Il Calderone di Severus

Lonely_Kate Il Fiore dell’Eternità, Genere: drammatico, introspettivo – Personaggi: Severus Piton, Albus Silente, altri personaggi - Rating: per tutti - Epoca: pre-HP a Hogwarts - Avvertimenti: nessuno

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view post Posted on 20/3/2022, 10:11
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Dalla terra dove s'intrecciano misteri, magie e leggende.

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Titolo: Il Fiore dell’Eternità (La leggenda del Fiore d’Oro)
Autore/Data: Lonely_Kate, febbraio 2022
Beta: Chiara53
Previewer: Mitsuky91, Starliam
Tipologia: racconto one-shot
Genere: drammatico, introspettivo
Rating: per tutti
Personaggi: Severus Piton, Albus Silente, altri personaggi (M. McGranitt; P. Sprite)
Pairing: Severus/Lily
Epoca: pre-HP a Hogwarts
Avvertimenti: nessuno
Nota: la storia è ispirata a una antica leggenda giapponese.
Riassunto: Se pur venne sfiorato dall’idea che stesse inseguendo l’ennesima illusione della sua vita, non sembrò curarsene: Severus era ossessionato.

Scritto per la celebrazione dei “15 anni con Severus“ del Calderone di Severus; sfida di marzo 2022 (Silente, Serre di Hogwarts, Arco con Velo dell’ufficio Misteri, Thestral).

Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling ed a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.

Carissime compagne di Casa, la mia gratitudine si libra nel cielo come un palloncino colorato (A. Salemme, poesie).

Ruolo: Portatore di Insegne, Scuola di Hogwarts
Punti lunghezza 4
37190 battute effettive (tolte le 646 battute relative al brano tratto da HP5)

Chi è amato non conosce morte,
perché l’amore è immortalità,
o meglio, è sostanza divina.
Chi ama non conosce morte,
perché l’amore fa rinascere la vita
nella divinità.

Emily Dickinson

Il Fiore dell’Eternità


Severus Piton ha sempre desiderato l’amore.
Eros: bello come un fiore, puro come la luce, rosso come la passione.
Severus Piton, un giorno, ha lasciato entrare la morte nella sua vita.
Thanatos: oscuro come il dolore, nero come l’inchiostro, strisciante come la paura.

Severus ha amato con tutte le sue forze.
Severus, un giorno, ha desiderato la morte.
Ogni giorno: dentro Eros, fuori Thanatos.
Luce e Buio, per l’Eternità.
Sempre.

Cosa stava facendo? Perché perseguiva questa mera follia? Perché l’idea era venuta a lui, proprio a lui che aveva giurato sulla fredda pietra tombale che mai e poi mai si sarebbe di nuovo gettato a capofitto nell’inganno, in una felicità illusoria? Glielo aveva promesso: mai più sbagli, mai più cadute, mai più fallimenti. Eppure il desiderio fu così potente che bastò un solo passo per scavalcare il sottile confine della ragione e gettarsi nel vuoto oscuro della falsa speranza: ancora una volta.

I


La luce del sole, in quel pomeriggio di inizio marzo, delineava ombre che si sarebbero allungate di lì a breve. Passi rapidi creavano un’eco tra le possenti pareti di pietra all’ultimo piano del Castello: un giovane alto e magro camminava cupo e a testa bassa lungo il corridoio che l’avrebbe condotto dinnanzi a un impressionante gargoyle in pietra.
Poche ore prima si era rifugiato in fretta nella sua stanza nei sotterranei: era turbato; il disappunto per l’imbarazzo appena provato gli dava la nausea. Lui che era riuscito a celare le sue insicurezze davanti all’Oscuro dietro una maschera di fredda imperturbabilità, che si era guadagnato un posto di rispetto tra le file dei Mangiamorte vestendo alla perfezione il ruolo di abile persecutore di sprovveduti Babbani, non era riuscito a gestire quell’irritante situazione! La lezione del mattino era stata un disastro: aveva perso la pazienza di fronte a una studentessa di Grifondoro del primo anno particolarmente negata in Pozioni. La reazione maligna e sprezzante di Piton aveva scatenato un pianto disperato nella piccola allieva, presto imitata da altri due studenti che iniziarono anch’essi a singhiozzare: una circostanza incresciosa, terrificante. Tanti visetti erano voltati verso di lui in attesa di una sua reazione.
Severus avrebbe preferito essere inghiottito da una voragine.
No, non era portato per quel lavoro, non sopportava la cocciuta ignoranza di quelle piccole teste di legno. Perché erano così pochi quelli che si impegnavano o erano predisposti alla materia?
Sarebbe stato un vero piacere insegnare i segreti di quell’arte precisa e stimolante a menti pronte e attente. Sarebbe stato bello tornare ai tempi in cui lo studente era lui e lui condivideva il primato nella scienza che adorava insieme alla sua Lily: la ragazza che amava quanto la stessa dottrina magica.
Un tempo che non sarebbe più tornato.
Quella fu la goccia.

Il giovane mago stava piantato, da diversi minuti, di fronte all’ingresso della scala a chiocciola che conduceva allo studio del Preside.
Api frizzole? Cioccorane?”
Severus sbuffò -Per tutti i gargoyle della Terra, ma perché mai il Preside si ostinava a trovare delle parole d’ordine così stupide? Qual era la parola magica della settimana? Imprecò tra sé.
Provò ancora: “Mou Mollel… “
Gomme Bolle Bollenti!”
Severus si voltò di scatto: Albus Silente si ergeva dietro di lui con il solito sorrisetto serafico che faceva capolino sotto i folti barba e baffi d’argento.
“Hai bisogno di qualcosa, Severus? Sembri contrariato”. Silente guardava Piton come un padre esigente guarda il figlio più difficile, ma anche più prezioso.
“Preside Silente, posso parlarle?” il giovane non riusciva ancora a sentirsi pienamente a suo agio di fronte al vecchio stregone: il timore e il rispetto che nutriva per lui erano immensi.
“Ma certo, ragazzo, vieni, saliamo insieme”. Gli rispose con bonomia Albus, trattenendosi dal posare una mano sulla spalla del giovanissimo insegnante.

