Il Calderone di Severus

Gabrix1967 - Con occhi nuovi, Genere: drammatico, introspettivo - Tipologia: one-shot - Rating: per tutti - Personaggi: Severus Piton, Poppy Chips, altri - Epoca: Maggio 1998 - Avvertimenti: AU

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view post Posted on 27/12/2022, 03:06
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GabrixSnape

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Titolo: Con occhi nuovi
Autore/data: Gabrix1967 – Dicembre 2022
Tipologia: one-shot
Rating: per tutti
Genere: drammatico, introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Poppy Chips, altri.
Pairing: nessuno
Epoca: Maggio 1998
Avvertimenti: AU
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I personaggi originali, i luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
Nota: Storia scritta per l’iniziativa 15 anni con Severus. Sfida del mese di dicembre. Scuola: Beauxbatons. Ruolo: Campione.
Riassunto: A volte servono occhi nuovi per guardare in faccia la realtà.
Caratteri: 32.602

Con occhi nuovi



Intenta com’era a curare i feriti, Madama Chips non si accorse subito della sagoma imponente di Hagrid che era apparsa occupando interamente il riquadro della porta all’ingresso dell’infermeria. Sosteneva qualcuno tra le braccia…

Quando, prima della mezzanotte, aveva ricevuto l’incarico di dirigere insieme a Gazza le operazioni di evacuazione della scuola, la strega aveva pensato che, sferrando un attacco contro un edificio pieno di ragazzi, per la maggior parte inesperti e indifesi, Voldemort si confermava il mostro senza cuore in cui le sue scelte lo avevano trasformato.

I primi crolli, i primi feriti e i primi morti avevano lasciato che la spaventosa realtà invadesse prepotentemente il castello, sbiancando i volti dei suoi occupanti e dilatandone le pupille. Ora che la battaglia era terminata, continuando instancabilmente la sua opera, la strega non riusciva a liberarsi dall’amarezza delle riflessioni che accompagnavano ogni gesto di cura e ogni Incantesimo.

Com’era possibile che la natura umana potesse spingersi alle estreme conseguenze di voler scientemente infliggere dolore e, addirittura, morte?” si domandava, mentre solo la promessa che aveva fatto molti anni prima, durante il suo apprendistato, le dava la forza di non arrendersi alla stanchezza.

No, nessuno avrebbe sofferto se lei avesse potuto evitarlo!”

Grazie a questo giuramento riusciva a fronteggiare le avversità anche nei momenti più difficili e disperati. Per questo, nonostante la drammatica notte insonne appena trascorsa, Madama Chips continuava a dispensare cure e incoraggiamenti agli eroici protagonisti di quella tremenda battaglia che si era da poco conclusa.

Era così esausta che il suono improvviso di quella voce la colpì di sorpresa, strappandola bruscamente al flusso dei suoi pensieri.

“Dove ce lo posso lasciare?” chiese Hagrid, esitante, passando a fatica sotto la volta della porta.

“Ancora feriti? Credevo che non ce ne fossero altri!” esclamò sconcertata la Capo-Infermiera di Hogwarts mentre distribuiva le ultime Pozioni Rimpolpasangue.

“Lui ce l'ho appena trovato nella Stamberga Strillante!” gemette il Mezzogigante.

Madama Chips posò il vassoio e si diresse a passo svelto verso il nuovo arrivato.

“Ma non può essere!” mormorò incredula. Poi, ripresasi dalla sorpresa, guidò Hagrid verso un punto più appartato dell’Infermeria.

“Mettilo lì,” disse mentre si affrettava a richiamare un imponente separé appoggiato alla parete opposta.

“Fanny l’ha salvato, ma ci ha ancora bisogno di cure,” esclamò Hagrid, posando con delicatezza il corpo del mago ferito sul letto.

“Lo vedo,” lo zittì subito Madama Chips, constatando la gravità delle ferite. “Mi racconterai il resto più tardi,” aggiunse quindi, indicandogli senza troppi convenevoli la porta.

Poi, ancora sconcertata, contemplò la sagoma immobile di colui che era stato l’odiato preside di Hogwarts fino a qualche ora prima.

*****



Per quanto le parole pronunciate da Harry Potter durante lo scontro finale con Voldemort scagionassero completamente Severus Piton, non era facile lasciarsi alle spalle i dubbi e i sospetti che per anni avevano animato il loro rapporto. Quel cambio repentino di prospettive destabilizzava la strega più di quanto non riuscisse ad ammettere.

“Per la barba di Merlino, sei messo proprio male,” mormorò dopo aver esaminato attentamente il collo del mago, ancora sporco di sangue. Sottopelle, benché le lacrime della Fenice avessero chiuso la ferita, sembrava muoversi qualcosa di minaccioso e instabile che premeva contro il tessuto appena rigenerato e dava l’impressione di poterlo lacerare ancora. Se la natura di quella presenza fosse liquida o solida non seppe stabilirlo.

Ma più di questo, a turbare il cuore della strega fu la visione del resto del corpo del mago, che, una volta rimossi gli abiti sporchi, rivelò la presenza di numerose ferite, vecchie e nuove, ormai rimarginate ma ancora visibili, segno della sua esposizione a ogni tipo di tormento o tortura.

Quando, con movimenti attenti della bacchetta, ebbe finito di detergere il corpo del mago ripulendolo e disinfettandolo, con un gesto materno lo coprì delicatamente con il lenzuolo e gli portò i lunghi capelli neri dietro le orecchie, scoprendo il volto spigoloso e dolente che mai aveva osservato così da vicino.

“Come sei giovane!” non poté impedirsi di mormorare, vedendolo per la prima volta libero da tutti i paludamenti dietro i quali si era sempre nascosto con tanta determinazione.
Infatti, distratta dall’atteggiamento austero e arrogante del Professore di Pozioni prima e del Preside dopo, nemmeno lei si era mai accorta di quanta differenza di età ci fosse rispetto a tanti altri suoi colleghi, né aveva sospettato che il comportamento del mago avesse spiegazioni così nobili.

*****



Il dolore che lo aveva pervaso da quando Nagini gli aveva trafitto il collo gli aveva impedito qualunque movimento volontario e persino di parlare ed emettere suoni. Le sue ultime parole erano state per Harry. Dopo, il gelo e un profondo stato di torpore lo avevano invaso, e Severus si era sentito ormai prossimo alla fine.

Quel dormiveglia che sembrava doverlo condurre lentamente alla morte e il silenzio che avvolgeva la casa erano invece stati improvvisamente interrotti da un canto arcano, che lo aveva scosso fin nel profondo. Il mago aveva debolmente dischiuso le palpebre, e il suo campo visivo era stato colmato da un’ampia sagoma scarlatta. Solo con notevole sforzo era riuscito a ricomporre l’immagine della Fenice.

