Il Calderone di Severus

ellyson - I consigli di Severus Piton, Tipologia: on shot - Genere: Generico - Personaggi:Severus, Pomona Sprite, Hermione Granger, Igor - Epoca: 4 Anno

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view post Posted on 25/5/2022, 09:09
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Titolo: I consigli di Severus Piton
Autore: ellyson
Beta reader: Querthe
Tipologia: one-shot
Rating: per tutti
Genere: Generico
Personaggi: Severus, Pomona Sprite, Hermione Granger, Igor Karkaroff, Hagrid, Silente
Pairing: nessuno
Epoca: 4° anno
Avvertimenti: nessuno

Riassunto:
- Il nostro ruolo non è semplice, Severus. Non hai mentito, hai protetto Pomona da una verità che non è ancora pronta ad accettare. Hai consolato una studentessa in difficoltà e rassicurato un collega. – gli sorrise - Un giorno potresti prendere il mio posto.

Nota: Storia scritta per la Sfida di Maggio, nell’ambito della “15 anni con Severus”.

Storia fuori gara per Durmstrang

Caratteri: 27.655


Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I personaggi originali, i luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.


I consigli di Severus Piton


Hogsmeade era insolitamente silenziosa quel Sabato pomeriggio.
Gli studenti non avevano affollato le sue strade strette; quel giorno erano troppo occupati a rafforzare le amicizie nate con gli alunni stranieri ospiti nel castello.
Le gite al villaggio non erano vietate, ma non si erano stupiti quando solo una manciata di alunni aveva aderito alle consuete visite.
Il mago uscì da Mondomago soddisfatto: aveva portato un vecchio calderone di rame da far riparare e il negoziante gli aveva rassicurato che in un paio di settimane l’avrebbe rimesso in sesto.
Camminò piano vicino alla piazza centrale: non c'erano studenti in giro a bighellonare, ma maghi e streghe venuti dal Ministero per supervisionare le prove del Torneo.
Lo infastidiva quella gente estranea al villaggio e al castello. Li riteneva un'invasione del suo spazio vitale, di quell'angolo di pace che si era faticosamente costruito in tutti quegli anni.
Per Silente era un bene; un passo necessario per riunire culture diverse in vista di quello che sarebbe successo.
Lui non ne era così certo, Albus tendeva a guardare il lato positivo delle persone. Lui conosceva il loro lato peggiore.
Sapeva esattamente chi sarebbe scappato nel momento in cui il pericolo avrebbe bussato alle loro porte e chi sarebbe rimasto.
Poteva già vedere chi avrebbe interpretato i vecchi ruoli, chi avrebbe ripudiato gli ultimi anni giurando una fedeltà mai crollata, recitando un vecchio copione mai dimenticato.
Erano così maledettamente prevedibili che avrebbe potuto scommetterci tutti i suoi galeoni.
Il peggio doveva ancora arrivare, il mondo magico non lo immaginava neppure, Silente insisteva a convincere Caramell, ma il Ministro era troppo ostinato. Probabilmente Caramell avrebbe creduto ad Albus solo se avesse visto l’Oscuro camminare per i corridoio del Ministero.
Non avrebbe nessuna esitazione a mostrare l'avambraccio sinistro, se fosse stato necessario.
Mostrare il segno più tangibile della sua colpa.
Non era la cicatrice di un sopravvissuto la sua, ma la prova delle sue scelte sbagliate, della sua gioventù rovinata da una sete di potere, dall'illusione di seguire una causa giusta.
Sentì un lieve formicolio all'avambraccio sinistro, lo ignorò. Era solo un riflesso del suo senso di colpa.
Non bruciava.
Non ancora almeno.
Avrebbe bruciato di nuovo. Lo sapeva. Lo sentiva.
Non solo perché le spire del serpente erano ogni giorno più nette sulla sua pelle pallida, ma lo avvertiva nell'aria, nelle ossa e nell'anima.
Il mago che un tempo aveva chiamato Padrone stava tornando.
La guerra stava per tingere nuovamente di rosso le strade del mondo magico e Babbano.
Respirò piano chiudendo per un istante gli occhi.
Era primavera, il mondo profumava di buono e per quanto lui non fosse mai stato particolarmente attratto da quella stagione, con l'età aveva iniziato ad apprezzare il profumo della natura al suo risveglio, il villaggio odorava di terra, legno e dolci.
Tra gli scaffali di Mondomago si sentiva il profumo di pergamena nuova e inchiostro.
Un profumo che era sempre stato in grado di rincuorarlo.
Una fastidiosa sensazione lo colpì alla base della nuca: qualcuno lo stava osservando.
Non c'era bisogno di essere un Legilimante, o una vecchia spia per sapere chi fosse così interessato a lui nelle ultime settimane.
Senza voltarsi si incamminò a passo svelto nascondendosi tra le stradine del villaggio, usando tutte le scorciatoie che aveva imparato a conoscere in quegli anni, ma avvertiva comunque dei passi alle spalle.
