Il Calderone di Severus

Alaide - Ricerche, Genere: Introspettivo - Altro Genere: Drammatico- Tipologia: One-shot - Rating: per tutti - Avvertimenti: AU - Epoca: Post settimo anno- Personaggi: Severus Piton, Neville Paciock

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view post Posted on 25/8/2022, 12:06
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Autore/data: Alaide –agosto 2022
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-Shot
Rating: Per tutti
Personaggi: Severus Piton, Neville Paciock, Personaggio originale
Genere: Introspettivo, drammatico
Pairing: nessuno
Epoca: Post settimo anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Mi sembra strano, ora, ripensare a quando il mio Molliccio prendeva l’aspetto del professor Piton.
Nota: Storia scritta per l’iniziativa 15 anni con Severus. Sfida del mese di agosto. Scuola: Durmstrang. Ruolo: Campione
La storia è legata vagamente a Winterreise, per quanto non ne sia un diretto seguito e non sia necessario aver letto quella storia per poter leggere questa.
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
Lunghezza: 42.670 caratteri caratteri

Ricerche



Hogwarts, 7 dicembre 2009


Cara mamma,
sento l’esigenza di scrivere alcune righe circa quello che sta accadendo a scuola.
Nulla di nemmeno lontanamente paragonabile a quello che capitava ogni anno quando ero ragazzo. Però rimane pur sempre qualcosa di grave.
Charlotte Whitegood – una Corvonero del sesto anno – è stata trovata svenuta da Rebecca Ainsworth (e di questa Tassorosso sono certo di aver parlato varie volte) in un corridoio del secondo piano.
In un primo momento Madama O’Neill – quanto mi manca Madama Chips – non ha saputo cosa pensarne. Questo, fino a quando, Timothy Brinley non ha confessato quello che la ragazza stava probabilmente combinando in quel corridoio. Il problema non è nemmeno l’incantesimo usato – uno Schiantesimo – quanto piuttosto le condizioni psicologiche della Corvonero.
Rebecca ha suggerito di mandare una lettera a suo padre, in Francia, dove vivono anche i suoi fratelli. Spero che il signor Ainsworth riesca a trovare una soluzione, per quanto ne dubiti.
Con affetto,
Neville



