Il Calderone di Severus

Anto67 - Rivelazioni, Tipologia: one-shot - Rating: per tutti - Genere: Introspettivo/Generico - Personaggi: Severus Piton, Hermione Granger - Pairing: nessuno - Epoca: 7° anno - Avvertimenti: nessuno

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view post Posted on 15/4/2023, 15:45
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Titolo: Rivelazioni

Autore/data: Anto_67 – prima stesura febbraio 2022 / pubblicazione marzo 23
Beta reader: Ele, Gabry, Manu, Monica … insomma le Beauxbatons!
Tipologia: one-shot
Rating: per tutti
Genere: Introspettivo/Generico
Personaggi: Severus Piton, Hermione Granger
Pairing: nessuno
Epoca: 7° anno
Avvertimenti: nessuno

Riassunto:
“….Ma io e te, ci incontriamo nella mente e nessuno ci sente ….” Pino Daniele

Nota: Storia scritta fuori concorso, ma con gli elementi di febbraio della sfida Tremaghi, nell’ambito della “15 anni con Severus”.

Nota 1: Grazie alle mie fate madrine, le ragazze Beaubatons, che mi hanno rassicurato, aiutato, assistito, spronato e dato fiducia e a Cate che lesse questo racconto tanto tempo fa e mi diede i primi consigli ed il suo supporto.

Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I personaggi originali, i luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.

***

Un lieve fruscìo si insinuò nell’orecchio di Hermione che si ritrovò seduta sul letto come spinta da una molla.
Il cuore le batteva forte nelle tempie producendo un suono assordante, mentre tutti i sensori sottopelle erano allertati e trasformati in ricettori.
Trascorsero alcuni minuti in cui rimase immobile ed in ascolto: la casa era immersa nel silenzio.
Dall’esterno provenivano i suoni attutiti delle voci delle persone che vagavano nella notte estiva e la luce fioca ed intermittente di un lampione guasto trapelava attraverso le fessure delle ante della finestra.

L’estate era calda e asciutta, ma nella casa Black l’umidità non era stata sconfitta: nonostante il minuzioso lavoro di pulizia svolto proprio in quella giornata da lei, Ron e Kreacher era rimasto nell’aria quel sentore di muffa che si impossessa dei locali chiusi finché non sono completamente sventrati e riattati. Con il permanere nella casa, l’odore, che all’inizio le era sembrato insopportabilmente sgradevole, era alla fine diventato tollerabile e nessuno di loro ci faceva ormai quasi più caso.

Si era trattato di un sogno si convinse Hermione o di scricchiolii di cui quell’appartamento era pervaso, visto l’arredamento ormai vetusto e logoro. Ora era sveglia e il sonno pareva averla abbandonata. La prova che li aspettava l’indomani era sfidante e fonte di ansia: si sforzò di non pensarci e di concentrarsi nell’esame degli avvenimenti dell’intensa e faticosa giornata appena trascorsa.

Finalmente, nel ripulire la casa, si era imbattuta in una camicia da notte da lavare ed indossare.
Le risuonavano nella mente le parole della mamma che la invitavano a non coricarsi con gli abiti della giornata, neppure quando era stanca morta.
“Hermione! Solo i vagabondi dormono con i vestiti indosso: la notte richiede i suoi abiti, solo così puoi riposare bene” la voce ferma, ma carezzevole echeggiava nella sua mente come se l’avesse udita quella sera stessa.
Sentiva nostalgia delle cure della mamma con cui spesso battibeccava quando vivevano insieme e delle pacate attenzioni di suo padre, per cui era sempre stata una principessa, la sua principessa. Ora non si ricordavano più di lei, grazie all’incantesimo a cui li aveva sottoposti per proteggerli: se qualcosa fosse andato storto, non avrebbe nemmeno potuto avere il conforto di sapere che sarebbe vissuta per sempre nel loro ricordo.