Si bloccò solo pochi secondi quando intravide con la coda dell’occhio un grosso cane nero correre in un vicolo laterale. Gli era famigliare quell’animale.
Troppo famigliare.
Ogni domanda sulla natura del randagio fu spazzata dai passi alle spalle.
Aveva perso istanti preziosi.
Si rimise in marcia allungando il passo quanto possibile.
All'ennesima svolta entrò nel primo negozio che trovò sulla strada.
Non guardò l'insegna, né la vetrina, entrò solo sperando che il suo inseguitore non lo avesse visto.
Fu solo quando sentì l'odore del tè che si rese conto si essere entrato nella Sala da Tè del villaggio.
Madama Piediburro si affrettò subito ad accoglierlo.
- Professor Piton! - squittì la strega sgranando gli occhi scuri – Credo che non sia mai venuto nella mia sala da tè.
Si guardò attorno velocemente: luci soffuse, colori pastello e centrini su ogni superficie presente.
Era fuori posto al limite del ridicolo.
Una macchia nera su una tavolozza dai colori pastello.
- Io... io... - era a corto di parole.
C'era un modo per andarsene senza sembrare maleducato e offendere la proprietaria che lo fissava incuriosita?
Probabilmente no.
Era stato tante cose nella sua vita, ma non maleducato.
Non con una strega che, con una spinta, avrebbe potuto lanciarlo dall'altra parte del locale.
Non doveva neppure dimenticare il suo inseguitore.
- Silente mi ha parlato dei suoi nuovi tè. – disse cortese allontanandosi in modo del tutto casuale dall’ingresso – Volevo provarne uno.
Alla donna brillarono gli occhi dalla felicità, provò a trascinarlo ad un tavolo vicino alla vetrina, ma insistette per un tavolo all’angolo con la porta ben in vista.
Si accomodò senza pronunciare alcun commento sul centrino di pizzo che adornava il tavolo rotondo.
L’aria era calda, odorava in qualche modo come l’aula di Divinazione, aula che aveva visitato di rado, per sua fortuna.
Non si faceva illusioni, conosceva il suo inseguitore. Era il migliore nel suo campo, in fin dei conti non tutti potevano entrare nella cerchia d’élite dell’Oscuro.
Per questo non si stupì quando quest’ultimo entrò nella sala da tè e con passo sicuro si avvicinò al suo tavolo sedendosi proprio davanti a lui.
Ora erano in due a sembrare ridicoli.
Madama Piediburro portò in quel momento la teiera fumante, una tazzina col suo piattino coordinato volteggiava sulla sua testa insieme ad un piccolo vassoio pieno di biscotti al burro. Quando notò l’altro mago il suo sorriso si allargò e fece comparire un’altra tazza senza dire nulla.
- La gente penserà che siamo una coppia, Igor. - mormorò pacato, la teiera versò il tè nelle tazze.
- Dobbiamo parlare, Severus.
- Hai detto abbastanza la sera del Ballo del Ceppo. - rispose prendendo la tazza.
- E’ successo di nuovo! La scorsa notte!
Le movenze di Karkarof non erano per nulla delicate, afferrò con malagrazia la tazzina facendo traboccare qualche goccia che macchiò il pizzo.
Non c’era bisogno di chiedergli di cosa stesse parlando, il dolore l’aveva svegliato la scorsa notte. Era stato un dolore veloce, ma abbastanza forte da destarlo e preoccuparlo.
Era lo stesso tipo bruciore che si avvertiva quando veniva torturato qualcuno.*
- Non puoi startene così tranquillo. - ribatté il Preside di Durmstrang portandosi la tazza alle labbra con la stessa delicatezza con cui avrebbe portato un boccale di birra alla bocca – Sai cosa vuol dire.
- Ti ho già detto che resto ad Hogwarts.
- Credi che il vecchio Silente ti proteggerà, Piton?
Un sopracciglio sottile si alzò lentamente verso l'alto.
- Credi che abbia bisogno di protezione, Karkarof?
Igor non ripose, bevve un lungo sorso di tè risucchiandolo come se fosse minestra.
- Non capirò mai la fissazione di voi inglesi per il tè. - fece una smorfia - Sa di saponetta.
Abbassò lo sguardo sulla sua tazzina, non obbiettò quello che disse Karkaroff, avvertiva l'aroma di rosa e aveva capito che Madama Piediburro aveva esagerato dando alla bevanda una fragranza troppo forte.
Non voleva, comunque, prolungare la presenza di Igor.
C'era già Malocchio che gli ricordava i tempi passati.
Portò alle labbra sottili la tazzina di porcellana e bevve un sorso in perfetto silenzio.
Praticamente sapone caldo.
Evitò qualsiasi tipo di smorfia, appoggiò la tazzina sul piattino coordinato e prese un biscotto con due dita.
- Ti do un ultimo consiglio, Igor. - disse a voce così bassa che costrinse l'altro ad allungare il collo nella sua direzione per sentire meglio le sue parole – Quando scapperai come il codardo che sei, vedi di far seminare le tue tracce bene tanto quanto sei bravo a seguirle; perché tutti conoscevamo i tuoi nascondigli segreti.
- É una minaccia, Severus?
- Un consiglio, Igor. Usi ancora quella capanna nel nord dell’Irlanda?
Lo vide impallidire, si alzò di colpo sbattendo contro il tavolino, fortunatamente senza rovesciare nulla.
