Il Calderone di Severus

ellyson - Dolce vendetta, Genere: generico, allegro - tipologia - one shot - rating: per tutti - avvertimenti nessuno - epoca 2 anno- personaggi Madama Chips, Oscar, Minerva, Allock

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view post Posted on 26/12/2022, 23:38
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Titolo: Dolce vendetta
Autore/data: ellyson
Beta-reader: querthe
Tipologia: One-Shot
Genere: generico, allergo
Rating: Per tutti
Personaggi: Severus Piton, Madama Chips, Oscar, Minerva, Allock
Pairing: nessuno
Epoca: II anno
Avvertimenti: nessuno
Riassunto:

- Salazar. – borbottò osservando le cime degli alberi scuri – Se muoio il mio fantasma tormenterà Poppy per l’eternità.

Nota: Storia scritta per l’iniziativa 15 anni con Severus. Sfida del mese di Dicembre .
Scuola di Durmstrang.
Ruolo: Capitano

Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.

Lunghezza: 33.234


Dolce vendetta

Un boato fece tremare le pareti del sotterraneo in quel freddo pomeriggio.
La porta dell’aula di pozioni si aprì di colpo: la classe del secondo anno di Serpeverde e Grifondoro uscì dall’aula coprendosi la bocca con le mani.
Il professore di pozioni uscì immediatamente dopo coprendosi bocca e naso con il braccio.
Contò tutti gli studenti due volte.
- Dove diavolo è Paciock? – urlò con voce graffiante mentre gli studenti tossivano e si asciugavano gli occhi umidi.
Dalla porta spalancata dell’aula iniziò ad uscire fumo grigio.
- Era dietro di me, professore. – risposte la Granger. Il fumo le aveva sporcato le guance di nero e i capelli sembravano più gonfi; il mantello della divisa era vistosamente bruciacchiato.
Era stata fortunata: il calderone esploso era proprio quello del banco che aveva davanti. Se fosse stata più vicina la sua crespa criniera leonina avrebbe preso fuoco come un cespuglio secco in piena estate.
Il mago masticò un’imprecazione poco adatta alle orecchie degli studenti e tornò dentro l’aula dove il fumo stava diventando ancora più scuro e con un odore ancora più pungente.
- Paciock! – urlò inalando i miasmi maleodoranti che lo fecero tossire– Per le braghe invernali di Merlino, dove sei finito?
Udì un lieve pianto; si mosse alla cieca seguendo il suono andando addosso ad un paio di banchi.
Trovò il ragazzo appoggiato al muro, bianco come uno straccio, tremante, con gli occhi sbarrati e arrossati. Come la Granger aveva il volto nero e due solchi più chiari sulle guance, segno inequivocabile che aveva pianto.
Non capì se per il fumo o per l’ennesimo brutto voto che avrebbe preso in Pozioni.
Ovviamente il calderone esploso era il suo.
Si era distratto un secondo; un solo istante. Quell’istante necessario per fulminare due ragazzine della sua Casa che avevano avuto l’ardire di ridacchiare come oche giulive davanti all’ennesimo articolo di quel pallone gonfiato vestito di giallo canarino che gli aveva rubato la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure.
Era bastato un momento, un veloce attimo e la pozione di Paciock era esplosa. Non si era solo fuso il calderone, era proprio esploso come una piccola bomba.
Come fosse possibile non lo aveva ancora capito. Gli ingredienti, anche mescolati con la più fervida fantasia – come sicuramente aveva fatto Paciock - non erano pericolosi, non potevano creare un elaborato così disastroso.
Eppure, Paciock c’era riuscito.
L’avrebbe capito, come aveva sempre capito i disastri dei suoi studenti teste di legno, ma prima doveva portare i ragazzi al sicuro.
Impiastro Paciock compreso.
Afferrò il dodicenne per un braccio e gli diede uno strattone, ma sembrava inchiodato sul posto, con gli occhi fissi sul muro di fumo nella stanza e l’espressione terrorizzata.
- Paciock ma cosa…?
Un suono sordo fece tremolare il fumo.
C’era qualcun altro nell’aula, eppure aveva contato i ragazzi ed era certo che mancasse solo Neville all’appello.
Si voltò e intravide un’ombra tra i vapori della pozione esplosiva, udì di nuovo quel suono… non restò a chiedersi cosa fosse; la gola bruciava e gli occhi lacrimavano.
- Via da qui. – intimò al ragazzo stringendo la presa sul suo braccio e trascinandolo fuori dall’aula. s
L’aria più pulita del corridoio fu un balsamo per la gola arsa e gli occhi infiammati. Si strofinò il volto con la manica della redingote nera e osservò i suoi studenti: alcuni erano seduti a terra intenti a fare lunghi respiri, altri si strofinavano il volto.
Si sentì di nuovo quel suono profondo; questa volta vicino alla porta.
Molto vicino.
Pansy Parkinson gridò portandosi le mani alla bocca: una creatura grossa quanto Thor si scaraventò fuori dall’aula.
Gli ci volle qualche istante per capire che quello che stava guardando era una grossa rana.
- Oscar! – urlò Neville tra le lacrime.
Gli occhi gialli della creatura si spostarono per il corridoio, il gozzo si gonfiò e il gracidio che emise fu così forte che furono costretti a tapparsi le orecchie. Alcune ragazze urlarono terrorizzate, un paio di armature caddero a terra scomponendosi.
Il rospo gigante saltò verso l’ingresso dei sotterranei, ogni salto era di almeno tre metri, ben presto si perse di vista.
- Oscar, torna qui!
Si sentirono delle urla femminili in lontananza.
Il fumo iniziò a dare fastidio anche in corridoio.
Il mago prese la bacchetta e l’agitò con un movimento fluido formando un varco per permettere a tutti di passare e raggiungere il piano superiore in sicurezza.
Gli studenti si mossero velocemente verso l’entrata, alcuni sostenevano altri; lui chiudeva la fila, non voleva rischiare di lasciare qualcun altro indietro.
Arrivati nell’atrio principale, proprio davanti alla Sala Grande e al portone d’ingresso, c’era Minerva con sguardo preoccupato. Gli studenti guardarono allarmati il portone divelto. Qualcosa di molto grosso, molto più grosso rispetto a quello che aveva visto nel corridoio, era passato a forza nel piccolo portone che Gazza chiudeva solo dopo il coprifuoco degli studenti.
- Per Merlino! – urlò la strega controllando gli studenti – Cos’era quella cosa?
- Credo la rana di Paciock. – tentò di spiegare appoggiandosi al muro – Ma non so ancora spiegarti perché fosse grossa come il cane di Hagrid.