Scacciò il pensiero triste ammirando la camicia da notte in seta che aveva scovato in uno dei cassetti di un antico comò intarsiato: era raffinata, di seta ecrù, lunga quasi fino ai piedi. Chissà a chi era appartenuta … non poteva pensare che un indumento così raffinato avesse potuto far parte del guardaroba della iraconda signora Black! Si ritrovò a sorridere … si sentiva davvero una principessa in quel momento! E che diamine, tra pochi giorni avrebbe compiuto diciotto anni e a quell’età le sue coetanee normalmente spendevano gran parte del loro tempo ad occuparsi del loro aspetto e del proprio abbigliamento. Certo, lei era sempre stata diversa, Hermione la studiosa, la razionale, l’informata, la tenace sempre un passo avanti agli altri quando si trattava di affrontare un problema, mai stanca, mai rinunciataria: in quel momento, tuttavia, si concedeva di sentire il peso dell’impresa nella quale si stava dibattendo e che l’indomani l’avrebbe messa di nuovo a dura prova.
Si voltò a guardare Ron immerso nel sonno: invidiava quel suo dormire ancora da bambino, profondo, totalizzante. I suoi sonni erano stati sempre leggeri e la sua pelle pronta a cogliere qualsiasi vibrazione nell’aria.

Pensò che una puntatina in bagno sarebbe stata necessaria per provare a riaddormentarsi.
Silenziosamente scivolò fuori dalle lenzuola illuminando il cammino con la fievole luce in cima alla bacchetta. Harry dormiva nella stanza di Sirius: lentamente aprì la porta e lo vide sopraffatto dalla stanchezza in un sonno di piombo. Quando era reduce, come quella sera, dalle crisi di dolore causate dalla cicatrice sulla fronte, rimaneva in un primo momento in preda ad un’eccitazione nervosa che poi lasciava spazio ad un’infinita spossatezza. Il respiro era pesante, la bocca aperta e le gote arrossate: Hermione provò una stretta al cuore nel vedere il suo più grande amico così provato da un destino più grande di lui. Accostò pian piano la porta sollevandola leggermente per non farla cigolare, sfuggì soltanto un lieve gemito capace di scatenare un’ondata di brividi sul suo corpo, ma che non raggiunse le orecchie di Harry.

***

Quando Hermione aprì la porta del bagno per tornare a letto, la bacchetta rimase sul bordo della vasca da bagno: erano giorni ormai che erano a Grimmauld Place e dopo i primi momenti di grande attenzione ed apprensione, ora era subentrata una certa rilassatezza visto che non c’era stato alcun tentativo di intrusione nell’appartamento. Anche i Mangiamorte messi a guardia della casa, di cui scorgevano la presenza nella piazzetta antistante il palazzo, parevano essere costantemente distratti, intenti a stupidi giochi per passare il tempo.

Uscendo dal locale debolmente illuminato dalla luce esterna dei lampioni al corridoio immerso nel buio, perse per un attimo la percezione delle immagini. Ci volle qualche secondo per mettere a fuoco nell’oscurità un volto pallido in cui spiccavano due occhi profondi come la notte intenti a fissarla. Non ebbe la forza o la possibilità di urlare, le iridi nere la tenevano avvinghiata e stregata. Non era in grado di comprendere quale incantesimo la stesse immobilizzando senza farla cadere, forse Immobilus o Impedimenta o forse entrambi in un mix calibrato e apparentemente delicato: era lì, nello specchio della porta, immobile e incapace di qualsiasi azione, ma assolutamente presente a se stessa.
Nel trascorrere di pochi secondi la sua mente percorse mille pensieri, comprese quel che a volte aveva sentito dire da chi si era trovato difronte ad un pericolo mortale: riconoscendo immediatamente l’uomo che aveva davanti, vide scorrere come in un film i momenti della sua vita in cui il professore era stato presente.

Ricordò quegli stessi occhi che ora la fissavano, il giorno del suo arrivo a Hogwarts, quando era stata smistata a Grifondoro dal Cappello Parlante. Si sentì rabbrividire al ricordo dello sguardo che posandosi su di lei l’aveva trafitta e terrorizzata.
Vide le fiamme che si sprigionavano dalla profondità delle pupille nere di pece quando la redarguiva per essere una “so tutto io” con quella voce vellutata che sapeva diventare una lama tagliente. Percepì, come fosse allora, il nodo alla gola, il bruciore delle lacrime che si accumulavano agli angoli degli occhi offuscandole la vista, il fuoco che le scottava le gote.

