Il Calderone di Severus

Kijoka - Circostanze Particolari, Tipologia: one-shot - Rating: per tutti - Genere: Introspettivo - Personaggi: Severus, Madama Chips - Pairing: nessuno - Epoca: Hp7 - Avvertimenti: nessuno

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view post Posted on 26/12/2022, 16:54

Sfascia-calderoni

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Titolo: Circostanze particolari
Autore/data: Kijoka - Dicembre 2022
Tipologia: one-shot
Rating: per tutti
Genere: Introspettivo
Personaggi: Severus, Madama Chips
Pairing: nessuno
Epoca: Hp7
Avvertimenti: nessuno

Riassunto: Ci sono momenti in cui cogliere le occasioni che offre il destino può fare la differenza.

Nota: Storia scritta per la Sfida di Dicembre, nell’ambito della “15 anni con Severus”.

Portatore d'insegne della Scuola di Beauxbatons

Caratteri: 34.234

Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I personaggi originali, i luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.



Circostanze particolari

Lo sguardo corse alla finestra.
Il buio era ancora fitto.
La stanza era avvolta nella penombra ovattata regalata dalla luce tenue delle braci.
Severus sospirò piano.
Il tepore gli annebbiava la mente, ma aveva acceso le fiamme stufo di sentir brontolare Albus dal quadro posto alle sue spalle.
Il vecchio amico si era da poco riappisolato e finalmente poteva radunare i pensieri in solitudine mentre la notte avanzava verso il nuovo giorno.
Aveva un compito.
Un dovere per nulla semplice: consegnare la Spada di Grifondoro a Potter.
Come sempre il vecchio Preside aveva dato chiare direttive ma poche informazioni, e anche il suo ritratto era reticente a riguardo.
Avrebbe dovuto improvvisare.
L'istinto gli fece stringere con forza le dita attorno ai braccioli imbottiti della poltrona da Preside che ora occupava.
Odiava non avere un piano.
Aveva vissuto gran parte della vita avendo ben chiaro nella sua mente cosa fare e come farlo.
Essere adesso in un limbo di insicurezza lo metteva molto a disagio.
Erano giorni, e relative notti, che si fermava in presidenza a riflettere.
Desiderava stare solo e lì riusciva a trovare la concentrazione necessaria.
Nessuno si fidava più di lui. Questo pensiero gli accese un fiume di lava nello stomaco.
La mente riprese subito il sopravvento sul cuore: andava bene così.
Solo aveva scelto, solo avrebbe agito.
Lo sguardo scuro si posò sulla lunga lama lucente della spada appoggiata sopra la massiccia scrivania.
Averla davanti lo aiutava a ragionare.
Il problema era che, dopo ore di pensieri, non era nata alcuna idea utile alla causa.
Doveva esserci un modo.
La questione da risolvere per prima era scoprire dove fosse Potter in quei giorni.
Aveva cercato di anticiparne le mosse, ma aveva scoperto che non era per niente facile immaginare dove tre cervelli così imprevedibili potessero condurre i ragazzi.
Sperava che il ritratto nella borsa della Granger potesse infine essere d'aiuto, ma non ci voleva far conto: anche quella era una congiunzione legata alla fortuna e non ne aveva mai avuta molta.
In realtà non era mai riuscito a star seduto e aspettare che la sorte girasse nel modo giusto, non era da lui. Per sopravvivere si era ritrovato più volte ad anticiparla più che attenderla.
Adesso la speranza era di trovarli in fretta, magari senza arrivare solo davanti alle braci ancora ardenti di un fuoco che avevano acceso per riscaldarsi.
Sapeva di non poter perdere altro tempo, doveva sbrigarsi.
Abbassò lo sguardo sull'elsa dai rubini luccicanti.
Mille cose avrebbero potuto andare storte.
Potter come avrebbe potuto fidarsi dell'assassino di Silente?
Senza poi contare che i suoi due compagni avrebbero potuto travisare, attaccare e combattere con tenacia per proteggerlo!
Cosa avrebbe potuto accettare un Weasley da chi gli aveva aggredito il fratello?
E la mocciosa saputella avrebbe trovato sicuramente qualcosa da ridire su ogni cosa.
Eppure doveva trovare una via, un modo, un'idea.
Sì, ma quale?