“Fanny!” aveva provato a chiamarla, sorpreso. Ma dalla gola era venuto fuori un suono sinistro, più simile a un gorgoglio. Poi si era sentito sollevare, e la voce di Hagrid l’aveva consolato mentre, con passo pesante, lo conduceva chissà dove.

Nello stesso tempo in cui le lacrime della Fenice guarivano la sua ferita, il veleno sembrava opporsi alla cura, e Severus sentiva dentro di sé due forze contrarie e avverse combattere una strenua battaglia. Come se acqua e fuoco si fronteggiassero contendendosi il suo corpo, le vampate mortifere scaturite dal morso di Nagini da una parte e il fresco lenimento delle lacrime delle Fenice dall’altra si affrontavano, prendendo alternativamente il sopravvento le une sulle altre, in un’altalena di sollievo e strazio che sembrava non volersi fermare.

Per tutto il tragitto, il mago si era dibattuto in un dormiveglia orribilmente simile a un incubo dal quale non riusciva a risvegliarsi. Poi, grazie al momentaneo dominio delle lacrime della Fenice sul veleno, l’intorpidimento era via via scemato, restituendogli la capacità di vedere con chiarezza. E allora, aveva distinto l’inconfondibile sagoma di Hagrid, che fino a quel momento era stata poco più di una sensazione confortevole, i contorni del castello, che diventavano più nitidi man mano che si facevano vicini, e infine, l’infermeria.
Ora, mentre attendeva immobile che Madama Chips terminasse la sua visita, Severus si sentiva esposto e vulnerabile e, benché avesse sempre stimato quella strega, ruvida all’apparenza ma sempre prodiga e attenta, provava un tremendo turbamento.

“Riesci a sentirmi?” gli chiese ad un certo punto la strega, e Severus aprì istintivamente gli occhi, che fino a quel momento aveva tenuto ostinatamente chiusi.

“Le mie orecchie non hanno alcun problema,” mormorò a fatica, con un tono che risultò forzatamente sarcastico, sottolineato com’era da uno sguardo che tradiva i recenti supplizi. Ma le sue labbra si stirarono ugualmente in quello che avrebbe voluto essere un sorriso.

“Non è necessario che tu finga, non più!” replicò Madama Chips, voltandosi improvvisamente come se stesse cercando urgentemente qualcosa.

Ma a Severus sembrò che la strega avesse più che altro bisogno controllare le sue emozioni prima di volgersi di nuovo dalla sua parte con la solita espressione determinata che lui ben conosceva.

“È stata una battaglia cruenta,” disse Madama Chips. E, nonostante la tensione dell’affermazione, la sua voce aveva inconfondibili note di esultanza, che anticipavano il risultato finale.
“Voldemort è stato sconfitto,” aggiunse poi, intuendo il bisogno del mago di conoscere gli eventi ai quali non aveva potuto prendere parte.

Seguì una puntuale descrizione di tutto ciò a cui la strega aveva assistito o che le avevano raccontato. E al mago parve che, al pari delle cure attente di cui era stata prodiga sin dal suo ricovero in Infermeria, anche quell’interminabile fiume di parole avesse una qualche funzione. Infatti, distratto com’era dall’ascolto degli ultimi pesanti eventi, si distolse momentaneamente dalle sofferenze inflittegli dalle ferite e si sentì più calmo. Ma benché fosse grato per le informazioni ricevute, si nascose dietro un’espressione impenetrabile, fingendo disinteresse. E Madama Chips, che aveva scandito quelle notizie soffermandosi ogni tanto a osservarlo, nel tentativo di scorgere una reazione che le consentisse di mostrargli la sua vicinanza, capì di dovergli lasciare altro tempo per metabolizzare tutti gli accadimenti della notte.

In meno di ventiquattr’ore, quell’uomo era passato dall’essere l’odiato e temuto preside della scuola all’essere considerato uno degli eroi indiscussi della guerra.
Era troppo persino per chi era riuscito a fingere di essere un arrogante assassino per tutti quegli anni.

“Starai meglio,” disse allora, decisa a concedergli i suoi spazi.

“Ti lascio tranquillo, ma se dovessi avere bisogno di me, lo saprò subito!” aggiunse, scomparendo dietro il separé, sicura del fatto suo.

*****


Severus non ebbe il tempo di soffermarsi a riflettere su tutto ciò che gli era appena stato raccontato perché fu distratto da una voce che ben conosceva. Poco più di un sussurro, ma così vicino al suo letto che non potè non udirlo.

“Madama Chips…”

“Signor Weasley, come mai è qui e da quanto tempo?” domandò la strega.

“Sono appena arrivato, ehm, da poco…” la voce di Ron suggeriva che il ragazzo avesse una richiesta urgente da formulare.

Infatti, senza attendere ulteriori inviti, incalzò l’interlocutrice.

“Lei è una Guaritrice. Cioè, chi può saperlo meglio. Ho bisogno di informazioni sugli effetti dell'impiego della Pietra della Resurrezione,” mormorò appena e l’intonazione di quelle parole suggeriva che si sforzasse di non piangere.

“Ragazzo mio, non è giusto nascondersi nelle favole!” lo consolò la strega, comprensiva.

“Io… ehm, cioè, Harry … ha detto … nella Foresta Proibita, molto vicino alla tana di Aragog. Lui non la vuole, cioè, Silente è d’accordo. Ma io pensavo … a Fred e ... anche agli altri …”

“Basta così, signor Weasley!” lo bloccò allora Madama Chips. E l’ombra di Ron sembrò stagliarsi sul tessuto del separé come se qualcuno l’avesse spinta verso l’alto.

“Non fa bene né a te né alla tua famiglia crogiolarsi in questi pensieri. E spero sinceramente che tu non abbia riferito ad altri la tua idea. Nessuno torna dalla morte!” lo ammonì così severamente che parve volerlo zittire.

