Il Calderone di Severus

ellyson - Il segreto di Villa Malfoy, Genere: generale - Epoca: post-guerra - Personaggi: Lucius, Severus, Harry, Draco, Naricissa - Avvertimenti: AU

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view post Posted on 25/11/2022, 21:18
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Titolo: Il segreto di Villa Malfoy
Autore: ellyson
Tipologia: One Shot
Rating: Per tutti
Genere: generale
Personaggi: Severus Piton, Lucius Malfoy, Harry Potter, Draco e Narcissa
Pairing: nessuno c'é un vago, vaghissimo accenno a Severus/Lily
Epoca: post 7 anno
Avvertimenti: AU
Riassunto:
Villa Malfoy nasconde molti segreti, ma quello più importante è nascosto nell’ombra avvolto nel silenzio.

Caratteri (spazi inclusi): 34.979

Note: storia scritta per la sfida annuale 15 anni con Severus. Mese di Novembre. Scuola di Durmstrang.
Campione per la scuola di Durmstrang

Il segreto di Villa Malfoy

Godric’s Hollow è un villaggio malinconico, monotono, cupo e decadente.
Il cimitero era praticamente abbandonato a se stesso, molte lapidi erano invase dal muschio e dalla polvere; il tempo e l’incuria avevano cancellato parte dei nomi dei defunti o, nei casi delle lapidi più vecchie, mancavano totalmente.
Il mago valutò che in quel cimitero non c’erano più state sepolture dopo quella dei Potter.
Se si escludeva quella di Severus Piton.
Fece vagare lo sguardo gelido sulla lapide posizionata accanto a quella della donna amata dall’amico per tutta la vita.
La tomba spiccava nel cimitero come un faro nella notte oscura: era lucida, nuova e intonsa, la pioggia non aveva ancora segnato la pietra, il nome era perfettamente leggibile, l’erba attorno curata.
Osservò i mazzi di fiori appoggiati al terreno, qualcuno la visitava e lo faceva molto spesso.
Fiori freschi di campo, nessuno appassito o secco.
Dozzinali e banali come il villaggio.
- Dovevi morire, Severus, per ricevere il rispetto che meritavi. Odiato in vita, amato nella morte. Il destino beffardo di un eroe silenzioso.
- Lei cosa ci fa qui?
La voce alle sue spalle era fredda e colma di disprezzo.
Si voltò lentamente, il mantello fluttuò con grazia alle sue spalle; forse un po’ teatrale, ma era nella sua natura esserlo.
Gli era stato insegnato così, fin da piccolo.
Sii superiore, Lucius.
Sei migliore di loro, Lucius.