Hogwarts, 10 dicembre 2009


La neve scendeva copiosa, mentre l’uomo avanzava verso il castello, ma non vi badava quasi. La lettera che gli avevano mandato per convocarlo era incredibilmente vaga e indirizzata a un inesistente signor Ainsworth.
E quel particolare non lo faceva stare tranquillo.
Aveva dovuto rassicurare Ygraine prima di partire, ma era certo che la moglie avesse compreso da sola che qualcosa lo preoccupava. D’altronde erano anni che non riusciva a celarle nulla, che era completamente sincero con lei, con il soprano Babbano di cui si era innamorato quando ancora credeva che il suo cuore appartenesse a Lily.
Il fatto che la lettera era indirizzata a un signor Ainsworth voleva unicamente dire che Rebecca era incosciente, perché, per quanto la nipote di Ygraine lo chiamasse papà, non esisteva nessun uomo con quel nome. Gli amici più stretti della ragazza conoscevano l’identità dell’uomo che lei chiamava padre, ma era certo che la maggior parte degli alunni – e a quanto pareva tutti i professori – non avesse la ben che minima idea della cosa.
Quando raggiunse il portone del castello, non trovò nessuno ad accoglierlo. D’altronde era il primo pomeriggio e gli studenti dovevano essere a lezione. Marciò a passo spedito verso l’Infermeria, dove sapeva che non avrebbe trovato Madama Chips, ma una certa O’Neill di cui sapeva poco o nulla.
Quando entrò non si aspettava di trovarsi di fronte Paciock – lo aveva creduto nelle serre a impartire lezioni di Erbologia, ma con ogni probabilità aveva qualche rara ora di pausa quel giorno – né che Rebecca gli corresse incontro e lo abbracciasse.
«Papà, sono felice che tu sia qui.»
Neville non sapeva cosa dire o cosa fare. Non si era aspettato di veder Piton varcare l’ingresso dell’Infermeria, né che Rebecca corresse fino a lui e lo abbracciasse, anche se la cosa più strana era veder l’uomo ricambiare quell’abbraccio.
Quando la giovane Tassorosso aveva detto che avrebbero fatto bene a contattare il padre, non si era aspettato di veder comparire un uomo che non vedeva da più di un decennio.
Harry aveva detto di averlo rivisto nel 2002, ma non era mai andato nei particolari e Neville non aveva mai pensato a chiedere.
«Cos’è successo, Rebecca?»
La voce di Piton sembrava diversa, notò il ragazzo. Non era in nessun modo sarcastica, né gelida, né neutra. Sembrava quasi preoccupato e Neville dovette ammettere di faticare a far coincidere quell’uomo con il professore che lo aveva fatto tremare e il preside contro cui aveva lottato, per quanto, alla fine, l’uomo fosse sempre stato dalla loro parte.
«Si tratta di Charlotte», la voce della ragazza, notò Neville, era piuttosto calma, mentre raccontava quello che era accaduto, ma forse le lacrime le aveva già tutte sparse durante i giorni precedenti, mentre sedeva accanto al letto dell’amica e le garantiva che papà avrebbe sistemato tutto. «L’ho trovata priva di sensi in un corridoio del secondo piano. Era in ritardo per la nostra sezione di studio di Antiche Rune e lei arriva sempre in anticipo. Ho dovuto chiedere a più di un quadro per capire dove fosse.»
Severus sentiva che Paciock lo stava scrutando. Con ogni probabilità si stava chiedendo in che modo fosse possibile che una ragazza solare come Rebecca potesse essere sua figlia oppure stava ricordando il modo in cui lo aveva trattato quando era stato un suo studente. Era stato spietato con lui, lo sapeva perfettamente, ma, all’epoca, quello gli era sembrato l’unico modo per spronare il ragazzo.
D’altronde, in quel periodo della sua vita, desiderava unicamente essere disprezzato quanto lui disprezzava sé stesso. Forse, se le circostanze fossero state diverse, se non avesse compiuto così tante scelte sbagliate, avrebbe saputo comportarsi in maniera diversa con il ragazzo. Per quanto non li conoscesse bene, aveva apprezzato Alice e Frank Paciock e aveva trovato decisamente orribile il modo in cui erano finiti. Aveva saputo che l’uomo era morto l’anno scorso e, credeva che, forse, per Paciock quella fosse stata una liberazione.
«So che tieni a Charlotte, Rebecca, ma devi spiegarmi per quale motivo la scuola mi ha convocato.»
«Ho detto che tu saresti potuto riuscire ad aiutarla, papà. Hai già scoperto tante cose nuove.»
Neville si sentì un intruso mentre Piton e Rebecca parlavano, mentre la ragazza aggiungeva particolari sul ritrovamento dell’amica, riuscendo a mantenere una calma che il giovane mago trovò invidiabile.
«Charlotte è ancora in infermeria?»
«Non si è svegliata da allora», disse la giovane Tassorosso, mentre lasciava andare l’uomo.
«Madama O’Neill la sta aspettando, professore.»
Neville era particolarmente soddisfatto di come la voce non gli fosse tremata e di come non avesse nemmeno distolto lo sguardo. Durante l’anno in cui Piton era stato preside lo aveva sfidato apertamente, ma, allora, era stato facile perché lo aveva creduto un nemico. In quel momento, invece, non aveva idea di chi fosse l’uomo che aveva di fronte, l’uomo che una sua alunna – una delle sue preferite – aveva abbracciato e chiamato papà.
Piton annuì soltanto, mentre lo seguiva fino al letto dove Charlotte Whitegood giaceva, priva di conoscenza, da quando Rebecca Ainsworth l’aveva trovata quattro giorni prima. Madama O’Neill stava controllando qualcosa, anche se Neville non riusciva a capire cosa pensare della sostituta di Madama Chips. Era arrivata insieme a lui, l’anno precedente, ma non gli sembrava efficiente come la donna che l’aveva preceduta.
«Qual è il problema?»
Piton era stato diretto, ma stava anche tenendo una mano sulla spalla di Rebecca, in un gesto confortante. Per un istante il giovane uomo sentì il rimpianto di non aver mai conosciuto quel genere di conforto. Sua madre era ancora viva, ma era come se non lo fosse mai stata, tanto che, quando suo padre era morto, non se n’era nemmeno accorta.
«Si tratta di un incidente raro», affermò la donna. Neville si chiese se avesse idea di chi avesse davanti, ma Madama O’Neill aveva lavorato per anni in Nuova Zelanda prima di tornare in Inghilterra e, con ogni probabilità, sapeva molto poco della guerra. «La signorina Whitegood si è schiantata da sola.»
Severus notò che la donna aveva preso qualcosa in mano. Si avvicinò al letto, tenendo sempre una mano sulla spalla di Rebecca che lo seguì docilmente, per quanto l’uomo fosse sicuro che la ragazza fosse ben felice di quel contatto fisico.
«Quindi?»
«A quanto pare ha trovato una Giratempo e ha pensato di usarla. Molto imprudente da parte sua.»
«Dove l’avrebbe trovata?»
Severus riconobbe il marchingegno magico in mano alla donna. Fosse stato per lui l’avrebbe distrutto all’istante. Tra tutte le invenzioni del Mondo Magico, quella era una delle più pericolose, ancor più perché poteva sembrare innocua. Si poteva tornare indietro nel tempo di qualche ora e i rischi erano comunque troppi. D’altronde, non si stupiva nemmeno di vederne una. Forse qualche ingenuo aveva potuto pensare che la distruzione di quelle conservate al Ministero le avesse fatte sparire dalla Gran Bretagna, ma esistevano sicuramente delle Giratempo in possesso di qualche famiglia con radici piuttosto antiche, per non parlare di quelle che circolavano ancora negli stati in cui era piuttosto comune utilizzarle.
«Stavamo cercando un posto tranquillo dove studiare. Ci siamo accorti che ci sono interi corridoi inutilizzati», a parlare era stato un ragazzo di cui Severus non si era nemmeno accorto, dato che se ne stava da solo in un angolo in ombra dell’Infermeria. Riconobbe facilmente i colori di Serpeverde sulla sua divisa e lo identificò come Timothy, uno degli amici di Rebecca. «Abbiamo trovato un’aula in una zona deserta del terzo piano. C’erano ancora dei banchi e qualche sedia, anche se erano impolverati e decisamente antichi. È stato lì che l’abbiamo trovata, incastrata sotto uno dei cassetti di una specie di credenza.»
«E non avete pensato di farla vedere ad un insegnante?»
«Rebecca ci ha detto subito di farlo, ma Charlotte era curiosa e l’ha tenuta con sé. So che avrei dovuto convincerla, che non avremmo dovuto mentire a Rebecca, ma…»
«Vi siete messi a giocare con un manufatto di cui non sapevate nulla.»
Neville notò che Timothy si era fatto decisamente pallido e aveva chinato il capo, di fronte al tono secco di Piton. Non era dissimile da quello che aveva usato un tempo in classe, ma, ora che non era rivolto a lui, Neville non riusciva nemmeno a trovarlo così crudele. Sembrava quasi che fosse un modo per spronare Timothy a comprendere in cosa avesse sbagliato.
«Sì, e me ne vergogno moltissimo. Avevo detto a Charlotte di essere cauta, che non valeva la pena rischiare per poter studiare meglio la Giratempo, ma… era curiosa e io non sono riuscito a convincerla e non volevo…»
«Avresti potuto dirmelo, Timothy.»
«Lo so, Rebecca, ma tu pensavi che noi avessimo consegnato… e Charlotte mi aveva fatto promettere di non dirlo a nessuno, nemmeno a te.»
Neville si aspettò quasi che la Tassorosso ribattesse alle parole dell’amico, ma si limitò ad annuire. Probabilmente aveva compreso perfettamente le ragioni di Timothy per tacere.
«Quali procedure ha tentato finora, Madama O’Neill?»
Severus ascoltò le molte parole utilizzate dal rimpiazzo di Madama Chips che probabilmente volevano coprire il vuoto di qualsiasi sua azione. Non sembrava nemmeno aver compreso che il problema era probabilmente di natura più psicologica che fisica, considerando che la Charlotte Whitegood del passato doveva aver schiantato la Charlotte Whitegood del futuro, creando un effetto di choc su sé stessa, al punto tale che non era più riuscita a riprendersi dall’incantesimo che si era autoinflitta quando le due linee temporali si era riunite.
«Ha compiuto le doverose ricerche in biblioteca?»
«Non ho trovato nulla.»
«Nemmeno nella Sezione Proibita? O tra i libri più antichi?»
Neville osservò le guance della donna diventare scarlatte, perché non aveva compito alcuna vera ricerca. Lo sapeva bene, poiché aveva trascorso molte ore chino sui libri di Erbologia in cerca di una qualche sfuggente soluzione e, per tutto quel tempo, non aveva visto traccia di Madama O’Neill.
Si aspettò quasi che Piton rimproverare aspramente la donna, ma l’uomo si limitò a fissarla come se avesse davanti una delle persone più sciocche che avesse conosciuto.




