Il Calderone di Severus

Starliam - Sotto Esame, Tipologia: One-shot - Rating: Per tutti - Genere: Introspettivo, Mistero - Personaggi: Severus, Tonks, Personaggio originale - Pairing: Nessuno - Epoca: Fra quinto e sesto anno - Avvertimenti: nessuno

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view post Posted on 26/10/2022, 02:25

Buca-calderoni

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Titolo: Sotto Esame
Autore/data: Starliam - Ottobre 2022
Tipologia: one-shot
Beta Reader: Lonely_Kate
Rating: per tutti
Genere: Introspettivo, Mistero
Personaggi: Severus, Ninfadora Tonks, Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Estate fra il quinto e il sesto anno
Avvertimenti: nessuno

Riassunto: Una serata rilassante si trasforma in un mistero da risolvere, e in un esame da superare.

Nota: Storia scritta per la Sfida di Ottobre, nell’ambito della sfida “15 anni con Severus”.

Campione della Scuola di Hogwarts

Caratteri: 15.598


Sotto esame




Gli attimi di pace erano sempre più rari. L'ultimo anno era stato a dir poco complicato. Il suo lavoro di spia per l'Ordine si faceva sempre più complesso, e per quanto fosse un ottimo Occlumante si trovava sempre più spesso in difficoltà. Stava diventando complicato gestire tutte le bugie che coprivano altre bugie, e altre ancora. E sapeva che il peggio doveva ancora venire. Ma adesso si stava godendo un rarissimo momento di pace nella sua casa, dove era tornato dopo la fine turbolenta dell'anno scolastico, terminato con la morte di Sirius Black.
Un altro problema da gestire, per fortuna stavolta non avrebbe dovuto pensarci lui. Per quanto non la amasse, la sua vecchia casa di famiglia a Spinner's End era uno dei pochi posti in cui poteva starsene da solo a riflettere. Pur con tutti i momenti drammatici vissuti in quella casa, era un luogo per lui estremamente familiare, in cui riusciva ancora a sentirsi stranamente a suo agio. Estate dopo estate, tornava a trascorrerci i giorni che lo separavano dall’inizio del nuovo anno scolastico, preferendo muoversi disinvolto nelle stanze piccole e polverose e provvedere da solo ai suoi bisogni come prepararsi un semplice pasto.
Hogwarts sarebbe stata più accogliente e comoda, ma a Spinner's End viveva l’illusione di potersi staccare per un po’ dall’opprimente vita da doppiogiochista, per quanto tutto diventasse sempre più difficile e ormai quasi impossibile.
E staccare era proprio ciò che stava cercando di fare, in quella sera umida di giugno. Soprattutto perché forse non sarebbe stato in grado di farlo di nuovo: il Signore Oscuro gli aveva comunicato che avrebbe dovuto ospitare qualcuno della sua cerchia, ma non gli aveva detto chi. Ovviamente non gli piaceva l'idea di avere qualcun altro fra i piedi, ma non poteva certo rifiutare. E così, adesso stava cercando di godersi l'ultima serata di tranquillità che avrebbe avuto per i prossimi tempi. All'improvviso, sentì battere alla finestra.
Potter. Era la civetta bianca di Potter. L'avrebbe riconosciuta ovunque. Doveva ammettere che era un gran bell'animale, e il suo candore non passava inosservato fra gli altri pennuti con cui aveva a che fare a Hogwarts. Ma che voleva Potter da lui? Si alzò lentamente dalla poltrona davanti al camino. Era una poltrona vecchia e lisa, ma a distanza di molti anni, era la cosa più comoda su cui si fosse mai seduto. E anche se era estate, a casa sua a Spinner's End faceva sempre freddo.
Mancanza di sole diretto, sicuramente: quella casa, come tante altre costruite nello stesso modo, non godeva di una buona esposizione al sole. Il fatto che il cielo del quartiere fosse sempre coperto dal fitto fumo grigiastro proveniente dalle vicine ciminiere non migliorava sicuramente la situazione. Tuttavia, Severus trovava confortevole il tepore del camino acceso, e la sua attività preferita quando aveva un attimo di tempo libero era proprio leggere davanti al fuoco, su quella poltrona che accoglieva alla perfezione le sue forme spigolose.
Si avvicinò alla finestra, la aprì e fece entrare la civetta bianca, che planò proprio sullo schienale della sua poltrona. Severus sospirò. "Bada bene di non sporcarla, per favore".
La civetta inclinò la testa di lato, e Severus sospirò di nuovo. "Dammi qua," disse seccamente, staccando dalla zampa del pennuto un piccolo foglio di pergamena arrotolato malamente.
Aprendolo, vi trovò solo un indirizzo, con una breve nota scritta in inchiostro viola:
"Vieni subito, se puoi. Se non puoi, vieni lo stesso". Firmato: Tonks.