Il tuo sangue vale più di quello degli altri, Lucius.
Col tempo aveva imparato che lui non era superiore a nessuno, che non era il migliore e che il suo sangue era esattamente come quello che lui riteneva inadatti a praticare la magia.
Lo aveva imparato sulla sua pelle e su quella della sua famiglia, ma aveva ancora un orgoglio da proteggere, un nome da salvare dall’infamia e la casata contava su di lui. Quindi quell’aria superiore, quel suo sentirsi migliore e quel guardare tutti dall’alto, non sarebbe cambiato.
Era la sua corazza. Il suo modo di proteggere le persone che amava.
L’unico che conosceva e quando non bastava ci pensava il denaro a colmare il vuoto.
- Buon pomeriggio, Potter. – le parole erano gentili, il tono, tuttavia, esprimeva ben altri sentimenti.
Lanciò uno sguardo glaciale al mazzo di fiori che il giovane stringeva in mano.
- Credo che non servano altri fiori, qui.
- Non sono affari suoi.
Fece un mezzo sorriso.
- Sì, quello che succede in questo posto dimenticato da Morgana, non è affar mio.
- Se ne vada. – pronunciò con voce dura il giovane stringendo ancora di più i gambi dei fiori di campo che stringeva– Non è il benvenuto.
- Questo è un luogo pubblico, per quanto decadente.
- Non la tollero accanto alla tomba dei miei genitori.
- Curioso… non ci sono solo i suoi genitori qui.
- Non dovrebbe neppure restare accanto a lui.
Aprì le labbra fingendo stupore.
- Oh… - mormorò con un filo di voce – ora le cose sono cambiate, vero Potter? Piangere sopra una lastra di marmo ti aiuta a dormire? Ti fa sentire meno in colpa per come hai trattato l’unico uomo che ha solo provato a proteggerti mentre il grande mentore che avevi elevato a padre ti mandava al macello?
La stretta attorno ai fiori aumentò.
- Non dica una sola parola. – scandì ogni parola con malcelato disprezzo.
- È più semplice provare pietà per i morti, vero?
Il ragazzo non rispose, lanciò uno sguardo oltre la sua spalla, dove la tomba di Severus Piton era ricoperta da fiori di campo e riconoscimenti che gli sarebbero dovuti più da vivo che da morto.
- Io non potevo saperlo.
- Nessuno poteva sapere cosa pensava Severus dietro la maschera che si ostinava a portare con tanto orgoglio e testardaggine. Di certo non mi aspetto che un ragazzino capisca il sordo dolore di un uomo piegato dai sensi di colpa per le sue scelte.
Gli occhi di smeraldo si posarono su di lui.
- Parla di lui o di sé stesso?
Ignorò la domanda con un cenno della mano, altro gesto teatrale che serviva solo per rafforzare le sue difese.
- Non cercare di capire qualcosa che va oltre la tua comprensione, Potter. Vivi la tua gloria, gioisci per la vittoria e lascia a noi cattivi risanare le nostre ferite.
- Potevate finire ad Azkaban.
- Già, ma siamo qui.
- Solo perché ho testimoniato durante il vostro processo. – ribatté - Solo perché ho detto che Draco ha fatto finta di non riconoscerci quando siamo stati catturati dai ghermitori. Solo perché io ho detto che sua moglie ha mentito a Voldemort. Se non fosse per me sareste in una cella famigliare ad Azkaban a delirare per via dei Dissennatori.
Un brivido freddo gli percorse la schiena a sentire il nome del vecchio Padrone, ma non lo diede a vedere. Mascherare le proprie emozioni era il modo perfetto per sopravvivere, questo l’aveva imparato anche da Severus.
- Provi rabbia, Potter? Volevi che morissi durante la battaglia al castello?
- Nessuno doveva morire.
- Molti sono morti, invece. Tutti per te, giovane prescelto. Tutti per proteggere l’agnello sacrificale di Silente.
- Io non…
Indicò la tomba alle sue spalle.
- Perfino lui. L’unico che ti ha odiato e amato con la stessa intensità. Lui che ha mentito per amore di una donna che l’aveva cacciato dalla sua vita come se non valesse nulla. Lui che ha sacrificato ogni gioia della sua misera esistenza per redimersi da colpe che gli avevano avvelenato l’anima. Lui che è morto mentendo per proteggere te e mio figlio.
- Lei non sa niente del professor Piton.
Rise. Una risata fredda e colma di rabbia.
Il ragazzo non aveva colpe della sua situazione, lo sapeva, ma perdersela con lui in quel momento era più facile che prendersela con sé stesso.
Lo superò, ma si fermò a pochi passi alle sue spalle.
- Io so molte più cose su Severus Piton di quante tu, Potter, possa immaginare. Potrei portare una Puffola Pigmea sulla sua tomba e raccontarti una storia che avrebbe perfettamente senso. Potrei dirti che Severus non voleva morire. Non in quella casa. Ma non te lo dirò, ti lascerò con il dubbio, non ti racconterò mai nulla su di lui, perché non meriti di sapere nulla. Perché nulla ti è mai importato.
Fece un altro passo verso l’entrata del cimitero, ma si fermò di nuovo.
- Anzi… una cosa te la dirò, Potter. Puoi stare certo che Severus avrebbe odiato i fiori di campo su una tomba vuota.
Uscì dal cimitero senza sentirsi meglio dopo per aver vomitato quelle parole su un giovane ragazzo che aveva appena vinto una guerra; vittoria che aveva pagato con la vita degli altri.
- Aspetti! – si voltò di scatto, Potter l’aveva seguito, stringeva ancora in mano i fiori – Lei sa dov’è il suo corpo? Sa chi l’ha preso?
C’era un briciolo di speranza nella voce del ragazzo, il sordo desiderio di riempire quella tomba vuota e, forse, azzittire il senso di colpa che lo tormentava.
I fiori non bastavano, lui sapeva che non sarebbe bastato neppure ritrovare il cadavere dell’unico mago che si poteva davvero definire l’uomo di Silente.