D’improvviso, l’immagine della “E”, il voto massimo che si poteva ottenere e che il professore le aveva attribuito in occasione del GUFO, scacciò tutti gli altri pensieri.
Piton non le aveva mai negato i voti che meritava.

Le apparvero le scene della partita di Quiddich, Piton che mormorava incantesimi mentre Harry rischiava di essere disarcionato dalla scopa: vide se stessa nel tentativo di neutralizzarne l’azione, ma presto prese il sopravvento la voce di Harry che echeggiava nelle sue orecchie mentre informava lei e Ron di come fosse stato proprio lui, il professore di Pozioni, a salvarlo, sconfiggendo gli incantesimi di Raptor.
Ed ancora, si affacciò alla sua memoria il professore mentre ingannava la Umbridge per sottrarre Harry dalla somministrazione del Veritaserum che non gli avrebbe concesso scampo.

L’individuo contro il quale Malocchio Moody aveva predisposto una serie di incantesimi, volti a tenerlo lontano da quella casa, le stava difronte. Ora riconduceva il fruscìo percepito al dissolversi del Polveroso. Tuttavia, senza riuscire a spiegarsi il perché, non aveva paura: era il suo professore, non poteva farle del male. La vera natura della Umbridge, al contrario, le si era palesata immediatamente: non l’aveva mai considerata un’insegnante, un’educatrice, ma solo un’ottusa e malvagia serva del potere. Piton no, e fino alla morte di Silente ne aveva spesso preso le difese, quando Harry e Ron si erano scagliati contro di lui.

Hermione sentiva che Piton stava leggendo la sua mente, era il più grande in quest’arte rara: avrebbe voluto essere stata lei la sua allieva, avrebbe appreso quella tecnica complicata, non come Harry che se ne era sempre disinteressato. Curiosa e caparbia com’era, aveva acquisito qualche nozione sul tema documentandosi sui pochi testi che trattavano l’argomento e decise di provare a resistere.
I loro occhi continuavano ad essere agganciati e finalmente la fanciulla si chiese che cosa Piton ci facesse davvero in quella casa. Avrebbe potuto ucciderli o lasciare che i Mangiamorte li portassero dal Signore Oscuro, ma lui, invece, era lì, nel buio, a fissarla.
Lo sforzo di occludere la sua mente al potente mago che la fronteggiava esauriva le sue energie, vide un accenno di sorriso ironico sulle labbra del suo avversario e percepì che le forze iniziavano ad abbandonarla. Alcune gocce di sudore le scesero ai lati del viso.

***

Piton era entrato nella casa neutralizzando senza problemi il Polveroso, ma non era riuscito ad evitare la privazione della voce: riteneva Malocchio Moody prevedibile, invece aveva dovuto constatare che ciò non era completamente vero. Tuttavia, il problema della voce era facilmente ovviabile poiché non necessitava di proferire verbo per innescare gli incantesimi. Conosceva bene l’iraconda madre dei Black nel ritratto e riuscì a farla continuare a dormire dietro la tenda.

La casa era immersa nel buio, ma aveva scorto una lama di luce insinuarsi sotto una porta e si era appostato fuori per poter neutralizzare la reazione della persona presente all’interno.
Si era trovato di fronte miss Granger.
La teneva incatenata con un incantesimo delicato, che non aveva avuto la necessità di pronunciare, a metà tra l’Immobilus e l’Impedimenta: non le consentiva alcuna azione o di emettere alcun suono, ma la teneva vigile. Aveva necessità che fosse in quello stato per poter leggerle la mente.
Pensò che Miss Granger era il miglior incontro che potesse capitargli, oltretutto la trovò con le difese abbassate, senza bacchetta magica e di ciò si stupì. In un altro frangente l’avrebbe redarguita duramente.

