Il Calderone di Severus

Biboarwen - Addio, amico mio, Tipologia: one-shot - Genere: drammatico, introspettivo, romantico - Epoca: post seconda guerra magica - Avvertimenti: AU - Rating: Per tutti - Pairing: Severus/Hermione

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view post Posted on 21/3/2022, 13:17
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Fondi-calderoni

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Autore: biboarwen
Beta-reader: nessuno
Tipologia: one-shot
Raiting: per tutti
Genere: drammatico, introspettivo, romantico
Personaggi: Severus Piton, Hermione Granger, Albus Silente
Pairing: Severus/Hermione
Epoca: post settimo anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Nei frammenti sfocati di un sogno si può trovare la strada per ricominciare a sorridere. In un amico perduto la forza di continuare a sognare. In un peccato che non ci si può perdonare, la capacità di vedere la bellezza delle piccole cose.
L’ho immaginata come prosecuzione di “Portami a casa”

Note: storia scritta per la sfida annuale 15 anni con Severus. Mese di marzo. Scuola di Durmstrang

Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.

Caratteri spazi esclusi: 20711 (spazi inclusi)


ADDIO, AMICO MIO

Parlami, maledizione! Parlami ancora una volta, una solamente.
Fammi capire meglio perché è stato giusto. Perché ho dovuto farlo.
Ricordami quello che il tuo sacrificio e il mio peccato hanno concesso al mondo.
Ho bisogno di sentirtelo dire. Una volta ancora.
Dimmi che non hai sofferto, mentre rovinavi giù dalla torre più alta, nel castello che avevi difeso con ogni briciolo di forza. Fammi capire che quell’incantesimo, scagliato tra lacrime asciutte, è stato efficace come tutti quelli che avevo elargito nella mia lunga vita sporca. Che ti ha tolto il respiro nella frazione di un secondo, senza farti sentire alcun dolore.
Dimmelo questa notte, l’ennesima in cui mi sono trascinato qui, nelle viscere più nascoste del mondo, nove piani sotto alla luce del sole, con il mio lasciapassare da eroe marcio che mi consente l’accesso al regno degli indicibili.
Fammi scorgere la tua voce tra le mille che mi accusano. Tra le mille appartenute alle mie vittime, di cui talvolta non conosco neppure il nome.
Dimmi perché, Albus.
Sei felice, adesso? Ti senti appagato mentre tutti acclamano il nome del grande mago bianco, che ha sacrificato la vita per una nobile causa?
Ti sei reso conto, almeno per un attimo, che in mezzo alla tua gloria eterna ci è rimasta incastrata la mia anima?
No, non lo hai fatto.
Sei sempre stato così pazzo da non vedere niente, al di là dei tuoi piani assurdi. Da non calcolare le conseguenze dei tuoi lampi di genio.
Sono io, la conseguenza.
Gli altri hanno vinto una guerra. Io mi trascino in una divisa da santo che non mi è mai appartenuta. Un santo camuffato da mostro.
Non sono mai stato né l’uno né l’altro. Tu lo hai sempre saputo. Loro no.
O meglio, non tutti.
Come posso spiegarlo?
Mi lascio trasportare dalla corrente, alla bene meglio, tra una felicità inaspettata, fumi di alcol e rigurgiti di bile.
Lei mi guarda, Albus. E non capisce. O forse capisce addirittura troppo. E nella sua intelligenza, quasi inappropriata per i suoi venti anni, mi osserva senza parlare. Lasciando ai miei demoni lo spazio che meritano.
Sei tu, il mio demone. L’unico che non mi accusa solo nei sogni, ma che mi prende a schiaffi l’anima anche da sveglio.
Con che parole posso spiegarglielo?
Avrei dovuto mandarti affanculo nel momento esatto in cui mi hai chiesto di ucciderti. Non credevi che avessi già sofferto abbastanza? Probabilmente sì, e ancora più probabilmente te ne sei fottuto di me come te ne sei sempre fottuto di tutto.
Punto lo sguardo al di là del logoro telo nero. So che non posso vederti. So che non puoi vedermi.
Eppure, come un cretino, tendo l’orecchio per cercare di riconoscere la tua voce tra le mille appartenute ai miei fantasmi.
Sono seduto a terra, su un pavimento di pietra che sembra più freddo degli incubi. Le gambe incrociate. La bacchetta, che mi ha fatto da complice in un omicidio di troppo, stretta tra le dita della mano.
Un soffio di vento muove improvvisamente l’aria statica di una stanza nascosta nel centro della terra.
Le voci si assottigliano di colpo. Succede ogni notte. E ogni notte, come un idiota, immagino che si scansino e si zittiscano per un attimo, per concedere il passaggio al potente mago senza macchia, sepolto nella tomba bianca ai confini del prato.
Non succede mai. Io resto in silenzio, con i sensi tesi fino allo spasmo. E dopo un attimo tutto torna immobile.
Lo farà anche questa volta.
Mi lascio sopraffare le labbra da un sorriso amaro. Dopo la vita che ho vissuto avrei dovuto perdere la capacità di sperare in qualsiasi cosa. Eppure ogni notte, in questo momento, trattengo il respiro.
«Sei lì dietro, maledetto vecchio pazzo?» è solo un sussurro che mi sfugge dalle labbra. Non era mai successo. Forse non sono così impenetrabile come credevo di essere.
Un’altra folata di vento più forte. Il telo trema all’interno del grande arco di pietra.
Fa freddo. Di colpo, intorno, sembra ancora più freddo.
Poi tutto si arresta. Si arresta il vento, si arrestano le voci, si arresta il gelo impietoso.
«Perché vieni qui ogni notte, Severus?»
Il respiro mi si incastra nella gola, strozzandomi per un istante. Mi alzo in piedi, la bacchetta tesa in avanti, pronto ad attaccare, così come la vita mi ha insegnato a fare.