******



Il crepitare del camino interrompeva gioioso il silenzio ovattato.
La luce fioca del giorno grigio trapelava dalle tende appena scostate e illuminava l'ambiente con colori tenui e delicati.
Il tepore delle fiamme vivaci carezzava il viso chiaro, mentre gli occhi fissavano l'infinita danza del fuoco.
Madama Chips sospirò, riempiendosi le narici del profumo del ciocco appena posato tra gli alari, mentre le prime lingue di fuoco lo lambivano con voracità.
Si voltò a guardare il fagotto informe che riposava nel letto poco lontano con un respiro regolare e leggero.
Al contrario del solito l'infermeria era rimasta quasi deserta quella notte, per fortuna.
Dopo un altro breve respiro tornò sui suoi passi e varcò la soglia dello studio, chiudendosi piano la porta alle spalle.
Tempi bislacchi, dove chi doveva imparare impartiva lezioni e chi doveva insegnare faceva di tutto per trasgredire le regole.
- Viviamo in un mondo al rovescio! - mormorò, portandosi una mano allo stomaco che si era prontamente ammutinato.
Il tepore della stanza la rinfrancò.
Diede uno sguardo veloce nell'angolo più lontano dalla scrivania, ingombra di carte, libri e provette, sia vuote che piene:
- È tutto a posto, stai tranquillo - asserì sorridendo agli occhietti neri e lucidi che la fissavano dalle ombre del pomeriggio.
Un lieve gracidare sembrò rispondere alla frase appena pronunciata.
Poppy ridacchiò, tornando a sedersi.
Nessuno faceva mai troppo caso a Oscar, rospo mansueto ma ribelle, se non quando il suo padroncino impazziva per ritrovarlo durante una delle sue innumerevoli fughe.
La maga però aveva scoperto un lato giocherellone e goloso che si divertiva ad assecondare quando Neville le lasciava a balia la bestiola.
Era comunque contenta di occuparsene, le infondeva buonumore anche nelle giornate più complicate e tristi, anche quando tornava nello studio con le lacrime agli occhi e non voleva parlare con nessuno di quel che aveva visto quel giorno. Oscar, con il suo dolce gracidare, la calmava e le faceva scordare le brutture del mondo.
Era stato con estrema apprensione che, giusto un paio di settimane prima, l'animale le era scappato da sotto il naso, in una notte senza luna.
Le ricerche erano state lunghe e vane, l'agitazione le aveva fatto perdere l'appetito e aveva evitato Paciock fino a che il batrace era rientrato spontaneamente con un gracidio soddisfatto.
Da qualche tempo anche il suo padrone spariva, di tanto in tanto. Aveva cominciato a pensare che stesse tramando qualcosa o temesse sul serio per la propria incolumità e le lasciasse l'animale per sicurezza. Si era accorta che, quando tornava, aveva in sé una carica davvero portentosa e sembrava riuscisse a fronteggiare meglio gli attacchi che subiva fin troppo spesso.
Di questo Madama Chips era quasi felice: i soprusi alla volta dei ragazzi erano aumentati sempre più. Era soddisfatta quando qualcuno di loro riusciva a sfuggire alle mani adunche dei Carrow, scampando una punizione o solo un pretesto per assegnare compiti ingrati.
Lei stessa aveva più volte inventato inesistenti malesseri per coprire gli studenti o sottrarli alle vendette dei Mangiamorte che erano diventati insegnanti.
Continuava a non comprendere come Piton, collega da tanto tempo e ritenuto sempre più che degno di fiducia, potesse permettere ingerenze e soprusi ora che era Preside.
Non si spiegava nemmeno perché spesso lo sorprendesse a togliere dalla gogna i ragazzi o cercasse in tutti i modi di farsi consegnare qualcuno. Temeva sempre che per il malcapitato la punizione sarebbe stata ancor più crudele.
Era una situazione al limite del lecito, ma il nuovo Preside non era certo come il compianto e amatissimo Silente.
Ogni giorno lo rimpiangeva e ogni giorno ne sentiva la forte mancanza, sia come persona in sé, ma ancor più come baluardo di sicurezza e pace, atmosfera che era riuscito a creare mettendo Hogwarts in una posizione di granitica supremazia.
Tante cose erano cambiate, prima tra tutte la sensazione di essere al sicuro, percezione che non esisteva più.
Doveva ammettere però che quando il preside era presente sapeva tenere a bada esagerazioni, soprusi e vendette.
Nonostante tutto Piton era il punto focale della scuola. Nemmeno con se stessa le piaceva ammettere che l'assassino di Silente riuscisse comunque a fare il lavoro per cui era stato assoldato, in tutti i sensi.
In un modo totalmente avulso dalla precedente gestione, lontano dal suo punto di vista, con un comportamento assai strano e controverso.
La situazione le sembrava al limite della sopportazione, ma sapeva che i tempi erano destinati a peggiorare.
Oscar le saltellò a fianco, con un gutturale suono sommesso.
- Va bene, ho capito: è ora dello spuntino! - Rispose allungando la mano verso il vaso colmo di piccole chiocciole.
Non ricordava esattamente quando era successo, ma un giorno era riuscita a seguire Oscar durante una delle sue fughe.
L'aveva però perso appena entrato nella Foresta Proibita.
C'erano volute altre due sparizioni perché alla fine comprendesse come fare a star dietro al passo veloce del fuggitivo.
La settimana precedente l'aveva pedinato per parecchio tempo mentre nella Foresta rincorreva libellule drago e catturava insetti comuni con la sua lingua vischiosa.
Osservandolo si era resa conto di quanto si trovasse nel suo ambiente, sembrava perfino un rospo diverso!
Era stato allora che aveva cominciato a guardarlo con occhi distaccati e critici.
Se tutte quelle fughe fossero semplicemente un modo per tornare in un luogo a lui caro? Tornare a casa, insomma...
Ci aveva pensato tanto. Non aveva ancora trovato una soluzione.