Hogwarts, 10 dicembre 2009


Mamma,
sono così felice che papà sia arrivato. Mi ha promesso che spedirà questa lettera con la sua. Spero che tu non sia troppo preoccupata per me.
Papà mi ha detto che avete entrambi pensato che mi fosse accaduto qualcosa, quando, invece, è stata Charlotte a essere ricoverata in Infermeria.
Sono certa che papà ti spiegherà tutto nella sua lettera. Da parte mia, io sono sicura che lui riuscirà a trovare una soluzione.
Ti voglio bene,
Rebecca



Neville non si era aspettato che Piton gli chiedesse di seguirlo in biblioteca, né che si prendesse il tempo di rassicurare nuovamente Rebecca e che includesse in quel momento di conforto anche Timothy. Aveva detto ai ragazzi di rimanere con Charlotte e di farle compagnia, di parlare tra loro, mentre si mettevano in pari con i compiti, dato che erano stati esentati dalle lezioni per i primi giorni di quella settimana, in modo che potessero stare accanto all’amica. Per un attimo, aveva visto in Rebecca e Timothy sé stesso, quando si recava al San Mungo per visitare i suoi genitori e, da quando suo padre era morto, unicamente sua madre. Le scriveva anche delle lettere che non spediva mai, ma era l’unico modo che avesse per sentire, in qualche modo, la presenza della donna.
Piton l’aveva condotto in una zona decisamente appartata della biblioteca, che Neville, per quanto fosse già al suo secondo anno di insegnamento, non aveva mai visitato. D’altronde Piton aveva detto che la maggior parte dei docenti riteneva quei libri inutili e probabilmente aveva quell’opinione perché, data la loro antichità, erano per molti illeggibili.
«Prima porrai le domande che muori dalla voglia di fare, prima potremo iniziare a lavorare, Paciock», Neville quasi sobbalzò alle parole brusche di Piton. Di certo, non occorreva un genio per capire che era incuriosito dal rapporto tra l’uomo e Rebecca, ma non sapeva nemmeno da dove cominciare. «Non puoi essere ancora spaventato da me, considerando che sei riuscito a uccidere quel maledetto serpente.»
«Non sapevo che Rebecca fosse sua figlia, professore», decise di dire il ragazzo, mentre cercava di capire se le parole di Piton fossero una specie di complimento espresso in maniera non propriamente diretta.
«Non sono il padre di Rebecca», disse l’uomo, con voce completamente controllata. «È la nipote di Ygraine, mia moglie.»
«Non sapevo si fosse sposato, professore.»
«Non ho di certo ritenuto necessario mettere un annuncio sulla Gazzetta del Profeta
La voce di Piton era sarcastica, ma non c’era traccia del tono malvagio – sempre che potesse definirlo tale – che aveva tenuto con lui, durante gli anni in cui era stato suo insegnante.
«A volte Rebecca mi aiuta nelle serre e, la prima volta che mi ha chiesto se si sarebbe potuta fermare mi ha parlato del giardino e del padre con cui lo cura, ma non avevo mai fatto il collegamento… eppure, mi aveva anche detto che il padre era un abile pozionista.»
Neville tacque di colpo, mentre osservava il volto di Piton. Era ancora pallido, i capelli erano ancora neri e gli occhi altrettanto scuri, ma c’era qualcosa di diverso nel suo modo di essere. Forse era quel matrimonio, oppure, più semplicemente la fine della guerra.
«Non sono l’unico pozionista sulla faccia della terra», ribatté l’uomo, mentre iniziava ad estrarre alcuni tomi dagli scaffali.
«Ma l’unico che io abbia conosciuto», affermò Neville, mentre l’uomo si muoveva rapido tra gli stretti e angusti scaffali di quell’angolo della biblioteca.
Piton non commentò la sua frase e il giovane mago capì che il discorso era ormai concluso. D’altronde, non gli serviva sapere di più e non gli interessava nemmeno capire per quale motivo Rebecca vivesse con la zia e come fosse giunta a considerare il pozionista un padre. Era anche chiaro che Piton era profondamente legato alla ragazza, che la considerava come una figlia.
Ed ebbe nuovamente nostalgia di un rapporto che non aveva mai potuto vivere.
«Conosci il latino, l’antico inglese o l’antico francese?»
«Mentre mi specializzavo in Erbologia, ho imparato il latino, anche se non credo di essere un esperto.»
Piton annuì soltanto, notò Neville, ma gli sembrò quasi che la sua espressione fosse soddisfatta.
A quanto pareva, l’uomo conosceva quella sezione della biblioteca meglio di chiunque altro – o, forse, era uno dei pochi a conoscerla – considerando il modo in cui aveva estratto un numero considerevole di volumi senza nemmeno esitare.
«Leggi questi testi. Risalgono all’epoca in cui le Giratempo sono state inventate. Immagino che sperimentando qualcuno abbia avuto lo stesso problema della signorina Whitegood», mentre l’uomo parlava si chiedeva per quale motivo avessero dovuto convocarlo per capire che dovevano fare delle ricerche. «Quanto tempo è passato dal giorno in cui Rebecca ha trovato la ragazza?»
«È stato domenica. Madama O’Neill non sa assolutamente cosa fare. Io ho provato a cercare su qualche libro di Erbologia, ma molti facevano riferimento all’esistenza di pozioni di cui però non davano né il nome, né la composizione.»
«E il professore di Pozioni non ha fatto nulla?»
«Non vorrei parlare male di un collega, ma non sembra avere una conoscenza particolarmente estesa della materia.»
Severus annuì unicamente. Aveva sentito troppe volte le lamentele di Rebecca per potersi stupire delle parole di Paciock. Almeno il giovane insegnante di Erbologia aveva avuto il buon senso di fare delle ricerche.
«Hai preso appunti circa quello che hai trovato?»
Neville annuì, prima di estrarre alcuni fogli stropicciati da una tasca. Era strano come, da quando la guerra era finita, da quando aveva lottato a scuola sotto la presidenza dell’uomo che gli sedeva di fronte, non dimenticasse più nulla come invece gli accadeva da giovane.
Sapeva che, una parte del problema veniva dalla sua famiglia, che lo aveva messo sotto pressione durante buona parte della sua infanzia nel timore di trovarsi davanti un Magonò. Le altre erano soltanto incertezze nate dallo stato in cui si trovavano i suoi genitori. Tutti si aspettavano di vedere un Frank redivivo, invece si erano dovuti accontentare di un Paciock a cui piaceva avere a che fare con le piante.
«Mentre leggi quei libri, cerca qualsiasi riferimento a uno Schiantesimo lanciato contro sé stessi, mentre si viaggiava nel tempo. La mia ipotesi è che sia stata la signorina Whitegood del passato a colpire la signorina Whitegood che aveva appena usato la Giratempo.»
«Sì, è quello che penso anch’io. Purtroppo, Charlotte era sola e Timothy non se lo è ancora perdonato perché le altre volte erano sempre insieme. È stata una fortuna che Rebecca l’abbia trovata, per quanto mi sia chiesto che cosa ci facesse una Giratempo in quella parte della scuola.»
«La popolazione magica è diminuita nel corso degli ultimi secoli, soprattutto dopo che è entrato in vigore lo Statuto di Segretezza che ha fatto diminuire le unioni tra maghi e Babbani. Inoltre, un tempo, era normale che gli insegnanti avessero con sé la loro famiglia. Quando a quel particolare manufatto, in alcuni documenti ufficiali della scuola si può trovare traccia di come nel XVIII secolo le Giratempo fossero concesse fin troppo liberamente ai ragazzi ritenuti più meritevoli.»
«Quindi, qualcuno non ha mai restituito la sua ed è rimasta per sempre in quell’aula?»
«È l’ipotesi più plausibile e non sarebbe stata lì se ci si fosse occupati di cercare se aule dismesse fossero rimasti dei manufatti pericolosi per i ragazzi.»
Era qualcosa di cui avrebbe potuto rimproverare anche sé stesso, ma, all’epoca, la sua mente era quanto mai lontana dalla possibilità che potesse verificarsi un’eventualità del genere.
D’altronde, nulla di tutto quello sarebbe accaduto se la signorina Whitegood avesse dato retta a Rebecca, ma Severus credeva che la giovane Corvonero fosse stata accecata dalla sete di conoscenza, un pensiero che poteva perfettamente comprendere, e Timothy pareva troppo infatuato da Charlotte per dirle che stava commettendo una sciocchezza.
«Ho trovato qualcosa», esclamò Paciock, alzando lo sguardo verso di lui. «L’autore dice che un suo amico si è Schiantato da solo mentre sperimentava una Giratempo e per rianimarlo hanno dovuto usare una pozione che richiedeva del sangue di Acramantula. Sostiene, ma non so se ho tradotto giusto, che il composto permetteva alla vittima di uscire dallo stato di incomprensione in cui si trovava.»
«Non dice altro?»
«No. Subito dopo inizia a filosofeggiare sulla necessità di viaggiare nel tempo. Però nomina un certo Gerhard da York.»
Severus annuì. Sapeva perfettamente chi fosse l’uomo citato da Neville Paciock. Gerhard da York era stato uno dei più importanti pozionisti del XIV secolo, l’epoca in cui era stata inventata la Giratempo con lo scopo, piuttosto utopistico, di poter trovare una cura alla Peste Nera. Avevano tentato anche di aumentare il raggio temporale d’azione del manufatto, ma era stato impossibile.
«Ricordo di aver letto il nome di Gerhard di York in uno di questi libri. Nel frattempo, Paciock, prova a informarti se il nuovo insegnante di pozioni tiene tra i suoi ingredienti privati del sangue di Acramantula.»