Subito dopo, Severus udì i passi allontanarsi dal suo letto.
Era finalmente da solo con i suoi pensieri, ma non riusciva a distrarsi dalle frasi confuse che aveva appena ascoltato e che ora cercava di collegare alle novità di cui era da poco stato messo a parte.
Se i suoi sensi di spia non lo ingannavano, qualcosa di molto grave poteva ancora turbare il mondo magico, qualcosa di terribile che era stata abbandonata in un luogo dove chiunque, per caso o per scelta, avrebbe potuto trovarla. Il mago sentì di dover agire con urgenza, prima che il veleno di Nagini tornasse a imporsi con i suoi effetti nefasti.
Si alzò, contando sul portentoso effetto delle lacrime di Fanny e sulle Pozioni curative di Madama Chips, che avevano placato il dolore, restituendogli in parte le sue energie.
Soffriva ancora, ma, abituato da anni di controllo di sé stesso, e consapevole dell’urgenza di sfruttare bene quei benefici momentanei, Severus si fece forza. Bevve un’ulteriore generosa sorsata di Pozione Rigenerante, cosciente che avrebbe dovuto assumerne altra solo a distanza di molte ore. Ma sentiva di non avere molto tempo per agire, se voleva limitare gli effetti dell’ennesima iniziativa sconsiderata di Ron Weasley.
Così, recuperata la sua bacchetta, sostenuto dal desiderio disperato di mettere fine per sempre a tutto il male che era stato fatto, e protetto dall’Incantesimo di Disillusione, si allontanò barcollando dall’Infermeria, diretto verso la Foresta Proibita.

*****



Dopo essersi accertata di aver distolto Ron dai suoi propositi con tutte le argomentazioni possibili, Madama Chips aveva completato l’ennesimo giro di controllo dei feriti e, rassicuratasi del loro stato, era uscita dall’Infermeria per andare a recuperare gli ingredienti necessari alle Pozioni curative di cui c’era ancora bisogno.

Ora che il nemico era stato annientato, nella Sala Grande erano stati riallineati i tavoli delle case e i ragazzi erano seduti tutti insieme, incuranti del colore delle proprie divise, uniti dalla certezza che era stata la compattezza con la quale si erano difesi gli uni con gli altri a tenerli in vita.

La paura, ancora impressa negli sguardi di quelle giovani vite che avevano sperimentato così da vicino il furore della guerra, adesso era stemperata dalla luce di una nuova speranza che illuminava i loro volti. Madama Chips si soffermò a considerare con affetto quei ragazzi che, nel volgere di una nottata, la vita aveva trasformato in eroi.

A un tavolo, circondato da un’ammirazione di cui non aveva mai goduto, Neville Paciock mangiava con la Spada di Grifondoro, ancora grondante del sangue del terribile serpente, ben in vista davanti a sé. Il nobile oggetto magico sottolineava l’eroicità della sua impresa e molti, alle sue spalle, si fermavano a osservarla più da vicino, con un sentimenti misti di stupore e rispetto.

All’improvviso, nella confusione generale, un grosso rospo spiccò un balzo e atterrò pesantemente sull’elsa della spada, che ora sporgeva leggermente dal tavolo, facendola cadere con grande fragore per terra.

Nella Sala Grande tutte le voci si spensero istantaneamente a causa del fracasso improvviso. Poi, un debole gracidare attirò nuovamente l’attenzione dei presenti, e la voce di Neville esplose in un’esclamazione incredula e felice.

“Oscar!” gridò, e, preso tra le mani il nuovo arrivato, lo tastò sollecitamente, per accertarsi che nella caduta non si fosse ferito. “Dove sei stato tutto questo tempo?” chiese poi, avvicinandolo al suo volto, neanche si aspettasse davvero una risposta.

Madama Chips, che aveva assistito alla scena, accorse immediatamente.

“Signor Paciock, sarebbe opportuno che quest’arma tornasse presto al suo posto,” disse in tono risoluto ma bonario, dando un’occhiata condiscendente prima al ragazzo e poi al rospo che teneva amorevolmente fra le mani.

Neville arrossì confuso.

“Lo farò immediatamente!” esclamò saltando in piedi, pronto a raccogliere la spada.

Ma Madama Chips lo precedette.

Il sangue, che aveva visto spargersi sul pavimento, e che ancora avvolgeva in parte la lama della spada, aveva immediatamente destato il suo interesse.

“Lascia fare a me,” disse, chinandosi a raccoglierla. Quindi, con rapidi gesti della bacchetta, la strega ripulì dal sangue il pavimento, la lama ed ogni parte della spada che ne era stata toccata, trasferendo il liquido vischioso in una provetta che aveva fatto apparire. Poi, con un sorriso, si rivolse allo stupito Paciock.

“Non era sangue di un serpente comune, e non voglio che qualcuno si faccia ancora male!” chiarì. E, accarezzando riconoscente il grosso rospo responsabile di quel prezioso diversivo, si congedò.

*****


La lama forgiata dai Goblin, così come in precedenza aveva fatto per il sangue del Basilisco, aveva sicuramente già assorbito ogni nuovo potere legato ai fluidi dell’enorme pitone appartenuto al temibile mago oscuro appena sconfitto. Tuttavia, Madama Chips, come ogni Curatrice e attenta Pozionista, era interessata anche alle proprietà degli animali magici rari, di cui ben conosceva il valore.

Infatti, all’ammirazione per l’incredibile impresa compiuta da Paciock si era immediatamente sovrapposto un pensiero squisitamente professionale: recuperare il sangue e il veleno del rettile, giacché, provenendo di un rarissimo esemplare, questi reperti sarebbero stati senz’altro dei preziosissimi ingredienti da aggiungere alle sue scorte. E chissà per quali impieghi benefici avrebbero potuto essere impiegati? Quale modo migliore di utilizzare proprio la magia oscura di Voldemort per spezzarne definitivamente ogni ripercussione del potere?

Tuttavia, l’enorme serpente velenoso era misteriosamente scomparso alla morte del suo padrone, e la strega si era dovuta rassegnare alla perdita del prezioso bottino.
Ora, invece, essendosi inaspettatamente procurata una buona quantità di quei preziosi elementi, Poppy tornava con entusiasmo in infermeria, pensando a tutti i potenziali impieghi di quel dono ormai insperato, quando venne colpita da un’illuminazione: curare il veleno con il veleno!

Questo nome - il titolo di un raro libro esaminato con tanta attenzione anni prima e di cui però non aveva mai potuto realizzare le Pozioni proprio a causa dell’impiego di ingredienti molto rari - la folgorò con un brivido di euforia e, quasi senza accorgersene, cambiò direzione, ritrovandosi, poco dopo, davanti alla Biblioteca.

L’intuizione professionale le aveva dato nuovo vigore.

Accio!” comandò e, qualche istante dopo l’Incantesimo d’Appello, apparve un volume dall’aspetto molto vissuto. Raggiante, Poppy scese senza indugio nei sotterranei, il libro stretto tra le mani e la mente già piena di idee.

*****



Le teorie di fondo contenute nel libro che Madama Chips aveva appena preso dalla Biblioteca, si basavano sull’impiego dello stesso veleno responsabile del danno o della lesione, utilizzato in particolari diluizioni.