L’interno dello studio del Preside di Hogwarts riempiva sempre di meraviglia gli occhi di Severus: tutti quegli oggetti strani e luccicanti; le decine di quadri semoventi, con gli occupanti che spesso fingevano di dormire per origliare anche le conversazioni più segrete; e poi libri, tanti libri.
“Siedi lì, Severus, mettiti a tuo agio e serviti pure, ci sono delle Bacchette di liquirizia” Silente aveva indicato a Piton una sedia dall’aria molto scomoda.
Severus ignorò le caramelle, non voleva gratificare il suo palato con quell’aroma pungente e caratteristico: erano i dolci preferiti di Lily.
“Allora, cosa tormenta il professore di Pozioni di Hogwarts?” Gli chiese Silente, continuando a osservarlo con una luce smaliziata negli occhi.
Piton non si sorprese della domanda del Preside, sapeva che quell’uomo aveva la capacità di leggergli dentro senza guardarlo negli occhi. Anche Silente, come l’Oscuro, era un potente Legilimante, ma Severus aveva capito che, per quanto lo riguardava, il contatto visivo non era essenziale: Albus Silente sembrava conoscerlo molto bene e riusciva a ghermirlo come mai nessuno prima d’allora. Severus si era lasciato trasportare da questa empatia, talvolta la scambiava per un afflato affettuoso dell’anziano mago nei suoi confronti. Più spesso di quanto volesse, Piton abbandonava la sua innata diffidenza e si lasciava consolare da questi atteggiamenti equivoci.
Del resto glielo doveva.
Decise di sputare il rospo in fretta. “Ho avuto un problema in aula oggi, una situazione che non sono riuscito a gestire, io… non sono portato per fare l’insegnante” Severus si odiò per aver tentennato, ma riuscì a mantenersi impassibile come se non stesse parlando di se stesso.
“Sei molto competente nella materia che ti ho affidato, Severus, e il rendimento dei tuoi allievi è molto buono” rispose Silente continuando a guardarlo con indulgenza ed esortandolo a proseguire.
Severus ghignò sprezzante: “Loro non mi rispettano, loro… sono solo dei ragazzini svogliati, distratti e sciocchi” si lamentò con ferma convinzione.
“Anche tu sei poco più di un ragazzo” gli fece notare Albus, “può darsi che la poca differenza d’età tra voi non sia favorevole a farti acquisire autorità agli occhi dei tuoi studenti, ma hai talento, conosci profondamente l’argomento e, col tempo, le cose miglioreranno” Silente aveva parlato con calma, accarezzando con lo sguardo il volto sempre così pallido del giovane mago; sapeva che Severus soffriva ancora, e molto: non sapere come porre rimedio ai suoi errori era il suo secondo punto debole.
“Basterebbe che uno solo degli studenti fosse … un po’ com’ero io una volta, e com’era… “continuò Piton che non era riuscito a trattenersi. Per tutti i demoni, si era ripromesso di non mostrarsi più vulnerabile di fronte al vecchio, di non offrirgli il fianco di modo che lui potesse far leva, come sempre, sul suo primo punto debole. Severus aveva imparato presto a capire che quella nuova avventura non era una vacanza, ma un percorso di formazione lungo e tormentato, duro e implacabile: il suo nuovo ‘carceriere’ non lo cruciava, non lo torturava fisicamente, ma gli accarezzava la coscienza con gli sguardi e le parole più dolci. E lui ci cascava ogni volta. Non era abituato alla comprensione, ogni minimo gesto gentile verso di lui era come un sorso d’acqua fresca dopo mesi di arido deserto.
Ben diverso era l’istinto che guidava l’agire di Albus Silente.
“Lily?” l’anziano mago sapeva di infliggere una stilettata nel cuore del giovane quando pronunciava il nome della Grifondoro, ma non si trattenne, anzi “Sì, lei era molto dotata, come te; eravate entrambi brillanti e audaci, vi piaceva sperimentare e stupire... Il professor Lumacorno era orgoglioso di voi” Silente solleticò i ricordi di Severus con finta noncuranza.
Piton tacque; il suo sguardo era fissato in un punto della stanza: nell’angolo più a nord dello studio era collocato un ampio bacile in pietra con delle rune incise sul bordo e circondato da alte teche che contenevano miriadi di ampolline di vetro. All’interno del bacile il fluido argenteo non vorticava.
“Purtroppo Lily non ha mai riposto qualcuno dei suoi ricordi in una di quelle ampolle, Severus ” Disse Silente che aveva continuato a studiare il linguaggio del corpo del ragazzo: voleva farlo sentire sotto esame, non perché non si fidasse della sua sincerità; Silente non aveva bisogno di ricorrere a mezzucci per smascherare i suoi interlocutori, no, di Severus si fidava, moltissimo, ma era più forte di lui, spingeva la psiche del giovane fino al punto di rottura per scoprire quanto avrebbe resistito alle tentazioni.
“Immagino che lei ti manchi molto e ti farebbe piacere rivederla” continuò dosando con scaltrezza le parole.
Un luminoso sguardo di tormalina nera si voltò a fissarsi in quello azzurro acquamarina di Silente.
“Conosci la leggenda del Fiore d’Oro, Severus?” gli disse Silente, dando a Piton l’impressione di aver casualmente cambiato argomento: aveva preso a sfogliare le pagine di un grosso volume dall’aria antica che era posato sulla massiccia scrivania dai piedi a zampa di leone.
“Se è una favoletta non mi interessa” sbottò il giovane che era stato distolto dal pensiero felice in cui si era persa la sua mente: rivedere Lily.
“Non la definirei una favoletta, ma se il tempo che avevi immaginato di dedicare al colloquio con me è esaurito, allora sarà per un’altra volta” Il Preside si alzò dalla sua comoda poltrona e si avvicinò al giovane che vestiva sempre di nero e che ora gli rivolgeva uno sguardo serio e contrito.
Piton voltò la testa dal lato opposto al pensatoio: “Posso trattenermi ancora” disse piano.
“Ah, bene, sono felice di aver modo di farti ascoltare questa storia, è molto interessante e significativa; non ci vorrà molto” dicendo questo, Silente iniziò a raccontare, la sua voce era placida e rassicurante, una voce incantatoria: “La storia narra di una giovane che viveva con sua madre in un luogo lontano. Giunse un inverno molto freddo e la madre, di già cagionevole salute, si ammalò gravemente. Un giorno, la figlia, cercando nel bosco erbe per alleviare le sofferenze della povera donna, si imbatté in una margherita dai petali gialli sbocciata proprio in mezzo alla neve. Colpita da quella rarità, la bambina raccolse il fiore e lo portò a casa. Quella notte invocò lo spirito della Morte affinché potesse risparmiare la vita della madre. L’entità, di solito poco benevola, si lasciò intenerire da quella supplica e promise alla bambina che la madre sarebbe rimasta con lei tanto a lungo quanti più petali avesse avuto il fiore che le stava offrendo. La ragazzina decise così di tagliare in striscioline sottilissime i petali della margherita che si trasformò in un coloratissimo e folto Fiore d’Oro. Da quel giorno quel fiore è il simbolo della morte ma anche della stessa vita. Offrirlo alla morte può renderla benevola e indulgente”. Silente si fermò, fissava Piton e dovette richiamarne l’attenzione: “Severus, sei ancora qui ma la tua mente è altrove… ragazzo!”
Severus si riscosse, era diventato ancora più pallido, gli occhi due ossidiane ardenti. “È solo una favoletta” sbottò lapidario, “proprio come le avevo detto. Ora devo andare” si alzò e fece per avviarsi verso l’uscita, ma si fermò e voltandosi chiese a Silente: “Posso andare, Signore?”
“Puoi andare, Severus, non sei obbligato a chiedere il mio permesso quando decidi di agire in un certo modo” Silente sottolineò le ultime parole guardando il giovane mago da sopra gli occhiali a mezzaluna, “non sei più al cospetto del tuo precedente padrone”. Le iridi color del cielo scintillarono con perspicacia seguendo i passi del ragazzo fin oltre l’uscio dello studio.
Severus si precipitò giù per le scale e si diresse spedito alla sua prossima meta: aveva fretta, molta fretta.

