CHE COSA? » L';urlo di Sirius fece trasalire Harry, e un po'; di cenere gli andò su per il naso.
    «Dici sul serio?» chiese Lupin. «Ha smesso di darti lezioni?»
    «Sì ». Li fissò entrambi, sorpreso. Gli sembrava una reazione eccessiva. «Ma non ci sono problemi, non me ne impana, anzi, a dire la verità è un sollievo... »
    «Vengo subito a dire un paio di casette a Piton! » sbottò Sirius, alzandosi di scatto, ma Lupin lo costrinse a rimettersi seduto.
« Se bisogna parlare con Piton, lo farò io! » disse con fermezza. «Ma, Harry, devi andare subito a dirgli che non può interrompe­re le lezioni per nessuna ragione... Quando Silente verrà a saper­lo... »
    «Ma non posso! Mi ammazzerebbe!» esclamò Harry, turbato. «Voi non l';avete visto quando siamo usciti dal Pensatoio ».
    «Harry, per te niente è più impanante che imparare Occlu­manzia!» disse severo Lupin. «Hai capito? Niente!» tratto da HP6 pag. 628)  avessero insistito al riguardo, Harry non si esercitò mai come richiestogli dal Professor Piton, né mise nelle lezioni alcun impegno, solo ed esclusivamente per antipatia nei confronti dell’insegnante e perché curioso di scoprire di più sui sogni che Voldemort gli inviava.
Ancora Potter, più recentemente, sostiene che, al suo arrivo a Hogwarts al sesto anno, il Professor Piton andò a prenderlo personalmente solo per poterlo tormentare col proprio sarcasmo (Harry rimase ancora in silenzio, anche se sentiva il petto scoppiargli. Sapeva che Piton era venuto a prenderlo per questo, per i pochi minuti in cui avrebbe potuto torturarlo e tormentarlo senza che nessun altro lo sentisse. HP6; pag. 153), ma è da ritenere molto più probabile e logico che, invece, Piton, il quale per sei anni ha sempre badato che non accadesse nulla di male a Harry (e gli ha più volte salvato la vita) sia accorso a recuperare il ragazzo solo perché preoccupato del fatto di non vederlo arrivare.  (Imputazione 2, Prova 2, Lettere H-I-L-M e relativa deduzione 564 di stella)
Del resto, come Piton avrebbe potuto intercettare il Patronus di Tonks, indirizzato a Hagrid e, quindi, avviato verso la capanna del guardiacaccia, se non si fosse già trovato fuori nel parco quella sera? E cosa ci faceva il Professor Piton (lui e solo lui tra tanti insegnanti) fuori nel parco a quell’ora, mentre avrebbe dovuto essere con tutti gli altri in Sala Grande per l’usuale banchetto d’inizio d’anno? Ovvio, abituato com’è a vigilare sull’incolumità di Potter, aveva notato l’assenza di Harry e lo stava già cercando, prima ancora dell’arrivo del Patronus di Tonks.
Altro che andare a prenderlo solo per tormentarlo! Che poi, comunque, Piton non abbia risparmiato a Potter il proprio usuale e severo sarcasmo non significa certo che prenderlo in giro fosse il suo unico scopo quella notte. Uno scopo, tra l’altro, ben poco allettante rispetto ad un comodo luculliano banchetto. Del resto, Piton non ha mai risparmiato rimproveri e sarcasmo a Harry in presenza di altri, quindi non si vede perché avrebbe dovuto andare personalmente a prenderlo solo per tormentarlo un po’ di nascosto.
Sempre al sesto anno, abbiamo anche un ulteriore esempio della visione distorta di Potter sull’imputato, quando questi giunge ad affermare, guidato solo dai propri radicati pregiudizi, che il Professor Piton insegna Difesa contro le Arti Oscure con eccessiva passione a dimostrazione di un interesse sospetto verso queste ultime.
Ebbene, è addirittura Hermione Granger, ottima amica di Potter, a confutare tale tesi, ricordando al ragazzo che il metodo di insegnamento di Piton e il modo in cui quest’ultimo parla delle Arti Oscure è praticamente identico al modo e alle parole con cui Harry stesso insegnava Difesa agli E.S.(“[…] Ma l’avete sentito quando parlava delle Arti Oscure? Le adora! Tutta quella roba sull’indeterminato e indistruttibile… “
“Bè” rispose Hermione, “io ho pensato che assomigliava un po’ a te”.
“A me?”
“Sì, quando ci hai raccontato com’è stato affrontare Voldemort. Hai detto che non era solo imparare a memoria un mucchio di formule, hai detto che eri solo tu con il tuo cervello e la pancia…Bè, non è lo stesso che ha detto Piton? Che in fondo si tratta solo di essere coraggiosi e mentalmente pronti?. HP6; pag. 171. Prova n. 5; lettera N; imputazione 3). 
 
E’, insomma, del tutto evidente che tutto ciò che riguarda Piton va preso con il beneficio del dubbio, tenuto conto del filtro distorto con cui Harry Potter lo osserva.
 
Ciò nonostante, per tentare un’analisi psicologica dell’imputato possediamo almeno alcuni dati certi:
 
1) Severus Piton non è stato né un bambino, né un adolescente particolarmente felice, specialmente nell’ambito familiare (che è il più importante per la formazione caratteriale e etica di ciascun individuo).
Sappiamo per certo, per averlo osservato dalla sua stessa mente, che il piccolo Severus ha dovuto assistere a scene traumatiche e certamente poco edificanti e dolorose per un bambino (“Un uomo dal naso adunco che urlava contro una donna che cercava di difendersi, mentre un bambino piccolo con i capelli neri piangeva in un angolo”. Da HP5; pag. 555).
Non sappiamo con assoluta certezza chi erano l’uomo e la donna del suo ricordo, ma è logico ipotizzare che si trattasse dei suoi genitori (anche perché Harry percepisce proprio che si tratta dei genitori di Piton. HP5; pag. 555). Dunque, abbiamo un bimbo terrorizzato che osserva suo padre gridare contro la madre, spaventata e indifesa.
Il clima familiare non deve essere poi migliorato negli anni, dal momento che ritroviamo il giovane Piton solitario e triste chiuso nella propria stanza(“Un adolescente dai capelli unti sedeva solo in una camera buia, puntando la bacchetta al soffitto per ammazzare le mosche. Sempre da HP5; pag. 555).
E’ assai probabile che, oltre ad essergli mancati calore e affetto, Piton abbia finito col sviluppare una certa ribellione nei confronti del proprio padre, a causa del comportamento (almeno verbalmente) violento di quest’ultimo.
Potremo addirittura spingerci ad ipotizzare, usando la logica, che il motivo del feroce litigio tra Eileen e Tobias (probabilmente non l’unico litigio) fosse proprio la natura magica della donna e del bambino e che Piton abbia finito con l’interessarsi alla parte più proibita della magia, le Arti Oscure, non solo per la sua fortissima e innata curiosità (notata anche dai Malandrini: "Se l';era meritato" disse in tono beffardo. "Sempre in giro a ficcare il naso dappertutto...". Da HP3; pag. 302), ma anche per porsi polemicamente in contrasto con il padre.
 
