Il Calderone di Severus

Gabrix1967 - Nuove prospettive, Tipologia: one-shot - Rating: per tutti - Genere: drammatico, introspettivo - Personaggi: Severus Piton, Rubeus Hagrid - Pairing: nessuno - Epoca: Post 7° anno - Avvertimenti:AU

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view post Posted on 25/7/2022, 18:09
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GabrixSnape

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Titolo: Nuove prospettive
Autore/data: Gabrix1967 – Luglio 2022
Tipologia: one-shot
Rating: per tutti
Genere: drammatico, introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Rubeus Hagrid
Pairing: nessuno
Epoche: Dopo Seconda Guerra Magica
Avvertimenti:AU

Riassunto: "Quella riconoscenza, a cui le parole che non era avvezzo a pronunciare non riuscivano a dare voce, aveva spronato il mago a reagire al veleno che lo intossicava e gli aveva dato il coraggio e il desiderio di rinnovare la propria vita iniziando dai gesti più semplici."

Nota 1: Scritta per la sfida 15 anni con Severus - Luglio.

Campione della Scuola di Beauxbatons

Caratteri: 33.984

Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I personaggi originali, i luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.

Nuove prospettive



Qualcuno bussò alla porta con tanta veemenza che, per un istante, Severus temette di vedersela cadere nel centro del salotto. Si era alzato da poco e si preparava ad affrontare il nuovo giorno con lo stesso spirito rinnovato, che gli scaldava il cuore da quando era rientrato a Hogwarts dopo la lunga degenza al San Mungo, e il medesimo preciso obiettivo: riuscire a rendere memorabile la gratitudine nei confronti di chi, accogliendolo di nuovo al castello, l’aveva curato con affetto e attenzioni che in passato non avrebbe mai osato sperare di ricevere.
Quella riconoscenza, a cui le parole che non era avvezzo a pronunciare non riuscivano a dare voce, aveva spronato il mago a reagire al veleno che lo intossicava e gli aveva dato il coraggio e il desiderio di rinnovare la propria vita iniziando dai gesti più semplici.
La nuova forza, che gli derivava dal sentirsi finalmente accettato e compreso, gli aveva consentito finalmente di guardare oltre le bende che celavano il collo orrendamente deturpato. La prima volta, un’atroce vertigine l’aveva attirato nei segni circolari che le zanne di Nagini avevano impresso sulla sua pelle, come se, da quelli, gli occhi del rettile potessero ancora guardarlo, con quelle terrificanti iridi nelle quali si era rispecchiato un attimo prima di sentire che la morte stava arrivando. Col passare dei giorni, lo stordimento che lo coglieva alla vista della ferita era andato scemando.
Sovrappensiero, Severus passò davanti allo specchio appeso all'ingresso del suo appartamento e sollevò la testa in un gesto che ormai ripeteva per mettersi alla prova, ma venne subito distratto da altri colpi alla porta.

“Professore, ci sei?”
La voce di Hagrid lo richiamò alla realtà.
Cosa poteva volere da lui così presto, si domandò il mago andando ad aprire.
Ma prima di avviarsi verso la porta, i suoi occhi furono rapiti dal sottile volumetto, rilegato con una copertina in pelle dai toni pastello, che da qualche tempo aveva portato via dalla Biblioteca e ora giaceva sulla piccola mensola sotto lo specchio.
A quel libriccino aveva legato il successo dell’iniziativa che gli stava a cuore.
Infatti, quando Severus aveva ripreso le sue vecchie abitudini, la Biblioteca, da sempre uno dei suoi luoghi preferiti, era stato il primo posto per il quale il mago aveva cominciato a lasciare il suo appartamento. Ormai libero dagli impegni che prima della guerra avevano gravato sulle sue giornate, vi trascorreva tutto il tempo che desiderava.
Le forze tardavano a tornare e non si sentiva in grado di affrontare i percorsi nei territori del castello. Così Severus si era dedicato ad una delle sue attività favorite: lo studio. In fondo, uno dei pochi privilegi dei convalescenti è quello di potersi dedicare ai propri interessi senza essere distratti dagli obblighi. Per questo motivo il mago non stupì i colleghi con le lunghe permanenze tra i libri e, ancor meno, con il fatto che s’intrattenesse tanto nella Sezione Proibita.
Quest’ultima, in realtà, non conteneva solo opere cariche di Magia Oscura. Anni addietro, Silente aveva confidato a Severus di avervi nascosto alcuni volumetti curiosi, acquistati durante i suoi viaggi all’estero e contenenti alcuni incantesimi e ricette per pozioni che il vecchio preside aveva ambiguamente definito “dilettevoli”. A quelli aveva pensato il mago quando, quasi casualmente, aveva varcato la soglia della Biblioteca per la prima volta dopo la malattia. Forse, anche se solo inconsciamente, cercava un modo per affrancarsi dai pesi del passato. Così, aggirandosi per i lunghi corridoi angusti del reparto accessibile a pochi, osservando le ingombre scaffalature che occupavano ogni spazio fino al soffitto, era stato colto da una sorta di vertigine. In quel momento, riportando velocemente lo sguardo verso il basso, l’aveva visto. Era un libro dall’apparenza stranamente gioiosa per il contesto in cui si trovava, con una copertina frivola e leziosa che sembrava rubare lo spazio ai più cupi, massicci e sinistri volumi che gli stavano accanto.

