Il Calderone di Severus

Biboarwen - un eroe, Tipologia: one-shot - Genere: drammatico, introspettivo - Epoca: post seconda guerra magica - Avvertimenti: AU - Rating: per tutti - Paring: Severus/Hermione

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view post Posted on 21/9/2022, 06:46
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Autore: biboarwen
Beta-reader: nessuno
Tipologia: one-shot
Raiting: per tutti
Genere: drammatico, introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Minerva McGranitt, Mrs Purr
Pairing: un accenno di Severus/Hermione
Epoca: post seconda guerra magica
Avvertimenti: AU

Riassunto: Può la pace cancellare anni di guerra? Può un uomo trovare la forza di affrontare il suo destino, senza lasciarsi sopraffare dal rimorso per ciò che è stato? Si può riconoscere il nemico più micidiale di tutti semplicemente guardandolo negli occhi?
N.B. Questo racconto è legato ai precedenti da me scritti per questo concorso, nel tentativo di creare un’unica storia.

Note: storia scritta per la sfida annuale “15 anni con Severus”. Mese di Settembre . Scuola di Durmstrang

Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.

Caratteri spazi inclusi: 12344


UN EROE

Sei sempre stata lì. Hai sempre avuto gli occhi troppo grandi, troppo pieni di curiosità, di meraviglia. Mentre io li ho sempre avuti annebbiati dal tormento.
Mi guardavi nel modo in cui si guarda un maestro. Io, che non avevo mai avuto nulla da credere di poter insegnare. O meglio, avrei potuto parlarti per ore di provette, di piante, di libri. Ma di vita? Tu volevi la vita, te lo leggevo negli occhi. E io potevo solo raccontarti di tormento, di rimpianto, di abnegazione e di tanta di quella morte da averla annebbiata e resa impossibile, la vita. Io non sapevo vivere, io sapevo sopravvivere. Quello sì. Quello lo facevo meglio di chiunque.
Gli altri mi guardavano con sospetto, con timore, con odio. Tu no. Tu avevi il fuoco, tatuato nello sguardo.
Sei arrivata quasi senza fare rumore, urlando in silenzio di un sentimento difficile da accettare, almeno per me. Mi hai fatto capire di avere ancora qualcosa dentro. Qualcosa di scampato al marciume, alla guerra, ai miei demoni, dentro.
Anche la torre è sempre stata qui, dove, in una notte lontana, l’ho profanata travestito da assassino.
Lo ero già stato tante volte, prima. Ma quella volta faceva più schifo.
Continua a fare più schifo.
La pace non è riuscita a giustificare nulla.
La vita non è riuscita a giustificare nulla.
E non ci è riuscito nemmeno l’amore.
Cosa volete da me? Sono solo un uomo che per troppo tempo si è dimenticato di esserlo.
Un maestro che non ha mai saputo di esserlo.
Un dannato che ha sempre avuto la consapevolezza di esserlo.
Questa stramaledetta gatta mi si attorciglia sulle caviglie da che sono scappato quassù, cerca la mia presenza con i suoi occhi rossi velati di follia. Non vuole lasciarmi in pace.
Anche lei è sempre stata qui. Come te, come la torre, come una preside tropo stanca per continuare ad ostentare un’invincibilità, ormai quasi parodia di sé stessa.
Siamo tutti ancora qui. Chi incastrato nelle sue glorie, chi nelle sue vergogne.
La guerra ha distrutto le pietre, ha travolto le vite, ma non ha intaccato l’anima eterna di questo castello maestoso.
E la solitudine è diventata qualcosa di difficile, da un po’ di tempo a questa parte.
Lo è diventata nelle mie stanze invase dal tuo disordine ossessivo, Hermione.