Hogwarts, 10 dicembre 2009


Cara mamma,
oggi ho incontrato una persona che ero certo di non rivedere più. O, forse, ho incontrato qualcuno di completamente diverso.
È stato quasi piacevole lavorare insieme, in biblioteca, mentre consultavamo libri dimenticati da tempo. A dire il vero la maggior parte del lavoro l’ha fatta lui, ma almeno sono riuscito a trovare qualcosa. Mi sembra strano, ora, ripensare a quando il mio Molliccio prendeva l’aspetto del professor Piton.
Sa essere ancora duro. Lo è stato di certo con Madama O’Neill e, in parte, anche con Timothy, ma la prima è stata effettivamente inefficiente; il secondo, secondo me, l’ha voluto unicamente spronare.
Mi chiedo se non fosse quello che stava tentando di fare anche con me.
Ora che ci penso con calma – e ora che sono anch’io un insegnante – mi rendo conto che la mia inattitudine con le pozioni avrebbe potuto causare danni ben più gravi in classe, se Piton non fosse stato sempre così attento.
Forse, avrebbe potuto essere meno duro, ma non ho idea di cosa farei io se un mio allievo distruggesse ogni volta una delle mie piante.
Domani riprenderemo le ricerche.
Ti voglio bene,
Neville


Hogwarts, 11 dicembre 2009



La biblioteca era silenziosa quella sera, quando Neville vi entrò dopo una giornata di lavoro. Aveva anche avuto lezione con le classi del sesto anno e aveva notato che Rebecca aveva lavorato meno bene del solito, ma non aveva detto nulla. La ragazza non si era nemmeno presentata a cena, ma credeva che fosse andata negli alloggi che erano stati temporaneamente destinati a Piton.
Sapeva che l’uomo era rimasto rintanato in biblioteca per la maggior parte del giorno, evitando qualsiasi contatto con gli altri insegnanti, per quanto rimanesse, ormai, soltanto la Professoressa Sinistra di quelli che erano stati suoi colleghi ed era certo che la giovane Tassorosso avesse trascorso con lui ogni momento libero non trascorso in Infermeria.
Quando arrivò al tavolo che avevano usato ieri, trovò l’uomo da solo, intento ad annotare qualcosa su un foglio.
«Qualche notizia sul sangue di Acramantula?»
«Il mio collega non sa nulla, ma ne ho parlato con Hagrid, ieri», disse Neville, mentre si sedeva, chiedendosi se dovesse continuare a chiamare Piton professore come aveva fatto il giorno precedente. «Mi ha parlato di un’Acramantula che aveva adottato da ragazzo a cui aveva dato il nome di Aragog o qualcosa del genere. Quando è morta, il professor Lumacorno ha ricavato dal cadavere alcuni ingredienti.»
«Credi che abbia tenuto per sé del sangue di Acramantula per tutti questi anni, senza venderlo al migliore offerente?»
«Probabilmente no, ma gli ho scritto una lettera… anche se non so nemmeno se il sangue di Acramantula si possa conservare così a lungo.»
Severus osservò con attenzione Paciock. Il giovane mago sembrava più incerto in quel momento di quanto non fosse stato il giorno precedente. Si chiese quanti danni gli avesse provocato con le parole crudeli che aveva usato nei suoi confronti. Aveva creduto di smuoverlo, aveva ritenuto che quello fosse il modo migliore per evitare che il Grifondoro facesse ancora più danni durante le lezioni, ma, forse, lo aveva unicamente destabilizzato, reso più insicuro e, probabilmente, se non fosse stato per quella guerra combattuta da dei ragazzini, non sarebbe diventato il giovane uomo che aveva di fronte, per la maggior parte del tempo, sicuro di sé.
«Se si prendono le giuste precauzioni, il sangue di Acramantula può durare decenni. Hagrid ti ha spiegato anche da quanto era morto questo esemplare prima che si prelevasse il suo sangue?»
«Non da molto, da quel che ho capito», spiegò Neville. Hagrid era diventato decisamente sentimentale mentre parlava di Aragog, aveva anche nominato Harry oltre a Lumacorno, ma non era stato molto preciso con le tempistiche. «Ha detto che tutto è avvenuto prima della sua sepoltura.»
«Aspetteremo la risposta di Lumacorno, altrimenti mi muoverò per altre strade.»
Neville lanciò un’occhiata al libro che Piton stava consultando, ma non riuscì a capirne una parola e non riusciva a capire se fosse a causa della grafia o della lingua.
«Sono riuscito a trovare un altro riferimento alla pozione creata da Gerhard da York. L’autore è decisamente più preciso e narra, come nel volume che hai consultato tu, un episodio in tutto e per tutto simile a quello di cui è rimasta vittima la signorina Whitegood. Cita altri ingredienti, ma ammette di non conoscere il procedimento e di non essere certo di aver menzionato ogni sostanza da utilizzare.»
«Non esiste nessuno scritto di Gerhard da York?»
«Gli originali sono andati tutti perduti e troviamo solo delle citazioni in altri libri. Alcune sue pozioni sono state citate, però, in alcuni poemi cavallereschi della fine del XIV secolo. Ho già scritto ad un esperto in questo campo per chiedergli se ricorda di aver mai visto citati gli ingredienti che abbiamo trovato finora», Neville annuì, chiedendosi dove avesse trovato Piton un esperto di poemi cavallereschi della fine del XIV secolo, ma, come molti altri particolari non erano affari suoi. «Molti degli ingredienti citati dovrebbero trovarsi nelle tue serre.»
Severus passò un foglio di pergamena al giovane insegnante, che iniziò immediatamente a leggere i nomi delle piante magiche che aveva trovato nel manoscritto che aveva letto quel giorno, non senza fatica, considerando i molti errori presenti in più di una parola.
«Sono tutti presenti nelle serre», la voce di Paciock esprimeva un qual certo sollievo. «Spero solo che siano al giusto stato di maturazione.»