- Io direi più come un giovane centauro!
La fissò incredulo: la creatura uscita dall’aula era grande, ma non di quelle proporzioni.
Quindi quella cosa stava crescendo.
Madama Chips scese di corsa le scale reggendosi la veste, si avvicinò subito ai ragazzi valutando le condizioni generali.
- Per il diadema di Priscilla! Non bastavano gli studenti pietrificati?
- Ti ho sentito urlare, Minerva. – ricordò – Quella rana ti ha aggredito?
La strega lo fissò mentre sorreggeva la giovane Patil.
- Urlare? – domandò corrugando la fronte – Oh… probabilmente hai sentito lui. - indicò un punto poco distante dal portone.
Il pozionista fece una smorfia nauseata notando Allock attaccato al muro da quella che sembrava bava appiccicosa e gocciolante.
- Con quel vestito verde deve averlo scambiato per un insetto. Ha provato a mangiarselo. – spiegò la donna - Il sapore doveva proprio essere schifoso: l’ha risputato subito.
- Questi ragazzi vanno subito portati in infermeria. – li interruppe Madama Chips – Alcuni hanno bisogno di essere visitati. Il fumo potrebbe essere pericoloso e… – si voltò a guardare Allock privo di sensi, fece una smorfia disgustata – beh… portiamo anche lui.
Alcuni elfi domestici apparvero in aiuto accompagnando i ragazzi in infermeria; un paio staccarono il professore di difesa dal muro e lo trasportarono con un incantesimo, un terzo camminava alle loro spalle pulendo il corridoio dalla bava che gocciolava.
L’infermeria si riempì in breve tempo di studenti confusi e spaventati. Alcuni restarono in piedi sussurrando tra di loro, quelli che avevano inalato più fumo erano stati smistati nei letti.
Nessuno era ferito o in qualche modo in pericolo di vita.
L’unico ancora bianco come un fantasma era Paciock, non si capiva se fosse spaventato dalle possibili conseguenze di quello che era successo o se fosse preoccupato per la sorte del suo animale.
Allock era stato messo in un letto ancora imbrattato di bava.
Nessuno sembrava particolarmente preoccupato per la sua sorte.
Poppy stava provando a visitare Severus, illuminando la punta della bacchetta gli guardò gli occhi e gli ordinò di aprire la bocca.
Non era un bravo paziente.
- Sto bene. – tentò di spiegare.
- Non dire sciocchezze. – lo sgridò con tono severo – Hai inalato parecchio fumo rientrando in quell’aula. È stato incosciente e pericoloso.
- Dovevo lasciare Paciock là dentro?
- Certo che no! Ora apri la bocca, Severus. Non costringermi ad usare la magia.
- Dovresti occuparti di lui. – si lamentò accennando ad Allock svenuto – Potrebbe essere grave.
- La bava di rana non è grave. – ribadì lei – È solo svenuto; si riprenderà presto.
Come a dar conferma alle sue parole il professore di Difesa si mise a sedere di scatto urlando e guardandosi attorno spaventato.
- Dov’è quella orribile creatura? – balbettò portandosi le lenzuola al petto.
- Sei al sicuro Gilderoy. - lo rassicurò Poppy senza spostarsi dalla sua posizione – Finisco di visitare Severus, poi vengo da te.
La strega guardò il mago, non sembrò intimorita dal sottile sopracciglio nero alzato.
- Apri. La. Bocca. Severus. – lo intimò di nuovo, la punta della bacchetta si illuminò di più.
Minerva entrò di fretta in infermeria.
- Non trovo Albus da nessuna parte! – sbuffò.
Finalmente Madama Chips riuscì a controllargli la gola con attenzione.
- Potrebbe essere irritata per qualche giorno, ma sopravviverai. – decretò alla fine – Evita di bere alcolici e caffè, al massimo una tisana all’eucalipto se dovesse fare molto male. Un impacco di camomilla aiuterà l’irritazione agli occhi.
- Madama Chips! – strillò Allock con voce stridula – È necessario che mi visiti immediatamente! Forse quella rana mi ha intossicato con quella melma disgustosa!
La strega sollevò gli occhi al cielo e si diresse verso il professore.
Si alzò anche Severus; gli occhi e la gola bruciavano, i vestiti puzzavano di fumo.
- Si può sapere cos’è successo? – domandò la professoressa McGranitt agitata.
- Non lo so ancora, Minerva. – spiegò lanciando un’occhiata a Paciock ancora con lo sguardo stralunato fissato nel nulla - Adesso lo scoprirò.
Si avvicinò al letto dov’era seduto il ragazzo e tentò di attirare la sua attenzione.
- Paciock. – lo chiamò con voce dura senza ricevere risposta – Paciock…- lo chiamò di nuovo sventolandogli la mano davanti agli occhi – Paciock, mi senti?
Il ragazzo sbatté le palpebre e voltò lentamente la testa.
- Professor Piton… - sussurrò – io… mi dispiace tanto…
Per un attimo pensò di sgridarlo, così come aveva già fatto parecchie volte, ma quello sguardo così perso lo fece desistere.
- So che non volevi mettere in pericolo tutta la classe. – lo tranquillizzò – Ma vorrei sapere perché il tuo rospo era in classe. È proibito portare i propri famigli in aula di pozioni.
Il ragazzo si guardò le mani intrecciate in grembo.
- Oscar aveva il raffreddore. – spiegò con un filo di voce, era così bassa che dovette avvicinarsi per sentirlo meglio – Dovevo tenerlo sotto controllo, la sua pelle non doveva schiarirsi troppo e non volevo lasciarlo solo tutto il pomeriggio. Mi creda professore stava dormendo, era tranquillo, ma poi si è svegliato: si è agitato ed è saltato nel calderone. Credevo che sarebbe morto bollito, non che diventasse grosso come un cane!
Si passò una mano sul volto meditativo: ovviamente la pozione aveva avuto una reazione al contatto con la creatura.
- Sono una continua delusione. – borbottò Neville, non stava parlando a lui, fissava di nuovo le mani sul lenzuolo ed era evidente che si stava sforzando di non piangere – Nonna mi ha regalato un rospo perché anche papà ne aveva uno. Il suo è vissuto fino a dieci anni; io ho rischiato di bollire Oscar.
- Il tuo rospo non è morto, Paciock. – lo rassicurò il professore – A contatto con la pelle di rana la pozione ha avuto una reazione diventando una pozione della crescita o qualcosa del genere. Questo spiega le dimensioni di…
- …Oscar.
- Sì, di Oscar. Fortunatamente gli elaborati dei primi due anni hanno effetti molto limitati. Il tuo famiglio potrebbe crescere ancora un po’, ma tra qualche ora tornerà delle sue normali dimensioni. Basterà appellarlo.
- E se nel frattempo dovesse accadergli qualcosa?
- Questo non possiamo saperlo, Paciock.
