Il Calderone di Severus

Gabrix1967 - Ferite Invisibili, Tipologia: one-shot - Rating: per tutti - Genere: drammatico, introspettivo - Personaggi: Severus Piton, Albus Silente - Epoche: Pre Harry a Hogwarts - Avvertimenti:AU

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view post Posted on 21/3/2022, 11:01
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GabrixSnape

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Titolo: Ferite invisibili
Autore/data: Gabrix1967 – Marzo 2022
Tipologia: one-shot
Rating: per tutti
Genere: drammatico, introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Albus Silente
Pairing: nessuno
Epoche: Pre Harry a Hogwarts
Avvertimenti:AU

Riassunto: Le sofferenze, spesso, sono invisibili al mondo.

Nota 1: Scritta per la sfida 15 anni con Severus - Marzo. Portatore delle Insegne della Scuola di Beauxbatons

Caratteri: 27.652

Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I personaggi originali, i luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.


Ferite invisibili



Il Wizengamot aveva appena pronunciato la sentenza di assoluzione.
“Sembra che non andrai ad Azkaban,” dichiarò Silente in tono serio.
Il volto pallido di Severus rimase impassibile. Non temeva la prigione né i Dissennatori più di quanto temesse la vita che gli si prospettava.
La gabbia in cui l’avevano rinchiuso venne riaperta e qualcuno gli liberò i polsi.
“Aspettami fuori,” disse Silente, avvicinandosi allo scranno per prendere commiato da Barty Crouch e dagli altri membri del tribunale.
Ubbidiente, Severus uscì dal grande anfiteatro in cui l’avevano giudicato innocente dall’accusa di essere ancora un Mangiamorte. Ora che era stato prosciolto, sembrava non destare più l’interesse di alcuno. Infatti, quasi fosse invisibile, camminò senza meta, assorto nei propri pensieri, con l’unico scopo di prendere le distanze da tutti. Ma la libertà riconquistata non lo faceva sentire affatto più leggero. Il suo tribunale interiore lo inchiodava ad un giudizio definitivo: colpevole!
Non sapeva quanto aveva vagato né in che direzione quando si ritrovò in una stanza circolare, con pavimento e pareti scuri. Si voltò in ogni direzione: era circondato da porte senza maniglia e non sapeva da dove fosse sbucato in quel luogo. Una strana vertigine assalì il giovane mago. D’improvviso, gli tornarono in mente le parole di Silente. Avrebbe dovuto aspettarlo appena fuori dalla sala del Wizengamot, invece era in un posto che non aveva mai visto e chissà come aveva raggiunto.
Sapeva di dover tornare sui suoi passi, quindi oltrepassò una delle porte sperando di compiere la scelta giusta, e in un primo momento, un crudele déjà-vu quasi l’illuse di aver avuto successo. Il nuovo ambiente, illuminato da una luce fioca, era molto simile a quello in cui era stato giudicato. Gli ci vollero pochi istanti però per accorgersi delle differenze. Era davanti a una specie di cavità rocciosa profonda, lungo la quale si scorgevano delle file di panche di pietra ripide come i gradini di un anfiteatro, e nel centro, in basso, una piattaforma di roccia sulla quale si ergeva un arco di pietra.
Severus era un ragazzo ambizioso ed era stato uno studente assetato di sapere. Non gli ci volle molto per realizzare che quella in cui si trovava era la Stanza della Morte, almeno così veniva chiamata nei libri che aveva letto. Ne era stato affascinato da sempre, e ora che Lily era morta, essere lì, senza averlo deciso coscientemente, gli sembrava una coincidenza straordinaria.
Discese gli alti gradini in pietra, diretto all’arco. La struttura era all’apparenza molto antica, e così piena di crepe che si stentava a credere che potesse rimanere in piedi. Quando fu più vicino, Severus vide la tenda nera e logora che lo chiudeva nel mezzo, e avvertì una crescente sensazione di gelo. Poi, quando gli fu prossimo, cominciò a udire un fioco brusio che, non aveva dubbi, proveniva dall’altra parte del telo, fluttuante come se qualcosa o qualcuno lo muovesse. Di certo, a sospingere il lacero tessuto non era l’aria, immobile e fredda.
Non comprendeva il senso dei sussurri indistinti, eppure Severus era convinto che fossero diretti proprio a lui.
In una ripetizione ritmica e incalzante, il sommesso mormorio lo attirava verso la tenda nera e, benché sapesse che una volta passato al di là non sarebbe più tornato indietro, il giovane mago ne era irresistibilmente attratto. E ora, ai piedi dell’imponente arco, restava immobile davanti al telo, ipnotizzato dai bisbigli confusi che non riusciva a ignorare.

“Fermati!” una voce autoritaria tuonò nella stanza debolmente illuminata. Ma Severus dava ascolto solo a qualcuno che sembrava chiamarlo dall’altra parte dell’arco e sembrava ormai determinato a oltrepassare il velo che continuava a ondeggiare.
Immobilus!” esclamò ancora dall’alto la voce allarmata e, ai piedi dell’arco, finalmente Severus si bloccò.
Silente scese velocemente gli alti gradini dell’imponente anfiteatro.
Finite Incantatem!” comandò quando ebbe raggiunto il giovane sulla piattaforma.

