Il Calderone di Severus

chiara53 - A tu per tu, Tipologia: Storia a Capitoli - Genere: Generale -drammatico - Epoca: 7 anno - Pairing: Nessuno - Altri Personaggi: Harry Potter

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view post Posted on 6/1/2023, 18:53
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Autore/data: Chiara53 - dicembre 2014

Beta-reader: Ida59

Tipologia: long fiction
Rating: per tutti
Genere: Racconto a capitoli (3)
Personaggi: Severus Piton, Harry Potter
Pairing: nessuno
Epoca: II guerra magica
Avvertimenti: AU
Riassunto: Buio, soltanto buio, intorno a sé e dentro di sé




A tu per tu





Prologo

Erano nella foresta di Dean.
Hermione aveva deciso per entrambi, ma il clima non era diverso rispetto al luogo che avevano appena lasciato, anzi, lì faceva ancora più freddo, se possibile.
Harry Potter era seduto nel buio, e il gelo che provava non dipendeva solo dalle condizioni atmosferiche: gli nasceva da dentro. Era in lui, era nella sua anima.
Provava, lui sempre tanto impulsivo e pronto all’azione, una sensazione di immobilità, di impotenza e contemporaneamente di fretta disperata e paura; sì, una cupa, fredda paura.
La partenza, o meglio, la fuga di Ron lo aveva ferito: Ron, l’amico fedele, il compagno di mille avventure, lo aveva abbandonato, li aveva abbandonati.
Un pugno gelido all’altezza del cuore, quello era il segno tangibile della solitudine e del senso di perdita che sentiva.
La sua mente continuava ad arrovellarsi, appena socchiudeva gli occhi; pensieri negativi si facevano strada e lo tormentavano.
Silente non era stato abbastanza chiaro? Cosa gli aveva nascosto? O meglio, c’era qualcosa che lui non aveva capito? Che non aveva memorizzato? Forse un accenno, una frase, un particolare importante gli era sfuggito, durante i lunghi colloqui che aveva scambiato con lui l’anno precedente.
Il vecchio mago si era fidato troppo e forse Harry Potter, il Prescelto, non era all’altezza come il Vecchio pensava.
Questo dubbio lo riempiva di angoscia.
Si sentiva inesperto, perso e gravato da un peso troppo grande, quasi insopportabile.
Anche il luogo e l’ora non gli recavano conforto, anzi acuivano la sensazione di inadeguatezza che lo angosciava.
La notte era senza stelle, senza il conforto della minima luminosità; anche il cielo, che prometteva neve di nuovo, contribuiva ad aumentare l’oscurità.
Buio, soltanto buio, intorno a sé e dentro di sé
In quella foresta ogni sussurro, ogni fruscio di foglia e scricchiolio si amplificavano a rendere l’atmosfera più cupa. O forse era la sua stessa fantasia a immaginarli, ad ingigantire rumori e sussurri.
Fu in quel preciso momento che un lampo di luce spezzò il buio.
Una luce argentea, evanescente si avvicinava lentamente a lui: volava leggera nell’oscurità e illuminava il sottobosco.
Harry, per un attimo, sentì il cuore fermarsi e trattenne il respiro.
Il bagliore azzurrino aveva una forma: era un cervo.
Si alzò in piedi, tremando: era suo padre, forse, che in quell’ora di disperazione veniva a confortarlo?
Nelle tenebre in cui si dibatteva giunse a convincersi che James fosse venuto ad aiutarlo, a rincuorarlo, a infondergli nuovo coraggio e fiducia intatta.
Il ragazzo, ad uno sguardo più attento, si rese conto, però, che la creatura evanescente non era un cervo: era una cerva, una cerva d’argento che trotterellava verso di lui.
Aveva gli occhi dolci e lo sguardo triste.
Harry allungò una mano per toccarla, mentre la ragione elaborava la stranezza e l’impossibilità di quell’evento.
Senza perdere tempo prese il mantello dell’invisibilità e si alzò deciso a seguirla.
Accennò qualche passo nella direzione di quello che non poteva essere altro che un Patronus; poi la prudenza ebbe il sopravvento.
Indossò il mantello e seguì i filamenti luminosi che univano ancora la cerva al luogo da cui era stata evocata.
Erano sottili, quasi invisibili.
Silenziosamente mosse rapidi e silenziosi passi per raggiungere due querce che crescevano vicine.
Lì, nel piccolo spazio coperto di neve, stava una nera, alta figura che con la bacchetta alzata guidava quella splendida creatura.
Fu in quel momento che Harry Potter aprì istintivamente la bocca per lanciare un grido silenzioso, mentre rapidamente si toglieva il mantello che lo rendeva invisibile e con lo stesso gesto pietrificava il mago che gli stava davanti.
Di fronte a lui, nella neve, era caduto malamente, colpito in pieno dal suo incantesimo, Severus Piton.
Un sorriso di trionfo si dipinse sul volto di Harry.



Capitolo 1



...e i rimorsi mi dilaniano dentro
colmando di ombre un'anima dannata.
Ma aiuto io non chiedo.
(Earendil, Vite)