L’Ordine della Fenice poteva ave vinto la guerra, portato la pace nel mondo magico, ma quello che avrebbero provato pensando a Severus non avrebbero mai potuto superarlo.
Una vittoria amara come il veleno di un serpente.
Ironia della sorte.
- No, Potter. Non lo so. Non potrei neppure saperlo, nessuno mi rivolge più la parola se si fa eccezione dei funzionari del Ministero. Se lo sapessi, comunque, non te lo direi. Severus avrebbe detestato tutto questo finto buonismo.
Camminò con passo spedito verso la piazza del villaggio. Incrociò qualche Babbano, gli incantesimi di camuffamento mimetizzavano i suoi vestiti da mago, non si curò, comunque, delle poche occhiate incuriosite dei passanti.
La piazza principale era piccola e insignificante, esattamente come tutto quello che riguardava Godric’s Hollow.
La statua mutuò davanti ai suoi occhi: i giovani Potter sorridevano stringendo un infante dallo sguardo spaesato.
Si soffermò sul volto di Lily Potter e i suoi pensieri andarono a Severus.
Ne era valsa la pena?
Proteggere il figlio di una donna che non aveva fatto altro che gettarlo quando la sua presenza era diventata imbarazzante.
Gli aveva detto che quella strega sarebbe stata la sua rovina. Durante l’ultimo anno, quando il suo compito di Capocasa non era solo quello di sorvegliare i ragazzini, ma anche far capire loro come sfruttare al meglio il nome della Casa di Salazar.
Si era sempre interessato poco degli studenti più piccoli, in special modo al settimo anno quando gli interessava unicamente la vita al di fuori del castello e il matrimonio con Narcissa. Ma quel giovane ragazzo magrolino, pallido e con i capelli neri l’aveva sempre incuriosito in qualche modo. Fin da subito aveva intuito le sue capacità magiche e sapeva che la madre veniva dalla casata dei Prince. Il suo trisnonno aveva lavorato con i Prince e sapeva che erano una famiglia purosangue con poche finanze, ma dalle straordinarie qualità magiche.
Conoscere le altre casate purosangue era importante nella loro ristretta cerchia.
Così aveva studiato il ragazzo da lontano, intuendo i sentimenti che provava per la giovane Evans. Lo vedeva struggersi e aveva notato come tentava in tutti modi di mascherarlo.
Forse, se quell’unico anno in cui si erano incrociati nella Sala Comune avesse fatto meglio il suo dovere l’anima di quel giovane mago non si sarebbe lacerata con il rifiuto di lei.
Ma era troppo egoista. Impegnato a tirare i fili di una vita piena di agi e potere. L’oscurità con le sue promesse lo attirava come una falena era attirata dalla fiamma e, alla fine, si era bruciato.
Non subito, ma si era bruciato.
La prigione gli aveva insegnato che un Malfoy poteva cadere. Poteva finire in una cella sporca, indossando sempre lo stesso abito dismesso, catalogato con un numero e un segno sul braccio.
In quel posto non era un Malfoy, ma solo un numero da deridere, da dare in pasto ai Dissennatori che giorno dopo giorno gli avrebbero portato via la sanità mentale oltre che ad ogni ricordo felice.
Chiuse gli occhi e respirò l’odore di banalità del villaggio.
Era un odore insignificante, ma era sempre meglio dell’olezzo che impregnava Azkaban.
Tornò a Villa Malfoy velocemente.
Gli era stata restituita una bacchetta dopo settimane di indagini. Non era la sua, quella ormai era andata perduta quando l’Oscuro era nel pieno del suo delirio e nella sua ossessione verso Potter. Quando nessuno capiva perché quel ragazzino fosse così importante.
Tuttavia era una buona bacchetta, anche se non la sentiva completamente propria.
Probabilmente Olivander non sarebbe stato felice di vederlo entrare nella sua bottega, non dopo aver passato settimane prigioniero nelle segrete della sua casa.
Villa Malfoy comparve in tutta la sua opulenza. Una dimora decisamente troppo grande per la sua famiglia, ma necessaria se si porta un cognome ingombrate come il suo.
Avevano provato ad avere altri figli, ma non erano mai arrivati. Così lui e Narcissa avevano inondato di amore incondizionato Draco.
Forse viziandolo, ma non gli era mai importato.
Suo figlio era la priorità.
Entrò nella villa con passo sicuro. Lasciò il mantello ad un elfo domestico che si era materializzato non appena varcata la soglia.
Narcissa lo attendeva seduta su una poltrona rivestita di velluto blu nel grande salotto. Quello stesso salotto che aveva accolto le riunioni dei Mangiamorte; che aveva visto l'Oscuro Signore impazzire giorno dopo giorno; lo stesso dove Bellatrix aveva torturato la Granger.
Quel salotto che aveva assistito alle conversazioni silenziose tra lui e sua moglie, uno scambio di sguardi, piccoli gesti, lievi carezze. Conversioni intere limitate a pochi cenni che avevano un solo uno scopo: sopravvivere.
Gli era stato palese, fin da quando era uscito di prigione: in quella guerra non doveva lottare per il potere o per la gloria, doveva solo lottare per sopravvivere.
All’Oscuro non importava se loro morivano, erano utili solo per le loro finanze.
Pedine insignificanti in un gioco dove si era illuso di conoscere le regole.
Si avvicinò alla moglie; Narcissa era sempre bellissima, la sua donna forte che non aveva mai vacillato.
Era stata punita durante la guerra, più di una volta, per le ragioni più disperate, in alcune occasioni anche da Bellatrix.
Una prova, per entrambe.
Narcissa stava sistemando una lettera in una busta, aveva lo sguardo perso nel vuoto.
Le mise una mano sulla spalla e si chinò a baciarle una guancia.