Severus sembrò riemergere da un sogno a occhi aperti.
“Cosa credevi di fare?” gli domandò Silente.
Severus scosse il capo mentre continuava a osservare il telo ondeggiante.
“Lo sai che non c’è ritorno da lì?” lo incalzò il vecchio mago.
Severus lo guardò con indifferenza.
“Perché è qui?” chiese, riferendosi all’arco.
“Oh, mio caro ragazzo, se lo sapessi con esattezza avrei più anni di quelli che ho davvero,” esclamò Silente. “Sicuramente è qui perché sia difficile raggiungerlo… anche se non impossibile,” aggiunse mesto.
“Qualcuno dice che sia servito per l’esecuzione delle condanne” proseguì l’anziano mago. “Altri, che gli Indicibili abbiano condotto degli studi su quest’arco. Ciò che è certo è che il mistero della morte è celato dietro quel telo nero, ma indagarlo non ci compete e violare questo mistero adesso t’impedirà solo di onorare la tua promessa.”
Il vecchio sapeva usare le parole e Severus ebbe un fremito.
“Qualcuno mi chiamava dall’altra parte. Non comprendevo le sue parole, ma so che erano rivolte a me,” mormorò, vinto.
“Vieni via con me, Severus, non è a questo che devi rivolgere il tuo pensiero ora!” disse Silente, prendendo sottobraccio il giovane mago.
Severus si lasciò trascinare senza opporre resistenza, ma alle sue orecchie quelle voci non smettevano di mormorare parole di morte.

*****



La scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts era l’ultimo posto in cui Severus pensava di tornare.
Ma nonostante l’avesse fatto sentire spregevole, Albus gli aveva chiesto di lavorare al suo fianco perché tra qualche anno il ragazzo avrebbe iniziato i suoi studi magici e in due avrebbero potuto proteggerlo meglio.
Se avesse potuto scegliere, avrebbe insegnato Difesa Contro le Arti Oscure, ma era evidente che si riteneva necessario metterlo ancora alla prova.
Cercando di non farlo apparire come un rifiuto di assegnargli la cattedra che avrebbe preferito, Silente aveva offerto al nuovo arrivato quella di Pozioni, richiamandolo alla necessità di venire incontro alle esigenze della scuola e del mondo magico, visto che il professor Lumacorno, del quale Severus stesso era stato allievo, anelava andare in pensione.

Solo pochi anni prima, Severus era stato un ottimo studente di Pozioni, ma affidargli quell’insegnamento era un po’ come togliergli l’uso della bacchetta.
Lumacorno era stato lusingato per la scelta di uno degli ex allievi più promettenti come suo successore, ma gli altri insegnanti, nonostante il processo a suo carico si fosse concluso, lo guardavano con sospetto.
Per questo Severus desiderava lo considerassero il minimo indispensabile per giustificare la sua presenza nella scuola e non voleva essere coinvolto in attività che non fossero strettamente connesse al suo ruolo di insegnante di Pozioni o a quello di capo della Casa Serpeverde.

Così si rifugiava nei luoghi in cui sapeva di non dover condividere i suoi spazi. Lo si sarebbe potuto trovare in biblioteca, ma solo nella tarda serata, o nella Foresta Proibita, dove in pochi amavano passeggiare, oppure nelle serre. Infatti, Severus aveva scoperto che, per esigenze connesse al comportamento delle piante magiche e delle altre coltivazioni, l’insegnante di Erbologia preferiva le prime ore di lezione e spesso già all’ora di pranzo lasciava libere le serre.
Avrebbe potuto sperare di meglio? Laggiù era davvero difficile essere raggiunti, e l’ambiente era sempre ben illuminato, almeno fino al tramonto.
I territori di Hogwarts erano la sua casa, più di quanto non lo fossero il castello e il suo appartamento.

Nella seconda domenica dopo il processo, Severus pensò a come sottrarsi al lungo pranzo. Decise così di fare una passeggiata nella Foresta Proibita, per cercare piante ed essenze rare che aveva visto scarseggiare nel magazzino. Voleva assicurare la presenza degli ingredienti necessari alle lezioni che presto avrebbe tenuto.
La Foresta aveva sempre esercitato un fascino particolare sul giovane professore. La sua capacità di confondersi con l’oscurità, lo faceva sentir parte di essa, e sapeva che una parte dell’essenza di quel luogo, con tutti i pericoli e le creature mostruose, viveva in lui. E, a proposito di creature mostruose, a un certo punto gli parve di vedere delle enormi ali nere in fondo a una radura.
Si avvicinò incuriosito.
Un branco di Thestral era stretto in circolo intorno a qualcosa. Si fece largo, convinto di assistere al loro banchetto e invece, nel mezzo del cerchio, c’era un grosso esemplare che sanguinava copiosamente, con un’ala squarciata e un osso evidentemente spezzato. Dagli occhi bianchi e lucidi fuoriusciva un fluido incorporeo.

“Piangi?” chiese il mago incredulo, prima di invocare l’incantesimo Epismendo per bloccare il sanguinamento dell’animale.
Lo stava domandando al grosso esemplare steso in mezzo alla radura o a se stesso, pensando al suo stesso dolore?
L’animale lo guardava dolente. Il muso scheletrico sembrava implorare aiuto, e la sua spigolosa gabbia toracica si sollevava e si abbassava con una frequenza che faceva pensare a una grande sofferenza.
Severus tese una mano verso di lui e gli altri componenti del branco presero a pestare le zampe sul terreno, inquieti.
“Non voglio fargli del male,” mormorò, ed evidentemente le sue intenzioni erano chiare agli animali che, dopo le prime reazioni nervose, gli fecero spazio tra loro.
Severus constatò che l’ala era spezzata in più punti. Ciò che appariva più grave era la frattura dell’osso portante. Cercò di immaginarne le cause. Forse il Thestral era stato colpito con un oggetto pesante e appuntito da qualche mago capace di vederlo, che, ancora vittima di superstizione, aveva cercato di eliminare la sventura di cui riteneva che l’animale fosse il presagio? O magari, era atterrato maldestramente tra i rami di un albero? Entrambe le ipotesi giustificavano le lesioni della membrana e le ferite che aveva appena curato.