2) Non sappiamo con esattezza che fine abbiano fatto i genitori di Piton, ma si può tranquillamente presumere che siano morti, dal momento che lui vive ancora da solo, durante il periodo estivo, a Spinner’s End, casa assolutamente babbana che, quindi, doveva appartenere a suo padre Tobias.
Non abbiamo il minimo indizio sull’epoca della morte dei genitori di Piton, ma è possibile che siano morti quando lui era ancora abbastanza giovane, probabilmente mentre frequentava ancora Hogwarts o comunque prima della caduta di Voldemort.
Questo perché non si fa mai menzione di loro (nemmeno Silente ne parla) riguardo alle vicende che videro Piton passare da Mangiamorte a spia leale a Silente.
Per lo meno durante il processo che vide a suo tempo Piton imputato sarebbe stato logico che i suoi genitori, se vivi, gli stessero accanto (se non altro la madre), inoltre chi ha affetti familiari tende a rivolgersi prima di tutto ad essi, quando si trova in una situazione molto grave, ma a quanto pare Piton, desideroso di smettere il proprio ruolo di Mangiamorte, si rivolse al solo Silente, che, infatti, è l’unico al mondo a conoscere i veri motivi del mutamento di fronte dell’imputato.
Ad ogni modo, a prescindere da quando morirono Eileen e Tobias,possiamo affermare con una certa sicurezza, proprio partendo dai ricordi citati prima, che a Piton mancò, nell’infanzia e nell’adolescenza, una figura paterna di riferimento, sia sotto il punto di vista affettivo, sia sotto quello formativo. Non è necessario essere esperti di pedagogia o psicologia per comprendere quanto è importante la presenza della figura paterna nella crescita di ognuno, e quanto grave è la sua assenza.
 
3) Severus Piton, fu spesso vittima delle feroci prese in giro e degli scherzi dei Malandrini.
A parte il già di per sé grave episodio visto da Harry nel pensatoio, vi fu poi il pericolosissimo “scherzo” di Sirius Black, che avrebbe addirittura portato alla morte di Piton, se James Potter non fosse intervenuto in tempo.
Questo ci rivela due cose importanti su di lui: che, al quinto anno di scuola, Piton era ancora fondamentalmente un giovane emarginato e solo e che ha subito traumi tali da formarsi una visione distorta del mondo e del giusto modo di rapportarsi agli altri.
Infatti, nessuno dei Malandrini fu mai punito per quel gravissimo episodio che può essere, a ben vedere, chiamato con un solo nome: tentato omicidio.
La lezione appresa in quel caso dal giovane Severus, che, fino ad allora era sempre stato uno studente ligissimo e, per quel che sappiamo, non aveva mai infranto le regole, fu che le persone possono essere impunemente calpestate e perfino uccise, senza che questo comporti alcuna conseguenza negativa.
Ciò detto, non stupisce poi più di tanto che, appena uscito da Hogwarts, ancora giovanissimo e immaturo, Piton abbia pensato di entrare a far parte della cerchia di Voldemort e diventare un Mangiamorte.
 
4) Ancora, possiamo affermare che Severus Piton abbia posseduto, soprattutto durante l’infanzia, l’adolescenza e i primi anni della maggiore età, una notevole dose di insicurezza.
Ciò è assolutamente logico, quale conseguenza dei vari fattori esaminati fino ad ora: infanzia difficile con genitori poco presenti, pochi amici, carattere schivo, emarginazione o comunque scherno feroce da parte di altri coetanei (si veda anche l’episodio della scopa imbizzarrita, sempre da HP5; pag. 555).
E’ ragionevole pensare che l’interesse di Piton per le Arti Oscure, già esistente, si sia accresciuto e radicato anche per via di tali insicurezze, per ben due motivi distinti.
Intanto, Piton è sempre stato uno studente assai curioso, capace e scrupoloso ed è tratto comune a molte persone insicure ed emarginate il desiderio di primeggiare almeno nello studio; un certo snobismo intellettuale, coltivato anche formandosi una cultura più ampia di quella media scolastica e dei propri coetanei, per risollevare la stima di sé.
Inoltre, poiché i pochi amici di Piton erano già probabilmente in contatto, anche per via delle famiglie d’appartenenza, con Voldemort e la sua cerchia, le Arti Oscure rappresentavano per lui un punto di incontro con loro, un modo per sentirsi, rispetto almeno agli amici, non “diverso”, ma anzi “parte del gruppo”.
Certamente tutto ciò non può che aver logicamente influito anche sulla sua scelta di divenire un Mangiamorte, in un’età in cui, a causa del passato e dell’insicurezza, Piton non poteva che essere ancora in cerca di seri e stabili punti di riferimento.
 