Il mantello da viaggio è sulle spalle, e tu sei silenzioso, lo sei sempre stato: il mestiere di spia ti ha insegnato come attraversare le ombre e nasconderti senza bisogno di incantesimi.
Cammini tra la neve e, la notte, per fortuna, è quella giusta; la luna e le stelle non brillano: è buio, è solo oscurità.
Hai rassicurato il quadro di Albus.
Hai un piano.
Tu hai sempre un piano.
Nulla ti sfugge, eppure in queste tenebre che sanno di gelo e inverno, senti un altro dolore aggiungersi: Silente non vuole ancora dirti la verità.
La verità.
E chi mai, tra quelli che hai conosciuto, te l’ha detta? Chi è mai stato completamente sincero con te? Chi per paura, chi per convenienza, chi per diffidenza: sei pienamente consapevole che non c’è stato mai nessuno schietto e sincero con te.
Nemmeno Albus, perfino lui che sosteneva di fidarsi ciecamente della sua spia insostituibile.
Ma tu hai una mente lucida e intuitiva; anni di magia oscura ti hanno insegnato che ci sono cose peggiori della morte, una lezione che il tuo Signore non ha imparato.
Lui teme la morte.
Ha orrore della morte.
E allora da tempo nella tua mente si è fatta strada una parola: Horcrux, un orrore che ripugna a qualsiasi mago, ma non a lui, non a Voldemort.
Ha diviso l’anima, e sarebbe già irragionevole dividerla in due parti, ma Lui va oltre qualunque male e da un pezzo supponi che le parti siano ben più di due.
Sai che una parte è dentro Potter, Silente te l’ha confessato nel suo modo indiretto e ambiguo: è per questo che deve morire, “come una bestia da macello”, e questa è un’ altra tortura, una pena in più che ti grava dentro, che ti strazia le notti.
Sarai tu a doverglielo dire.
Tu.
Ma come ti crederà, quando sarà il momento?
Come potrai trovare parole e voce per spiegarglielo?
Tu, il suo peggior nemico.
Come farai a farti ascoltare e a farti credere?
Silente, nella sua infinita generosità, ha lasciato a te il privilegio di informare il ragazzo di questa piccolezza. Una bazzecola!
Intanto ti sei smaterializzato e sai di essere vicino al luogo in cui si trovano i ragazzi: sei un mago potente e senti il vibrare la magia, senti che dev’esserci una barriera, anche se è invisibile e intoccabile.
C’è un piccolo lago di montagna lì vicino; è facile scioglierne la superficie e immergere la spada nell’acqua; un gesto e il ghiaccio si riforma; sul fondo la spada scintilla come una croce d’oro. Consideri che l’acqua dev’essere gelata e che Potter dovrà tuffarsi nello stagno: gli ci vorrà coraggio o incoscienza oppure entrambi per prenderla, pensi.
Quel ragazzo deve sopportare di tutto, il sacrificio è nella sua carne, nella sua pelle: è la sua vita. Da sempre.
Non è giusto.
La vita non è mai giusta…
Vero, Severus?
Non devi, non puoi perdere tempo, e metti in atto il tuo piano.
Tra due querce c’è uno spazio sufficiente a nasconderti, sei buio nel buio, ti apposti.
La bacchetta è stretta tra le mani, come se pregassi un dio pagano di darti la forza per evocare l’unico, il solo pensiero che possa avere la forza di apparire nella notte di pece che ti circonda, nel vuoto della tua anima.
Chiudi gli occhi ed esplode il ricordo, come un sole, come una fiamma vivida e calda ed ecco: la Cerva luminosa, appare e ti si avvicina, impalpabile.
Tu l’accarezzi delicato.
Ha occhi teneri e buoni, come mai sono stati i tuoi, come non potranno mai essere, anche se lo avresti voluto; Merlino se l’avresti voluto!
Avresti desiderato vivere senza peccati, senza rammarico, vivere sentendoti sereno e pulito e certamente avresti avuto uno sguardo così, come il tuo Patronus: come ce l’aveva Lily.
- Vai! - Le sussurri e la cerva si volta e galoppa, diretta verso il laghetto.
Ecco, il ragazzo la segue e poi… improvvisamente scompare alla tua vista; ti sporgi appena un po’ e cadi colpito in pieno da un incantesimo, un maledetto Petrificus lanciato a breve distanza.
Inutile ora darsi dell’idiota.
Sei caduto nel momento peggiore, nel posto peggiore ad opera della peggiore tra le persone che potevano svelare la tua presenza: Potter.
Si avvicina e ti sfila la bacchetta dalle dita.
Sei inerme, immobile e vorresti tanto che ti uccidesse.
Ma tu non sei fortunato, non lo sei mai stato.
Senti tornare la mobilità e ti siedi massaggiandoti il collo e la spalla destra che hanno colpito il terreno cadendo.
Alzi gli occhi e li fissi in quelli verdi di Potter, occhi pieni di rabbia, pieni d’odio: così simili a quelli di Lily l’ultima volta che ti ha guardato, tanti anni fa; occhi che non promettono perdono, che non accettano scuse, occhi di chi non ha mai guardato davvero cosa c’è dietro la maschera che indossi.
Ma se è così che vuole, così sarà.
Seduto nella neve, ritrovi la tua impassibilità, la tua espressione indifferente e chiudi la mente a qualsiasi pensiero; non deve emergere niente dal tuo sguardo, solo disgusto e arroganza, ricorda: tu sei Piton, il Mangiamorte assassino di Albus Silente.
Sei senza bacchetta, che hai da perdere?
Morire per mano di Potter?
Non sarebbe male.
Ma questo ragazzo non ha il coraggio di uccidere, lo sai, lo senti, ci vuole di più, molto di più per imparare ad uccidere.
Ti si rivolge sprezzante.
- Che ci fai qui, Piton? Come mi hai trovato? E che significa quella specie di Patronus? Pensavo che i Mangiamorte non fossero interessati ad una magia così infantile, oppure il ricordo di quando hai ammazzato Silente ti provoca ancora tanta felicità?
Ascolti le parole e cerchi di reprimere l’ira che ti nasce dentro, rabbia come lava scorre sul tuo cuore; Albus e la sua morte: il ragazzo davvero pensa che possa essere per te un pensiero felice?
Qualcosa di talmente potente da generare un Patronus, quel Patronus?
Non ce la fai a trattenere un ruggito dettato dall’impotenza: rivuoi la tua bacchetta.
Cerchi di strappargliela di mano, ma lui è troppo veloce e cadi in avanti.
Hai fallito e quella era l’unica possibilità che avevi: prenderlo di sorpresa.
Maledizione! Devi andartene, ma sai bene che il tuo compito non è finito. E pensi alla spada che è immersa nelle acque gelate del laghetto ed alle raccomandazioni dello stupido quadro di Albus: lui sa e anche tu pensi di sapere, ormai, quanto serva a questo sciocco quell’oggetto.
Il ragazzo deve trovarlo!
Contemporaneamente pensi ai ragazzi che sono ad Hogwarts, alla loro sicurezza, devi tornare indietro al più presto, i Carrow non devono toccarli, non devono far loro del vero male.
Tu li proteggi, lo farai a qualsiasi costo.
Sono i tuoi ragazzi.
Devi tornare!
Sono fottuto, ti ripeti, sì, adesso sei fottuto davvero.
Cerchi di prendere tempo, ma il tempo è giusto quello che ti manca.
- Consegnami all’Ordine, - pronunci secco, – loro sapranno cosa fare di me.
Ti giochi il tutto per tutto, e se lo facesse davvero?
Ma il tuo bluff è vincente, per fortuna: il ragazzo ribatte con ira.
- Crede che io sappia dove sono? Che possa raggiungerli? E poi perché consegnarla a loro? Sono sicuro che lei non confesserebbe mai quali siano i piani del suo Padrone, nemmeno sotto tortura.
Gli rispondi sprezzante, speri di distrarlo, speri che tutto finisca e presto, perché nonostante la sicurezza che ostenti, sei in una posizione difficile, lo sai bene. Così tenti l’ultima carta: la sfida.
- Allora facciamola finita, Potter! Finiamola qui e adesso, in questa foresta. Dimostrami che sei più coraggioso di tuo padre. Credi che io abbia paura di morire? Non desidererei altro – pensi - ma sappi che la scuola resterà…
Finisce lui la tua frase per te, e la finisce a modo suo.
- …Resterà senza il Preside peggiore che abbia mai avuto: un Mangiamorte! – Sputa fuori le parole con odio, con passione. L’ira e il rancore lo sopraffanno, lo schiacciano.
Quasi grida scosso dalle potenti emozioni.
- Ma come ha potuto sedersi dove stava lui? Con quale coraggio? Abitare nella sua stanza, guardare negli occhi il quadro che lo rappresenta? Silente, l’uomo che si fidava ciecamente di lei, del suo assassino. Vigliacco! Lei è solo un maledetto, viscido vigliacco.
Tu odi quella parola, e la tua razionale compostezza sparisce, reagisci, non dovresti, ma le parole ti scorrono tra le labbra inarrestabili e incontenibili.
Tu non sei un codardo!
Sei e sei stato di tutto nella tua miserabile vita, ma mai un codardo.
- Te l’ho già detto una volta! Non chiamarmi vigliacco! - pronunci a voce troppo alta, quasi spezzata. - Tu non sai. Tu non sai niente! Sei come tuo padre, pieno di sicurezze. Non hai mai un dubbio, mai un tentennamento, sempre pronto ad insultare ti fermi alle sole apparenze: per voi due tutto è solo bianco o nero. Sei solo un istintivo, stupido Grifondoro, Potter!
Dici le ultime parole come fossero imprecazioni e il rancore per tutto il male che hai ricevuto, per i ricordi nitidi che ti accompagnano da sempre, ti monta dentro come un’onda che si infrange sugli scogli e non ce la fai più a tacere, non davanti al figlio di James, così simile a lui anche tratti del volto.
Ma non negli occhi.
Gli occhi di Lily.
Non ti ascolterà – lo sai - ma devi provarci, perché sei consapevole che, se non torni ad Hogwarts, se non te ne vai da lì, qualcuno si farà male e tu hai promesso.
Hai promesso di consegnare la spada a Potter.
Hai promesso a Silente che avresti protetto i ragazzi e la scuola.
Promesse ineludibili, doveri ineluttabili.
Come sempre nella tua vita.
Non puoi sfuggire da te stesso, dalla tua nemesi.
E nemmeno lo vuoi, la tua anima stanca sopravvive soltanto per proteggere, per difendere, per salvare, tutti: tutti, tranne te stesso.
Devi tornare indietro per compiere il dovere che ti anima e, costi quel che costi, Potter deve capire e ascoltare la tua verità per lasciarti andare.
Comprendi che è l’unico modo.
Tu che hai fatto del segreto e del silenzio il tuo baluardo ora dovrai forzare la tua natura e spiegarti.
Ma non è solo questo.
Hai una voglia insopprimibile di parlare, da tempo, da quando Silente è morto.
Da quando tu l’hai ucciso.
Desideri da così tanto di raccontarla a qualcuno quella verità che non hai mai detto a nessuno, che hai promesso di tenere segreta per sempre.
Una verità che ferisce, che lacera, come quella parola: vigliacco.
Spiegagli quanto coraggio ti è servito per alzare la bacchetta e quanto per pronunciare la maledizione fatale.
Nessuno può saperlo, solo tu ne conosci il prezzo.
Strappati la maschera dal cuore e dal volto, mostra chi sei, chi sei davvero, per una volta, per una sola, maledetta, unica volta.
Silente, persino lui, se n’è infischiato della tua anima, tu sei sporco, oscuro e a te si poteva chiedere di uccidere un amico: o almeno l’unico che pensavi ti fosse amico.
Continua a tormentarti questo pensiero: un dubbio che ti perseguita, ti opprime, perché non lo sai, non lo sai più, se per lui eri davvero un amico o se ti ha usato.
Non ti è rimasta nemmeno quest’ultima certezza.
In fin dei conti non importa, ti ripeti, perché tu gli eri affezionato come ad un padre; tu hai agito per amore e solo per amore.
Ma ti strazia pensare, giorno dopo giorno che Silente si sia rivolto a te soltanto perché sei un assassino, perché per la tua anima, non c’è, né ci sarebbe mai stata redenzione, e allora tanto valeva usarla, ferita e lacera, senza preoccuparsi del seguito della storia, della tua storia.
Sei alla resa dei conti, lo siete entrambi.
Potter è soffocato dall’ira e ti punta al petto la bacchetta, la voce gli esce roca e strozzata mentre ti accusa.
- Dimentica che io c’ero, io ero lì, io ho visto Silente pregarla. Ma lei non ha avuto pietà! Nessuna pietà. E dire che mi aveva chiesto di avvertire lei e solo lei, non appena siamo tornati al castello, sulla Torre di Astronomia. Voleva Severus, voleva andassi a chiamarla, e lei lo ha ucciso. – respira e ansima come dopo una lunga corsa, sopraffatto. - Avevo avvisato Silente… perchè la Cooman, quello stesso pomeriggio, mi aveva rivelato che era lei l’uomo che aveva ascoltato la profezia su di me: lei l’ha riferita al suo Padrone. Lei, sempre lei. Ho tentato di metterlo in guardia, ma Silente è stato irremovibile: ha detto… ”ho piena fiducia in Severus Piton”1 – E tu senti il sarcasmo nelle sue parole, senti l’odio. Stringe la bacchetta e tiene la tua nell’altra mano con tanta forza che potrebbe spezzarla. Poi continua - E Severus Piton, l’uomo di cui Silente si fidava oltre ogni ragionevolezza, è stato il suo assassino.
Un pensiero ti riempie la mente e ti sconvolge.
Il ragazzo sa.
Conosce la verità sulla profezia; un altro lancinante dolore, quasi una pugnalata, ti trapassa: non meriti rispetto per quello che il figlio di Lily ti ha ricordato di aver fatto.
Non ha finito e continua a guardarti; gli occhi verdi, che hai tanto amato nella madre, si sono fatti cupi e lampeggiano di disprezzo e di una condanna che tu stesso ritieni inappellabile.
– Tu, Piton, sei lo stesso che ha condannato i miei genitori e me. Tu! Come puoi vivere e guardarti allo specchio senza vergognarti, come puoi occupare il ruolo che era di Silente?
La furia gli cancella i pensieri, ti da del tu, è sconvolto e si sente potente. Vuole farti del male, ma nessuna pena sarà mai abbastanza grave per quanta senti di meritarne.
Un sorriso storto gli taglia i lineamenti, un odio implacabile gli si dipinge sul viso.
- La tua amica Bellatrix mi ha insegnato qualcosa, ha detto: se vuoi lanciare una Maledizione Senza Perdono devi volerlo davvero, devi desiderare che chi la riceve soffra, ebbene, Piton: io lo desidero - Crucio! - Urla l’anatema ed è potente ed efficace; ti esplode nella carne e nell’anima.
Cadi nella neve perché, anche se potresti tentare di resistere, ti abbandoni al dolore, capisci che ha bisogno di vederti soffrire e, forse, ne hai bisogno anche tu: è una punizione più che equa per chi ha ucciso.
A torturarti non è solo la Cruciatus, ma anche sapere che il ragazzo conosce più di quanto avresti mai pensato, più di quanto avresti mai voluto.
Tutto questo ti rende più vulnerabile, più fragile.
La pena per quello che hai fatto e che ora lui conosce supera il dolore fisico, lo accentua, ti strazia.
Nessuna punizione che lui possa infliggerti sarebbe sufficiente a pagare il debito che hai contratto.
Lui può avere piena soddisfazione.
Lui ne ha il diritto.
Ti mordi le labbra a sangue per non urlare.
La neve dove cadi si tinge di rosso e la sofferenza ti scuote, finché Potter abbassa la bacchetta.
Resti fermo e tremi di freddo e pena, perché lo senti singhiozzare.
Tu lo sai bene.
Tu l’hai provato cosa sia infliggere sofferenza e morte: l’anima, dopo magie oscure e malvagie, non è più la stessa, specialmente se è un’anima innocente e pulita come quella di questo ragazzo.
Non è cosa facile fare del male, anche in preda all’ira, anche se odi con tutto te stesso.
Tu lo sai bene.
Tu l’hai provato.