Nero tra i neri animali, invisibile tra gli invisibili, Severus si era sentito subito affine a quelle creature, e la naturalezza del loro comportamento lo faceva sentire percepito come parte del branco. D’altronde, se Albus non l’avesse protetto, il mondo magico avrebbe potuto scagliarsi su di lui con violenza eguale a quella che aveva colpito il Thestral. Anche se ciò che l’aveva salvato dal pericolo imminente, lo aveva condannato a una lenta agonia.
Veder morire la gente aveva radicato in Severus la convinzione che uccidere fosse uno dei peggiori crimini che si potessero commettere, secondo solo a infliggere ferite che portano a una morte lenta e dolorosa.
Per questo, di fronte all’animale incatenato alle sue ultime ore, soffriva più di quanto non avesse potuto immaginare. Forse perché riteneva che entrambi fossero legati dalla consapevolezza della propria fine e uniti nella sofferenza.
“Ti curerò,” mormorò, stupendosi delle sue stesse parole. Sapeva che il Thestral non poteva capire la promessa, ma non trovò strano che l’animale cercasse con il muso il contatto della sua mano. Gli accarezzò delicatamente la lunga criniera setosa, poi ritornò velocemente verso il castello pensando di procurarsi i rimedi utili alla guarigione dell’animale.
Il branco lo osservò con occhi spettrali, e Severus seppe che, ancora una volta, lottava contro la morte.

*****



Aveva bisogno di una Pozione Ossofast, di Essenza di Dittamo in abbondanza e sicuramente di altri rimedi. A questo pensava Severus nel primo pomeriggio della domenica, procedendo a passi spediti verso il castello.
Contando sulla giornata di festa, sull’accesso incondizionato alle serre e sulla loro insospettabile pertinenza, il giovane mago considerò che avrebbe provveduto alla realizzazione di quanto necessitava alla cura del Thestral, senza dover spiegare alla Guaritrice o ad altri le sue intenzioni, e senza ricorrere alle scorte del magazzino.

Così, nell’intimo giardino d’inverno, di cui aveva scoperto l’esistenza durante una delle sue passeggiate solitarie, arredato con una poltrona, un tavolino e un ampio banco da lavoro che sembrava prestarsi bene alle sue esigenze, trasportò alcuni strumenti di lavoro.
Gli sembrò che lì la sua presenza potesse passare più inosservata, visto che il preside si aggirava spesso nei sotterranei, ma poi, attraversando il corridoio delle liliacee, sovrappensiero, venne scosso dal profumo intenso delle piante. Si arrestò di scatto e, socchiudendo gli occhi, inspirò profondamente. Con gli occhi ancora chiusi, si voltò meccanicamente in direzione della fragranza che aveva attratto la sua attenzione. Quando li riaprì, vide decine di gigli bianchi, dai petali setosi. Sapeva della loro presenza nelle serre, perché i gigli erano ampiamente impiegati in alcune Pozioni, ma, ancora una volta, gli parve, come già era accaduto ai piedi dell’Arco, di essere stato convocato in quel luogo per una ragione precisa. Si soffermò davanti ai fiori candidi, quasi a volerli omaggiare, sperando che, in qualche modo, potessero indirizzarlo, come pensava volessero fare i sussurri al di là del velo. Ma quei fiori parlavano solo attraverso il loro intenso profumo, che condannava il mago al rimpianto per l’assenza della donna che aveva amato. Si sforzò di cacciare indietro i sentimenti negativi, per dedicarsi a ciò per cui era lì.

Nelle serre deserte, percorse gli stretti corridoi alla ricerca delle piante di Dittamo. Ricordava esattamente dove si trovavano; aveva frequentato con profitto le lezioni di Erbologia quand’era studente e ci era passato davanti più volte. Le osservò soddisfatto: ce n’erano in abbondanza, così come di Gerani Zannuti che gli servivano per preparare la Pozione Ossofast.

Era quasi il tramonto quando terminò il lavoro.

Utilizzando un incantesimo di trasfigurazione, che faceva apparire il piano del tavolo completamente libero, nascose il laboratorio che aveva allestito in fretta, pensando che avrebbe potuto ancora tornargli utile.

Uscì quindi rapido dalla porta più nascosta delle serre, preoccupato che, nel frattempo, il Thestral ferito avesse peggiorato la sua situazione tentando di volare o, peggio ancora, che fosse stato finito dagli altri esemplari che ne avvertivano la vulnerabilità e la sofferenza.
Qualcosa nella semi oscurità ostacolò il suo incedere spedito. Non comprese subito di cosa si trattava, ma un soffio tiepido gli arrivò sulla testa. Sollevò lo sguardo verso l’alto e lo vide. Il Thestral era davanti a lui. I suoi occhi bianchi, sofferenti, sembravano indirizzare al mago una muta preghiera.
Severus si guardò intorno, preoccupato che qualcuno potesse essere nei paraggi, ma tutto, nelle vicinanze delle serre, sembrava muto e deserto.

“Deve farti molto male quell’ala per avermi seguito sin qui,” mormorò il mago, accarezzando il collo dell’animale. Poi, prelevata dalla tasca della redingote una fiala di Ossofast, la vuotò sulla lingua della fiduciosa creatura.
Per qualche istante, il Thestral rimase incerto e immobile dinanzi a Severus, ma presto, quando la pozione cominciò a fare effetto, cominciò a sollevarsi inquieto sulle zampe posteriori, allargando e sbattendo le ali, in preda ai dolori che quella pozione notoriamente provocava. Severus tese una mano verso il muso dell’animale, ma quello non ne voleva sapere di calmarsi. Scalciò, imbizzarrito, colpendo la vetrata di una delle serre, che era alle sue spalle, mandandola in frantumi e facendo cadere molti dei vasi, che erano posati sugli ampi ripiani all’interno. Quindi, galoppò via, sparendo nel buio.