I colpi non cessavano, anzi si erano fatti più insistenti.
Non si aspettava quella visita di prima mattina, tuttavia, quasi a volersene solo momentaneamente congedare, appoggiò la mano sul curioso trattato, pieno di ricette dagli effetti che prima di quel momento non avrebbe mai trovato interessanti, e, finalmente, si decise ad aprire.
Nell’oscurità del corridoio, indistinguibile se non per la sua sagoma enorme, c’era Hagrid con il pugno sollevato e pronto ad abbattersi ancora sul legno.
L’omone fece un passo in avanti, piegandosi leggermente per passare sotto l’arco e, nel movimento, portò con sé una folata di aria fredda mentre i numerosi fiocchi di neve che gli piovevano dalle spalle sparivano al contatto con il vello tiepido dell’ampio tappeto che ricopriva il pavimento.
Severus lo guardò indeciso. Non era stupito di vedere Hagrid, che da qualche tempo lo aiutava a realizzare il progetto che gli stava tanto a cuore, ma non era sicuro di cosa significasse quella visita di mattina presto. Anche Hagrid sembrava incerto: con espressione esitante spostava nervosamente il peso del corpo da un piede all’altro, senza decidersi a parlare. Finalmente, rotto ogni indugio, come un grosso grizzly, si scosse dalla barba e dai capelli la neve e sospirò, gravemente.
“Le hanno rubate,” sbottò poi, agitato. “Tutte!” sottolineò, un attimo prima di coprirsi il volto con le manone callose. Ai suoi piedi, la neve, che sciogliendosi gli aveva bagnato i vestiti, stava modellando sul tappeto un’ampia chiazza scura e dai vaghi contorni, come un presentimento che prendeva forma.

Severus sgranò gli occhi. Di tutte le notizie che aveva paura di dover apprendere, quella, al momento, era la più temuta.
“Ma come è possibile? Mi avevi detto di averle nascoste in un posto sicuro!” esclamò, fissando uno sguardo penetrante sul volto arrossato di Rubeus.
Il mago era sopraffatto dal disappunto e dalla preoccupazione, ma cercava di contenersi per non mortificare ulteriormente il già avvilito Mezzogigante. Tuttavia, era evidente che si dovesse affrontare immediatamente il problema della sparizione della Burrobirra miscelata alla pozione che provava a mettere a punto, e cioè l’esperimento al quale si stava dedicando e che, in quegli ultimi mesi, aveva assorbito tutte le sue energie.
Fece strada all’ospite inatteso, conducendolo accanto al camino per riscaldarsi e, passando accanto alla mensola, con un gesto meccanico afferrò il libro.

Hagrid prese posto sul divano, mettendone a dura prova la struttura abituata a sostenere pesi ben più lievi. Uno scricchiolio sinistro, come un gemito di aiuto, si produsse dai legni tesi, e il Mezzogigante saltò su, imbarazzato.
“Posso rimanerci in piedi,” mormorò, guardandosi le punte arrotondate degli enormi stivali.
“Non dire sciocchezze e accomodati,” intimò il mago burberamente, lanciando verso il divano qualche incantesimo che con tutta evidenza ne consolidò la struttura, perché, quando Hagrid tornò a sedersi, quello non fiatò più.
“Non abbiamo tempo da perdere, raccontami com’è andata,” lo esortò, poi, sperando di venire a capo della situazione.
E, nel mentre attendeva di conoscere i particolari dell’incidente, scorreva tra le dita le pagine del libro, che teneva sulle ginocchia.
Hagrid scosse desolatamente il faccione irsuto.
“Ci ho parlato troppo a quello lì,” esordì poi con un sospiro. “Ieri a Diagon Alley ho incontrato tanti maghi che non sapevo se erano ancora vivi dopo la guerra. Che sorpresa! Mentre andavo dallo speziale per comprare le erbe che mi hai chiesto, ho incontrato prima Theophilus Brown, un amico mio di tanto tempo fa. È stato con me a Hogwarts quando ci studiavo pure io…”
Il Mezzogigante si bloccò improvvisamente. Mentre si sforzava di mettere insieme le parole per spiegare la situazione, aveva visto il volto di Severus farsi impaziente. E infatti Severus non sembrava affatto contento di tutti quei particolari.
“Vieni al punto, dimmi cosa hai raccontato e a chi!” lo sollecitò, irritato.
“Lo so, ho fatto un bel guaio,” riprese Hagrid sempre più avvilito. “Dopo che sono tornato al Paiolo Magico ero tutto contento e mi sono fermato a bere qualche bicchiere di Whisky Incendiario, ma forse ne ho bevuto troppo perché, a un certo punto, allegro come stavo, ho cominciato a raccontarcelo all’oste della Burrobirra nostra. E come era interessato quello del locale quando ha saputo che niente di meno che il professor Piton di Hogwarts stava sperimentando una pozione che rendeva la bevanda capace di far vedere cose belle alle persone che la tracannavano! Mi ha chiesto se potevamo darcela pure a lui un po’ di quella Burrobirra, che dopo la guerra tutti i locali di Diagon Alley mica c’hanno troppi clienti. La gente ha ancora paura di andarsene in giro. Ma io ci ho detto che non ce la potevamo dare a lui, perché serviva solo per ringraziare i professori di Hogwarts e poi doveva stare ancora nascosta fino a quando il professore la provava e vedeva se andava bene. E lui mi ha detto che, se l’aveva fatta il professor Piton che è il miglior Pozionista del mondo magico, non poteva essere sbagliata. E io ero contento e ci ho risposto che però, proprio perché è bravo, il professore vuole essere certo che la Burrobirra non fa male alla gente e mi ha chiesto di tenerla nascosta fino a quando non è sicura. E quello mi ha domandato se l’aveva nascosta proprio il professore, e io, che ero troppo felice di aiutare, ci ho detto che l’ho nascosta io nelle botti che ho seppellito nel mio campo di zucche vicino alla capanna.”

