Ecco la traduzione del monologo. Godetevela, perchè sono parole d'oro (non le mie, eh!)
L'originale è QUIRevolutionary Witness: The Preacher
Transcription from the 1986 television airing
-TRADUZIONE-
Dio ha creato le persone ricche e ha mostrato poi loro il mondo che avrebbero posseduto, e, quando essi giunsero ad un campo con migliaia di corpi senza testa con torsi e mani come il ferro, Dio disse loro che i corpi senza testa erano destinati ad essere lavoratori poveri. I ricchi gridarono: “Ma questi eroi con i loro muscoli di ferro ci schiacceranno”. “Non abbiate paura”, rispose Dio. “Metterò teste e cervelli molto piccoli sui loro corpi di modo che, fino a quando essi non li avranno sviluppati, non avrete nulla da temere.” Chi sono ancora gli oppressori? I ricchi. Chi sono ancora gli oppressi? I poveri. La vostra schiavitù è la loro libertà. La vostra povertà è la loro prosperità. I sacerdoti dicono che i poveri devono accontentarsi della loro povertà e allora troveranno il paradiso. Idioti, cretini straccivendoli! Il mio cane Georges ha più senso. Non sapete che mentre guardate su al cielo le vostre tasche vengono svuotate, i vostri occhi strappati e venite derubati dei vostri diritti di nascita, resi ciechi a ciò che vi viene fatto? I sacerdoti del Cristo hanno rapito l’umanità dalla sua culla e hanno dato la cattiva notizia dicendo: “Tu, fetore informe. Tu non sarai altro che sudiciume. La tua unica possibilità di ottenere il perdono per il tuo essere così sporco è inchinarti a terra in perfetta umiltà di fronte a tutte le afflizioni, i dolori e le ingiustizie ammucchiati su di te. Sei povero e povero rimani. E’ così che deve essere. La vita è una prova amara. Non parlare. Tenta solo di salvare la tua anima indegna. Non ne sarai in grado, ma ci darai meno problemi tentando. E quando arriverà il momento in cui tirerai le cuoia, l'oscurità sarà difficile da sopportare tanto quanto sia mai stata la luce del giorno.” La Chiesa sa come condurre i suoi affari. Offre la paura e la punizione, non la felicità, di certo non la libertà, solo sudditanza per sempre e per sempre. La religione è bugiarda e imbrogliona, eppure ancora avete fame di essa. E’ per questo che siete stati mandati da me, Jacques Roux, il Pazzo Jacques, il Rosso Roux, predicatore dei poveri, seminatore di sedizione, sovvertitore di tutte le leggi, un prete che ha visto la luce della ragione e ora proclama comunione con tutti coloro che vivono in tane buie e luoghi desolati. E’ giusto che io debba predicare forse il mio ultimo sermone in una chiesa in rovina nella parrocchia di San Nicola, la fine dell'estate. Vado davanti al tribunale domani, accusato di eccesso rivoluzionario. Ora sono, a quanto pare, troppo rivoluzionario per la rivoluzione. E così ha inizio. Quando il potere giace in solo uomo, il re Luigi, tutti lamentano l’oppressione, e la nobiltà, e la classe media, e gli uomini ricchi chiamano l’aiuto dei poveri. Insieme abbiamo mozzato quel ramo alto della tirannia, ma l'albero è ancora in piedi e cresce. Nuovi rami nascondono il sole della libertà ai poveri, il tribunale rivoluzionario è uno di quelli. Non riconosco la sua autorità nel giudicarmi. Solo i poveri di San Nicola possono farlo. Vengo qui, per porre gli stracci ed i brandelli della mia vita di fronte ai miei pari. Le abitudini non spezzano i cittadini. Io vengo a confessarmi. Ascoltate la mia confessione. Non perdonarmi, Padre, perché io non ho peccato.