***


Dal momento in cui aveva messo piede ad Hogwarts, nelle vesti di insegnante, Severus Piton aveva coronato un sogno: il libero accesso a tantissimi volumi su cui studiare e approfondire le sue già sconfinate conoscenze.
- il ‘Fiore d’Oro’, ma a quale specie apparteneva, a quale fiore alludeva il Preside? Rifletté pensoso mentre assaporava l’estasi magica che lo coglieva ogni qual volta varcava l’ingresso della libreria della Scuola.
Nella sezione di Botanica, afferrò uno dei volumi più antichi: sfogliò febbrile pagine su pagine fino a notte inoltrata, finché non lo trovò: il Fiore d’Oro non era altri che il nome leggendario del Chrysanthemum, o meglio del Chrysanthemum indicum e del Chrysanthemum sinense, entrambi originari della Cina e del Giappone, introdotti in Europa verso la fine del ‘700.
Il giovane mago non conosceva quelle varietà della specie delle Asteracee perché, a differenza del tarassaco, assenzio e arnica, avevano solo uno scopo ornamentale e a lui non interessava.
Cercò di scoprire ogni segreto nascosto dietro quegli strani fiori. Imparò che quella specie botanica cresceva solo in autunno, quando, dopo novembre, avveniva il massimo della fioritura.
-Possibile che possedessero un tale potere divinatorio?
Trascorse tutta la notte in compagnia del volume e del Lumos della sua bacchetta, proprio come quando era studente solo che, in quelle occasioni proibite, non era mai solo…
Non riusciva a fare a meno di pensare a Lei, i ricordi erano ancora così vividi: tornare tra quelle mura dove un tempo era stato felice e spensierato, era forse la prova più dura cui sottoporsi, anche più faticosa del guadagnarsi, giorno dopo giorno, il rispetto e la fiducia di Silente.
Alle prime luci dell’alba tornò nelle sue stanze: un’idea aveva preso a formarsi nella sua mente, un progetto rischioso, forse fallimentare, ma avrebbe tentato con tutte le sue forze.
Si sentiva preda di un’eccitazione fanciullesca, una smania che non provava da tempo. Decise di muoversi con discrezione, pur se consapevole che nulla sfuggiva all’anziano Preside di quanto avveniva tra le mura del Castello.

II


Nelle Serre di Hogwarts, Severus aveva chiesto alla Sprite uno spazio dedicato che fosse defilato e caldo: gli occorrevano temperature più alte rispetto alla stagione in corso e non voleva rischiare che i ragazzi impegnati nelle lezioni di Erbologia distruggessero il suo operato. Inoltre, volle la parola della collega che avrebbe mantenuto il riserbo su ciò che avveniva lì dentro.
Il lavoro si rivelò estenuante: il giovane mago doveva provare e riprovare, era necessario aspettare che le piantine sbucassero dal terreno e le prime gemme facessero capolino senza poter usare la magia per accelerare i tempi. A Severus il metodo e la pazienza non erano mai mancati. Dopo quasi un mese di duro lavoro, la prima piantina di Chrysanthemum finalmente sbocciò. I suoi fiori, di media grandezza, erano come dei piccoli cuscini dai numerosissimi petali, simili a quelli di una margherita che si piegarono dolcemente al leggero tocco delle lunghe dita. Le varietà che aveva coltivato producevano gemme di un tenue colore violetto, gialle e bianche.
Se pur venne sfiorato dall’idea che stesse inseguendo l’ennesima illusione della sua vita, non sembrò curarsene: Severus era ossessionato.
- E se l’illusione non fosse stata tale? Cosa avrebbe avuto da perdere? In fondo solo la sua dignità. Si disse. Di fronte alla pur remota possibilità di rivederla avrebbe rinunciato anche al suo innato orgoglio. Il bisogno di lenire la tortura della mancanza era fortissimo.
Quei primi mesi ad Hogwarts vedeva Lily ovunque. Anche entrare nelle Serre di Hogwarts lo aveva di nuovo catapultato nei ricordi. Era da poco passato il giorno del suo quindicesimo compleanno e Lily gli aveva fatto uno scherzo: il suo quaderno d’appunti segreto era stato fatto sparire in uno dei vasi delle Mandragole che la Sprite coltivava con grande attenzione. Se Severus l’avesse rivoluto indietro avrebbe dovuto indossare la cuffia paraorecchie che la ragazza gli aveva confezionato con le sue stesse mani come regalo. Severus aveva odiato subito quell’oggetto: era verde e argento e sulla sommità Lily aveva sistemato due antenne: lo facevano sembrare un coleottero! La Grifondoro ne aveva una uguale, rossa e oro, e non accettò il rifiuto dell’amico. Quel pomeriggio passò così tra le risate contagiose di Lily e la rassegnazione del giovane Piton: due buffi insetti che si aggiravano divertiti nelle Serre della Scuola.
I pochi mesi felici che seguirono furono gli ultimi della loro amicizia.
Dopo il litigio, Severus si era sentito come imprigionato in un corpo non suo: cresceva, diventava più alto e forte, ma dentro di sé rimpiccioliva, si raggrinziva; in verità si era sempre sentito vecchio, vecchio a dieci, diciassette, e ora, ventuno anni: decrepito, come prosciugato. Quando tutti i suoi sogni e speranze si erano infranti per sempre, spazzati via da una luce verde dopo quella terribile notte autunnale, si era sentito proprio come loro: scarnificato fino alle più recondite profondità del suo Io, accecato dalla paura; gli occhi di Severus non erano bianchi e ciechi come i loro, ma lo stesso erano inutilmente costretti a scavare nel buio imperscrutabile della sua anima. Aveva visto un Thestral per la prima volta durante la vita da Mangiamorte e non aveva potuto fare a meno di pensare quanto somigliasse a quelle terrificanti creature: animali che si cibavano di carne, si sfamavano della sostanza di un corpo lasciandolo scheletrico e arido.
Severus poi aveva scoperto che il temperamento di quelle creature magiche contrastava col loro aspetto: i Thestral erano dolci e mansueti. Poteva esserlo la morte stessa?
Più volte aveva invocato la Nera Mietitrice per sé, non gli importava come e in che modo, non gli occorreva altro coraggio, ma solo il conforto di poter immaginare un sereno passaggio nell’aldilà come unica occasione per ottenere il perdono di chi amava, per lasciarsi alle spalle la sofferenza.
La storia raccontata da Silente lo aveva spinto ad accantonare in un angolo del suo cuore il segreto desiderio di morire per inseguire quell’insensata idea.
Di sera, dopo aver sistemato le piantine sotto una luce magica che ne stimolasse la crescita, si era messo a rimuginare sui passaggi dell’impresa in cui si era imbarcato. Le piante erano nate, i fiori sbocciati. Ora doveva compiere il passo più estremo: trovare il modo di avvicinare la morte. Poteva esistere una formula, un luogo, un oggetto che fungesse da tramite, da ponte tra la vita e la morte stessa? Conosceva la storia della Pietra della Resurrezione, ma nessuno era mai riuscito a trovarla. Lo studio dei più importanti volumi di magia –anche oscura- non gli avevano dato la risposta che desiderava. Avrebbe dovuto tornare da Silente.