Un gesto freddo visto da fuori, ma anche questo non gli era mai importato più di molto.
Conoscevano la vastità dal loro amore, gli altri potevano andare a marcire insieme ai Potter nel cimitero desolato di Godric’s Hollow.
- Mi ha scritto di nuovo. – mormorò lei appoggiando la busta sul tavolino rotondo accanto alla poltrona – Vuole incontrarmi.
- Hai intenzione di vederla?
Lei sospirò e lo guardò.
- Non lo so. Vuole che visitiamo insieme la tomba di Bellatrix, dice che le serve un saluto definitivo, crede che farebbe bene anche a me. Andromeda è sempre stata quella strana della famiglia… - sospirò – così simile a Sirius.
Le accarezzò la guancia con due dita, fece un timido sorriso, come faceva quando erano soli giovani fidanzati e si nascondevano nel giardino di casa Malfoy per amoreggiare un po’, lontano dallo sguardo delle loro madri che tenevano tanto alla castità della secondogenita Black. Loro ne ridevano in quell’immenso giardino dove andavano a nascondersi per scambiarsi parole sconvenienti che non avrebbero fatto piacere a mamma Nives e mamma Druella; per amarsi come i due giovani innamorati che erano.
La castità che tanto tentavano di proteggere le due matriarche era già svanita da un pezzo quando Narcissa l’aveva raggiunto all’altare.
- La incontrerai? – le chiese di nuovo.
- Ci siamo evitate per anni, Lucius. Ognuna che viveva la propria vita, entrambe cercando di non ricordare una sorella rinchiusa ad Azkaban.
- Ora le cose sono diverse, tesoro. Tutto il mondo è diverso e anche noi dovremmo esserlo.
La strega chinò il capo e riprese in mano la busta.
- Ci penserò. – promise.
- Bene. Dov’è Draco?
- In biblioteca.
- Di nuovo? Ultimamente è sempre chiuso in biblioteca o in una delle stanze in disuso per studiare qualche pozione.
- Draco è un bravo ragazzo e si sente responsabile di molte cose che sono successe durante l’ultima battaglia. Vuole solo aiutare.
- Vado a parlargli.
Sospirò e voltò le spalle alla moglie per uscire.
- Digli che è quasi pronta la cena, Lucius. Non gli fa bene saltare i pasti. Non fa bene a nessuno.
La biblioteca era al secondo piano, occupava gran parte dell’ala est, non era grande come quella di Hogwarts, ma compensava con la presenza di libri che in quella scuola non avrebbero mai visto la luce. Alcuni volumi di magia nera proibita erano chiusi in una stanza incantata da incantesimi così antichi che gli addetti del Ministero non l’avevano mai trovata.
Non era l’unica cosa nascosta nella sua casa.
Incrociò il figlio sulla soglia della biblioteca, aveva tra le mani un vaso da cui spuntava una piccola piantina.
Era pallido, molto più del solito, sembrava che non dormisse bene, ma Draco era maledettamente orgoglioso e testardo per ammettere apertamente che qualcosa lo tormentava.
- Cos’hai lì, figliolo?
- Una Mandragora, padre. E’ ancora molto giovane, ne sto studiando le foglie, hanno proprietà rigeneranti e vorrei fare degli esperimenti per alcune pozioni.
- Hai trovato quello che cercavi in biblioteca?
Il giovane mago sorrise. Lucius si stupiva sempre di come il giovane assomigliasse a Narcissa.
- Uno spunto per iniziare nuove ricerche.
- Bene. Ora riporta quella pianta nelle serre, poi lavati le mani e scendi in sala da pranzo. La cena è quasi pronta e a tua madre non piace aspettare.
Mentre il giovane si incamminò verso la piccola serra sul retro nella villa, Lucius entrò in biblioteca.
La luce stava velocemente calando lasciando la stanza in una piacevole penombra.
Si avvicinò allo scaffale in fondo alla sala, vicino ad un lungo tavolo antico ingombro di tomi aperti e pergamene srotolate. Un’ombra più cupa si muoveva nell’angolo della stanza dove la luce arriva poco, il primo angolo ad oscurarsi di sera e l’ultimo a ritrovare la luce del giorno.
Lì, dove il più grande dei segreti di villa Malfoy aveva trovato la sua dimora.
- Ho mentito a Potter, oggi. – disse a bassa voce avvicinandosi al tavolo, leggendo annoiato qualche appunto.
Riconobbe la grafia del figlio e anche un’altra, più sottile, spigolosa e frettolosa.
Una figura emerse dall’ombra e lo fissò con uno sguardo vagamente incuriosito.
- La tua tomba è ricoperta di fiori di campo e ipocrisia. Non ho ancora deciso quale delle due cose puzzi di più.
Il mago dai lunghi capelli neri fece una smorfia e si avvicinò agli appunti sparsi sul tavolo.
Lo osservò mentre riordinava i libri che aveva consultato quel giorno, ripensando a quando lo aveva trovato nella vecchia Stamberga ad Hogsmeade.
Si era avventurato in quella catapecchia per senso di colpa.
Quando aveva comunicato a Severus che l’Oscuro lo attendeva alla vecchia casa stregata sapeva che era una chiamata verso la morte.
Per un istante ne aveva gioito, l’aveva odiato nell’ultimo anno, lui che per un decennio era stato sotto la campana di vetro di Silente; che era scampato al Winzegamot solo perché il vecchio l’aveva preso in simpatia.
L’Oscuro l’aveva punito duramente al suo ritorno, ma la fiducia che aveva in Severus era rimasta immuta nel tempo nonostante tutto, oscurando la sua posizione tra i Mangiamorte. Più lui falliva agli occhi del Padrone, più Severus diventava importante e veniva premiato per i suoi successi.
Severus era diventato quello che tutti i Mangiamorte volevano essere: era ammirato e odiato nello stesso tempo.