Uscì di gran fretta dalla sala da tè; se non fosse stato il Preside di una scuola era quasi certo che sarebbe fuggito subito, in tutta fretta, senza lasciare tracce.
Ma sapeva che se le cose fossero peggiorate, Igor sarebbe stato il primo a scappare senza preoccuparsi dei suoi studenti.
Sentì di nuovo il prurito sull'avambraccio sinistro, ma lo ignorò.
Finì di bere il tè anche se aveva un sapore disgustoso e prese un altro biscotto.
Restò nella caffetteria più del necessario accontentando Madama Pediburro.
Quando fu più che certo che Igor avesse lasciato il villaggio, o che si fosse rintanato alla Testa di Porco per togliersi il sapore di saponetta dalla bocca, si avviò verso il castello.
Oltrepassò il cancello senza problemi.
Gli studenti di tre scuole invadevano il parco, l'insolita calma del villaggio era del tutto sparita lasciando spazio al caos di ragazzi eccitati dalle prove Tre Maghi e dalle nuove conoscenze.
L'idea di Silente di voler unire quanto possibile il mondo magico era intelligente, ma riteneva che fosse arrivata troppo tardi. Non si poteva unire una comunità, ottusa e troppo legata al suo paese d'origine, in pochi mesi.
Non sapeva se i rapporti creati in quei mesi avrebbero continuato anche quando la paura sarebbe torna prepotente nel cuore di tutti.
Sapeva solo che avrebbe fatto di tutto per fare in modo che Hogwarts fosse sempre un posto sicuro.
Attraversò il parco ignorando gli studenti, voleva parlare con Silente.
Doveva discutere della terza prova, di Igor e del Marchio che aveva bruciato durante la notte.
Si diresse verso il gargoyle che sorvegliava l'entrata della presidenza quando udì un singhiozzo provenire da un’aula vuota.
Si bloccò di colpo. Sentì un altro singhiozzo ovattato, come se qualcuno avesse messo una mano davanti alla bocca.
Si avvicinò piano alla porta e la aprì lentamente.
Una ragazza era seduta ad un banco, accanto a lei c’era una scatola che si dimenava e da cui provenivano delle voci, ma non si capivano le parole.
Riconobbe immediatamente la chioma leonina della Granger.
- Signorina Granger.
La Grifondoro sussultò spaventata, si rammaricò per essere sgattaiolato alle sue spalle come un’ombra, ma, d’altro canto, era quasi certo che Potter e suoi inseparabili amici stessero rubando dalle sue scorte per creare della Polisucco senza alcun permesso e chissà per quale motivo. Il suo senso di colpa svanì immediatamente.
- Professor Piton… io… mi scusi.
Lei si voltò: aveva gli occhi rossi, gonfi, il naso rosso e un fazzoletto stretto in mano.
La scatola sussultò più violentemente, si sentirono altre urla dall’interno.
Fu certo, questa volta, di sentire la parola sgualdrina.
La ragazza chiuse gli occhi e si morse un labbro.
- Signorina Granger… - ripeté lanciando un’occhiata alla scatola – cosa c’è lì dentro?
La Granger abbassò lo sguardo, lui prese una sedia e si sedette in attesa di una risposta.
- Sono… Strillettere, professore. - rispose Hermione con un sussurro abbassando il capo.
Le Strillettere che arrivavano alla Granger non erano una novità; arrivavano da quando la Skeeter aveva scritto quegli articoli discutibili.
L’aveva vista ignorarle e distruggerne alcune, sembrava che avesse preso la cosa con spirito, ma forse il dolore della ragazza era più profondo di quanto volesse far vedere.
La scatola si mosse ancora, un’altra voce femminile urlò qualcosa di incomprensibile.
La Granger sospirò.
- Non ti arrivano solo la mattina, vero?
Scosse il capo.
- Hai parlato con qualcuno?
- Oh… no, signore. Non voglio gravare gli altri con queste sciocchezze. La professoressa McGranitt ha già molto a cui pensare e Harry… lui è concentrato sulle prove.
Dubitava fortemente che Potter fosse concentrato sulle prove, ma evitò qualsiasi commento.
- Quante ce ne sono in quella scatola?
- Un po’… - ammise, i capelli le coprivano le guance, ma non gli sfuggì la vergogna che le accaldava la pelle – ho smesso di contarle dopo qualche giorno. Posso capire cosa spinge le perone a inviarmi certe lettere. Comprendo il potere della stampa, anche di quella da quattro soldi della Skeeter, ma anche la mamma di Ron crede a quello che legge… - scosse il capo facendo ondeggiare i ricci ribelli – E’ stupido. Io sono stupida.
Un altro urlo, questa volta si udì distintamente la frase: Tu non lo meriti!
- Mi dispiace. - mormorò ancora lei, i pugni stretti sulla gonna della divisa.
La osservò in silenzio, vide due lacrime scendere lungo la guancia e cadere sulle mani. Gli ricordò se stesso; anche lui chiuso in una stanza a piangere in silenzio per via dei bulli che lo prendevano di mira.
Quante volte si era tenuto dentro la vergogna di quello che gli altri dicevano alle sue spalle?
Mocciosus il secchione.
Mocciosus dai capelli unti.
Mocciosus puzza.