******



- Oscar!
Poppy chiamò più volte, ma la stanza rimase silenziosa.
Si lasciò cadere sulla sedia, sfiduciata:
- Oh, no... non ancora, ti prego, non stanotte, non con questo freddo! - Sospirò e poi continuò in un soffio - Neville mi ucciderà se non ti trovo...
Poco dopo stava camminando velocemente ai margini della Foresta Proibita, sotto la luce chiara della Luna, con le capienti tasche del grembiule, nascosto sotto il mantello pesante, colme di bocconcini golosi per un rospo.
- Oscar! - chiamò con voce ferma, ma senza alzare troppo il volume per evitare che si spaventasse.
Scosse la testa dandosi mentalmente della stupida.
Aveva appena visto Piton uscire dal castello e addentrarsi nella foresta con fare guardingo.
Ancora non riusciva a credere che fosse davvero uno dei loro.
Aveva lavorato con lui per anni e non si capacitava di come una mente così logica e pronta potesse davvero entrare in sintonia con quei loschi figuri senza educazione né tantomeno intelligenza alcuna, in qualche caso.
Ogni giorno si chiedeva come potesse essere diventato tanto inflessibile e duro, quasi senza cuore. Quel ragazzo aveva perso ogni ombra di empatia, nonostante avesse per anni avuto a che fare con Silente che lo trattava come un figlio.
Che fosse davvero tutto una messa in scena fin dall'inizio? Può qualcuno mantenere una tale recitazione completa e senza crepe per così tanto tempo?
Il preside in ogni caso aveva atteggiamenti che la lasciavano stupita e incredula.
Come riusciva sempre a sapere dove i Carrow stavano esercitando troppo potere? Come faceva ad arrivare sempre nel momento in cui la situazione diventava realmente pericolosa? Succedeva poi che si portava via, senza una sola lamentela, il malcapitato di turno. Dove lo portava, cosa gli faceva?
Le situazioni venivano risolte, ma non era affatto sicura che la persona presa in consegna non passasse dalla padella alla brace, anche se non aveva mai avuto prove di questa supposizione.
Poi alcuni alunni erano scomparsi. Non voleva nemmeno prendere in considerazione che l'intervento di Severus avesse solo peggiorato la situazione!
Rabbrividì e riprese a cercare il rospo.
- Oscar!
Nel silenzio della notte udì un rumore. Si bloccò nello stesso istante, sperando di non avere incontri poco raccomandabili, ma subito dopo il fuggitivo uscì da dietro un masso innevato.
Gli occhietti scuri la fissavano interrogativi, quasi chiedessero perché era stato chiamato.
Poppy lo rimproverò, ma gli stava già allungando un bocconcino prelibato.

******



Chiuse il libro con un gesto troppo veloce.
Il tonfo fece svegliare Albus:
- Cosa è successo?
- Nulla, torna a dormire. - Rispose Severus con tono mellifluo.
Gli occhi celesti lo scrutarono sornioni:
- Vedrai che Phineas arriverà con qualche buona notizia.
Il preside si alzò in piedi e raggiunse l'altro lato della scrivania per parlare con l'interlocutore guardandolo direttamente:
- Sei sempre troppo fiducioso. Sappiamo entrambi che potrebbe non sentire mai nulla di utile.
- Certo è che continuando a vedere tutto con pessimismo non aiuterai il tuo umore.
Piton per poco ruggì per la rabbia. Si trattenne in tempo e rispose gelido:
- Sì, già, certo. È proprio il momento giusto per avere pensieri positivi!
Abbassò la voce, spiando i ritratti dove tanti dei vecchi presidi sonnecchiavano o addirittura russavano sonoramente.
Era contento che il patto di segretezza insito nei ritratti non permettesse loro di raccontare a chiunque quanto succedeva tre quelle quattro mura o sarebbe stato spacciato più volte durante quell'anno.
Non gli piaceva affidarsi a un quadro per avere le informazioni necessarie, ma non aveva altra scelta. Sperava solo che i piani di Silente potessero essere più articolati di quello o la guerra con il Signore Oscuro sarebbe stata molto più lunga di quanto avesse immaginato.

******



Tentò di nuovo.
Il richiamo pronunciato a mezza voce fece volar via una coppia di corvi verso uno sprazzo di cielo grigio tra due alti abeti frondosi.
Madama Chips camminava lenta tra la vegetazione della Foresta Proibita.
Negli ultimi tempi le sembrava di passare più tempo a chiamare il fuggiasco che a fare il lavoro per il quale era pagata.
Quell'animale doveva essere sistemato a dovere: lo avrebbe lasciato senza l'ultimo spuntino quella sera!
- Oscar!
Un cervo dal grande palco di corna nodose alzò il muso allarmato prima di fuggire via.
Fu a quel punto che Poppy udì un roco gracidare poco lontano.
Si diresse con passi sicuri in quella direzione.
Dietro un grosso albero dalla corteccia scura e rugosa, all'ombra delle rigogliose fronde scoprì un laghetto.
Piatto e liscio, appena increspato dal flusso d'acqua proveniente da una cascata a più gradini che scendeva da un basso sperone roccioso.
Grandi ninfee si muovevano lentamente, assecondando la corrente. Su una di quelle ampie foglie stava sdraiato e pacifico il rospo di Neville.
- Oscar? - la voce della donna era un soffio ma l'animale la udì e gracidò in tono sommesso.
Dunque, era davvero lui!
Si avvicinò di qualche passo alla riva e fu allora che si accorse del colore traslucido e innaturale dell'acqua profonda.
La mente corse ai racconti della nonna.
Favole che parlavano di una fonte dai mille colori che tratteneva un'acqua miracolosa.
- Non può essere... no, non è la Fonte dell'Arcobaleno!
Lo disse a se stessa incredula e nello stesso momento felice come la bambina che era stata.
Aveva sempre pensato che fosse una favola: il lago dove l'arcobaleno terminava, immergendosi nelle sue acque e scomparendo, era costituito da acqua miracolosa che guariva in modo rapido e senza lasciare cicatrici.
Tornò a guardarsi intorno, ammirando la natura incontaminata, immersa in un angolo di pace assoluta, inondata di colori e profumi mai sperimentati prima.
Inebriata volse di nuovo lo sguardo al rospo, accomodato sulla grande foglia:
- Oscar, se questa fosse casa tua potrei ora spiegarmi senza difficoltà la tua voglia di scappare per tornare qui: è un posto favoloso! - Sorrise e continuò - Ed ecco il motivo anche del tuo essere sempre in ottima forma, vero?
Gli occhietti vispi ammiccarono appena, seguiti da un dolce gracidio, mentre il corpo massiccio si sdraiava, languido.
Poppy rovistò nelle sue ampie tasche ed estrasse una provetta, che prontamente riempì con l'acqua dello stagno.
- Piccolo intrigante! Se mi hai fatto davvero scoprire la fonte leggendaria riuscirò a guarire i ragazzi con una velocità mai sperimentata prima. Li rimetterò in piedi in poche ore anziché metterci giorni. - Parlava ad alta voce, quasi dovesse convincere anche se stessa. - Sarebbe bellissimo nonché utile e in perfetto tempismo, direi, visto il periodo. Naturalmente sarà una medicina valida solo per pochi, vero ragazzo mio?
Ma Oscar aveva chiuso lentamente gli occhietti e si stava godendo il lento dondolio del suo appoggio vegetale.