Severus aggrottò le sopracciglia, osservando la pergamena. La civetta iniziò a lamentarsi, e Severus le allungò in fretta un bocconcino dal vaso di vetro che teneva sulla mensola del camino. L’uccello lo mangiò in un solo boccone, prima di volare nuovamente via attraverso la finestra aperta. Severus chiuse la finestra in modo automatico, concentrato su quello strano messaggio. Cosa voleva Tonks da lui? Non lo contattava mai, lui si teneva sempre aggiornato tramite Silente o altri membri dell’Ordine della Fenice. E perché con la civetta di Harry Potter? Una cosa era certa: per quanto ne avesse voglia, Severus non poteva ignorare quel messaggio. Le stranezze di solito non erano mai un buon segno, anche se venivano da Ninfadora Tonks che non spiccava per equilibrio e metodo.

Pochi minuti dopo, Severus si Materializzò nella strada parallela a quella indicata sulla pergamena. Era una serata nuvolosa e scura, nonostante fosse estate. Severus si guardò intorno: non era lontano da Notturn Alley, e in quella zona era bene tenere gli occhi aperti più del normale. Chissà in che guaio si era cacciata Tonks, per convocarlo in quel posto poco raccomandabile. Si incamminò spedito ma attento, guardandosi intorno ed evitando un paio di personaggi a dir poco preoccupanti.
In brevissimo tempo si trovò di fronte a un pub vecchio e malandato. L’insegna con il nome “Vecchia Mandragola” era appena visibile. Dalle finestre unte proveniva appena della luce fioca, e sembrava che all’interno non ci fosse nessuno. Severus sospirò, controllando un’ultima volta l’indirizzo, quasi sperando di aver letto male. Invece no, ovviamente. La sua solita fortuna.
Accartocciò infastidito il pezzetto di pergamena e imprecò ancora una volta all’indirizzo di Tonks.
Spinse lentamente la pesante porta di legno, che un tempo doveva essere stata marrone scuro, a giudicare dalle poche macchie di vernice rimaste, ed entrò, mascherando un’espressione di disgusto. Nel buio del locale quasi vuoto spiccava la capigliatura giallo fosforescente di Tonks, seduta al bancone, con un bicchiere di Burrobirra quasi finito fra le mani.
Come se ne avesse avvertito la presenza, la ragazza si voltò a guardarlo, allargando le braccia in un gesto di esasperazione.
“Finalmente!”, disse Tonks, mentre Severus le si avvicinava circospetto e con uno sguardo torvo. “Pensavo ti fossi perso. Perché ci hai messo così tanto?”
Severus la fissò, con le sopracciglia aggrottate. “Sono qui, no? Cosa vuoi, cosa c’è di così urgente da costringermi a lasciare la quiete della mia casa?"
Tonks sbuffò, abbozzando un mezzo sorriso sarcastico. “Ti offrirei una Burrobirra, ma…”
“No, grazie,” rispose in fretta Severus. “Questo posto è lurido e non vorrei rischiare di prendermi qualcosa”. Sbottò arricciando le labbra sottili. Se il barista era rimasto offeso da quell’affermazione non lo diede a vedere, e continuò a pulire il bancone con uno straccio unto e bisunto.
“Quindi?” Chiese di nuovo Severus, rivolto a Tonks.
“Non riesci proprio a chiamarmi Dora, vero Severus?” Sbuffò la giovane, sarcastica. “Beh, vieni con me" disse, facendo con la testa un cenno verso il fondo del locale. Severus la seguì: l’ultimo tavolo era più grande degli altri, e illuminato da un paio di candele sospese proprio sotto il soffitto. Era anche allestito per il gioco delle Gobbiglie. Ma quello che stupì maggiormente Severus fu il personaggio a dir poco originale seduto su una delle panche. Il professore di Pozioni era certo di non averlo mai visto, nonostante la collezione di personaggi particolari con cui era costretto a tenersi in contatto per il suo lavoro nell’Ordine. Si trattava di un uomo abbastanza alto, il cui corpo era semi nascosto da un pesante mantello nero e polveroso, e i lineamenti celati da un cappuccio da cui spuntavano alcune ciocche di capelli biondissimi, quasi bianchi.
Alla fioca luce delle candele era impossibile capire l’età dell’uomo: poteva avere 25 anni come 50. La benda nera che gli copriva l’occhio destro rendeva il tutto più difficile. L’uomo lo stava guardando con un sorrisetto sarcastico, reso ancora più sgradevole dalla cicatrice che gli attraversava le labbra in verticale.