Eppure la tua anima era già macchiata, quando hai lanciato una maledizione oscura o mortale la prima volta.
E soffri per la sua pena, per le sue lacrime che un tempo lontano sono state anche le tue.
E’ giusto così.
Tu sei abituato a soffrire e puoi sopportarlo.
Ma lui?
Fino a quando, Severus?
Qual è il limite da non superare?
Singhiozzi soffocati scuotono ancora Potter.
Piangi ragazzo, lava la tua anima, pensi.
Potter si asciuga in fretta gli occhi e si rinfranca, ti guarda, mentre cerchi di rialzarti dalla neve profonda in cui sei caduto.
Fai fatica e ansimi, ma non ti aiuta, anzi, i suoi occhi, ancora pieni di lacrime, esprimono solo disprezzo.
Parla con voce roca, cercando di controllarsi e ti chiede ancora:
- Perché? Me lo dica, perché mi ha fatto tutto questo, che avevo fatto di male? Cosa avevano fatto i miei genitori? E Silente? Lui si fidava di lei. Si fidava… – Finisce la frase in un sussurro che è più straziante di un grido e ormai ti rendi conto che sei disposto a rispondere a quelle domande.
Lo desideri.
La tua anima urla impotente nel silenzio.
Non è vero. Io non volevo. Non volevo ucciderlo. Perdonami, Albus. Perdonatemi. Io non ne sono capace, io non posso…
Ma non hai voce, la gola stretta dall’angoscia non permette che i suoni raggiungano le labbra.
Perché anche la tua maschera, la tua armatura, il tuo muro di menzogne ha bisogno di cadere, hai bisogno di sentirti ancora umano, poi Oblivierai questo ragazzo, ma adesso vuoi che lui, anche se per pochi attimi, sappia e capisca, guardandoti negli occhi
Non sei fatto di legno, ma di carne e sangue.
Speri che lui se lo ricordi, mentre gli parlerai.
Pieghi il capo e i capelli ti nascondono il volto scavato e pallido, stringi i denti.
Ecco il colpevole, ecco l’assassino: eccomi, sono qui – ti sussurri nella mente - imploro il perdono,- pensieri martellanti esplodono nella mente e si perdono nel silenzio della notte e del cuore.
Provi un’infinita vergogna, disgusto per te stesso, per quel passato che è riemerso potente dalle parole di Potter.
E, per la prima volta, senti anche sincera pietà per quel giovane, piegato dalla vita, almeno quanto lo sei stato tu.
Nessuna ferita può essere tanto profonda e dolorosa quanto quella che vorresti infliggerti.
Dov’è il tuo cinismo, la tua maschera di freddezza, dov’è ora il tuo sarcasmo pungente?
Potter ti fissa ancora negli occhi, i tuoi occhi che adesso esprimono solo un’infinita tristezza.
Qui ed ora ci sei tu, il colpevole, sei nudo e vulnerabile ed è quello che meriti di essere.
Fissi lo sguardo negli occhi che furono di Lily smarriti nel volto di James e comprendi che Harry non è mai stato il tuo antico nemico di gioventù.
Quello è morto da tempo, ed è morto per proteggere suo figlio.
Allora cerchi di rialzarti e finalmente le parole ti salgono facili alle labbra; tu che non sei mai stato loquace, ora desideri spiegare e spiegarti.
Harry deve sapere, ha il diritto di sapere tutto, tutto fino in fondo; almeno finché il tuo cuore ce la fa a raccontare.