Ora che aveva una buona quantità di fluidi magici provenienti dallo stesso rettile intriso di Magia Oscura che aveva quasi ucciso Severus Piton, la strega sapeva di poter impiegare delle terapie molto più efficaci di quelle che al San Mungo avevano potuto utilizzare per guarire Arthur Weasley e delle quali si era a suo tempo informata.

Ma tra i due pazienti c’erano altre differenze da tenere in considerazione.
Severus Piton aveva sopportato una quantità maggiore di veleno e questo, unitosi all’altra Magia Oscura che già circolava in lui a causa del Marchio Nero, rendeva più complessa la cura, nonostante le lacrime della Fenice.

Arrivata nell’aula di Pozioni, rimasta miracolosamente intatta, Madama Chips allestì una postazione di lavoro e, trovata la Pozione che cercava, ne iniziò subito la preparazione. Preliminarmente, separò il veleno dal sangue del rettile, riponendoli in provette separate che etichettò subito. Quindi iniziò a dosare nel calderone gli ingredienti elencati dal libro, rispettando attentamente i tempi e le quantità richieste. Attese con trepidazione che la mistura fosse quasi pronta, poi, come indicato nella ricetta, aggiunse una goccia di veleno di Nagini.

Stava per richiudere il libro, quando, dando una veloce scorsa agli ultimi righi della ricetta, si accorse con spavento di qualcosa che nella fretta e nell’entusiasmo del momento, non aveva notato. Perché la Pozione fosse pienamente efficace, era indispensabile aggiungere agli ingredienti due gocce di sangue del mago al quale la pozione doveva essere somministrata, e un elemento stabilizzatore.

Sgomenta, Madama Chips si sentì improvvisamente perduta. A cosa era valsa tanta tempestività se una tale svista poteva vanificare ogni risultato?
Ma poi, guardando meglio, scoprì una minuscola annotazione a piè di pagina.
Lo stabilizzatore e il sangue dovranno essere aggiunti alla pozione a raffreddamento completato e, comunque, non prima che siano trascorse tre ore dallo spegnimento del fuoco sotto il calderone.

Rincuorata, la strega assicurò con un Incantesimo di Protezione il calderone contenente la preziosa Pozione e si precipitò verso l’Infermeria per controllare il suo paziente più grave e descrivergli l’esito della breve incursione in Sala Grande e ciò che ne era seguito.
Intanto, consapevole di avere avuto accesso a ciò che avrebbe consentito al mago il pieno superamento della propria dolorosa condizione, provava a ipotizzare quale fosse il modo migliore di recuperare lo stabilizzatore a cui aveva pensato, e che purtroppo non era affatto facile da procurarsi: ragnatela di Acromantula.
Cercando di convincersi del fatto che gli enormi ragni preferissero di gran lunga il buio e la notte e chiedendosi se non sarebbe stato il caso di associare Hagrid alla sua ricerca, Poppy giunse ansimando in infermeria e oltrepassò il separé, sicura del fatto che il tempo trascorso in solitudine fosse stato sufficiente a Severus per mettere ordine nei propri sentimenti.

Il sorriso che le aveva rischiarato il volto, però, si spense istantaneamente e la povera strega si guardò attorno atterrita, alla ricerca del suo paziente speciale che sembrava svanito nel nulla.

*****


I pochi degenti vigili in Infermeria – interrogati rapidamente e con discrezione - non avevano udito qualcosa che potesse suggerire alla strega una ragione plausibile per quella sparizione, né, riparati ciascuno dietro il proprio separé, avevano visto alcunché.

Per qualche istante, nell’impossibilità di raccogliere informazioni utili alla ricerca, Madama Chips si trovò seduta sul letto del mago, incapace di decidere il da farsi.
La stanchezza accumulata durante la notte insonne e la delusione di sentirsi sfuggire dalle mani la vittoria su un nemico tanto temibile ebbero il sopravvento, facendole presagire il peggio. E, pensando che Severus potesse essere andato via, incapace di accettare il confronto con quanti l’avevano solo odiato e temuto, sospirò sconsolata.
A cosa era valso essersi meritato il salvataggio della Fenice se non era in grado di accogliere quel segnale come speranza di una vita nuova, diversa e appagante?

Ma poi, mentre l’amarezza le invadeva il cuore, osservò le ombre della stanza sul paravento e un pensiero arrivò a scuoterla: Ron Weasley e la sua sciocca idea di resurrezione.
Era possibile che Severus aveva sentito qualcosa? Magari proprio la riconoscenza per la sua sopravvivenza l’aveva spinto ad agire, prendendosi l’incarico di aiutare il ragazzo come ne aveva aiutato l’amico?

Per quanto avventata fosse l’iniziativa, a causa delle condizioni di salute in cui versava, Madama Chips valutò che il Severus Piton che le era stato svelato dopo l’ultima Guerra Magica avrebbe sicuramente ignorato i rischi a cui si sottoponeva pur di evitare gli effetti di un’azione sconsiderata, dettata dalla sofferenza. Preoccupata, si affrettò a uscire dal castello, diretta alla Foresta Proibita: ora aveva più di una ragione per recarvisi.

*****


Il sole, ancora alto nel cielo di quel primo pomeriggio, intiepidiva l’aria.

Protetto dall’Incantesimo di Disillusione, Severus attraversava i territori intorno al castello, lottando contro la debolezza e i pensieri amari. Le poche parole intese dalla voce di Ron Weasley risuonavano nella sua testa, creando scenari tristi e forgiando in lui una determinazione assillante, che lo spingeva ad avanzare, nonostante tutto. Da quando le aveva udite, aveva cominciato a nutrire serie preoccupazioni. Doveva raggiungere la Foresta Proibita prima di ogni altro ed evitare il fortuito rinvenimento che poteva solo aggiungere dolore al dolore, perché, come Severus sapeva bene, nessuno ritorna dalla morte.

Superò la capanna di Hagrid e si addentrò nella fitta boscaglia. Man mano che si allontanava dai margini, l’intreccio dei rami sulla sua testa aumentava, lasciando filtrare sempre meno luce. Il buio sembrava avanzare, divorando i contorni del paesaggio.

Ad ogni passo il freddo s’insinuava nel suo corpo e gli invadeva l’anima. Come il peggior ricordo della sua passata esistenza, la Foresta lo stava ingoiando, e mentre sentiva la sua anima soccombere lentamente davanti all’irragionevole gesto che temeva qualcuno potesse compiere, la compatta selva di rimorsi e incubi riemergeva con prepotenza dal passato, attirandolo nelle sue spire.

Unici punti luminosi, simili a lucciole disperse in tutta quella oscurità, i ricordi del mago ondeggiavano sinuosamente in una danza di morte e i suoi timori prendevano forma e lo sfidavano. La foresta gli appariva come un enorme cuore pulsante di veleno, pronta a sferrare un nuovo attacco contro la comunità magica. Nelle sue tenebre Severus temeva potesse nascondersi un pericolo, mascherato da promessa.