Severus sapeva che, in preda al dolore, il Thestral non si sarebbe fatto avvicinare ancora. Non ora che lo riteneva responsabile di quelle nuove sofferenze. Così decise di attendere l’indomani mattina per recarsi di nuovo nella Foresta Proibita a constatare lo stato delle ferite.
Si dedicò in tutta fretta a riparare la vetrata andata in frantumi, e poi provvide a rimettere a posto i vasi caduti.
Quando ebbe finito, si sentì molto stanco. Non era certo per la mattinata trascorsa nei territori di Hogwarts e nemmeno per il piccolo incidente, facilmente ovviato con pochi incantesimi. Ma il confronto con la creatura ferita non smetteva di costringere il mago a dolorose riflessioni sulla nuova vita che aveva cominciato.

Mancava ancora più di un’ora alla cena. Non aveva voglia di mostrarsi così sofferente; aveva bisogno di riposarsi prima di affrontare gli sguardi ostili dei colleghi. Per questo tornò nel giardino d’inverno, accese il lume sul tavolino e sprofondò nella poltrona, socchiudendo gli occhi.
Poco dopo li aprì di scatto, sentendo un rumore di passi dall’esterno e vide, disegnata sui vetri della serra, una sagoma familiare.
“E’ da un po’ che ti osservo: mi sembri inquieto,” disse Silente, una volta che gli fu dinanzi.
“Impiego il mio tempo libero,” si difese Severus, e una nota di risentimento aleggiò nella sua voce. Il preside aveva comprato la sua vita con il ricatto di volerla impiegare per affrancarlo dagli errori del passato, ma non poteva averne il pieno controllo.
“Ma certo, ragazzo mio, non volevo essere indiscreto,” esclamò Silente nel suo tipico tono bonario.
Irritante giustificazione, visto che probabilmente lo stava seguendo. Ma da quanto tempo?
“Ero venuto a sincerarmi che tu stessi bene,” aggiunse poi.
“Sto bene: sono vivo,” rispose Severus, infastidito dall’evidente intento del preside di spiarlo.
Non gli veniva in mente niente che valesse la pena di essere riferito. Aveva commesso indicibili nefandezze per assecondare l’insulso intento di rivalsa nei confronti di chi non lo aveva fatto sentire accettato, e per l’inestinguibile sete di sapere. Aveva rivelato all’Oscuro Signore brandelli di una Profezia che avevano condannato Lily e la sua famiglia.
Il rimorso e la sofferenza erano ben poca cosa al cospetto della morte. Non aveva proprio alcun argomento che potesse giustificare il dolore o per il quale si sentisse in diritto di chiedere conforto. Men che meno al mago che l’aveva fatto sentire una nullità.
Tu mi disgusti!” La voce di Silente nella sua testa aveva un suono più sinistro di quello che avrebbe potuto avere la sentenza del Wizengamot. Gli ricordava il punto massimo di abiezione raggiunto, quello che per un attimo gli aveva offuscato così tanto la mente da fargli perdere di vista l’intero contesto. Tutto avrebbe sacrificato per la vita di Lily, senza chiedersi cosa le avrebbe reso insopportabile la vita se fosse sopravvissuta. Ora lo sapeva. Era stato necessario un viaggio nell’inverno della propria anima per comprendere che sopravvivere a chi si ama non equivale a vivere. Silente sapeva che ciò che attendeva il giovane mago era solo una parvenza di vita: un simulacro dell’esistenza che si era precluso rinunciando alla propria anima per un sapere che non avrebbe insegnato niente al suo cuore.
Il preside lo osservava in silenzio, e Severus sentiva che, in un modo molto particolare, sapeva esattamente cosa stesse provando senza riuscire a esprimerlo.

“Sei sempre convinto di ciò che mi hai chiesto: vuoi ancora che io non riveli la parte migliore di te?” gli domandò Silente, addolorato.
“Non cambierebbe molto, anzi, non cambierebbe nulla.”
Il volto feroce e amareggiato di Severus parlava più delle sue stesse parole.
“Non hanno bisogno di comprendere la ragione delle mie colpe, né io del loro perdono. In ogni caso, tenerli fuori dalla mia vita, assicurerà loro un margine di sicurezza maggiore,” aggiunse il giovane mago, risentito.
Severus era fermo nelle sue convinzioni come mai in passato. Aver causato lutti e sofferenze era ciò che lo rendeva determinato: nessuno più sarebbe morto a causa sua, finché avesse avuto la forza di difenderlo.
“Se proprio insisti...” disse Silente, memore di aver concluso nello stesso modo il discorso fatto con il giovane mago solo poco tempo prima. Poi, si voltò verso l’ampio tavolo, dandogli le spalle, e mormorò sottovoce, “Revelio!”
Davanti ai suoi occhi apparve il perfetto laboratorio che Severus aveva allestito: un calderone, diverse ampolle piene, qualche foglia di Dittamo tra gli alambicchi e altri ingredienti magici. Prima di girarsi di nuovo, nascose tutto con un nuovo incantesimo di Trasfigurazione. Ma Severus era già lì, accanto a lui. Non c’era più ombra dell’anima annientata dalla colpa e dai rimorsi, né del vigliacco con la schiena curva che lo pregava e piangeva. Il mago che gli stava davanti era in una postura ostinatamente rigida, compresa in una fiera compostezza. Il nero mantello che l’avvolgeva, quasi fosse una corazza, gli conferiva una compattezza e una consistenza che il preside sapeva non appartenere all’ossuto ragazzo.
“Ma non saltare anche la cena, altrimenti non ti distinguerò più dai Thestral che alleviamo nella foresta,” disse infine, con un sorriso carico di sottintesi.
Severus ebbe un fremito. Dunque aveva assistito a tutto? Esisteva ancora un posto nel quale non avrebbe dovuto sentire il peso dello sguardo calcolatore del preside?
Poi, riacquistato il controllo, dette un’ultima occhiata furtiva al tavolo, tastò le ampolle che aveva nella tasca della redingote e si congedò.
I lembi del mantello, come nere ali, si agitavano sui suoi fianchi.