1 HP e il Principe Mezzosangue, pg.498

Capitolo 2



Io sono un uomo, e nulla più,
forte delle sue infinite debolezze.
( Earendil, Vite)



Sei pronto anche per questa prova.
Sollevi il capo e ti cali nella profondità dello sguardo di colui che non è mai stato il tuo nemico, ma solo il suo orfano: perché tu e solo tu sei stato e sei il peggiore nemico di te stesso, ne sei tristemente consapevole.
Quando parli, lo fai rivolgendoti alla sua anima e alla sua coscienza.
- Silente stava morendo, - cominci e la tua voce è rauca, stranamente calma, mentre pronunci le parole più penose e dure, quelle che ti spezzano il cuore, quelle che ti riportano indietro, sulla torre di Astronomia. - Ed era mio amico. Albus era l’unico amico che io abbia mai avuto. – Forse -aggiungi nella mente.
Adesso il silenzio sembra dilatarsi intorno a questa affermazione, intorno alla dolorosa verità che esplora la solitudine della tua vita. Respiri profondamente e riprendi a raccontare
- Solo con lui mi confidavo e di lui mi fidavo. Sapeva tutto di me. Conosceva la mia anima, la storia della mia vita e fin dove spingere le sue richieste. Silente sapeva bene che avrebbe potuto chiedermi qualsiasi cosa, io stesso glielo promisi tanti anni fa: e così mi ha chiesto l’impossibile. – Sospiri e per un attimo abbassi lo sguardo sulle tue mani candide e gelate, ma macchiate e contaminate dal sangue e dalla morte, poi rialzi gli occhi sul ragazzo e lo fissi mentre pronunci le parole - Mi ha chiesto di ucciderlo.
Lo stupore misto ad incredulità si dipinge sul volto del giovane, sta per parlare, ma tu lo precedi, non puoi permettergli di interromperti: è troppo faticoso quello che hai da dire.
- Sarei morto io, piuttosto che esaudirlo. – affermi con tristezza - L’ho pregato di non chiedermi di farlo, abbiamo discusso e litigato, ho tentato tutto quello che era in mio potere per guarirlo, ma non ci sono riuscito. - Respiri con affanno e l’aria fredda si condensa in piccole nuvole di vapore bianco, mentre continui a confessarti e confessare. - Ricordi la sua mano? La maledizione oscura che l’aveva colpito si stava espandendo, non gli restava che poco più di un mese di vita. - Abbassi lo sguardo al ricordo e riduci la voce ad un sussurro. - Albus voleva che la sua morte non fosse inutile, voleva che consolidasse la mia reputazione presso il Signore Oscuro: dovevo essere io ad ucciderlo, io dovevo godere di quel privilegio.
Increspi le labbra in un sorriso amaro e feroce, ricordando con immutato dolore ogni parola, ogni momento: le frenetiche notti trascorse nel tuo studio alla disperata ricerca di una pozione, di una magia antica e dimenticata impossibile da trovare. Una per una puoi contare nel vivido ricordo tutte le notti insonni trascorse alla luce delle candele di quell’anno maledetto.
Sollevi ancora lo sguardo sul ragazzo, poi ti sforzi di continuare.
- Non mi importava di aver contratto un Voto Infrangibile. - Chiudi gli occhi al ricordo delle lacrime di Narcissa e delle tue, dopo. Quando hai capito a cosa saresti andato incontro per salvare Draco sostituendoti a lui nel compito che gli era stato affidato da Voldemort. – Sarei venuto meno senza rimpianti al giuramento. Sarei morto e finalmente avrei trovato la pace. – Sospiri al pensiero e scuoti il capo come per scacciare dalla mente un desiderio irrealizzabile. - Ma Albus mi voleva vivo, e Draco non era in grado, come non ne sei capace tu, - qui lo guardi ancora fisso negli occhi - di uccidere, o non sarei qui a parlarti. – Sollevi un sopracciglio e ti sfugge una smorfia che somiglia ad un sorriso amaro. – Poco fa ne hai avuto l’opportunità, ma non l’hai fatto. Per uccidere bisogna essere corrotti nell’anima e nel cuore o stupidi e tu non sei né l’uno né l’altro.
Taci e stavolta Potter non cerca di interromperti, ti osserva in silenzio, aspetta il seguito.
Glielo concederai.
- Silente non voleva che Malfoy corresse il rischio di macchiarsi di un crimine per proteggere la sua famiglia. - Ora le parole sono un macigno tra le tue labbra. - Ed io ho accettato. Io ho detto di sì. Ho promesso ad Albus di ucciderlo, ma solo se fosse stato necessario, se gli eventi lo avessero richiesto. E’ questo che mi chiedeva pregandomi, alla fine, voleva che tenessi fede alla parola data…
Capisci di avere bisogno che Potter ti creda.
Ti sembra quasi che se uno solo si convincerà della sincerità di quello che dici, di quello che hai fatto, potrai trovare la forza per riprendere il tuo aspro cammino, la tua vita, attorniato dal disprezzo e dall’odio.
Ti appelli alle tue ultime energie e ti rivolgi a lui quasi con affanno.
– Potter, ripensa a quella maledetta sera. Ricorda! Perché mi voleva accanto a sé? Ti sei chiesto che cosa mi pregasse di fare? Tu c’eri, eri là, hai visto il disgusto sul mio volto mentre pronunciavo l’anatema che uccide. Io…Io non volevo farlo, non avrei mai voluto… - la voce finisce in un sussurro.