III


Gomme Bolle Bollenti
Niente.
-Per Salazar, il Preside aveva cambiato di nuovo la parola d’ordine! Severus pensò che il vecchio lo facesse apposta per dissuadere le visite moleste e di sicuro la sua era una di queste.
Non se ne curò ed esclamò: “Pallini acidi!
Il gargoyle in pietra si spalancò facendogli una smorfia che rese ancora più orribile la sua già brutta faccia.
Il giovane mago varcò la soglia di una stanza in penombra, silenziosa. Era già sera e gli sembrò strano che il vecchio stregone non avesse delle torce a illuminare l’ambiente.
“Preside, Preside Silente?” chiamò titubante.
“Sono qui, Severus, accomodati”. Albus Silente era affacciato alla finestra dello studio che gli consentiva di osservare parte delle Serre della Scuola: da una zona del vivaio sorgeva un soffuso chiarore. Dissimulando i suoi pensieri e ciò che stava guardando, Silente proseguì. “Quando sento la necessità di riflettere preferisco farlo nel silenzio più assoluto. A volte il ticchettio dei miei strumenti astronomici riesce a distrarmi. Cosa ti porta qui da me oggi?” chiese con indifferenza.
“Sto lavorando a un progetto e avrei bisogno di farle delle domande” Piton ritenne inutile girare intorno alla questione, sapeva che il Preside avrebbe subodorato un secondo fine.
“Le tue domande hanno forse a che fare con la leggenda che ti ho raccontato settimane fa?” Albus lo guardava attento: gli occhi chiari in quelli neri e profondi di Piton.
-Come volevasi dimostrare, pensò Severus: Silente gli aveva promesso, tempo fa, che insieme avrebbero approfondito l’argomento Legilimanzia e Occlumanzia appena i tempi fossero stati maturi. Piton si chiedeva quando sarebbe venuto quel giorno.
Chiese al Preside: “Vorrei sapere se esiste un modo per mettersi in contatto con i defunti. Se esiste una formula magica per invocarli… o poterli incontrare anche solo una volta. Ho letto molto in merito ma nulla che mi abbia soddisfatto”
Il vecchio stregone continuava a fissare, con straordinaria intensità, il giovane mago: pareva volerlo trapassare con gli occhi.
Abbassò la testa e prese a camminare nella stanza con le mani incrociate dietro la schiena.
Dopo un tempo che parve lunghissimo, Silente parlò: “Vedi, Severus, tu sai che alcuni defunti a noi più vicini possono ritornare in sogno o apparire in straordinarie circostanze come spiriti. Possono essere messaggeri di speranza, di amore, ma incontrarli non è sempre necessario per far arrivare loro il messaggio che portiamo nel cuore. Vedere i morti può essere anche molto pericoloso”
“Non sono venuto da lei per essere dissuaso dalla mia decisione, ho solo bisogno di sapere se esiste una formula, una porta di collegamento tra il mondo dei vivi e quello dei morti, non ho alcuna intenzione di rischiare la vita”
“Davvero?” Silente aveva sollevato di scatto la testa “Vuoi dirmi che hai abbandonato il desiderio di abbracciare la morte per poter raggiungere Lily e chiederle perdono?” domandò in tono apparentemente neutro e distaccato. Lo stregone non sembrava preoccupato, il ragazzo non l’aveva deluso o stupito: sapeva che avrebbe agito seguendo la strada che subdolamente lui gli aveva tracciato; d’altra parte le intenzioni del vecchio non erano malvage, non voleva spingere Severus a commettere una follia, ma solo impegnarlo in qualcosa che allentasse la sua tensione come insegnante.
Aveva esagerato? Con buona probabilità, Silente non aveva ancora compreso quanto fosse potente e profondo l’amore che il suo giovanissimo insegnante ed ex Mangiamorte portava nel cuore.
Gli occhi di Severus brillarono inquieti, divennero lucidi. “So che non posso tornare indietro, sono consapevole di non poter più porre rimedio ai miei errori. Lei mi ha convinto a restare, mi ha detto che la morte di Lily non doveva essere avvenuta invano ed io sono qui, di fronte a lei e a lei sono fedele e leale. Voglio solo una piccola informazione in cambio”
Dentro di sé Severus fremeva, un calderone ribollente il cui coperchio era saltato via per la pressione troppo a lungo controllata sul contenuto: una lava incandescente dove dolore, amore, desiderio di riscatto e perdono si erano fusi insieme.
“Bene, se è questo che desideri... “, Silente gli voltò le spalle “All’Ufficio Misteri del Ministero della Magia c’è una stanza che contiene un oggetto molto particolare. È lì che devi andare, Severus”
Piton lasciò subito la presidenza.
La porta dell’ufficio si chiuse con un secco tonfo.
“Severus … sta attento” sussurrò tra sé e sé il vecchio.

IV


Quella stanza, illuminata da una luce fioca, era grande e rettangolare; il centro era concavo e formava una cavità rocciosa profonda poco più di sei metri. Una serie di panche di pietra correvano tutt'attorno alle pareti e scendevano sino in fondo alla cavità, ripide come i gradini di un anfiteatro… al centro si trovava una piattaforma di roccia sulla quale si ergeva un arco di pietra così antico, rovinato e pieno di crepe. Privo di pareti che lo reggessero, l'arco era chiuso da una logora tenda nera, una specie di velo che, nonostante l'assoluta immobilità dell'aria fredda tutto intorno, fluttuava come se qualcuno l'avesse appena toccato*.