*****



Il mattino dopo, di buon’ora, Severus si preparò velocemente e, prelevate dal cassetto del comodino le fiale con i rimedi per il Thestral, uscì.
Protetto da un buon margine di tempo che lo separava dal risveglio degli studenti, immaginava che nessuno avrebbe intralciato la sua missione.
Evidentemente aveva fatto male i conti, non tenendo in debita considerazione la curiosità e l’invadenza di Silente.
Aveva appena imboccato il viottolo che conduceva alla capanna del Guardiacaccia e poi alla Foresta Proibita, quando venne raggiunto da una voce allegra.
“Speravo proprio di non dover fare la mia solita passeggiata da solo!”
Il volto sorridente del preside si affacciò nel suo campo visivo.
Evidentemente contrariato, il giovane mago fu costretto a ricambiare con un sorriso stirato.
“Mi piace quando riesco a far visita alle creature che si trovano nei territori di Hogwarts prima di colazione,” esclamò Silente, avviandosi per primo.
Severus lo seguì recalcitrante. Sentiva impellente il bisogno di distaccarsi dalla presenza dell’anziano mago. Avvertiva l’incontro con i Thestral come un momento privato, al quale avrebbe preferito non assistessero estranei e men che meno Silente. Era seccato all’idea che si potesse fraintendere il suo operato, caricandolo di significati sentimentali.
Silente procedeva indisturbato e stranamente silenzioso, e questo metteva Severus a disagio, ben conoscendo l’abituale verbosità del suo mentore.
“Hai una meta precisa?” domandò l’anziano mago con tono volutamente distratto, una volta superata la capanna del guardiacaccia.
Severus esitò, nella speranza di trovare una scappatoia a quello che ormai si palesava come un momento inevitabile, e si limitò a scuotere la testa, in assenza di un’idea che potesse tornargli utile.
I due maghi si addentrarono nella Foresta Proibita mentre l’orizzonte, ormai rischiarato dai primi raggi di sole, riversava i suoi bagliori rossastri sulle colline intorno al castello.
Raggiunsero la radura in silenzio. Severus sapeva che Silente stava studiando ogni suo movimento, benché si sforzasse di fingersi concentrato su ogni pianta e creatura che incrociavano. Avrebbe voluto sparire e non dovergli rendere conto di ciò che presto avrebbe fatto, ma il vecchio sembrava determinato a non separarsi da lui.
All’improvviso, dalla parte opposta dello spiazzo verde, il branco di Thestral uscì allo scoperto. Avanzavano compatti verso i due maghi.
“Singolari creature, i Thestral!” esclamò Silente al loro apparire.
“All’apparenza così distanti e diversi dalle creature terrene; spaventosi, eppure così utili e remissivi.”

Severus li guardò avanzare, in apprensione perché non c’era traccia dell’esemplare ferito. Lo pensò morto e si afflisse al pensiero di non essere riuscito a curarlo come avrebbe dovuto. Era ormai evidente che il tempismo non fosse una sua qualità, pensò toccando le fialette che aveva in tasca.
Gli animali si avvicinarono.
“Non un comportamento consueto,” osservò Silente prima di accorgersi che il più grosso del branco se ne staccava per accostarsi a Severus, posandogli il muso sul petto.
Le due figure nere sembravano indissolubilmente legate da un patto silenzioso.
L’animale sollevò il muso e, dall’alto, sembrò osservare il giovane mago, attendendo qualcosa.
Severus annuì e il Thestral si mosse, seguito dagli altri esemplari, dirigendosi verso il punto della foresta dal quale erano sbucati.
Silente seguiva in silenzio lo strano corteo di figure nere. Tutte sembravano lievi nei movimenti e malinconicamente gravate da presagi di morte.
A ridosso di un tronco cavo, trovarono il Thestral ferito che pestava il terreno e scuoteva ilcapo nervosamente.
Severus ebbe un guizzo. Il suo corpo agile si staccò dal resto della compagnia per correre davanti al grande animale. Ma quello, ricollegando l’immagine del mago al suo più recente dolore, prese ad agitarsi, dischiudendo le ali ed emettendo versi ostili.
Il suo stato sembrava migliorato. Segno evidente che l’Ossofast aveva fatto bene il suo dovere, ma la membrana era ancora strappata e l’animale non riusciva a sollevarsi in volo.
“Far ricrescere le ossa è una cosa molto dolorosa,” esclamò Silente, dando prova di essere al corrente della situazione. Poi, facendosi largo tra gli esemplari del branco, sfoderò la bacchetta.
Immobilus!” esclamò, puntandola contro il Thestral agitato.
“E’ opportuno che non si muova troppo, se vogliamo che non si ferisca ancora!” disse con tono risoluto. Ma, visto lo sguardo freddo di Severus, fece un passo indietro.

Finite Incantatem!” mormorò il giovane mago, posando una mano sul collo della creatura. Il Thestral scosse la testa per constatare di essere libero di muoversi, poi, come ascoltando il comando muto di Severus, si acquietò, lasciando che il mago lo curasse. Infatti, dopo che Severus ebbe cosparso la membrana lacerata con Estratto di Dittamo ed ebbe praticato qualche incantesimo, entrambe le ali tornarono ad avere un aspetto sano e l’animale apparve pacificato.
Silente si avviò verso il sentiero dall’altra parte della radura che avevano percorso per arrivare sin lì.
Severus lo vide allontanarsi e si sentì finalmente sollevato.
Il Thestral gli si accostò di nuovo. Nei suoi occhi bianchi Severus poteva vedere il riflesso della propria immagine. Il mago gli posò la mano sul muso. Sentiva il respiro caldo dell’animale e non poteva impedirsi di pensare che, nonostante l’aspetto spettrale, quegli esseri avevano sangue, calore e un cuore pulsante. Potevano essere feriti, soffrire e morire. Scomparire definitivamente dalla faccia della terra, senza che molti avessero potuto nemmeno avvertirne la presenza, alleggerendo la vita di quanti percepivano la loro esistenza come una minaccia o, peggio, come un cattivo presagio. E tutto quanto pensava di quegli animali, lo riconduceva dolorosamente a se stesso.