******



Dopo aver riposto la spada nel nascondiglio dietro al quadro, Severus aveva preso a camminare.
Erano ore che percorreva l'ufficio avanti e indietro. Ormai era di nuovo sera.
Solo da poco tempo aveva cominciato ad apprezzare quel tipo di modo di concentrarsi che aveva imparato osservando Silente. Lo aveva sempre rimproverato per la fatica che portava con sé tutto quel movimento ed ora doveva sentire le prese in giro del vecchio amico dalla cornice poco lontana.
Quante volte si erano attardati insieme davanti ad un aromatico tè fumante o con un bicchiere di whisky incendiario.
Avevano sempre parlato di tutto nelle ore trascorse in quella stanza austera, seduti uno di fronte all'altro: Quidditch, problemi scolastici, ricordi.
Erano proprio le rievocazioni del passato gli attimi più dolorosi, spesso fronteggiava stilettate roventi, eppure tornare con la mente a quei momenti gli suscitava sempre una dolce malinconia che spesso gli strappava un sorriso sghembo.
Anche adesso, mentre marciava sul pavimento grigio, un caldo senso di appartenenza gli riscaldava il cuore.
Sentimenti sbagliati per il periodo.
Tralasciò quei pensieri, tornando a interrogarsi sulla soluzione del problema. Eppure, come un tarlo insistente, qualcosa s'insinuava nelle riflessioni, vorticava tra le sinapsi, ma non riusciva ad afferrarla.
Piano piano un ricordo si fece strada tra gli altri.
Insieme avevano affrontato tante verità, ma quella domanda incredula posta a voce quasi roca da Albus era ancora chiara nella testa: "Dopo tutto questo tempo?"
Non aveva dubitato. Il cuore aveva risposto d'impulso quel "Sempre" che gli lacerava l'anima con tutti i significati impliciti che nessun altro oltre lui stesso avrebbe potuto capire.
Il Patronus era stato evocato in modo potente e senza alcuna esitazione.
La Cerva era quasi reale e corporea tanto quanto era stata intensa la voglia che lei fosse ancora lì tra loro.
Fu come un lampo a squarciare il buio e l'idea prese forma:
- Ma certo! Come ho fatto a non pensarci prima?
La voce profonda riverberò appena nella stanza silenziosa.