Vedeva scorrere i pensieri della sua allieva: l’arrivo a Hogwarts … si ritrovò a sovrapporre i suoi ricordi di quel giorno. Era teso, l’arrivo del figlio di Potter a Hogwarts lo rendeva di pessimo umore, riviveva la stessa ansia che lo aveva assalito e che si era angustiato di provare e di non saper gestire. La ragazzina dai folti capelli bruni e con i denti più grandi del dovuto aveva attirato la sua attenzione in cerca di distrazione dal pensiero fisso e dalla carica emotiva che Harry Potter recava con sé. Il passato lo assaliva e lo faceva sussultare. Aveva udito il Cappello Parlante decretare anche per lei, come per Potter e per Lily in quel lontano giorno: Grifondoro! Quando si era avvicinata al tavolo della sua casa la fanciulla aveva voltato il visino di bimba verso il tavolo degli insegnanti e quei due occhi di cerbiatta avevano incrociato i suoi, fiammeggianti di ricordi dolorosi.
Era promettente la piccola Sanguemarcio. Come poteva la sua mente proporgli ora il termine che era stato l’inizio della sua sciagura! Eppure, in quel momento così poco opportuno il passato tornava a visitarlo.

Non aveva mai negato a Miss Granger i voti che si meritava, anche se non aveva mai perso l’occasione di umiliarla davanti a tutti, lei, la più dotata tra i suoi allievi. Fin dal primo anno della piccola Grifondoro a Hogwarts era stato colpito dall’intelligenza pronta e vivace di cui la natura le aveva fatto dono e dalla tenacia e dall’impegno che le consentivano di raggiungere qualsiasi risultato. Rispetto alla media dei suoi compagni brillava di luce sua propria, soprattutto rispetto a coloro che avrebbero avuto, a differenza sua, le carte in regola e i requisiti per essere i migliori.

Nonostante i loro occhi fossero incatenati, Piton intravedeva nell’ombra il fisico esile su cui la seta della camiciola poggiava creando i contorni di una statua greca: la frangetta dell’infanzia aveva lasciato il posto ad una chioma morbida, leggermente raccolta per affrontare la calda notte d’agosto da cui sfuggiva qualche ciocca che si posava morbida sulle spalle. Intravedeva il profilo del collo, che ricordava proteso quando da bambina cercava di attirare la sua attenzione per rispondere alle domande senza che lui glielo consentisse. Ne coglieva la lunghezza quasi aristocratica.
Attendeva che la mente di Hermione iniziasse a ripercorrere gli avvenimenti di quei giorni, quando percepì che lei stava resistendo alla sua Legilimanzia. Era sempre lei, la più audace, anche spavalda: l’unica capace di tenergli testa. Un sorriso ironico si dipinse sulle sue labbra.

In quel momento comprese che le forze stavano abbandonando la fanciulla.
Con un movimento pronto, ma silenzioso il professore la prese tra le braccia e la sollevò impedendole di cadere. Hermione pur annebbiata osservò che non fece fatica. Sentiva che sotto gli abiti che ne celavano il corpo, il fisico di Piton era tonico e non lo immaginava. Avrebbe potuto aspettarsi di annusare un odore di chiuso, di umidità e di polvere ed invece coglieva un profumo piacevole alle sue narici, un non so che di esotico, di legni odorosi arsi, forse lontano dalla sensibilità della sua giovane età, ma che le rimandava alla mente certe note nascoste nel tabacco per la pipa utilizzato da un anziano zio della mamma quando trascorreva qualche ora presso di loro. Ora come allora ne era affascinata; nella sua mente intorpidita si avvicendavano le immagini di calderoni fumanti e fornelli di pipa dal caldo colore della radica.

Come spesso accade con chi si conosce per il ruolo che riveste, non aveva mai considerato che sotto l’aspetto sinistro e gli abiti austeri del professore prima di Pozioni e poi di Difesa delle Arti Oscure si celasse un essere umano di sesso maschile. Per la prima volta ne sentiva il battito lento e cadenzato del cuore che pareva cullarla. La coscienza pian piano la stava abbandonando. Si lasciò portare senza paura.

Piton sollevò la sua studentessa senza fatica: pesava come un uccellino e quella consapevolezza gli strinse il cuore. Pensò a quanto a carattere e forza si poteva celare in quel corpo leggero, così tiepido tra le sue braccia. La fronte di Hermione poggiava sulla sua guancia e ne percepiva il leggero sudore. I capelli emanavano un lievissimo profumo di miele.
Ad Hermione parve di udire il suo nome in un sussurro prima di essere adagiata sulla poltrona sfondata della cucina in cui soleva sedere Sirius Black.