Prima che Severus potesse dire qualcosa, Tonks esclamò: “Questo signore è un amico di Mundungus”.
“Un amico di Mundungus,” ripete’ Severus, quasi sottovoce, con gli occhi sempre fissi sull’estraneo. Non prometteva bene, non si era mai fidato di quel Fletcher. “E posso sapere il nome di questo amico di Mundungus?” chiese, in tono soave.
“No, non puoi, Severus. Mi piace l’anonimato”. Era stato proprio l’uomo misterioso a rispondere, con una voce sorprendentemente gradevole.
“Tu però il mio lo conosci,” ribatté Severus, aggrottando un sopracciglio.
“Tutti lo conoscono", rispose l'uomo misterioso. "Almeno, negli ambienti che frequento io".
L'uomo terminò la frase portandosi alla bocca un bicchiere quasi pieno di Whisky Incendiario. Severus si voltò di nuovo a guardare Tonks. "Perché sono qui, Ninfadora?" sibilò irritato.
L'aveva chiamata per nome appositamente per infastidirla, ma la ragazza non batté ciglio. "Questo signore è molto bravo a giocare a Gobbiglie", disse invece, come se fosse una risposta coerente con la domanda.
"Mi fa piacere", commentò Severus. Fu Tonks adesso a sospirare. "Ti ricordi il contatto di quella... persona... che Silente mi ha chiesto di trovargli?"
"Sì , me lo ricordo". Severus era sempre più perplesso, e ormai non cercava neanche di nasconderlo. "Bene... questo signore ce l'ha, ed è disposto a darcelo. In cambio di una cosa".
Il professore di Pozioni stava iniziando a spazientirsi, e strinse le labbra.
"Stiamo tergiversando inutilmente, e il mio tempo ha un limite. Non lo chiederò ancora: cosa ci faccio io qui? Dicosa stiamo parlando!?"
Perché, per Salazar, quella benedetta ragazza riusciva sempre così bene a irritarlo?
"Di una partita a Gobbiglie con te," rispose l'estraneo, con quel sorrisetto che Severus aveva iniziato a detestare. Severus fece per andarsene. Era chiaramente uno scherzo di cattivo gusto di Tonks, non c'erano altre spiegazioni.
La ragazza sembrò intuire il suo pensiero, e si affrettò a rassicurarlo. "Ti assicuro che è tutto vero. Vuole davvero giocare a Gobbiglie. Nient'altro".
"Non sono famoso per essere bravo a Gobbiglie. Non sarà una partita particolarmente stimolante per te", disse Severus rivolto all'uomo, che non gli aveva tolto gli occhi di dosso un attimo.
"Non importa. Voglio conoscere il famoso Severus Piton, e voglio farlo nel mio ambiente. Chissà , magari in futuro potrei aiutare te e i tuoi... amici... con altre cose che vi servono".
Severus strinse di nuovo le labbra. Avrebbe dovuto parlare con Mundungus prima di tutto, e poi fare qualche ricerca su quell'uomo misterioso. Nel frattempo, però , Silente aveva bisogno di quel contatto, e se per averlo significava fare una partita a Gobbiglie... avrebbe fatto una partita a Gobbiglie con un tipo inquietante di cui non conosceva il nome.
Non era la cosa più strana che avesse fatto nel corso degli anni; ma di certo rientrava fra le prime dieci. Si sedette al tavolo di fronte all'uomo misterioso, e Tonks si sedette su uno sgabello sul lato esterno del tavolo. La partita fu breve, come Severus si aspettava.
Stringere tra le dita quelle lucenti palline gli procurò uno strattone all’ombelico come se avesse toccato una Passaporta; si sentì scaraventato in un passato lontanissimo che non conservava il tenero languore di ricordi nostalgici eppur felici, ma era solo la sbiadita memoria di una voce, di una sottile mano pallida che gli insegnava il gioco magico: sua madre era stata una campionessa di Gobbiglie, ma quei momenti di svago con lei dovevano essere stati davvero molto pochi, perché Severus ebbe difficoltà ad afferrarne le immagini.
Erano anni che non giocava a Gobbiglie, e non si era mai impegnato più di tanto.