******



Severus era appena entrato in infermeria, fermandosi appena oltre la porta, osservando tutti i letti al completo.
Fu come se gli fosse calato sulle spalle un mantello di piombo.
Incurvò le spalle cercando di respirare a fondo.
Madama Chips l'aveva mandato a chiamare e ora comprendeva molto bene perché non si era recata in presidenza: voleva che vedesse in che condizioni stava lavorando.
In realtà la situazione gli era già molto chiara, conosceva il comportamento criminale dei Carrow, ma non poteva fare più di quel che faceva senza scoprirsi.
Si guardò intorno mentre una stilettata di fuoco gli attraversava la mente e il cuore. Non era questo che avrebbe voluto, il peso di oscura malinconia gli riempì il cuore.
I raggi del sole di mezzogiorno penetravano indisturbati dalle alte finestre non più schermate dalle tende chiare. Camminò senza alcun rumore fino alla porta aperta dello studio.
L'infermiera alzò lo sguardo e lo vide nel riquadro della porta.
Gli fece cenno di entrare, e, senza un saluto, chiuse l'uscio alle sue spalle.
- Non ho intenzione di perdere tempo in preamboli. Sei il preside e devi far cessare questo scempio.
Gli occhi scuri non la lasciavano un attimo, erano freddi e indagatori.
- Anche se mi guardi così non puoi davvero aspettarti che smetterò di presentare le mie rimostranze per quel che sta avvenendo! - La voce di Poppy era almeno di due toni sopra il lecito.
Piton non smise di guardarla mentre la risposta gli turbinava nella testa, ma non avrebbe dato voce a ciò che davvero voleva dire.
- Perché non rispondi? C'è qualcun altro che ti suggerisce le risposte da dare, e senza nessuno non sai più cosa dire?
- Sai bene che ora sono io che scelgo. - Il tono impassibile non ammetteva repliche.
- Uhm, bene. Allora dovrai presto rivedere le tue scelte perché non ho intenzione di ricevere ancora pazienti, cioè ragazzi ridotti in quel modo, Severus. Non è lecito che gli studenti vengano trattati così, e tu lo sai bene!
I due sguardi si sfidarono in silenzio per qualche momento, scambiandosi opinioni che i proprietari non potevano permettersi di esternare.
- Terrò presente il tuo punto di vista, ma tutto ciò che faccio è teso alla protezione della scuola e degli studenti.
Lo aveva pronunciato tra i denti, con lo stomaco chiuso da un nodo stretto, trattenendo in sé il mostruoso desiderio di rivelare ogni cosa, di sputare la verità e di lasciare tutti a bocca aperta.
Eppure la frase rifletteva completamente la realtà: era il suo compito.
Alcune volte era persino divertente dire le cose come stavano, sapendo che nessuno gli credeva. Così facendo riusciva sempre e comunque a rimanere all'Interno della sua copertura, senza nemmeno mentire.
il viso di Poppy si contorse in una smorfia disgustata. Continuò a guardarlo con gli occhi socchiusi colmi di odio inespresso, poi gli sibilò sommessamente:
- Certo! È proprio questo l'intento del tuo padrone, vero? Esattamente così immagina che tu ti muova! Ma per chi mi hai preso? Credi davvero che io sia così stupida?
- Non ho mai pensato lo fossi. Anzi ti ritengo una tra i colleghi più preparati e attenti, degni di fiducia, insomma.
Madama Chips gli scoccò una nuova occhiata velenosa prima di ribattere:
- Bene. In ogni modo tocca a te trovare il modo di arginare tutte le intemperanze dei tuoi amici vestiti di nero.
Severus si mosse raggiungendo l'altro lato del grande tavolo di legno scuro:
- Non ho intenzione di giustificare il mio operato con te, Poppy. - La voce vibrò bassa e cupa.
- E io non credo di essere stata assunta per curare ferite e contusioni che gli stessi insegnanti procurano agli studenti. - Abbassò il tono avvicinandosi appena, l'espressione ora era colma di indignazione: - Questa è una scuola. Non siamo in un carcere. Qui si impara e ci si scambiano opinioni. Hogwarts deve forgiare la nuova generazione di maghi, non creare una massa di inetti, succubi e ignoranti!
Piton distolse per un breve attimo lo sguardo, tornando a fissarla con più intensità di poco prima. Non parlò, certo che lo sguardo lo avesse fatto per lui.
Non poteva spiegare. Non poteva rivelare che cercava ogni giorno di sottrarre tutti i ragazzi dalle attenzioni dei nuovi membri del corpo insegnante. Sapeva di avere gli stessi pensieri di Madama Chips a riguardo, ma erano al culmine della guerra e non poteva distrarsi nemmeno per un momento. La debolezza di lasciarsi andare e scoprire il gioco che stava reggendo era inconcepibile: avrebbe compromesso ogni sforzo fatto fino a quel momento.
Non che non ne avesse voglia. Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di tornare nel suo sotterraneo a distillare pozioni. Era stanco, molto stanco.
Le voltò le spalle e si diresse verso la porta, con finto disprezzo. Era ciò che ci si aspettava da lui, era ciò che avrebbe continuato a fare fino a che tutto non si fosse compiuto.
Poppy tornò ad apostrofarlo con malcelato spregio:
- Non è andandotene che si risolveranno i problemi, Piton! Ho bisogno di aiuto, io sola non posso bastare con tutto quel che succede a scuola. Ci sono giorni che dormo tre ore per notte per accudire tutti. Devi trovare qualcuno che mi aiuti e nel frattempo far smettere questa politica del terrore.
La maga cercò di calmarsi, ma la rabbia la spingeva oltre il lecito. Sapeva essere impulsiva, ma non poteva vincere così con quell'uomo:
- Prendi solo in considerazione che, se continueranno così, i genitori cominceranno a ritirare i ragazzi e presto ci ritroveremo a far lezione solo alle vecchie mura della scuola e a Gazza.
- Impossibile. - Piton soffiò sommessamente le parole con il cuore in una morsa di ghiaccio, subito prima di uscire dalla stanza: - Sanno benissimo che il luogo più sicuro per lasciare i ragazzi è proprio Hogwarts.

******



Dopo innumerevoli tentativi Madama Chips c'era riuscita: Oscar si faceva mettere una specie di lungo guinzaglio che gli permetteva di muoversi agevolmente, e anche di non mettersi nei guai, ma soprattutto riusciva a riportarla ogni giorno alla fonte.
Negli ultimi tempi aveva fatto una bella scorta dell'acqua che manteneva i suoi mille, assurdi colori sulla base del blu anche fuori dallo stagno.
- Ora devo solo trovare qualcuno a cui farla provare. Sperando che la leggenda sia vera e che invece questo liquido non porti conseguenze nefaste. - Pensò tra sé mentre seguiva nella trasferta notturna il rospo di Neville.
La bestiola sembrava conoscere la strada a memoria e si inoltrava tra la fitta vegetazione della foresta profonda come non avesse fatto altro nella vita.
Altro che rospo pigro e senza voglia di fare!
Poppy in realtà era davvero spaventata, in effetti non era mai entrata nella Foresta Proibita a quell'ora di notte.
Temeva le creature che vi si aggiravano, senza parlare delle persone che vi si nascondevano.
Rabbrividì.
Doveva farlo.
Nei giorni precedenti aveva rovistato nei suoi vecchi libri e anche in biblioteca, trovandone uno che parlava della fonte.
L'autore indicava un lasso di tempo preciso per raccogliere l'acqua con uno specifico recipiente. Si era dotata di tutto quanto prescritto ed ora si accingeva a seguire le indicazioni.
Se il libro avesse riportato il vero avrebbe potuto dare una mano più che fondamentale ai ragazzi: quell'acqua non solo li avrebbe guariti più in fretta, ma li avrebbe messi al sicuro dalle maledizioni più potenti per qualche tempo.
Oscar si girò verso di lei come volesse controllare se, nonostante il lungo guinzaglio, lo scortasse seguendo il passo.
- Sono qui, ti seguo. - Bisbigliò nel silenzio - Vuoi anche tu che lo faccia, vero?
Il rospo emise un breve suono melodioso e riprese la sua marcia.

