Il Calderone di Severus

Lonely_Kate: Puffole per Lanterne, Genere: generale, drammatico, fluff– Personaggi: S. Piton, Lucius Malfoy, Personaggio originale, Voldemort -Rating: per tutti -Pairing: nessuno –Epoca: HP5- Avvertimenti: nessuno

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view post Posted on 24/11/2022, 20:14
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Dalla terra dove s'intrecciano misteri, magie e leggende.

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Titolo: Puffole per Lanterne
Autore/Data: Lonely_Kate ottobre-novembre 2022
Beta: /
Previewer: Mitsuki91, Chiara53
Tipologia: racconto one-shot
Genere: drammatico, dark, fluff.
Rating: per tutti
Personaggi: Severus Piton, Lucius Malfoy, Personaggio originale, Voldemort
Pairing: nessuno
Epoca: HP5
Avvertimenti: nessuno
Nota: La storia è divisa in due parti: la prima drammatica, dark, la seconda più fluff. Inoltre, vi è descritta una pozione da me inventata.
Riassunto: Una mano affusolata sfiorò le lenzuola, due labbra morbide si avvicinarono alle lunghe ciocche di capelli, lambirono la tenera curva dell’orecchio.

Scritto per la celebrazione dei “15 anni con Severus“ del Calderone di Severus; sfida di novembre 2022 (Lucius Malfoy, Cimitero di Godric’s Hollow, Mandragola, Puffola Pigmea).

Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling ed a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.

Ruolo: Porta Insegne, Scuola di Hogwarts
Battute 41000

- Ora per l’allegrezza, ora per il dolore, costui vuole morire in ogni modo. Hai pronta la pozione?
- Sì, l’ho pronta.
- Che cosa gli manderai?
- Un bicchiere di Mandragola, che è adatto a racconciare lo stomaco, rallegra il cervello... Ohimè,
ohimè, ohimè, io sono spacciato!
- Che cos’è? Che cosa sarà?
- Non c’è rimedio.


La Mandragola. N. Machiavelli


Parte I
31 ottobre 1995

Villa Malfoy


Un debole chiarore lunare illuminava i passi di un uomo, vestito con eleganti abiti da mago, lungo il viale di alte e curate siepi che conduceva alla sua dimora.
L’aria fredda, pervasa da una fitta nebbiolina, gli diede i brividi: ebbe l’impressione di camminare in un cimitero.
Nella mente multipli pensieri come spinosi tormenti coi quali si era già punto fino a sanguinare.

Osservata con occhi poco attenti ai dettagli, la vita di Lucius Malfoy avrebbe fatto invidia.
Al Ministero spopolava, era temuto e rispettato.
Tuttavia, non era ancora riuscito a convincere il Ministro a esiliare il Preside Silente. Caramell si crogiolava nella risibile illusione che l’Oscuro Signore fosse ancora perduto nelle nebbie della leggenda: perché fare campo libero a un problema inesistente?
Inesistente? Ah, stolti funzionari senza cervello né attributi!

La sua vita privata non era da meno: aveva sposato una donna bellissima, proveniente da una lustra famiglia purosangue, che gli aveva dato un figlio maschio: la sua perfetta copia, in tutto.
Ma, Salazar maledetto, Narcissa sospettava che gli intrattenimenti a cui si dedicava nel tempo libero fossero di quel genere che non prevedeva la presenza della legittima consorte.
La donna aveva preso a indagare sui suoi spostamenti, lo sorvegliava, lo sottoponeva a logoranti interrogatori.
Lucius avrebbe preferito un Legilimens dal suo potente padrone.
Il suo arrapato padrone, piuttosto!
Sulla fronte liscia di Lord Malfoy apparve qualche gocciolina di sudore.

Dulcis in fundo: Voldemort.
Dopo la folle notte al cimitero di Little Hangleton, lo stregone aveva riacquistato un corpo umano – si fa per dire- ed era tornato più furente e… allupato che mai.
Malfoy godeva di un indiscusso prestigio agli occhi dell’Oscuro, ma quel demone non solo lo tormentava con l’assillante richiesta di recuperare una Profezia nascosta all’Ufficio Misteri del Ministero: Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato lo aveva scelto come suo lenone!
Così Lucius, quella sera, gli aveva portato due giovani Babbane molto avvenenti, irretite in un infimo bar di Londra. Solo l’Oscuro poteva costringerlo a indossare abiti Babbani e a mescolarsi ai comuni mortali, e solo il suo incontentabile padrone poteva convocarlo per ogni capriccio. Poco prima, l’improvviso, insopportabile dolore al Marchio Nero sottintendeva una chiamata che non avrebbe ammesso ritardi.
Il Mangiamorte sfiorò con la bacchetta il grosso battente a forma di testa di serpente. La porta d’ingresso si spalancò.
No, la sua vita non era affatto invidiabile!

Cimitero di Godric’s Hollow


Severus Piton aveva voltato le spalle ai presenti alla riunione dell’Ordine senza farsi più scrupoli del solito: non era desiderato tra quelle mura e voleva risparmiarsi l’ennesimo, ipocrita invito a fermarsi a cena che gli veniva rivolto solo per circostanza.
Così se n’era andato, prima che iniziasse la vita normale.
La vita normale non voleva un uomo come Piton.
Appena fuori dalla porta del n°12 di Grimmauld Place, infilò una mano nella tasca del mantello: le dita sfiorarono una pergamena ripiegata.
Fu colto da un’ondata di nausea mista a panico.
Durante la riunione aveva per un po’ dimenticato l’invito speciale arrivato direttamente da Villa Malfoy. Il biglietto magico era vergato in un linguaggio in codice che Severus conosceva molto bene:

“Dopo mezzanotte il rosso e il nero si incontreranno.
Resta reperibile”
L.M.

Un secondo fiotto di bile gli invase la bocca.
Ci aveva messo anni a recuperare l’integrità della sua anima, ma per mantenere il ruolo di spia era dovuto rientrare tra le file dei Mangiamorte, riacquistando credibilità agli occhi del mostro a suon di Cruciatus e Legilimens.
Le speciali reunion organizzate dai seguaci dell’Oscuro facevano parte di un passato che non avrebbe mai voluto né ricordare né rivivere.
Prima di Smaterializzarsi si voltò a guardare l’edificio da cui era uscito. Fu travolto da un violento desiderio di tornare indietro e restare: avrebbe forse potuto scacciare la solitudine, che lo aveva abbracciato, gelida e possessiva, appena messo il naso fuori dalla porta? Poteva trovare qualcuno a cui affidare la vita, che potesse proteggergli l’anima per evitarle un nuovo bagno nella melma più putrida e asfissiante?
No, non c'era nulla di tutto questo per lui dietro quella porta.
Maledicendosi per l’attimo di debolezza, Severus si strinse addosso il caldo mantello in cerca di conforto, e si avviò verso l’unico luogo dove poteva liberarsi dell’ingannevole maschera di invincibilità e indifferenza, smettere di fingere e lasciarsi andare alle lacrime.