Chini il capo, che altro puoi dire? Che ogni notte vedi Silente cadere e morire? Che hai visto tu solo l’attimo in cui la luce dei suoi occhi si è spenta per sempre? Che sei fuggito con il cuore e l’anima a pezzi, maledicendo il giorno in cui sei nato? Che ti sei ubriacato tanto da non sentire più nemmeno il dolore del Marchio d’infamia che porti? Che speravi di non ricordare niente, almeno per qualche ora, ed hai ottenuto l’unico risultato di essere punito dall’Oscuro per la mancata sollecita risposta alla sua chiamata?
Nel silenzio ovattato dalla neve che riprende a cadere Potter ti guarda e adesso sembra più calmo.
Riflette sulle tue parole, forse sei riuscito a convincerlo, o almeno a farlo dubitare.
Ti fissa a lungo negli occhi quasi cercasse una conferma riflessa dalla tua anima.
Teme di sbagliare a fidarsi, ma ormai hai insinuato delle incertezze dentro di lui.
Vuole conferme e ti si rivolge con determinazione:

- Lo giuri allora, su quanto ha di più caro e sacro. Ci sarà, anche per uno come lei, qualcosa su cui valga la pena di giurare. Silente le credeva, faccia in modo che la creda anch’io. Stanotte mi sembra un uomo diverso. Dopo anni di disprezzo e di sarcasmo mi sta parlando con sincerità e onestà. – si ferma sospira poi riprende a parlarti. - Perché non lo ha mai fatto prima? Io non sono mio padre. Non lo sono. Io non sono mai stato come… come lui e Sirius. Li ho amati, è vero, ma non mi sarei mai comportato come hanno fatto loro con lei. Aver odiato loro, non è una buona ragione per odiare me.
Abbassa lo sguardo, sembra imbarazzato, incerto: forse è curioso di vedere qual è la cosa che non oseresti infangare con un falso giuramento, forse ti sta mettendo alla prova.
Poi prosegue più tranquillo.
- Mi mostri a cosa tiene davvero, cosa conta per Severus Piton.
Fissa di nuovo gli occhi su di te.
Ecco, è questo il momento in cui devi strapparti il cuore e gettarlo in pasto ai lupi.
Come farai a spiegare? Come farai a raccontare? Come farai ad abbandonare l’antica promessa che hai preteso da Silente? Non lo dica… non lo dica mai a nessuno, Silente… voglio la sua parola! Gli hai imposto, tanti anni fa, e pensi alla sua risposta: Vuoi la mia parola, Severus, che non rivelerò mai la parte migliore di te? (1)
E ti guardava con occhi velati di lacrime, Albus, mentre piangevi la morte di Lily e della tua anima.
Lui sapeva quanto ti sarebbe costato quel silenzio; quale corazza avresti dovuto alzare intorno ai tuoi sentimenti, sapeva che li avresti ricacciati nelle segrete del cuore, nascondendoli per sempre. E’ così che hai imparato a guardare la vita e le persone con distacco, arroganza, talvolta con disprezzo, usando il sarcasmo e il silenzio come baluardo al tuo essere solo un uomo distrutto dai rimorsi.
Potter sta aspettando la tua risposta.
E’ necessario che ti creda, sarai sincero e convincente: poi dovrai spiegare e ti prendi il tempo necessario.
Per obbedire alla sua richiesta e giurare su quanto ti resta di più caro, devi riavere la tua bacchetta.
Con l’espressione più calma che ti riesce, gli parli per chiedergli di restituirtela.
- Mi occorre la bacchetta, - pronunci con voce piana - mi è indispensabile per mostrarti l’unica cosa su cui io possa giurare.
Il ragazzo ti sorride con sufficienza e ti mostra la tua bacchetta, tenendola tra due dita e, con un pizzico di sarcasmo, ti si rivolge ironico.
- Pensa davvero che io mi fidi? Che mi fidi di un traditore? Lei mi colpirà con una maledizione, poi andrà dal suo Padrone per dirgli dove venirmi a prendere.
Dovevi aspettartelo, ma non demordi. Se sei stato capace di convincere il più grande Mago Oscuro, puoi trovare le parole per convincere un ragazzo, per quanto prevenuto e sospettoso sia verso di te.
La sua curiosità sarà la tua arma di persuasione.
- Davvero lo credi? Se vuoi una prova, se vuoi sapere il resto della storia, non ti resta che ridarmi la bacchetta. Capirai perché tuo padre non mi è mai piaciuto. Tu non sai. Tu non puoi sapere… Giurerò su quanto ho di più caro, sull’unica cosa che davvero è sacra per me. Ma mi serve la bacchetta. Ti prometto che non la userò né contro di te, né per scappare. Hai la mia parola. Allunghi la mano e affermi con convinzione:
- Tienimi sotto tiro, puoi bloccarmi quando vuoi. Devi fidarti, Potter se vuoi sapere il resto della storia.
- Ho la parola di un Mangiamorte! - Ti sputa contro il ragazzo.
Ti ergi con fierezza e lo fissi negli occhi mentre pronunci con orgoglio parole pesanti come pietre.
- Hai la parola di Severus Piton e, nel bene e nel male, sappi che io non sono mai venuto meno alle mie promesse. A qualunque prezzo. Dovresti averlo capito ormai. Almeno questo… - Bisbigli le ultime parole tra i denti: non riesci proprio a rinunciare a una punta di sarcasmo con lui.
Lo vedi irrigidirsi e dibattersi nel dubbio, ma hai capito che vuole sapere; deve chiarire dentro di sé, incanalare l’odio e la rabbia verso il giusto obbiettivo; vuole avere le prove delle tue colpe e vuole riabilitare suo padre.
Il bastardo devi essere tu: lui lo vorrebbe, ci spera e, rifletti con tristezza, forse ha ragione.
Forse.
La curiosità ha la meglio ed è quello che speravi, ormai lo conosci bene.
Getta a terra tra la neve la tua bacchetta, tu sei appoggiato al tronco e tremi, bagnato e indolenzito dalla Cruciatus; tuttavia cerchi di mantenere un atteggiamento naturale e misurato, ma ogni gesto ti costa fatica e sofferenza.
Ti chini e raccogli il legno magico.
E’ tuo da sempre, senza bacchetta ti senti un mezzo uomo, la rigiri tra le dita come un’amica di cui ti fidi e che ha diviso tutto con te, il bene e il male.
Ti sovviene quanti sacrifici ha fatto tua madre per comperartele e tu l’hai usata troppo spesso per ferire, uccidere e torturare.
Ma adesso, non devi pensarci, devi soltanto alleggerire il cuore e ricordare il cielo azzurro a primavera, la riva del Lago Nero e Lily seduta accanto a te che sfoglia un libro, mentre ripassa le lezioni. Lei ti sfiora la mano, nel ricordo, e la notte s’illumina.
- Expecto Patronum! - Esclami, ed ecco, il miracolo si ripete: la cerva dagli occhi dolci scivola vicino a te, ti scalda e ti conforta.
La sfiori con delicatezza e amore, tu sai da dove viene, perché vive in te: lei è la tua anima.
Ti danza leggera intorno e solleva il muso, poi trotterella accanto a Potter che ha lo sguardo stupito e la osserva attonito.
- Una cerva… il suo Patronus è una cerva. Perché… - ti chiede sollevando lo sguardo, – il Patronus di mio padre era un cervo ed anche il mio… solo mia madre avrebbe potuto… - e allora sbarra gli occhi, perché una verità incredibile si fa strada nella mente del ragazzo.
Ha capito?
Oppure sarai tu che dovrai dirglielo?
Allunghi una mano verso l’argento vorticante e sussurri, guardando la bestiola negli occhi:
- Giuro su di te e su quello che hai significato e significhi per me… Lily…
Un peso si solleva dalle tue spalle e guardi verso la luce danzante con infinito rimpianto.
Se fossi da solo scioglieresti nel pianto il groppo che ti soffoca la gola, ma non puoi, non davanti a suo figlio.
Alzi lo sguardo e vedi Potter sorridere alla cerva splendente, mentre riflette sulla natura della creatura che hai evocato.
Un lampo di comprensione attraversa i suoi occhi, ti rivolge la domanda che aspettavi, che temevi.
- Qual era il Patronus di mia madre? Lei la conosceva, il suo Patronus era una cerva, vero? - Dice in un soffio, – e se è anche il suo, questo significa… una sola cosa, perchè i Patronus non mentono mai. - E accarezza ancora la creatura che si perde evanescente nel gelo della notte, mentre entrambi la seguite con lo sguardo.
Gli parli con voce profonda e commossa, come da tanto non ti capitava, come non ricordavi di saper fare.
- Dopo tutti questi anni, lei resta il segno tangibile delle mie scelte, della memoria che ho di Lily e della mia fedeltà a Silente.
Ora sai quanto ti costa confessarti.
Quanta fatica ti ci vuole per spiegare con le parole e la voce quello che solo il tuo cuore conosce?
La tua natura riservata e taciturna vorrebbe impedirti di parlare, vorresti poter trasmettere con i soli sguardi quello che ti pesa sull’anima da tanto tempo. Ma non è possibile. Così prosegui con fatica e ti racconti.
- Ho attraversato il rimorso e il dolore. Ho capito che le mie scelte mi avevano condotto sulla strada sbagliata. Era tardi, troppo tardi, quando ho compreso. Il sangue aveva già strappato la mia anima e macchiato le mie mani. Potter, sappi che Bellatrix non ti ha detto tutta la verità. Non s’impara a godere del male altrui, delle torture, della morte di vittime innocenti. Mai. Il male è qualcosa a cui occorre essere predisposti per goderne. Io ho provato orrore per me stesso, per quella vita scelta senza sapere, senza immaginare a quale grado di efferatezza e orrore avrei dovuto arrivare per obbedire a colui che pensavo essere un grande mago. Era solo un pazzo. L’ho capito molto presto, ma troppo tardi per tornare indietro.
Il silenzio si allarga di nuovo e la pace della notte accoglie il sospiro gelato che sfugge dalle tue labbra.