Il ragazzino annuì.
- Va bene, professore. Grazie.
- Dovrò togliere comunque venti punti a Grifondoro per aver portato un animale in aula.
Neville annuì in silenzio.
Si allontanò dal giovane, nel frattempo molti suoi compagni erano stati congedati nelle rispettive Sale Comuni.
Prese in disparte Minerva e l’aggiornò su quello che aveva scoperto.
La professoressa di Trasfigurazione sembrò sollevata.
- Quindi non è grave?
- No, la pozione ha avuto una reazione alla pelle del rospo di Paciock. L’effetto è limitato, potrebbe crescere ancora, ma tornerà alle sue normali dimensioni.
- Vuoi lasciare il famiglio di uno studente là fuori? Fa freddo.
- Non andrò a ricerca di rane giganti, Minerva.
- Io da qui non mi muovo! – protestò Allock attirando la loro attenzione.
Il professore tirò le lenzuola fino al mento, era ancora pesantemente sporco, in alcune zone la bava di rana di stava solidificando cadendo sul pavimento con un disgustoso plof.
¬- Sia ragionevole, professor Allock! – disse Madama Chips visibilmente infastidita – Potrà farsi un lungo bagno caldo prima che quella bava diventi troppo dura. Altrimenti andrà raschiata e le posso assicurare che l’incantesimo non sarà piacevole.
La guaritrice aveva lo sguardo minaccioso, ma non sembrava avere effetto sul professore.
- Non andrò là fuori quando c’è un mostro che potrebbe mangiarmi!
- Nessuno vuole mangiarti, Gilderoy.
- Ne sei certa, Minerva? – replicò l’altro con gli occhi sgranati – Quella… quella… cosa… - gridò isterico - ha assaggiato la mia carne! E se gli fosse piaciuta ed ora è abbastanza grande per inghiottirmi? Insomma, so che la lozione ai fiori freschi rende la mia pelle ancora più morbida e profumata, ma non è questo il punto!
La professoressa di Trasfigurazione si massaggiò la radice del naso con due dita sospirando rassegnata.
- Posso garantirti che nessuno ti mangerà, Gilderoy. – ripeté la donna mantenendo a stento la pazienza - Non importa quanto sia…- sospirò di nuovo togliendosi gli occhiali dalla montatura rettangolare per passarsi una mano sulla fronte – morbida e profumata la tua pelle. Tuttavia, non posso costringerti ad andare nel tuo alloggio se non ti senti al sicuro.
- Perfetto! – sorrise soddisfatto Allock abbassando il lenzuolo – Posso aiutare Madama Chips con gli studenti che sono rimasti feriti in quell’orribile aggressione!
- Meraviglioso. – borbottò a denti stretti Poppy con un sorriso tirato.
Si allontanò dal letto del professore velocemente e prese sotto braccio Severus.
- Le posso parlare, professor Piton?
La domanda era assolutamente retorica, anche se non avesse voluto discutere con lei non aveva molta scelta visto che lo stava trascinando nel suo ufficio: una piccola stanza nascosta da un vetro incantato che le permetteva di tenere sotto controllo tutta l’infermeria senza che nessuno la vedesse.
Con gli anni aveva capito che quello era anche il suo piccolo rifugio segreto.
Appena chiusa la porta gli puntò un dito al petto.
- Ora tu esci e andrai a trovare quella rana, Severus! – gli ordinò scandendo ogni parola con un colpetto col dito ossuto.
Sollevò un sopracciglio sorpreso, non l’aveva mai vista così.
- Sta facendo buio, Poppy. Il parco è enorme e anche una rana particolarmente grande è difficile da vedere.
- Allock non resterà qui tutta la notte!
Il mago fece un ghigno e incrociò le braccia al petto.
- Sbaglio o eri tra quelle che lo guardava adorante durante la prima cena in Sala Grande?
La strega avvampò imbarazzata.
- Quello è stato prima. Hai mai letto uno dei suoi libri?
- Ho dato un’occhiata i primi tre capitoli di A passeggio con i lupi mannari. – ammise - È stato molto utile per ravvivare le fiamme del camino.
- Appunto! Ha voluto regalarmi una copia autografata di Lezioni di Medimagia ai druidi e pretende che utilizzi i suoi metodi per curare miei pazienti.
- E allora?
- Sono un mucchio di stronzate!
Sussultò colto alla sprovvista dal linguaggio utilizzato. Madama Chips aveva un carattere forte, era necessario quando si lavorava a stretto contatto con gli adolescenti; l’aveva sentita borbottare innumerevoli volte e diceva sempre quello che pensava.
Ma non l’aveva mai sentita imprecare.
La donna si avvicinò di un passo diminuendo la distanza che li separava, nonostante gli arrivasse appena al collo si sentì intimidito.
- Vuoi che ti ricordi tutte le volte che ti ho curato quando una tua pozione non aveva successo? – enfatizzò molto quel tua – Facciamo l’elenco di quante vesciche ho disinfettato sulle tue mani? O quante volte ti ho fatto ricrescere le sopracciglia perché una tua pozione ti era scoppiata in faccia?
- È successo solo una volta! – ci tenne a precisare per salvaguardare un poco del suo orgoglio di pozionista – Ero al settimo anno e stavo testando una pozione sperimentale.
- Pozione che non era stata approvata dal professor Lumacorno. – puntualizzò di rimando lei – E io ti ho coperto quando Horace è venuto a chiedere perché uno dei suoi studenti migliori avesse le dita fasciate e il volto scottato!
- Vuoi davvero ricattarmi, Poppy? Siamo a questo punto?
- Facciamo così, Severus. Se non trovi quella rana e non mi liberi di Allock chiederò al Preside l’autorizzazione a reclamare la tua preziosa assistenza di pozionista durante le epidemie di influenza gastrointestinale o ogni volta che uno studente fa indigestione.
- Non sono un medimago.
- No, ma non ci vuole una laura in medimagia per tenere una bacinella mentre uno studente ci vomita dentro.
Severus fece una smorfia disgustata.
- E senza uso della magia! – ci tenne a precisare l’infermiera – I catini che fluttuano sono poco stabili e spesso si rovesciano quando sono ancora pieni. Sai che in questi casi non serve una pozione, bisogna solo aspettare che faccia il suo corso.
Con quell’immagine nella mente presto sarebbe servito a lui un catino.
Alzò gli occhi al soffitto e fece un sospiro rassegnato.
- Va bene. – acconsentì – Proverò a cercare la rana di Paciock, ma non garantisco nulla Poppy!
- Oh sono certa che ce la farai. – gli rispose dandogli una leggera pacca sulla spalla – Sei il migliore mago che conosca.
- L’adulazione serve a poco dopo che mi hai ricattato.
- Ricattato… che parola grossa.