 
5) Al quinto anno, il Professor Piton fa a Harry Potter un discorso molto particolare, riguardo al mostrare troppo apertamente le proprie emozioni, come se si portasse il “cuore sul bavero” (“Allora sarai una facile preda per l';Oscuro Signore!” gridò Piton. “Gli sciocchi che portano il proprio cuore con orgoglio sul bavero, che non riescono a controllare le emozioni, che si crogiolano nei ricordi tristi e si lasciano provocare così facilmente … gente debole, in altre parole ... non hanno alcuna possibilità contro il suo potere! Entrerà nella tua mente con una facilità inverosimile Potter!”. HP5; pag. 506).
È possibile che Piton si riferisse solo a Potter e alla capacità di schermarsi con l’Occlumanzia, ma è decisamente singolare che l’imputato faccia un simile discorso, se si tiene conto di quanto egli stesso sia solitamente gelido e controllato e di come, invece, in passato abbia mostrato, almeno in un paio di occasioni di essere capace di grandi esplosioni emotive.
Chiunque guardi oltre la superficie di ciò che Piton mostra al mondo, non potrà non notare che, in realtà, spesso grandi passioni ribollono in lui.
Ad esempio, la passione per le Arti Oscure mostrata in gioventù, quella, malcelata, per la materia che ha insegnato per anni: Pozioni ("Siete qui per imparare la delicata scienza e l';arte esatta delle
Pozioni"cominciò. Le sue parole erano poco più di un sussurro, ma ai ragazzi non ne sfuggiva una: come la professoressa McGranitt, Piton aveva il dono di mantenere senza sforzo il silenzio in classe. "Poiché qui non si agita insulsamente la bacchetta, molti di voi stenteranno a credere che si tratti di magia. Non mi aspetto che comprendiate a fondo la bellezza del calderone che bolle a fuoco lento, con i suoi vapori scintillanti, il delicato potere dei liquidi che scorrono nelle vene umane ammaliando la mente, stregando i sensi... Io posso insegnarvi a imbottigliare la fama, la gloria, addirittura la morte... […]”. HP1; pag. 131-2), oppure l’ambizione (tipica della sua Casa d’appartenenza: Serpeverde) che mostra riguardo al proprio ruolo di Capocasa orgoglioso dei successi di Serpeverde.
O, ancora, l’ira, capace di distruggere totalmente la sua maschera di gelo in alcune occasioni (Imputaz. 3, prova 10, Lettera G – nella Stamberga Strillante quando blocca Sirius, Lupin e il Trio – Imputaz. 3, Prova 6, Lettera B – quando Harry curiosa nel suo pensatoio e vede gli scherzi dei Malandrini ai danni del giovane Piton).
In un’occasione addirittura Piton lascia trapelare i propri sentimenti quanto mai era accaduto fino ad allora e tale occasione ci pare oltremodo emblematica, dal momento che ciò avviene quando Harry Potter lo accusa di vigliaccheria per aver ucciso Silente. Allora, dal volto, solitamente impassibile, di Piton traspare un dolore folle e fortissimo, paragonabile a quello di Thor intrappolato nella capanna di Hagrid in fiamme (HP6; pag. 546. Prova n. 50; imputazione 4).
Per altro, tramite i ricordi di Piton, sappiamo che in gioventù l’imputato non era altrettanto distaccato e capace di comportarsi in maniera fredda e logica e di reagire senza mostrare apertamente le proprie intenzioni.
Infatti, il giovane Piton quindicenne reagì all’ennesima aggressione dei Malandrini in modo iroso e scomposto, al punto tale che questi ultimi poterono anticipare ogni sua mossa e vanificare i suoi tentativi di difendersi (si veda HP5; da pag. 603 a pag. 606).
In seguito, invece, Severus Piton, ormai adulto, ha mostrato più volte (salvo i rarissimi casi in cui ha perduto il controllo di sé) di essere in grado di dominarsi perfettamente e possedere una gran padronanza di sé anche nelle situazioni più drammatiche, pericolose e a volte perfino umilianti.
Si pensi, ad esempio, alla freddezza con cui Piton interviene a salvare Draco Malfoy dal Sectusempra lanciato da Harry Potter (HP6; pag. 476, Imputaz. 2, Prova 49, Lettera B), o alla flemma con cui mostra a Caramell il Marchio Nero sul proprio braccio, solo ed esclusivamente per convincerlo che Voldemort è tornato davvero e nonostante il Marchio sia, in un certo senso, un simbolo infamante (HP4; pag. 603. Prova n. 1; lettera A; imputazione 2).
Ancora, si pensi alla freddezza assoluta con cui Piton accetta di recarsi da Voldemort con due ore di ritardo, quando questi risorge, ben sapendo che, data l’indole dell’Oscuro Signore, questo potrebbe costargli addirittura la vita (HP4; pag. 606, Imputaz. 2, Prova 32, Lettera E ).
Abbiamo dunque un uomo che, contrariamente all’apparenza gelida e distaccata, è capace di provare sentimenti ed emozioni molto forti.
Abbiamo un uomo che, in passato, non era in grado di nascondere bene queste emozioni o il proprio turbamento e che, successivamente, ha invece imparato a schermarle alla perfezione per celarle agli occhi del mondo.
Piton sa ormai nascondere tanto bene le proprie emozioni che, spessissimo, l’unico segno che qualcosa lo agita, lo preoccupa o lo appassiona è un brillare sommesso dei suoi occhi neri, solitamente descritti come freddi e bui.
Dai pochi cedimenti all’emotività da parte di un Piton sempre così bravo a controllarsi possiamo quindi dedurre che la sua indole recondita è in realtà assai passionale, sebbene lui abbia ormai imparato a nasconderlo perfettamente. E la cosa non stupisce, poiché è dato d’esperienza comune, e non necessita di approfondite conoscenze nel ramo della psicologia, che, di solito, proprio chi appare più distaccato ha dentro di sè maggior carica emotiva.
Si tratta di quello che gergalmente è definito “fuoco che cova sotto la cenere”.
Detto questo, se ripensiamo al discorso che Piton fa a Harry riguardo al “portare il cuore sul bavero”, non possiamo che notare quanto tale ragionamento del Professore si adatta perfettamente a lui stesso, al punto che sorge fortissimo il sospetto che l’imputato stia effettivamente parlando proprio di sé.
Del resto, è quantomeno singolare che proprio mentre fa questo discorso, Piton, solitamente glaciale anche nel riprendere gli studenti, invece gridi. Certamente il Professor Piton è in collera con Potter perché quest’ultimo non mostra alcun impegno nell’esercitazione di Occlumanzia, ma solo mentre pronuncia quelle particolari parole riguardo al portare il “cuore sul bavero” e all’essere dunque facili prede per Voldemort, si infervora al punto tale da alzare addirittura la voce, proprio come se l’argomento lo toccasse profondamente e personalmente.
Se così è, sappiamo che Piton intraprese la strada sbagliata di Mangiamorte anche a causa della propria emotività e debolezza che lo rese “facile preda dell’Oscuro Signore” e che di ciò si rammaricò poi a tal punto da voler mutare radicalmente la sua indole per imparare a dominare perfettamente le proprie emozioni, di modo da non rivelarle agli occhi del mondo.
In questo, fra l’altro, Piton assomiglia molto ad Albus Silente.
Infatti, anche se a tutta prima Silente appare tutt’altro che freddo, anche grazie ai suoi modi bonari, affettuosi ed allegri, è bene però notare che il Preside non è comunque solito lasciar trapelare più di tanto le proprie emozioni in pubblico e sa trattenersi perfino dinnanzi al suo pupillo: Harry Potter.
Raramente Silente si mostra fortemente in collera, o particolarmente commosso o preoccupato, anche quando la situazione è tale per cui è ovvio che debba provare simili emozioni.
Si pensi, solo per fare un esempio, alla reazione di Silente, quando, ben conscio del pericolo mortale cui lo sottopone, rimanda Piton da Voldemort con le famose due ore di ritardo: “Severus” disse Silente rivolto a Piton, “sai che cosa devo chiederti di fare. Se sei pronto... se sei in grado... “
“Lo sono” disse Piton.
Era un po'; più pallido del solito e i suoi freddi occhi neri erano animati da uno strano scintillio.
“Allora, buona fortuna” disse Silente, e con una traccia di preoccupazione sul viso guardò Piton scomparire silenziosamente(HP4; pag. 606, Imputaz. 2, Prova 32, Lettera E).
Solo una “traccia di preoccupazione” e niente più è ciò che Silente lascia trapelare.
“Una traccia di preoccupazione”,che appare realmente poca cosa rispetto a ciò che Silente non può che pensare riguardo alla missione che ha affidato a Piton che:
a)    è particolarmente rischiosa per Piton.
b)    è particolarmente importante per la causa, dal momento che rappresenta la possibilità di spiare Voldemort e conoscere in anticipo i suoi piani, nonché ostacolarlo “dall’interno”.
Anzi, proprio in questa specifica occasione possiamo notare, con particolare evidenza, quanto Piton e Silente siano simili nel saper controllare e celare agli altri le proprie emozioni.
Infatti, l’uno (Piton) reagisce all’ordine di ritornare da Voldemort a rischio della propria vita solo con un pallore appena più accentuato e un insolito scintillio degli occhi, e l’altro (Silente) osserva la sua spia in partenza per la fondamentale e rischiosissima missione, mostrando appena un po’ di preoccupazione.
E’ curiosa questa somiglianza tra i due, anche perché sappiamo, appunto, che Piton non era affatto controllato come lo è attualmente, quando frequentava i suoi ultimi anni a Hogwarts e, se davvero si riferisce a se stesso (cosa come abbiamo visto assai probabile) con il discorso del “cuore sul bavero”, non doveva essere particolarmente controllato nemmeno nei suoi anni da Mangiamorte.
Però, lo diviene in seguito e possiamo presumere che in questo abbia seguito proprio l’insegnamento, o quanto meno l’esempio di Silente, fino a diventare l’uomo freddo, lucido e capace di dominarsi perfettamente (nonché eccellentissimo occlumante) che conosciamo.
 