Mio padre aveva dodici figli e poiché ero il più intelligente egli si liberò di me mandandomi a scuola nel Seminario di Angouleme. A quindici anni sono stato ordinato prete, quando sapevo di Dio ancora meno di quanto so ora. C'era un prete su ogni letamaio, più spregevoli erano, più in fretta germogliavano. Ma io no sono rimasto fuori e sono diventato professore di Filosofia ed ho insegnato agli studenti a sopportare con forza le disgrazie altrui. Come la religione, la filosofia risolve i problemi del passato e del futuro, mai del presente. Nel '79, gli studenti di Angouleme insorsero contro l’agonia che vedevano intorno e uccisero il cuoco per sbaglio. Come insegnante sospetto, con degli ideali, io venni arrestato e imprigionato seppure non avessi nulla a che fare con l’incidente. Circa un mese più tardi venni rilasciato. Nessuna prova, nessuna indagine, l'autorità lo aveva decretato e io non avevo avuto alcuna voce in capitolo se avessi dovuto essere libero o in catene. E’ così che i fuochi vengono accesi. In seguito, ho tenuto per quattro anni la Cattedra di Medicina Sperimentale di Angouleme. Ma la medicina si è rivelata altrettanto inutile. I medici ne sanno ancor meno dei filosofi dei sacerdoti insieme incancreniti. Mentono, tutti loro mentono! Non è così Georges? Diglielo tu, io sono diventato rauco a forza di ripeterlo. Nel '89 mi è stata affidata questa povera parrocchia di San Nicola e sono nato nel mondo reale di fame e miseria e ho visto l'orrore ed anche la speranza. Poiché la Rivoluzione esplose su di noi, essa ha fracassato i morsetti che ci costringevano a terra, e ci ha trascinato in piedi con la sua forza trasformatrice. Abbiamo aperto il libro che non avevamo mai letto e sulla prima pagina era la parola "libertà". Ascoltate, ascoltate, la Rivoluzione è nata nella violenza. Le rivoluzioni devono essere violente, è l'unico modo per porre fine alla violenza più grande che tiene la gran parte del genere umano in schiavitù. Pensate che coloro che hanno privilegi rinunceranno ad essi senza lottare perché voi avete un sorriso affascinate e argomenti più forti? Io vi esorto! Io vi esorto! Ho rinunciato alla mia alleanza a Roma e l’ho data alla Francia. Sono diventato un prete costituzionale, ho svestito gli abiti mitrati del privilegio e ho indossato le vesti bianche della libertà. Ancora esercito la professione di sacerdote e medico se necessario, ma devo guadagnarmi onestamente da vivere come libellista e funzionario comunale. Vivo con una brava donna, la vedova Petit, nata Elizabeth Hubert, una volta lavandaia dei ricchi, ora mia governante, anima gemella, che vende i miei opuscoli per due soldi a copia. Abbiamo adottato un figlio, Emile. Un dolce, dolce ragazzo... Non più di questo. Non è per le tue orecchie o le tue o le tue. La mia unica paura, cittadini, non è la morte, ma una vita senza di loro. Georges lo sa. Li amiamo, non è vero, Georges? Eh?
Sono stato eletto membro del Comune e ho parlato per i poveri. Ho detto a Robespierre, Saint-Just, Brissot e gli altri che non avrebbero mai potuto essere la Rivoluzione, che sono solo uomini di cui non ci si può fidare se hanno il potere. Chiunque abbia l'autorità diventa un oppressore, un cappotto di sporcizia parassita sulla pelle della gente comune. Tra chi comanda e chi obbedisce c'è solo odio. Ne consegue dunque che io respingo ogni autorità? No, ma tengo sempre il cappello sul capo in sua presenza. In materia di pane consulto un panettiere, in materia di stivali, un calzolaio, di casa, un costruttore, per conoscenze specifiche mi rivolgo ad uno specialista. Ma io non permetto al panettiere, al calzolaio o al costruttore di imporre la loro autorità su di me. Li ascolto con il rispetto che meritano - se lo meritano - ma mi riservo il diritto di giudicare, criticare, e censure. Perché dovremmo trattare i politici di qualsiasi fronda, reale o rivoluzionaria, in modo diverso? Ho ascoltato Re Luigi, Mirabeau, La Fayette allo stesso modo in cui ascolto il fornaio e il calzolaio. Non fatevi ingannare da coloro che si sono posti al di sopra di voi. Guardate sempre al conto che vi presentano - dovete pagare. E mi criticano, anche. La gente pensava che il cittadino Marat ed io fossimo nemici perché sempre ci siamo attaccati a vicenda. Mi dava dell’estremista, questo da un uomo che ha dichiarato che trecentomila teste non erano sufficienti. Ma non siamo mai stati nemici, soltanto rivoluzionari, facevamo il nostro dovere. Nessuno di noi era popolare tra i legislatori, ma essere popolare non è il mio fine. Sono qui per pungere! Per farmi