1 - HP e i Doni della Morte, pg. 624

Capitolo 3





La mia vita è tutta qua,
chiusa nei silenzi e nella solitudine,
imprigionata nella tenue luce di occhi mai spenti,
(Earendil, Vite)





La notte ti sembra ancora più oscura adesso, mentre pronunci quelle parole, mentre ti assalgono i ricordi e ti sommergono, fino a trasformarsi in una lacrima che oscilla trattenuta tra le ciglia.
Non hai ancora finito con il ragazzo e con te stesso; la voce è solo un sussurro, ora, nel silenzio del bosco.
Non stai parlando a Potter, ma a te stesso.
– Non si danno le dimissioni da Mangiamorte, l’unica via d’uscita è la morte. Avevo solo vent’anni e Silente mi ha aiutato, mi ha concesso fiducia e una possibilità di riscatto dalle colpe e dai rimorsi. Gli promisi che avrei fatto qualsiasi cosa per tornare ad essere un uomo degno di questo nome e non un assassino; per redimermi e affrancarmi da tutto il male che avevo commesso, persino alla tua famiglia. A Lily. - Alla mia Lily… - pensi con acuto dolore. Stringi i pugni e le unghie si conficcano nei palmi, ricordi, ripensi, rivivi lo strazio del passato – Quando lei è stata uccisa ho promesso di proteggere la vita di suo figlio: la tua vita. Ho mentito per Albus, sono diventato una spia per lui e per l’Ordine. Ho fatto il mio dovere sempre ed a qualunque prezzo. Ma ormai so che non basta, so che niente basterà mai. – concludi in un soffio.
Il giovane ti osserva smarrito non riconosce nelle parole che pronunci il tetro e severo professore che l’ha odiato per anni.
Hai mostrato al mondo un volto di ghiaccio.
Il rigido controllo delle emozioni ti ha reso la spia perfetta, ma nel perseguire il tuo scopo, hai perduto la tua anima.
Solo.
Sei vissuto e vivi da solo.
Perché una spia non ha amici.
Perché nessuno deve accorgersi di lui.
Perché sei un morto che cammina.
Giorno dopo giorno sei diventato quello che il mondo conosce, l’uomo dalla maschera impassibile e sprezzante; ma dentro di te un essere umano piange ancora, grida il suo strazio e l’amore negato da sempre.
Non hai ancora finito, ma le forze per proseguire ti mancano, il te bambino e ragazzo, l’adolescente abbandonato è riemerso potente.
Cerchi nel Patronus la forza per continuare.
Alzi orgogliosamente il capo e affermi la tua ultima verità a questo ragazzino solo e disperato almeno quanto te. Ora, vorresti soltanto aiutarlo e consolarlo.
- Non ho diritto ad alcun perdono per le mie scelte. Lo so. Da tempo ne ho perso la speranza. Silente avrebbe detto che solo l’amore vero e pieno può operare un miracolo ed è in nome di quell’amore che ho obbedito e obbedirò ad Albus. Fino all’estremo sacrificio.
E’ tutto.
Finalmente puoi tacere.
Ora il ragazzo sa.
Non serve spiegare altro, aspetti, appoggiandoti alla quercia, qualunque cosa lui voglia dirti. Qualsiasi colpa possa imputarti.
Tanto sai che nessuno sarà mai un accusatore più inflessibile di quanto lo sia tu.
Ti guarda in volto e sembra quasi provi pietà per te.
Tu non vuoi la sua compassione: preferivi il suo odio.
Lo fissi anche tu.
Ha gli occhi di sua madre…
Hai passato anni a farti odiare per non incontrare mai lo sguardo che ti rivolge adesso, lo sguardo di Lily.
Dietro quelle pupille vedi la stessa intelligenza, la stessa comprensione, lo stesso cuore.
Nel silenzio che si dilata tra voi pensi che dovrai fargli dimenticare tutto o non potrai continuare la tua guerra, non potrai difenderti dall’amore e richiuderti di nuovo nella tua roccaforte di indifferenza e disprezzo.
Devi affrettarti, devi tornare indietro.
Non hai tutto il tempo, i due Carrow saranno già allertati.
La spada è ancora nel lago ghiacciato.
I tuoi piani perfetti sono andati a farsi fottere.
Potter si limita ad osservarti, poi ti parla, quasi sottovoce, come avesse paura di spezzare quell’attimo sospeso.
- Dunque la cerva è il suo Patronus. – Sottolinea con gli occhi lucidi di lacrime trattenute. - I Patronus vengono dal cuore, nascono senza la volontà di chi li evoca, sono emozioni: ci vuole amore autentico, per dare forma al Patronus. Quello di Tonks è un lupo da quando ama Remus e ora ho scoperto che il suo è una cerva. – Si ferma, tace per un momento che ti sembra infinito. – Non era solo amicizia quella tra lei e mia madre: lei l’amava, - pronuncia piano - lei l’ama, anche adesso… - solleva lo sguardo e lo fissa nelle tue iridi.
I ricordi si fanno più dolorosi nella consapevolezza che la perdita di lei, avvenuta per tua colpa, è irrevocabile, anche se Lily è sempre dentro di te.
- Sempre… - Rispondi sussurrando e abbassi il capo nascondendoti allo sguardo inquisitore del ragazzo, perché non colga la tua pena e le lacrime che non vuoi far scendere, ma che riempiono i tuoi occhi.
Abbandoni la bacchetta lungo il fianco, la lasci cadere, non ti serve più.
Ormai ti crede, vedi lacrime scivolare sul suo volto; scuote il capo.
State piangendo le stesse lacrime, la stessa perdita e la stessa persona.
Ti si rivolge con voce ferma, nonostante l’emozione.
- Ho sbagliato, non ho mai capito, ma lei ha fatto di tutto per mostrarmi odio, come potevo immaginare che mi proteggesse? Che avesse ucciso Silente su suo ordine?
Rispondi con veemenza quasi a giustificare il suo comportamento, l’incomprensione di tutti.
- Nessuno doveva capire, nessuno doveva sapere, ho chiesto io a Silente di mantenere il segreto, non potevo sbagliare, il mio ruolo è sempre stato la spia, quella che deve restare nell’ombra, nessuno doveva dubitare della mia pessima fama. Non ho mai potuto fidarmi di nessuno tranne di Albus. E l’ho ucciso. Con queste mani ho adempiuto all’ultima sua volontà, al suo ordine.
Gli mostri le tue mani gelate e bagnate di neve, sono così bianche eppure macchiate di tanti crimini: no, non c’è punizione peggiore del rimorso.
Tu non sei un vigliacco, non lo sei mai stato e così prosegui quasi senza prendere fiato.
- Harry, hai gli occhi di Lily, lo stesso sguardo, lo stesso colore, ogni volta che mi guardavi era come se rivedessi lei, e ricordassi cosa avevo fatto; quale stupida leggerezza mi aveva spinto ad origliare una parte della profezia quella notte per raccontarla al Signore Oscuro. L’ho fatto perché speravo che mi avrebbe concesso almeno di poter abbandonare l’obbligo costante di uccidere e torturare. Non c’era notte che non rivedessi i volti delle mie vittime, che non li guardassi soffrire, non c’era giorno che non lacerassi la mia anima e cercassi di strapparmi il Marchio dal braccio. Tutto inutile: ero uno schiavo. Quando ho compreso le implicazioni della mia delazione ero disperato. Ho cercato Silente, l’ho implorato di aiutarmi a rimediare almeno a quest’ultima colpa. Non tolleravo più quella vita, quei compagni violenti e sadici. Non mi è stato concesso nemmeno questo dalla sorte. I tuoi genitori sono morti ugualmente, ma tu eri vivo e avevi gli occhi di lei. Di Lily: eri suo figlio. Silente mi ha mostrato l’unico modo in cui avrei potuto risalire dall’abisso in cui ero caduto. Detestavo tuo padre, non posso negarlo, ma non lo avrei mai voluto morto. – Parli tra te e te ora e la voce è solo un soffio nel silenzio della notte. – Mi ha portato via Lily, l’unica che mi stesse accanto, che mi capisse, che mi fosse amica. Per questo il mio astio è cresciuto, ma ero stato io ed io solo che l’avevo perduta seguendo la via dell’errore, della dannazione: la via del male. Io sono il colpevole, io l’ho messa in pericolo. Niente e nessuno potrà mai perdonarmi per le mie scelte e le mie colpe, né per la sua morte. Io per primo non perdono me stesso.