Erano frasi che facevano male, lo ricordava fin troppo bene.
Era anche per un inutile senso di rivalsa che aveva deciso di seguire il mago sbagliato.
L’avambraccio sinistro pizzicò di nuovo, come a ricordargli il risultato di aver seguito quel mago sbagliato.
La ragazza si asciugò le lacrime con il dorso della mano, si ricordò di com’era al primo anno: sola a piangere nel bagno delle ragazze.
Anche allora aveva cercato di superare quella fase da sola.
Ma stare da soli quando si soffre non era mai la soluzione migliore.
- Ora basta, Granger. - disse risoluto alzandosi in piedi.
La ragazza alzò lo sguardo stupido.
- Come?
- Non può lasciare che delle stupide lettere mettano in discussione la sua persona. Le chiacchiere finiranno, la Skeeter troverà qualche altra sciocchezza da scrivere e la signora Weasley capirà. E Potter avrà bisogno della sua intelligenza per riuscire a superare la terza prova.
Hermione fece un debole sorriso e si alzò anche lei.
- Ha ragione, signore. - disse, la voce sembrava più sicura – Sono solo stupide voci. - si allungò per prendere la scatola che si stava agitando di nuovo.
- Lasciale. - le disse – Ci penserò io a distruggerle e se ne arrivano altre distruggile subito, senza aprirle.
- Va bene.
- Parlane con la professoressa McGranitt. Il compito dei professori é aiutarvi, non solo giudicare i vostri compiti.
Lei annuì avvicinandosi alla porta dell’aula.
- Grazie per il consiglio, professor Piton.
Rimasto solo nell’aula fissò la scatola che tremava sul banco.
Le voci all’interno sembrarono aumentare, con un colpo di bacchetta la scatola prese fuoco, ci fu un urlo assordante, una cacofonia di voci indistinte cariche d’odio.
Durò solo qualche secondo, poi la scatola divenne cenere direttamente sul banco.
Uscì dall’aula senza guardarsi indietro facendo sparire il mucchietto di cenere solo con un cenno.
In corridoio si avviò di nuovo verso la presidenza quando un elfo arrivò di corsa verso di lui.
- Professoressa Sprite chiede che professor Piton vada alle serre. Dice che è urgente.
Sollevò gli occhi al cielo.
Lanciò uno sguardo al corridoio che portava alla presidenza, si voltò e si diresse a passo spedito verso i giardini del castello.
Superò tutti gli studenti entrando nella serra numero uno, in fondo alla serra, dietro un muro di edera e di rose Lady Of Shallot c’era l’ufficio di Pomona.
La collega era china su alcuni vasi da cui spuntava una piantina tantacolosa che si contorceva.
- Hai chiesto di me, Pomona?
- Oh, Severus!- disse lei allegra alzandosi – Grazie. Non ti aspettavo così presto.
- L’elfo ha detto che era urgente.
In quel momento fece il suo ingresso anche Hagrid che con la sua mole sembrava occupare l’intero ufficio.
- Mi hai chiamato con urgenza, Pomona?
Severus guardò Hagrid, poi fissò la collega di Erbologia.
- Bene! Siete venuti entrambi!
Senza dare spiegazioni aprì un grosso armadio di legno grezzo e tirò fuori due grosse pompe a spalla.
Entrambi fissarono le pompe dubbiosi.
- Le siepi nel campo di Quiddicth non stanno crescendo abbastanza velocemente. - spiegò sbrigativa - Corriamo il rischio che non siano pronte per la terza prova. Ho bisogno di due braccia forti per spruzzare questo fertilizzante.
- Ti aiuto volentieri. – disse il mezzo gigante senza esitazioni.
Hagrid si avvicinò alla prima pompa, fu subito chiaro che la sua mole gli impediva di metterla comodamente sulla spalla, così prese in mano l’attrezzo senza sforzo e uscì dall’ufficio diretto al campo di Quiddicth.
Il pozionista osservò la seconda pompa, poi la collega.
Pomona ricambiava il suo sguardo col sorriso gioviale sul volto paffuto, la mani sporche di terriccio sui fianchi.
- Mi hai chiamato con urgenza per questo?
- Sei un bravo erborista, Severus.
- Si tratta solo di spruzzare del fertilizzante, Pomona. - ci tenne a sottolineare – Potevi chiedere a qualcun altro.
- Di norma avrei chiesto aiuto agli studenti del settimo anno, è vero. - confermò – Ma potevano dire qualcosa di troppo a Cedric, magari memorizzare il percorso fino al centro del labirinto. Non volevo correre il rischio.
- E il fatto che io e Hagrid siamo gli uomini più giovani del corpo insegnanti non ha nulla a che fare col fatto che ci hai convocati per un lavoro faticoso, vero?
- Assolutamente no!- esclamò fingendosi offesa – Ti ho già detto che sei un bravo erborista e lo é anche Hagrid! Le zucche che riesce a far crescere ad Halloween sono sempre notevoli.
Non credette neppure ad una singola parola di quello che gli aveva detto.
Era solo un modo per convincerlo a fare quel lavoro noioso, faticoso e puzzolente.
Lasciò perdere ogni tipo di lamentela, sapeva che non avrebbe avuto scampo con lei.
Era come se non riuscisse a dire di no alle streghe più anziane, forse perché le collegava in qualche modo a sua madre.
Con un sospiro si tolse il mantello e lo sistemò su una sedia vicino alla scrivania, si avvicinò alla pompa e se la sistemò sulle spalle.