Nel Cimitero di Godric’s Hollow il silenzio regnava immutabile, pervaso dal senso di abbandono e solitudine che ammantava la terra smossa e la pietra delle lapidi; un luogo dove il dolore lasciava che il tempo lo trasfigurasse: la disperazione dei primi attimi mutava repentina, trasformandosi come per magia in una sorta di pace fatta di accettazione e resa.
Piton frequentava il cimitero ogni volta che poteva, ogni volta che la lacerante sensazione di perdita lo lasciava stranito e disorientato, gli offuscava la mente e rischiava di farlo impazzire.
La notte di Halloween simboleggiava per lui un Arco col Velo che attraversava, anno dopo anno, finendo catapultato nel freddo mortifero dei ricordi e dei rimpianti. Severus aveva consentito al tarlo famelico del passato di scavargli nel corpo una fossa profonda e buia, fino a trasformarlo in un sepolcro nero, inviolabile, dove l’anima e il cuore giacevano adagiati in un oblio senza tempo.

Il nevischio umido e stagnante, residuo della prima timida neve della stagione, imprigionava i passi del mago mentre si inoltrava tra le lapidi. Nonostante la disillusione, camminava circospetto: non avrebbe dovuto essere lì, nessuno doveva vederlo.
Diede le spalle al tramonto appena calato, che aveva portato via con sé le ombre degli alberi, quelle delle tombe e dei rimanenti visitatori che avevano lasciato frettolosi l’ultimo saluto ai loro cari.
Nessuno frequentava i cimiteri al calar della sera.
Severus si avvicinò alla lapide che portava incisi i nomi di una coppia di maghi morti insieme la stessa notte: nessun lilium o ghirlanda di elleboro decorava la tomba dei coniugi Potter. Si inginocchiò e sfiorò con le dita il nome della donna scolpito nella nuda pietra.
Nelle visite segrete al cimitero si era accorto che qualcuno dei visitatori soleva parlare con i morti: preghiere e dialoghi invocati tra le lacrime rivolti a coloro che non erano più. Nonostante la forza dei suoi sentimenti, non gli riusciva facile parlare con Lily ad alta voce: quella strana consuetudine lo faceva sentire sciocco. Nella sua testa chiacchierava con lei di continuo: aveva così tanti ricordi a cui attingere. La ragazza era stata l’unica, un tempo, ad aver avuto il coraggio di prenderlo per mano e accompagnarlo, un passo dopo l’altro, sul filo sottile e fragile che era la sua esistenza.
Ma l’ingiusta vita lo aveva separato dal lei troppo presto.
Nel cuore di Severus, l’amarezza per il passato si mescolò alla vergogna per ciò che avrebbe dovuto fare di lì a poche ore. Si sentì indegno anche solo di calpestare la terra sotto cui riposava Lei. Che bizzarro paradosso: finché Lily era viva e lui celato dalle vesti da Mangiamorte, si sentiva tranquillo perché lei non avrebbe avuto modo di sapere se e con cosa si sporcava le mani.
Ora che la giovane donna era solo un’illusione tra la folla, un profumo trasportato dal vento, Severus si sentiva osservato: era sicuro che Lily lo guardasse. Ne sarebbe rimasta disgustata.
Le ore scorrevano inesorabili e lui desiderava solo fuggire.

Villa Malfoy

L’urlo echeggiò nell’aria fuoriuscito dal corpo riverso al suolo che si dimenava disperato sotto i colpi dell’ennesima Cruciatus. I capelli color platino, sparsi a ciocche sul lustro pavimento di marmo scuro, lo facevano sembrare un bizzarro astro senza luce, un sole morente.
Un’alta figura ammantata da una veste pallida lo sovrastava minacciosa, brandendo senza pietà la sua contorta bacchetta magica.
“Taci, maledetto, ingoia quella nobile lingua biforcuta di cui ti fai vanto! Detesto ascoltare i tuoi osceni versi di dolore… Taci!
“Sei inutile, come quelle luride creature che mi hai portato, stupide e insignificanti femmine che hanno osato urlare sguaiate e agitarsi al mio cospetto: esseri inservibili che sono costretto a uccidere prima di aver soddisfatto le mie voglie per smettere di sentire il loro terrore urlato come fossero scrofe sgozzate! Perché non hai dato loro la pozione?” Una smorfia di disgusto deformò la bocca priva di labbra del mago oscuro; i suoi occhi di serpente fiammeggiavano.
“La pozione è finita da tempo, mio Signore” soffiò Lucius con un filo di voce. “Datemi un’altra possibilità, troverò, in tempo per il raduno, una donna che sia fiera di congiungersi con voi, con lo stregone più potente di tutti i tempi”
Voldemort emise un grugnito che doveva essere una risata.
“Lucius, ti sei dato alla macchia per tutti gli anni della mia assenza perché sei un essere insulso, non vali niente, ti sei rifugiato nella tua lussuosa villa vivendo di ricchezze e agi mentre io marcivo perduto in un’umida e impenetrabile foresta in attesa di recuperare la mia forma umana” sibilò minaccioso sollevando di nuovo la bacchetta. “Ora sei solo carne marcia che brucia per la Cruciatus, eppure ancora perdi tempo ad adularmi. Mi sono preso la tua casa e, per il servo indegno che sei, mi prenderò anche quella cagna di tua moglie!... E non osare urlare di nuovo, Crucio!”

Molto lentamente il dolore, ardente come pugnalate di fuoco, iniziò a scemare fino a spegnersi.
Malfoy si sollevò a fatica e trascinò il corpo martoriato fino a raggiungere il cortile d’ingresso della sua magione per Smaterializzarsi. Era consapevole che la furia del mago oscuro aveva altre radici: la metà dei suoi seguaci marciva ad Azkaban o era fuggita, altri si erano inventati scuse ridicole per dimostrargli la loro immutata fedeltà. Su tutte, non era riuscito a uccidere il moccioso Potter nel maledetto cimitero di Little Hangleton: e ora lo stregone credeva che recuperando la Profezia avrebbe scoperto il suo punto debole.
Malfoy sbatté le palpebre che celavano due occhi di ghiaccio senza scrupoli. Esisteva un unico modo per ottenere la totale sottomissione delle vittime destinate a soddisfare gli appetiti del suo padrone.
Doveva rintracciare Severus Piton con la massima urgenza.
Era quasi mezzanotte.