“Vieni a me!” urlò, bruciante di febbre, sorreggendosi a un tronco i cui rami si protendevano verso il cielo come braccia imploranti aiuto. Intanto, lo sforzo sostenuto per tanto tempo aveva fatto svanire l'Incantesimo di Disillusione.

Udì prima un calpestio in lontananza, poi rumore di zoccoli, ma i suoi occhi non riuscivano a distinguere le immagini. Se fosse un altro effetto delle tossine che gli circolavano nelle vene oppure suggestione, non sapeva dirlo.

Qualcuno l’ammonì senza mostrarsi.
“Non cercare oltre, perché nulla troverai!” intimò una voce aspra, e subito sembrò allontanarsi.
“Cassandro? Fiorenzo?” chiamò il mago. Ma nessuno rispose.

Il bosco tornò ad affacciarsi nella sua realtà.
Allora cominciò a distinguere i contorni dell’ingresso della tana di Aragog che emergevano dall’ombra e, accanto, le numerose ragnatele a cupola tipiche delle Acromantule.

Si era allontanato di un passo dal tronco al quale si era appoggiato per non cadere, ancora indeciso sul da farsi, quando udì una voce allarmata.

“Stupeficium!”

E, subito dopo, vide un potente raggio di luce passargli sopra la testa.

Quindi, senza riuscire a capire bene da quale pericolo doversi guardare, ormai così debole da non riuscire più a stare in piedi, si sentì adagiare su una barella e capì che lo stavano portando via da lì. Nel suo campo visivo, appannato dall’oscurità e dal dolore, apparve la sagoma di un’Acromantula e, prima di chiudere gli occhi, seppe a cosa era scampato.

Per qualche istante lasciò che il leggero movimento della barella e il pensiero di essere in salvo lo cullassero, poi tornò a osservare, immobile dal suo giaciglio, i rami, sopra di lui, districarsi e diventare sempre meno fitti. Come i fili di una matassa che si scioglievano, anche i suoi pensieri stavano tornando lineari.

La barella si fermò a mezz’aria.
Severus si accorse che si trovava alle spalle della capanna di Hagrid e che Madama Chips lo stava guardando incredula.

“Cosa intendevi fare?” gli domandò, sgomenta, appena incrociò il suo sguardo.

“Non lo so più,” mormorò il mago.

Il sole, che di nuovo lo avvolgeva nel suo tepore, lo aveva restituito alla dimensione razionale della vita. I dubbi e i timori, rischiarati dalla luminosità di quella giornata di primavera, ripresero a fluire ordinatamente nella sua testa.

La strega gli porse una fialetta.

“Bevi!” ordinò con un tono che risultò più brusco di quello che avrebbe voluto usare.

Il mago non ci fece caso, bevve il contenuto della fiala, si voltò a guardare ancora verso la foresta e poi, tornò a rivolgere lo sguardo alla strega.

“Perché sei venuta?” le chiese provando invano a rimettersi in piedi, sorpreso che fosse riuscita ad arrivare così rapidamente sino a lui.

“Principalmente per la Ragnatela di Acromantula,” rispose quella, ancora a corto di fiato per lo spavento e per lo sforzo, mostrandogli una provetta che evidentemente la conteneva.

Severus la guardò incerto, e Madama Chips si convinse che tirare in ballo il resto non l’avrebbe portata a nulla.

“È lo stabilizzatore che, insieme al tuo sangue, mi consentirà di guarirti,” aggiunse, allora, con uno sguardo di rimprovero che però tradiva una grande felicità.

L’espressione del mago divenne subito più attenta e interrogativa.

“Può essere che tu -”
Severus conosceva un testo di Pozioni molto avanzate che prevedevano l’utilizzo della sostanza che aveva creato il danno per curare i feriti. Ma non fece in tempo a terminare la domanda perché Madama Chips, ansiosa di comunicargli le novità, lo interruppe.

“Ho il veleno di Nagini!” esclamò la strega, non riuscendo a trattenere oltre la preziosa informazione. “E tu non avresti dovuto avvicinarti alla tana delle Acromantule nelle tue condizioni!” aggiunse poi, ancora in tensione per lo scampato pericolo. “Per fortuna l’esemplare che ha provato a sorprenderti era di giovane età: probabilmente non sarebbe stato letale,” osservò, sollevata.

Severus sorrise amaramente. Aveva una certa esperienza con le creature letali. Ma c’era altro che lo interessava di più.
“Parlami del veleno e del suo impiego,” disse, ignorando l’ultimo rimprovero, sempre più attento al discorso che Madama Chips aveva iniziato.
“Conosco anch’io un testo di Pozioni molto complesse che vorrebbero utilizzare sostanze pericolose per la guarigione, ma credo che siano state realizzate poche volte e con scarso successo” dichiarò.

“È perché non è facile procurarsi i veleni,” osservò la strega.

“Ma non è solo per questo. Quelle Pozioni sono estremamente instabili. Per stabilizzarle, serve un ingrediente potenzialmente innocuo, generato dalla stessa sintesi di proteine utilizzate anche per dare la morte,” aggiunse il mago quasi sovrappensiero.

“Per questo ho pensato alla ragnatela di Acromantula. La sostanza vischiosa, necessaria per imprigionare le prede, ha la curiosa capacità di neutralizzare i veleni,” confermò Madama Chips.

Lo sguardo di Severus tornò a vagare. Abbracciò il cielo, la sagoma del castello che si stagliava nella luce chiara di quel pomeriggio e poi, ancora, si diresse verso la Foresta Proibita.
Come se il buio e i misteriosi pericoli che vi si nascondevano, l’avessero liberato dai cupi sentimenti che gli imprigionavano il cuore, il mago desiderò allontanarsi da quel luogo.
Avrebbe voluto ringraziare la strega che era corsa in suo aiuto pur conoscendo i rischi che avrebbe dovuto affrontare. Tuttavia, quando quella incrociò i suoi occhi, un calore improvviso alle guance lo turbò e Severus girò il viso dalla parte opposta, vergognandosi del sentimento di gratitudine che provava.
“Vorrei tornare al castello,” riuscì solamente a dire. Ma bastarono anche quelle sole parole per farlo sentire libero.

Tutto ciò che di tetro e pesante aveva oppresso la sua anima sembrava essere rimasto imprigionato nell’abbraccio inestricabile dei rami e delle radici della Foresta Proibita, dal quale era riuscito a sottrarsi grazie al propizio intervento di Madama Chips.