Un moto di disgusto mi risale l’esofago come se fosse vomito. Ho già sguainato la bacchetta una volta davanti alla tua voce implorante. Una delle tante immagini che non sarò più in grado di dimenticare. La più crudele. Quella che più di tutte mi disgusta fino a farmi nascere lacrime secche agli angoli degli occhi.
«Perché vieni qui ogni notte, Severus?» lo ripeti. È la tua voce. Potrei riconoscerla tra mille voci. La stessa che mi ha convinto a fare quello che nessun’altra voce sarebbe riuscita a fare.
Azzardo un passo in direzione dell’enorme arco velato di nero. Trattengo il tremito delle mani con tutta l’abilità che mi ha permesso di sopravvivere. Ritrovo una calma che il mio corpo ha sempre recitato con maestria assoluta.
«Sei così sicuro di dovermelo chiedere, Albus?» lo dico con rabbia, rivolto verso il nulla che mi si para davanti.
«La tua ira non è scemata, vedo. Sono ancora l’uomo che ti piace tanto maledire, non è vero?»
«Potresti darmi torto?» lo ringhio nel buio spesso come melassa.
Ti sento ridere al di là del velo. Di quella tua risata squillante, velata di una lieve nota di pazzia.
«No, non posso. Ma vedi, Severus, tutto è andato come doveva andare. Non vorrai dirmi, ora, che non sei felice?»
Silenzio. Non sono in grado di rispondere a voce alta.
Stringo la bacchetta tra le dita, quel tanto che basta a sentirla scricchiolare impercettibilmente sotto la tortura delle mie nocche.
«Eppure ti ho visto sorridere. Ti ho visto abbandonare il travestimento da mostro sul pavimento dei tuoi sotterranei, mentre strappavi quello da studentessa saccente ad una giovane donna che ti ha fatto dimenticare il passato. Ti ho visto addormentarti tra le sue braccia. Ti ho visto accendere una risata nella scarsa luce di un camino. Perché non provi a dimenticare anche me? Non sono morto per punirti, Severus. Malgrado quello che tu continui a pensare.
Forse è giunto il momento che tu mi perdoni. E che provi a perdonare te stesso.»
Deglutisco a fatica.
«Per essere teatrale come vorresti ti manca un “Severus, ti prego…” Non lo aggiungi per chiudere magistralmente il tuo monologo, Albus? Ci starebbe così bene! Proprio quello che continuo a sentirmi risuonare in mezzo alle tempie, nella veglia e nel sonno…»
Ridi di nuovo.
«Vivi, e lascia in pace i morti. Ogni vita che hai spezzato ha portato alla pace. Di questo prima o poi dovrai dartene atto. Hai mai pensato per un attimo che, grazie alla mia morte, è viva anche lei? Avresti preferito barattare la vita della donna che ami con quella di un vecchio mago che aveva già vissuto la vita che doveva vivere?»
Maledizione quanto mi fa incazzare il tuo avere ragione, Albus. Maledizione quanto mi fa incazzare la noncuranza che hai sempre riservato alla pazzia.
«Cosa vuoi che ti risponda? Dovresti essere abbastanza vecchio per sapere che il confine non è sempre così preciso, Albus.»
«Lo sono. E tu lo sei abbastanza per capire che un uomo, ad un certo punto, può anche concedersi il lusso di essere felice? Felice e basta?»
Silenzio. Ancora una volta, davanti a te, non riesco a parlare.
«Avvolgiti nel tuo mantello nero, Severus. Esci da questa stanza nascosta nelle viscere del mondo, lascia che il sole ti baci la faccia e che il vento ti scompigli i capelli.
Respira l’odore dell’alba.
Corri su un prato fino a perdere il fiato. Raggiungi il castello che è diventato la vostra casa. Prendila tra le braccia e permettile di essere il più luminoso e il più ingombrante dei tuoi pensieri. Baciala senza un passato, senza una maschera e senza qualcosa di cui vergognarti. Amala senza altro che l’amore stesso. Così come ti ama lei, con tutta l’ostinazione della sua giovinezza.
Lei se lo merita, ragazzo mio. Ma soprattutto, più di ogni altra cosa, lo meriti tu.»
Fai una pausa. Forse aspetti una mia reazione che non arriverà mai. Poi prosegui.
«Lasciami il mio posto nel passato. Ricordami come qualcuno che ti ha concesso di vivere il presente.
Io ho avuto la vita che volevo vivere. Sono morto come volevo morire. Non permettere che lo abbia fatto invano. Goditi la tua vita, il tuo amore, la tua redenzione meritata in ogni più impercettibile oncia… Severus, ti prego…»
Mi paralizzo nel buio di una stanza in cui l’aria rarefatta comincia a farmi sbiadire i pensieri.
Sorrido amaramente. Abbasso lo sguardo sul pavimento umido e gelido.
Un sospiro profondo è l’unica debolezza che mi concedo.
Punto di nuovo gli occhi sul logoro telo nero che nasconde la tua voce.
Maledetto vecchio pazzo. Così abile nel fornire argomentazioni incontrovertibili. Così capace di far vacillare ogni mia ferrea convinzione. Così astuto nel tirare fuori l’uomo che, per primo, hai visto sotto la casacca nera.
«Ti piace da morire sentirti dire che hai ragione, non è vero?» sibilo.
«Effettivamente mi da qualche soddisfazione, Severus!»
Una risata impregnata di sarcasmo abbandona le mie labbra.
«Allora, per l’ultima volta, vaffanculo, Albus.» resto immobile per un attimo. Sento le lacrime premere sotto le palpebre, mentre, con gli ultimi brandelli di finta apatia di cui so travestirmi, cerco di ritrovare una voce che mi consenta di non soccombere al pianto. Non ci riesco. E allora, semplicemente, resto in silenzio, ancora una volta.
«Lascia stare i morti, Severus. Guarda a quanta vita hai permesso di continuare ad esistere.
Per l’ultima volta: addio, amico mio…»