Severus entrò nella Stanza della Morte: aveva deciso di effettuare una prima visita esplorativa. Gli era servito un lasciapassare dello stesso Preside per poter avere accesso a quel livello dell’Ufficio Misteri del Ministero della Magia.
Di fronte all’imponente struttura che dominava l’ampio ambiente fu preda di una strisciante inquietudine.
Si avvicinò con circospezione; osservò le imponenti parti di roccia che formavano l’arco. Aveva un che di preistorico, atavico, selvaggio e misterioso. Al centro della struttura il velo nero fluttuava mosso da un vento impercettibile. Gli sembrò di avvertire un flebile alito che gli circondava le spalle, e un bisbigliante mormorio. Si avvicinò ancora: sì, erano proprio voci, una miriade di voci sovrapposte, lontane e ovattate, indistinguibili l’una dall’altra. Avrebbe udito anche la voce di Lily?
Fece ancora un passo in avanti, l’aria divenne più fredda, gli accarezzava la pelle insinuandosi sotto gli abiti. Rabbrividì.
Cosa sarebbe successo ora? Avrebbe dovuto formulare una richiesta, pronunciare un’invocazione? Non lo sapeva, non era riuscito a scoprire nulla in merito.
Severus
Il giovane fu subito attento: gli era appena sembrato di aver udito il suo nome!
Avvicinò l’orecchio al velo.
Severus, vieni”, un flebile sussurro lo raggiunse come una brezza leggera.
-Lily! Era lei! Severus si avvicinò ancora.
Una ciocca di capelli neri lambì la superficie evanescente del velo; il mago avvertì una mano fredda dalle lunghe dita circondargli la nuca e poi improvvisamente strattonarlo.
Si ridestò da quella malia in cui si era lasciato trascinare.
Il terrore gli attanagliò le viscere.
Oppose resistenza con tutta la forza che possedeva.
Cadde all’indietro con un tonfo sordo urtando sulla nuda roccia.
Era stravolto, la sua pelle di un pallore marmoreo, fredda e orripilata.
-Cos’è accaduto? Sono stato incantato?
“Li… y!” il nome proruppe dalla sua gola incomprensibile. Provò ad alzarsi ma la schiena gli doleva.
Si concentrò e di nuovo chiamò: “Lily!” la voce ora echeggiò nell’ambiente.
Alzò il braccio destro. “Lumos”, esclamò; la luce dalla punta della bacchetta si perse nell’oscurità che lo sovrastava: la stanza sembrava non avere un tetto.
Dietro al Velo le voci si interruppero; improvviso un pesante silenzio invase lo spazio intorno al mago imprimendogli una forte pressione nelle orecchie.
Severus gemette di dolore.
Un boato si levò dalle profondità sconosciute dell’ignoto. L’Arco vibrò, il velo si gonfiò fin quasi a raggiungere l’uomo che, rapido, rotolò di lato; si aggrappò con tutte le sue forze al declivio scosceso ferendosi le unghie a sangue. Poi scattò in piedi e afferrò la sua bacchetta: “Protego!”.
Ma era già tutto finito.
Tremante, Severus riuscì ad alzarsi e fissò l’Arco: pareva avere ancora più crepe di prima.
Il velo era sparito.
-No! Sono andati via tutti! Lily! Urlò tra sé.
Era stato uno sciocco: avrebbe dovuto fare più domande al Preside. Ricacciando indietro la delusione, pensò: -Sono venuto impreparato, ma tornerò.

V


Da qualche ora un inquieto Severus Piton girovagava nel castello alla ricerca di Silente: non lo aveva trovato nel suo studio. Quando incrociò la Sprite fu lei che gli parlò per prima: “Professor Piton, il Preside è nelle Serre, poco fa mi ha detto che la stava aspettando”.
Il giovane mago affrettò il passo. Una volta entrato in quel luogo odoroso di terra, di concimi e di essenze che mutavano con le stagioni e con l’umore della professoressa di Erbologia, recuperò in fretta il suo autocontrollo.
La porzione delle Serre a lui riservata era diventata l’angolo più bello di quel vivaio: decine di vasi erano disposti in file ordinate, in ciascuno di essi era fiorita una pianta bassa e folta, ornata di boccioli coloratissimi dagli innumerevoli petali.
Un vecchio alto, dai lunghi capelli e barba d’argento, si aggirava, indisturbato, beandosi di quello straordinario spettacolo; ogni tanto azzardava un tocco gentile alle morbide corolle.
“Preside Silente!”
“Oh, Severus, buon pomeriggio, stavo ammirando questi splendidi fiori”
“Mi stava aspettando?”
“Ho chiesto a Pomona come fosse riuscita a far crescere e fiorire queste piantine fuori stagione. Mi ha detto di dover chiedere a te. Sono rimasto sorpreso, sai, non immaginavo che amassi coltivare piante”
“Lei non lo immaginava... “, soffiò Severus “Ho ancora bisogno di un lasciapassare per il Ministero, Preside”
“Perché? La tua ultima visita non è stata soddisfacente?”
“Lei lo sa il perché, non continui a fingere di essere sempre all’oscuro di tutto mentre lei sa, sa tutto!” Piton strinse i pugni.
“Quello che stai provando a ottenere, Severus, è molto pericoloso… ti ho già spiegato che non è possibile richiamare davvero le anime dall’aldilà, non è possibile costringerle a tornare da noi, a meno che…”
Un silenzio pesante come un macigno si frappose tra i due uomini.
“Cosa vuole dirmi, parli per favore!” sbottò Severus.
Silente sospirò, poi aggiunse greve: “… A meno che non siamo noi che cerchiamo un modo per raggiungere i defunti… “
A quel punto, se fosse stato possibile, Severus sarebbe impallidito ancora di più.
Il Preside lo notò e continuò: “Ma da questa strada non si torna, Severus, mai” disse al giovane mago, sforzandosi di assumere un atteggiamento paterno e usando un tono di voce persuasivo e gentile.
“Non ero pronto l’ultima volta, mi serve un’altra occasione, un’ultima occasione” Piton sembrava più determinato che mai.
Silente cedette: “Sai quello che fai, Severus, vero?”
“Lo so” Rispose il giovane tenendo fermo lo sguardo.