Le immagini dell’eroico intervento di Neville Paciok, di cui gli avevano raccontato, tornarono ad affacciarsi nella mente di Severus. E allora il mago pensò a quante volte in tutti quegli anni trascorsi a Hogwarts il castello e i suoi abitanti avessero trovato il modo di prestare soccorso a chi ne aveva bisogno. Era stato indispensabile l’uso di tante energie, molti sacrifici e inarrestabile fantasia, ma l’aiuto era davvero arrivato a tutti, nelle forme più inaspettate. Poche ore prima, era accaduto a Neville, in soccorso del quale era arrivata la Spada di Grifondoro; ora invece era accaduto a lui, che era stato soccorso da Madama Chips.

Una fiducia insperata lo animò e sorrise riconoscente. A quanto pareva, l’ultima guerra aveva riservato al mondo magico molte sbalorditive sorprese positive.

“Sei pronto?” gli domandò la strega, che sino a quel momento aveva camminato in silenzio al suo fianco, conducendo la barella.

Con il volto rischiarato da un’espressione pacificata, Severus annuì.

“Allora andiamo,” concluse affettuosamente la strega, aiutandolo a mettersi in piedi. “La nostra Pozione attende ancora gli ultimi ingredienti!”

Affiancato da Madama Chips, il mago Severus varcò il portone di Hogwarts.
Sapeva di dover affrontare ancora tanta sofferenza perché l’oscurità legata alla magia del veleno di Nagini era ancora nelle sue vene.
Ma la sorte aveva in serbo per lui un altro finale, l’aveva compreso da quando gli eventi si erano incastrati in modo così accurato da suggerirgli quella verità.
Guardò un’ultima volta la Foresta Proibita che si stagliava in lontananza, con le sue ombre, i suoi misteri e i suoi pericoli, poi i suoi occhi sembrarono indugiare pensosi su Poppy.
Sentendosi osservata, la strega ricambiò quello sguardo inquieto, ma senza alcun imbarazzo, abbandonandosi anzi ad un sorriso rassicurante. Per un momento, pensò anche, con un gesto protettivo e quasi materno, di appoggiare la mano sulla spalla del mago, ma, sapendo quanto quest’ultimo fosse poco incline alle manifestazioni d’affetto, si trattenne.
Severus però comprese quell’esitazione e sentì inaspettatamente un caldo flusso di fiducia scorrergli nelle vene.
Non era più temuto, né odiato. Non era più solo.
Il mondo che lo circondava sembrò improvvisamente rinnovarsi e tingersi di colori vividi e caldi, e Severus si accorse di riuscire finalmente a guardarlo con occhi nuovi.

Edited by Gabrix1967 - 27/12/2022, 13:26
 
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La tua Poppy mi è piaciuta tanto, cara Gabry. Non avevo mai pensato che anche lei potesse essere un'esperta di pozioni.
Geniale l'idea della spada ancora nelle mani di Nevill e non voglio spoilerare altro.

Complimenti per la naturalezza con cui tutto fila via, con piacere e invidiabile padronanza.
(Riuscirò mai a scrivere un racconto così lungo?)
Brava!
 
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view post Posted on 2/1/2023, 19:42
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Complimenti per la trama e per l’eleganza con cui intrecci eventi, dialoghi, elementi. La storia richiede una lettura metodica, volta a cogliere i particolari e i numerosi spunti di riflessione; la sua è una complessità solo apparente: i vari passaggi scorrono seguendo una logica chiara e credibile. Ho sottolineato alcune frasi che mi sono particolarmente piaciute:

CITAZIONE
Intenta com’era a curare i feriti, Madama Chips non si accorse subito della sagoma imponente di Hagrid che era apparsa occupando interamente il riquadro della porta all’ingresso dell’infermeria. Sosteneva qualcuno tra le braccia…

Mi viene sempre il batticuore quando immagino Severus abbandonato tra le braccia di Hagrid: pietas, ovvero raffigurazione della divinità e della più sacra tra le virtù umane.

CITAZIONE
Quando, prima della mezzanotte, aveva ricevuto l’incarico di dirigere insieme a Gazza le operazioni di evacuazione della scuola, la strega aveva pensato che, sferrando un attacco contro un edificio pieno di ragazzi, per la maggior parte inesperti e indifesi, Voldemort si confermava il mostro senza cuore in cui le sue scelte lo avevano trasformato.
I primi crolli, i primi feriti e i primi morti avevano lasciato che la spaventosa realtà invadesse prepotentemente il castello, sbiancando i volti dei suoi occupanti e dilatandone le pupille.

Poche frasi per descrivere con intensità l'orrore e la devastazione patita dal castello e dai suoi occupanti. Bravissima!

CITAZIONE
“Com’era possibile che la natura umana potesse spingersi alle estreme conseguenze di voler scientemente infliggere dolore e, addirittura, morte?” si domandava, mentre solo la promessa che aveva fatto molti anni prima, durante il suo apprendistato, le dava la forza di non arrendersi alla stanchezza.
Grazie a questo giuramento riusciva a fronteggiare le avversità anche nei momenti più difficili e disperati.

Perfetta anche questa riflessione, Gabri, mi è piaciuta tantissimo: sembrerebbe ovvia, ma racchiude in sé un profondo significato che (obviously) condivido. È l’essenza del volersi prendere cura degli altri.

CITAZIONE
Sottopelle, benché le lacrime della Fenice avessero chiuso la ferita, sembrava muoversi qualcosa di minaccioso e instabile che premeva contro il tessuto appena rigenerato e dava l’impressione di poterlo lacerare ancora.

Un’immagine da brivido! Perfetta!

CITAZIONE
Ma più di questo, a turbare il cuore della strega fu la visione del resto del corpo del mago, che, una volta rimossi gli abiti sporchi, rivelò la presenza di numerose ferite, vecchie e nuove, ormai rimarginate ma ancora visibili, segno della sua esposizione a ogni tipo di tormento o tortura.
Quando, con movimenti attenti della bacchetta, ebbe finito di detergere il corpo del mago ripulendolo e disinfettandolo, con un gesto materno lo coprì delicatamente con il lenzuolo e gli portò i lunghi capelli neri dietro le orecchie, scoprendo il volto spigoloso e dolente che mai aveva osservato così da vicino.
“Come sei giovane!” non poté impedirsi di mormorare, vedendolo per la prima volta libero da tutti i paludamenti dietro i quali si era sempre nascosto con tanta determinazione.

Altra ondata di tenerezza scatenata dal tuo sottolineare l’importanza della dicotomia in Severus tra ciò che è e ciò che sembra: la sua giovinezza che si sposa con l’immane forza, la determinazione, il coraggio e un equilibrio da veterano.