Hogwarts, 14 dicembre 2009


Cara mamma,
l’attesa sta diventando insostenibile. Abbiamo letto tutti i manoscritti di quella sezione dimenticata – o meglio, dovrei dire che Piton ha letto quasi tutti quei libri, dato che la maggior parta si è rivelata essere in antico francese e in inglese medievale – ma non sono emersi altri frammenti della pozione creata nel XIV secolo.
L’unica nota positiva è che Lumacorno possiede ancora del sangue di Acramantula. Vuole però che il professore vada di persona a ritirarlo e, secondo me, Piton si aspettava questa richiesta anche se non sembra averla particolarmente apprezzata. So che andrà domani.
Nel frattempo, dobbiamo unicamente aspettare che riceva una risposta in merito ai poemi cavallereschi di cui ti ho parlato.
In caso contrario, inizierà a sperimentare. A dire il vero, lo sta già facendo e sembra diventare un’altra persona ancora. L’ho colto due o tre volte, mentre scriveva rapidamente su un foglio per poi cancellare metà di quello che aveva scritto e aggiungere delle annotazioni a lato. Sembra quasi in preda di una strana frenesia. Spero che possa servire, nel caso in cui non si trovasse nessun’altra strada.
Però, non è nemmeno per questo che ti scrivo. Ieri sera, quando l’ho raggiunto in biblioteca, era con Rebecca. La mia Tassorosso preferita stava piangendo e Piton l’ha di nuovo abbracciata, come ha fatto in Infermeria. Mi è sembrato un buon padre. Sono andato via subito, perché non volevo disturbarli.
Mi piacerebbe sapere cosa si prova a ricevere gli abbracci di un genitore quando ci si sente male. So che non posso lamentarmi di mia nonna, so che mi ha sempre voluto bene, ma ha sempre cercato in me tracce del figlio che aveva perduto. Forse, ha iniziato ad apprezzarmi solo negli ultimi tempi, solo dopo che ho combattuto durante la guerra. Però non è mai venuta a consolarmi dopo un incubo, mentre credo che Piton lo faccia con Rebecca, anche se non è realmente sua figlia.
Ma è veramente importante il legame di sangue?
Ti voglio bene,
Neville (il figlio che non ricordi nemmeno che sia mai esistito)



Hogwarts, 15 dicembre 2009


Neville si sentiva particolarmente eccitato quel giorno, per quanto non ne comprendesse il motivo. Forse era la prospettiva che, una volta che Piton fosse tornato dal suo incontro con Lumacorno, avrebbero avuto un altro ingrediente a disposizione. Oppure era il gufo che aveva visto planare a colazione sul tavolo di Tassorosso davanti al posto occupato da Rebecca.
Non lo sapeva, ma gli pareva che quella nuvolosa giornata di dicembre, potesse portare buone notizie.
«Professor Paciock», Rebecca non aveva seguito i suoi compagni fuori dalle serre. «Sa se papà è già tornato?»
Il professore di Erbologia notò che la Tassorosso era decisamente stanca e affaticata, per quanto non mostrasse più le occhiaie delle giornate precedenti l’arrivo di Piton. Charlotte era ancora in Infermeria, ma non dava alcun segno di cambiamento. Si cominciava a pensare di mandarla al San Mungo, ma Neville non voleva che la giovane Corvonero diventasse compagna di stanza di sua madre.
Sembrava quasi che fossero tutti rassegnati al fatto che le ricerche non stessero portando a niente, mentre a lui pareva che si stesse andando nella direzione giusta. O, forse, voleva unicamente che i genitori di Charlotte vivessero quello che viveva lui ogni volta che entrava in quella stanza del San Mungo.
«Non che io sappia, Rebecca.»
«Ho una lettera indirizzata a lui. È arrivata stamattina con Hoffmann, il mio gufo. Se dovesse vedere papà, potrebbe farglielo sapere?»
«Naturalmente», Neville scacciò qualsiasi sentimento di invidia nei confronti della ragazza, per il rapporto che aveva con Piton. Non era colpa sua, se i suoi genitori erano stati ridotti in quello stato.
Per anni aveva sperato che potessero prima o poi riconoscerlo, che vedendolo, improvvisamente, la nebbia in cui era avvolta la loro mente si diradasse, ma non era mai accaduto e non sarebbe mai accaduto. Una volta, non molti anni prima, aveva anche provato a proporre alla nonna di consultare uno di quei dottori Babbani che avevano studiato la mente umana e di cui aveva sentito parlare Hermione, ma la donna aveva affermato che sarebbe stato inutile. D’altronde, si era detto qualche giorno dopo Neville, sarebbe stato oltremodo difficile spiegare perché Frank e Alice Paciock fossero stati ridotti in quello stato.
Mentre osservava Rebecca correre verso il castello, si chiese cosa si provasse ad avere un padre, come fosse chiudere gli occhi e rivedere i gesti che un genitore poteva compiere nei tuoi confronti. La nonna possedeva dei ricordi del figlio e della nuora, Neville, invece, li aveva sempre ricordati nella loro stanza del San Mungo e, in diverse occasioni, aveva sperato che fossero morti.
Non aveva mai osato dirlo a nessuno.
Così come non aveva mai osato rivelare alla nonna che la morte del padre aveva portato, accanto al dolore, anche una parvenza di sollievo.
Quando entrarono i ragazzi della prossima lezione, tentò di concentrarsi su quello che stava facendo, ma, per quanto non avesse fatto un disastro, era certo di aver appena tenuto la sua lezione peggiore, da quando era tornato a Hogwarts come insegnante.
Mentre camminava verso il castello, tentò di evitare di pensare al plico di lettere rivolte ai suoi genitori e, da qualche tempo, unicamente a sua madre, che aveva iniziato a scrivere da quando aveva sette anni. All’epoca ancora pensava che mamma e papà potessero guarire e tornare a casa e si era detto che allora avrebbero potuto leggere quelle lettere. Avrebbe potuto smettere, ma era l’unico modo che avesse per rapportarsi ai suoi genitori, l’unico modo per tentare di immaginare un legame affettivo con loro.