All’apparenza si mostrava superiore, sembrava gongolare per il ruolo che ricopriva tra i Mangiamorte. Sembrava gioire per le attenzioni che l’Oscuro riserva a lui soltanto. Lo guardava con sguardo torvo, lo ignorava alle riunioni, sorrideva quando veniva punito, ma di nascosto aveva fatto di tutto per aiutare Draco anche quando non aveva più frequentato la scuola. Spesso si era attardato dopo le riunioni tra i fratelli, con una scusa stupida e poco convincente alle sue orecchie, solo per informarsi sulle sue reali condizioni di salute, ignorando Bellatrix e le sue proteste.
Severus aveva visto che Draco non stava bene, l’aveva rassicurato e protetto, gli aveva preparato un tonico per riprendersi dalle punizioni più dolorose e sfiancanti.
Gli era debitore per come aveva protetto suo figlio e un Malfoy ripaga sempre i suoi debiti.
Per questo motivo quando l’aveva trovato nella Stamberga aggrappato alla vita per un filo sottile l’aveva portato alla villa. Avrebbe dovuto portarlo al San Mungo, ma sperava di sfruttare l’occasione per ripulire un poco il suo nome.
Far ricomparire il vero eroe di quella guerra – come l’aveva rinominato la Gazzetta del Profeta in quei mesi – al momento più opportuno, prendersi le lodi per averlo salvato quando la sua vita era appesa per un filo sottile.
Si era sporcato le mani di sangue; lui Narcissa e Draco. Questa volta non per uccidere, ma per salare una vita.
Avevano lavorato, concedendosi solo brevi turni di riposo, attorno al letto di Severus; facendo tutto quello che era nelle loro capacità per strapparlo dalla morte.
Era chiaro che avesse le ore contate, in un paio di occasioni avevano avuto il timore di perderlo e, anche fino all’ultimo, non erano certi che si sarebbe svegliato dal coma indotto dal veleno di quell’immonda creatura.
Il corpo si era rifiutato di andare oltre, il suo spirito era rimasto attaccato alla vita per un sottile filo, tenace come solo Severus sapeva esserlo.
Quando finalmente aveva aperto gli occhi e la mente fu più lucida l’aveva guardato con un misto di rabbia e stupore.
Solo dopo giorni, quando le forze gli erano tornate quel tanto che bastava per reggere una piuma d’oca gli aveva scritto solo tre parole vergate con forza.
Dovevi lasciarmi morire!
Se si era aspettato un vago senso di gratitudine si era ricreduto molto in fretta.
Severus era sopravvissuto per miracolo, ma privo di voce.
La lesione alle corde vocali era molto estesa, poteva parlare, ma solo brevi parole e con un sussurro così debole che a stento si riusciva ad udirlo. Così si era armato di una penna e un blocco per poter discutere con gli altri.
Non che le frasi che scriveva fossero molto più lunghe delle parole che riusciva a sussurrare con fatica, ma Severus non era mai stato un gran conversatore e, comunque, non gli servivano le parole per comunicare.
Gli bastava uno sguardo o anche solo un cenno del capo per farsi capire. Draco era diventato abilissimo nell’interpretare ogni suo cenno.
Il ragazzo era dispiaciuto per le condizioni del professore, si riteneva responsabile per non essere stato in grado di curarlo completamente.
Osservò di nuovo i libri sul tavolo, molti erano manuali di botanica, riconobbe vari disegni di mandragora.
- Tu e Draco credete che un infuso di foglie di Mandragora possa rafforzarti le corde vocali?
Il blocco scivolò lungo il tavolo proprio sotto il suo sguardo.
Draco lo crede.
- E tu?
La velocità con cui il blocco spariva e riappariva sotto i suoi occhi era impressionante.
No!
Incrociò gli occhi neri dell’altro.
Severus era un caro amico. Forse uno dei pochi che aveva senza che chiedesse un tornaconto personale grazie al suo cognome.
Col passare dei giorni la sua idea di mostrarlo al mondo come un trofeo per riabilitare il suo nome era diventata nauseante.
Si era sentito sporco per la prima volta in vita sua. Aveva compiuto azioni discutibili, ma nessuna aveva mai davvero scalfito il suo senso di colpa, tranne l’idea di usare Severus per i suoi scopi.
In fin dei conti era quello che aveva fatto tutti: l’avevano usato e poi gettato quanto non na avevano più bisogno.
Non meritava questo.
- Allora perché state studiando le Mandragore?
Lo vide sollevare gli occhi al cielo come se la domanda fosse stupida, scrisse velocemente sul foglio prima di passarglielo.
Draco ha bisogno di qualcosa che lo tenga occupato.
Tipico di Severus: preoccuparsi prima degli altri e poi di se stesso.
- E se ti dovesse avvelenare?
Il pozionista sollevò un sopracciglio sottile; non gli scrisse nulla, l’espressione diceva già tutto.
Scosse mestamente il capo e tornò a guardare gli appunti sul tavolo.
- E cosa farai quando capirà che le Mandragore non serviranno a nulla?
La risposta tardò ad arrivare, sollevò lo sguardo e trovò Severus a fissarlo, il blocco stretto in mano.
Con un sospiro gli passò il foglio.
Me ne andrò.
- Tornerai a Spinner’s End? – gli domandò.
L’altro scosse il capo.
Allora capì.
- Vuoi andartene dall’Inghilterra?
Un cenno di assenso prima che tornasse ad impilare i libri sul tavolo.
- Non sarà lo stesso senza Severus Piton.
Il mago si fermò, lo vide fissare il tavolo con sguardo assente, provò a scrivere qualcosa, ma la mano si bloccò, come se si rifiutasse di mettere su carta i suoi stessi pensieri.
Sospirò frustrato, deglutì qualche volta e chiuse gli occhi.
- Sarà un posto migliore.
Lo vide fare una smorfia e portarsi una mano alla gola.
Quella frase doveva essergli costata molta fatica e dolore, non solo fisico.
Gli si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla.
- Non lo credo. – ammise – Ma rispetterò la tua scelta.