Era piena e pesante, la cinghie gli schiacciavano le spalle, entro sera avrebbero lasciato i segni sulla pelle.
Pomona si avvicinò a gli diede un buffetto con le dita sporche di terra sulla guancia come una vecchia zia fa i propri nipoti.
La seguì fino al campo dove Hagrid stava già lavorando pompando il fertilizzante sulle siepi decisamente troppo basse.
- Benissimo. - disse la donna – Puoi iniziare dalla parte opposta, Severus. Io controllerò che stia andando tutto bene.
Iniziò a lavorare con solerzia, con la stessa concentrazione che metteva quando preparava una pozione particolarmente elaborata.
All’inizio l’odore del fertilizzante gli fece lacrimare gli occhi, era quasi certo che Pomona fosse sgattaiolata nella Foresta Proibita durante la prima prova per raccogliere gli escrementi dei draghi.
Ognuno di loro era andato con una scusa nella radura a cercare qualche prezioso ingrediente. Dalla sua visita aveva ricavano due lunghe strisce di pelle, caduta da una delle zampe dell’Ungaro Spinato e qualche squama del Petardo Cinese. Era anche riuscito, finita la prima prova, a riempire una piccola ampolla di sangue di Drago, ingredienti che erano finiti direttamente nella sua dispensa personale.
- Cosa ne pensi, Severus?- gli domandò Pomona mentre controllava uno degli arbusti che sembrava crescere meno degli altri.
- Il labirinto é impressionante. Hai fatto un ottimo lavoro, Pomona.
- Grazie! - sorrise – Ma sono un po’ preoccupata per i ragazzi, l’addetto del Ministero non vuole dirmi quali sono gli ostacoli che incontreranno i Campioni.
- Temono che tu possa aiutare Cedric.
- Oh che assurdità! - borbottò – Sono solo preoccupata per i ragazzi.
- Malocchio sta supervisionando la preparazione delle prove. - la rassicurò – E osserverà i ragazzi durante la gara. Andrà tutto bene.
La strega restò in silenzio continuando a controllare le siepi.
- Ho come una brutta sensazione. - mormorò, il sorriso che la caratterizzava si era come spento – Cedric é così entusiasta da non rendersi conto del pericolo, Potter é troppo giovane, la Delacour sembra così fragile e Krum é troppo sicuro di sé... non ci sarà nessuno con loro in questo labirinto. Temo che possa succedere qualcosa. Tu cosa ne pensi, Severus?
Non sapeva cosa rispondere.
Non poteva di certo dirle che sapeva che stava per succedere qualcosa, che anche Silente lo sapeva con assoluta certezza.
Pomona sembrava spaventata, lei sempre sorridente e giovale, sembrava spenta in quel momento, annichilita da quella brutta sensazione.
- E’ solo una sensazione. - minimizzò tentando di sollevarle il morale – Vedrai che andrà tutto bene. Cedric ha molto talento, Viktor é un ragazzo forte, Fleur ha dimostrato molta abilità nella prima prova e Potter riesce sempre a cavarsela, anche se non ho ancora capito come faccia.
Riuscì a strapparle un sorriso.
Lavorarono in silenzio fino a tardo pomeriggio. Quando il sole iniziò a tramontare dietro al castello si incamminò verso l’ufficio della professoressa di Erbologia con Hagrid per riporre le pompe a spalla.
- Posso chiederle una cosa, professore Piton?
- Certo Hagrid.
- Come fa a mantenere l’attenzione della classe ad ogni lezione?
La domanda lo colse di sorpresa, osservò il mezzo gigante mentre si dirigevano alle serre.
Lui sembrava che facesse di tutto per non guardarlo, come se si vergognasse.
- Non ci sono risposte giuste o sbagliate. Ognuno ha il suo metodo.
- Non credo di essere portato per questo lavoro. - ammise l’altro – Sono grato a Silente per l’opportunità, ma ai ragazzi non piace la mia materia. O non gli piaccio io come insegnate.
Probabilmente era l’ultima persona a dover rassicurare un collega, visto che l’anno prima era stato uno dei primi a manifestare le proprie perplessità sulla scelta di rendere Hagrid un insegnante, ma il mezzo gigante gli era simpatico.
Aveva dei gusti discutibili in fatto di animali domestici, ma era un uomo di buon cuore.
- Insegnare é un lavoro difficile, - spiegò – anche se dall’esterno non si direbbe. Ci vuole tempo ed esperienza prima di trovare un proprio equilibrio. Prova ad alternare gli argomenti delle lezioni, Hagrid. Mostra creature tranquille e poi quelle che ritieni più... interessanti. - avrebbe voluto usare la parola terrificanti o pericolose ma si trattenne – Avete studiato gli Schiopodo sparacoda, giusto?
- Sì.
Arrivarono all’ufficio di Pomona e rimisero le pompe al loro posto, Severus prese il mantello e lo drappeggiò sul braccio.
- Perché non mostri agli studenti gli Snasi? - suggerì – Sono abbastanza innocui e buffi.
Lo sguardo del mezzo gigante sembrò illuminarsi.
- Posso nascondere delle monete di Lepricano in giardino e organizzare una piccola gara tra gli studenti.
- Ai ragazzi piacerà.
- Grazie professore. - esclamò Hagrid dandogli una pacca sulla spalla così forte che rischiò di farlo cadere a terra.