~



«Sei qui…»
La tua voce mi raggiunge alle spalle, in questa serra ancora deserta.
Il primo sole di un’alba di inizio estate importuna le grandi vetrate di un luogo seminascosto, ai piedi del castello.
«Ti sei svegliato presto? Di nuovo il tuo strano sogno?»
Mi avvolgi le braccia intorno alla vita. Appoggi la fronte tra le mie spalle.
«Sì.»
Il tuo calore mi trascina fuori dai pensieri che mi hanno accompagnato per tutta la notte.
«Vorrai mai parlarmene, Severus?»
Mi volto, ti osservo.
Un raggio impertinente ti si appoggia delicatamente sull’accenno di seno che la camicia lascia scoperto.
«No...» distolgo lo sguardo.
So già che nel tuo vedrò quella scintilla di tristezza che da sempre lo possiede, quando mi ostino a nasconderti uno dei miei mille segreti.
Fai un cenno con la testa, mi lasci scivolare una carezza sulla guancia.
Poi ti volti, le tue mani cercano velocemente un paio di cesoie che trovano dopo un istante, abbandonate sul tavolo, tra i bulbi e i primi segni di una fioritura imminente.
«Ti serve qualcosa di particolare per la dispensa? Già che sono qui e che la Sprite non può guardarmi in cagnesco ogni volta che mi azzardo a potare un’erba nel modo sbagliato, colgo l’occasione per aiutarti.»
Maledizione quanto sei bella, Hermione. Quanta pazienza riservi ai miei tormenti e alle mie paure malamente sepolte. Quanto entusiasmo metti nello starmi accanto malgrado il mio carattere impossibile.
Il sole si infrange sulle vetrate, illumina il tuo ottimismo con caleidoscopiche luci colorate.
Tutto resta fermo e muto per un istante che mi sembra troppo lungo.
Un soffio di vento spalanca di colpo la porta della serra in fondo al tavolo di legno pieno di schegge, di terriccio, di arnesi in disordine e di crepe.
Chiudo gli occhi. Il frammento di un sogno raggiunge ancora una volta i miei pensieri.

Lascia che il sole ti baci la faccia.

Sorrido nel silenzio del mattino, nella prima luce di un nuovo giorno.

Che il vento ti scompigli i capelli.