******



Il sopracciglio migrò velocemente verso l'alto.
Severus si appiattì nella rientranza tra i due tronchi, quasi sparendo all'interno.
Aveva fatto bene ad allontanarsi. In effetti aveva stupidamente sottovalutato la rapidità dei movimenti dei ragazzi, anche con quel freddo.
Quando tornarono verso il lago cercò di allontanarsi più veloce che poté, facendo poco rumore, senza perdere la copertura.
Il cuore martellava nel petto, i passi veloci sembravano solo sfiorare il terreno coperto di neve gelata. Aveva imparato da Silente a muoversi senza rumore, ma non si era esercitato abbastanza nella Disillusione e per poco non lo avevano scoperto.
Il freddo gli mordeva la pelle delle mani che trattenevano il mantello leggero, i brividi gli correvano lungo la schiena e gli stivali zuppi sembravano ancora più pesanti ma quasi non ci badava: era riuscito a portare a termine la missione.
Ci aveva ragionato per giorni, aveva studiato la tempistica senza poter davvero prevedere il modo, poi, quando era arrivato seguendo le indicazioni del vecchio preside Serpeverde, il luogo stesso gli aveva ispirato la soluzione. E aveva funzionato, quasi il posto fosse da sempre quello giusto e che i ragazzi non fossero arrivati proprio lì per una scelta casuale.
La parte del ritrovamento non era stata ponderata a sufficienza, ma era riuscito a raggiungere il suo scopo e la Spada di Grifondoro era ora nelle mani giuste!
Continuò a camminare veloce verso il punto dove aveva lasciato il mantello più pesante che avvolgeva in precedenza la spada e non vedeva l'ora di buttarselo addosso per far smettere i tremori che lo percorrevano.
Ancora un po' di strada e sarebbe stato anche abbastanza lontano per Smaterializzarsi e tornare ad Hogwarts.
Un fuoco acceso e un Whisky Incendiario gli avrebbero fatto dimenticare il freddo, ma soprattutto se lo sarebbe permesso per celebrare la riuscita di un piano poco sicuro perché molto improvvisato, che però aveva avuto successo!

******



Aveva appena finito di riempire il recipiente panciuto quando delle voci sommesse la fecero trasalire.
Chi si aggirava a quell'ora nella Foresta? Sicuramente non era nessuno con dei buoni propositi, dal tono della conversazione.
Tirò il guinzaglio con ferma prontezza e recuperò Oscar dal laghetto, infilandolo poi in una delle tasche del mantello mentre il rospo si lamentava sommessamente.
Con rapidità si diresse dove sentiva le voci, stando ben attenta a non farsi vedere.
Coprì velocemente i pochi metri che separavano la Foresta, uscì dal riparo dei grandi alberi e, protetta dalle ombre dei bassi rami dei pini rossi poco lontani, si avvicinò.
Poco lontano trovò un grosso tronco crollato a terra, ci si nascose dietro spiando i due loschi figuri che cercavano di trovare un accordo per come tenere le posizioni in attesa del ritorno di qualcuno.
Certo non erano Mangiamorte di prima linea, per come parlavano e, come prima impressione, sembravano anche poco svegli; ma di quella gente c'era sempre da temere e quindi fece del suo meglio per ascoltare senza venire sorpresa.
Osservandoli per qualche minuto li riconobbe come le due canaglie che montavano di guardia al cancello d'ingresso di giorno.
Si mise di nuovo in ascolto e captò dai loro discorsi la volontà di cogliere in flagrante qualcuno che doveva tornare quella notte stessa, per far colpo sui superiori e sperare in una bella promozione.
Restò immobile nel suo nascondiglio in silenziosa attesa, mentre i due uomini continuavano a confrontarsi.

******



Si materializzò nel solito punto appena fuori dal boschetto di pini rossi. L'intento era rientrare al più presto tra gli alberi secolari e ritornare al castello il prima possibile.
I due Mangiamorte, che stavano discutendo tra loro con fin troppa veemenza, se lo trovarono alle spalle.
La bacchetta volò nella mano di Piton che rimase immobile per un secondo.
Si voltarono spaventati.
Uno dei due ebbe la malaugurata idea di tentare uno Schiantesimo.
Piton lo parò immediatamente e rispose all'istante con un incantesimo. Il malcapitato si trovò a volare attraverso il prato atterrando di schiena sul tronco caduto e perdendo i sensi.
L'atterraggio fece balzare fuori dal nascondiglio Poppy che urlò terrorizzata con tutto il fiato che aveva nei polmoni.
L'altro compare rimasto la vide e si voltò, la bacchetta pronta. Alzò l'arma verso la donna con un'espressione malvagia, pronto a colpire in modo non certo innocuo.
Se non poteva battere Piton, allora aveva intenzione di fargli ricordare per sempre quella notte.
La bacchetta del preside fu più veloce e gli fece volare l'arma di mano.
A quel punto, disarmato e atterrito dalla reazione del mago, l'uomo dal viso malvagio non fece un pensiero in più: voltò le spalle e corse via tra gli alberi, sparendo in breve tempo alla vista.
Severus pensò che non valesse la pena seguirlo: sapeva bene chi fosse e avrebbero fatto i conti più tardi.
Inoltre non c'era nulla che potessero riportare al Signore Oscuro e questo pensiero lo tranquillizzò.
Era stato poco previdente però. Certo non si aspettava che quei due potessero trovare il luogo dal quale partiva per le ispezioni. Era stato più che attento. Doveva trattarsi per forza di una sfortunata coincidenza.
Si riscosse.
Madama Chips era ancora in piedi dietro all'albero caduto, con gli occhi agganciati al Mangiamorte riverso e immobile. Le si avvicinò con lentezza.
- Severus, ti prego, dimmi che non l'hai fatto! - Era davvero sicura di avere davanti un cadavere e non riusciva a parlare con la dovuta fermezza.
- Poppy, stai tranquilla, è vivo.
La voce profonda e calma la tranquillizzò all'istante. Rialzò gli occhi incontrando lo sguardo nero e profondo.
Il mago riprese subito:
- Ha solo perso i sensi. - Abbassò gli occhi sull'uomo immobile - Devo aver esagerato. Avrebbe dovuto essersi già ripreso, Non mi aspettavo di essere aggredito e forse ho reagito troppo intensamente.
Madama Chips si era un po' rincuorata e d'improvviso un'idea le balenò nella mente:
- Non importa. Portiamolo in infermeria, vedrò quel che posso fare.