smettere di pungere, l'Assemblea mi ha assunto per scrivere la relazione dell’esecuzione del Re. Non l’abbiamo fatto molto bene, ma non spremerete una lacrima dai miei occhi per la sorte dello stolto monarca e dei suoi seguaci che parlavano d’onore e son morti senza di esso. Al cimitero con tutto il seguito! "I ricchi ce li mangiamo, tra lee, tra la tra lie! Coi tartufi nel sedere e un’ostrica su ogni occhio." Amo l'arpa. È così che uomini e donne dovrebbero morire, al suono delle arpe. Sono così preziosi. Re Luigi è morto al suono dei tamburi. Come funzionario della relazione, sono andato con il cittadino Santerre alla Prison du Temple per scortare il Re al luogo dell'esecuzione. Santerre aveva portato una carrozza e una guardia d'onore per l'occasione. Abbiamo guidato lungo le strade foderate di cittadini. C’erano tre boia in attesa, tre! E diciotto tamburini! Quali stravaganze solo per uccidere un uomo. Il coltello cadde, la testa di Luigi cadde con esso, la folla gridò: "Viva la Repubblica", e poi ho visto il cittadino Santerre e gli altri funzionari rivoluzionari immergere i loro fazzoletti nel sangue del Re! Ho scritto tutto nella mia relazione, ma ero l'unico che sembrava disgustato da rutto quello spettacolo. Eserciti invasori stavano per sopraffare Parigi, c’era la guerra civile in Vandea, ribellioni a Lione e Bordeaux, e brav’uomini e donne morivano ovunque difendendo la rivoluzione, anche se il traditore Luigi stava morendo sul patibolo. Ma il bene e il vero non avevano carrozze, non avevano diciotto tamburini e tre boia. Una spada prussiana nel ventre, e una pallottola inglese nel petto, ed il volto che cadeva nel fango sono stati la loro fine. Ecco come la gente comune muore, meschinamente, senza arpe né tamburi che accompagnano la loro dipartita. Ma Luigi, quell’inutile farabutto d’un uomo se ne va in gran stile, il suo sangue anemico raccolto come qualcosa di prezioso.
Un mese più tardi, ricordate, ho guidato l'attacco ai commerci alimentari di Parigi. Sono orgoglioso di questo attacco, coloro che stanno al potere mi hanno condannato per questo, perciò so che ero nel giusto. Chiediamo solo cibo, una casa, qualche comodità, non più grida per le strade, "Pane, pane per amor di Dio". Eravamo in guerra e abbiamo accettato tali difficoltà come se fossero condivisi in modo paritetico, ma non lo erano. Stavamo morendo a causa della sporca corruzione e dell’avidità borghese. I viscidi rapaci sfruttatori ossessionati dal denaro si accaparravano il cibo per alzarne il prezzo sul mercato libero. I nostri legislatori torcevano le mani, minacciati da un bisbiglio, e non facevano fatto nulla. Così noi pance piatte abbiamo marciato, fracassato bancarelle, rotto negozi aperti e magazzini, e abbiamo trovato il pane e la carne e altri prodotti alimentari che avevano nascosto in abbondanza. Ci hanno chiesto perché l'abbiamo fatto. Abbiamo detto loro: perché ne avevamo bisogno. Il cittadino Marat disse che avremmo dovuto uccidere a vista ogni commerciante. Ci siamo arrangiati appendendo alcune ventine di essi davanti ai loro negozi per incoraggiare gli altri. E funzionò. La mattina dopo, i mercati dei prodotti alimentari erano di nuovo pieni, con frutta e verdura, pane e carne. Come Gesù, avevamo compiuto il miracolo dei pani e dei pesci. Dobbiamo appropriarci della terra e del denaro che i ricchi hanno in eccesso e darne a chi ne ha bisogno, a chi vive nel bisogno. L'unico modo per difendere e salvare la Rivoluzione è spingerla fino all’estremo e poi oltre, e non è mai abbastanza lontano per me. Poi, il cittadino Marat è morto, con l’acciaio nel cuore, indolore, quando egli ebbe una vita dolorosa. Mi manca. Non c’è più nessuno di cui fidarsi. È per questo che ho accettato di diventare direttore del suo giornale quando il suo personale mi ha chiesto di "mantenere accesa la fiamma brillante". Così, quando quell’impotente escrementizia conformista di Robespierre e la sua banda giacobina bandirono le donne dal pubblico potere, abbiamo portato avanti la causa. Volevano la libertà solo per se stessi. Scrissi che quei profughi dal lebbrosario della reazione avrebbero dovuto essere suonati e gettati a calci di testa prima nella fogna più vicina. In cambio, persuasero la vedova di Marat, Catherine, a denunciarmi al tribunale rivoluzionario aver tentato di infangare la memoria di suo marito. Povera, dolce Catherine, il dolore assume molte forme. Voleva proteggere la fama del marito, ha pensato che io stessi cercando di portargliela via in qualche modo. Rifuggo la fama! Il suo costo è sempre troppo alto!