Muovo un passo verso di te. Ti volti, mi osservi. Un’espressione incerta ti rende rosate le gote, facendoti, se possibile, ancora più bella.
«Se non mi dici niente faccio io, ma poi non ti lamentare quando sarai sepolto fino agli occhi in una delle tue pozioni e non avrai gli ingredienti necessari.»
Sollevo un sopracciglio, lasciandomi divertire dalla penuria di pazienza che devo averti attaccato come un morbo contagioso.
«Prendi della Belladonna, del Dittamo e un po’ di Fico Avvizzito dell’Abissinia. Sono così pieno di puerile entusiasmo primaverile da ipotizzare l’insegnamento della pozione restringente al branco di teste di legno del secondo anno.» lo dico senza cambiare espressione.
Sono bravo nel nascondere ogni cosa. Ogni tumulto della mia anima crepata.
Ricambi il mio sguardo per un istante, poi ridi di gusto, portandoti una mano davanti alla bocca e rivolgendomi una nuova occhiata maliziosa.
«Sei così ottimista che quasi non ti riconosco, professore!»
Ti dirigi verso i vasi a ridosso dell’ingresso. Leggi distrattamente i cartellini che Pomona, maniacalmente, dissemina su ogni più piccolo arbusto, su ogni zolla di terra.
Sei diventata la professoressa di trasfigurazione con la più strabiliante cultura di erbe magiche al mondo. L’effetto fortuito di dormire accanto a quello che, forse, è il più grande e burbero pozionista vivente.
Ti chini sulla Belladonna. Con un colpo secco di cesoia tagli in obliquo, esattamente sotto alle ultime foglie appena spuntate. Persino Pomona non avrebbe nulla da ridire.
Un tuo gesto frettoloso fa scivolare il magro raccolto all’interno di un cestino che, magicamente, ha preso forma tra le tue dita.
Ti dirigi verso il Dittamo. La tua maestria non viene meno al cospetto del primo accenno dei suoi fiori purpurei. Archivi anche quelli nella tua piccola dispensa portatile.
Ti sposti di qualche metro. Raggiungi un nuovo ingrediente. Osservi il vaso con attenzione, poi ti porti una ciocca di capelli dietro all’orecchio.
«Il Fico Avvizzito non è ancora al giusto punto di fioritura. Secondo me dobbiamo aspettare qualche giorno per poterlo raccogliere.»
Mi punti negli occhi lo sguardo di chi ha sempre saputo di essere il primo della classe. Quello di chi è consapevole della propria preparazione. In un modo così impertinente da farmi avvertire un battito inatteso del cuore.
Faccio un altro passo verso di te. Ancora uno. I miei occhi non abbandonano i tuoi finché non raggiungo la piccola pianta, seminascosta dalle foglie di un Formicaleone.
Uno sguardo distratto mi conferma senza troppa sorpresa la tua teoria.
«È una “E”, signorina Granger.» mi lascio sfuggire un sorriso appena accennato.
«Un risultato inaspettato, professor Piton. In anni come sua studentessa non sono mai riuscita a meritare tanto.»
«Ora non sei più una mia studentessa.»
«Decisamente no. Direi che avremmo avuto più di qualche problema, se così fosse…» sorridi anche tu. Le guance ti si colorano di rosso, ancora un po’ di più.
Con un gesto rapido di bacchetta rimpicciolisci il cestino, lo fai scivolare nella tasca dei jeans che, malgrado il tuo ruolo, ti ostini a non toglierti di dosso.
«Adesso rientro. Ho una classe a cui cercare di insegnare a tramutare un topo in una teiera…»
Accenno un sì con la testa.
Tu mi abbandoni un delicato bacio sulla bocca. Ti volti, superi la porta.
Ti incammini sul prato che porta al castello. Una brezza leggera muove i fili d’erba, disegnando arabeschi mutevoli sulla distesa verde smeraldo.
Quanto ti amo, ragazzina. Vorrei davvero che tu lo sapessi.

Respira l’odore dell’alba.

Riempio di fiato i polmoni, beandomi del profumo che mi hai appena lasciato sulle labbra. Sa di certezze e di semplicità.
Ti allontani velocemente, vittima eterna della tua puntualità estenuante.

Corri su un prato fino a perdere il fiato.

Faccio un passo, poi un altro. I miei stivali affondano velocemente nell’erba ancora bagnata dalla rugiada del mattino.
Il portone immenso di Hogwarts incornicia il tuo corpo sottile. Sta per nasconderti al mio sguardo.

Raggiungi il castello che è diventato la vostra casa.

«Hermione!» la mia voce è rotta dalla corsa recente.
Ti volti di scatto. Sollevi un sopracciglio in un’imitazione involontaria della mia sempiterna espressione.
Qualcosa di simile allo stupore si insinua nel tuo sguardo.

Prendila tra le braccia e permettile di essere il più luminoso e il più ingombrante dei tuoi pensieri.