Severus non poteva credere alle proprie orecchie! Si colpi la fronte con la mano, scuotendo mestamente il capo mentre sul suo volto si alternavano le emozioni.
Era passato dall’iniziale apprensione a una profonda incredulità, per sfociare nella più nera disperazione e, infine, arrendersi a un insopprimibile disappunto.
“Gli hai detto proprio tutto, ecco perché le hanno trovate!” tuonò. Ma la sua aria preoccupata stemperava il brusco rimprovero. In fondo, il mago si sentiva il vero responsabile di quella situazione. Si era fidato di una persona troppo ingenua per essere affidabile quanto avrebbe desiderato. Nel suo passato di spia, di Mangiamorte e, soprattutto di Pozionista, non si sarebbe mai avvalso della collaborazione di qualcuno così incline alle confidenze e neppure avrebbe corso il rischio di mettere in circolazione sostanze che avrebbero potuto creare incidenti, anche se di natura non grave. La libertà di manifestare le proprie emozioni e di ammettere le proprie vulnerabilità non gli dava accesso a una condizione di vita più semplice di quella a cui la nuova fama di eroe l’aveva strappato. Vivere nell’ombra, mascherare i propri sentimenti, mantenere le distanze da tutti, era ancora ciò che gli riusciva più facile, non fosse altro che perché era abituato a ciò da sempre, considerò demoralizzato.

Il fatto che Silente avesse ritenuto Hagrid all’altezza di missioni delicate non era un argomento dal quale Severus avrebbe dovuto farsi convincere. Inoltre, avrebbe dovuto capirlo da subito che le stranezze del Mezzogigante, quanto ad affetti e momenti felici, avrebbero intralciato il buon esito della Pozione da fondere alla Burrobirra. Invece, si era dovuto trovare di fronte eserciti di Acromantule, giochi nella Foresta Proibita con cani a tre teste, diverbi con Ippogrifi irascibili, Petardi Cinesi rampanti e altre bestie pericolose, prima di considerare l’ipotesi di provare personalmente a isolare un pensiero felice per quel filtro magico, reso particolarmente complesso proprio perché contenente un elemento tanto instabile come un ricordo felice.
Tuttavia, ringraziare gli insegnanti di Hogwarts che si erano prodigati tanto per lui, accogliendolo di nuovo nella scuola e curandolo, era diventata quasi un’ossessione, per questo non si era ancora arreso ai primi fallimenti, benché nella delicata materia dei sentimenti si sentisse irrimediabilmente impreparato.
Eppure, quando aveva esaminato il curioso volumetto portato via dalla Sezione Proibita della Biblioteca di Hogwarts, Severus si era subito lasciato attrarre da quella semplice formula, che impiegava ingredienti comuni e facilmente reperibili. Sapeva che Hagrid non avrebbe creato alcun problema, se gli avesse chiesto di acquistargli la Burrobirra necessaria per ciò che nel libro era chiamata la Bevanda dell’Amicizia, che richiedeva appunto una base di Burrobirra a cui aggiungere una pozione il cui effetto era, una volta assaporata la bevanda risultante, quello di sviluppare immagini collettive, prodotte proprio dal ricordo felice isolato, e un sentimento di affetto e confidenza, comune ai degustatori presenti.
Come si sentiva ingenuo e inadeguato, ora che era stato messo di fronte all’incresciosa sparizione! Come aveva potuto considerare che una bevanda dal nome così sciocco avrebbe davvero potuto sopperire ad anni di silenzio e isolamento? Il ritorno alla vita e la scoperta del nuovo affetto che lo circonda avevano provocato nel mago emozioni così intense e positive che talvolta sfuggivano anche al suo perfetto autocontrollo. L’entusiasmo per quella banale mistura ne era un esempio evidente.

“Quale parte del monito sulla segretezza di questa missione non ti era chiaro?” sibilò, irrequieto.
Ma era ingiusto continuare a prendersela con Hagrid quando la causa dell’incidente era in realtà la propria contingente e fastidiosa emotività.
Severus sapeva di essersi rivolto a lui per l’entusiasmo che l’aveva sempre contraddistinto e non per la sua affidabilità, né per la sua riservatezza. Per il fervore e la buona fede che il suo animo da bambino troppo cresciuto avevano sempre rivelato e non per la sua prudenza né per la sua discrezione. Mai, prima di quel particolare momento della propria esistenza, il mago aveva sentito tanto il bisogno di nutrirsi di quella irrazionale fiducia nel prossimo che Rubeus da sempre dispensava a piene mani.
In ogni caso, a quel punto, era troppo tardi per continuare a recriminare: c’erano quattro botti di Burrobirra sperimentale distribuite per i locali di Diagon Alley, e pur riconoscendo di essere stato sempre un abile Occlumante, cosa che in quell’occasione era fondamentale per tenere il pensiero adatto separato dagli altri, il mago si sentiva ancora molto debole e vulnerabile per poter essere certo della buona riuscita della Pozione.
Il pensiero felice sul quale si era concentrato era davvero idoneo ad attivare la Pozione? Era questo ciò su cui bisognava concentrarsi.