Questo è ciò che sappiamo e possiamo dedurre riguardo al Piton del passato e, in parte, al tipo di persona che è diventato.
Cosa sappiamo, invece, riguardo al Severus Piton di oggi?
 
A) Sappiamo che Piton è diventato, come già spiegato, esteriormente freddo, controllato (salvo rarissimi momenti in cui perde le staffe) e perfettamente padrone di sé.
 
B) Possiamo anche desumere dal suo comportamento in diverse occasioni che Piton ha acquisito fiducia in se stesso e nelle proprie doti e capacità, mettendo quasi totalmente da parte le proprie insicurezze adolescenziali.
Si pensi ad esempio alla sicurezza assoluta con cui afferma che si può mentire all’Oscuro Signore, spiegando a Harry perfino quale metodo è necessario utilizzare per farlo(“E’ comunque vero che chi padroneggia la Legilimanzia è in grado, in condizioni particolari, di scavare nella mente delle sue vittime e interpretare correttamente ciò che vi trova. L’Oscuro Signore, per esempio, sa quasi sempre se qualcuno gli sta mentendo. Solo chi è abile in Occlumanzia è in grado di escludere i ricordi e le emozioni che contraddicono la bugia, e può così mentire in sua presenza senza essere scoperto”. HP5; pag. 500-501; prova n. 94; lettera A; imputazione 2).
E’ assolutamente ovvio che, in tale, occasione, Piton sta parlando di se stesso e della sua capacità di mentire a Voldemort senza essere scoperto.
E’ ovvio per due ottimi e logicissimi motivi: in primo luogo, essendo Piton proprio una spia per conto di Silente, è scontato che si sia trovato, in più di un’occasione (già dal primo momento in cui si ripresentò a Voldemort con due ore di ritardo) a mentire all’Oscuro Signore per mantenere la propria copertura; in secondo luogo, come, se non per aver con successo sperimentato la cosa di persona, Piton potrebbe sapere che a Voldemort (il quale è un eccezionale legilimens) si può mentire e con che metodi? Piton può saperlo solo ed esclusivamente perché, usando il metodo spiegato a Harry, ha provato realmente a ingannare Voldemort e ci è riuscito perfettamente.
Ancora, solo per portare un altro esempio, della sicurezza di sè acquisita da Piton, facciamo notare ai giurati con quanta solerzia e coraggio Piton risponde a Silente, quando quest’ultimo gli domanda, appunto, di recarsi, a suo rischio e pericolo, a spiare Voldemort per suo conto.
Un semplice e immediato: “Lo sono”(HP4; pag. 606, Imputaz. 2, Prova 32, Lettera E).
Altrettanta sicurezza Piton dimostra in tutto il suo lungo colloquio con Bellatrix Lestrange a Spinner’s End(si veda HP6, capitolo 2 e la Prova 37 dell’Imputazione 2 ).
In quell’occasione,Piton si mostra perfettamente sicuro, tranquillo e a suo agio con la Mangiamorte, sebbene quest’ultima lo accusi pesantemente di essere un traditore, e tra l’altro la tratta con evidente superiorità, arrivando a prenderla palesemente in giro, mentre le racconta una marea di giustificazioni totalmente false (si veda la deduzione n. 568 ; prova n. 37 ; imputazione 2), per mantenere la propria copertura di spia (sicurezza di sè, che, sia pur per un attimo, svanisce invece quando Piton pronuncia l’ultimo giuramento del Voto Infrangibile richiestogli da Narcissa, il che ci dice che quel giuramento Piton non desiderava affatto farlo e che vi è solamente costretto dagli eventi e dalla necessità di proteggere, come sempre e come è suo dovere, la propria copertura di spia leale a Silente. Si veda la prova n. 42; lettera B; imputazione 4 e relative deduzioni a difesa).
La sicurezza in se stesso di Piton trapela anche dal tono e dall’atteggiamento, una volta tanto quasi del tutto scoperto, con cui il Professore rimarca a Harry Potter il suo ruolo di spia a favore dell’Ordine della Fenice: "Tanto meglio, Potter" disse Piton gelido, "perchè tu non sei né speciale né importante, e non sta a te scoprire che cosa l';Oscuro Signore dice ai suoi Mangiamorte"
"No...quello è compito suo, non è vero?" sbottò Harry.
[...]
Ma quando Piton rispose, sul volto c';era un';espressione curiosa, quasi soddisfatta.
"Si, Potter" sibilò, con un luccichio negli occhi. "E'; compito mio.[…]” (HP5; pag. 554; prova n. 143; imputazione 2).
Praticamente, Piton mostra orgoglio per il proprio ruolo di spia a favore dell’Ordine della Fenice.
Un ultimo, ma importantissimo, esempio della sicurezza acquisita da Piton, con il passare degli anni, si rinviene nel 4° libro, quando l’imputato risponde al finto Malocchio Moody(in realtà si tratta di Barty Crouch Jr., anche se Piton non può saperlo) che insinua di aver perquisito lo studio del Professore su ordine di Silente: “Si dà il caso che Silente si fidi di me” disse Piton a denti stretti. “Mi rifiuto di credere che ti abbia dato ordine di perquisire il mio ufficio!” (HP4; pag. 402; prova n. 32; lettera F; imputazione 2 e prova n. 92; lettera N; imputazione 4).
Questa risposta ha grande rilievo nel profilo psicologico che stiamo tracciando, poiché ci dice che uno dei motivi della sicurezza di sé del Piton adulto è proprio la fiducia incrollabile che Silente ripone in lui e che Piton sa di meritarsi fino in fondo.
Le uniche volte che Piton mostra ancora insicurezza, o meglio, una certa incapacità di controllarsi (e sono occasioni molto rare, come abbiamo visto), ciò accade quasi sempre in relazione al suo passato, sia che si tratti dei Malandrini, sia che si tratti dei suoi trascorsi di Mangiamorte.
Anzi, a ben vedere, ogni qual volta la cosa riguarda il suo passato come Mangiamorte, Piton non mostra affatto insicurezza, ma appare infastidito e quasi addolorato, come se mal tollerasse l’idea di ciò che è stato e ne rimproverasse ancora e sempre se stesso.
Si noti, infatti, come più volte reagisce con fastidio e quasi dolore a determinati discorsi, stringendo o strofinando inconsapevolmente l’avambraccio sinistro, sul quale a suo tempo fu impresso il Marchio Nero(“[CUT... Parla il falso Moody] Ma io... io dico che ci sono macchie che non vengono via, Piton. Macchie che non vengono mai via, capisci quello che voglio dire?”
Piton all';improvviso fece una cosa molto strana. Si afferrò convulsamente il braccio sinistro con la mano destra, come se gli facesse male. Moody scoppiò a ridere. “Torna a dormire, Piton”. Da HP4; pag. 402, Imputaz. 2, Prova 32, Lettera F o ancora “Non pronunciare il nome dell';Oscuro Signore!” sbottò Piton.
Calò un silenzio sgradevole. I due si scambiarono un';occhiataccia sopra il Pensatoio.
“II professor Silente lo pronuncia”disse Harry piano.
“Silente è un mago di grande potere”mormorò Piton. “Se lui si sente sicuro a usare quel nome... il resto di noi... “ Si strofinò l';avambraccio sinistro, a quel che pareva inconsciamente, nel punto dove Harry sapeva che il Marchio Nero era impresso a fuoco nella pelle.
 da HP5; pag. 502).
E’ vero che Harry Potter tende ad interpretare tale reazione di Piton come una sorta di “ammissione di colpa”, ma ricordiamoci, ancora una volta, che la visione di Harry su Piton è pesantemente distorta dal suo odio personale verso il Professore.
Inoltre, in altre occasioni (sia quando lo mostra senza esitazioni a Silente, per avvisarlo tempestivamente della probabilità che Voldemort stia per risorgere, sia quando lo mostra a Caramell per convincerlo della veridicità del racconto di Harry e perché dia finalmente retta a Silente) Piton mostra di rapportarsi tranquillamente al Marchio Nero che spicca sul suo braccio sinistro.
Il che porta, usando la logica a differenza di quanto fa Harry, a presumere che Piton sia infastidito dal Marchio SOLO a causa del rimorso e del fatto che soffre molto nel portare su di sè un tale simbolo d’infamia.
Non per nulla, ciò che lo ferisce profondamente (tanto che il disagio assomiglia a dolore fisico) nel discorso del falso Moody è la constatazione che alcune “macchie” sono di natura tale che “non vengono mai via” (e per macchie è evidente che devono intendersi le colpe e i rimorsi), come se non vi fosse, al di là di ogni sforzo che Piton ha tenacemente compiuto, alcuna possibilità di fare ammenda del proprio passato e rimediare ai propri gravissimi errori di gioventù.
 