Cimitero di Godric’s Hollow

L’umidità era pesante e la temperatura stava calando: Severus era fermo in ginocchio accanto alla lapide dei Potter da abbastanza tempo per sentirsi stanco e infreddolito. Si alzò e girandosi per andarsene per poco non gli prese un colpo: Lucius Malfoy stava dritto impettito davanti a lui, calpestando i fiori ormai appassiti di una tomba vicina, gli occhi scintillavano.
“Lucius, cosa diamine ci fai qui?”
“Mio misterioso amico, sai quanto è importante che tu sia subito disponibile per le nostre riunioni, e stasera è più urgente del solito. Così ho attivato l’invito incantato per cercarti, e guarda un po’, ti trovo smarrito tra le tombe… e che tombe!” Lucius spostò la testa di lato per guardare alle spalle di Piton che, per contro, gli si parò meglio davanti.
“La tua presenza qui mi sconcerta, Severus, e mi preoccupa perché… immagino che non sia la prima volta”. Lucius si scostò una ciocca di capelli biondi dal viso ed emise un aristocratico sospiro.
“Sto lavorando tanto per te, per rinfrancarti agli occhi del nostro padrone. Non deludermi, amico”.
Piton ghignò. Piantò gli occhi nerissimi e ancora lucidi in quelli grigio acciaio del compagno.
“Non so di cosa parli, Lucius e non ho bisogno del tuo aiuto con l’Oscuro. Ti sono grato per l’interessamento, ma ora, se non ti dispiace spostarti, stavo andando via, ho altro per la testa”
Malfoy trattenne con fermezza Piton per un braccio.
“Quello che hai per la testa sono ridicoli pensieri, assurdi desideri e inconcepibili tormenti” rispose di getto avvicinandosi. “E non provi neppure a negare…” aggiunse fissandolo intensamente. “Sei pazzo, Severus, se l’Oscuro venisse a saperlo… ?”
“Cosa vuoi, Lucius?” tagliò corto Piton.
Era furente con se stesso, si era tenuto in tasca quel maledetto invito al raduno dei Mangiamorte, un biglietto con incantesimo di localizzazione creato apposta per lui.
Doveva rimediare. Scrutò con attenzione negli occhi del compagno: vi lesse autentica preoccupazione… e terrore.
“Hai paura per me o temi per te stesso, Lucius?” chiese allora, scandendo ogni parola con voce bassa e soave.
Malfoy spostò il peso del corpo da un piede all’altro.
“Chi dovrebbe preoccuparsi sei solo tu, amico mio, ma ti prometto che troveremo una soluzione al tuo… increscioso problema. Nel frattempo, i tuoi servigi da pozionista hanno la priorità”.
In quell’atmosfera imbiancata che rifletteva i deboli raggi di luce lunare, gli occhi del mago biondo brillavano come due schegge di ematite.
“Vieni, ti divertirai, te lo prometto” aggiunse mellifluo.
Suo malgrado, Severus seguì il nobile Mangiamorte. Lucius non lo aveva chiaramente minacciato, ma non poteva fidarsi appieno di lui: entrambi si trovavano in una situazione precaria agli occhi del loro signore e temeva che l’amico non avrebbe esitato a denunciarlo se messo sotto pressione.
Nonostante rigettasse il solo pensiero di ciò che lo attendeva, ritenne più sicuro tenerlo d’occhio per il resto della serata.
Lanciò un ultimo sguardo di sottecchi verso la lapide e poi ancora verso l’ingresso del cimitero: ebbe la sensazione di stare allontanandosi da casa.

Villa Malfoy
mezzanotte

La luce nell’ampio salone era rossastra. Alcuni candelabri sporgevano dalle pareti tinteggiate di vermiglio come lunghe mani scheletriche. Il pavimento in marmo nero luccicava e Piton sapeva che presto sarebbe diventato scivoloso… per gli umori e il sangue.
Un’improvvisa vertigine gli fece quasi perdere l’equilibrio.
Si rivide riverso su uno di quei divani tappezzati da sontuosi broccati.
Un’altra vita, un altro mostruoso se stesso che era riuscito a nascondere alla sua coscienza solo sottoponendosi a durissime sedute di Occlumanzia e bevendo speciali pozioni.
No, non si riferiva alla follia omicida del suo padrone e degli altri seguaci: uccidere un essere umano con un Avada Kedavra non era difficile, era questione di un attimo e, voltando subito le spalle alla vittima si poteva fingere che nulla fosse accaduto.
Ma Severus non era mai riuscito a tollerare le sevizie, le torture perpetrate ai danni di vittime che avevano come unica colpa quella di aver stuzzicato la fantasia di Voldemort.
Maledizione, non voleva, non voleva ricordare!
Donne, uomini, creature indifese come ragazzini, Babbani oppure no, venivano rapiti e sottoposti a scempi di rara crudeltà che non implicavano solo il ferimento del corpo ma anche la sua violazione più intima e aggressiva, fino a raggiungere la loro stessa anima.
Folli raduni dove lussuriosa depravazione si riversava a fiotti su corpi indecenti e volti osceni: occasioni dove la corruzione dell’anima toccava apici inconcepibili e nessuno poteva sottrarvisi se non voleva incorrere nel disappunto del loro signore e padrone.
Pena indicibili torture se non anche la morte.
Per rendere tutto più surreale veniva usata una speciale pozione stupefacente a base di Mandragola a scopo allucinogeno… e letale.
Piton ne era stato l’artefice.