“Professore, che ci devo dire ancora? Mi dispiace! Quando stamattina presto ho sentito le voci che si allontanavano dall’orto, sono saltato giù dal letto e mi sono accorto di quello che avevo combinato e sono corso subito qui” esclamò Hagrid. Non sopportava le lunghe pause di riflessione del mago; sembrava temerle.
“So che ti dispiace!”
Ora il tono di Severus si era fatto spicciativo.
Aveva lanciato una rapida occhiata all’orologio e si era accorto che Hagrid era lì quasi da un’ora. Se gli osti e i ristoratori, a cui probabilmente erano state distribuite le scorte di Burrobirra trafugata, pensavano di usarla per attirare altra clientela, era necessario intervenire prima che Diagon Alley si riempisse di gente.

“Dobbiamo sbrigarci!” esclamò, facendo appello a tutte le sue forze.
Qualche minuto dopo, raggiunto insieme il grande cancello di ingresso del castello, Severus guardò significativamente Hagrid che, quasi rispondendo meccanicamente al muto invito rivoltogli, gli appoggiò l’enorme mano sull’avambraccio.

*****


Si materializzarono in un vicolo di Diagon Alley e subito vennero raggiunti da voci scomposte e urla. Hagrid interruppe il contatto con il mago e portò istintivamente gli occhi al cielo, avvertendo una strana sensazione.
Sospesi sopra i negozi della via principale e le case dai tetti spioventi di Diagon Alley, immondi enormi serpenti con le zanne sfoderate si muovevano sinuosamente nell’aria così come avrebbero strisciato se fossero stati al suolo, poi, s’innalzavano verso il cielo per sferrare attacchi in picchiata. Le enormi bocche spalancate piovevano dall’alto per dissolversi tra le case e le strette strade, come spesse nubi di vapore soffiate da entità invisibili.

“Cosa abbiamo combinato!” mormorò sommessamente il mago, resistendo alla vertigine che lo aveva scosso. Poi, raccolto lo sguardo sbigottito di Hagrid, corse verso il cuore del villaggio, seguito dal tonfo dei suoi passi pesanti che affondavano nella neve.
Ancora una volta, qualcosa era andato storto.
La grande emotività, che impediva al mago di riprendere padronanza sui propri sentimenti, doveva aver fatto prevalere sul ricordo positivo delle cure ricevute quello negativo della causa che le aveva rese necessarie.
Come in un’orrenda replica dell’incubo che lo strappava al sonno tutte le notti, Severus osservava sgomento i cloni di Nagini che aleggiavano su Diagon Alley, come un monito di ciò che poteva essere e a cui il mondo magico era invece sfuggito.
Di sotto, in strada, inconsapevoli responsabili di quelle apparizioni, i degustatori della Burrobirra, addizionata alla Pozione instabile, fuggivano per sottrarsi agli orrendi assalitori incorporei. In ogni caso, non avrebbero potuto subire altro danno oltre al terrore che stavano provando, ma non ne erano consapevoli.
L’evanescente visione, che avrebbe dovuto essere piacevole e accogliente come il soccorso ricevuto dal mago dai suoi colleghi, invece stava scatenando paura e scompiglio nella placida Diagon Alley, così come i seguaci di Voldemort avevano fatto fino alla scomparsa del loro capo.

Hagrid raggiunse Severus. Per una volta, il suo sguardo appariva consapevole. Lo osservò mentre, pallido per lo sforzo, con qualche incantesimo faceva scomparire le visioni. Ma Nagini continuava a replicarsi, fuoriuscendo da alcuni locali: evidentemente quelli in cui era stata servita la Burrobirra che avevano creato insieme.
Così il Mezzogigante, lasciato al suo compagno il compito di controllare la situazione in strada, corse a recuperare i barili trafugati e ogni boccale utilizzato per la degustazione.