* * * * *


Dovevano lasciarlo morire.
Era una frase che aveva ripetuto – per lo meno aveva scritto - per settimane dopo il suo inaspettato risveglio a Villa Malfoy.
Mentre perdeva i sensi sul pavimento lurido della Stamberga sperava di ritrovare Lily dall’altra parte, anche solo per un istante, un breve attimo in cui piangere ogni lacrima che non aveva ancora versato durante la sua inutile vita e supplicare un perdono che sapeva di non meritare neppure da morto.
Invece non era successo niente di tutto quello che aveva sperato.
Il suo corpo aveva deciso di aggrapparsi alla vita per un filo sottile senza un apparente motivo.
Aveva aperto gli occhi non sul paradiso, non sull’inferno, neppure su una parete asettica del San Mungo, ma in una sfarzosa camera da letto, con ricca carta da parati e dal soffitto con decorazioni vittoriane. L’intera famiglia Malfoy si indaffarava attorno al suo letto per salvare quello che restava della sua vita.
Una visione alquanto bizzarra vedere Lucius scomposto, senza quella maschera di superiorità cucita addosso ancora prima di emettere il primo vagito. Vederlo maneggiare le bende sporche del suo sangue senza mostrare alcun segno di fastidio, seguire le indicazioni di Draco e Narcissa senza proferir parola.
Dovevano lasciarlo morire.
Quello non era il suo posto.
Doveva restare su quel pavimento sudicio, con l’ultima immagine di Potter che si dissolveva nella mente, il colore dei suoi occhi ancora nella memoria, l’odore di polvere stantia e sangue fresco ad impregnargli le narici.
Quelli dovevano essere i suoi ultimi momenti di lucidità. Dolore e rimpianti le ultime sensazioni provate.
Quello era il suo posto.
Una tomba decadente per un mago decadente.
Invece era vivo. Nascosto in una casa che conosceva più di quanto osasse ammettere.
Lucius era uno dei pochi amici che gli erano rimasti negli anni.
Era amico anche di Narcissa e fin troppo protettivo con Draco: era ancora giovane, dal cuore buono e facilmente influenzabile dalle idee della famiglia.
Con lo stesso profondo desiderio di proteggere le persone che amava, senza preoccuparsi troppo delle conseguenze.
Per questo aveva preso il posto del padre tra le file dei Magiamorte quando Lucius era finito in cella. Prendendosi sulle spalle compiti troppo pesanti.
Aveva aiutato il ragazzo come aveva potuto, prima come insegnante, poi come mentore; gli aveva dato un tonico quando l’Oscuro lo puniva; aveva asciugato le sue lacrime quando nessuno lo vedeva disperarsi per un compito che non sarebbe stato in grado di portare a termine.
Era presente quando il Marchio aveva segnato la sua pelle, aveva consolato la madre disperata, stretto un patto che nessuno avrebbe mai accettato.
Aveva fatto tutto quello che doveva fare in vita.
Protetto chi doveva proteggere.
Mentito a chi doveva mentire.
Uccidere chi doveva uccidere.
La sua vita era compiuta. Doveva solo morire e meritare il riposo che tanto agognava.
Invece il suo stupido corpo era rimasto in vita.
Dovevano lasciarlo morire.
Non ce l’aveva con Lucius, capiva le sue motivazioni, non c’era neppure bisogno di essere un decente Legilimente per comprenderlo.
Lo voleva usare. Così come avevano fatto tutti gli altri prima di lui.
Ormai era assuefatto alla delusione che potevano portare quelli che riteneva amici.
Lily l’aveva deluso.
Albus l’aveva deluso.
Perfino Minerva l’aveva deluso non provando neppure ad andare oltre la maschera che aveva faticosamente indossato nell’ultimo anno.
Lucius non sarebbe stato l’eccezione era così da sempre e da sempre aveva accettato quel lato del suo carattere, fin da giovane quando era solo un ragazzino disilluso e innamorato.
Quando gli si era avvicinato si era sentito fortunato e importante: aveva attirato l’attenzione di uno dei ragazzi più popolari e importanti della sua Casa.
Lucius era abile con le parole e anche un buon mago, era esperto di incantesimi e la trasfigurazione, ma pessimo in pozioni.
Nella prima cerchia dei Mangiamorte serviva un pozionista decente e si era immediatamente ricordato del giovane studente che voleva solo spiccare in una Casa che mal vedeva i mezzosangue.
L’aveva reclutato e lui aveva creduto per un breve lasso di tempo di aver trovato una famiglia, ma la realtà si era scontrata ben presto con le sue stupide fantasie e tutto era precipitato.
La famiglia che credeva di aver trovato era solo un’illusione, un insieme di maghi e streghe pronti solo a pugnarti alle spalle per avere più potere.
Lucius non era così, avrebbe fatto di tutto per il potere e non aveva problemi a sbarazzarsi di quelli che lui riteneva degli ostacoli, ma con lui era sempre stato gentile. In qualche modo un amico fidato. Probabilmente perché non aveva mai sfruttato la loro amicizia per motivi personali.
Era schivo, riservato e questo a Lucius piaceva.
Per questo dopo la prima caduta dell’Oscuro erano rimasti in contatto, entrambi consci di quello che avevano fatto tra le file dei Mangiamorte; entrambi che conoscevano i segreti dell’altro.
Ed ora anche lui era uno dei segreti di Lucius Malfoy.
Osservò il giovane Draco mentre prendeva un libro e confrontava le foglie della piccola pianta di Mandragora nel vaso e l’illustrazione sul tomo. Era convinto di fargli tornare la voce.
O, per lo meno, una voce sicura che non gli facesse ardere la gola dopo tre parole.
Lui non lo credeva.
A dire il vero gli piaceva restare in silenzio; non aveva più nulla da dire in fin dei conti. Ogni suo segreto era stato svelato, ogni sua parola eviscerata dai suoi mille significati, a volte del tutto inventati dalla penna di qualche giornalista particolarmente fantasioso.
Leggeva i giornali, Draco gliene portava parecchi e tutti avevano Potter in copertina e suoi amici, aveva letto lunghissime interviste di maghi annichiliti di fronte alla cruda verità sull’assassino di Silente.
Potter aveva cercato il suo corpo per settimane dopo aver scoperto che era sparito da quella casa fatiscente, aveva letto del suo dolore, delle sue scuse dettate ad un giornalista che non si era fatto scrupoli a ricamarci sopra una storia strappalacrime.