VI


Alcuni delicati boccioli, violetto e bianco, erano tenuti stretti tra loro come un unico grande fiore con centinaia di petali. -Uno per ogni secondo che potrò passare con te, Lily.
Quella nota di colore sembrava diffondere luce propria se accostata agli abiti neri dell’uomo e a quell’atmosfera cupa e oscura che li circondava.
Questa volta Piton avanzò di lato verso il grande Arco; ancorò le dita in una frattura della roccia, lasciò i fiori sul pavimento, a poca distanza dal velo e prese a concentrarsi, con quanta forza aveva, sul pensiero di Lily, invocandola. Dopo pochi attimi, la moltitudine di voci che proveniva dal Velo Nero al centro dell’Arco iniziò a sospirare come il vento che si insinua nelle intercapedini delle porte durante le tempeste.
-Forse non riesce a farsi largo tra tutte quelle anime, pensò il giovane mago.
Improvviso, un brusco scossone della roccia che fungeva da pavimento gli fece perdere l’equilibrio e mollare l’appiglio sull’Arco che credeva ben saldo. Cadde in ginocchio mentre la terra continuava a tremare. Il mazzolino di Fiori d’Oro si aprì: piccole corolle formarono una distesa colorata ai piedi dell’Arco.
Le voci si alzarono in un tumultuoso clamore fatto di urla, implorazioni, suppliche e, dopo un tempo che a Severus sembrò lunghissimo, una forza sconosciuta sollevò il velo che inghiottì in un colpo, il piccolo tappeto fiorito.
Nuovamente il silenzio gli piombò addosso gravoso di oscuri presagi.
Severus si ricompose; poggiò la fronte madida di sudore sulla roccia fissurata: era bollente.
Si allontanò di qualche passo a testa bassa: come aveva potuto essere così ingenuo? Cosa gli era saltato in mente di fare? Invocare i morti, suggellare con un simbolo mortale il suo desiderio di oltrepassare quel confine, che ridicola sciocchezza!
Non era riuscito a salvare Lily, non era riuscito a uccidersi, non era niente: uno scheletro con le ali di pipistrello di un Thestral che si trascinava a quattro zampe nella vita facendosi attraversare da essa come il magico velo si faceva attraversare dalle anime: dolore, disperazione, solitudine… il nulla.
Che sciocco! Davvero voleva potersi ricongiungere a lei e starle accanto, per sempre, usando un sistema irrazionale e fallace? Non aveva mai avuto il coraggio di togliersi la vita e ora era solo riuscito a farsi scudo del suo desiderio di morte per non dover affrontare le futili avversità che l’esistenza gli metteva dinnanzi.
Il labbro inferiore di Severus tremò: calde lacrime si fecero strada oltre il baluardo delle folte ciglia per precipitare, perdute, nel vuoto della solitudine, dopo aver lasciato una fugace traccia argentea sugli zigomi affilati.
Improvviso, lo stesso boato della volta precedente si levò dall’Arco; qualcosa lo colpì alla testa: Severus perse i sensi.

Severus…
Una luce abbagliante gli ferì le iridi scure; provò ad aprire gli occhi lentamente: non era più circondato dal buio ma dalla luce, solo una luce bianca e lattiginosa nella quale sembrava stesse nuotando.
Non riusciva a distinguere oggetti o superfici, era solo.
Si sentiva leggero, in pace.
Severus…
Si voltò scavando in quel mare candido alla ricerca della fonte della voce… Lily.
Non riusciva a parlare, forse non riusciva neppure a respirare, non era in grado di capire se fosse il suo corpo o il suo spirito a vivere quei momenti. Si guardò le mani: tra le dita stringeva una delicata corolla bianca di Chrysanthemum.
Seppe di non essere più solo.
D’un tratto la udì: una voce dolce, come una musica che gli esplose nella mente; doveva essere la sua voce, era la sua voce...
Hai ancora tanto da imparare, Severus”, disse bisbigliando “Sei ancora troppo pieno di rabbia…
Sei convinto di aver bisogno di rivestirti di un potere fittizio per guadagnare rispetto e stima. La stessa gloria fasulla, finta e illusoria che ti sei lasciato alle spalle, che si è sgretolata come gesso sotto i colpi della tua coscienza
Severus subito pensò alla sua vecchia vita da seguace dell’Oscuro, poi a quella nuova da insegnante: stava commettendo gli stessi errori.
La voce continuò: “Combatti, Severus, non arrenderti; la pace non è lontana, il mio perdono è a un passo. Devi solo allungare una mano, aperta, sicura, forte, in grado di tenere alta la tua anima spezzata
“Lily, dove sei?”
Sono vicino a te; recupererò i pezzi, li custodirò e tutto tornerà perfetto e integro. Il cerchio che ci unisce si chiuderà e il nostro per sempre sarà l’eternità”.
Severus si sentì improvvisamente pesante, ebbe l’impressione di cadere.
Ti sto aspettando, Severus, e so che non dovrò farlo per molto, ma non sarà oggi né domani.
Quando arriverà il momento mi guarderai negli occhi, allora ti prometto che non ti lascerò più”.
Il giovane mago perse di nuovo i sensi.

Lentamente si destò e subito capì dove si trovava: decine di occhi l’osservavano curiosi; qualche voce gracchiante chiedeva cosa fosse successo.
Piton era semi sdraiato su una soffice poltrona nello studio del Preside.
Provò a guardarsi intorno ma la testa gli doleva molto.
Nel suo campo visivo apparve Silente.
“Ti senti meglio, Severus?”
Piton sospirò.
“Mi dispiace, ragazzo, sono dovuto intervenire, la situazione stava diventando troppo rischiosa. Io… tengo molto a te”.
Severus richiuse gli occhi e nascose il volto tra i cuscini del divano. Non voleva che il vecchio lo vedesse piangere.
“Volevo distrarti Severus”, continuò piano Silente “non darti una falsa speranza. Neppure i maghi e le streghe più potenti possono tornare dalla morte.
“Vedi, ragazzo, anche io ho desiderato molto che ciò fosse possibile. Ho cercato, esplorato, perso il sonno in una ricerca pericolosa, ma invano”.
Silente si fermò, teneva la testa bassa e i lunghi capelli ne coprivano il volto: le labbra erano tirate in una piega amara e il volto esprimeva una profonda sofferenza… ma Piton, preso dal suo dolore, non se ne avvide.
“Tuttavia, questa è un’altra storia, Severus”, concluse l’anziano stregone “un giorno forse te la racconterò”.
Silente si diresse lentamente verso la porta e con ritrovata leggerezza disse: “È ora di cena, vieni, ragazzo, scendiamo insieme in Sala Grande”.
“Vorrei restare ancora un momento, se non le dispiace, Preside” Piton pronunciò quella richiesta a voce bassa.
“Certo” sussurrò quasi tra sé Silente e si allontanò.