Nella via, i pochi malcapitati erano accovacciati, come se, proteggendosi la testa, avessero davvero potuto salvarsi da quel mostro se fosse stato reale.
Severus vide arrivare Hagrid con le botti e un sacco che constatò contenere i bicchieri che aveva raccolto dai banconi e dai tavoli, pochi in verità.
“Dentro ai locali ho pulito tutto …,” mormorò, provando a schivare l’ennesimo enorme rettile che sopraggiungeva in picchiata dall’alto. Ma si mosse troppo lentamente e la copia immateriale di Nagini, come una nuvola di gesso soffiata dal vento, gli esplose sul petto, dissolvendosi poco dopo.
Il mago impugnò la bacchetta e distrusse le botti.
Evanesco!” comandò, poi.
Quando ogni traccia della mistura che avevano creato scomparve dai boccali, anche le ultime apparizioni di Nagini svanirono nell’aria.
“Che ci facciamo a loro, adesso?” chiese allora il Mezzogigante, osservando la gente accovacciata in strada, che non osava guardare ciò che stava accadendo.
“A loro penso io, tu riporta i bicchieri ai locali,” lo rassicurò Severus, benché si sentisse molto stanco.
Oblivion!” Hagrid sentì ripetere più volte a mezza voce mentre si allontanava e Piton rivolgeva la bacchetta in giro, colpendo con il suo incantesimo tutti i presenti.
Un istante dopo, come risvegliati da un sogno, i maghi si rialzarono, scambiandosi occhiate interrogative.
L’oste del Paiolo Magico accolse l'arrivo di Hagrid in strada con sguardo accigliato, ma incrociando la solita espressione bonaria di uno dei suoi migliori clienti e amici, si guardò un’altra volta intorno e, non ricordando davvero perché avrebbe preferito non incontrarlo, si congedò per rientrare nel suo locale.
Il Mezzogigante scosse il capo.
“Meno male che ci hai rimediato tu,” disse, rivolgendo a Severus uno sguardo colpevole.
Il mago avrebbe voluto rivolgergli una frase di incoraggiamento. Si sentiva responsabile per aver coinvolto una persona tanto gentile e semplice in un’impresa dai risvolti incerti che si era tradotta in un vero fallimento, ma non riuscì nell’intento. Abbassò la testa e s’incamminò.
Sul fondo della via, il bianco immacolato del torreggiante edificio della Gringott si fondeva con quello dei tetti innevati dei locali e delle case e al medesimo colore con il quale la neve aveva dipinto la strada.
Hagrid rimase indietro, deciso a lasciarlo andare. La mattinata era stata già troppo frenetica per un convalescente, pensò, comprendendo che il professore aveva bisogno di starsene un po’ tranquillo.
Ora che il disastro era stato rimediato, non c’era altro da temere. Così, osservò la sagoma scura e sottile allontanarsi da lui e, man mano che la distanza cresceva, vide che il bianco che la circondava sembrava quasi una emanazione luminosa della nera figura. Non se ne stupì. Da sempre attratto dalle creature dalle quali tutti fuggivano, il Mezzogigante pensò che anche per lo scontroso mago fosse arrivato il momento di mostrare agli altri la sua vera natura, quella che lui, anche fidandosi del giudizio di Silente, aveva sempre riconosciuto.
“Non ti stancare troppo, professore!” urlò, facendo girare i pochi passanti infreddoliti, ma non Severus, che continuò assorto per la sua strada. Quindi, si voltò dalla parte opposta della strada, deciso ad andare a bere qualcosa di caldo.

*****


Severus vagò senza meta per le strade di Diagon Alley, fermandosi a riprender fiato davanti alle vetrine dei negozi, sentendosi a tratti troppo infreddolito e stanco per proseguire, ma scoprendosi ogni volta troppo avvilito per trovare il coraggio di entrare a ripararsi e ristorarsi.
Davanti all’ingresso della Gazzetta del Profeta, scorrendo velocemente i titoli di prima pagina dell’edizione del mattino affissa in bacheca, si stupì di quanto interesse suscitasse ancora la storia dell’ex Mangiamorte, già professore di Pozioni e preside di Hogwarts, che aveva aiutato il Prescelto a sconfiggere il più potente mago oscuro di tutti i tempi.
Era la sua storia, ma stentava sempre a riconoscerla nelle parole ridondanti del giornalista di turno: troppo cariche di entusiasmo, grondanti congetture, il più delle volte infondate, a tratti svenevoli. Il mago sapeva di aver fatto solo ciò che doveva, ciò che ognuno, nella sua posizione, avrebbe fatto. Qualunque definizione gli era sempre stata stretta: ciò che era, o era diventato, era solo frutto del concatenarsi di eventi che si erano succeduti negli anni.
Per questo non si capacitava del fatto che, durante il lungo periodo di degenza al San Mungo, in molti si fossero dovuti adoperare per tenerlo al riparo da giornalisti e da fotografi, a caccia di particolari sensazionali della vicenda o di immagini dell’eroe di guerra, che non fossero di repertorio.
In seguito, quando era rientrato al castello, Severus aveva dovuto vedersela con alcuni di quelli sciacalli, pronti a offrire qualunque ricompensa per una notizia o una fotografia che fruttasse un titolo a caratteri cubitali sulla cartastraccia con la quale collaboravano, ma completamente disinteressati al suo compromesso stato di salute.
E anche oggi, a circa sei mesi dall’accaduto, la sua storia era in prima pagina: Cosa si nasconde dietro l’ostinato silenzio del più discusso degli eroi dell’ultima guerra magica?
Una foto di molti anni prima completava il titolo, e una didascalia più sotto annunciava grandi rivelazioni nelle pagine centrali.
Il mago scosse stancamente il capo. Sarebbe mai calato il sipario sul suo terribile passato?
“Non ci dare retta, professore!”
La frase, accompagnata da una pesante pacca sulla spalla, non lasciava a Severus alcun dubbio circa l’identità del nuovo arrivato. Sapeva che la tregua non sarebbe durata troppo, aveva previsto che Rubeus non l’avrebbe lasciato da solo per troppo tempo.
Nei mesi trascorsi dopo l’Ultima Guerra Magica, il mago aveva avuto il tempo di assuefarsi alle eccentriche cure di quell’individuo.
“Per la barba di Merlino, Hagrid, quante volte devo dirti che quella spalla mi fa ancora male?”
“Ci hai ragione, professore: me lo scordo sempre!” affermò Hagrid, mortificato ma anche visibilmente compiaciuto per averlo ritrovato facilmente. Non ne faceva proprio una giusta, ma si sentiva infallibile quando si trattava di trovare qualcuno.
Severus lanciò ad Hagrid un’occhiata comprensiva: non era facile stare accanto a chi era venuto fuori dall’inferno.
“Ho bisogno di qualcosa da bere,” mormorò poi svogliatamente, ben sapendo che non sarebbe stato lasciato da solo.
Anche se abbattuto per quanto era successo, Hagrid non gli avrebbe fatto mancare la sua compagnia.
“Stavo per chiedercelo io!” dichiarò il Mezzogigante con ritrovato entusiasmo, seguendo Severus verso uno dei numerosi locali del vicolo.