Hogwarts, 15 dicembre 2009


Mamma,
forse papà ha trovato la soluzione al problema di Charlotte. Mi ha raccomandato di non illudermi, ma sono certa che tutto andrà per il meglio. Spero di poterlo aiutare quando dovrà preparare la pozione, come faccio a casa. Oppure, potrò dare una mano al professor Paciock nel caso in cui occorra raccogliere molte piante.
Papà ha detto che probabilmente torneremo a casa insieme per Natale.
Salutami i bambini.
Ti voglio bene,
Rebecca



«In un poema della fine del XIV secolo si narra di come la Fata Melusina sia in grado di far rinvenire un cavaliere che, bevendo alla Fonte del Tempo, riesce a tornare indietro di poche ore, ma incappa in sé stesso in una foresta e il sé stesso del passato ferisce quello che è tornato indietro. Nonostante la ferita sia guarita, nulla lo ridesta, se non una pozione, che contiene gli ingredienti di cui abbiamo trovato traccia in altri testi.»
Neville prese in mano il foglio che gli passò Piton, colmo della grafia che aveva vista tante volte sui suoi compiti. Non sapeva come da un poema cavalleresco fosse riuscito a scrivere un elenco preciso che riportava tutti gli ingredienti, come dovessero essere trattati e la procedura della pozione stessa.
«Non devi stupirti della precisione del procedimento. Il poeta ha riportato, pur rendendola piacevole alla lettura, l’intera pozione, come a volte accade in opere di questo genere», commentò Severus, quando notò lo stupore sul volto di Paciock. «Se osservi bene l’elenco noterai che servono diversi elementi dalle tue serre.»
«Questi due vanno raccolti domani perché è giorno di luna nuova», commentò il giovane mago, osservando con attenzione il foglio di pergamena che aveva davanti.
«Esattamente, Paciock.»




Hogwarts, 16 dicembre 2009


Cara mamma,
credo che il professor Piton sia soddisfatto del lavoro che ho fatto. Ieri abbiamo discusso insieme circa tutte le differenti piante magiche che occorrono per la pozione che può aiutare Charlotte. L’unico dubbio, ma nessuno dei due l’ha espresso, è che sia passato troppo tempo dall’incidente.
È molto tardi, dato che ho appena finito di raccogliere due fiori. Il procedimento è molto chiaro: deve essere una notte di luna nuova a mezzanotte in punto. Sono sfinito, ma anche soddisfatto del mio lavoro.
E soprattutto sono soddisfatto del lavoro che sto facendo accanto a Piton. Parlare con lui di Erbologia è stato decisamente affascinante. Spero soltanto che i nostri sforzi vengano ripagati.
Neville.



Hogwarts, 18 dicembre 2009


Neville credeva di non aver provato da tempo un nervosismo tale come quello che lo aveva tenuto vigile per tutti i pochi minuti che erano serviti per somministrare la pozione a Charlotte.
Nei giorni precedenti, mentre Piton portava avanti le varie fasi di un composto che prevedeva tempi di stasi e di ebollizione molto lunghi e distanziati tra loro, lui si era occupato di cogliere le piante al momento opportuno, dato che tre dovevano essere freschissime prima di essere aggiunte, intere, alla pozione.
Ripensando a quei giorni, Neville si rendeva conto di come l’uomo fosse riuscito a impartirgli più di un insegnamento, di come sembrasse essere diventato una specie di mentore.
Charlotte si era ridestata, come la pozione prometteva. A quanto si evinceva dai testi, la composizione di quel ritrovato permetteva che la mente riuscisse a concentrarsi sul presente e non sullo Schiantesimo di cui era stata vittima. A Neville non era chiaro come potesse essere possibile, ma quella pozione l’aveva improvvisamente fatto sperare.
Quando Charlotte si era svegliata, dopo un primo momento di smarrimento, aveva chiesto perdono sia a Rebecca che a Timothy e aveva giurato che non sarebbe mai stata ancora così imprudente. Neville non sapeva se fosse realmente possibile, considerando l’innata curiosità della ragazza, ma sperò sinceramente che avesse imparato dai suoi errori.
Quando raggiunse la biblioteca, non fu stupito di trovarci Piton intento a sistemare con cura i volumi che avevano portato nel laboratorio di Pozioni, che il titolare della cattedra aveva lasciato ben volentieri all’uomo. Neville credeva che, per qualche istante, il collega avesse temuto di dover partecipare alla preparazione della pozione e che fosse quasi scappato di fronte a tale prospettiva.
«Professor Paciock», lo salutò l’uomo e a Neville piacque sentirgli riconoscere per la prima volta il suo ruolo.
«Io… è tutto il giorno che ci penso e avrei una domanda, professore. Quella pozione potrebbe essere utilizzata anche su mia madre?»
Severus si era aspettato quelle parole da quando aveva somministrato la pozione a Charlotte Whitegood e la ragazza era riuscita a rinvenire. Se voleva essere sincero, era un pensiero che aveva attraversato anche lui, mentre si occupava del lungo e preciso processo che l’aveva portato a dormire pochissimo durante le trentasei ore che aveva impiegato a portarla a termine, iniziando poco dopo la mezzanotte del 16 dicembre.
«Sarò brutalmente sincero. Questa pozione può essere utilizzata unicamente in questa specifica situazione», il volto del giovane mago si era fatto rassegnato. «Non credo che possa esistere una cura per quello che è accaduto ai tuoi genitori. Molti pozionisti hanno tentato e nel centro di ricerca per cui lavoro esiste una sezione che continua a fare esperimenti in proposito, ma temo che siano dei tentativi inutili.»
«Ma stanno continuando a lavorarci», protestò debolmente Paciock.
«Sì, lo stanno facendo da quando il centro di ricerca esiste. Forse un giorno troveranno la cura, ma, Paciock… Neville, non ti mentirò, alimentando false speranze. Ogni tentativo fatto dal 1802 a oggi è stato fallimentare e ha, il più delle volte, peggiorato ulteriormente la situazione. La magia non può risolvere ogni problema.»
«Allora perché non li hanno lasciati morire?»
La voce del giovane uomo si era spezzata. Forse si vergognava di quella domanda, forse si era già pentito di averla fatta. Severus comprendeva perfettamente da dove provenisse e sapeva, altrettanto perfettamente, che non esisteva una risposta corretta alla questione.
«Non lo so», decise di dire.
«Io credevo, da piccolo, che potessero guarire, che mi avrebbero riconosciuto, ma, quando papà è morto, in mamma non è cambiato nulla», a Severus parve che Neville non stesse nemmeno parlando con lui, ma che stesse dando voce a pensieri che non aveva mai realmente espresso. «In più di un’occasione mi sono detto che sarebbe stato meglio se fossero morti, che, almeno, avrei potuto vedere le loro foto e tentare di immaginarmeli vivi. Invece, guardavo le foto e poi avevo… ho davanti agli occhi mia madre in quella stanza del San Mungo. Tutti i ricordi che ho di loro si svolgono in quella stanza. E oggi ho sperato…»
«Com’era naturale che fosse», lo interruppe l’uomo. A Neville parve che la voce di Piton fosse calma. O, forse, era più semplicemente comprensiva. «La pozione che ha aiutato la signorina Whitegood era stata creata per quello specifico problema, tenendo conto dell’incantesimo che l’aveva causato e della situazione in cui il problema era stato provocato. Per questo serviva del sangue di Acramantula e per questo erano necessario raccogliere alcuni ingredienti durante la luna nuova.»
«Per un attimo ho immaginato Charlotte in camera con mia madre al San Mungo e adesso sono felice che i suoi genitori non debbano vivere questa esperienza», commentò Neville, sentendosi stranamente più calmo. O, forse, aver parlato così apertamente, con l’uomo con cui aveva lavorato così bene nei giorni precedenti, era stato stranamente liberatorio.