Non aveva provato nulla.
Il figlio di Lily era vivo, aveva mantenuto la parola data anni prima.
Ora cosa gli restava?
Draco sollevò lo sguardo dal libro e gli spiegò la nuova teoria.
Lo ascoltò con interesse, come aveva fatto nelle ultime settimane, a volte le sue intuizioni erano davvero geniali, altre solo un inutile spreco di tempo.
Ma, per la prima volta nella sua vita, il tempo non era più un problema.
Non aveva più maschere da portare con sofferenza.
Non aveva più bugie da mantenere.
Niente più sentimenti da nascondere nel profondo del suo essere.
Niente più ore interminabili a camminare in circolo nel suo ufficio in cerca di una soluzione impossibile.
Fissò il giovane mago e scrisse due appunti. Erano istruzioni banali, che probabilmente non avrebbero portato da nessuna parte, ma a Draco serviva avere la mente occupata. Quando non stava studiando su qualche vecchio tomo lo aveva sorpreso a fissare il vuoto, perso in ricordi che un ragazzo appena maggiorenne non avrebbe dovuto avere. Gli aveva preparato una pozione soporifera quando gli aveva confessato che gli incubi lo tormentavano, cercava di aiutarlo quando il pensiero di quello che era stato costretto a fare e guardare tra i Mangiamorte gli toglievano il fiato e lo costringevano a grattarsi l’avambraccio sinistro fino a farsi sanguinare la pelle.
Ultimamente aveva iniziato a pensare di andarsene dall’Inghilterra. Quella terra non aveva più nulla da offrigli e lui aveva già dato abbastanza al mondo magico.
La sua idea era di restarsene nascosto per il resto dalla sua vita. Eremita solitario in una terra lontano. Un esilio autoinflitto da una vita che non sentiva più propria.
Forse poteva portare con sé il ragazzo, gli avrebbe fatto bene un po’ di tempo lontano da quella casa e da Londra. Lontano da ricordi che lo tenevano sveglio e da colpe che non avrebbe superato tanto facilmente.
Osservò il giovane Malfoy uscire dalla biblioteca con il vaso di Mandragola stretto in mano.
Il buio stava calando velocemente, le ombre si allungavano sui muri della biblioteca come dita spaventose di mostri.
Si mise nell’angolo più nascosto e attese che il buio lo avvolgesse, nascosto dal mondo tre le ombre che lo appartenevano, nel silenzio che era ormai la sua nuova voce.
Chiuse un istante gli occhi e fece un profondo respiro.
Udì la porta aprirsi e i passi di Lucius sul pavimento di legno pregiato della stanza.
Lucius l’aveva notato ovviamente. Era sempre stato un bravo osservatore. Restò in perfetto silenzio, controllando anche il respiro mentre il mago si avvicinava al tavolo.
- Ho mentito a Potter, oggi. – disse osservando i libri sparsi, leggendo distrattamente quello che c’era scritto.
Uscì dalle ombre vagamente incuriosito.
- La tua tomba è ricoperta di fiori di campo e ipocrisia. Non ho ancora deciso quale delle due cose puzzi di più. – continuò l’altro voltando con lentezza le pagine di un libro ingiallito.
Fece una smorfia infastidita. L’idea della sua tomba lo turbava in qualche modo.
C’erano delle volte in cui desiderava vederla. Una lastra di marmo sopra una fossa vuota, in attesa di un corpo che non sarebbe mai stato trovato.
Avrebbe voluto andarci di nascosto, reso invisibile da una delle sue pozioni o da un incantesimo e vedere i volti di chi veniva a piangere lacrime piene di ipocrisia.
C’erano altre volte che invidiava quella fossa vuota vicino a Lily.
Invece camminava ancora in quel mondo.
Legato a vecchi ricordi che sbiadivano col tempo, tranne i suoi occhi verdi, quelli avrebbero brillato ancora per molti, forse troppi, anni.
Dovevano lasciarlo morire.
Osservò l’amico leggere gli appunti sulle Madragore.
- Tu e Draco credete che un infuso di foglie di Mandragora possa rafforzarti le corde vocali?
Prese il blocco che teneva nella tasca del mantello: l’unico modo che aveva per comunicare con il mondo.
Quello e uno sguardo particolarmente accigliato.
Non era suo compito far notare a Lucius quanto suo figlio stesse male, e, probabilmente, non serviva neppure che lo dicesse apertamente. Erano genitori attenti e sapevano che Draco aveva bisogno di distrarsi per non pensare troppo alla guerra appena finita.
- E cosa farai quando Draco capirà che le Mandragore non serviranno a nulla?
Non era decisamente preparato ad ammettere quello a cui stava ragionando da qualche tempo.
Decise, comunque, che non era più il tempo dei segreti.
Cosa poteva fare Lucius?
Avrebbe rivelato al mondo che Severus Piton era vivo, si sarebbe preso i meriti per non averlo lasciato marcire alla Stamberga e poi sarebbe stato libero di andarsene dal Paese. Trasferirsi altrove, lontano dai ricordi, dalla morte che aveva portato, lontano dagli occhi di Lily.
Forse, con un po’ di fortuna, li avrebbe finalmente dimenticati.
- Non sarà lo stesso senza Severus Piton.
- Sarà un posto migliore.
La gola bruciò intensamente per quello sforzo improvviso.
L’anima bruciò per quella verità.
Lo credeva veramente, era certo che il mondo fosse un posto migliore ora che tutti lo credevano morto.
Dovevano lasciarlo morire.
Lucius gli mise una mano sulla spalla.
- Non lo credo. Ma rispetterò la tua scelta
Lo osservò sorpreso.
- Se vuoi sparire dall’Inghilterra posso aiutarti. Qualcuno mi deve ancora un favore.
Prese il blocco e scrisse velocemente.
Il Ministero?
Lo vide sorridere, gli ricordò il giovane Malfoy della scuola.
- Non ti preoccupare. – lo tranquillizzò – Ci stiamo lavorando. Certo senza di te ci vorrà un po’ più tempo, ma il nome Malfoy avrà ancora il suo posto nella società magica.
Non aveva dubbi. Se c’era una cosa in cui Lucius era bravo erano le parole.
Potter?
- Saprò tenerlo a bada. Sarà divertente fissarlo mentre si interroga sul perché dovrei metterti una Puffola Pigmea sulla tomba.
Sollevò un sopracciglio sottile.
Lucius scoppiò a ridere.
- Andiamo amico mio, ti racconterò tutto a cena.