Lo è diventata nel mio laboratorio, in cui ti intrufoli senza più chiedere il permesso e riempiendomi di una felicità difficile da metabolizzare.
Lo è diventata nella mia aula, dove occhi ancora troppo giovani ed inesperti hanno smesso di scrutarmi con il terrore riservato ai Mangiamorte e hanno cominciato ad osservarmi con la stima che si concede agli eroi.
Non sono un eroe. Non lo sono mai stato.
E ho anche provato a spiegarlo. Ma come si argomenta in modo sensato l’ossessione? Come si argomenta la paura?
Sono stato un burattino talmente folle da eseguire un ordine assurdo. Una quantità infinita di ordini assurdi. Un pavido discepolo della pazzia.
E forse tutto questo ha fatto vincere una guerra. Forse semplicemente una guerra sarebbe stata vinta comunque.
Molto banalmente perché persino i mostri hanno un punto debole. Persino il più temibile, il più perfido dei mostri, ne aveva uno.
Era la mania di grandezza.
E nella sua folle corsa verso il potere, accecato dalla sua stessa ambizione, non è riuscito a vedere l’inganno stampato nelle mie iridi scure.
Anche il male può essere sconfitto, anche un mostro. Ma ti lascia appiccicata addosso la sua bava velenosa. Per sempre.
Nessuno può dirlo meglio di me. Io l’ho visto negli occhi, quel mostro.
Io ne guardo il riflesso ogni giorno, attraverso uno specchio.
Quando si passa troppo vicino al male, il male ti satura l’anima, per quanto nobile tu possa raccontarti di essere.
Non sono un eroe, e scappo quassù, dove la parte di me di cui ancora mi vergogno si veste della scenografia disegnata da pietre antiche ed eterne. Mi ricorda chi sono stato in grado di essere.
Sei ancora quassù, vecchio mago folle.
L’aria è ancora intrisa della tua voce implorante, del tuo sguardo saturo di consapevolezza e determinazione.
In qualche modo non te ne sei mai andato, e mi rimetti al mio posto nel mondo, ricordandomi, con la tua gentilezza perfida, che un mostro resta sempre un mostro, per quanto si impegni a travestirsi da uomo.
Un rumore mi sorprende alle spalle. Sapevo che sarebbe arrivata. Sono mesi che mi rincorre, che mi guarda, che sfida la mia pazienza perennemente sull’orlo del baratro.
Sì, la solitudine è diventata qualcosa di difficile, da un po’ di tempo a questa parte.
«Per quanto ancora hai intenzione di scappare, Severus?» la voce di Minerva McGranitt è resa sottile dagli anni, ma si intrufola nel silenzio con la potenza di un tuono.
«Per quanto ancora hai intenzione di darmi la caccia?» lo sibilo rivolto verso l’orizzonte, non concedendole neppure il rispetto di uno sguardo.
Poche persone hanno saputo farmi paura, nella mia lunga, assurda vita. E sono sempre stati i buoni.
Dai cattivi sai cosa aspettarti. Da loro no.
Tu, Hermione, mi hai sbattuto in faccia un amore impossibile. Qualcosa a cui non credevo sarei mai stato pronto. E hai vinto.
In realtà hai fatto vincere me, ma questo non sono mai stato capace di dirtelo.
Albus mi ha sbattuto in faccia una promessa satura di follia.
E Minerva, qui, in piedi dietro di me, rigida, nella migliore versione che ancora sa concedere a sé stessa, mi sbatte in faccia un ruolo che non ho mai voluto.
Sì, sono sempre stati i buoni a farmi paura. Da loro puoi aspettarti qualsiasi cosa, e non essere mai pronto.
«Guardami, Severus…»
«Per farti scorgere nei miei occhi l’ennesimo moto di fastidio, Minerva?»
Si lascia scappare una risata soffocata dalle labbra.