* * *



Il buio era calato in fretta, il cielo nuvoloso non aiutava, ma il terreno bagnato gli fu utile per seguire quelle che sembravano enormi impronte di rana.
Seguì la traccia lungo il perimetro del castello fin quando non si rese conto che la strada lo stava conducendo nella Foresta Proibita.
- Salazar. – borbottò osservando le cime degli alberi scuri – Se muoio il mio fantasma tormenterà Poppy per l’eternità.
La pioggia iniziò a cadere mentre si avvicinava ai primi alberi.
- Perfetto. – mormorò stizzito sollevando la bacchetta creando un ombrello invisibile che gli permise di non bagnarsi completamente.
Con la mano libera si strinse meglio nel pesante mantello invernale.
Alcuni alberi giovani e dal tronco ancora sottile erano stati sradicati da poco, li superò con poca difficoltà e restò in silenzio cercando di capire i rumori della foresta.
Udì trottare in lontananza, forse qualche centauro stava pattugliando la foresta alla ricerca di intrusi. La boscaglia era stata da poco invasa da un’automobile incantata, Hagrid aveva detto che molte creature sembrano più agitate del solito da qualche settimana. Non sapeva se fosse dovuto all’auto di Weasley che si era nascosta tra la fitta vegetazione o i recenti accadimenti che erano successi nella scuola.
Ignorò qualsiasi pensiero potesse distrarlo dalla sua attuale missione: trovare una rana gigante – dalle impronte e dai segni che aveva visto nella foresta, Oscar doveva essere cresciuto ancora – e trovare il modo di metterla al sicuro fino a quando le dimensioni non fossero tornare quelle originali.
Era un uomo pragmatico, pronto ad ogni eventualità, aveva già vissuto momenti di tensione e pericolo imminente, ma aveva sempre avuto un piano su cui basarsi. Ora, invece, aveva ben poche idee e nessuna sembrava del tutto efficace.
Si addentrò ancora di più nella selva fino a quando non udì il forte gracido che gli fece quasi male alle orecchie.
Tentò di seguire il rumore, si rese ben presto conto che il verso lo stava conducendo sempre più in profondità, ma più avanzava più gli smembrava che il suono diminuisse di intensità.
Forse l’effetto della pozione stava finendo.
Meglio, sarebbe stato tutto più facile.
Udì improvvisamente un altro tipo di frastuono: come un albero che cadeva e un sibilo che non gli piacque per nulla.
Ci vollero solo pochi passi per sentirsi osservato.
Si bloccò tra due alberi, con la pioggia che scendeva fitta; alzò gli occhi al cielo, le fronde degli alberi erano in parte spogli per via della stagione, ma alcuni punti garantivano ancora una minima protezione dell’acqua.
Si sarebbe bagnato, ma aveva bisogno di vedere meglio per potersi muovere più velocemente.
Annullò l’incantesimo che lo proteggeva dal maltempo e illuminò la punta della bacchetta.
Fece un giro su sé sesso illuminando quanto la magia glielo permettesse.
Si rese conto che il bosco si era fatto silenzioso.
Non udiva più il gracido della rana, né gli zoccoli dei centauri in lontananza, neppure i rumori naturali di un semplice bosco.
Era tutto troppo silenzioso.
Avvertì di nuovo la sensazione di essere osservato. Per un fugace istante, ripensò all’anno prima, a Raptor che si aggirava per quei boschi alla ricerca di unicorni e la pelle gli si accapponò sul braccio.
I suoi pensieri furono interrotti quando intravide con la coda dell’occhio una zampa lunga e pelosa risalire lungo un tronco.
Puntò la bacchetta sull’albero, ma c’era nulla.
- Forse l’ho solo immaginato. – mormorò ad alta voce – Le ombre possono prendere vita quando nessuno le guarda.
Le ombre le conosceva bene. Lui stesso viveva all’ombra di Silente, di Hogwarts e della vita stessa che poteva meritare, ma che si intestardiva a non vivere per perdonarsi vecchie colpe che lo tenevano sveglio di notte a struggersi per qualcosa che non si sarebbe mai avverato.
Udì di nuovo un rumore alle sue spalle.
Un ramo si spezzò alla sua destra.
Avvertì un sibilo sulla sinistra.
Era circondato da qualcosa, ma non aveva ancora capito da cosa.
Un’ombra scura gli cadde davanti come un sacco pesante, fece un balzo indietro e illuminò il terreno.
- Per tutti i gargoyle! Acromantule…
Un ragno enorme era a pochi metri.
L’animale sollevò le due zampe pelose anteriori e fece schioccare le mandibole come se fossero state due enormi tenaglie. Non aveva dubbi che quelle cose potevano staccargli più di un dito alla volta se non tutta la mano.
Avvertì altri tonfi tutt’intorno.
Le bestie stridularono come se stessero parlando tra di loro, non faceva fatica ad immaginarne il senso.
La cena è servita.
Strinse meglio la bacchetta e fissò la creatura che aveva di fronte, tendendo le orecchie ai suoni che lo circondarono.
Percepì un sibilo alle spalle, si chinò in tempo prima che qualcosa gli sfiorasse la testa andandosi a schiantare contro un grosso tronco.
Si alzò appena in tempo per vedere la grossa acromantula che aveva di fronte sfrecciare nella sua direzione.
Mosse velocemente la bacchetta: l’incantesimo colpì la creatura che finì a qualche metro di distanza, cadendo sulla schiena. Le zampe graffiarono l’aria prima che riuscisse a girarsi e tornare alla carica.
Schivò altri due sputi appiccicosi e corse cercando di seminarli; delle zampe gli sfiorarono il mantello strappandoglielo.