Ora che Hermione era priva di sensi, Piton sussurrò “accio cappello parlante” e questo si trasferì obbediente nelle sue mani. Lo posò delicatamente sul capo della fanciulla e lasciò che si impossessasse dei suoi pensieri. Il cappello parlante possedeva capacità di Legilimanzia ancor più raffinate di quelle del Maestro di Difesa dalle Arti Oscure. Poteva accedere alla mente di una persona priva di sensi con maggiore agilità ed affidabilità. Piton ne aveva modulato il tono della voce affinché nella casa non si udisse che un sussurro accessibile solo alle sue orecchie. Tuttavia, era all’erta e sapeva che in ogni istante Potter o Weasley potevano palesarsi e sarebbe stato necessario scomparire seduta stante con il Cappello al seguito. Il Cappello, pur recalcitrante e del solito pessimo umore, fu in grado di fornirgli le informazioni che stava cercando nel giro di pochi istanti: lesse nella mente di Hermione e con versi, come suo uso, ne palesò i pensieri che l’attraversavano.

“Siamo i maghi della casa del Grifondoro
Il coraggio è il nostro segno distintivo
ora ciò che ci aspetta è un gran lavoro
ma il mondo magico non può restarne privo.

Sette son le prove e qui rabbrividisco,
di due oggetti il potere oscuro è annientato:
il diario con la zanna del basilisco
l’anello che Silente ha frammentato.

Nelle nostre mani è il falso medaglione
la ricerca del vero continuerà domani
andremo ancora insieme, Harry Ron ed Hermione
nel luogo che perseguita i Babbani.

L’elfo di casa ha dato un grande indizio
Mundugus il ladro l’ha usato per commercio
e con la Umbridge ha stabilito un sodalizio
ed è con lei che sarà chiuso il cerchio.

Resteranno da trovare altri frammenti
che son causa di grandi patimenti
percorreremo la strada senza indugio
e sarà questo ancor il nostro rifugio”


Severus comprese che il disegno di Albus pian piano si stava compiendo.
Potter procedeva nel percorso che il vetusto mago aveva tracciato per lui e lungo il quale l’aveva accompagnato finché aveva potuto.
Ora erano rimasti loro due a chiudere la partita: lui, il grande doppiogiochista, e il figlio dell’uomo che più aveva disprezzato al mondo.
Non comprendeva la necessità di reperire gli oggetti che miss Granger aveva in mente, anche se da un lato ricordava molto bene l’apertura della Camera dei Segreti con la seguente distruzione del diario di Tom Riddle e dall’altro aveva assistito Silente nel posticipare gli effetti nefasti che l’anello, pervaso di potente magia nera, gli aveva causato condannandolo a morte certa. Ma quale funzione essi avessero nella battaglia che Potter stava conducendo contro il Signore Oscuro, non gli era dato sapere. Silente aveva deliberatamente deciso di non metterlo a parte dell’informazione lasciandola nelle mani del ragazzo e, a quanto pareva, dei suoi più fidati amici. Ora il trio era concentrato sul medaglione di Salazar Serpeverde e l’indomani li aspettava una prova ardua: avrebbe tenuto le antenne dritte per cogliere le notizie che giungevano dal Ministero.

Aveva ottenuto le informazioni che voleva e che gli erano state negate dalla rimozione del quadro di Phineas Nigellus Black effettuata da Hermione: i ragazzi erano nella casa di Grimmauld Place e il piano di Albus in corso di realizzazione. Sapeva di doversene andare ed anche velocemente, ma il suo sguardo indugiava su Hermione abbandonata sulla poltrona e apparentemente rilassata, pur con un’ombra che le corrucciava leggermente la fronte.

In un momento così tetro e drammatico la gentilezza dell’immagine della fanciulla addormentata, avvolta nella seta, lo attraeva come il canto di una sirena. In qualche remoto anfratto della sua anima si rese conto di aver bisogno di bellezza e di gentilezza: era consapevole che il risveglio avrebbe scatenato la reazione della ragazza e la dura realtà avrebbe preso il sopravvento, ma in quel breve tempo sospeso, la visione era paradisiaca e se ne accontentava.
Con fatica decise che era il momento di andarsene: senza produrre il benché minimo rumore riportò delicatamente miss Granger nel suo letto privandola del ricordo dell’accaduto e abbandonò la casa.

***

Hermione si risvegliò quando il nuovo giorno iniziava lentamente a palesarsi.