*****


A Diagon Alley era tornata la calma. Pochi maghi si aggiravano per le strade fredde di mezzo autunno.
“Due Burrobirre,” ordinò Severus, passando davanti al bancone per andarsi a sedere a un tavolo accanto alla finestra e, al pensiero dello scampato pericolo, un sorriso traverso gli tagliò il volto.
“Raccontami di nuovo di come mi hai trovato,” mormorò assorto. Quindi, dopo aver sollevato il boccale, bevve una lunga sorsata della bevanda dolce e ambrata.
“Ma la professoressa McGranitt dice che non ci fa bene al professo Piton di pensare a queste cose!” protestò debolmente Hagrid.
“Lascia che decida da solo cosa mi fa bene e cosa no!” ribatté seccamente Severus. E subito si pentì di aver usato un tono così brusco con quella persona disponibile, che cercava in tutti i modi di assecondarlo.
Il fatto era che per il mago, il racconto di Hagrid era come una nenia magica che lo consolava, strappandolo al pozzo buio e profondo in cui gli strascichi dell’ultima notte della vecchia vita lo tenevano prigioniero.
Lo confortava il pensiero che, quando ormai pensava di essere sul punto di morire, qualcuno era arrivato in suo soccorso, offrendogli un nuovo inizio.
Il faccione rubizzo di Hagrid, coperto per metà da peli ispidi, abbandonò l’aria pensierosa e si abbandonò a un sorriso rassicurante.
“E va bene, professore: mi hai convinto!” esclamò, prima di assumere un’espressione seria, come si confà alle persone chiamate a svolgere un’importante missione.

Quando Harry ha sconfitto Voldemort, noi altri contavamo i morti e i feriti. A un certo punto ho sentito un canto dolcissimo venire dal cielo e ho guardato sopra. Mica ci potevo credere quando l’ho vista. Ma l’uccello che stava sopra di me era proprio la fenice che Silente teneva nel suo ufficio.
Severus era soggiogato dalle parole di Hagrid, che lo rincuoravano come il potente canto della fenice per i giusti e con gli audaci. Il loro suono faceva dileguare, per qualche momento, l’immagine delle tremende zanne di Nagini, che si era impressa sulle sue retine.
Hagrid non si accorse delle emozioni che si alternavano sul viso dell’algido professore e proseguì.

Lo strano è che sembra che l’ho vista solo io Fanny. Nessun altro, me solamente. Allora ho capito che voleva che la seguivo e ho cominciato a camminare con lei di sopra. Pure che ho i piedi grandi, ho faticato per starle al passo, e a un certo punto le ho detto che stava andando troppo veloce, ma quella non ha rallentato. Dopo ho capito che era importante arrivare in tempo ...
Severus immaginò la scena, che a ogni racconto si riempiva di nuovi particolari. Avvertì la sensazione di strozzamento provata nella bolla a pochi centimetri da Nagini e immaginò i pesanti piedi di Hagrid lasciare impronte nel terreno, profonde come i segni delle zanne sul suo collo: quelli che non andavano via, a monito di quanto era accaduto e della fine che poteva arrivare.
Hagrid continuava. La parte più avvincente doveva ancora venire.

Sono arrivato alla Stamberga Strillante che non ce lo sapevo perché la fenice mi aveva portato lì. Sono entrato, ma un poco avevo paura, dopo tutto quello che era successo. Ho visto Fanny che volava verso un fagotto nero che stava a terra e l’ho seguita. Ero tutto sudato per la corsa e non vedevo niente per quanto era buio. Poi la fenice ha lasciato cadere le sue lacrime e lì mi sono accorto che a terra c’eri tu, professore. Quanto eri bianco! Pensavo che morivi… Ma poi la ferita ha cominciato a chiudersi e il sangue ha smesso di uscire. Allora ti ho raccolto e ti ho portato al castello. Madama Chips ti ha curato, poi ti abbiamo portato all’ospedale.
Hagrid si commosse come sempre sul finale del suo racconto e guardò il collo di Severus, dove i segni del morso di Nagini spiccavano sul biancore della pelle.

“Non hai dubitato nemmeno un istante di ciò che stavi facendo? Non hai pensato nemmeno per un momento che fosse meglio lasciarmi lì?” domandò il mago.
“Devo tutto a Silente. Se non mi accoglieva come guardacaccia a Hogwarts, ero bello e finito. Non ho mai dubitato di lui, e se attraverso la sua fenice mi manda a salvarti, io ci vengo!”
L’espressione sincera di Hagrid, illuminò il suo faccione sorridente. Gli anni e le avversità non l’avevano mai cambiato. Ora che la Burrobirra gli aveva sciolto la lingua, era solo più rilassato.