Arrivò in una piccola radura, dove le fronde degli alti alberi erano meno fitti, la pioggia aveva impregnato il terreno, le scarpe affondavano nel fango, sentiva i piedi bagnati e i vestiti pesanti, i capelli erano appicciati al volto e l’alito gli si condensava davanti agli occhi.
I ragni raggiunsero la radura lentamente, come se si stessero gustando la caccia, come se la corsa non avesse fatto altro che incrementare la loro fame.
Vide con la coda dell’occhio un movimento sulla sinistra, si voltò in tempo per bloccare un ragno e scaraventarlo dall’altra parte investendo altre due bestie.
Aveva il fiatone e gli faceva male il braccio.
Durante l’ennesimo attacco prese male le misure e il ragno riuscì a farlo cadere a terra; la bacchetta gli sfuggì di mano finendo tra il fango e la vegetazione.
Provò a cercarla mentre schivava gli animali e quella cosa appiccicosa che provavano a sparargli addosso.
Una delle acromantule lo colpì al fianco.
Rotolò sul terreno, il fango gli finì sul volto accecandolo: fu abbastanza per finire accerchiato.
Pensò che fosse finita.
Aveva combattuto una guerra. Si era scontrato con Auror ben più esperti di lui, aveva mentito all’Oscuro Signore per Silente quanto era solo un giovane mago disperato.
Un cane a tre teste gli aveva quasi stappato una gamba lo scorso anno, ma era sopravvissuto.
Sarebbe morto per mano di ragni giganti durante la ricerca di una rana troppo cresciuta.
Ridicolo, era davvero ridicolo, ma senza la bacchetta le sue tante decantate abilità magiche erano pari a zero.
Si coprì il volto con le braccia quando notò un ragno che stava saltando giù da un ramo a pochi metri da lui per finirgli addosso. Poteva già sentire le zampe toccarlo quando una lunga lingua lo prese al volo facendolo sparire dalla sua vista.
Si mise a sedere di scatto: Oscar era nella radura, probabilmente attirato dall’abbondante banchetto.
Con una smorfia disgustava vide il ragno sparire nella bocca della rana, ma si rese anche conto che stava rimpicciolendo a vista d’occhio.
L’effetto della pozione si stava esaurendo in fretta.
Fortunatamente le acromantule si concentrarono sul rospo, minaccia al momento più importante.
Alcuni gli salirono sulla schiena, ma la pelle della rana era abbastanza spessa da non subire gravi danni; alcuni venivano schiacciati dalla mole dell’anfibio, i più piccoli venivano mangiati.
Mentre le creature combattevano cercò disparatamente tra i cespugli e il fango la bacchetta, ma senza risultato.
- Maledizione! -imprecò voltandosi verso Oscar: era rimpicciolita ancora, ormai non mangiava più i ragni, si limitava ad afferrarli con la lingua e risputarli.
- Dobbiamo andare! – urlò al famiglio di Paciock.
Stava, davvero, parlando ad una rana?
L’animale sembrò capirlo, fece un salto verso la zona più esterna della Foresta Proibita schiacciando due delle acromantule più piccole.
Provò a seguirla, ma un’altra gli bloccò la strada.
Fu quasi certo di vedere Oscar voltarsi verso di lui.
- Va via! – gli urlò.
Sì, stava parlando ad una rana.
Oscar, invece, fece un salto nella sua direzione, non schiacciò quella che aveva davanti, la fece sbalzare di lato, mandandola contro una roccia.
Il rospo aprì la bocca, la lunga lingua rosa gli sfiorò la spalla e colpì qualcosa dietro di lui.
Non si voltò per vedere, non voleva sapere quanto fossero vicine.
Il rospo fece uno strano verso, gli sembrò che stesse per vomitare.
- Salazar…- borbottò disgustato – hai mangiato un ragno troppo grosso?
Quello che accadde dopo fu qualcosa per lui incomprensibile.
Effettivamente Oscar vomitò qualcosa, ma non era la carcassa di un ragno come si era aspettato.
Era una spada.
Ricoperta di bava e quelli che sembravano pezzi di ragno riconobbe velocemente la spada di Grifondoro.
L’elsa coi rubini non lasciava alcun dubbio. Era da qualche settimana che Silente l’aveva messa in bella mostra nel suo ufficio senza un apparente motivo.
L’aveva sorpreso più di una volta ad osservarla con interesse, gli aveva chiesto cosa ci trovasse di così intrigante in quell’oggetto, ma Albus era stato vago, come spesso faceva.
Specialmente da quando Potter aveva iniziato a frequentare Hogwarts.
Non restò con senza far nulla, era senza bacchetta, circondato da ragni mangia uomini e con un ranocchio che rimpiccioliva sempre più velocemente: ormai aveva ripreso le dimensioni del grosso cane che era uscito dalla sua aula. Non avrebbe potuto mangiare nulla di più grosso di un gattino.
Si voltò in tempo per tagliare di netto due zampe del ragno che stava per attaccarlo alle spalle.
Il verso dell’animale suonò come un urlo e si ritirò in fretta. Fendette la spada ogni volta che una creatura provava ad accattarlo o ad attaccare Oscar, a volte riuscendo a ferirne qualcuno, in un paio di occasioni fu certo di averne ucciso una.
Aveva sentito qualcosa di caldo e vischioso finirgli sui vestiti e sulle mani.
Strinse la presa attorno all’elsa.
Si guardò attorno freneticamente, con un movimento veloce riuscì a scorgere la sua bacchetta nel terreno. Si era conficcata nel fango decisamente più lontano di quanto avesse pensato.
Reagì velocemente, corse nella sua direzione, fendendo nell’aria la lama. Alcuni ragni sibilarono arrabbiati. Scivolò sul limaccioso terreno e afferrò la bacchetta.