Lucius lo invitò a seguirlo in una stanza celata da una porta segreta.
Malfoy vi custodiva la sua personale riserva di pozioni, per lo più veleni mortali che avevano un elemento in comune: garantire una fine lenta e atroce.
Il mago faceva scorrere dita inanellate lungo i bordi degli scaffali.
“Non noti nulla di strano, Severus?”
“Hai finito le scorte di Insaniae Mortis” constatò in tono distaccato Piton. Forse le sue abilità di pozionista lo avrebbero tenuto lontano dal vivo delle azioni dei Mangiamorte ed esonerato dal partecipare a quella riunione. Tuttavia, in passato, quel ruolo era stato solo una salvezza fittizia e non scevra da complicazioni: essere al servizio dell’Oscuro come Maestro di Pozioni e come abile stratega gli aveva fatto guadagnare sia invidie che derisioni da parte degli altri accoliti. Ma non gli importava; non era per natura un violento, non lo sarebbe mai stato. Cionondimeno, non si illudeva neppure di essere meno colpevole solo perché le sue mani restavano pulite.
“Potrei averne delle ampolle da parte, nascoste nel mio magazzino a Hogwarts e a casa” suggerì fissando Lucius dritto in volto. “Te le porterò, ma il mio compito in questa faccenda finisce qui”
“Vorresti forse scappare, Severus?” domandò retorico Malfoy. Poi, notando l’espressione imperturbabile del mago in nero, atteggiò le labbra in un sorriso tirato. “Tornerai a Hogwarts per recuperare le fiale e, già che ci sei, per fare scorta di Mandragola… no, nessuna obiezione, mio scaltro amico, l’Oscuro sta attraversando un momento… particolare e le sue compagnie necessitano di una grande quantità della tua pozione”
“Le Mandragole della Scuola non sono ancora mature a sufficienza… “
“Tu non mi ascolti, Severus, è molto, molto importante rifornire le scorte di Insaniae Mortis a uso e consumo del nostro signore già da questa stessa sera. È un compito che posso affidare solo a te. Ne converrai che Tu-Sai-Chi sarebbe alquanto contrariato nel caso di un rifiuto”
Sul corpo di Malfoy, le ferite riportate dalle Cruciatus di poche ore prima sembravano volersi riaprire.
Piton interruppe i dolorosi pensieri del compagno.
“Sono l’unico che può aiutarti, Lucius, perché non mi risulta che tu conosca qualche altro Mangiamorte che provvidenzialmente lavori ad Hogwarts”.
Malfoy proruppe in una bassa risata glaciale.
“Così come non conosco nessun altro in grado di preparare la pozione, mio pungente e sventato amico. Ho sempre apprezzato la tua lealtà e, ora che ci penso, è giunta l’occasione di ripagare i tuoi servigi con la giusta ricompensa: come ti ho già detto, ti dedichi a distrazioni inopportune, Severus, un po’ di sano divertimento potrebbe giovarti”. Gli occhi grigio acciaio di Malfoy ebbero un guizzo.
Un brivido freddo percorse invece la schiena di Piton.
“Non voglio denaro da te, non …”
“E chi ha parlato di denaro?! No, ti conosco bene, la vile moneta non potrebbe soddisfarti adeguatamente. Ho in mente qualcosa di più… appagante, che aiuterà la tua mente e il tuo povero cuore affranto ad allontanarsi una volta per tutte da quella lapide di pietra a Godric’s Hollow”.
“Ti ripeto che vaneggi, Lucius!”
Per tutta risposta, il nobile mago gli afferrò con delicatezza un polso e si avvicinò, non distogliendo lo sguardo dagli occhi neri e lucenti come ossidiane.
Severus era tornato tra le file dei Mangiamorte come sempre fiero e sicuro, ma qualcosa era cambiato. Una strana inquietudine velava lo sguardo profondo e nero come la notte del giovane pozionista; l’euforia e l’eccitazione dei primi tempi erano svanite. Che la permanenza sotto l’ala di Silente lo avesse rammollito, o addirittura plagiato? Lucius sapeva molto bene quanto potesse essere allettante una vita di agi, ma non riusciva a riconoscere questa inclinazione in Severus: lui non sarebbe mai sceso a patti con la sua natura per un piatto prelibato o lenzuola di raso. Del resto Spinner’s End era rimasto lo stesso buco di sempre. Non si era neppure trovato una donna. Lucius lo invitava spesso alle feste a Malfoy Manor, ma Severus si eclissava dietro gli impegni a scuola.
Halloween era la notte propizia per inneggiare ai più lussuriosi istinti e depravate azioni, perfetta per celebrare il ritorno dell’Oscuro. E Severus voleva defilarsi venendo meno al suo giuramento, alla sua fede.
Lucius decise, per quella sera, di accontentare l’amico e lo congedò esortandolo a mantenere i suoi impegni e invitandolo ad attendere una sua comunicazione tramite gufo che gli sarebbe giunta la sera successiva.

Parte II


L’Insaniae Mortis era la pozione preferita dell’Oscuro e aveva come ingrediente principale la radice di Mandragola tagliata prima che la pianta potesse emettere il proverbiale urlo. Il preparato, del tutto insapore, era un potente stupefacente con azione afrodisiaca e psicoattiva e si prestava a due differenti utilizzi modificando la quantità di radice micronizzata: aggiungendone in un preciso momento qualche oncia in più, da innocua si sarebbe trasformata in un elisir mortale. Donava, all’ignaro consumatore, una intensa sensazione di benessere e l’illusione di trovarsi al sicuro con persone familiari, amiche: avrebbe così tollerato, senza fiatare, le sevizie.
Poi sarebbe morto.
Severus aveva elaborato un antidoto, in caso di incidenti, e per sé la variante del preparato con la componente allucinogena amplificata e priva dell’effetto mortale finale.
Non potendo evitare di partecipare a quelli che erano stupri a tutti gli effetti, si era dovuto rifugiare nell’illusione chimica di congiungersi… con l’amata.
L’esperimento gli causò ancor più tormenti: si sentiva pazzo, pazzo per essere arrivato a compiere un gesto di tale abominevole depravazione solo per stordirsi, per non pensare, per dimenticare. Ogni volta ricadeva nella tentazione e ogni volta si svegliava da quegli stati allucinatori in preda alla febbre e talmente confuso che aveva bisogno di decine di fiale di Pozione Rinvigorente e Calmante per recuperare una parvenza di equilibrio.
Tornare alla realtà era uno schiaffo in pieno volto, veniva precipitato nei sensi di colpa più atroci.
Nella più turpe vergogna di se stesso.
No, non voleva farlo di nuovo!
Avrebbe dovuto implorare il perdono di Lei per l’eternità.
Profondamente amareggiato, Severus si chiese cosa lo aspettava all’indirizzo che gli aveva fatto pervenire Lucius, come promesso.

2 novembre 1995

Lunghe ciocche ramate accarezzavano le morbide curve del petto prosperoso e sodo e si fermavano in un provocante ricciolo vicino al cratere dell’ombelico. Voluttuosi cumuli di seta bianca, come lussuose lenzuola, circondavano il corpo diafano e gambe lunghe e affusolate, la cui pelle era stata resa lucida dall’uso sapiente di oli profumati.
Guanti verde smeraldo fasciavano mani e avambracci di un corpo che, con lente e sensuali movenze, si sollevò dal sommier e arpionò con le gambe l’alta figura immobile ai piedi del letto per avvicinarsela.
Dita sapienti presero a stringere uno ad uno i piccoli bottoni foderati dell’abito dell’uomo, lasciando che le asole spalancassero le loro fauci per mostrare pelle bianca come prezioso avorio.
Le mani inguainate di velluto tracciavano percorsi roventi sulla pelle di seta.
L’uomo tremò.
Un sospiro sfuggì dalle labbra sottili.
Un subitaneo fremito di pelle e muscoli che si tendevano sotto le mani sfrontate, intente a sfidare l’ignoto per carpirne i più audaci segreti.
Un intenso calore al ventre.
Minuscole gocce salate imperlavano la fronte e il torace divenuto ansante.
Una mano inguantata scivolò lenta sul petto magro.
L’altra scostò lieve una lunga ciocca di fini capelli neri.
Lo guardò lasciva.
Le iridi color della notte si erano fatte vitree.
Carnose labbra fatte di fuoco sfiorarono il candido collo, poi più su, percorsero il profilo della volitiva mandibola e raggiunsero le labbra sottili, appena dischiuse.
Lesta la lingua ne accarezzò il profilo, poi lei aprì la bocca voluttuosa e affamata come a volerlo mangiare.
Come rispondendo a un segnale, la mano di velluto scivolò in basso, più in basso.
Sfiorò, accarezzò, avvolse…
Poi strinse eccitata.
E poi ancora e ancora…


“No!”

Il soffitto ad arco era illuminato da una tenue luce azzurrina.
In un angolo il piccolo armadio aveva un’anta semiaperta.
Sul comodino, il libro abbandonato alcune sere prima.
Era nella sua stanza, al sicuro.
Tirò un sospiro di sollievo e con la manica della veste da notte si asciugò la fronte madida di sudore.
Aveva sete, una sete terribile.
Si alzò. Aveva lasciato la brocca d’acqua fresca, che gli portavano gli Elfi del castello, sulla scrivania dello studio. Sullo stesso ripiano vide un giglio bianco.
“Maledizione!” imprecò
“Lucius mi ucciderà”. Disse tra sé e sé in un sospiro Severus Piton.
Si vestì, deciso a recarsi alle Serre di Hogwarts per recuperare le Mandragole autumnalis.