******



Piton se ne era appena andato.
Poppy aveva posato Oscar nel suo nascondiglio preferito e gli aveva portato il solito spuntino della mattina.
Il giorno era ormai alle porte ed era ora di fare la prova.
Chi poteva essere una cavia migliore di uno di quei vigliacchi senza spina dorsale?
Lo avevano scaricato su una brandina scomoda nella grande stanza, lontano da fuoco e nascosto con un grosso paravento dagli altri occupanti i letti della grande stanza.
La maga estrasse una delle ampolle contenenti l'acqua blu dalle mille sfumature della fonte e la mischiò con acqua limpida, poi seguì le indicazioni del suo vecchio libro.
Pochi momenti dopo stava facendo bere con un contagocce il miscuglio all'uomo ancora fuori conoscenza.
Il colpo alla schiena era stato forte, avrebbe potuto essersela rotta, ma controllando i danni al corpo Poppy aveva trovato solo un grosso livido a metà schiena.
Si mise poco lontano e attese la reazione, che non tardò ad arrivare.
L'uomo si svegliò e nel giro di pochi momenti si rigirò sulla brandina. Il lenzuolo si scostò e, grazie alla camicia rialzata sulla schiena, Madama Chips vide, non senza emozione, che il livido era completamente sparito.
Pochi momenti dopo l'uomo si alzò in piedi, stiracchiandosi pigramente:
- Beh, signora, cosa mi hai fatto? Pensavo di essere morto! Sono fortunati i ragazzi ad avere una come te qui al castello, sai fare i miracoli! - terminò ridacchiando con un sorriso bieco sul volto butterato.

******



Rigirò il liquido ambrato nell'ampio bicchiere.
Le fiamme dentro al camino si riflettevano nel vetro panciuto e dentro le iridi nere.
I suoi alloggi non erano mai stati così colmi di dolce tepore.
Solo.
Di nuovo, finalmente solo.
Le lunghe dita pinzarono per un lungo momento la radice del naso mentre i lunghi capelli scuri, scivolando con lentezza, arrivarono a nascondere quasi completamente il viso magro.
Le palpebre strette e la piega amara sulle labbra.
Nemmeno le lacrime sapevano più ritrovare la strada.
Ma in fondo a cosa sarebbe servito?
Aveva portato a termine un altro arduo compito, aveva sostenuto il piano di Albus.
Il ragazzo sarebbe stato in grado di continuare il lavoro?
Ora restava solo l'incombenza di capire quando sarebbe stato il momento giusto per poter rivelare anche l'ultimo segreto.
Proteggere, anticipare, indirizzare, osservare.
Non era pienamente a conoscenza di quanto sarebbe successo da quel momento in poi, ma di un'unica cosa era consapevole: doveva continuare a stare all'erta e non perdere la concentrazione.
Quanto successo quella notte glielo aveva fortuitamente insegnato, un'altra volta.
Controllo, l'obiettivo ben presente, focalizzarsi sulle occasioni ed evitare qualsiasi errore.
Era stanco.
Ogni fibra del corpo urlava chiedendo riposo, il cuore sapeva che nessuno avrebbe offerto aiuto, la mente ogni tanto aveva qualche mancanza che ormai aveva imparato a nascondere con maestria.
Prese un breve sorso della bevanda alcolica che scese veloce per la gola arroventando lo stomaco.
Un intenso calore si propagò nel torace in un secondo, peccato non riuscisse a scaldare l'anima ormai priva di qualsiasi stimolo.
Tra poco sarebbe tutto finito, in un modo o nell'altro ogni cosa avrebbe ripreso il suo corso.
Per lui la quotidianità era durissima e ogni giorno sperava fosse il primo del nuovo mondo.
Ne era freddamente consapevole: era vicina, la pace era vicina.
Non mancava molto.

FINE
 
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view post Posted on 3/1/2023, 18:56
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Pozionista

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Cara Monica, complimenti per questa tua nuova storia: ho apprezzato molto la scelta del delicato e difficile periodo in cui l'hai collocata, la caratterizzazione dei personaggi (di Poppy non sappiamo quasi nulla ma le tue considerazioni sono in perfetto canon), lo svolgimento degli eventi. Mi sono divertita a commentare alcuni passaggi che più mi hanno colpita.

CITAZIONE
Odiava non avere un piano.
Aveva vissuto gran parte della vita avendo ben chiaro nella sua mente cosa fare e come farlo.
Essere adesso in un limbo di insicurezza lo metteva molto a disagio

Solo aveva scelto, solo avrebbe agito.