Con lei stretta in mano si sentì molto più sicuro e potente.
Lanciò un potente incantesimo che illuminò la foresta, facendo scappare tutti i ragni che li stavano accerchiando nuovamente.
Stingendo la spada e la bacchetta si avvicinò a Oscar, rimasto fermo, ormai quasi tornato alle dimensioni normali.
Incantò velocemente la tasca e ce lo mise dentro con poca delicatezza.
- Ora stai fermo. – gli ordinò.
Con la bacchetta illuminò la strada per uscire dalla Foresta Proibita.
Camminò veloce, quasi corse quando intravide in lontananza il limitare del bosco.
Fuori dalla fitta vegetazione alzò la testa verso il cielo grigio.
Ovviamente aveva smesso di piovere.
- Ti predi gioco di me, vero? – borbottò al cielo.
Con un sospiro si avviò verso il castello che con le luci accese dietro le finestre e la promessa di un bagno caldo sembrava quasi un sogno.
Arrivò al portone d’ingresso quasi strisciando i piedi.
Era distrutto. Sporco di fango e sangue di acromantula, con una spada in mano e un rospo in tasca.
- Severus!
Silente era alle sue spalle, lo fissava al di sopra delle lenti a mezza luna visibilmente incuriosito dall’insolita scena.
- Albus…- mormorò a bassa voce – Minerva ti stava cercando.
- Ero ad Hogsmeade. – spiegò il vecchio mago – Avevo bisogno di riflettere e a volte la Testa di Porco mi aiuta a vedere le situazioni sotto un altro punto di vista.
In una circostanza normale ne sarebbe stato incuriosito.
Ora voleva solo ridare quel maledetto rospo a Paciock, rassicurare Allock che nessuna rana gigante l’avrebbe mangiato e andare nelle sue stanze per farsi un lunghissimo bagno caldo e addormentarsi con la speranza si svegliarsi solo dopo che Potter avesse preso i M.A.G.O.
Gli occhi azzurri di Silente si spostarono sulla spada che ancora stingeva in mano.
Seguì il suo sguardo, forse doveva trovare una valida spiegazione per dire al Preside della scuola che uno degli oggetti più importanti del mondo magico era finito nella pancia di una rana, ma non trovò nulla di plausibile da dire.
- L’hai trovata! – esclamò Albus cogliendolo di sorpresa.
- Cosa?
- La Spada di Grifondoro! Era sparita da qualche ora.
- Come?
- La stavo osservando nel parco, volevo vedere se con la luce naturale avrei notato qualcosa di interessante, l’ho appoggiata ad un albero vicino al Lago Nero quando un tritone è salito sulla superficie e abbiamo iniziato a parlare. Mi sono girato per riportarla nel mio ufficio ed era sparita.
- Un importante manufatto magico è sparito e non ti sei allarmato?
Il Preside fece un cenno con la mano.
- Non è la prima volta. La spada si manifesta a chi dimostra un vero spirito di coraggio e altruismo. Scompare per un po’, ma riappare. Sempre. - abbassò lo sguardo sulla spada che stringeva. – È meraviglioso che tu l’abbia impugnata, Severus. La spada va presa solo in condizioni di necessità e…
- Preside. – lo interruppe bruscamente – Sono stanco, bagnato, infreddolito, sporco di fango e di altre sostanze non meglio indentificate. – fece un paio di passi e gli mise in mano l’arma sporca senza preoccuparsi troppo di essere delicato o cortese – La storia della Spada di Grifondoro, al momento, non mi interessa. Vado in infermeria e poi andrò nelle mie stanze. Buonanotte.
Senza attendere una risposta entrò nella scuola, lasciando nel parco umido Albus Silente con in mano un prezioso manufatto magico sporco di fango e sangue di Acromantula.
Quando, qualche tempo dopo, si chiuse la porta della sua stanza alle spalle tirò un sospiro di sollievo. Si trascinò stancamente fino al bagno.
I vestiti si stavano asciugando. In alcuni punti si erano attaccati alla pelle e fu costretto a strappare il tessuto come se fosse stato un cerotto. Ammucchiò i vestiti in un angolo e li fece sparire con un colpo di bacchetta.
Esaminò il suo corpo allo specchio: non aveva ferite profonde, qualche graffio causato dalla vegetazione e dalle acromantule, alcuni ematomi stavano spuntando sul fianco e sulle braccia, ma c’erano stati segni peggiori che avevano marchiato permanentemente la sua pelle.
I lividi sarebbero passati.
Fece una lunga doccia dove grattò via il fango dai capelli, dalle mani e ovunque avesse attraversato il tessuto.
Riempì infine la vasca e accolse il calore dell’acqua con un sospiro di beatitudine.
Si concesse il tempo di ripensare al sollievo sul volto di Paciock quando aveva messo sul letto dell’infermeria il suo famiglio sano e salvo. L’improvviso bagno nella pozione e l’avventura nella foresta sembrava avergli fatto passare anche il raffreddore.
Ricacciò indietro le risate quando ripensò a come Allock corse fuori dall’infermeria urlando che doveva assolutamente fare un bagno con un infuso di erbe e fiori per far tornare morbida e profumata la pelle. Nessuno aveva avuto il tempo di dirgli che il camice che aveva indossato era aperto nella parte posteriore e si vedeva praticamente tutto quello che madre natura gli aveva donato.
Sorrise e chiuse gli occhi immergendosi nella vasca, dietro le palpebre chiuse rivide l’espressione orripilata che aveva avuto Poppy nel momento in cui l’aveva abbracciata ancora sporco di fango e sangue di ragno.
Ora anche lei avrebbe dovuto grattarsi via il sudiciume.
Dolce vendetta.