3 novembre 1995

“Non voglio!”
“Andiamo, Ophydia, non può essere stato così terribile!”
“Ho detto di no!”
“Spiegami perché una donna dotata di tale charme e consumata capacità persuasiva come te, dovrebbe temere un giovane uomo con… poche esperienze in campo amoroso?”
“Lui mi ha fatto sentire a disagio… ha certi occhi, uno sguardo… penetrante… Sembrava volermi incendiare l’anima “
Lucius Malfoy era stato di nuovo convocato. Questa volta non dal suo padrone, ma dalla donna con la quale intratteneva da anni un rapporto di amicizia, per così dire, profonda.
Lei l’aveva ricevuto nella sua piccola ma elegante villa a un tiro di Smaterializzazione da Malfoy Manor; stava in piedi al centro del salotto, con le braccia conserte dando le spalle al mago seduto in una soffice poltrona di velluto verde. Lui le aveva chiesto di incontrare un amico speciale il giorno prima e di… metterlo a suo agio.
Lucius la stava osservando con attenzione: era impressionato dalla perspicacia della donna che aveva descritto, con precisione chirurgica, la più singolare delle caratteristiche di Severus Piton.
Lo sguardo. Conoscendo e frequentando il maestro di pozioni, l’iniziale sensazione di calore sotto la pelle era finita per trasformarsi in un vero e proprio turbamento: una potenza magnificente sprigionata dagli intensi occhi neri dell’uomo che avevano la capacità, il dono forse inconsapevole, di trapassarti i vestiti, irretirti e avvolgerti come un fuoco dalle lunghe, ardenti lingue fiammanti.
Di fronte alla donna, Lucius riuscì a restare impassibile e a non lasciarsi travolgere da quella assurda agitazione montante che lo coglieva anche solo pensando agli occhi di Severus.
“Dovrebbe piacerti, allora”, le disse con un tono ricco di sottintesi.
“Lucius, non essere sciocco! Non è solo a una particolare dote che presto attenzione quando mi concedo a un uomo” sbuffò la giovane piantandosi i pugni sui fianchi. “Il tuo amico è brutto!” aggiunse lapidaria.
“Mi meraviglio di te, cara, da quando giudichi il valore… la prestanza di un uomo, dal suo viso? Potrebbe avere ben altro da offrire oltre a un profilo affilato e prominente… Com’è che si dice? Naso grosso e … “
Il fare allusivo di Malfoy procurò un brivido alla schiena della donna. Del resto, come poteva dare per scontato che quel giovane fosse un inetto tra le lenzuola? Cionondimeno, l’insistenza dell’uomo la infastidiva, certa che la richiesta di incontrare l’amico nascondesse una forma di ricatto. Lei non era merce di scambio!
“Trovo che Severus abbia un fascino del tutto singolare”, proseguì il mago, “a suo modo sa essere seducente con quelle movenze eleganti, naturalmente raffinate. Non puoi certo dire che sia rozzo. Inoltre, è molto colto, anche se forse questo per te è il principale problema… “ Malfoy aveva completato la frase in un sussurro mentre continuava ad accarezzare l’impugnatura a forma di testa di serpente del suo bastone da passeggio. Aveva un pericoloso scintillio negli occhi e la posa algida che assunse non lasciava adito a dubbi: avrebbe presto cambiato registro.
“Non ti chiedo di sposarlo, ma solo di dargli un’altra possibilità”
“Perché è così importante per te che lui faccia esperienza? Cos’è che mi non mi dici, Lucius? Ha a che fare con quella pozione allucinogena che piace tanto a Tu-Sai-Chi?” Malfoy sussultò, non nascondendo la sorpresa: quella donna era sempre ben informata.
“Oppure è davvero un verginello con disgustose deformità che nasconde sotto lo strano abito che lo ricopre come un prete Babbano?” blaterò la donna ai limiti dell’isteria. “Perché hai scelto me? Tu sai che genere di clientela può permettersi una nobildonna del mio lignaggio!”
“Una entraîneuse di alto livello vorrai dire, mia cara, con la pessima abitudine a ficcanasare”, commentò acido l’uomo; poi subito proseguì in tono gelido:
“Cara Ophydia, credo sia superfluo ricordarti il debito di riconoscenza che la tua famiglia ha verso la mia. Un debito mai saldato che solo il buon nome dei Malfoy, e il mio buon cuore, hanno permesso che non venisse più estinto… “
“Nessuno mi rifiuta, mai!” Sbottò per tutta risposta la giovane, interrompendo le minacce non proprio velate dell’uomo. “Io sono una nobildonna, sono la contessa Ophydia de Poligny della nobile casata dei Poligny, discendente diretta di Girart di Roussillon, principe Bourguignon, nipote di Jean II, re di Francia!”
“Non pensiamo a tutti questi titoli quando abbiamo necessità dei tuoi servigi, Ophydia” minimizzò il mago. “Preferiamo essere più pratici e pensare alla sostanza… alle tue curve per esempio “
“Sei volgare, Lucius. Ricordalo bene, non passerò su questo affronto, amico o non amico! Non ha lasciato neppure che mi avvicinassi, che iniziassi a … io… “
La donna aveva lunghi capelli che da biondo erano diventati color rosa acceso; iniziò a singhiozzare, anche se dal verso stridulo che emetteva non pareva affatto che stesse piangendo.
Proprio come una Puffola Pigmea la notte di Natale.
Prese a tirarsi la pelle del viso con entrambe le mani.
“Che fai?” Le chiese incuriosito Malfoy che stava resistendo alla tentazione di tapparsi le orecchie.
“Stiro le rughe”
L’uomo chiuse gli occhi e inspirò cercando di far entrare quanta più aria poteva nei polmoni: doveva mantenere la calma. Iniziò a massaggiarsi una tempia, cercando di non lasciarsi irritare dall’incomprensibile nevrosi della donna.
Tirò fuori tutto il suo savoir-faire:
“Ti prego, cara, racconta”.
Indifferente, lei riprese a parlare, o meglio a frignare con maggior insistenza:
“Avevo indossato il mio abito più bello, seta e mussola bianca, ero bella come un giglio e ne portavo uno nei capelli che avevo fatto diventare rosso rame”
“Oh, porc… “, esclamò Lucius. “Non potevi indossare l’abito che ti avevo suggerito, quello verde, e lasciare i tuoi capelli biondi, anche bruni sarebbero andati bene!”
Ma la strega non lo sentì. Parlava a raffica: “No, il vestito verde non valorizza le mie curve allo stesso modo! Insomma, a un certo punto ho notato che mi guardava in modo strano, aveva sgranato gli occhi per poi stringerli come due fessure. Ho capito che qualcosa non andava e ho immaginato fossero i capelli, sai che se mi innervosisco tornano rosa ed io inizio a … a… “
Malfoy, nel frattempo, aveva ripreso a massaggiarsi una tempia.
“Ti ritengo personalmente responsabile di questa umiliazione, Lucius!”
Dando fondo a quanto restava della sua pazienza, il mago le chiese:
“Aspetta, Ophydia, aiutami a capire, almeno ha detto o fatto qualcosa, o si è limitato a guardarti mentre tu iniziavi a diventare isterica solo perché non ti si è lanciato addosso?”
La donna si bloccò all’istante, tolse le mani dal viso che abbandonò lungo i fianchi, gli occhi le divennero vacui, le labbra socchiuse.
“Si è avvicinato, mi ha guardata negli occhi, ha sfiorato una ciocca di capelli con una mano… molto bella devo ammetterlo, tanto che avevo subito iniziato a immaginarmi addosso quelle lunghe dita che mi accarezzavano ovunque… “ Lucius emise un sospiro d’insofferenza. “Sì, sì vengo al punto… Così, con un colpo di bacchetta mi sono denudata e… “
“Insomma, Ophydia” la interruppe Lucius ormai spazientito, “cosa ti ha mai detto per ridurti in questo stato pietoso?”
“Ha spostato lo sguardo verso il mio ventre e ha detto: -Lo sapevo che non eri una rossa naturale… ma i tuoi annessi piliferi nemmeno sono rosa… interessante. Tu sei la preferita di Lucius, vero? Credevo che a lui piacessero le bionde…- “I capelli di Ophydia, di un rosa ancora più intenso, le ricadevano come una cappa sul volto e le spalle e ondeggiavano al ritmo dei suoi singhiozzi.
“Annessi cosa?? Annessi a me?? Come ha osato!?”, la donna urlava, ormai aveva perso il lume della ragione, strillava e piangeva emettendo un suono a dir poco agghiacciante.
Le mani di Malfoy si erano spostate sulle orecchie.
“E non è finita! Mi ha strappata il giglio dai capelli e se n’è andato lasciandomi così in mezzo alla stanza, completamente nuda, mentre mi fissavo il pube che non sapevo si chiamasse annesso, annessi… una cosa così… Lucius, il tuo amico è uno stronzo!”
-Oh, per Salazar, benedetto ragazzo! Fu l’unica cosa che il mago riuscì a pensare.