Hogwarts, 23 dicembre 2009


Professor Piton,
so che lei e Rebecca avete lasciato la scuola da poco meno di ventiquattr’ore, ma mi preme scrivere questa lettera, anche se credo che non arriverà in tempo per Natale nella vostra casa in Francia.
Ci sono alcune cose che non sono riuscito a esprimere, durante il periodo in cui abbiamo lavorato insieme. Sono ovviamente felice che Charlotte stia bene e spero sinceramente che abbia imparato la lezione.
Ma non era nemmeno di questo che voglio parlarle.
Ho riflettuto a lungo sui miei anni come allievo di questa scuola. Non so come spiegarlo, ma, dopo questa collaborazione, mi è sembrato che ci fosse altro nel modo in cui mi redarguiva. Mi terrorizzava all’epoca, ma ora, credo che forse volesse in qualche modo spronarmi e, adesso che tutto è perduto nel ricordo, mi sembra che, forse, è anche merito suo se sono riuscito ad uccidere quel serpente alla fine.
Mi è piaciuto lavorare con lei ed esser riuscito ad essere utile con le mie piante. Non avevo nemmeno mai riflettuto sul fatto che Pozioni ed Erbologia sono due materie strettamente legate, anche se continuerò a stare alla larga da qualsiasi calderone. Però, ho trovato affascinante il modo in cui si possono incrociare le conoscenze in questi due campi.
Concludo augurando un Buon Natale – che sarà già passato quando arriverà questa lettera – e buoni ultimi giorni dell’anno a lei, professore, a Rebecca e al resto della sua famiglia.
Con amicizia,
Neville



Villandry, 28 dicembre 2009


Neville,
accetto gli auguri in ritardo (d’altronde li avevi già fatti quando siamo partiti). Rebecca è stata felice di vedere una tua lettera. Ti raccomando, però, la prossima volta scrivile personalmente.
Mi aspettavo che parlassi dei tuoi anni come mio studente ben prima di questa tua lettera. Non so come ti sia venuta in mente un’idea del genere, ma non credo che io abbia alcun merito per l’uomo che sei diventato. Ritengo che il mio contributo sia andato, piuttosto, in senso opposto a quello che tu ritieni.
Ritengo, d’altronde, molto più proficua la seconda parte del tuo ragionamento. Un tempo la maggior parte dei pozionisti compiva ricerche insieme a degli erbologi e viceversa. È un’usanza che si è, in parte, perduta, ma nulla vieta di seguirla. Se la memoria non mi inganna, mi risulta che Hogwarts non offra lezioni durante l’estate.
Rebecca ricambia i saluti.
Severus Piton
P.S.: sono anni che non sono più un tuo insegnante.



Hogwarts 5 gennaio 2010


Neville osservò per diversi istanti la lettera che gli aveva scritto il professor Piton e ripensò ai giorni di ricerche che avevano condiviso nella biblioteca della scuola, per lo più in un calmo silenzio, inframezzato da poche parole sussurrate per non disturbare la quiete di quel luogo.
Si rese conto, mentre prendeva carta, penna e calamaio per rispondere, che, quel Natale, per la pima volta da anni, non aveva scritto una lettera per la madre che non aveva nemmeno idea di aver perso il marito, ma l’aveva indirizzata ad un uomo che un tempo lo aveva terrorizzato, ma che aveva, per quanto Piton negasse, contribuito a renderlo quello che era.
Sapeva che alcuni avrebbero trovata strana quell’improvvisa necessità di scambiare lettere con un uomo che non aveva visto da anni. Aveva molte persone con cui parlare: alcuni suoi colleghi, gli amici fuori dalle mura del castello, sua nonna.
Eppure, mentre iniziava ad abbozzare una risposta, si chiese se Severus non potesse diventare il mentore che non aveva, forse, mai avuto o, forse, col tempo, una figura paterna.
Questo non poteva saperlo, ma avrebbe di certo accettato la possibilità di compiere ulteriori ricerche insieme durante parte dell’estate.



Edited by Ida59 - 8/9/2022, 19:51
 
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view post Posted on 31/8/2022, 16:17
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E' stato bello ritrovare l'atmosfera di Winterreise in questa storia dedicata alla sfida di agosto, Leonora. Rebecca mi piace molto, è una ragazzina sveglia e giudiziosa, dal cuore buono e sincero. Ho apprezzato tanto anche il modo in cui hai fatto interagire Neville e Severus: una nuova chance per il giovane Grifondoro necessaria a dargli la possibilità di creare un legame forte e duraturo col suo insegnante più severo. Strazianti le considerazioni di Paciock nei confronti dei genitori e della madre in particolare: mi sono commossa quando ha chiesto a Piton se esistesse la possibilità di guarire la donna.
Hai scritto una storia malinconica, Leonora, nel tuo perfetto stile lineare e pulito, piacevolissimo da leggere. <3
 
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view post Posted on 31/8/2022, 17:55
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CITAZIONE (Lonely_Kate @ 31/8/2022, 17:17) 
E' stato bello ritrovare l'atmosfera di Winterreise in questa storia dedicata alla sfida di agosto, Leonora. Rebecca mi piace molto, è una ragazzina sveglia e giudiziosa, dal cuore buono e sincero.

Rebecca è una vera Tassorosso da questo punto di vista.
CITAZIONE
Ho apprezzato tanto anche il modo in cui hai fatto interagire Neville e Severus: una nuova chance per il giovane Grifondoro necessaria a dargli la possibilità di creare un legame forte e duraturo col suo insegnante più severo.

Sono felice che tu abbia apprezzato il modo in cui Severus e Neville interagiscono!
CITAZIONE
Strazianti le considerazioni di Paciock nei confronti dei genitori e della madre in particolare: mi sono commossa quando ha chiesto a Piton se esistesse la possibilità di guarire la donna.