Fine
 
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view post Posted on 2/1/2023, 20:51
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CITAZIONE
Si era distratto un secondo; un solo istante. Quell’istante necessario per fulminare due ragazzine della sua Casa che avevano avuto l’ardire di ridacchiare come oche giulive davanti all’ennesimo articolo di quel pallone gonfiato vestito di giallo canarino che gli aveva rubato la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure.
Era bastato un momento, un veloce attimo e la pozione di Paciock era esplosa. Non si era solo fuso il calderone, era proprio esploso come una piccola bomba.
Come fosse possibile non lo aveva ancora capito. Gli ingredienti, anche mescolati con la più fervida fantasia – come sicuramente aveva fatto Paciock - non erano pericolosi, non potevano creare un elaborato così disastroso.
Eppure, Paciock c’era riuscito.

Descrizione vividissima!

CITAZIONE
- Urlare? – domandò corrugando la fronte – Oh… probabilmente hai sentito lui. - indicò un punto poco distante dal portone.
Il pozionista fece una smorfia nauseata notando Allock attaccato al muro da quella che sembrava bava appiccicosa e gocciolante.
- Con quel vestito verde deve averlo scambiato per un insetto. Ha provato a mangiarselo. – spiegò la donna - Il sapore doveva proprio essere schifoso: l’ha risputato subito.
– si voltò a guardare Allock privo di sensi, fece una smorfia disgustata – beh… portiamo anche lui.

Mi sto tenendo la pancia dalle risate! :XD:

CITAZIONE
- Sei al sicuro Gilderoy. - lo rassicurò Poppy senza spostarsi dalla sua posizione – Finisco di visitare Severus, poi vengo da te.
La strega guardò il mago, non sembrò intimorita dal sottile sopracciglio nero alzato.
- Apri. La. Bocca. Severus. – lo intimò di nuovo, la punta della bacchetta si illuminò di più.
Minerva entrò di fretta in infermeria.

Grandissima, Poppy! Ho avuto l'impressione di sentirla parlare!

CITAZIONE
- Posso garantirti che nessuno ti mangerà, Gilderoy. – ripeté la donna mantenendo a stento la pazienza - Non importa quanto sia…- sospirò di nuovo togliendosi gli occhiali dalla montatura rettangolare per passarsi una mano sulla fronte – morbida e profumata la tua pelle.