CITAZIONE
Come se acqua e fuoco si fronteggiassero contendendosi il suo corpo, le vampate mortifere scaturite dal morso di Nagini da una parte e il fresco lenimento delle lacrime delle Fenice…

Interessante trasposizione in prosa di un evento fisiologico.

CITAZIONE
In meno di ventiquattr’ore, quell’uomo era passato dall’essere l’odiato e temuto preside della scuola all’essere considerato uno degli eroi indiscussi della guerra.
Era troppo persino per chi era riuscito a fingere di essere un arrogante assassino per tutti quegli anni.

Infatti, all’ammirazione per l’incredibile impresa compiuta da Paciock si era immediatamente sovrapposto un pensiero squisitamente professionale: recuperare il sangue e il veleno del rettile, giacché, provenendo di un rarissimo esemplare, questi reperti sarebbero stati senz’altro dei preziosissimi ingredienti da aggiungere alle sue scorte. E chissà per quali impieghi benefici.

Il primo contatto di Poppy con Severus è molto ‘professionale’: nell’impeccabile veste di infermiera la sua priorità è guarire il corpo, indipendentemente a chi appartenga. Anche i suoi gesti successivi sono dettati dall’istintivo agire che guida sempre chi svolge con efficacia e distacco un ruolo come il suo.

CITAZIONE
E, pensando che Severus potesse essere andato via, incapace di accettare il confronto con quanti l’avevano solo odiato e temuto, sospirò sconsolata.
A cosa era valso essersi meritato il salvataggio della Fenice se non era in grado di accogliere quel segnale come speranza di una vita nuova, diversa e appagante?

Ma l’interesse della donna, per il malato, per il veleno di Nagini è solo in apparenza arido: Poppy è preoccupata perché sa quanto è importante curare anche ciò che un corpo ferito in superfice nasconde nelle profondità dell’animo.

CITAZIONE
Sentendosi osservata, la strega ricambiò quello sguardo inquieto, ma senza alcun imbarazzo, abbandonandosi anzi ad un sorriso rassicurante. Per un momento, pensò anche, con un gesto protettivo e quasi materno, di appoggiare la mano sulla spalla del mago, ma, sapendo quanto quest’ultimo fosse poco incline alle manifestazioni d’affetto, si trattenne.
Severus però comprese quell’esitazione e sentì inaspettatamente un caldo flusso di fiducia scorrergli nelle vene.
Non era più temuto, né odiato. Non era più solo.
Il mondo che lo circondava sembrò improvvisamente rinnovarsi e tingersi di colori vividi e caldi, e Severus si accorse di riuscire finalmente a guardarlo con occhi nuovi.

Splendido e degno finale per la tua avventura, intricata e fitta come la Foresta Proibita, ma essenziale e trasparente come le lacrime di Fanny e lo spirito rinato di Severus. <3

Edited by Lonely_Kate - 5/1/2023, 19:04
 
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CITAZIONE (Anouk @ 29/12/2022, 14:45) 
La tua Poppy mi è piaciuta tanto, cara Gabry. Non avevo mai pensato che anche lei potesse essere un'esperta di pozioni.
Geniale l'idea della spada ancora nelle mani di Nevill e non voglio spoilerare altro.

Complimenti per la naturalezza con cui tutto fila via, con piacere e invidiabile padronanza.
(Riuscirò mai a scrivere un racconto così lungo?)
Brava!

Grazie per i complimenti, Anouk. Di Poppy Chips in effetti è detto davvero poco, ma mi è piaciuto immaginare che nel suo ruolo possa aver maturato anche una certa esperienza nella realizzazione delle Pozioni, quanto meno quelle utili alle guarigioni, e, sicuramente, un certo interesse per cure alternative. <3
 
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view post Posted on 19/1/2023, 10:58
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CITAZIONE (Lonely_Kate @ 2/1/2023, 19:42) 
Complimenti per la trama e per l’eleganza con cui intrecci eventi, dialoghi, elementi. La storia richiede una lettura metodica, volta a cogliere i particolari e i numerosi spunti di riflessione; la sua è una complessità solo apparente: i vari passaggi scorrono seguendo una logica chiara e credibile. Ho sottolineato alcune frasi che mi sono particolarmente piaciute:

CITAZIONE
Intenta com’era a curare i feriti, Madama Chips non si accorse subito della sagoma imponente di Hagrid che era apparsa occupando interamente il riquadro della porta all’ingresso dell’infermeria. Sosteneva qualcuno tra le braccia…

Mi viene sempre il batticuore quando immagino Severus abbandonato tra le braccia di Hagrid: pietas, ovvero raffigurazione della divinità e della più sacra tra le virtù umane.

CITAZIONE
Quando, prima della mezzanotte, aveva ricevuto l’incarico di dirigere insieme a Gazza le operazioni di evacuazione della scuola, la strega aveva pensato che, sferrando un attacco contro un edificio pieno di ragazzi, per la maggior parte inesperti e indifesi, Voldemort si confermava il mostro senza cuore in cui le sue scelte lo avevano trasformato.
I primi crolli, i primi feriti e i primi morti avevano lasciato che la spaventosa realtà invadesse prepotentemente il castello, sbiancando i volti dei suoi occupanti e dilatandone le pupille.

Poche frasi per descrivere con intensità l'orrore e la devastazione patita dal castello e dai suoi occupanti. Bravissima!

CITAZIONE
“Com’era possibile che la natura umana potesse spingersi alle estreme conseguenze di voler scientemente infliggere dolore e, addirittura, morte?” si domandava, mentre solo la promessa che aveva fatto molti anni prima, durante il suo apprendistato, le dava la forza di non arrendersi alla stanchezza.
Grazie a questo giuramento riusciva a fronteggiare le avversità anche nei momenti più difficili e disperati.

Perfetta anche questa riflessione, Gabri, mi è piaciuta tantissimo: sembrerebbe ovvia, ma racchiude in sé un profondo significato che (obviously) condivido. È l’essenza del volersi prendere cura degli altri.

CITAZIONE
Sottopelle, benché le lacrime della Fenice avessero chiuso la ferita, sembrava muoversi qualcosa di minaccioso e instabile che premeva contro il tessuto appena rigenerato e dava l’impressione di poterlo lacerare ancora.

Un’immagine da brivido! Perfetta!

CITAZIONE
Ma più di questo, a turbare il cuore della strega fu la visione del resto del corpo del mago, che, una volta rimossi gli abiti sporchi, rivelò la presenza di numerose ferite, vecchie e nuove, ormai rimarginate ma ancora visibili, segno della sua esposizione a ogni tipo di tormento o tortura.
Quando, con movimenti attenti della bacchetta, ebbe finito di detergere il corpo del mago ripulendolo e disinfettandolo, con un gesto materno lo coprì delicatamente con il lenzuolo e gli portò i lunghi capelli neri dietro le orecchie, scoprendo il volto spigoloso e dolente che mai aveva osservato così da vicino.
“Come sei giovane!” non poté impedirsi di mormorare, vedendolo per la prima volta libero da tutti i paludamenti dietro i quali si era sempre nascosto con tanta determinazione.