Interessante il modo in cui analizzi i pensieri di Severus in quella particolare circostanza. Mi è piaciuto il filo logico nella trama che parte da una sua indecisione-insicurezza, per arrivare poi all’idea del Patronus.

CITAZIONE
Era comunque contenta di occuparsene, le infondeva buonumore anche nelle giornate più complicate e tristi, anche quando tornava nello studio con le lacrime agli occhi e non voleva parlare con nessuno di quel che aveva visto quel giorno. Oscar, con il suo dolce gracidare, la calmava e le faceva scordare le brutture del mondo.

All’inizio questo ‘sodalizio’ Poppy / Oscar mi è sembrato una forzatura, ma rileggendo la storia gli ho dato l’importanza che merita: Neville aveva bisogno di affidare il suo rospo a una persona di fiducia e tornando dalle sue eroiche scorribande avrebbe avuto anch’egli bisogno della maginfermiera.

CITAZIONE
Non si spiegava nemmeno perché spesso lo sorprendesse a togliere dalla gogna i ragazzi o cercasse in tutti i modi di farsi consegnare qualcuno.

Non se lo spiegava, eh? ;)

CITAZIONE
ma il nuovo Preside non era certo come il compianto e amatissimo Silente.
Ogni giorno lo rimpiangeva e ogni giorno ne sentiva la forte mancanza, sia come persona in sé, ma ancor più come baluardo di sicurezza e pace, atmosfera che era riuscito a creare mettendo Hogwarts in una posizione di granitica supremazia.

Hogwarts non poteva finire in mani migliori di quelle di Severus.

CITAZIONE
Aveva lavorato con lui per anni e non si capacitava di come una mente così logica e pronta potesse davvero entrare in sintonia con quei loschi figuri senza educazione né tantomeno intelligenza alcuna, in qualche caso.

Per Merlino, infatti non lo era! :furia:

CITAZIONE
Che fosse davvero tutto una messa in scena fin dall'inizio? Può qualcuno mantenere una tale recitazione completa e senza crepe per così tanto tempo?

Sì, Severus poteva. :triste:

CITAZIONE
Il preside in ogni caso aveva atteggiamenti che la lasciavano stupita e incredula.
Come riusciva sempre a sapere dove i Carrow stavano esercitando troppo potere? Come faceva ad arrivare sempre nel momento in cui la situazione diventava realmente pericolosa? Succedeva poi che si portava via, senza una sola lamentela, il malcapitato di turno. Dove lo portava, cosa gli faceva?

Pure Morgana devo disturbare, perché non lo ha capito?! Monica, mi sa che avevi il bisogno di sfogarti un po' :lol:

CITAZIONE
Non aveva dubitato. Il cuore aveva risposto d'impulso quel "Sempre" che gli lacerava l'anima con tutti i significati impliciti che nessun altro oltre lui stesso avrebbe potuto capire.
Il Patronus era stato evocato in modo potente e senza alcuna esitazione.
La Cerva era quasi reale e corporea tanto quanto era stata intensa la voglia che lei fosse ancora lì tra loro

Che ci piaccia o no, il momento non smetterà mai di essere struggente :lovelove:

CITAZIONE
Tra poco sarebbe tutto finito, in un modo o nell'altro ogni cosa avrebbe ripreso il suo corso.
Per lui la quotidianità era durissima e ogni giorno sperava fosse il primo del nuovo mondo.
Ne era freddamente consapevole: era vicina, la pace era vicina.
Non mancava molto.

Terribile. :sob:
 
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view post Posted on 8/1/2023, 20:27

Sfascia-calderoni

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Grazie del tuo messaggio, Kate. Scusa il ritardo nella risposta: essere in ferie mi fa sembrare i giorni ancor più corti, accidenti!
Era da tanto che pensavo di scrivere qualcosa in questo periodo specifico della vita di Severus. Non so se ho fatto il passo giusto a riguardo, ma ho cercato di fare del mio meglio.
Di Poppy si sa davvero poco, ma mi sono molto divertita a pensarla baby-sitter di Oscar.
Ciò che volevo far passare però lo hai compreso, ne sono felice!
In effetti ciò che non mi è mai andato giù è che nessuno si sia mai fatto neanche una domanda a quei tempi su Severus. Ok, è stato bravo a reggere la parte, ma aveva ragione Raptor: era proprio il tipo giusto per essere etichettato solo come davvero colpevole a tutti gli effetti.
Per il resto ho solo cercato di entrare nei panni di Mma Chips, per immaginare quali fossero i suoi pensieri a riguardo. Non so se ci sono riuscita.
Grazie davvero di aver letto con tanta attenzione, Kate! ☺️
 
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view post Posted on 4/2/2023, 22:37
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I ♥ Severus


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Intensa e coinvolgente, una Chips grandiosa con Oscar alla guida al guinzaglio: stupenda la fonte dell'arcobaleno. Severus non emerge come il solito nelle tue storie, ma è sempre un gran bel Severus: del resto, il periodo è pessimo per lui.
 
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view post Posted on 5/2/2023, 18:01

Sfascia-calderoni

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Grazie mille, Ida. :)
Mi è piaciuto immedesimarmi in Madama Chips e, magari con più tempo a disposizione, vorrei provare a scrivere di nuovo di questo periodo così buio per Severus.
In totale la storia è, in effetti, un pochino più strana del solito, per i miei standard.
E' successo per tanti motivi diversi, ma sono davvero contenta che ti sia comunque piaciuta.
Grazie ancora! <3
Ki
 
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4 replies since 26/12/2022, 16:54   115 views
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