Tornò al castello quando in Sala Grande era già stata servita la cena.
Il profumo gli fece brontolare lo stomaco.
Il lavoro con Pomona gli aveva messo appetito, ma era sudato, dolorante e puzzava di escrementi di drago.
Si diresse nelle sue stanze, chiese ad un elfo di portargli la cena e si chiuse in bagno.
Gli ci volle un bagno molto lungo per levarsi dalla pelle la puzza del fertilizzante, probabilmente i vestiti non sarebbero mai tornati quelli di prima.
Tornò nel piccolo salottino che divideva la camera da letto dal bagno per mangiare la sua cena tranquillo quando vide Silente seduto su una delle poltrone davanti al camino.
- Oh Severus. - disse con un sorriso – Ho chiesto agli elfi di cambiare il vassoio, si era raffreddato tutto. Sei stato in quel bagno per un sacco di tempo.
- Grazie... credo... - mormorò sedendosi sull'altra poltrona, l'idea che Silente fosse stato lì tutto quel tempo lo imbarazzava, anche se si era abituato all'invadenza del vecchio – ci avrei messo meno se sapevo che volevi parlarmi.
- Tu volevi parlarmi. - precisò il Preside – Non stavi venendo nel mio ufficio qualche ora fa?
Aveva quasi scordato la discussione avuta con Igor.
- Sì... Igor mi ha inseguito al villaggio per parlarmi, di nuovo.
- Per questo siete finiti da Madama Piediburro? - gli domandò con un lieve sorriso guardandolo al di sopra delle lenti a mezzaluna.
- Mi fai seguire Albus? Magari da quel famigliare cane nero che ho intravisto ad Hogsmeade?
- I pettegolezzi girano veloci, dovresti saperlo. Se qualcosa deve restare nascosto vedrai che lo scopriranno tutti e comunque la vostra presenza in quella sala da tè non sarebbe passata inosservata neppure nel centro di Londra.
- Non hai risposto sul cane.
- Potrebbe essere Sirius.- ammise – Ma potrebbe essere solo un cane nero.
Sollevò gli occhi al cielo esasperato.
Sul tavolino davanti al camino apparve un vassoio di cibo caldo.
Il profumo dell’arrosto con patate e broccoletti gli fece brontolare ancora lo stomaco.
- Il Marchio ha bruciato ancora questa notte, è stato veloce, ma è bastato per spaventare ancora di più Igor. Scapperà, Albus. – dichiarò con assoluta sicurezza - Sta solo aspettando il momento giusto.
Il Preside prese la caraffa di succo di zucca e glielo versò nel calice.
- Lo so.
- Questa tua onniscienza è estremamente fastidiosa.
Il vecchio sorrise accomodandosi meglio sulla poltrona, lo lasciò mangiare in silenzio mentre osservavano entrambi il fuoco nel camino.
La primavera aveva addolcito le temperature nel pomeriggio, ma la sera, specialmente nei sotterranei, il tepore del fuoco era sempre ben accetto.
- Pomona è preoccupata per i Campioni.
- Lo siamo tutti.
- Probabilmente tu lo sei di più per Potter.
Non provò neppure a celare l’amarezza nelle sue parole. Riteneva Silente troppo paterno con il ragazzo.
- Harry mi preoccupa dal giorno in cui è nato. – ammise il vecchio mago – Ma so che c’è chi gli guarda le spalle.
- Certo… Malocchio non gli toglie l’occhio di dosso.
Albus lo guardò di nuovo al di sopra delle lenti a mezza luna e fece un lieve sorriso, era quasi invisibile sotto la lunga barba.
- Mi riferivo a te, Severus.
Non gli rispose, il vecchio Preside aveva la fastidiosa capacità di lasciarlo a senza parole.
Appoggiò il piatto vuoto sul tavolo che sparì immediatamente grazie alla magia degli elfi.
- Dovresti dire a Minerva di parlare con la signorina Granger. – gli disse – Riceve molte Strilettere, le ho suggerito di parlarle con la sua Capo Casa, ma non credo che seguirà il mio consiglio.
- Gliene parlerò.
- E devi parlare con Hagrid.
- Hagrid?
- Teme di non essere un bravo insegnante. – spiegò – Ha bisogno di essere rassicurato sul suo ruolo di insegnante e non credo di essere la persona adatta.
- Io credo che tu sia esattamente quello che serve a questa scuola, Severus. Sei un punto di riferimento per studenti e colleghi. I tuoi consigli sono sempre corretti.
- Ho mentito a Pomona. – mormorò – Le ho detto di non preoccuparsi, ma noi sappiamo che c’è molto di cui preoccuparsi, Albus.
Il vecchio Preside sospirò.
- Il nostro ruolo non è semplice, Severus. Non hai mentito, hai protetto Pomona da una verità che non è ancora pronta ad accettare. Hai consolato una studentessa in difficoltà e rassicurato un collega. – gli sorrise - Un giorno potresti prendere il mio posto.
Sbuffò cacciando l’idea con un cenno della mano.
Non avrebbe mai preso il posto di Silente.
Mai.
Albus si alzò con un sospiro.
- Ti lascio risposare, so che è stato un pomeriggio stancante. Posso darti io un consiglio?
- So che me lo darai in qualunque caso, Albus.
Il vecchio ridacchiò.
- Butta quei vestiti. Si sente l’odore fino a qui. Buonanotte, Severus.
Uscì senza aspettare una sua risposta, lasciandolo in mezzo al solottino con addosso la camicia da notte grigia e la stanchezza di quella giornata sulle spalle.
Sospirò e si passò una mano sul volto.
- Buonanotte, Preside.