Le lacrime continuano a scendere :XD:

CITAZIONE
- Ora tu esci e andrai a trovare quella rana, Severus! – gli ordinò scandendo ogni parola con un colpetto col dito ossuto.
Sollevò un sopracciglio sorpreso, non l’aveva mai vista così.
- Sta facendo buio, Poppy. Il parco è enorme e anche una rana particolarmente grande è difficile da vedere.
- Allock non resterà qui tutta la notte!
Il mago fece un ghigno e incrociò le braccia al petto.
- Sbaglio o eri tra quelle che lo guardava adorante durante la prima cena in Sala Grande?
La strega avvampò imbarazzata.
- Quello è stato prima. Hai mai letto uno dei suoi libri?
- Ho dato un’occhiata i primi tre capitoli di A passeggio con i lupi mannari. – ammise - È stato molto utile per ravvivare le fiamme del camino.
- Appunto! Ha voluto regalarmi una copia autografata di Lezioni di Medimagia ai druidi e pretende che utilizzi i suoi metodi per curare miei pazienti.
- E allora?
- Sono un mucchio di stronzate!
….
- Vuoi che ti ricordi tutte le volte che ti ho curato quando una tua pozione non aveva successo? – enfatizzò molto quel tua – Facciamo l’elenco di quante vesciche ho disinfettato sulle tue mani? O quante volte ti ho fatto ricrescere le sopracciglia perché una tua pozione ti era scoppiata in faccia?
- No, ma non ci vuole una laura in medimagia per tenere una bacinella mentre uno studente ci vomita dentro.
- Oh sono certa che ce la farai. – gli rispose dandogli una leggera pacca sulla spalla – Sei il migliore mago che conosca.
- L’adulazione serve a poco dopo che mi hai ricattato.
- Ricattato… che parola grossa.

Standing ovation per Poppy... e te!! :ola: :lol:

CITAZIONE
- Dobbiamo andare! – urlò al famiglio di Paciock.
Stava, davvero, parlando ad una rana?
L’animale sembrò capirlo, fece un salto verso la zona più esterna della Foresta Proibita schiacciando due delle acromantule più piccole.
Provò a seguirla, ma un’altra gli bloccò la strada.
Fu quasi certo di vedere Oscar voltarsi verso di lui.
- Va via! – gli urlò.
Sì, stava parlando ad una rana.

Impagabile tutta la scena!

CITAZIONE
Ricacciò indietro le risate quando ripensò a come Allock corse fuori dall’infermeria urlando che doveva assolutamente fare un bagno con un infuso di erbe e fiori per far tornare morbida e profumata la pelle. Nessuno aveva avuto il tempo di dirgli che il camice che aveva indossato era aperto nella parte posteriore e si vedeva praticamente tutto quello che madre natura gli aveva donato.
Sorrise e chiuse gli occhi immergendosi nella vasca, dietro le palpebre chiuse rivide l’espressione orripilata che aveva avuto Poppy nel momento in cui l’aveva abbracciata ancora sporco di fango e sangue di ragno.
Ora anche lei avrebbe dovuto grattarsi via il sudiciume.
Dolce vendetta.

Applausi! :applauso: :D
 
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view post Posted on 17/1/2023, 19:20
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Storia movimentata e da applausi!!!
Davvero ricca la tua fantasia e anche il tuo umorismo non latita :lol:
Ho letto divertendomi, apprezzando l'abilità che hai dimostrato nelle scene di "battaglia": ma povero Severus!

Vivida come sempre la descrizione che accompagna il lettore al centro dell'azione.
Oscar è il vero protagonista e sei stata bravissima nell'utilizzare la spada che era davvero difficile da inserire e giustificare, per fortuna che compare nei luoghi e nei momenti più improbabili... altrimenti :D

Allock è sempre il solito e Severus davvero subisce e sopporta con stile, pur di accontentare sia Poppy che Neville.
Mi è piaciuto il confronto e il rapporto che hai immaginato con Paciock, penso sia verosimile e credibile.

Una storia che mi ha tenuto compagnia e sollevato lo spirito, a proposito, mi è venuta voglia di una bella doccia calda... senza Severus purtroppo :lol: :lol: :lol:
 
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view post Posted on 4/2/2023, 19:14
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I ♥ Severus


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Bella storia divertente, mi sono fatta alcune gustose risate.

Però, davvero,ellyson l'hai inserita nella sezione sbagliata???
 
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view post Posted on 4/2/2023, 19:16
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Eeeeemmmm si.
Hai ragione.
L'abitudine. :lol:
Dopo accendo il PC e la sposto.
 
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view post Posted on 4/2/2023, 21:14
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Un punto malus per l'errore, accidentaccio a te.
 
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view post Posted on 4/2/2023, 21:18
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Pace.
Eravamo già in coda. :lol:

Edit: storia spostata nella sezione corretta.

Edited by ellyson - 4/2/2023, 21:22
 
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view post Posted on 4/2/2023, 21:21
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:XD:
 
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view post Posted on 12/2/2023, 18:38
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Storia divertente e piena di azione. Letta tutta d'un fiato con gran divertimento. ❤️
 
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view post Posted on 18/3/2023, 13:50

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Storia davvero piacevole da leggere, con molti momenti divertenti! Mi piace la sensazione di leggerezza di una storia con Severus e delle sane risate!
 
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view post Posted on 19/3/2023, 13:39
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CITAZIONE (HALFBLOOD @ 18/3/2023, 13:50) 
Storia davvero piacevole da leggere, con molti momenti divertenti! Mi piace la sensazione di leggerezza di una storia con Severus e delle sane risate!

Ti ringrazio. *^^*
 
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view post Posted on 19/3/2023, 16:24

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CITAZIONE (ellyson @ 19/3/2023, 13:39) 
CITAZIONE (HALFBLOOD @ 18/3/2023, 13:50) 
Storia davvero piacevole da leggere, con molti momenti divertenti! Mi piace la sensazione di leggerezza di una storia con Severus e delle sane risate!

Ti ringrazio. *^^*

 
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11 replies since 26/12/2022, 23:38   196 views
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