«Per farmi ricordare il perché ti ho scelto. Malgrado il tuo carattere di merda che non accenna a scemare, nemmeno dopo anni.»
«O per farti ricordare, ancora una volta, perché non voglio accettare…» lo dico girandomi lentamente. Spingendo a forza nelle mie iridi nere tutto il gelo di cui sono capace.
Incrocio il suo sguardo. Improvvisamente mi sembra che gli anni siano stati impietosi con i suoi occhi liquidi.
«Sono vecchia, Severus. Ho bisogno di aiuto, adesso. Questa scuola, ne ha bisogno.»
«E io mi sono stufato molto tempo fa di correre in soccorso del mondo, Minerva. Se mai io sia stato in grado veramente di soccorrerlo, il mondo.»
Si lascia scappare un sorriso materno.
Detesto quando lo fa. Qualsiasi mia arma affilata dall’indifferenza va a puttane con una facilità imbarazzante.
«L’ultima parte della tua vita non ti ha ancora dimostrato abbastanza che sei in grado di fare del bene, ragazzo mio?»
«L’ultima parte della mia vita mi ha insegnato che ci sono battaglie che non posso vincere.»
«E ne sei così rattristato?» lo chiede ridendo, ancora.
Maledetta vecchia strega!
Per un attimo avverto gli occhi assottigliarsi in due fessure pericolose. Quelle che credevo fossero pericolose.
Ma lei no. Non Minerva McGranitt. Lei non lo ha mai creduto, se non per una parentesi di tempo durata troppo a lungo. Sicuramente non lo crede più adesso, che mi ha scoperto uomo.
Innamorato e fragile, come ogni uomo a questo dannato mondo.
«Perché non vuoi prendere il tuo posto nella storia, Severus? Nessuno può farlo meglio di te, il mio maledetto lavoro. In fondo lo hai già fatto…»
«Sì, quando facevo torturare ragazzini innocenti per mantenere una copertura…»
«Sei stato bravo a mantenerla. Hai ingannato persino me…»
«Vigliacco…» lo sussurro tra i denti.
Lei lo sente, mi guarda.
Pochi sono gli insulti ingiusti che mi sono stati rivolti nella vita, ma vigliacco no, questo non me lo sono mai meritato.
«Ti ho visto scappare, Severus. Non potevo sapere… Un giorno sarò in grado di chiederti scusa come meriti.»
«Non mi servono le tue scuse. Così come non mi serve la tua insistenza.» faccio una pausa. Forse sono stato troppo duro. Ma è questa la mia maschera. L’unica che sono in grado di indossare. Almeno con il resto del mondo, Hermione, perché con te è andata in frantumi molto tempo fa, in una casa deserta piena di ragnatele e di ricordi.
Le mie iridi immobili e senza vita scrutano la preside con aria di sfida. Non sono incline a concederle la benché minima titubanza.
Lei sospira. Sospiro anche io, ma nessuno può sentirlo.
«La pace non può cancellare niente. Nessuno smette di essere un Mangiamorte.» faccio una pausa. Cerco nel suo sguardo la redenzione che vorrei saper rivolgere a me stesso, non la trovo. «Ho troppi nemici, Minerva. Troppi che non mi vorrebbero nel posto che occupi.»
Lei sorride. Ancora.
Fa per allungare una mano verso il mio corpo. Poi ci ripensa. La vecchiaia non le ha strappato di dosso la prudenza.
«Hai un solo nemico, Severus…»
La guardo immobile, ancora.
Lei sorride, ancora.
Poi armeggia nel mantello. Vedo le sue dita, rese fragili dal tempo, affannarsi nella ricerca di qualcosa, nascosto tra le pieghe della stoffa.
Quando lo trova sento un sopracciglio sollevarsi verso le capriate immense della torre.
«Sai cos’è?» me lo chiede con un sorriso pericoloso.
«Dovrei?»
La vedo allungare nuovamente la mano. Un pezzo di quello che sembra essere vetro riluccica un istante nella scarsa luce della notte.