«Vieni qui…» te lo dico velocemente.
Ti avvicini piano. Non capisci cosa ti stia succedendo intorno. Cosa stia succedendo al gelido mago nero che, contro ogni pronostico, ti sei scoperta ad amare.
Ti stringo tra le braccia tanto forte da renderti difficoltoso il respiro.
L’odore della tua pelle mi entra nei polmoni con la facilità di un coltello rovente che affonda nel burro.
Appoggio le labbra sulla tua fronte. Uno dei mille boccoli indisciplinati mi si infila nella bocca e mi solletica le narici.
Lascio scivolare le dita tra i tuoi capelli, cercando di tenerti tanto vicina da diventare un unico corpo.
«Ti amo, Hermione.» te lo sussurro sulla tempia.
Tu tremi.
«Anche se non te l’ho mai detto….»
Una lacrima ti sfugge dagli occhi. Ne sento l’umidità intrufolarsi oltre la sciarpa di seta, nel colletto della camicia.

Baciala. Senza un passato, senza una maschera e senza qualcosa di cui vergognarti.

Ti allontano lentamente. I tuoi occhi lucidi mi schiaffeggiano la faccia.
Ti bacio in mezzo ad una scuola che si sveglia. Tra i possibili sguardi di coloro che sono sopravvissuti e di quelli a cui è stato concesso di vivere.
Non me ne frega più niente.
Adesso ci siamo solo io, te, e un futuro che forse può assaporare il gusto sublime della libertà.

Amala senza altro che l’amore stesso. Così come ti ama lei, con tutta l’ostinazione della sua giovinezza.

«Cosa succede, Severus?» me lo domandi in bilico tra l’incredulità e le lacrime.
Io ti sorrido, ancora.
Questa volta è un sorriso lasciato uscire allo scoperto, alla luce del sole. Qui, dove tutti possono vedere che aspetto ha un uomo risorto.

Lei se lo merita, ragazzo mio. Ma soprattutto, più di ogni altra cosa, lo meriti tu.

«Questa notte qualcuno mi ha fatto capire che è tempo di andare avanti.» lo sussurro appena, ad un centimetro dalle tue labbra.
Mi prendi il viso tra le mani. L’immagine del tuo volto mi fa capire finalmente come è fatta la felicità.
Osservo il tuo sguardo superarmi la spalla, infrangersi su una tomba bianca ai confini del prato.
«Adesso la smetterai di urlare il suo nome nel sonno, Severus?» lo chiedi accarezzandomi una guancia.
Un’espressione di stupore è tutto quello che riesco a concederti.
«Credi che non lo sappia? Pensi che io non abbia passato più di una notte insonne, a guardarti dormire, cercando di capire come trascinarti fuori da ricordi che non ti avrebbero mai permesso di vivere del tutto?»
Una lacrima mi sfugge dagli occhi.
Sei reale, ragazzina?
Davvero mi merito accanto una donna tanto scompigliata da sapermi guardare dentro, fino in fondo all’anima?
«Evidentemente doveva pensarci lui… in qualche modo, follemente, ancora una volta, ha aggiustato tutto.» me lo dici stringendomi le mani.
Già, ancora una volta.

Lasciami il mio posto nel passato. Ricordami come qualcuno che ti ha concesso di vivere il presente. Io ho vissuto la vita che volevo vivere. Sono morto come volevo morire. Non permettere che lo abbia fatto invano. Goditi la tua vita, il tuo amore, la tua redenzione meritata in ogni più impercettibile oncia… Severus. Ti prego…

«Adesso è ora di lasciarlo andare…» te lo dico tra due lacrime che mi rigano le guance.
Per la prima volta, dopo trent’anni, assaporo il piacere di sentire il dolore che evade dagli occhi e si dissolve nel vento.
«Credo di sì, amore mio.»
Mi abbracci. Con un gesto delicato mi volti verso il panorama infinito che si perde all’orizzonte.
Tra le serre e la tomba bianca uno stormo di Thestral si alza in volo.
«Sono bellissimi, non credi?» mi domandi con la testa appoggiata sulla mia spalla.
«Sì, lo sono.» ti bacio ancora la tempia.
«Ormai possiamo vederli quasi tutti. La morte non ha lasciato scampo a nessuno…» un velo di tristezza ti attraversa la voce. Lo riprendi quasi subito, nel terrore che una qualsiasi cosa possa guastare questo momento in cui sono crollati castelli di disperazione costruiti in anni di solitudine e colpe inconfessabili.
«Sì, possiamo vederli quasi tutti.»

Lascia stare i morti, Severus. Guarda a quanta vita hai permesso di continuare ad esistere.