Si congedò dal branco in silenzio, dirigendosi verso il suo compagno di viaggio che l’attendeva a pochi metri da lì.
Ad ogni passo che faceva verso Silente, rimuginava sul fatto di essere al cospetto del mago che aveva reso la sua esistenza visibile all’intero mondo magico e che, nel presupposto di affrancarlo dalla pena, aveva impresso su di lui il marchio del sospetto e del disonore. Come il Thestral, visibile a quanti avessero assistito alla morte, ora lui era visibile a tutti quelli che conoscevano le colpe del suo passato e la morte che supponevano avesse macchiato la sua anima.

I lembi del mantello sollevato dall’aria sbattevano sui fianchi del mago.
“Non smetti mai di stupirmi,” disse Silente compiaciuto, quando Severus gli fu vicino.
“E’ perché non credi fino in fondo che da me possa arrivarti del bene,” disse rattristato Severus, abbassando la testa.
Ma il suo sussurro, come un battito d’ali lontano, si perse lungo il sentiero.

FINE



Edited by Gabrix1967 - 22/3/2022, 16:03
 
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view post Posted on 28/3/2022, 19:02
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Riesci sempre a trovare dei brillanti spunti di riflessione che mi lasciano ferma a riflettere su circostanze a cui non avevo pensato o su cui non mi ero soffermata abbastanza. Due frasi nel testo mi hanno colpita:
CITAZIONE
Severus era stato un ottimo studente di Pozioni, ma affidargli quell’insegnamento era un po’ come togliergli l’uso della bacchetta.

È un’affermazione semplice ma significativa: dà l’impressione che il mago venga sminuito da Silente nella decisione di affidargli quello specifico insegnamento, nonostante l’immensa cultura di Piton nella sottile e precisa arte di preparare pozioni. È un indizio delle basi su cui si fonda il rapporto tra i due personaggi.
CITAZIONE
ma gli altri insegnanti, nonostante il processo a suo carico si fosse concluso, lo guardavano con sospetto.
Per questo Severus desiderava lo considerassero il minimo indispensabile per giustificare la sua presenza nella scuola e non voleva essere coinvolto in attività che non fossero strettamente connesse al suo ruolo di insegnante di Pozioni o a quello di capo della Casa Serpeverde.

Questo è molto triste, evidenzia la grande solitudine che il giovanissimo insegnante deve aver provato in un ambiente che sentiva come ostile, non pronto ad accoglierlo con sufficiente benevolenza.
Così, immerso nei boschi e nelle Serre, Severus rinasce nell’elemento naturale a cui appartiene; trova pace e conforto, scopre di avere ancora un altro ruolo: quello di saper curare, di poter essere d’aiuto, di riuscire a salvare e non solo a uccidere.
Mi piace molto anche il modo in cui hai descritto i primi passi del legame tra Severus e Albus: all’inizio della loro conoscenza, l’anziano mago deve aver assunto agli occhi di Piton il simbolo di salvezza e protezione; dal canto suo, invece, il giovane si sarebbe sempre sentito inadeguato e di continuo sotto esame.
CITAZIONE
“Non smetti mai di stupirmi,” disse Silente compiaciuto, quando Severus gli fu vicino.
“E’ perché non credi fino in fondo che da me possa arrivarti del bene,” disse rattristato Severus, abbassando la testa.

Altra perfetta ma tristissima considerazione.
Complimenti, Gabri. <3
 
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view post Posted on 29/3/2022, 11:29
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CITAZIONE (Lonely_Kate @ 28/3/2022, 20:02) 
Riesci sempre a trovare dei brillanti spunti di riflessione che mi lasciano ferma a riflettere su circostanze a cui non avevo pensato o su cui non mi ero soffermata abbastanza. Due frasi nel testo mi hanno colpita:
CITAZIONE
Severus era stato un ottimo studente di Pozioni, ma affidargli quell’insegnamento era un po’ come togliergli l’uso della bacchetta.

È un’affermazione semplice ma significativa: dà l’impressione che il mago venga sminuito da Silente nella decisione di affidargli quello specifico insegnamento, nonostante l’immensa cultura di Piton nella sottile e precisa arte di preparare pozioni. È un indizio delle basi su cui si fonda il rapporto tra i due personaggi.
CITAZIONE
ma gli altri insegnanti, nonostante il processo a suo carico si fosse concluso, lo guardavano con sospetto.
Per questo Severus desiderava lo considerassero il minimo indispensabile per giustificare la sua presenza nella scuola e non voleva essere coinvolto in attività che non fossero strettamente connesse al suo ruolo di insegnante di Pozioni o a quello di capo della Casa Serpeverde.

Questo è molto triste, evidenzia la grande solitudine che il giovanissimo insegnante deve aver provato in un ambiente che sentiva come ostile, non pronto ad accoglierlo con sufficiente benevolenza.
Così, immerso nei boschi e nelle Serre, Severus rinasce nell’elemento naturale a cui appartiene; trova pace e conforto, scopre di avere ancora un altro ruolo: quello di saper curare, di poter essere d’aiuto, di riuscire a salvare e non solo a uccidere.
Mi piace molto anche il modo in cui hai descritto i primi passi del legame tra Severus e Albus: all’inizio della loro conoscenza, l’anziano mago deve aver assunto agli occhi di Piton il simbolo di salvezza e protezione; dal canto suo, invece, il giovane si sarebbe sempre sentito inadeguato e di continuo sotto esame.
CITAZIONE
“Non smetti mai di stupirmi,” disse Silente compiaciuto, quando Severus gli fu vicino.
“E’ perché non credi fino in fondo che da me possa arrivarti del bene,” disse rattristato Severus, abbassando la testa.