 
C) Da quanto appena affermato discende anche che Piton prende molto a cuore il proprio odierno ruolo a Hogwarts, nonché quello di spiare Voldemort affidatogli da Silente.
Di fatti, sappiamo che, sebbene i suoi metodi siano rudi e forse non propriamente ortodossi, Piton è un insegnante attento, preparato ed esigente(basti vedere che per essere ammessi alla classe di M.A.G.O. nella sua materia, è necessario aver conseguito il G.U.F.O. dell’anno precedente con il massimo della valutazione, Imputaz. 3, Prova 172, Lettera L).
Quanto Piton tenga anche al suo ruolo di spia a favore di Silente e dell’Ordine della Fenice è evidente, non solo per via dell’affermazione, già riportata (HP5; pag. 554; prova n. 143; imputazione 2), ma anche se si tiene conto della solerzia con cui Piton ha sempre svolto tale compito.
Sappiamo, infatti, per certo che, ogni qual volta c’è stata una notizia di qualche rilievo per la causa dell’Ordine, Piton si è sempre premurato di metterne immediatamente al corrente Silente (cosa che un Mangiamorte leale a Voldemort non avrebbe mai fatto).
In questo caso, gli esempi, ancora una volta, abbondano.
Fu Piton a riferire tempestivamente a Silente che il Marchio Nero, suo e di Karkaroff, stava diventando più nitido, a significare che presto Voldemort sarebbe tornato (Prova n. 1; lettera B; imputazione 2) e, in seguito, gli riferì subito anche della chiamata di Voldemort, tramite il Marchio Nero, avvisandolo, quindi, che l’Oscuro Signore era effettivamente risorto.
Fu sempre Piton ad avvisare Silente che Harry Potter stava sognando la porta dell’Ufficio Misteri del Ministero della Magia(HP5; pag. 766. Prova n. 44; lettera B; imputazione 2).
Ancora, Piton avvisò, sebbene avrebbe potuto anche non farlo, Silente e l’Ordine che Harry Potter era probabilmente diretto al Ministero, proprio all’Ufficio Misteri, consentendone il salvataggio, prima che fosse ucciso dai Mangiamorte inviati da Voldemort o dall’Oscuro Signore stesso(Prova n. 44; lettera C; imputazione 2).
Sempre Piton riferì, evidentemente con gran tempestività, a Silente di aver pronunciato il Voto Infrangibile e ciò che aveva appreso da Narcissa e Bellatrix.
Difatti, immediatamente dopo, Silente decise di assegnargli la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure, che fino ad allora gli aveva sempre negata, poiché è maledetta e nessun insegnante è mai durato in carica per più di un anno (si vedano al riguardo le deduzioni n. 552 e n. 566; Prova n. 162; Imputazione 2, nonché la deduzione 565 della Prova n. 161; Imputazione 4).
Fu ancora Piton a riferire a Silente il contenuto della conversazione avuta con Draco Malfoy, del quale tentava di scoprire i piani, proprio per conto del Preside, che veniva poi puntualmente informato.
Ciò è provato dalle parole di Silente stesso, quando Harry Potter gli riferisce a sua volta l’accaduto: “ Si tratta di Malfoy e Piton”.
“Il ProfessorPiton, Harry”.
“Sì, signore. Ho sentito la loro conversazione durante la festa del professor Lumacorno... be';, veramente li ho seguiti... “
Silente ascoltò il racconto con volto impassibile. Tacque per alcuni istanti, poi disse: “Grazie per avermelo riferito, Harry, ma ti suggerisco di non pensarci più. Non credo che sia di grande importanza”.
“Non di grande importanza?” ripeté Harry incredulo. “Professore, ha capito...?”
“Sì, Harry, dotato come sono di un cervello straordinario, ho capito tutto quello che mi hai raccontato”rispose Silente con una certa asprezza. “Credo che potresti perfino prendere in considerazione la possibilità che abbia capito più di te. Sono contento che tu ti sia confidato con me, ma permettimi di rassicurarti: non mi hai detto niente che mi provochi inquietudine. (HP6; pag. 229-230. Prova n. 42; lettera D; imputazione 4).
 