«Grazie a coloro che sono morti possiamo vedere ancora tantissimi vivi. Tantissime storie ancora da raccontare, tantissime albe libere nascere in fondo all’orizzonte, Hermione…» lo dico così piano che le mie parole rischiano di confondersi nel vento.
Ma tu le senti. Ti volti, sorridi.
Mi baci piano. Mi passi le dita tra i capelli.
«Ti amo, Severus.»
Sorrido anche io. Ti stringo in un nuovo abbraccio.
Lentamente mi volto verso il castello che è diventato la nostra casa. Un altro giorno rivendica il suo spazio nelle nostre vite. Un’altra normalità da assaporare fino in fondo.
Ti fermi sui tuoi passi un istante.
Distrattamente ti volti verso il confine del prato.
«Grazie, Albus…» sussurri fugacemente nell’alba che si sta trasformando in mattina.

Per l’ultima volta: addio, amico mio…

«Per l’ultima volta: addio, amico mio…» sono parole così sottili da poter assomigliare ad un pensiero fugace.
Eppure laggiù, nella tua tomba bianca, per un attimo, riesco a vederti sorridere.

FINE

 
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view post Posted on 21/3/2022, 17:57
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Eccezionale!!!!
 
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view post Posted on 22/3/2022, 09:46
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Grazie, Chiara!
 
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Cordelia88
view post Posted on 23/3/2022, 21:00




L'ho letta una prima volta e l'ho adorata da subito.
L'emozione che ci hai messo dentro è palpabile, ti colpisce davvero.
L'ho riletta una seconda volta e ho messo di sottofondo una canzone davvero dolce ed emotiva di uno dei miei gruppi più adorati ( Ghost, "The darkness at the heart of my love") e non posso che dirti che il tuo brano tocca davvero dal profondo.
Complimenti mia cara.
 
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view post Posted on 23/3/2022, 21:02
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Grazie infinite, Cordelia! Il tuo messaggio mi ha molto emozionata.
Io l’ho scritta con “Come join the murder” di The White Buffalo. Trovo che la musica, associata alle parole, crei atmosfere irripetibili.
 
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view post Posted on 26/3/2022, 18:44
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Addio, amico mio di Bianca/ Biboarwen


La prima parte, quella scritta in corsivo, per intenderci, è semplicemente da brividi!
Mirabile la scelta delle parole, perfetta la costruzione dei concetti che condivido, tanto da invidiarti la scorrevole semplicità con cui sei stata in grado di esprimerli, senza esitazioni, con una profondità e un’emotività che trasmetti potente.
Non posso citare una frase, perché una sola frase sarebbe davvero poco, tuttavia…

CITAZIONE
Gli altri hanno vinto una guerra. Io mi trascino in una divisa da santo che non mi è mai appartenuta. Un santo camuffato da mostro.
Non sono mai stato né l’uno né l’altro. Tu lo hai sempre saputo. Loro no.

Hai tratteggiato come e più di sempre un grande, dolente e furioso Severus, contro se stesso e contro il mondo, ma soprattutto contro e verso Albus.

CITAZIONE
Maledetto vecchio pazzo. Così abile nel fornire argomentazioni incontrovertibili. Così capace di far vacillare ogni mia ferrea convinzione. Così astuto nel tirare fuori l’uomo che, per primo, hai visto sotto la casacca nera.

Nell’intreccio inestricabile tra rabbia, affetto e odio, emerge davvero dalle tue parole l’uomo invisibile al mondo, creatura intrisa di amore, generosità e capace di sacrifici impensabili.

CITAZIONE
Il primo sole di un’alba di inizio estate importuna le grandi vetrate di un luogo seminascosto, ai piedi del castello.

Così inizia la seconda parte, nella serra: quasi una contrapposizione tra la morte (prima parte) e la vita in tutto il suo vigore (seconda parte), ombra e luce e io mi perdo nella luce che sai dipingere con pennellate sapienti
CITAZIONE
Il sole si infrange sulle vetrate, illumina il tuo ottimismo con caleidoscopiche luci colorate.

E sono affascinata dalla descrizione dell’amore, puro e libero, espresso con cenni e pensieri e con il sospiro di un bacio profumato: una rinascita che permette di ascoltare un sussurro da lacrime benedette,
CITAZIONE
«Ti amo, Hermione.» te lo sussurro sulla tempia.
Tu tremi.
«Anche se non te l’ho mai detto….»
Una lacrima ti sfugge dagli occhi. Ne sento l’umidità intrufolarsi oltre la sciarpa di seta, nel colletto della camicia

Così strano e difficile che quelle parole lascino le sue labbra, le labbra di Severus: eppure in questo racconto, costruito alla perfezione, sono il coronamento e la conclusione più logica.
Hai legato le parole di Albus della prima parte agli eventi ed alle emozioni della seconda, tanto che il personaggio ne viene completato ed esaltato.
Sono felice che tu sia venuta qui nel Calderone, e che ci regali di questi gioielli.
E’ un piacere leggerti. Sei davvero molto, molto brava. <3
 
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view post Posted on 26/3/2022, 19:51
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Non so come ringraziarti per le tue belle parole, Chiara! È un onore poter far leggere, a te e a tutte le meravigliose utenti di questo forum, il mio tentativo perpetuo di dipingere con le parole il ritratto di un uomo che mi affascina e che continua a sconvolgermi da tanti anni.
È sempre bello osservare, nei tuoi messaggi, la capacità che hai di cogliere ogni mio accenno più minimo. La contrapposizione tra la morte è la vita, la lotta interiore di Severus, gli accenti che vorrei tanto dare senza palesarli del tutto.
Grazie, Chiara. Grazie davvero!
 