La scorsa notte, sono andato a passeggiare per le strade di Parigi con Georges. Solo noi due, Georges che trotterellava accanto a me annusando ogni palo e porta, e io che fumavo la pipa. Non c'è niente di meglio. Fare l'amore, forse, o fare una rivoluzione, ma con una rivoluzione, devi essere nel giusto. Era una notte chiara, e le strade vuote, ma quando abbiamo passato Chiesa di S. Nicola, è successo qualcosa di starno. Stavo camminando, ma all'improvviso non riuscivo a sentire i miei passi, non uno, silenzio. Ero un morto che cammina. Nient’altro.
Domani, davanti al tribunale dei brontoloni, non farò alcun tentativo per difendermi. Questo non significa che resterò in silenzio - quello mai. Farò quello che sono nato per fare, attaccare. Se il verdetto di quel gruppo di teste di pesce marcio sarà contro di me, morirò come l’amico Marat, colpito da una mano migliore, la mia!
É stata una confessione ricca dopo tutto, amici, merita un po' di penitenza - almeno cinque Ave Maria e ventisei Amen. Dopo tutto, ho predicato rivoluzione e sedizione, macellato un Re e altri, vissuto nel peccato, e probabilmente affonderò ancora di più in esso uccidendomi. Agli occhi della Chiesa, è un record di fallimento al cento per cento. Ma il giorno del giudizio, mi aspetto di trovarmi di fronte al mio Dio con una giustificazione. Non mi condanno e non sarò condannato. E così Amen. Se questo sarà l’ultimo Amen, vado volentieri. Mia moglie e mio figlio piangeranno, lo so. Georges, qui, ululerà un po’, vero, piccolo? I miei amici si fermeranno, scuoteranno la testa, e andranno avanti. Perché a loro tocca la parte più difficile. Vivere bene è molto più difficile che morire bene. Ho tentato, per contribuire a creare un popolo che sia scettico, razionale, critico, non facilmente ingannabile o impressionabile, in una parola, un popolo libero, ingovernabile. É un sogno, naturalmente, ma ho avuto la fortuna di aver vissuto momenti che hanno fatto sembrare possibile il sogno, e solo per un momento, abbiamo smesso di essere me stesso e il mio, voi e il vostro, noi e loro, e ci siamo invece visti come eguali nella nostra comune umanità. Siamo di quella generazione che ha così tanto trasformato il mondo che le notti ed i giorni futuri non saranno più gli stessi. Noi, poveri uomini e donne goffi, abbiamo capovolto il mondo, l’abbiamo rivoltato dentro e fuori, su e giù.
Un'ultima parola dal mio ultimo sermone. La Rivoluzione non è completa, è appena iniziata. Difendetela. Non sedete in disparte, agite! Senza azione non c’è vita. Senza vita non c’è perfezione. Senza perfezione, non v’è pace eterna né libertà. Poiché Dio è un potere attivo e noi perseguiamo la Sua opera combattendo le grandi battaglie: la luce contro le tenebre, l'amore contro l'egoismo, la rivoluzione contro la reazione, la vita contro la morte. Andiamo Georges, è ora della nostra passeggiata.
Edited by Ida59 - 19/11/2012, 09:48