Abbiamo, dunque, un bambino e poi un adolescente emotivo, insicuro, emarginato e privo del più importante punto di riferimento, cioè la figura paterna, che negli anni, si è trasformato in un uomo sicuro di sé e delle proprie capacità (di cui spesso si mostra orgoglioso), fiero del proprio ruolo di insegnante e Capocasa, nonché di spia a vantaggio di Silente, estremamente controllato e determinato al punto di mostrare grande coraggio anche davanti al pericolo.
Né può dirsi un caso che questo Piton tanto più maturo e adulto (a prescindere dal suo carattere pur sempre, almeno esteriormente, spigoloso) sembra comparire proprio dal momento in cui l’imputato lasciò Voldemort per passare con Silente. &nbsp
Come abbiamo visto, infatti, il discorso del “cuore sul bavero” ci dimostra che, almeno per i primi tempi in cui fu un Mangiamorte, Piton era ancora un giovane problematico e insicuro. Dopo di che, come sappiamo (HP4; pag. 503. Prova n. 32; lettera A; imputazione 2), Piton, pur fingendosi ancora leale a Voldemort passò dalla parte di Silente e possiamo dire che il Preside lo prese sotto la sua ala protettrice.
 
Siamo fermamente convinti che tale cambiamento radicale in Piton sia in gran parte dovuto proprio alla vicinanza con Silente e all’influsso positivo del Preside; soprattutto riguardo alla fiducia incondizionata di quest’ultimo nell’imputato.
 
Siamo convinti, che il giovane Severus, con tutte le sue problematiche, ma anche con le sue grandi potenzialità interiori, abbia finalmente trovato in Silente proprio la figura paterna che gli era sempre mancata e da ciò abbia tratto la forza d’animo necessaria a divenire un uomo forte e sicuro di sé, conscio delle proprie capacità, fiero dei propri meriti e volenteroso di riscatto.
 
Del resto, ciò che per lungo tempo, proprio nel delicato periodo della fanciullezza e dell’adolescenza, era sempre mancato a Severus Piton è il calore degli affetti, un valido esempio “paterno” da seguire ed il rispetto e la fiducia che non gli venivano mai tributate né dagli altri, né, di conseguenza, da se stesso(ed è proprio da questo che derivavano le sue insicurezze, che ogni tanto, poiché come tutti è umano, tornano a farsi sentire, sebbene Piton abbia oggi imparato a tacitarle).
Silente, invece, dimostra in mille occasioni di provare considerazione, stima e fiducia totale in Piton, cioè gli tributa esattamente ciò di cui Piton ha sempre avuto bisogno.
Inoltre, con il suo carisma bonario, spesso affettuoso e dolce, ed un po’ paternalistico, Silente incarna perfettamente la figura paterna di cui il giovane Piton era privo.
Del resto, basti dire che Silente è visto come una sorta di “padre buono e severo” anche dalla maggior parte di coloro che lo conoscono e, in particolare, almeno da altre due persone: Hagrid e Harry fanno infatti affidamento su di lui proprio come sul padre che non hanno più.
 
Appena lasciata la scuola, con il suo pesante carico psicologico dovuto alla difficile infanzia ed adolescenza, privo di punti di riferimento, desideroso di conoscenza (tratto che non ha mai perduto, poiché ama il sapere) e di rivalsa, nonché dell’altrui considerazione e stima, Piton commise evidentemente un terribile sbaglio: vide in Voldemort e nei Mangiamorte la possibilità di mutare la propria condizione.
Poiché la maggior parte (o forse tutti) dei suoi pochi amici erano Mangiamorte, mentre i suoi “nemici” (i Malandrini) appoggiavano la fazione avversa, nulla di strano che Piton abbia creduto di fare la scelta giusta e di trovare tra le fila di Voldemort la dimensione umana di comunanza e appartenenza (nonché appunto il rispetto e la stima) fino ad allora cercata.
E’ poi assai probabile che, accecato anche dall’inesperienza e dalla giovane età e immaturità, abbia inizialmente scorto in un mago sapiente e potentissimo qual è Voldemort, il punto di riferimento paterno che gli era sempre mancato.
E’, però, del tutto evidente che, ad un certo punto, Piton ha compreso il proprio terribile errore e, spinto dal rimorso, ha scelto di passare dalla parte di Silente.
 
Non stiamo affermando che, fin dal primo momento, Piton abbia ravvisato in Silente una sorta di padre cui affidarsi con riconoscenza e da ricambiare con assoluta lealtà.
Però, di certo, in un giovane uomo con le caratteristiche psicologiche fin qui passate in rassegna, già il solo fatto che Silente fosse pronto a tendergli una mano, e fargli credito di fiducia al punto tale da proporgli di divenire la sua spia, deve aver prodotto una profondissima impressione.
 
Possiamo, inoltre, dire che Piton da Silente ha ricevuto anche una casa.
Sappiamo quanto per chiunque è importante possedere un luogo che ci appartenga, che possiamo considerare “casa” e sappiamo anche benissimo che “casa” non è un luogo in cui vivere e dormire, un mero rifugio materiale, bensì il luogo in cui risiedono gli interessi e gli affetti profondi di ognuno.
Affermare che per Piton tale luogo sia proprio Hogwarts non è azzardato, poiché di ciò abbiamo una prova lampante nel capitolo 2 del sesto libro.
La casa di Spinner’s End ci viene descritta attraverso gli occhi spassionati e del tutto obiettivi di Narcissa e Bellatrix: Erano entrati in un minuscolo salotto, che pareva un’oscura cella imbottita. Le pareti erano foderate di libri, in gran parte rilegati in vecchia pelle nera o marrone; un divano liso e un tavolo traballante erano riuniti in una pozza di luce tenue gettata da un lampadario a candele appeso al soffitto. Il luogo aveva un’aria trascurata, come se di solito non fosse abitato. Da HP6; pag. 29.
Ora, la casa di Piton a Spinner’s End ci pare un po’ più che semplicemente trascurata perché abitata di rado.
E’ pur vero che Piton vi trascorre solo il periodo estivo, ma se facciamo due rapidi ed elementari calcoli ci rendiamo conto che stiamo parlando di almeno due mesi consecutivi per quattordici anni (se contiamo solo il periodo da cui Piton, avendo cominciato ad insegnare non ha più vissuto costantemente a Spinner’s End), cioè: sessanta giorni l’anno per un totale di 840 giorni in quattordici anni, che non sono poi così pochi.
E’ vero anche che Piton ha sempre mostrato un certo gusto per ambienti scuri e un po’ “gotici” (si pensi all’arredamento del suo studio o a quello delle sue aule), ma ogni ambiente che occupa a Hogwarts è anche sempre perennemente ordinato e a suo modo confortevole, segno evidente che Piton ama l’ordine (puntiglioso com’è sarebbe strano il contrario) e un certo tipo di comodità.
Invece, nella sua casa babbana, ben poco rispecchia questo tratto distintivo della sua personalità, se non i moltissimi libri, l’illuminazione fioca e il fatto che, evidentemente, deve aver modificato la casa perché perdesse il suo lato babbano (si pensi al lampadario a candele, così incongruo, altrimenti, in un ambiente babbanissimo come una casa in una palazzina di un quartiere operaio londinese).
Se un minimo di trascuratezza ha senso in ragione del tempo limitato che Piton trascorre in quella casa, vi sono invece deiparticolari che dimostrano un’incuria totale, ingiustificata.
Ad esempio la poltrona è lisa e il tavolo traballa.
Considerato che, ad un mago, basta un colpo di bacchetta per rivestire a nuovo un divano e sistemare la gamba di un tavolo, vi pare normale che Piton non abbia mai compiuto due operazioni tanto semplici e non dispendiose di energia?
Voi, egregi giurati, lascereste in quelle condizioni i vostri mobili, solo perché li usate appena due mesi all’anno?
No, nessuno che tenga davvero alla propria casa e a ciò che contiene si comporterebbe così (pensate a come Lumacorno adatta a se la villetta che occupa abusivamente, quando non è nemmeno sua e sa che non ci vivrà a lungo. A maggior ragione, ciascuno cura una casa che ama).
Piton non fa assolutamente nulla per porre rimedio alla decadenza e all’usura del suo appartamento a Spinner’s End, perché non tiene minimamente a quelle quattro mura; non le considera davvero “casa sua”, perché la sua vera casa è Hogwarts.
Del resto, per quale motivo Piton dovrebbe tenere a quell’appartamento in cui, fin da bambino piccolo (come abbiamo visto dai suoi ricordi) non è mai stato felice e che gli porta alla mente ricordi tristi o perfino traumatici? Nessuno.
Severus Piton non ha nessun motivo di considerare “casa” Spinner’s End, ma ne ha moltissimi per dare tale nome a Hogwarts.
 