4 novembre 1995

Lucius aveva trascinato Severus nel magazzino segreto di Villa Malfoy. Era in evidente stato di agitazione. Doveva riuscire a far ragionare l’amico che si ostinava a temporeggiare… sui suoi doveri. L’Oscuro, poco prima li aveva convocati di nuovo.
“Ha intenzione di far evadere alcuni dei suoi più fedeli servitori corrompendo i Dissennatori. Vuoi forse prendere il posto di uno di loro ad Azkaban, Severus? Oppure vuoi che riveli al nostro padrone dove vai di nascosto più spesso di quanto sia opportuno, a piangere sulla tomba di una lurida Bab…”
“Basta! La chiamata dell’Oscuro mi ha impedito di portare a termine la raccolta delle Mandragole! Ho detto che ti preparerò quella pozione, Lucius, ma non farò altro per te!”
“Invece dovresti proprio farti una scopata, amico mio, sei distratto! “
L’uscita di Malfoy aveva lasciato Severus di stucco. L’uomo non era mai così diretto, preferendo i sottintesi e le subdole minacce. Le pressioni a cui era sottoposto dovevano essere peggiori del previsto ed era sicuro che non si trattasse solo della pozione o dei sospetti di Narcissa: l’Oscuro voleva altro dal nobile Mangiamorte. E Severus non era ancora riuscito a scoprirlo.
Al momento era indignato dai tentativi reiterati dell’amico di instradarlo al sesso consenziente.
“Risparmia la fatica, Lucius! I tuoi tentativi di infilarmi nel letto quella pazza di Ophydia de Poligny sono inutili! Tieni quella donna il più lontano possibile da me… strilla in un modo insopportabile! Preferisco di gran lunga strappare le Mandragole dal terreno senza paraorecchie!”
“Oh, Severus, e quando l’avresti sentita urlare? Mi stupisce, amico mio, che tu condivida col nostro signore l’odio per le donne che strepitano mentre le scopi… “
“Non voglio più sentire una sola parola su di lei, Lucius!”
“Ha un’ossessione per te, Severus, lo capisci o no?” Malfoy batté rumorosamente il suo bastone sul pavimento.
Lo sconcerto di Piton crebbe: negli occhi di quella donna non aveva visto desiderio, ma repulsione e rassegnazione. Era stata obbligata a concedersi a lui e gli risultavano incomprensibili le motivazioni del voltafaccia.
Lucius invece sembrava sempre più agitato. La pelle del viso aveva assunto un brutto colore grigiastro.
“Non puoi permetterti di rifiutarla” lo incalzò, “non lei, non Ophydia! È una donna molto influente, può arrivare anche a Tu-Sai-Chi!”
Per tutta risposta, Piton lo provocò allusivo:
“Perché stai perdendo il controllo, Lucius? Di cosa hai più paura, che lei parli col nostro padrone… o con Narcissa?”
“Lascia fuori mia moglie, Severus!”
Dopo pochi attimi, il mago biondo aggiunse sospirando:
“Sai che vita facciamo e sai quanto possono diventare necessarie certe distrazioni del corpo.
“Quando torno a casa, Cissy vuole suo marito, non il Mangiamorte”.
Lucius si avvicinò a Severus.
“Mia moglie nutre una grande stima per te, so che si è confidata. Non tradirmi, amico mio, anche io ho fiducia in te”
Piton sapeva che Malfoy gli era affezionato: in passato lo aveva posto sotto la sua ala protettiva, lo aveva scelto come padrino dell’unico figlio maschio e gli ripeteva spesso che Villa Malfoy era come casa sua. Ma sapeva anche che il compagno non gli avrebbe rivelato i piani segreti dell’Oscuro.
“La lealtà deve essere reciproca, Lucius”
Malfoy non colse il sottinteso. Sospirò e seppe che non aveva alternative: con fare noncurante estrasse dal mantello una piccola scatola cubica delle dimensioni di un libro.
“Quasi dimenticavo, da parte di Narcissa. Devi aprirla quando sarai nelle tue stanze”