Le lacrime di Severus avevano bagnato la stoffa vellutata del divano, e lui si era lasciato accarezzare gli occhi dai morbidi cuscini. Nel suo cuore si mescolavano furiosi delusione, disprezzo, odio e un bisogno disperato di capire: aveva sognato? Le aveva solo immaginate quelle parole così consolanti? Credeva a quello che gli occhi della sua mente avevano visto, a quello che le orecchie del suo cuore avevano udito?
Si appigliò all’ultima frase pronunciata dalla voce di Lily e provò a ricacciare indietro lo sconforto. Si disse che qualsiasi cosa fosse accaduta, reale o no, era quello che voleva sentire, che aveva un disperato bisogno di ascoltare: desiderio di speranza, di avere uno scopo per andare avanti. Non sarebbe mai dovuto venir meno alla sua promessa; lui aveva i suoi ricordi, quelli nessuno avrebbe potuto portarglieli via. Cosa importava se non era riuscito a rivedere Lily, cosa importava se il Velo lo aveva scacciato con rabbia e ostilità.
L’amore, in fondo, è quel segreto che ci portiamo dentro§. Severus seppe che era davvero così: Lily era in ogni profumo, in ogni libro che accarezzava, in ogni cicatrice della sua pelle, in ogni sussurro del cuore. Avrebbe continuato a coltivare il coraggio, la determinazione e l’amore. Non sarebbe stato in un caduco fiore che avrebbe riposto la speranza di ottenere un giorno il perdono che tanto bramava; non aveva bisogno di un velo, ma solo della nuda roccia del suo corpo che, immoto e costante, impermeabile al vento e alla tempesta, avrebbe custodito quell’amore per sempre.

***


Quella sera a cena, nella Sala Grande del Castello, Severus sedette accanto al Preside di Hogwarts. Questi si voltò verso il suo prezioso giovane insegnante, che aveva voluto mettere ancora alla prova, e gli disse: “Sono felice che tu abbia fatto di nuovo la scelta giusta, Severus”.
Ai piedi del Tavolo Alto, gli elfi avevano adagiato una meravigliosa composizione di Fiori d’Oro: i loro colori simboleggiavano la vita, e l’amore per quest’ultima che molti avrebbero dovuto imparare.
Un delicato mazzolino di boccioli ornava anche il desco di ciascuna delle professoresse della scuola. Tutte le insegnanti ringraziarono un imbarazzato Severus Piton, che dal canto suo, osservava accigliato Silente che sorrideva sotto i baffi.
Alla fine della cena la Sprite si avvicinò al giovane mago e, senza troppi preamboli, gli chiese: ”Posso far sparire le poche piantine rimaste? Devo coltivare un centinaio di Bubotuberi”.

FINE



* HP e L’Ordine della Fenice
§ ‘L'amore è tutto. È tutto ciò che so dell’amore’. Di Michela Marzano.

Edited by Lonely_Kate - 20/3/2022, 18:15
 
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view post Posted on 21/3/2022, 19:00
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GabrixSnape

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Kate, le tue storie sono sempre sorprendenti, per la grande quantità di trovate e riferimenti, che le arricchiscono e le rendono avvincenti. A ciò concorre anche la tua grande inventiva, capace di creare intrecci dai risvolti interessanti. Così, il crisantemo assurge al ruolo di filo conduttore di una trama che si districa molto bene tra ambienti e personaggi della saga, facendo emergere il rapporto tra i due protagonisti, nella sua peculiare complessità.
Il dolore e il rimorso del giovane Severus, ma anche il rapporto con la morte, rendono la storia molto cupa, ma tra le righe io leggo la tua capacità di sdrammatizzare e il tuo piglio ironico, che qui si svela nella "irriverente" richiesta di Pomona di far sparire le piantine rimaste per coltivare i Bubotuberi. Grandiosa!
Complimenti. <3
 
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view post Posted on 22/3/2022, 11:40
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CITAZIONE (Gabrix1967 @ 21/3/2022, 19:00) 
Kate, le tue storie sono sempre sorprendenti, per la grande quantità di trovate e riferimenti, che le arricchiscono e le rendono avvincenti. A ciò concorre anche la tua grande inventiva, capace di creare intrecci dai risvolti interessanti. Così, il crisantemo assurge al ruolo di filo conduttore di una trama che si districa molto bene tra ambienti e personaggi della saga, facendo emergere il rapporto tra i due protagonisti, nella sua peculiare complessità.
Il dolore e il rimorso del giovane Severus, ma anche il rapporto con la morte, rendono la storia molto cupa, ma tra le righe io leggo la tua capacità di sdrammatizzare e il tuo piglio ironico, che qui si svela nella "irriverente" richiesta di Pomona di far sparire le piantine rimaste per coltivare i Bubotuberi. Grandiosa!
Complimenti. <3

Carissima Gabri, mi hai fatto tanti complimenti di cui non solo sono felice ma onorata. <3 Mi piacerebbe riuscire un giorno a dare più pathos alle mie storie, sia che parlino di dolore che d'amore, ma, non c'è niente da fare, l'ironia poi fa capolino e si intrufola quando meno me lo aspetto. Questa è una caratteristica onnipresente nella mia vita, uno scudo importante di cui non sono capace di fare a meno, neppure di fronte ad argomenti seri >_< . Però se questo 'difetto' risulta piacevole non posso che esserne sollevata :P
 
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view post Posted on 28/3/2022, 22:16
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Ho letto la storia molto attentamente, Kate, perché è un susseguirsi di riferimenti e di citazioni. Un’inventiva degna di nota.
Ma cominciamo dal principio: parto con il dire che faccio sempre estrema fatica a relazionarmi con il giovane Severus, molto semplicemente perché sono più legata all’uomo tormentato, ma consapevole che è diventato con gli anni. Ed è qui che entra in gioco la tua bravura. Il giovane uomo che hai descritto mi ha riempita di tenerezza. Non ancora disilluso come quello che amo tanto descrivere, ma già pieno di una tristezza che lo logorerà lentamente insieme al senso di colpa. L’ho trovato così impreparato al cospetto delle sadiche buone intenzioni (perdona l’ossimoro) di Silente. Attento, guardingo, ma non ancora pronto ad affrontare la follia del vecchio mago.
La storia è ben costruita e hai dato spazio a tutti gli elementi, rendendoli indispensabili allo svolgimento della vicenda. Non erano messi perché dovevano esserci, ma c’erano per costruire il tuo racconto.
Due punti, tra i tanti momenti bellissimi che hai voluto regalarci, ho trovato semplicemente perfetti: il primo è quell’impagabile “quando arriverà il momento mi guarderai negli occhi, allora ti prometto che non ti lascerò più”. In quell’istante, l’anima da regista strappalacrime che è in me, ha fatto un triplo salto carpiato. E quel “guardami” quasi implorato, a cui il canone puro ci ha abituato, è esploso con una potenza travolgente. Tanto da strapparmi una piccola lacrima. Mi inchino! Bellissimo rimando.
Il secondo è la frase di chiusura di Pomona che, con una battuta che appare lanciata quasi per caso, rallegra una vicenda che mi aveva tenuta con il magone per quasi quindici minuti.
Bravissima!
Grazie infinite per avermi permesso di leggere il tuo racconto.
 
