Titolo: Son mali di stagione
Autore/data: Ele Snapey - Marzo 2024
Tipologia: one-shot
Rating: per tutti
Genere: Generico
Personaggi: Severus, Minerva, Poppy Chips
Pairing: nessuno
Epoca: 2° anno
Avvertimenti: nessuno
Riassunto: Quest’anno l’influenza è particolarmente fastidiosa e ha colpito un po’ tutti…
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I personaggi originali, i luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
Son mali di stagione
Lo sguardo è in fissa già da qualche istante sulla parete frontale, quella su cui è appesa la natura morta realizzata in stile classico e abbellita da una spessa cornice di legno dorato.
Quando si riscuote sposta l’attenzione sul ripiano del comodino sopra cui sembrano essere germogliati altri contenitori.
Li passa in rassegna. All’ampolla trasparente, in cui indugia un triste residuo di spremuta di arancia e zucca, si sono aggiunti un paio di flaconcini di vetro scuro; seguono il bicchiere che ospita una malinconica cannuccia ripiegata su sé stessa e due bottigliette d’acqua.
Sfila il termometro dalla bocca e osserva la temperatura.
- Trentotto e mezzo… - Sospira, affranto.
Due colpetti alla porta, seguiti dal tono discreto di una voce familiare.
- Severus… siamo noi.
L’uscio si apre prima ancora che possa dare il proprio benestare all’ingresso di un’impettita professoressa McGranitt e di Poppy Chips; l’infermiera - le mani occupate da una caraffa piena di liquido brillante – marcia decisa verso il comodino di destra, mentre la vice preside raggiunge quello di sinistra reggendo un contenitore pieno a metà di liquido fumante.
– Ti abbiamo portato un altro po’ di spremuta e del Decotto Tiramisù appena preparato da Poppy.
Il mago le osserva, torvo, mentre l’una versa nel bicchiere il contenuto della brocca e l’altra gli sistema i cuscini dietro la schiena con fare efficiente.
- Come va?
- Domanda di riserva? - Brontola lui, funereo.
Minerva non fa una piega, passando alla sistemazione dei libri impilati in modo casuale sul comodino.
Intanto la Chips controlla il termometro e scuote la testa.
– Ne avrà ancora per qualche giorno, temo.
- Non credo proprio. – Ribatte, scontroso.
- La febbre è ancora un po’ alta, meglio non rischiare. – Ribadisce Poppy rivolta direttamente alla vice preside.
- Lo penso anch’io. Quest’anno l’influenza è particolarmente aggressiva. – Annuisce Minerva.
- Desumo che la mia opinione non conti. – Si inserisce lui, infastidito.
- No se consiste ancora nel ribadire che ti senti meglio e puoi riprendere le lezioni. – Ribatte McGranitt, impietosa.
- Ho trascorso gli ultimi due giorni a letto: mi sembra possano bastare!
- E a letto ci rimarrà tutta la settimana se la temperatura non si abbassa. Si rassegni, professor Piton. – Sentenzia laconica Chips, con espressione compiaciuta.
- Scommettiamo che non andrà così, Poppy? – Replica il mago, lanciandole un’occhiata incandescente.
McGranitt si affretta ad anticipare la risposta tagliente dell’infermiera sedendosi sul bordo del letto e, mentre accomoda con cura il risvolto del lenzuolo, l’austerità del volto si stempera in un barlume di sorriso.
– Su, su, Severus, cerca di stare tranquillo. – Mormora, conciliante, ben sapendo come sia abbastanza inutile sperare nella sua arrendevolezza. Se già è difficile trattare con il Severus sano, figuriamoci con quello influenzato.
– Son mali di stagione! Può capitare a chiunque di doversi mettere a letto in questo periodo. Si tratterà solo di aspettare qualche giorno. E’ necessario perché tu possa riprenderti completamente.
- No, Minerva, non nella settimana in cui devo assegnare le verifiche e preparare le prove scritte per i G.U.F.O.
- Non ti preoccupare, vedremo di sistemare tutti i tuoi impegni. Intanto stiamo provvedendo a trovare chi ti sostituirà in classe.
- Stia sereno, la professoressa Cooman ha già dato la sua disponibilità. – Si intromette Chips, con fare sollecito.
-- Per tutti i Gargoyle! Che…
Chi?! – Il mago scatta come una molla, fulminando l’infermiera.
- Ehm… no, niente, niente… Albus sta ancora vagliando diverse soluzioni. – Interviene precipitosa la vice preside, indirizzando all’altra un’occhiataccia: - Poppy non dovevi andare a “sbrigare quella faccenda”?
- Quale faccenda?
-
La faccenda di cui ti parlavo prima. - Sottolinea, con sguardo eloquente, indicando l’uscita.
- Oh sì, certo,
quella faccenda. - Perfetto, cara. E chiudi bene la porta, grazie. – Gli occhi della vecchia insegnante seguono l’infermiera in attesa di vederla uscire silenziosamente dalla stanza.
Quindi riporta l’attenzione sul giovane che ha abbandonato di nuovo il capo sul cuscino.