Fine
 
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view post Posted on 4/12/2022, 16:22
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Bella. Troppo breve nonostante tutto.
Come va a finire, Elly??
Sei brava.
 
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view post Posted on 5/12/2022, 09:58
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CITAZIONE (chiara53 @ 4/12/2022, 16:22) 
Bella. Troppo breve nonostante tutto.
Come va a finire, Elly??
Sei brava.

Grazie Chiara.
Non so come va a finire. Probabilmente Severus se ne va con Draco da qualche parte.
Entrambi per risanare le proprie profonde cicatrici.
Mi piace pensare che gli occhi verdi, col passare del tempo, diventino solo un ricordo.
Forse triste, ma non più doloroso.
Prima o poi Potter lo troverà, ma rispetterà la sua scelta e lo lascerà in pace.
 
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view post Posted on 18/12/2022, 15:54
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Ritengo che i complimenti, pur se scontati, non siano mai superflui: un altro gioiello questo tuo racconto, Elly. Mi ha stupita la maturità del tuo Lucius Malfoy, portavoce di sentimenti sinceri e considerazioni profonde su Severus. E sono proprio le splendide riflessioni pronunciate alternativamente dai due protagonisti la forza trascinante di una storia ammaliante pur se malinconica e un po’ triste; due punti di vista che convergono solidali nella vicinanza dell’amicizia. Su tutto, la potente luce sprigionata proprio dall’uomo che ora fai vivere nell’ombra, che nonostante la presenza silenziosa rappresenta l’unica voce, la sola voce che conta.
 
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view post Posted on 19/12/2022, 10:06
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CITAZIONE (Lonely_Kate @ 18/12/2022, 15:54) 
Ritengo che i complimenti, pur se scontati, non siano mai superflui: un altro gioiello questo tuo racconto, Elly. Mi ha stupita la maturità del tuo Lucius Malfoy, portavoce di sentimenti sinceri e considerazioni profonde su Severus. E sono proprio le splendide riflessioni pronunciate alternativamente dai due protagonisti la forza trascinante di una storia ammaliante pur se malinconica e un po’ triste; due punti di vista che convergono solidali nella vicinanza dell’amicizia. Su tutto, la potente luce sprigionata proprio dall’uomo che ora fai vivere nell’ombra, che nonostante la presenza silenziosa rappresenta l’unica voce, la sola voce che conta.

Grazie mille Cate. <3 <3
Scrivere di Lucius é stata un po' una sorpresa anche per me. Non mi ero mai soffermata troppo su di lui, però la prima parte é uscita di getto... forse perché doveva insultare Potter e mi viene facile insultare Potter. :lol:
 
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view post Posted on 8/1/2023, 18:50
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CITAZIONE
- Anzi… una cosa te la dirò, Potter. Puoi stare certo che Severus avrebbe odiato i fiori di campo su una tomba vuota.

Noooo, dai, che figata di idea!!! E, a questo punto, complimenti vivissimi anche per il titolo della storia!

CITAZIONE
Si era sporcato le mani di sangue; lui Narcissa e Draco. Questa volta non per uccidere, ma per salare una vita.

Bella frase. Mi piace molto il tuo Lucius disincantato.

CITAZIONE
Non che le frasi che scriveva fossero molto più lunghe delle parole che riusciva a sussurrare con fatica, ma Severus non era mai stato un gran conversatore e, comunque, non gli servivano le parole per comunicare.
Gli bastava uno sguardo o anche solo un cenno del capo per farsi capire. Draco era diventato abilissimo nell’interpretare ogni suo cenno.

Chapeau!

CITAZIONE
Col passare dei giorni la sua idea di mostrarlo al mondo come un trofeo per riabilitare il suo nome era diventata nauseante.

Rettifico, adoro questo tuo Lucius così... difficile trovare il termine adatto. Così... amico.

CITAZIONE
Draco ha bisogno di qualcosa che lo tenga occupato.

Adorabilissimo amore mio! Bravissima Elly.
CITAZIONE
Il mago si fermò, lo vide fissare il tavolo con sguardo assente, provò a scrivere qualcosa, ma la mano si bloccò, come se si rifiutasse di mettere su carta i suoi stessi pensieri.
Sospirò frustrato, deglutì qualche volta e chiuse gli occhi.
- Sarà un posto migliore.
Lo vide fare una smorfia e portarsi una mano alla gola.
Quella frase doveva essergli costata molta fatica e dolore, non solo fisico.
Gli si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla.
- Non lo credo. – ammise – Ma rispetterò la tua scelta.

Da nodo alla gola, ma non doloroso quanto quello di Severus.
CITAZIONE
Si mise nell’angolo più nascosto e attese che il buio lo avvolgesse, nascosto dal mondo tre le ombre che lo appartenevano, nel silenzio che era ormai la sua nuova voce.

Bellissima frase!


Edited by Ida59 - 8/1/2023, 19:21
 
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