- Io posso, Professor Piton. Io, forse, posso… farlo. Posso perdonarla per mia madre e per mio padre almeno. Anch’io ho sempre sbagliato nel giudicarla, ho guardato alle azioni che lei compiva, agli eventi che si svolgevano, attraverso un velo di pregiudizi e rancore. Una volta, anni fa, Silente mi disse una frase che solo adesso comprendo appieno “Sono le scelte che facciamo che dimostrano quello che siamo veramente, molto più delle nostre capacità”(1) . Chi meglio di lei incarna il senso di quella frase? Chi sarebbe stato capace di sopportare l’odio, il rancore degli altri, senza perdersi mai d’animo né cedere o fuggire? Mi dispiace per quello che ho detto: no, lei non è un vigliacco, non lo è mai stato. Ora capisco che le sue azioni sono mosse dal bene. Quello che fa è per amore di Silente, per la fine del Male… - Tace un istante poi alza lo sguardo, lo fissa nel tuo e conclude, – e per proteggermi, anche da me stesso.
Questo ragazzino che sta diventando uomo ti stupisce e qualcosa di caldo e sconosciuto per te si muove nel petto, all’altezza di quel cuore che non pensavi di avere più.
Ti rendi conto che devi aggiungere altre parole, parole pesanti e amare.
– Nessuno può perdonarmi, Potter, nessuno. Nemmeno tu. Io non sopravvivrò a questa guerra. Avrei dovuto morire tanti anni fa. La morte non mi fa paura, e non l’ho mai temuta. Non ho niente da perdere, niente da offrire: ho solo la mia vita. Tu non sai cosa significa essere stato uno di loro, uno dei suoi seguaci. Mentre compivo azioni orrende e obbedivo agli ordini del mio Padrone, una voce urlava dentro di me che tutto quello che avevo fatto e facevo era sbagliato, che dovevo fermarmi, che quella vita non mi apparteneva. Io ho fatto tacere quella voce, ho finto di non ascoltarla finché, un giorno lontano, non le ho permesso di raggiungere la mia anima e la mente. Non potrò mai essere perdonato, mai, perché io stesso non me lo concedo. In nome del dovere ineludibile che mi sono imposto so che l’arma più potente che esista è l’amore; vado avanti come Silente mi ha insegnato, ma per me non ci sarà mai né pace, né redenzione. Io sono già morto. Sono solo un corpo senz’anima, sono solo buio nell’abisso dei miei ricordi e rimpianti.
Ti guarda con occhi lucidi e raccoglie tra la neve la tua bacchetta porgendotela.
C’è altro che vuole sapere e tu sei pronto a svelarglielo
- Ora mi dica perché è qui e dove mi avrebbe condotto la cerva?
Guardi nel buio e vedi scintillare il ghiaccio sul bordo del laghetto dove hai lasciato la spada.
Questo è il momento delle confessioni e delle verità; ormai ti crederà, ma hai un peso sul cuore che non vuole andarsene.
Pensi a quello che lo aspetta a quante prove ancora più difficili dovrà affrontare e pensi anche a quel che dovrai dirgli, quando l’ultimo Horcrux sarà distrutto.
Ma non adesso, non ora, forse molto più in là, forse mai. Perché – speri - morirai prima di doverglielo comunicare.
E’ solo un ragazzino, è il figlio di Lily, e di un uomo che, se fosse vivo, avrebbe la tua età: poteva esserti figlio e ne saresti stato felice, perché è un ragazzo coraggioso, che conosce il dolore e il sacrificio.
Lo guardi e pensi che lo avresti accettato anche così com’è: un Grifondoro. “Sai, a volte credo che lo smistamento avvenga troppo presto…” (2) ti ha detto una volta Silente e chissà mai che anche tu, se fossi smistato ora…
Sorridi al pensiero e sospiri, non puoi mentirgli. Ti rivolgi a lui con la gentilezza che non hai mai usato in questi anni. Cominci dall’inizio.
- Silente voleva che tu avessi la spada di Grifondoro, dovevi prenderla in condizioni di necessità e valore – taci il resto della frase che ti risuona nella mente “non deve sapere che sei tu a dargliela! Se Voldemort dovesse leggere la mente di Harry e scoprire che lo aiuti… "(3) – La cerva ti avrebbe condotto allo stagno dove io l’ho nascosta. – Taci e rifletti, poi prosegui, – credo di sapere con certezza a cosa ti servirà, ci ho pensato a lungo. Silente non ha mai voluto dirmelo. Tu stai cercando oggetti che contengono una parte dell’anima del Signore Oscuro: si chiamano Horcrux, magia della più tetra e malvagia. Conosco quell’incantesimo e mi disgusta, non credo che la sua anima sia stata divisa soltanto in due parti, ma in molte di più. Ormai c’è così poco di umano in lui che potrebbero essere sparse dovunque… e per liberartene, quando li troverai, ti serve qualcosa di magico e potente, come la spada di Grifondoro.
Potter ti guarda stupito e ammirato, per la prima volta in vita sua, comprende che non sei contro di lui e che il vecchio pipistrello bastardo ha un cuore e un cervello, non solo sarcasmo e odio, dentro di sé.
- Lei sa, lei ha capito, lei potrebbe aiutarmi. - Sorride speranzoso.
Chiudi gli occhi e sospiri, potresti. Oh, sì, vorresti, ma non puoi. Hai altre consegne, altri obblighi e se l’Oscuro sapesse e leggesse attraverso la fragile volontà di Potter, la morte di Silente sarebbe stata inutile, come la tua, se venissi scoperto.
Devi fargli dimenticare tutto, devi impedirgli di farti e farsi del male.
Ti strazia ammetterlo, ma devi lanciargli un Oblivion, magari non troppo potente, così che un dubbio, un sospetto resti nella sua mente e, al momento giusto, quando e se potrai aiutarlo, solo allora gli ricorderai questa conversazione.
Forse rammenterà e ti ascolterà.
Sarà come quando si esce da un sogno e la reminiscenza torna a poco a poco.
Così lo guardi tremare non di freddo, ma di dolore e disperazione, perché anche lui si sente solo. Silente aveva perfettamente ragione e le sue previsioni erano come sempre impeccabili.
- Lei mi starà vicino? - Ti chiede con una vocina sottile. - Lei non mi abbandonerà quando sarà il momento di prendere la spada e di cercare gli altri Horcrux: ne sono rimasti quattro. Lei, Professore, è coraggioso quanto mio padre, che è morto per difendermi. Lei mi difende da tutta la vita. Mi aiuti!
Chiudi gli occhi perché sai che non puoi mantenere nessuna promessa, ma devi dargli un po’ di speranza.
Soprattutto perché tu sai che dovrà morire e questo pensiero ti sta uccidendo.
Così menti e fingi, ma per un fine onorevole, questa volta, menti per fargli coraggio.
- No, non sarai solo, te lo giuro, te lo prometto. Tuo padre e tua madre saranno con te e se potrò, io ci sarò e ti aiuterò. Metterai fine a questa guerra, a tutto questo male.
- Vorrei non essere mai nato, – dice, mentre lacrime calde gli solcano di nuovo il volto, – vorrei non essere il Prescelto. - poi si volta verso di te e quasi grida quando ti chiede - Perché io? Perché proprio io!
Quante volte ti sei rivolto la stessa domanda.
Non c’è un perché.
Ci sei dentro e basta.
E’ il destino di Harry Potter.
E’ il tuo destino.
Le vostre vite e la vostra sorte sono indissolubilmente intrecciate da sempre.
Fin da prima che nascesse.
Il ragazzo abbassa la testa e si volta verso il laghetto quasi invisibile da questa distanza.
E’ il momento giusto.
Non puoi tentennare.
Sollevi la bacchetta e lanci un Oblivion silenzioso.
Ti smaterializzi e riappari tra altri due alberi poco più in là, evochi la cerva che è ancora più luminosa di prima, contro il buio pesto del bosco.
Invochi silenziosamente Lily, e persino Potter; quell’uomo che ti ha portato via ciò che avevi di più caro, l’unica luce della tua misera giovinezza.
Poi guardi la creatura scintillare galoppando verso il luogo in cui è nascosta la spada.
Il ragazzo si guarda intorno e, stavolta, segue la cerva senza dubbi o incertezze.
Ti sembra quasi di scorgere nel buio due figure che si tengono per mano e gli camminano accanto… ma è certamente solo frutto della tua immaginazione.