Come si aspettava, la partita si concluse in favore dell'uomo biondo seduto davanti a lui. Che sembrò soddisfatto, ma non tanto per la vittoria. "Sono stato contento di giocare con te, Severus Piton", gli disse, alzandosi in piedi alla fine della partita. "Sai, molte persone sottovalutano il gioco delle Gobbiglie. Io lo ritengo invece molto utile per capire l'animo della persona che ho davanti. Giocando a Gobbiglie le persone rivelano molto di loro stesse, senza neanche rendersene conto".
Severus rimase sorpreso, e sollevò un sopracciglio. "Non sapevo di essere sotto esame," commentò. L'uomo fece un sorrisetto, prendendo in mano il bicchiere con il whisky avanzato e scolandolo tutto d'un fiato. "Non ti preoccupare. L'hai passato a pieni voti".
"Non so se essere contento o preoccupato".
L'uomo sorrise di nuovo. "Ecco qua quello che volevi," disse a Tonks, prendendo una pergamena dalla tasca del mantello nero e porgendogliela. Senza aggiungere altro e senza un cenno di saluto, si incamminò verso l'uscita, per sparire poco dopo nella notte.
Severus si voltò verso Tonks. "Spero che tu sia soddisfatta", le disse, sarcastico.
"Beh, sì. Ho ottenuto il contatto che ci serviva e ti ho messo a disagio. Non è una cosa da tutti i giorni", Ribattè a braccia conserte la giovane, sorridendo impertinente.
"Ricordati che sono il tuo ex professore", sussurrò acido il mago.
"Appunto. Ex". Con aria sfrontata, Dora gli fece l'occhiolino.
Severus rimase in silenzio.
Quell'incontro lo aveva messo veramente a disagio. Quell'uomo misterioso e solitario gli aveva riportato alla mente una vecchia versione di se stesso. Non lo conosceva, ma si era rivisto un po' nel suo modo di fare. Sapeva che non era un Mangiamorte, ma quella solitudine che gli aveva letto dentro lo aveva sicuramente portato su una brutta strada. La stessa solitudine e disperazione che aveva albergato per molto tempo dentro di lui, e ancora vi albergava, seppur in maniera diversa. Un pensiero improvviso gli balenò nella mente, e si rivolse di scatto a Tonks, che camminava accanto a lui.
"Perché non mi hai mandato un Patronus?"
La ragazza sembrò riscuotersi da qualche profondo pensiero. "Come?" gli chiese, aggrottando le sopracciglia.
"Avresti potuto mandarmi un Patronus. Che bisogno c'era di usare la civetta di Harry Potter?"
Tonks alzò le spalle. "Non avevo nessun motivo in particolare. Ero alla Tana, e Harry con Edvige era lì e quindi perché no?"
"Perché un Patronus sarebbe stato più veloce, ed è ciò che usiamo di solito".
Tonks non rispose, e tornò a guardare fissa davanti a sé.
"Non sei riuscita a mandarlo, vero?"
"Ma figurati. Sono perfettamente in grado di mandare un Patronus". Ma Tonks aveva parlato senza guardarlo.
"Non intendevo accusarti di non essere in grado. Ma per mandare un Patronus servono pensieri felici. Far parte dell'Ordine può essere molto pesante a volte, e...".
"Piton, sto bene. È molto tardi e voglio andare a casa. Buonanotte".
Severus non poteva immaginare contro quali demoni stava combattendo. Non era per colpa del suo ruolo nell’Ordine che non era riuscita a trovare nella sua anima un’immagine, un ricordo felice per il suo Patronus. La creatura magica si stava trasformando ma era debole, il cuore di Dora si era schiantato contro il muro dei sensi di colpa, dell’inadeguatezza, della paura stessa dell’amore.
No, non aveva un ricordo abbastanza felice per un Patronus.
Senza un'altra parola, la ragazza si Smaterializzò, lasciando Severus da solo nella strada deserta. Il professore di Pozioni rimase fermo, nel buio, a osservare il punto in cui Tonks era appena sparita. Severus sapeva che i sentimenti della giovane sembravano non essere corrisposti.
Sbuffò, era sempre l’amore a rendere complicata e, a volte impossibile la vita.
Lui, Dora e gli altri membri dell’Ordine svolgevano un compito troppo pericoloso per lasciarsi sopraffare dai capricci dell’amore.
Non poteva fare nulla per aiutarla con Lupin, tuttavia, si ripromise di tenere d'occhio la ragazza nel modo discreto, silenzioso ma efficace che già usava con Potter.
Che strana conclusione per quella strana serata: amara, che gli aveva lasciato un peso nell'anima. Nella notte sempre più buia, Severus si Smaterializzò, per tornare alla sua poltrona vecchia e lisa davanti al caminetto acceso.
 