5 novembre 1995

Quella domenica Severus voleva un po’ di tregua dagli strani avvenimenti degli ultimi giorni. Lucius lo impensieriva: le minacce di spifferare le visite al Cimitero di Godric’s Hollow; i piani segreti dell’Oscuro, forse proprio una missione, taciuti deliberatamente; l’assillo con quell’Ophydia de Poligny. Poi c’era Narcissa. Sebbene Severus non fosse tipo da confidenze, la donna si era rivolta a lui per un conforto e forse quella scatola conteneva solo un ringraziamento per essersi comportato da amico. Con la mente impegnata a sbrogliare l’intricata matassa, si materializzò in un viottolo defilato del suo quartiere a Spinner’s End. Teneva sotto il mantello la scatola di Lucius. Più volte aveva avuto l’impressione che dentro ci fosse qualcosa che si muoveva.
Entrato in casa sigillò l’uscio con incantesimi di protezione e con un altro colpo di bacchetta accese l’unico lume del salotto: la flebile luce lottò, perdendo, la battaglia contro il buio della piccola stanza.
Severus non aveva bisogno di illuminare i suoi passi: si trovava nell’unico posto al mondo che si ostinava a restargli attaccato al corpo e alla mente come una macchia di unto che non sarebbe più andata via. Pensò ai luoghi che spesso frequentava e nei quali viveva e respirava: la casa a Spinner’s End, il cimitero di Godric’s Hollow, le sue stanze a Hogwarts. In ognuno pareti spoglie o inesistenti a circondare buio e silenzio, e la certezza che mai il calore di un focolare domestico vi potesse albergare. Severus sapeva che il suo cuore, ormai avvezzo alla solitudine, si sentiva più a suo agio in questi luoghi che non a Villa Malfoy.
Mentre si versava una generosa dose di Whisky Incendiario si accertò che la scatola regalo non nascondesse un pericolo. La aprì.
Due occhioni scuri e un piccolo musetto spuntavano da una folta pelliccia rosa a forma di palla. Uno stupefatto Severus si chiese perché mai Narcissa avesse voluto donargli una Puffola Pigmea.
“Che me ne faccio di te?” sbuffò contrariato.
La tenera palla rosa, dopo un urletto stridulo, rotolò fuori dalla scatola e, lesta, si arrampicò lungo il braccio dell’uomo per infilarsi nell’incavo del collo, nascondendosi sotto i lunghi capelli neri.
Fu impossibile liberarsi della palla pelosa, che emetteva urla assordanti ogni volta che il mago tentava di afferrarla. Piton venne colto dall’atroce dubbio che si trattasse di uno scherzo di Malfoy: i versi di quella cosa somigliavano in modo impressionante alle urla di Ophydia.
Prossimo a perdere la pazienza e trattenendosi dal pronunciare una maledizione mortale, sbottò:
“Va bene, ho capito! È tardi per riportarti a Villa Malfoy e visto che vuoi restarmi incollata mi accompagnerai in laboratorio, ma quando andrò a dormire te ne tornerai nella tua scatola, è chiaro?”
Un piccolo strillo.
“Lo prenderò per un sì” berciò Piton.

***

Oh dolce notte, oh sante
ore notturne e quete,
ch’i disïosi amanti accompagnate;
in voi s’adunan tante
letizie, onde voi siete
sole cagion di far l’alme beate.


La Mandragola. N. Machiavelli

Severus chiuse la porta della sua camera senza pronunciare incantesimi anti intrusione.
Durante la notte un’ombra scivolò dal piccolo salotto verso le strette scale che portavano allo scantinato e al laboratorio. Pochi minuti dopo, il silenzio profondo in cui versava l’appartamento inghiottì il suono dei leggeri passi che si avvicinavano alla camera da letto. L’uscio fu spalancato e un sottile raggio di luce illuminò la sagoma immobile dell’uomo che dormiva. L’ombra si avvicinò piano soffermandosi ad ammirare il contrasto tra il nero dei lunghi capelli e delle folte ciglia che risaltavano sulle candide lenzuola e sulle pallide guance. La bocca era dischiusa e il respiro odorava ancora di whisky.
Il contenuto di una fialetta gli venne fatto cadere tra le labbra e, dopo pochi istanti…
“Per Salazar, cosa diamine… ?”
Severus si era svegliato afferrando subito la bacchetta che aveva sotto il cuscino: “Lumos!”
Si leccò le labbra senza avvertire alcun sapore – aveva forse sognato di bere?
Guardandosi intorno vide subito una macchia rosa ai piedi del letto.
“Cosa ci fai tu qui?! Come sei entrata?”
La Puffola Pigmea lo guardava fisso.
L’uomo si alzò pronto a riportarla dabbasso, ma la palla pelosa rotolò verso di lui e si infilò sotto le coperte.
“Ehi, no!”
Piton afferrò la Puffola e la sistemò sopra la coperta al suo fianco.
La creatura emise un debole urletto che parve un lamento: forse aveva paura di stare sola di notte in una casa che non conosceva. Severus intrecciò le braccia sospirando.
“Ti lascio restare ma non muoverti e non fare neppure un fiato!” le intimò puntandole contro un lungo dito.
Detto questo, pronunciò un Nox e si voltò dall’altro lato.
Qualche minuto dopo, l’uomo iniziò ad agitarsi debolmente e a gemere: la sua Insaniae Mortis stava iniziando a fare effetto.
Una mano affusolata sfiorò le lenzuola, due labbra morbide si avvicinarono alle lunghe ciocche dei neri capelli, lambirono la tenera curva dell’orecchio.
“Adesso sei mio” promisero nella notte.

6 novembre 1995

Severus si alzò sfoggiando un inedito accenno di sorriso sulle labbra. Si recò a lezione rimuginando sull’inusuale senso di benessere con cui si era svegliato quel lunedì mattina: aveva fatto il sogno più erotico e appagante che potesse ricordare dai tempi dell’adolescenza. Chissà perché pensò alla Puffola Pigmea che lo attendeva nei sotterranei di Hogwarts. Si bacchettò mentalmente: non era da lui indugiare in ragionamenti così sconclusionati e ridicoli.
“Leggete a pagina 78!” esclamò rivolto alla classe.

***

“Allora, Ophydia, il tuo piano ha funzionato?”
Lucius Malfoy sedeva di nuovo sprofondato nella poltrona di velluto verde. Il volto cesellato era teso e pallido, due ombre scure sotto gli occhi di ematite. Dentro di lui si agitavano sentimenti contrastanti a cui non riusciva, o non voleva dare un nome. La donna pareva, invece, molto compiaciuta e annuì facendo ondeggiare i lunghi capelli rosa.
“Avevi ragione, Lucius, il tuo amico è meglio di quanto credessi”
“Immagino che ora ti ritenga soddisfatta, quindi non ti opporrai a una mia nuova richiesta” ribatté gelido il mago.
La donna inclinò la testa da un lato e lo fissò di sbieco. Attese.
“Non rivedrai mai più Severus Piton” Ophydia sgranò gli occhi “È una decisione irrevocabile”
Malfoy tirò dentro di sé un sospiro di sollievo.
La donna sorrise. Poi iniziò a ridere di gusto, il suono come il verso di un’upupa nella notte.
“Oh, Lucius, chi l’avrebbe mai detto! Sei geloso! E non di me, ma di lui!”
Malfoy non batté ciglio.
“Va, Lucius, va dal tuo tenebroso amico, io ho avuto quello che volevo”