«Prendilo, Severus. Guardaci dentro.»
Le rivolgo un ultimo sguardo gelido. Inefficace, come lo sono stati tutti quelli prima.
Questa dannata donna ha un piano. Lo so. Eppure non riesco a sottrarmi alla curiosità di capire dove questa volta, per l’ennesima volta, ha deciso di arrivare.
Le mie dita sfiorano l’oggetto gelido.
È uno specchio. So che specchio è.
«Lascia stare, Minerva. È un gioco stupido, quello che stai facendo.»
«Guardaci dentro, Severus…»
Uno sbuffo esasperato mi sfugge nel freddo impietoso. Ruoto il piccolo pezzo di vetro verso il mio volto.
Sì, l’ultima parte della mia vita mi ha fatto capire che ci sono battaglie che non posso vincere. L’insistenza di Minerva è una di queste. Posso sfuggirle, aggredirla, sputarle addosso ogni più ignobile sfaccettatura del mio carattere detestabile. Ma lei tornerà all’attacco, sempre.
Mi scova nei miei nascondigli, mi insegue, logora fino all’ultimo centimetro delle mie convinzioni. È una questione di tempo, che posso passare a combattere o posso affrontare, cercando di trovare un’argomentazione che, prima o poi, la faccia desistere.
Ha ragione lei, lo so. E so anche cosa vedrò riflesso.
Per un attimo due occhi neri come la notte rispondono al mio sguardo. Sono occhi che mi fanno schifo da troppo tempo. Di cui non riesco a liberarmi. Di cui non riuscirò mai a liberarmi.
Di colpo diventano bianchi. Il mio nemico è vicino. Il mio nemico non potrebbe essere più vicino.
Un fruscio alle mie spalle mi coglie di sorpresa. Poche cose mi colgono di sorpresa. Ma adesso no. Adesso il riflesso di me stesso che mi guarda con odio è riuscito a sopire i miei sensi di spia.
Con un balzo veloce Mrs Purr raggiunge la mia mano tremante.
Un fragore importuna il silenzio che la torre, da sempre, ruba alla notte.
Il pavimento si riempie di schegge di vetro che riflettono flebilmente la luce lanosa della luna.
La gatta miagola, mi guarda con i suoi occhi di fuoco spento. Per un istante mi sembra di vederla sorridere.
Quello che resta del mio riflesso dagli occhi vuoti giace a terra, senza più alcun potere.
È il mio passato, quello che vedo in frantumi ai miei piedi?
Sento la risata di Minerva mettersi in coda dietro al rumore di vetri infranti. Poi, per un attimo, il silenzio avvolge ogni cosa.
Il tempo sembra rallentare la sua corsa, sembra volermi concedere lo spazio per metabolizzare la verità che, tutti quanti, continuate a sbattermi in faccia senza alcuna pietà: la guerra è finita. Il male è finito. Anche il tormento di un essere umano troppo a lungo travestito da Mangiamorte, è finito. E se non è finito, è tempo che finisca.
È tempo di vivere, di dare l’addio ai rimpianti.
«Smettila di farti del male, Severus. La vita te ne ha già fatto abbastanza, non trovi?» di colpo la voce di Minerva ha perso il tremolio impietoso lasciato in eredità dagli anni. Un’altra donna che è riuscita a guardarmi dentro. Con una caparbietà che mi ha fatto incazzare per anni e che adesso mi sembra solamente il riflesso di una stima che ancora stento a concepire di meritare.
«Non sono l’uomo giusto.» un ultimo tentativo, un ultimo sussulto del ricordo del mostro che mi portò dentro.
Lei sorride, mi prende la mano. La stringe fottendosene di ogni mia ritrosia, di ogni mia propensione al distacco.
«No, non lo sei. Ma a questa scuola non serve un uomo. A questa scuola serve un eroe.»
 