Harry era stupito per quell’apparizione improvvisa, gli sembrava di aver avuto poco prima un’indecisione se seguire o no la piccola cerva.
Tuttavia, nonostante l’oscurità e i rumori della foresta, improvvisamente provava una fiducia incondizionata in quella creatura, come da tempo non gli accadeva.
La sua mente era un po’ scossa da tutti gli avvenimenti dei giorni passati, ma si sentiva stranamente protetto e al sicuro mentre camminava nel folto della foresta.
Si accorse di aver pianto, le lacrime gelate gli bagnavano le guance e si chiese quando tutto ciò fosse accaduto; era come se avesse perso la nozione del tempo, come se una frazione di vita non fosse mai trascorsa: c’era un piccolo vuoto inesplicabile nei suoi ricordi.
Continuava a camminare, però, come se fosse certo di raggiungere una meta agognata, qualcosa di utile e a lungo cercato; provava la sensazione che quell’avventura notturna si sarebbe mostrata favorevole per i suoi scopi.
Giunse accanto ad un piccolo lago ghiacciato e la cerva era lì, ferma ad attenderlo.
La stupenda creatura danzò ancora un po’ intorno a lui, poi cominciò a svanire e lì, sotto il ghiaccio, c’era una specie di croce d’oro.
La spada di Godric era finalmente e incredibilmente a portata di mano.
Severus vide Potter raggiungere l’obbiettivo, spogliarsi ed immergersi nell’acqua gelida.
Pochi istanti e anche Weasley l’aveva raggiunto, brandivano la spada recuperata e si abbracciavano, felici per essersi ritrovati e aver ritrovato la speranza.

Piccoli fiocchi gelati oscillavano nell’aria.
Nel buio la nera figura di Severus Piton si voltò ancora una volta.
Il suo compito lì era finito.
Hogwarts lo aspettava.
Cupa, triste e piena di odio per lui.
La sua casa, l’unica che avesse mai avuto, anche quella era stata violata dal Male.
Anche lì, per lui, non c’era ormai che disprezzo o disgustata indifferenza.
- Buona fortuna Potter. – sussurrò al buio e alla notte…
Poi, senza il minimo rumore, si smaterializzò e scomparve verso il suo destino.



(1) HP e la camera dei segreti, pg.299
(2)HP e i Doni della Morte, pg.625
(3)HP e i Doni della Morte, pg.625

Edited by chiara53 - 6/1/2023, 19:58
 
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