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view post Posted on 28/3/2022, 19:58
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Dalla terra dove s'intrecciano misteri, magie e leggende.

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Riuscirò mai a creare con la carta e l’inchiostro immagini così vivide e struggenti da dare l’impressione di vivere in un trip allucinogeno fatto della simbiosi con i pensieri, i tormenti, i sogni, i sospiri dell’anima e del cuore di Severus? No, ma mi consola sapere che ci sei tu a provvedere a spegnere il desiderio di vivere quella che ho già definito come l’esperienza psichedelica di viaggiare nella mente del nostro mago preferito. All’inizio il senso di costrizione al petto ti mozza il respiro e scorri le righe del testo bramando uno spiraglio di luce. Accetti il momento dello scontro, del confronto, dell’esplosione della sofferenza repressa e rallenti, ti soffermi, torni indietro e rileggi. Questo esercizio è piacevole in funzione del sollievo che però, stavolta, stenta ad arrivare (ti ho trovata più spietata del solito); così ho creato il mio personale finale, la pozione salvavita e sappi che, pian piano, il pairing con Hermione sta facendo breccia nella mia testa dura (di legno, obviously) tanto da farmi sorridere felice davanti al romanticissimo bacio finale.❤️

Edited by Lonely_Kate - 29/3/2022, 08:45
 
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view post Posted on 28/3/2022, 21:30
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Fondi-calderoni

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Mamma mia, Kate! Che emozione leggere il tuo messaggio!
Nella prima parte mi regali complimenti che mi riempiono di orgoglio e che addirittura stento a credere di meritare. Usi la parola “trip” che mai ho trovato più appropriata. Come ho già detto in qualche discussione (non ricordo esattamente quale), per me entrare nella testa di Severus e scrivere dal suo “interno” è proprio un po’ come un viaggio, tormentato e necessario, che mi concedo senza sapermici sottrarre. Quindi Grazie, grazie e grazie ancora una volta, per farmi capire con le tue parole che questa, forse, non è soltanto una mia personale follia, ma qualcosa in grado di regalare ad altri una piccola emozione. Leggere le tue impressioni è stato commovente!
Questa volta sono stata spietata, dici? E pensare che credevo di aver scritto una cosa leggera 😅. No, a parte gli scherzi, lo so! Ma quando entro “dentro di lui” è come se il dolore che gli attribuisco mi avvolgesse completamente. Non so spiegarlo meglio…
Ed infine, ma non meno importante, ti prometto che ce la farò! Riuscirò a farti amare questa coppia! Sperando di strapparti un sorriso dopo l’altro.
Grazie infinite per aver dedicato del tempo a leggere le mie parole.
 
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view post Posted on 8/4/2022, 16:23
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Pozionista abile

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Che dire? Questa è un'altra perla da aggiungere alla tua fantastica produzione, cara Bianca. La capacità di suscitare profonde sensazioni nell’animo di chi legge le tue storie è ormai assodata, evidente frutto di una grande sensibilità e della tua indiscussa bravura nel trovare sempre i termini migliori a rendere incredibilmente vive le emozioni.

Ho letto d’un fiato la prima parte, da brividi, in cui le note di un sogno conducono direttamente al bellissimo confronto tra Severus e Albus che si eleva a capolavoro di introspezione: è chiaro come la presenza del vecchio, celata dietro al Velo, incarni i toni di una coscienza ancora oppressa dall’angoscia e tormentata dal senso di colpa.

Ma è la voce stessa di colui che condannò quella coscienza all’inferno del rimorso a spingerla infine a dimenticare il passato per ritornare a vivere, e lo splendido confronto verbale tra vittima e carnefice, giocato in un continuo, quasi perverso scambio di ruoli, tocca in alcuni punti vette di tale bellezza e intensità da costringere alla rilettura.

E poi arriva la seconda porzione del racconto, la parte in cui il dramma si stempera con dolcezza nel prodigio di un altro incontro. Un incontro che per fortuna incarna la nuova realtà di Severus, in cui ogni singolo dettaglio è cesellato in modo incantevole dalla tua esperta abilità descrittiva, e assurge a ruolo primario nell’interezza di un quadro meraviglioso tutto da ammirare pervaso dalla luce, le tinte e i profumi delle serre di Hogwarts.