Si sedette sul letto: sentiva la testa confusa e lo attribuì alle poche ore di riposo. Ricordò che la sera prima aveva faticato ad addormentarsi e istantaneamente rivolse il suo sguardo verso Ron di cui udiva il respiro pesante di chi è ancora nelle braccia di Morfeo.
Aveva la sensazione di aver sognato, ma non riusciva a ricordare cosa: le era rimasto nelle narici solo quel piacevole odore di legni lontani. Considerò che finalmente erano riusciti a debellare il fastidioso lezzo di umidità di quella maledetta casa.

Era ora di alzarsi: la mattina si prospettava impegnativa e richiedeva il massimo livello di efficienza fisica e psicologica. Ripassò mentalmente le cose da fare: identificò una scaletta di adempimenti da ripercorrere incessantemente, affinché nulla fosse dimenticato o lasciato al caso. Il ruolo di organizzatrice era sempre stato nelle sue corde, fin dalla nascita: sapeva che né Harry, travolto dal suo destino, né Ron, altruista ma distratto, potevano in nessun modo incarnarlo. E poi lei era fatta così, si sentiva eternamente responsabile di tutto e per tutti.

Cercò la bacchetta e non riuscì a trovarla. La colse una certa agitazione: non era abituata a non avere la situazione sotto controllo.
Si ripropose di fare un salto in bagno e poi continuare la ricerca. Vide la bacchetta appoggiata sul bordo della vasca e fu colta da un brivido di paura: come aveva potuto essere così distratta da compiere una leggerezza simile? Quale pericolo avrebbero corso se mai quella notte qualcuno fosse riuscito ad intrufolarsi nella casa per nuocer loro? Si innervosì terribilmente, ma non era il momento di lasciare che i pensieri negativi prendessero il sopravvento. Doveva essere presente a se stessa, al massimo livello delle sue capacità e non poteva lasciarsi sopraffare dalla stanchezza che evidentemente iniziava a giocarle brutti scherzi.
Scese in cucina e decise di preparare la colazione e raccogliere ciò che serviva per la missione: presto anche Harry e Ron si sarebbero alzati.

***

Piton rientrò a Hogwarts con le prime avvisaglie del sopraggiungere dell’alba.
Passò nell’ufficio del Preside in cima alla torre per riporre il cappello parlante.
Il cielo a Hogwarts era a tratti sereno: la porzione di cielo ancora immersa nella notte mostrava un trionfo di stelle; ad est un tenue rosa delineava il profilo nero del terreno. All’apparenza tutto era pace e serenità. All’apparenza.
Non aveva voglia di tornare nella sua stanza e si lasciò cadere su una sedia prospicente la finestra concedendosi il conforto di un wiskey incendiario.
Sentiva una brezza frizzante lambire il suo corpo: la temperatura era decisamente più fresca che a Londra. Aveva sempre amato quel luogo immerso nella natura rigogliosa, era stata la sua unica vera casa, altro che Spinners End!
Anche quella notte aveva adempiuto al suo compito: si era sincerato che i ragazzi stessero bene e che la trama ordita da Albus continuasse a dipanarsi. Conosceva i passi successivi ed il suo ruolo di custode del destino del Prescelto: spesso ne era sopraffatto, ma quella sera no.

Slacciò alcuni bottoni della redingote per alleggerire l’oppressione intorno al collo e successivamente, pian piano, liberò anche i polsi. Passò una mano tra i capelli e reclinò il capo finché la nuca trovò appoggio sullo schienale della sedia.
Si sentiva rilassato ed in preda ad un passeggero benessere.
Il bosco in lontananza era una distesa nera in leggero movimento, ne scorgeva i contorni ondeggianti. Chiuse gli occhi e l’immagine di Hermione che lo fissava occupò i suoi pensieri. Riviveva il tentativo della fanciulla di occludere la propria mente, senza tecnica, con la sola forza di volontà. L’aveva spiazzato e reso incapace di impadronirsi dei suoi pensieri con facilità, come era nelle sue facoltà.
“Sto perdendo colpi, è innegabile” pensò “per fortuna sono stato previdente a portare con me il cappello parlante”. Aveva così limitato i danni.
Quella bambina saccente era sbocciata in una splendida donna e che gli piacesse o no l’aveva disarmato. Non riusciva a farsene una colpa, non quella notte.