Fine



* Capito 29, HP4 – “Il sogno” Voldemort crucia Minus.

Edited by ellyson - 25/5/2022, 13:51
 
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E' un peccato che la tua storia sia fuori sfida, Elena.
E' una fortuna che tu l'abbia scritta.
E' bellissima.
Alcuni momenti mi hanno particolarmente colpita:
CITAZIONE
- Professor Piton! - squittì la strega sgranando gli occhi scuri – Credo che non sia mai venuto nella mia sala da tè.
Si guardò attorno velocemente: luci soffuse, colori pastello e centrini su ogni superficie presente.
Era fuori posto al limite del ridicolo.
Una macchia nera su una tavolozza dai colori pastello.

Ineccepibile, toccante.

CITAZIONE
- Ti do un ultimo consiglio, Igor. - disse a voce così bassa che costrinse l'altro ad allungare il collo nella sua direzione per sentire meglio le sue parole – Quando scapperai come il codardo che sei, vedi di far seminare le tue tracce bene tanto quanto sei bravo a seguirle; perché tutti conoscevamo i tuoi nascondigli segreti.
- É una minaccia, Severus?
- Un consiglio, Igor. Usi ancora quella capanna nel nord dell’Irlanda?
Lo vide impallidire, si alzò di colpo sbattendo contro il tavolino, fortunatamente senza rovesciare nulla.

Uno scambio di battute perfetto. Severus è eccezionale!

CITAZIONE
- Harry mi preoccupa dal giorno in cui è nato. – ammise il vecchio mago – Ma so che c’è chi gli guarda le spalle.
- Certo… Malocchio non gli toglie l’occhio di dosso.
Albus lo guardò di nuovo al di sopra delle lenti a mezza luna e fece un lieve sorriso, era quasi invisibile sotto la lunga barba.
- Mi riferivo a te, Severus.
Non gli rispose, il vecchio Preside aveva la fastidiosa capacità di lasciarlo a senza parole.

Sai che immagine mi si è formata nella mente? Te che giochi con una serie di palline tra le dita facendole volteggiare da perfetto prestidigitatore; ognuna di quelle palline è un libro della saga di HP: ne sei padrona assoluta.
 
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view post Posted on 25/5/2022, 21:44
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Pozionista sofisticato

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Dalla luna...

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Grazie mille Cate.
Mi sopravvaluti, non sono così brava.
Però le tue parole mi fanno molto piacere. <3
Sono felice che la storia ti sia piaciuta.
Volevo mettere Severus in quella sala da tè da un po' :lol: :lol:
 
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view post Posted on 3/7/2022, 17:03
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I ♥ Severus


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CITAZIONE (ellyson @ 25/5/2022, 22:44) 
Volevo mettere Severus in quella sala da tè da un po' :lol: :lol:

E ci sei riuscita a meraviglia: solo tu riesi a far fare/dire a Severus cose del tutto fuori canone mantenendolo perfettamente in canone! E questo già vale un punto-bonus da sé!

CITAZIONE
Non avrebbe nessuna esitazione a mostrare l'avambraccio sinistro, se fosse stato necessario.
Mostrare il segno più tangibile della sua colpa.
Non era la cicatrice di un sopravvissuto la sua, ma la prova delle sue scelte sbagliate, della sua gioventù rovinata da una sete di potere, dall'illusione di seguire una causa giusta.
Sentì un lieve formicolio all'avambraccio sinistro, lo ignorò. Era solo un riflesso del suo senso di colpa.
Non bruciava.
Non ancora almeno.
Avrebbe bruciato di nuovo. Lo sapeva. Lo sentiva.
Non solo perché le spire del serpente erano ogni giorno più nette sulla sua pelle pallida, ma lo avvertiva nell'aria, nelle ossa e nell'anima.
Il mago che un tempo aveva chiamato Padrone stava tornando.
La guerra stava per tingere nuovamente di rosso le strade del mondo magico e Babbano.
Respirò piano chiudendo per un istante gli occhi.

Che dire, il fascino doloroso e straziante del Marchio sul braccio di Severus è sempre forte e tu lo hai sfruttato bene.
CITAZIONE
Era fuori posto al limite del ridicolo.
Una macchia nera su una tavolozza dai colori pastello.

Fantastico!
CITAZIONE
Ora erano in due a sembrare ridicoli.