Piton ha avuto lunghi anni per conoscere Silente, standogli accanto(almeno quindici anni, anche se contiamo solo dalla caduta di Voldemort a quando questi risorse, ma si tenga conto che, già prima che l’Oscuro Signore sparisse, Piton, era passato a Silente, da un tempo che ci è impossibile quantificare con precisione assoluta).
Lunghi anni in cui, come abbiamo visto, il carattere di Piton, sia pur esteriormente identico, è profondamente cambiato.
Lunghi anni in cui tra Piton e Silente non può che essersi instaurato un legame profondissimo (ben più stretto di quello formale tra Preside e Professore).
Un legame fatto di stima, fiducia e rispetto reciproci, totali e incondizionati, di cui abbiamo in più di un’occasione la prova certa.
Silente per primo non fa che ribadire continuamente il suo rispetto per Piton (ad esempio rimproverando sempre, perfino in momenti in cui ciò non è esattamente diplomatico, Harry Potter, quando omette il titolo di Professore davanti al nome di Piton. Un esempio per tutti in HP6; pag. 229. Prova n. 42; lettera D; imputazione 4) e la completa fiducia che ripone in lui (Prova n. 32; imputazione 2 e prova n. 42; imputazione 4).
Né, Silente esita minimamente nel difendere, con grande vigore Piton(di cui in altre occasioni, come ad esempio riguardo al rancore per i Malandrini, si mostra lucido nell’affermare i difetti) perfino quando Harry lo accusa di aver causato la morte dei suoi genitori rivelando la profezia a Voldemort ("Non hai idea del rimorso che provò il professor Piton quando capì come Lord Voldemort aveva interpretato la profezia, Harry. Credo che sia il rimpianto più grande della sua vita e la ragione per cui tornò... "
"Ma lui è un ottimo Occlumante, vero, signore?" lo interruppe Harry, con la voce tremante per lo sforzo di mantenerla calma. "E Voldemort non è forse convinto che Piton stia dalla sua parte, anche adesso? Professore... come fa a essere sicuro che Piton stia con noi?"
Silente non parlò per un attimo; sembrava che cercasse di prendere una decisione. Infine rispose: "Ne sono sicuro. Ho PIENA FIDUCIA in Severus Piton".
Harry respirò a fondo per qualche istante, tentando di calmarsi. Inutile.
"Be';, io no!" gridò come prima. "Sta tramando qualcosa con Draco Malfoy in questo stesso momento, proprio sotto il suo naso, e lei continua..."
"Ne abbiamo già parlato, Harry" ribatté Silente, di nuovo inflessibile. "Ti ho detto la mia opinione".
CUT
"Non desidero discuterne oltre".Da HP6; pag. 498-499. Prova n. 32; lettera L; imputazione 2).
Si noti come, anche in questo delicatissimo frangente (Harry è sinceramente sconvolto per quanto appena appreso), Silente, solitamente fin troppo comprensivo e docile con il ragazzo, si mostri alla fine perfino irritato dalla discussione.
 
Piton,come abbiamo visto in precedenza, fa altrettanto: difende sempre Silente e si fida di lui.
Piton rimarca la sua totale fiducia in Silente, ribattendo al finto Moody che non crede minimamente che Silente gli abbia ordinato di perquisire il suo ufficio(HP4; pag. 402; prova n. 32; lettera F; imputazione 2 e prova n. 92; lettera N; imputazione 4).
Inoltre, Piton difende Silente, ogni volta che questi viene ingiustamente accusato o denigrato.
Si pensi all’ostracismo che Piton, come gli altri membri del corpo docenti, fieramente oppone a Dolores Umbridge, ostacolandola più volte, o a come interviene a convincere il testardissimo Caramell che non vuole ascoltare Silente, dopo che Voldemort è risorto (mostrandogli, come sappiamo il Marchio Nero. HP4; pag. 603. Prova n. 1; lettera A; imputazione 2).
Abbiamo poi due esempi ancora più evidenti di come Piton scatti in difesa di Silente ogni volta che questi viene “attaccato”.
Nel primo caso, al quarto anno, Piton da una rispostaccia a Karkaroff, il quale ha appena insinuato che Silente ha imbrogliato per avere due campioni iscritti al torneo:“Eravamo convinti che la tua Linea dell';Età dovesse tenere alla larga i concorrenti più giovani, Silente” disse Karkaroff, il sorriso
gelido ancora al suo posto, anche se i suoi occhi erano più freddi che mai. “Altrimenti, è ovvio, avremmo portato una più ampia delegazione di candidati dalle nostre scuole”.
“Non è colpa di nessuno se non di Potter, Karkaroff” intervenne Piton a bassa voce. I suoi occhi neri ardevano di malevolenza. “Non incolpare Silente per l';ostinazione che Potter dimostra nell';infrangere le regole. Passa i limiti fin da quando è arrivato qui...”
“Grazie, Severus” disse Silente con decisione, e Piton tacque, anche se i suoi occhi scintillavano maligni attraverso lo schermo degli unti capelli neri.(HP4; pag. 237. E’ interessante notare, quanto, anche in questo caso, la prospettiva di Harry Potter riguardo a Piton sia distorta dall’antipatia personale. Di fatti, è del tutto ovvio che Piton, sebbene non risparmi a Harry una delle sue solite frecciatine - per altro, giustissima, poiché il Professore è convinto che sia stato Potter a mettere il proprio nome nel Calice di Fuoco – non indirizzi, come Harry crede, il suo evidente malanimo verso l’allievo, bensì ce l’abbia con Karkaroff).
E’ degno di nota, riguardo a questo episodio, anche l’atteggiamento di Piton, che, una volta tanto, non è minimamente controllato. Piton è in collera (si parla di “malevolenza” e scintillio maligno degli occhi, solitamente freddi, bui e impenetrabili) e non fa nulla per nasconderlo.
Evidentemente, che si oltraggi Silente è cosa che Piton non tollera al punto tale da essere uno dei motivi per cui (e la cosa, ribadiamolo, è rarissima) derogare al suo usuale, ferreo autocontrollo e portare, una volta tanto, il cuore sul bavero.
Vi è poi il secondo e ancor più emblematico caso: Piton difende la reputazione di Silente addirittura dinnanzi a Bellatrix Lestrange.
Sebbene Piton menta spudoratamente a Bellatrix per tutto il tempo(si veda sempre la deduzione n. 568 ; prova n. 37 ; imputazione 2), quando la Mangiamorte tenta di negare la grandezza di Silente come mago, l’imputato, in tono canzonatorio, ma anche perentorio le ribatte che si sbaglia (“[…] Silente è stato un grandissimo mago... oh, sì, lo è stato” (perché Bellatrix aveva fatto un verso sarcastico), “anche il Signore Oscuro lo ammette. […]”. HP6; pag. 37).
Inoltre, solo per riguardo a Silente, Piton è disposto a piegare la sua ormai orgogliosissima natura, vincendo almeno in parte i gravi rancori del passato (che non hanno mai smesso di tormentarlo) al punto di stringere pubblicamente la mano a Sirius Black, cioè proprio a colui che tentò in gioventù di ucciderlo, facendolo sbranare da Lupin e che tante volte lo torturò con i suoi pesanti scherzi ed insulti nell’adolescenza (‘Lui!’ ringhiò, fissando Sirius, il cui volto esprimeva altrettanto disgusto. “Che cosa ci fa qui?”
“E” qui dietro mio invito” spiegò Silente, spostando lo sguardo dall';uno all';altro, “come te, Severus. Ho fiducia in tutti e due. E'; ora che mettiate da parte i vecchi dissapori e vi fidiate l';uno dell';altro”.
Per Harry, Silente chiedeva quasi un miracolo. Sirius e Piton si squadravano con il più profondo disprezzo.
“Per il momento, mi basterà” disse Silente con un filo d';impazienza “che evitiate ogni aperta ostilità. Stringetevi la mano. Ora state dalla stessa parte. Abbiamo poco tempo, e se i pochi che sanno la verità non restano uniti, non c';è speranza per nessuno di noi”.
Molto lentamente - ma senza smettere di scrutarsi torvi, come se ognuno augurasse all';altro ogni male - Sirius e Piton avanzarono e si strinsero la mano. Si separarono molto in fretta.
“Per andare avanti questo basterà” disse Silente. Da HP4; pag. 606. Prova n. 32; lettera E; imputazione 2).
Piton continua a disprezzare Black, perché questi rappresenta le sofferenze e le ingiustizie della sua adolescenza, ma, sia pur di mala voglia, per Silente è disposto anche a un gesto per lui così poco naturale e certamente sofferto.
 