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view post Posted on 25/9/2022, 15:48
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Sei sempre molto concentrata sull’animo di Severus e come te pochi riescono a non farsi sfuggire neppure una minuscola sfumatura del complesso sentire del mago in nero. La tua scrittura, Bianca, è ricca di espressioni, immagini, simboli combinati in modo incisivo, ad altissimo impatto emotivo: il dolore di Piton ti appartiene e il modo che hai di elaborarlo, sviscerarlo lo rende tangibile, commovente. Usi termini forti, talvolta disturbanti e in apparenza fuori contesto, ma che rendono più naturali discorsi molto umani.
CITAZIONE
Poche persone hanno saputo farmi paura, nella mia lunga, assurda vita. E sono sempre stati i buoni.
Dai cattivi sai cosa aspettarti. Da loro no.

E’ dai cosiddetti buoni che si hanno le delusioni più cocenti, inattesi inganni che ti spezzano il cuore e lasciano ferite che inaridiscono la speranza.
 
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view post Posted on 25/9/2022, 20:29
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CITAZIONE (Lonely_Kate @ 25/9/2022, 16:48) 
Sei sempre molto concentrata sull’animo di Severus e come te pochi riescono a non farsi sfuggire neppure una minuscola sfumatura del complesso sentire del mago in nero. La tua scrittura, Bianca, è ricca di espressioni, immagini, simboli combinati in modo incisivo, ad altissimo impatto emotivo: il dolore di Piton ti appartiene e il modo che hai di elaborarlo, sviscerarlo lo rende tangibile, commovente. Usi termini forti, talvolta disturbanti e in apparenza fuori contesto, ma che rendono più naturali discorsi molto umani.
CITAZIONE
Poche persone hanno saputo farmi paura, nella mia lunga, assurda vita. E sono sempre stati i buoni.
Dai cattivi sai cosa aspettarti. Da loro no.

E’ dai cosiddetti buoni che si hanno le delusioni più cocenti, inattesi inganni che ti spezzano il cuore e lasciano ferite che inaridiscono la speranza.

Ti ringrazio tantissimo, Kate. 🙏
 
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view post Posted on 12/10/2022, 20:35
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I ♥ Severus


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Una storia difficile da seguire e interpretare. Una storia intensa, che fa tremare dentro.
Un Severus stupendo, forte e fragile, che non sa smettere di soffrire e condannarsi. E una Minerva altrettanto determinata a seppellire il passato. La sua risposta finale è un capolavoro geniale.
 
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view post Posted on 13/10/2022, 00:44
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CITAZIONE (Ida59 @ 12/10/2022, 21:35) 
Una storia difficile da seguire e interpretare. Una storia intensa, che fa tremare dentro.
Un Severus stupendo, forte e fragile, che non sa smettere di soffrire e condannarsi. E una Minerva altrettanto determinata a seppellire il passato. La sua risposta finale è un capolavoro geniale.

Grazie mille, Ida.
Sono contenta che nel complesso la storia ti sia piaciuta, perché è stata scritta di notte, combattendo contro il sonno, ma beandomi del piacere che ho sempre tratto dallo scrivere.
È un periodo in cui stento a trovare il tempo per le più basilari necessità quotidiane, ma scrivere riesce comunque ad essere terapeutico, anche se, facendo un’autocritica, capisco benissimo di aver fatto trapelare una stanchezza ormai diventata piuttosto invalidante.
Che dire? Spero che questo periodo lavorativo infernale finisca presto, così da poter tornare a fare quello che tanto mi piace fare, con un minimo di lucidità e magari non alle 3 del mattino 😜
Grazie per il tuo messaggio!
Un abbraccio
 
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view post Posted on 31/10/2022, 13:36
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Come al solito le tue storie sono molto crude ed incisive. I tuoi personaggi sono sempre un po' più "volgari" di quello che preferirei, ma arrivano dritti al punto e colpiscono appieno.
Storia meravigliosa, Severus meraviglioso. Ce lo vedo proprio come momento di svolta per girare davvero pagina e accettare il ruolo che Minerva gli offre. E cominciare a perdonarsi, non solo tramite l'amore di Hermione che ha iniziato a farlo vacillare, ma in toto, per gli amici che ha collezionato lungo la vita ma anche per se stesso. È ora di vivere.
Meraviglioso.
 
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view post Posted on 31/10/2022, 22:37
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CITAZIONE (Mitsuki91 @ 31/10/2022, 13:36) 
Come al solito le tue storie sono molto crude ed incisive. I tuoi personaggi sono sempre un po' più "volgari" di quello che preferirei, ma arrivano dritti al punto e colpiscono appieno.
Storia meravigliosa, Severus meraviglioso. Ce lo vedo proprio come momento di svolta per girare davvero pagina e accettare il ruolo che Minerva gli offre. E cominciare a perdonarsi, non solo tramite l'amore di Hermione che ha iniziato a farlo vacillare, ma in toto, per gli amici che ha collezionato lungo la vita ma anche per se stesso. È ora di vivere.
Meraviglioso.

Grazie mille, davvero!
 
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