La stanchezza lo vinse e perse coscienza, tra sonno e veglia. Si trovava immerso nella luce accecante di un pomeriggio estivo, il frinire delle cicale gli rimbombava nella testa con incredibile intensità: spingeva un’altalena e vedeva una chioma folta ondeggiare nel vento. Udiva dei singhiozzi sommessi e non si spiegava perché.
“Tra poco partiremo per Hogwarts, non sei felice?” riconosceva in quella voce, la sua voce. “Sarà bellissimo essere finalmente insieme alla scuola di magia!”. Era quasi ipnotizzato dal fluttuare di quella capigliatura e si domandava perché non fosse del caldo colore rosso scuro che tanto amava.
“Non sono felice, non potremo stare insieme” rispose la fanciulla e si voltò a guardarlo.
Il viso che gli apparve non era quello che si sarebbe aspettato di vedere, ma quello di Hermione Granger.

Il bicchiere cadde dalla sua mano con un tonfo sordo ed immediatamente aprì gli occhi: vide che il giorno stava prendendo il sopravvento e si accorse di aver sognato. Emise un profondo sospiro.

Si alzò avvicinandosi alla finestra. Il primo raggio di sole rischiarò il prato sottostante il castello con una lama di luce. Un elegante destriero dal pelo avorio, lucente come seta, attraversava la radura verso il bosco. Si fermò e lentamente si volse verso la torre. Era un unicorno, creatura pura e di grande saggezza.
“Non dimentico la mia missione” sussurrò Severus tra sé e sé.

Il canuto Albus nella sua cornice emise un leggero sibilo di sollievo.


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Non si è trovato il nome dell'autore della FA a cui vanno i crediti.

Edited by Gabrix1967 - 16/4/2023, 12:26
 
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view post Posted on 15/4/2023, 19:28
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Rivelazioni

Mi sono fermata, incuriosita a leggerti e ho terminato la storia provando un senso di tranquilla serenità.
Mi dispiace che tu non abbia potuto partecipare, ma puoi rifarti!
Il tuo racconto è delicato e dolce, soffuso da un'aura da sogno, non conclude, ma lascia con una speranza.
Belle e coinvolgenti le descrizioni della natura, ancora un po' trattenuta l'introspezione, quasi come se avessi paura di dire o esprimerti troppo.
Mi ha colpito l'autodescrizione di Hermione, calzante e perfetta.

CITAZIONE
Era ora di alzarsi: la mattina si prospettava impegnativa e richiedeva il massimo livello di efficienza fisica e psicologica. Ripassò mentalmente le cose da fare: identificò una scaletta di adempimenti da ripercorrere incessantemente, affinché nulla fosse dimenticato o lasciato al caso. Il ruolo di organizzatrice era sempre stato nelle sue corde, fin dalla nascita: sapeva che né Harry, travolto dal suo destino, né Ron, altruista ma distratto, potevano in nessun modo incarnarlo. E poi lei era fatta così, si sentiva eternamente responsabile di tutto e per tutti.

I due punti di vista sono sovrapponibili l'uno all'altro, l'escamotage del Cappello Parlante è geniale!
La poesia davvero carina: sei stata brava!
Iil finale è fantastico, commovente e fantastico!
Brava, Antonella, devi continuare a scrivere <3
 
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view post Posted on 16/4/2023, 17:11
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Sono contenta, Anto, che alla fine ti sia decisa a pubblicare qui sul forum il tuo racconto.
La storia mi era piaciuta fin da subito e la versione finale ancora di più!
Ha ragione Chiara: continua a scrivere. <3
 