Altra perfetta ma tristissima considerazione.
Complimenti, Gabri. <3

Cara Kate, grazie per il tuo commento.
Per me che affronto ciascuna sfida con l'intento di cercare di inquadrare aspetti sempre diversi della vicenda del personaggio che ci sta a cuore, lo sforzo è proprio quello di trovare appigli nella trama e incastri possibili. In quella di marzo, l'idea di partenza è incentrata sul giovane Severus, perché ho provato a pensare agli episodi che avrebbero potuto avvicinare il protagonista all'Arco di Pietra, senza ricorrere, come ho già fatto, a sogni, e mi è venuto in mente il processo a suo carico.
Da lì, lo sforzo è stato quello di immaginare il giovane professore di Pozioni e il suo inserimento in un ambiente fatto da persone che "non conoscevano la sua parte migliore". Le riflessioni sulla cattedra di Pozioni e sull'uso della bacchetta, scaturiscono da ciò che Severus dice presentando il suo "corso", a proposito degli "inutili sventolii di bacchette". Ma in fondo, l'esattezza della sua materia prescinde dall'uso della bacchetta, e, per un mago, la bacchetta è l'arma per eccellenza e lui, in qualche modo, "è stato quasi disarmato".
E sì, Severus è molto solo. Alla fine solo Silente ha con lui un dialogo costante, per il resto, è necessario che tenga le distanze da chiunque per evitare di svelare la sua missione. Ma, come evidenziato nella frase finale, anche il preside sta ancora valutando la sua fedeltà.
 
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view post Posted on 6/4/2022, 17:38
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Ho trovato il racconto veramente ben costruito, nel modo in cui procede dal momento iniziale al momento finale, con la tristissima constatazione di Severus che è coerente sigillo alla narrazione e al modo in cui hai descritto il rapporto con Albus.
Ho apprezzato il modo in cui riesci a toccare diversi temi e, in particolar modo, il tema della visibilità e dell'invisibilità, che rende particolarmente interessante il rapporto tra Severus e i Thestral, un rapporto che va al di là dell'evento narrato, ovvero della guarigione del Thestral ferito.
Una frase mi è rimasta particolarmente impressa:
CITAZIONE
Nero tra i neri animali, invisibile tra gli invisibili, Severus si era sentito subito affine a quelle creature

Veramente, una bel e denso racconto.
 
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view post Posted on 9/4/2022, 08:45
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CITAZIONE (Alaide @ 6/4/2022, 18:38) 
Ho trovato il racconto veramente ben costruito, nel modo in cui procede dal momento iniziale al momento finale, con la tristissima constatazione di Severus che è coerente sigillo alla narrazione e al modo in cui hai descritto il rapporto con Albus.
Ho apprezzato il modo in cui riesci a toccare diversi temi e, in particolar modo, il tema della visibilità e dell'invisibilità, che rende particolarmente interessante il rapporto tra Severus e i Thestral, un rapporto che va al di là dell'evento narrato, ovvero della guarigione del Thestral ferito.
Una frase mi è rimasta particolarmente impressa:
CITAZIONE
Nero tra i neri animali, invisibile tra gli invisibili, Severus si era sentito subito affine a quelle creature

Veramente, una bel e denso racconto.

Grazie mille Alaide, il tuo giudizio mi lusinga e conforta, perché mi suggerisce che il mio tentativo è andato a segno. ❤️
 
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view post Posted on 11/4/2022, 17:50
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Davvero una storia densa di significati, una storia che scava profondamente nell'anima di Severus.
Il parallelo tra il Thestral e lui stesso, feriti e dolenti entrambi, è svolto veramente bene. La trama è costruita tutta sulla sfiducia di Silente e sulla presa di coscenza di Severus di come sarà la vita che lo aspetta.
Hai saputo fondere gli elementi con abilità e non era facile, il tuo Thestral mi ha commosso e con lui il giovane Severus, Silente, bhe lui è Silente, non lo amo tantissimo e mi piace come tu lo hai delineato.
Brava, Gabri <3
 
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view post Posted on 11/4/2022, 18:22
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CITAZIONE (chiara53 @ 11/4/2022, 18:50) 
Davvero una storia densa di significati, una storia che scava profondamente nell'anima di Severus.
Il parallelo tra il Thestral e lui stesso, feriti e dolenti entrambi, è svolto veramente bene. La trama è costruita tutta sulla sfiducia di Silente e sulla presa di coscenza di Severus di come sarà la vita che lo aspetta.
Hai saputo fondere gli elementi con abilità e non era facile, il tuo Thestral mi ha commosso e con lui il giovane Severus, Silente, bhe lui è Silente, non lo amo tantissimo e mi piace come tu lo hai delineato.
Brava, Gabri <3

Grazie Chiara! <3 Silente non piace nemmeno a me e non manco di evidenziarlo nelle mie storie. In verità, il colore e le ali del Thestral mi hanno immediatamente suggerito il parallelo con Severus, ma, mentre cercavo le parole per esprimerlo, mi sono accorta che gli aspetti in comune andavano ben oltre quello esteriore e mi sono trovata a sorridere entusiasta, all'idea che questa sfida offre anche l'occasione di indagare su aspetti sui quali, diversamente, avrei potuto non soffermarmi.
 
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view post Posted on 22/4/2022, 14:37
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I ♥ Severus


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Anche in questo caso, un inizio doloroso per un ancora giovane Severus.
E, avanzando nella lettura, il dolore permane, con quel continuo parallelo tra lui e i Thestral, che fanno della creatura magica una presenza qualificante nella storia.
La storia è ben congegnata con la visita, in apparenza casuale, all'Arco di pietra e al suo insondabile richiamo. E meno male che Silente, impiccione come sempre, arriva in tempo!
Silente continua a ritornare, ambiguo e inafferrabile, domostrandosi un'ottima spalla per Severus con il quale, però, il rapporto di amicizia (se mai è esistito) ancora deve cominciare.
 