Malfoy si materializzò nel giardino della sua villa. Dietro ai cancelli si muovevano scure figure mascherate. Non poteva vederlo, ma il Marchio Nero svettava minaccioso sulla sua casa ormai permanente. Il nobile Mangiamorte aveva iniziato a sperimentare un sentimento nuovo per lui, che non lo aveva mai sfiorato nella prima Guerra: la paura. Era riuscito ad accontentare l’Oscuro con la pozione di Severus e sapeva che l’importante missione affidatagli era un premio. Recuperando la Profezia sarebbe diventato il preferito dello stregone una volta per tutte: ma era davvero pronto?
L’animo di Lucius fu scosso da un brivido. Avrebbe voluto Piton con sé ma l’Oscuro aveva rifiutato: il pozionista doveva continuare a sorvegliare Hogwarts, anche se Lucius considerava cosa fatta che presto la Scuola sarebbe stata libera e attaccabile.
Severus, che si ostinava a rimanere fedele a un ricordo, che aveva seppellito il suo cuore sotto una lapide a Godric’s Hollow.
Lucius, che sentiva la sua vita perfetta appesa a un filo, che avrebbe voluto possedere la fede incrollabile dell’amico, la sua forza, la sua intelligenza, il suo…
No, non avrebbe mai rivelato al loro padrone il segreto di Severus. Promise a se stesso di mantenere la parola perché sapeva che, senza la necessità di una pozione allucinogena, se chiamato a farlo, Severus per lui o per la sua famiglia avrebbe fatto lo stesso, con lucidità e determinazione.
Come sempre.

Klaus_Wanderer

di Klaus Wanderer



NOTE aggiuntive
* Il 4 e 5 novembre del 1995 erano sabato e domenica.
* nella cabala napoletana il numero 78 è la malafemmina.
* La specie di Mandragora autumnalis presenta un grado maggiore di tossicità rispetto alle altre mandragole; in epoca medioevale le venivano accreditate virtù afrodisiache ed era utilizzata anche per curare la sterilità.
 
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view post Posted on 4/1/2023, 18:07
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Le tue descrizioni dei luoghi, delle situazioni e degli stati d'animo sono sempre molto accurate ed esatte, al punto da rendere vivida ogni immagine. E anche in questo racconto ho apprezzato tanto la tua capacità di colorare con sapienza gli accadimenti.
Il garbo e l'eleganza nel sapiente dosaggio delle parole, ti hanno anche consentito di affrontare argomenti scabrosi senza renderli indigesti al lettore, e argomenti pruriginosi donando loro quel tanto di ironia che ha alleggerito parti del racconto che potevano diventare morbose.
Su questo scenario a cavallo tra due mondi; quello lussuoso di villa Malfoy e quello scialbo della casa di Severus, con fughe verso il luogo del dolore (Cimitero di Godric's Hollows), i due personaggi si confrontano in modo che ho trovato credibile.
E la dolcezza che la Puffola riesce a estorcere al nostro eroe mi ha commossa e rincuorata.
Complimenti Cate per questa tua ennesima prova. <3
 
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view post Posted on 5/1/2023, 18:02
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CITAZIONE (Gabrix1967 @ 4/1/2023, 18:07) 
Le tue descrizioni dei luoghi, delle situazioni e degli stati d'animo sono sempre molto accurate ed esatte, al punto da rendere vivida ogni immagine. E anche in questo racconto ho apprezzato tanto la tua capacità di colorare con sapienza gli accadimenti.

Ti ringrazio molto per il tuo giudizio :*:

CITAZIONE
Il garbo e l'eleganza nel sapiente dosaggio delle parole, ti hanno anche consentito di affrontare argomenti scabrosi senza renderli indigesti al lettore, e argomenti pruriginosi donando loro quel tanto di ironia che ha alleggerito parti del racconto che potevano diventare morbose.

La storia ha avuto una genesi particolare. L'idea di partenza è quella che ha dato origine al titolo del racconto. Poi, immagini dal film "Eyes Wide Shut" di Kubrick, hanno fatto il resto.

CITAZIONE
Su questo scenario a cavallo tra due mondi; quello lussuoso di villa Malfoy e quello scialbo della casa di Severus, con fughe verso il luogo del dolore (Cimitero di Godric's Hollows), i due personaggi si confrontano in modo che ho trovato credibile.
E la dolcezza che la Puffola riesce a estorcere al nostro eroe mi ha commossa e rincuorata.
Complimenti Cate per questa tua ennesima prova.

Grazie a te di <3 per averla apprezzata.
 
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view post Posted on 8/1/2023, 18:10
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I ♥ Severus


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Non potendo evitare di partecipare a quelli che erano stupri a tutti gli effetti, si era dovuto rifugiare nell’illusione chimica di congiungersi… con l’amata.

O mamma mia, questa è un'idea tremenda!

Sulla puffola, però, io non ho mica capito. Era la donna, non la puffola, giusto? Un qualche incantesimo di trasfigurazione, presumo. Dico bene?

La storia non è male e in alcuni punti strappa più di un sorriso o fa rabbrividire, come nel brano da cui ho tratto la citazione sopra. Però la sua struttura narrativa non mi convince del tutto e il cimitero, con relativo quasi ricatto, mi sembra un inserimento un po' forzato. Ad ogni modo, Lucius è strepitoso, e Ophidya pure! Inoltre, pur se la storia è lunga, riesci a tenere desto l'interesse e la lettura procede veloce e inteerssata.


Edited by Ida59 - 8/1/2023, 18:38
 
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view post Posted on 9/1/2023, 17:23
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CITAZIONE (Ida59 @ 8/1/2023, 18:10) 
[color=#008000]
CITAZIONE
Non potendo evitare di partecipare a quelli che erano stupri a tutti gli effetti, si era dovuto rifugiare nell’illusione chimica di congiungersi… con l’amata.

O mamma mia, questa è un'idea tremenda!

Tutta la prima parte della storia è absolutely dark.

CITAZIONE
Sulla puffola, però, io non ho mica capito. Era la donna, non la puffola, giusto? Un qualche incantesimo di trasfigurazione, presumo. Dico bene?

Allora non sono serviti i piccoli indizi disseminati qui e là! :unsure: :shifty:
La Puffola è l'Animagus di Ophydia.


CITAZIONE
Però la sua struttura narrativa non mi convince del tutto e il cimitero, con relativo quasi ricatto, mi sembra un inserimento un po' forzato.

Mi dispiace che tu l'abbia trovato inserito a forza. Il Cimitero e il ricatto (blando certo, perché Lucius ci tiene a Severus e lo dimostra nel finale) sono un po' il filo conduttore della storia: se Lucius non avesse trovato Severus davanti alla tomba di Lily non gli avrebbe proposto l'incontro con Ophydia. E da lì il resto... ;)

CITAZIONE
Ad ogni modo, Lucius è strepitoso, e Ophidya pure! Inoltre, pur se la storia è lunga, riesci a tenere desto l'interesse e la lettura procede veloce e inteerssata.

Grazie mille :*:
 
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view post Posted on 9/1/2023, 21:08
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CITAZIONE (Lonely_Kate @ 9/1/2023, 17:23) 
Allora non sono serviti i piccoli indizi disseminati qui e là! :unsure: :shifty:
La Puffola è l'Animagus di Ophydia.

Sì, lo avevo pensato, ma poi l'ho scartata come ipotesi, non ricordo perchè.
 
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