Ho sempre trovato veramente dolorosa la situazione in cui si trova Neville e sono felice di essere riuscita a trasmettere i suoi pensieri e anche di averti commossa.
CITAZIONE
Hai scritto una storia malinconica, Leonora, nel tuo perfetto stile lineare e pulito, piacevolissimo da leggere.

Grazie mille, Cate <3
 
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view post Posted on 8/9/2022, 18:55
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Come Giudice ho provveduto a modificare la storia di Leonora che aveva dimenticato di inserire un lungo brano (dopo la lettera del 10/12 di Rebecca e fini a quella di Neville, sembre del 10/12).
Ho verificato che si trattasse di un banale errore di copia e incolla: nella discussione della scuola di Durmstrung, infatti, la storia era completa.
 
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view post Posted on 5/10/2022, 23:01
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Quella che hai scritto è una storia che mi ha preso parecchio, cara Leonora, in cui ho trovato molto bello e naturale anche l’aggancio al filone legato a Winterraise.

Ma prima di tutto devo confessare il mio amore per il tuo Paciock e per le tenerissime lettere scritte a una madre che non potrà mai rispondergli. Neville è uno dei miei personaggi preferiti, e tu me lo hai fatto amare ancora di più, rendendo in modo struggente il suo bisogno di conferme e la necessità di quella importante figura genitoriale che non ha mai potuto avere accanto a sé.

Inoltre ho trovato perfettamente centrato l’inserimento di un Severus ormai risolto, che si impone nella trama come bellissima figura di riferimento per tutti, equilibrata, forte e protettiva e che, affiancandosi a Neville, va a colmare quel vuoto lasciato dal padre in modo molto rispettoso, delicato e spontaneo.

Incantevole poi il finale che lascia trasparire la possibilità di un approfondimento del rapporto tra i due, in cui lo scambio epistolare mette in evidenza comunque le difficoltà legate a quanto vorrebbe Neville, ma lascia aperta la porta a più di una speranza che le sue aspettative diventino certezze.
Complimenti, Leonora, una storia che cattura davvero il cuore! <3
 
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CITAZIONE (Ele Snapey @ 6/10/2022, 00:01) 
Quella che hai scritto è una storia che mi ha preso parecchio, cara Leonora, in cui ho trovato molto bello e naturale anche l’aggancio al filone legato a Winterraise.

Ma prima di tutto devo confessare il mio amore per il tuo Paciock e per le tenerissime lettere scritte a una madre che non potrà mai rispondergli. Neville è uno dei miei personaggi preferiti, e tu me lo hai fatto amare ancora di più, rendendo in modo struggente il suo bisogno di conferme e la necessità di quella importante figura genitoriale che non ha mai potuto avere accanto a sé.

Anche a me Neville piace tantissimo come personaggio e sono felicissima di essere riuscita a fartelo amare di più.

CITAZIONE
Inoltre ho trovato perfettamente centrato l’inserimento di un Severus ormai risolto, che si impone nella trama come bellissima figura di riferimento per tutti, equilibrata, forte e protettiva e che, affiancandosi a Neville, va a colmare quel vuoto lasciato dal padre in modo molto rispettoso, delicato e spontaneo.

Grazie mille, Ele. Queste parole mi rendono veramente felice.

CITAZIONE
Incantevole poi il finale che lascia trasparire la possibilità di un approfondimento del rapporto tra i due, in cui lo scambio epistolare mette in evidenza comunque le difficoltà legate a quanto vorrebbe Neville, ma lascia aperta la porta a più di una speranza che le sue aspettative diventino certezze.

In un primo momento avevo pensato di ampliare un po' il finale, ma sarebbe andato fuori tema. Credo però di scrivere ancora qualcosa (forse una one-shot).
CITAZIONE
Complimenti, Leonora, una storia che cattura davvero il cuore!

Grazie mille, Ele <3 <3
 
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view post Posted on 13/10/2022, 14:51
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Stupenda!!!
Ora non ce la faccio a commentare adeguatamente, ma è una storia davvero bella e condotta alla conclusione con eccellente bravura.
Complimenti ❤️
 
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view post Posted on 13/10/2022, 15:13
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CITAZIONE (chiara53 @ 13/10/2022, 15:51) 
Stupenda!!!
Ora non ce la faccio a commentare adeguatamente, ma è una storia davvero bella e condotta alla conclusione con eccellente bravura.
Complimenti

Grazie mille, Chiara <3 <3
 
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Mi piace vedere Neville rivalutare lentamente la persona di Piton. Non come eroe della guerra, quello sarebbe scontato, ma proprio come suo professore, quello da cui era terrorizzato. Bello, ben fatto e ben gestito a livello di introspezione. E poi, dolcissimo Neville che scrive alla mamma, ma tremendo sapere che lo fa da quando aveva 7 anni, e perchè... e straziante il suo quasi invidiare l'amore di padre di Severus...
CITAZIONE
O, forse, voleva unicamente che i genitori di Charlotte vivessero quello che viveva lui ogni volta che entrava in quella stanza del San Mungo.

Credo che manchi un NON: O, forse, non voleva unicamente
Davvero molto originale l'uso della Giratempo.
Bellissime le lettere tra Neville e Piton!
Di nuovo un lieto fine! Ti stai davvero rammollendo!
In tutto questo, sono stata felice di rientrare in parte nell'atmosfera di Winterreise.

 
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view post Posted on 13/10/2022, 18:06
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CITAZIONE (Ida59 @ 13/10/2022, 18:13) 
Mi piace vedere Neville rivalutare lentamente la persona di Piton. Non come eroe della guerra, quello sarebbe scontato, ma proprio come suo professore, quello da cui era terrorizzato. Bello, ben fatto e ben gestito a livello di introspezione.

Sono felice che ti sia piaciuta questa parte (è stata una delle prime cose su cui mi sono concentrata mentre sviluppavo la storia).

CITAZIONE
E poi, dolcissimo Neville che scrive alla mamma, ma tremendo sapere che lo fa da quando aveva 7 anni, e perchè... e straziante il suo quasi invidiare l'amore di padre di Severus...

Ammetto che scrivere le lettere di Neville sono state strazianti da scrivere (l'idea iniziale del progetto era scrivere un racconto epistolare, ma avrei perso i dialoghi. Ho mantenuto però le lettere di Neville).

CITAZIONE
Credo che manchi un NON: O, forse, non voleva unicamente

Sì, manca un non. Appena sarà possibile, correggerò. Grazie per avermelo segnalato.

CITAZIONE
Davvero molto originale l'uso della Giratempo.
Bellissime le lettere tra Neville e Piton!

Grazie mille <3

CITAZIONE
Di nuovo un lieto fine! Ti stai davvero rammollendo!

Deve essere stato il lieto fine di Winterreise ad avermi rammollito (ormai mi sto affezionando ai lieti fine).

CITAZIONE
In tutto questo, sono stata felice di rientrare in parte nell'atmosfera di Winterreise.

Ne sono felice!
 
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