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view post Posted on 22/4/2022, 19:30
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CITAZIONE (Ida59 @ 22/4/2022, 15:37) 
Anche in questo caso, un inizio doloroso per un ancora giovane Severus.

Per me il dolore è alla base della sua essenza, da quello si dipanano gli altri elementi. Per questo è la dimensione dalla quale spesso parto.

CITAZIONE
E, avanzando nella lettura, il dolore permane, con quel continuo parallelo tra lui e i Thestral, che fanno della creatura magica una presenza qualificante nella storia.

Così com'è stato per l'Unicorno, con le differenze del caso, ho inserito nella storia la creatura magica, provando a confrontarla con il protagonista. Mi sono sorpresa trovando molti più punti di contatto di quelli che avevo immaginato all'inizio.

CITAZIONE
La storia è ben congegnata con la visita, in apparenza casuale, all'Arco di pietra e al suo insondabile richiamo. E meno male che Silente, impiccione come sempre, arriva in tempo!

Grazie per l'apprezzamento. In realtà, come hai sottolineato tu, l'apparizione dell'Arco è tutt'altro che casuale. In qualche modo, ho provato ad esprimere come gli eventi della vita hanno creato un legame inscindibile tra Severus e la morte, quasi un'attrazione o, meglio, una fascinazione. E Silente, almeno per qualche tempo, riesce a interporsi.
 
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view post Posted on 23/4/2022, 22:08
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Bellissima storia Gabrix. Ho trovato davvero fantastico il parallelismo tra Severus e i Thestral, che si snoda in tutta la storia, rendendo protagonisti questi splendidi animali.
Il dolore di Severus si sente potente e inarrestabile, e da questo derivano le sue scelte, ma anche la sua consapevolezza. Ho avvertito una solitudine a tratti lacerante.
Hai costruito una bella storia, complimenti!
Grazie per avermi permesso di leggere le tue parole.
 
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view post Posted on 26/4/2022, 21:22
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Buonasera! :D
Arrivo con il commento... Spero di poter essere più costante e non fare come a febbraio, dove fra una cosa e l'altra ho scordato di commentare.
In questa storia ho adorato Albus. Mi è piaciuto anche il periodo in cui hai scelto di ambientarla.
Uniche pecche: il Velo molto sacrificato e, come la tua compagna di casa... Nessun Indicibile che lavora?? Per giunta quando si stanno svolgendo i processi a due passi? Nessuno che presiede/regola gli ingressi?
Per il resto, ottima storia :)
 
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view post Posted on 26/4/2022, 22:46
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CITAZIONE (biboarwen @ 23/4/2022, 23:08) 
Bellissima storia Gabrix. Ho trovato davvero fantastico il parallelismo tra Severus e i Thestral, che si snoda in tutta la storia, rendendo protagonisti questi splendidi animali.
Il dolore di Severus si sente potente e inarrestabile, e da questo derivano le sue scelte, ma anche la sua consapevolezza. Ho avvertito una solitudine a tratti lacerante.
Hai costruito una bella storia, complimenti!
Grazie per avermi permesso di leggere le tue parole.

Grazie Bianca, ricevere il tuo commento e i tuoi complimenti mi riempie di gioia. Sapere di essere riuscita a descrivere i sentimenti e le sensazioni che speravo di far percepire al lettore è gratificante. Sono io che ti ringrazio per aver dedicato del tempo al mio racconto.
 
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view post Posted on 11/5/2022, 19:19
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CITAZIONE (Mitsuki91 @ 26/4/2022, 22:22) 
Buonasera! :D
Arrivo con il commento... Spero di poter essere più costante e non fare come a febbraio, dove fra una cosa e l'altra ho scordato di commentare.
In questa storia ho adorato Albus. Mi è piaciuto anche il periodo in cui hai scelto di ambientarla.
Uniche pecche: il Velo molto sacrificato e, come la tua compagna di casa... Nessun Indicibile che lavora?? Per giunta quando si stanno svolgendo i processi a due passi? Nessuno che presiede/regola gli ingressi?
Per il resto, ottima storia :)

Puf, puf. Pant, pant. :wacko: Arrivo in ritardo, ma arrivo! Periodo (super)complicato da una serie infinita di eventi.
Innanzitutto, grazie per aver letto il mio racconto, Sara, per averlo apprezzato e per aver suggerito spunti di discussione stimolanti.
Vengo al Velo. Ciò che ho provato a descrivere è la battaglia tra la vita e la morte che Severus è costretto ad affrontare dopo la morte di Lily. L'evento (la morte di Lily) gli fa desiderare di essere morto al suo posto e lo rende "schiavo" della vita che Silente, con la sua missione, gli offre. L'idea di fondo è che Severus, uscito dal Wizengamot, sia attratto, suo malgrado, davanti all'Arco di Pietra e che Silente arrivi, ancora una volta, a strapparlo ad un accadimento (la morte, appunto), che noi sappiamo essere solo rimandato.
In questo senso, il Velo, che tu hai trovato sacrificato, rappresenta anche il rimorso e il desiderio (inconscio) di farla finita, lasciandosi trascinare dalle voci indistinte, delle quali però Severus suppone la provenienza. E Silente, con il suo arrivo (che sembra) provvidenziale, rappresenta il legame con la vita.
Per quanto riguarda i controlli, non è che la Rowling ci abbia abituato a ispezioni rigorose, basti pensare all'irruzione notturna di Harry & C. per recuperare la profezia. ;)
Per gli Indicibili non so che rispondere ... :=/: Pausa pranzo?
 
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12 replies since 21/3/2022, 11:01   245 views
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