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view post Posted on 6/12/2022, 21:49
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I ♥ Severus


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Da un dolce sogno d'amore!

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Bella storia, mi è piaciuta.
Interessante il personaggio originale: davvero un peccato che ti sia costato il gravoso malus. Ma poi ci farai sapere qualcosa di più di lui? Perchè il mistero è rimasto...
Mi è piaciuta anche la tua Tonks, incapace di lanciare il Patronus e obbligata a usare Edvige: una scusa perfetta nell'ambito della trama.
 
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view post Posted on 7/12/2022, 15:30
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Cara Stella, la tua storia mi è proprio piaciuta. Una trama intrigante, in cui la sottile linea di mistero che segue è tracciata sin dall'inizio dalla missiva di Tonks che lascia in sospeso l'evolversi dei fatti, passando attraverso la figura un po' inquietante dello strano personaggio appassionato di Gobbiglie.

La descrizione della vicenda scorre in modo molto fluido, catturando per tutta la sua durata la la curiosità del lettore, e infine lascia con una gran voglia di sapere chi sia il misterioso "contatto" di Tonks, e quale sarà il suo ruolo in un futuro: devi scrivere il seguito della storia, non hai scampo, Stella! 3_3
 
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view post Posted on 12/12/2022, 18:40

Buca-calderoni

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Ahhahah non avevo idea ci fosse tanta curiosità sul mago misterioso!
Non ho idea di chi sia, mi è venuta solo l'idea per questa storia. Però magari posso inventarmi qualcosa!
Grazie mille per i vostri apprezzatissimi commenti! :)
 
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3 replies since 26/10/2022, 02:25   82 views
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