Hihihi!
CITAZIONE
Madama Piediburro portò in quel momento la teiera fumante, una tazzina col suo piattino coordinato volteggiava sulla sua testa insieme ad un piccolo vassoio pieno di biscotti al burro. Quando notò l’altro mago il suo sorriso si allargò e fece comparire un’altra tazza senza dire nulla.

Adoro queste piccole chicche che inseriscono una magia “reale” nella storia, rendendola pienamente fanfiction di HP.
CITAZIONE
- La gente penserà che siamo una coppia, Igor. - mormorò pacato, la teiera versò il tè nelle tazze.

Bella battutina mentre la magia versa il tè!
CITAZIONE
Era lo stesso tipo bruciore che si avvertiva quando veniva torturato qualcuno.

Complimenti per l’accuratezza del canone.
CITAZIONE
Praticamente sapone caldo.

Adorabile! Bravissima. Tutto il dialogo con Igor è bellissimo.
Mi è piaciuto molto l’uso delle strillettere nella trama.
Hai giocato in modo molto intelligente la trama : invece di cercare di inserire personaggio/luogo/oggetto e creatura in un’unica scena, li hai disseminati con coerenza nel corso della storia.
Severus sfruttato da Pomona è una vera figata!
Carino l’inserimento dello Snaso, certo non rilevante, ma ben speso.
Ben giocato anche il dialogo finale con Silente.
Una bella storia, peccato sia fuori gara.
 
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view post Posted on 3/7/2022, 17:32
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Ma sai che fino all'ultimo non riuscivo a vedere un legame? E invece ecco che la fine ha tirato tutti i fili, che il discorso di Silente ha messo in prospettiva una """"giornata qualunque"""", e che Piton sì, ha dimostrato di avere la stoffa del preside.
Complimenti, una storia meravigliosa! Peccato sia fuori gara.
 
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view post Posted on 4/7/2022, 20:52
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Una gran bella storia, Elly, ed è un peccato che sia fuori concorso.
Divertente, ironica e con un pizzico di malinconia, un mix perfetto per un racconto che si legge tutto d'un fiato e con grande piacere.
 
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view post Posted on 5/7/2022, 09:46
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GabrixSnape

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Storia fantastica, e non esagero. A partire dalla scena surreale nella sala da tè che evidenzia al tempo stesso tutto ciò che Severus è e tutto ciò che non è. Per passare all'intensità del dialogo con Karkaroff, con il presagio del male imminente. Dialogo che prosegue (idealmente) con straordinaria naturalezza con Pomona. E l'apparente "leggerezza" del secondo, esalta il senso di drammaticità di ciò che è atteso (da Silente e Severus) e accadrà, chiudendosi come un pesante coperchio di tomba nello scambio tra Severus e Albus, che sembra quasi un "passaggio di consegne", un testamento.
A sublimare tutto c'è la costruzione dei dialoghi, mai eccessivi, ma così importanti e significativi da costringere il lettore a soppesarne ogni termine.
Infine, non per importanza, il delicato confronto con Hermione che ho amato particolarmente per la capacità che hai avuto di sottolineare quel ruolo di protezione che Severus ha sempre avuto con i ragazzi, rispettando la natura dei personaggi che abbiamo imparato ad amare.
Complimenti!
 
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view post Posted on 5/7/2022, 16:52
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Pozionista sofisticato

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Una storia tanto, tanto bella.
So che avrei altro da fare e ben altro da leggere e valutare, ma nessuno mi può imporre cosa fare quando sono nel Calderone.
Mi spiace che non verrà valutata, ma, alla fine, mi importa poco, perchè è talmente ricca di sentimenti ed emozioni che leggerla senza il pensiero delle valutazioni mi ha messo in una condizione di rilassato piacere.
Che dire... ogni frase, ogni personaggio esiste per una ragione precisa. Si muove e parla ad uno scopo e l'interlocutore è Severus: Mangiamorte con Igor, nipote affettuoso e coprensivo con Pomona, collega con Hagrid.
Faccio fatica a spiegare come ho vissuto questi rapporti: umani, veri, talmente comprensibili che i limiti imposti dalla sfida restano sullo sfondo, non te li ricordi se non alla fine, quando tiri le somme.
Apprezzo il tuo stile, la leggerezza con cui delinei certe situazioni e fai invece sentire tutto il peso di altre.
C'è una sottilissima vena di umorismo in tutta la trama, ma per me emerge grande e potente Severus su tutto e su tutti... mi spiace solo che non hai avuto l'opportunità e il coraggio di metterci la frase che avevamo immaginato: Severus... s'è fatta n'a certa...

Ma per me, mentre leggevo era come se ci fosse.
Stupenda, piacevole, introspettiva: c'è tutto.
Vorrei saper scrivere come te.
Ti abbraccio
 
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view post Posted on 7/7/2022, 13:48
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Fondi-calderoni

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Elena, io per te ho finito le parole.
Riesci sempre a stupirmi, a intrigarmi, a sedurmi con le tue parole.
Solo tu puoi scrivere certe cose e renderle non solo credibili, ma eccelse.
Mi inchino, ancora una volta.
 
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8 replies since 25/5/2022, 09:09   210 views
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