Altra ondata di tenerezza scatenata dal tuo sottolineare l’importanza della dicotomia in Severus tra ciò che è e ciò che sembra: la sua giovinezza che si sposa con l’immane forza, la determinazione, il coraggio e un equilibrio da veterano.

CITAZIONE
Come se acqua e fuoco si fronteggiassero contendendosi il suo corpo, le vampate mortifere scaturite dal morso di Nagini da una parte e il fresco lenimento delle lacrime delle Fenice…

Interessante trasposizione in prosa di un evento fisiologico.

CITAZIONE
In meno di ventiquattr’ore, quell’uomo era passato dall’essere l’odiato e temuto preside della scuola all’essere considerato uno degli eroi indiscussi della guerra.
Era troppo persino per chi era riuscito a fingere di essere un arrogante assassino per tutti quegli anni.

Infatti, all’ammirazione per l’incredibile impresa compiuta da Paciock si era immediatamente sovrapposto un pensiero squisitamente professionale: recuperare il sangue e il veleno del rettile, giacché, provenendo di un rarissimo esemplare, questi reperti sarebbero stati senz’altro dei preziosissimi ingredienti da aggiungere alle sue scorte. E chissà per quali impieghi benefici.

Il primo contatto di Poppy con Severus è molto ‘professionale’: nell’impeccabile veste di infermiera la sua priorità è guarire il corpo, indipendentemente a chi appartenga. Anche i suoi gesti successivi sono dettati dall’istintivo agire che guida sempre chi svolge con efficacia e distacco un ruolo come il suo.

CITAZIONE
E, pensando che Severus potesse essere andato via, incapace di accettare il confronto con quanti l’avevano solo odiato e temuto, sospirò sconsolata.
A cosa era valso essersi meritato il salvataggio della Fenice se non era in grado di accogliere quel segnale come speranza di una vita nuova, diversa e appagante?

Ma l’interesse della donna, per il malato, per il veleno di Nagini è solo in apparenza arido: Poppy è preoccupata perché sa quanto è importante curare anche ciò che un corpo ferito in superfice nasconde nelle profondità dell’animo.

CITAZIONE
Sentendosi osservata, la strega ricambiò quello sguardo inquieto, ma senza alcun imbarazzo, abbandonandosi anzi ad un sorriso rassicurante. Per un momento, pensò anche, con un gesto protettivo e quasi materno, di appoggiare la mano sulla spalla del mago, ma, sapendo quanto quest’ultimo fosse poco incline alle manifestazioni d’affetto, si trattenne.
Severus però comprese quell’esitazione e sentì inaspettatamente un caldo flusso di fiducia scorrergli nelle vene.
Non era più temuto, né odiato. Non era più solo.
Il mondo che lo circondava sembrò improvvisamente rinnovarsi e tingersi di colori vividi e caldi, e Severus si accorse di riuscire finalmente a guardarlo con occhi nuovi.

Splendido e degno finale per la tua avventura, intricata e fitta come la Foresta Proibita, ma essenziale e trasparente come le lacrime di Fanny e lo spirito rinato di Severus. <3

Grazie per l'attenzione che metti sempre nella lettura e per le belle riflessioni, Cate.
Uno degli aspetti per me più intriganti della sopravvivenza di Severus all'attacco di Nagini è il passaggio, non solo suo, da una fase in cui è "il nemico", a una in cui viene scoperto il suo ruolo di eroe. Quel passaggio contiene i sé così tante implicazioni che ci si potrebbero scrivere mille racconti. La rivelazione viene vissuta da ciascuno in modo diverso, a seconda della propria indole e del proprio carattere. La nuova consapevolezza non può portare necessariamente a un cambio repentino di atteggiamento, benché la prospettiva cambi radicalmente.
Su questi presupposti ho provato a costruire la relazione tra Madama Chips e Severus, cercando di indagare su come un rapporto, che si è chiuso solo poche ore prima con convinzioni completamente opposte, possa cambiare. Ho provato a rendere il concetto di "vicinanza" o "avvicinamento" anche attraverso l'osservazione reciproca e da vicino dei due protagonisti. Il corpo di Severus, liberato dai vari strati di abiti, rivela la sua vulnerabilità e la sua vera natura: è giovane, lo è più di tanti altri colleghi, e ha sofferto tanto, quanto nessuno può aver immaginato sino a quel momento. Così da vicino, quella verità, offuscata fino a qualche ora prima da una condotta fuorviante, diventa ancora più evidente.
Ti ringrazio per l'apprezzamento. <3
 
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view post Posted on 4/2/2023, 09:29
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Mi è piaciuta tantissimo le tua storia, Gabri!
La cosa che ho apprezzato di più è stata la tua Poppy, con i suoi pensieri e le sue azioni, ritratta nel suo lavoro, ma anche nella sua profonda umanità (veramente bello il modo in cui la descrivi attraverso gli occhi di Severus al risveglio del mago).
Ho trovato, inoltre, veramente ben congegnato sia l'uso della Spada di Grifondoro, sia il modo in cui i personaggi dall'Infermeria arrivano alla Foresta Proibita (la motivazione che guida Severus è fantastica, tra l'altro).
Ancora complimenti per una storia bellissima!
 
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view post Posted on 4/2/2023, 22:09
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Bella e intensa, seppure più complicata di quanto era necessario, però intrigante.
 
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view post Posted on 7/2/2023, 11:06
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CITAZIONE (Alaide @ 4/2/2023, 09:29) 
Mi è piaciuta tantissimo le tua storia, Gabri!
La cosa che ho apprezzato di più è stata la tua Poppy, con i suoi pensieri e le sue azioni, ritratta nel suo lavoro, ma anche nella sua profonda umanità (veramente bello il modo in cui la descrivi attraverso gli occhi di Severus al risveglio del mago).
Ho trovato, inoltre, veramente ben congegnato sia l'uso della Spada di Grifondoro, sia il modo in cui i personaggi dall'Infermeria arrivano alla Foresta Proibita (la motivazione che guida Severus è fantastica, tra l'altro).
Ancora complimenti per una storia bellissima!

Grazie infinite per l'apprezzamento, Leonora. <3

CITAZIONE (Ida59 @ 4/2/2023, 22:09) 
Bella e intensa, seppure più complicata di quanto era necessario, però intrigante.

Grazie infinite, Ida. <3
 
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