Confesso che a questo punto il mio animo romantico si è sciolto, ed è stato come trovarmi a mia volta immersa nell’atmosfera densa di magia di quegli aromi, e illuminata dall’inebriante felicità di una coppia che, non c’è nemmeno più bisogno di sottolinearlo, sai sempre gestire magistralmente in ogni contesto. Con sguardo sognante e ancora perso :lol: ti ringrazio per avermi fatto entrare nel mondo della tua meravigliosa fantasia! <3
 
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view post Posted on 8/4/2022, 18:36
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Fondi-calderoni

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Grazie infinite, Ele! Questi tuoi complimenti così argomentati e dettagliati mi rendono talmente felice da faticare ad esprimermi. Spero sinceramente di meritarli.
Ma la cosa più bella che sto provando, da che ho messo piede in questo posto meraviglioso, è la sensazione di dedicare la mia passione a qualcuno che riesce a vedere una bellezza nascosta che a me è sempre stata così palese. Condividere tutto questo con voi è letteralmente impagabile. Grazie, davvero!
 
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view post Posted on 22/4/2022, 17:18
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I ♥ Severus


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Da un dolce sogno d'amore!

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Una storia molto intensa, coinvolgente e commovente, scritta benissimo, con uno stile impeccabile che ti stritola il cuore e lo mescola con la mente, gratificandoli entrambi quando incontrano quelle frasi perfette, alchimia di parole e significato, di emozioni e logica.
Una storia ben costruita, con un sogno che hai saputo far diventare reale, agganciando ricordi, rimorsi, sensi di colpa, ira... e desiderio, fino a creare un futuro che vai a svolgere nella seconda parte della storia, coordinandolo con le parole di Silente nella prima parte.
Adoro questo tuo Severus, così rigido e forte, così severo e fragile. Così innamorato.
Mi è piaciuto molto il dialogo, grandioso, con un morto testardo: Silente è sempre Silente, in ogni occasione, anche quando è dietro al Velo.
La Stanza della morte, col suo Arco di pietra è sicuramente l'ambiente/atmosferra perfetto per l'incontro e questa volta il sogno/incubo è così ben agganciato alla realtà da far pensare alla magia, al potere di due maghi così potenti da poter sfidare la morte pur di parlare un'ultima volta.
L'accenno ai Thestral è minimale, ma è molto ben giocato nel contesto post-guerra dove tutti hanno visto morire qualcuno. E questa affermazione vale solo con loro, da qui il corretto uso della creatura magica.
Brava, davvero molto brava. Come sempre, del resto.

EDIT: corretti gli errori di battitura, davvero troppi.


Edited by Ida59 - 23/4/2022, 10:43
 
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view post Posted on 22/4/2022, 18:13
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Fondi-calderoni

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Ida, come sempre il tuo commento mi commuove. Sai quanta stima nutro per te, per la tua visione di Severus, per l’analisi profonda che ne hai sempre fatto e per la costanza con cui non ti stufi di studiarlo, di analizzarlo, in tutte le sue mille sfaccettature.
Ricevere da te queste parole così pregne di complimenti mi fa battere il cuore, davvero.
Quindi grazie, un grazie infinito. Poter condividere con voi, su questo bellissimo forum, le mie parole, è un onore immenso.
 
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view post Posted on 26/4/2022, 21:31
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Buonasera! :D
A questo giro ce la faccio a commentare tutto. Come ho detto ad Alaide, Drumstrang a marzo ha fatto faville.
Credo che questa sia la mia stoeia preferita del mese.
Magistrale l'uso di Albus, che permane in ogni riga oltre il sogno, a tracciare per Severus la strada verso la vita. Molto apprezzata la Severus/Hermione; sono intrigata dal fatto che le due storie di febbraio e marzo siano collegate. I Thestral, pur essendo un dettaglio, mi hanno illuminato nel loro contrasto di "Tutti ormai possono vederli" "Sì, tutti possono vedere la vita". I Thestral sono sì morte, ma sono il passato, rappresentano un punto di origine. Lo sguardo è al futuro invece, oltre l'orizzonte.
Come per febbraio forse in alcuni punti è un po' troppo "cruda" per me, ma l'ho amata e la storia mi ha lasciato con un enorme sorriso di speranza.
Ben fatto!
 
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view post Posted on 26/4/2022, 21:54
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Fondi-calderoni

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Grazie infinite Mitsuki! Sono davvero felice che la storia ti sia piaciuta e che tu abbia apprezzato il collegamento, sto tentando una pazzia che spero mi riesca, così come l’ho pensata.
Il fatto che sia la tua storia preferita mi riempie di orgoglio e di commozione, visti i bellissimi racconti che ho letto per questo mese.
È stato un onore poterti far leggere le mie parole. Grazie per il tuo tempo e per il tuo messaggio.
 
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14 replies since 21/3/2022, 13:17   291 views
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