Severus la fissa corrucciato dal suo punto di osservazione, le iridi cupe, lucide di febbre, il volto livido sul quale inizia a risaltare un’ombra di barba non fatta.
E’ da lì che Minerva riprende il discorso, reprimendo l’istinto di posare una carezza su quel viso segnato dall’espressione troppo seria.
- Vuoi che mandi un elfo a darti una mano per raderti?
– No, grazie. Posso farlo da solo.
- E’ meglio che non ti affatichi, almeno i primi giorni.
- Non vedo che cosa ci possa essere di così faticoso nel radersi. – La risposta è brusca, carica di sarcasmo. Minerva non si dà per vinta.
- Non dovresti stare in piedi a lungo, la febbre è ancora abbastanza alta e…
- Sono stufo marcio di starmene sdraiato in questo letto… – Sbotta lui, interrompendola: - ormai lo odio; e odio le pareti, i quadri, i comodini, le sedie e tutto quanto di questa maledetta stanza!
- Ma sei stato tu ad insistere per stare qui, piuttosto che nell’ala dell’infermeria riservata agli…
-
Non ci provare. Non provare anche a farmi sentire responsabile di tale, intollerabile condizione, dopo che in questi ultimi giorni non avete fatto altro che trattarmi come
un idiota, incapace di badare a sé stesso. – La voce si è ridotta a poco più di un sussurro aspro, ma riesce comunque a sovrastare il debole tentativo di replica.
Minerva si irrigidisce, scattando in piedi come punta da un insetto.
- Ti assicuro che mio… nostro intento era semplicemente quello di prenderci cura di te in un particolare momento di necessità. E puoi star certo che non mi è mai passato per la testa che ciò potesse offendere la tua dignità.
La donna fa una pausa in cui riprende meccanicamente a sistemare i libri che aveva già messo in ordine, cercando al tempo stesso di placare i pensieri.
- Ti devo confessare di sentirmi molto amareggiata.
Nella stanza è calato un silenzio teso.
Dopo qualche attimo torna ad osservarlo: ha chiuso gli occhi, la bocca è ridotta a una linea sottile, il suo petto si solleva piano sotto le coperte.
La vecchia insegnante lascia scappare un sospiro, poi si avvia senza far rumore verso la porta accompagnata dal fruscio discreto della veste.
Posa la mano sul battente e sta per uscire, quando il timbro profondo della sua voce la ferma.
- Perdonami…
McGranitt rimane qualche secondo immobile sulla soglia, indecisa se oltrepassarla e andarsene o tornare sui propri passi.
– Ora puoi sentirti autorizzata a trattarmi da idiota, dal momento che mi sono comportato come tale.
La donna si gira a guardarlo: ha ancora le palpebre abbassate, ma le labbra sono sfiorate da un sorriso appena accennato in cui affiora una punta di insolenza.
E a quel punto cede.
- Lo sai di riuscire a essere, a volte, enormemente insopportabile, vero? Ammettilo! – Esclama, con il dito puntato, rimettendosi a sedere sul bordo del letto.
L’uomo apre gli occhi e le dedica una lunga occhiata.
– A volte?
– Mi correggo:
molto spesso!- Ma io sono malato. – Il suo tono è contrito e ironico al tempo stesso, lo sguardo sottile.
La donna sorride, protende la mano e gli accarezza il volto, lasciando libero l’impulso che aveva trattenuto poco prima.
– Perciò mi prometti che te ne starai qui tranquillo al caldo ancora per qualche giorno, senza più lamentarti, preoccuparti o dare in escandescenze, e lascerai che per una volta il mondo continui a girare anche senza di te?
Severus appoggia delicatamente la propria mano su quella un po’ avvizzita che indugia ancora sulla sua guancia; quindi contempla per qualche secondo il viso, solcato da rughe sottili, proteso verso di lui.
- D’accordo… - Mugugna infine: - ma a una condizione.
Minerva ricambia lo sguardo un po’ accigliata, ma è già disposta a scendere a patti.
–
Niente più Decotto Tiramisù di Poppy. – Mormora il mago, con accento cospiratorio.
La vice preside lo osserva per un istante, sorpresa. Quindi scoppia a ridere.
- Promesso. – Acconsente, continuando a ridacchiare.
Poi si alza, sceglie uno dei volumi impilati sul comodino e lo apre alla pagina in cui è riposto il segnalibro. Gli rivolge un’occhiata incuriosita.
– Stai leggendo “Il Libro delle Ombre”?
– Lo avevo già letto tempo fa, ma è sempre interessante da riprendere.
– Posso farti un po’ di compagnia?
– Mi farebbe piacere.
Lei si accomoda sulla sedia accanto al letto, iniziando quietamente a raccontare il contenuto del capitolo, e mentre il timbro pacato della sua voce gli giunge sempre più ovattato la natura morta incorniciata sulla parete di fronte sfuma pian piano davanti agli occhi.
Finalmente si sente avvolgere da una piacevole sensazione di certezza che tutto tornerà al suo posto nel giro di pochi giorni: basterà solo avere un filo di pazienza.
In fin dei conti, son mali di stagione.
Edited by Ele Snapey - 7/3/2024, 16:34