Dunque, fra Severus Piton e Albus Silente si è andato creando, negli anni, un rapporto molto stretto, di fiducia, stima e amicizia profonda, tale che i due sono sempre pronti a spalleggiarsi a vicenda (e non è un caso che Silente non abbia mai nemmeno contestato i rigidi e particolari metodi d’insegnamento del Professor Piton), ogni volta che questo è necessario e a difendersi l’un l’altro in ogni occasione. Non per niente, le poche volte che Silente si mostra irritato con il suo pupillo Harry, ciò accade sempre quando Potter mette in dubbio la lealtà di Piton. Allora, Silente, non nasconde la propria irritazione e ribadisce per la millesima volta che ha “piena fiducia in Severus Piton”. Frase questa che ricorre più volte in sei i libri. Inoltre, sia Piton che Silente si mostrano spesso irritati quando qualcuno osa mettere in discussione uno dei due di fronte all’altro.
 
Di più, in sei libri, vediamo Silente e Piton litigare soltanto in un’occasione, segno evidente che, solitamente i due vanno perfettamente d’accordo.
Tra l’altro, il litigio tra i due nella foresta – udito casualmente da Hagrid (si veda la prova n. 75; imputazione 4 e relative deduzioni. HP6; pag. 372-373) – fu a nostro avviso dovuto proprio al rifiuto opposto da Piton all’ordine di uccidere Silente che il Preside intendeva fargli accettare (come ampiamente motivato e spiegato nelle deduzioni richiamate).
Salvo questo episodio, Piton e Silente non hanno mai avuto screzi.
 
Noi riteniamo che un uomo col carattere, le problematiche psicologiche e il vissuto che abbiamo delineato non tradirebbe mai colui in cui vede il padre e la guida che gli sono sempre mancati.
Siamo certi che Piton non abbia mai tradito la fiducia profonda che Silente riponeva in lui, poiché tale fiducia era ed è estremamente preziosa per una persona come lui, dal momento che rappresenta per Piton tutto ciò che sempre ha desiderato ottenere: stima, rispetto, affetto e certezze.
Riteniamo che Severus Piton non avrebbe e non abbia mai tradito colui cui doveva tutto: una posizione rispettabile, una seconda opportunità, un modo per riscattare le proprie colpe, libertà, fiducia in se stesso, un luogo da considerare “casa”, perfino un carattere più forte.
 
Riteniamo che Severus Piton non abbia mai nemmeno preso in considerazione l’idea di tradire Silente volgendo la propria lealtà a Voldemort (il quale, come tutti gli altri, eccetto Silente, non ha mai fatto altro che usarlo, senza mai mostrare in lui vera stima, né un briciolo di fiducia. Tant’è che non si rivelò a Piton, quando era nel corpo di Raptor), perché farlo avrebbe significato, non solo tradire la persona a lui più vicina e cara, ma anche e soprattutto tradire se stesso: colui che Piton, anche grazie a Silente è riuscito a diventare.
 
Per Piton, tenuto conto del suo complesso profilo psicologico fin qui tracciato, tradire Silente sarebbe stato, oltre che un gesto di profonda slealtà e ingratitudine, anche un gesto totalmente illogico e privo di senso.
 
Per questo, riteniamo che Albus Silente aveva pienamente ragione di fidarsi così incondizionatamente di Severus Piton e che l’imputato non sia mai stato, se non nei suoi brevi e folli giorni di gioventù, un Mangiamorte, bensì che sia sempre stato una lealissima spia al servizio del vecchio Preside e dell’Ordine della Fenice.
Un collaboratore talmente legato e affezionato al suo paterno mentore da soffocare il dolore del proprio cuore e, con immenso coraggio (“Mi uccida, allora” ansimò Harry. Non provava paura, ma solo rabbia e disprezzo. “Mi uccida come ha ucciso lui, vigliacco... “
" NON.." urlò Piton, e il suo viso si fece all';improvviso folle, disumano, come se provasse tanto dolore quanto il cane che guaiva e ululava rinchiuso nella casa incendiata alle loro spalle,"CHIAMARMI VIGLIACCO!".Da HP6; pag. 546. Prova n. 50; imputazione 4 e relative deduzioni) obbedire agli ordini di Silente al punto di ucciderlo su suo comando.
 
Web  Top
1 replies since 25/4/2007, 18:28   184 views
  Share