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view post Posted on 17/4/2023, 19:59
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Cara Anto, hai appena compiuto il grande passo nell’universo delle fanfiction!
Se i due precedenti piccoli racconti sono stati delle rivelazioni per te che, forse, non ti ritenevi pronta per creare una storia, questo, invece, è una rivelazione per noi tutte, perché mette in mostra la tua fantasia, sensibilità e spirito creativo.
Complimenti per le eleganti ed efficaci descrizioni dei luoghi, per aver regalato grazia e forza all’esile figura di donna in erba di Hermione: una giovanissima strega dotata di inusuale intelligenza, ma che sogna come tutti i suoi coetanei e, nel sentirsi principessa per una volta nella veste da notte ricamata, commette la leggerezza di dimenticare la bacchetta. Le contrapponi un Severus che ho apprezzato molto: nonostante si camuffi alla perfezione tra le ombre di Grimmauld place, la sua figura invade con forza la scena in silenzio e con gli splendenti occhi color della notte. Le difese mentali della ragazza vengono poi superate con garbo e rispetto, dimostrando l’immancabile premura che fa onore all’uomo e al mago. Inizia così una lotta silenziosa, racchiusa nella mente dei due protagonisti attraverso i loro occhi incatenati. Mentre Hermione rivede il professore nelle sue azioni passate e cresce in lei la consapevolezza che l’uomo è esigente, lapidario ma, nello stesso tempo, onesto e leale, Severus questa volta guarda la ragazza con occhi da uomo, non da mago.
Ho adorato il passo successivo:
CITAZIONE
Con un movimento pronto, ma silenzioso il professore la prese tra le braccia e la sollevò impedendole di cadere. Hermione pur annebbiata osservò che non fece fatica. Sentiva che sotto gli abiti che ne celavano il corpo, il fisico di Piton era tonico e non lo immaginava. Avrebbe potuto aspettarsi di annusare un odore di chiuso, di umidità e di polvere ed invece coglieva un profumo piacevole alle sue narici, un non so che di esotico, di legni odorosi arsi, forse lontano dalla sensibilità della sua giovane età…

Come non essere travolti, insieme alla ragazza, dal fascino ammaliante del mago che ti avviluppa i sensi con gli incantesimi e la fragranza legnosa che emerge dal suo forte corpo di uomo adulto.
L’esperienza vissuta è una inattesa rivelazione per entrambi i protagonisti, ma per Severus lo è molto di più: la storia si conclude in modo dolce e malinconico, e sei stata brava, Anto a sottolineare la struggente umanità del mago condannato a essere circondato da doveri e orrori, ma che comprende e ammira la bellezza della vita.
Aggiungo ancora i complimenti per l’indovinata, e rimata alla perfezione, poesia recitata dal Cappello Parlante: bravissima!

Spero di poterti presto leggere ancora <3 .
 
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view post Posted on 19/4/2023, 21:51
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CITAZIONE (chiara53 @ 15/4/2023, 20:28) 
Rivelazioni

Grazie Chiara, fosti tra le prime a commentare i miei raccontini brevi brevi di parecchio tempo fa e già allora con parole piene di entusiasmo e dolcezza.
Allora ti dissi che tu vedevi più i pregi che i difetti dei miei scritti e lo penso ancora. Ma quanto bene al cuore fa un apprezzamento? Tanto, e per questo ti sono grata.

Non avrei potuto partecipare alla sfida: questa storia ha preso forma proprio quando stavo leggendo le pagine del libro in cui è ambientata, ma per il resto sono abbastanza ignorantella per poter gestire tutti quegli elementi, taluni per me poco più che appena conosciuti.

Grazie Chiara, mi fa piacere che il mio raccontino sia stato di tuo gradimento ❤️
 
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view post Posted on 20/4/2023, 06:08
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Fondi-calderoni

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CITAZIONE (Arwen68 @ 16/4/2023, 18:11) 
Sono contenta, Anto, che alla fine ti sia decisa a pubblicare qui sul forum il tuo racconto.
La storia mi era piaciuta fin da subito e la versione finale ancora di più!
Ha ragione Chiara: continua a scrivere. <3

Grazie Manu, non sarebbe stato possibile senza il fervido clima creativo del gruppo intorno a me.
Grazie anche per l'aiuto nella pubblicazione <3
 
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view post Posted on 20/4/2023, 06:31
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Fondi-calderoni

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CITAZIONE (Lonely_Kate @ 17/4/2023, 20:59) 
Cara Anto, hai appena compiuto il grande passo nell’universo delle fanfiction!
[...]

My beloved Kate, leggo il tuo commento e dico "ma sono io?" è così bello che supera di gran lunga l'opera commentata!
Grazie Kate, per aver letto con il cuore. <3
 
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6 replies since 15/4/2023, 15:45   113 views
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