“Il resto lo sai … Professore, io e te ci conosciamo da quando eri uno scricciolo, non potevo permettere che ti succedeva qualcosa di male,” affermò commosso, con il tono affettuoso di chi non è abituato a parlare tanto di sentimenti. “Ne hai passate tante anche tu,” proseguì turbato.
Severus non rispose. Il richiamo ai suoi anni a Hogwarts e alle sue scelte sbagliate era una stilettata dritta nel cuore, anche ora che i conti con il passato potevano dirsi chiusi in pareggio. Osservò il Mezzogigante sollevare un’enorme mano per aria per ordinare un’altra Burrobirra e valutò che non c’erano dubbi che, con quella forza, fosse riuscito a trasportarlo a braccia, quasi esanime, dalla Stamberga Strillante al Castello.
Severus avvertì di nuovo la sensazione delle forti braccia di Hagrid che lo sorreggevano. Come in un sogno, all’orecchio gli arrivarono le voci concitate di qualcuno. Poi percepì l’odore pungente di qualche filtro disinfettante e la morbidezza di lenzuola pulite, ma, di nuovo, la sua mente gli sbattè in faccia l’alito di morte dell’immondo serpente.
Mentre Hagrid gli sorrideva, soddisfatto di averlo accontentato ancora una volta, Severus pensò che non avrebbe mai potuto dimenticare quell’odore nauseabondo.

È un privilegio delle menti semplici quello di accontentarsi di ciò che appare, senza interrogarsi sugli effetti profondi del loro agire, senza valutare le sfumature o le alternative. A Severus quella semplicità era sempre mancata: forse questa era la vera ragione per la quale aveva coinvolto Hagrid in quella sciocca missione. Chi altri si sarebbe fermato solo alle buone intenzioni, senza pensare a ciò che avrebbero potuto comportare? Nel momento di massima vulnerabilità, il mago aveva cercato la presenza di qualcuno che non volesse compatirlo, e, tanto meno, contraddirlo, ma che riuscisse a guardarlo ancora con ammirazione. Tra tutti, Hagrid era il solo che rispondesse perfettamente alla sua muta preghiera di conforto.
“Professore, che fai, non bevi?” chiese il Mezzogigante con tono leggero, constatando che il boccale di Severus era ancora pieno per metà. Evidentemente, non si era accorto degli effetti del racconto sul suo compagno.

Severus aveva lo sguardo perso nel liquido ambrato, ma davanti a sé non vedeva la fragrante Burrobirra, bensì l’enorme, luminosa bolla incantata. E, più l’osservava, più sentiva mancargli l’aria. Gli sembrava di essere bloccato: annaspava e si dibatteva.
Il rumore di vetri infranti lo risvegliò dalla terrificante visione.
Di fianco a sé vide un cameriere che, con espressione contrariata, stava eseguendo qualche incantesimo per ripulire il pavimento, e Hagrid che lo osservava preoccupato.

“Professore, ho pensato che morivi: sembrava che non riuscivi a respirare!” dichiarò sgomento.
“È passato. Mi dispiace aver dato tanto disturbo,” mormorò il mago, costernato… ma in cuor suo sapeva che non sarebbe mai passato davvero, che forse un giorno avrebbe potuto apparire più lontano, ma il ricordo di quelle zanne che affondavano nella indifesa carne del suo collo avrebbe turbato ancora molti sogni.
“Che ci facciamo ora con le scorte di Burrobirra che c’ho alla capanna?” chiese allora Hagrid, senza indugiare oltre sull’accaduto. “Ci proviamo un’altra volta a fare quella bevanda … come l’hai chiamata?” lo interrogò.
“No, lasciamo perdere la Bevanda dell’Amicizia! Offri la Burrobirra ai tuoi ospiti, io troverò un altro modo per ringraziare i colleghi di Hogwarts,” mormorò Severus, pensieroso.
E già sentiva che la strana ebrezza provata all’idea di percorrere quella strada che, a prima vista, gli era sembrata così facile, lo aveva abbandonato. Avrebbe riportato il libro al suo posto e avrebbe lasciato che il tempo gli suggerisse il modo giusto per rivelare i propri sentimenti: non era forzandosi ad esternarli che sarebbe riuscito ad esprimere la gratitudine che sentiva.
Hagrid con la sua semplicità, gliel’aveva dimostrato. Era stato sufficiente che Severus chiedesse il suo aiuto per farlo sentire accolto e apprezzato. Così com’era sempre stato sin dai tempi di Silente, il Mezzogigante amava sentirsi importante per gli altri e la gratificazione era arrivata dalla richiesta di collaborazione con uno dei maghi che aveva imparato ad apprezzare da sempre e si era trovato a difendere, anche a dispetto delle apparenze.
“Peccato,” sospirò, passandosi la mano nel barbone incolto, senza riuscire a nascondere la delusione.
“Però, se ci hai bisogno di altre commissioni a Diagon Alley o dove vuoi, puoi sempre chiedere a me!” aggiunse, mandando giù un altro sorso di Burrobirra.
La frustrazione sembrava già svanita, per fare posto a quella nuova eccitante prospettiva.
Severus sorrise, rincuorato. Rubeus sembrava appagato dall’idea delle possibili ulteriori occasioni per rendersi utile: con lui aveva trovato il modo giusto per dimostrare la propria riconoscenza.
Ora gli restava solo da pensare alla maniera più adatta per manifestarla agli altri. Sospirò, schiacciato dal peso della nuova impresa.
Ma aveva tutto il tempo necessario da dedicarle e tanta vita davanti.

Fine



Edited by Gabrix1967 - 25/7/2022, 20:12
 
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view post Posted on 17/8/2022, 16:47
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Hai scelto di combinare gli elementi della sfida di luglio in modo molto originale, rendendo subito chiaro al lettore le fondamenta della storia come se avessi spalancato una finestra e inondato di luce il mondo dei nostri amatissimi personaggi. L’avvio della vicenda è molto divertente! Sei stata bravissima a caratterizzare Hagrid: è lui in ogni manifestazione fisica e verbale (il racconto di come si sia fatto sgamare la Burrobirra ‘corretta’ è esilarante). Ma la storia si colloca nel tragicomico: l’idea fantasiosa e dilettevole di creare una Bevanda dell’Amicizia e la serie di contrattempi che si succedono a ritmo serrato, si contrappongono allo struggimento di un uomo che si trova, forse per la prima volta nella sua vita, a gestire emozioni piacevoli, avvolgenti e desidera moltissimo metterne a parte a chi gliele ha donate, pur non avendo mezzi personali per farlo (come tu scrivi:
CITAZIONE
“Quella riconoscenza, a cui le parole che non era avvezzo a pronunciare non riuscivano a dare voce,…

CITAZIONE
Il ritorno alla vita e la scoperta del nuovo affetto che lo circonda avevano provocato nel mago emozioni così intense e positive che talvolta sfuggivano anche al suo perfetto autocontrollo. L’entusiasmo per quella banale mistura ne era un esempio evidente.

Mi piace questo nuovo Severus, grato per la seconda opportunità, appagato dall’affetto recuperato, seppur incredulo spettatore del racconto che, forse per l’ennesima volta, chiede ad Hagrid di ripetergli:
CITAZIONE
“Raccontami di nuovo di come mi hai trovato,” mormorò assorto.
“Non hai dubitato nemmeno un istante di ciò che stavi facendo? Non hai pensato nemmeno per un momento che fosse meglio lasciarmi lì?” domandò il mago.

Severus ha bisogno di certezze, vuole convincersi di quanto accaduto per poter respirare a pieni polmoni l’aroma benefico e rassicurante dell’amore meritato.

CITAZIONE
È un privilegio delle menti semplici quello di accontentarsi di ciò che appare, senza interrogarsi sugli effetti profondi del loro agire, senza valutare le sfumature o le alternative. A Severus quella semplicità era sempre mancata: forse questa era la vera ragione per la quale aveva coinvolto Hagrid in quella sciocca missione. Chi altri si sarebbe fermato solo alle buone intenzioni, senza pensare a ciò che avrebbero potuto comportare? Nel momento di massima vulnerabilità, il mago aveva cercato la presenza di qualcuno che non volesse compatirlo, e, tanto meno, contraddirlo, ma che riuscisse a guardarlo ancora con ammirazione. Tra tutti, Hagrid era il solo che rispondesse perfettamente alla sua muta preghiera di conforto.

Spiegazione e considerazioni di una bellezza unica! Bravissima, Gabri!
 
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view post Posted on 20/8/2022, 10:16
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Grazie Cate, per l'apprezzamento e per le belle parole. <3
 
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view post Posted on 22/8/2022, 17:13
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Un Hagrid davvero strepitoso: lui, proprio lui, innegabilmente lui! Deliziosamete perfetto... ma anche molto commovente: brava!
 
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view post Posted on 22/8/2022, 19:18
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Grazie infinite, Ida. <3
 
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view post Posted on 8/9/2022, 17:21
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Gabrix 1967 -Nuove prospettive

Hai scritto un racconto davvero commovente e perfetto per trama e introspezione.
Mi sono innamorata di Hagrid e del rapporto che hai descritto con Severus.

Se nella prima parte ho sorriso immaginando il disastro, nella seconda parte mi sono commossa di fronte all’emotiva reazione di Hagrid e di Severus.
Hai raccontato con vero amore i cuori di due grandi uomini, tanto diversi quanto complementari, in un certo senso, e sei stata davvero brava.
Hagrid non è un personaggio facile da gestire scrivendo, ma tu ci sei riuscita, oltre tutto incastrando alla perfezione tutti i requisiti della sfida.
Ho apprezzato molto anche lo stile e la perfetta scelta delle parole, degli aggettivi e anche la simulazione del modo sgrammaticato di parlare di Hagrid, cosa non sempre facile.
Complimenti!
 
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view post Posted on 8/9/2022, 23:15
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GabrixSnape

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Grazie mille, Chiara. Hai ragione, Hagrid non è un personaggio facile. <3
 
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view post Posted on 10/9/2022, 16:23
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Ho trovato la tua storia veramente gradevole. Mi è piaciuto tantissimo come hai utilizzato la Burrobirra.
Ma soprattutto mi è piaciuto tantissimo come hai saputo far emergere l'animo di Hagrid - bravissima anche nell'essere riuscita a rendere il suo linguaggio - e farlo interagire con Severus.
Veramente una bella storia, con un'ottima idea di fondo!
 
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view post Posted on 11/9/2022, 11:15
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GabrixSnape

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Grazie mille Alaide. Mi fa molto piacere sapere che il racconto ti è piaciuto.
 
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