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view post Posted on 29/3/2022, 07:56
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Cara Bianca, voglio rendere con gli interessi tutti i ‘grazie’ che hai donato a me ❤️
Sono entusiasta per l’appassionato commento, e davvero tanto felice di essere riuscita anch’io a suscitare emozioni tanto forti da commuovere. Mi hai regalato un graditissimo buon giorno 🥰
 
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view post Posted on 2/4/2022, 17:43
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Le tue storie sono una più significativa dell’altra, Cate, e leggerti è come entrare ogni volta con la fantasia in una favola emozionante, circondati da quell’atmosfera particolare che rimanda senza indugio al meraviglioso mondo in cui regna la magia e da cui siamo stregate.

E’ così anche per questo splendido racconto, in cui possiamo inizialmente incontrare un giovane Severus “vecchio” dentro, disilluso, demotivato e proprio per questo tratteggiato in maniera esemplare, al quale regali un nuovo scopo per cui continuare a vivere.

E lo fai in modo veramente accattivante, originale, attraverso l’ingegnosa creazione di una leggenda che potrebbe tranquillamente essere annoverata tra quelle racchiuse nel libro di favole di Beda il Bardo.
Un passaggio che mi è piaciuto moltissimo, soprattutto perché veicolato dalla voce di un Silente delineato in modo strepitoso, il vecchio, autorevole stregone dal quale fai emergere abilmente le ben note caratteristiche manipolatrici camuffate dietro un atteggiamento affidabile e benevolo.
Il solito Albus, alla fine, che in un certo senso spinge, forse senza volerlo o forse no, il suo giovane insegnante verso la follia di un tentativo tanto inutile, quanto pericoloso, costantemente tentato di sperimentare fino a dove può permettersi di arrivare a controllarlo.

Infine voglio dedicarti un meritato applauso per l'appassionante descrizione dell’incontro tra Severus e il Velo: una scena veramente suggestiva, di grande impatto visivo ed emotivo, in cui l’immagine di forza soprannaturale sprigionata dal Velo è resa in modo vivido ed efficace, e la manifestazione dello spirito di Lily rappresenta l’apice sfavillante di una vicenda imperniata sulla forza del sentimento.

Quel suo struggente: allora ti prometto che non ti lascerò più, è ciò che motiverà Severus a diventare e fare ciò che sappiamo, fino alla fine... always! ed è lo stupendo tocco di magia finale che suggella la vicenda, così come l'intervento conclusivo delizioso della Sprite, ciliegina sulla torta che regala il sorriso.
Complimenti di cuore, Cate, gran bella storia! <3
 
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view post Posted on 3/4/2022, 11:25
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Leggere la tua storia, Cate, è stato come compiere un viaggio fatto di analisi psicologica, di pensieri e di continui rimandi.
Mi è piaciuto moltissimo il modo in cui hai preso spunto da una bellissima leggenda giapponese ed il modo in cui hai saputo armonizzarla con i personaggi che hai messo in scena.
Ogni singola parola ed ogni singola riga di dialogo (bellissimi i dialoghi tra Albus - perfettamente reso - e Severus) porta al contatto tra Severus e il Velo - una scena che, tra l'altro, mi sembra avere una sua precisa musicalità - che è colmo di emozioni, che permette di entrare in profondità nella mente di Severus.
Veramente una magnifica storia, Cate!
 
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view post Posted on 4/4/2022, 18:38
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CITAZIONE (Ele Snapey @ 2/4/2022, 18:43) 
Le tue storie sono una più significativa dell’altra, Cate, e leggerti è come entrare ogni volta con la fantasia in una favola emozionante, circondati da quell’atmosfera particolare che rimanda senza indugio al meraviglioso mondo in cui regna la magia e da cui siamo stregate.

E’ così anche per questo splendido racconto, in cui possiamo inizialmente incontrare un giovane Severus “vecchio” dentro, disilluso, demotivato e proprio per questo tratteggiato in maniera esemplare, al quale regali un nuovo scopo per cui continuare a vivere.

E lo fai in modo veramente accattivante, originale, attraverso l’ingegnosa creazione di una leggenda che potrebbe tranquillamente essere annoverata tra quelle racchiuse nel libro di favole di Beda il Bardo.
Un passaggio che mi è piaciuto moltissimo, soprattutto perché veicolato dalla voce di un Silente delineato in modo strepitoso, il vecchio, autorevole stregone dal quale fai emergere abilmente le ben note caratteristiche manipolatrici camuffate dietro un atteggiamento affidabile e benevolo.
Il solito Albus, alla fine, che in un certo senso spinge, forse senza volerlo o forse no, il suo giovane insegnante verso la follia di un tentativo tanto inutile, quanto pericoloso, costantemente tentato di sperimentare fino a dove può permettersi di arrivare a controllarlo.

Infine voglio dedicarti un meritato applauso per l'appassionante descrizione dell’incontro tra Severus e il Velo: una scena veramente suggestiva, di grande impatto visivo ed emotivo, in cui l’immagine di forza soprannaturale sprigionata dal Velo è resa in modo vivido ed efficace, e la manifestazione dello spirito di Lily rappresenta l’apice sfavillante di una vicenda imperniata sulla forza del sentimento.

Quel suo struggente: allora ti prometto che non ti lascerò più, è ciò che motiverà Severus a diventare e fare ciò che sappiamo, fino alla fine... always! ed è lo stupendo tocco di magia finale che suggella la vicenda, così come l'intervento conclusivo delizioso della Sprite, ciliegina sulla torta che regala il sorriso.
Complimenti di cuore, Cate, gran bella storia! <3

Sono due gli aspetti che più mi hanno colpita ed entusiasmata frequentando il forum: uno è la condivisione di una singolare passione con persone altrettanto speciali e appassionate, l’altro è aver (quasi) raggiunto la consapevolezza di poter essere in grado, nel mio piccolo, di creare qualcosa di bello, qualcosa che piace e suscita emozioni. E' un'esperienza fantastica, magica! Cara Ele, tu mi restituisci amplificate le emozioni che hai provato leggendo le mie storie facendomi dono di complimenti esaltanti, gratificanti e, in assoluto, meravigliosi. Ti adoro e ti ringrazio con tutto il <3 per questi generosi commenti.

Edited by Lonely_Kate - 4/4/2022, 20:17
 
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CITAZIONE (Alaide @ 3/4/2022, 12:25) 
Leggere la tua storia, Cate, è stato come compiere un viaggio fatto di analisi psicologica, di pensieri e di continui rimandi.

Ogni singola parola ed ogni singola riga di dialogo (bellissimi i dialoghi tra Albus - perfettamente reso - e Severus)

Credo sia un bellissimo esercizio provare a sondare gli animi e i meccanismi mentali di due personaggi così complessi e complementari come i due protagonisti della sfida. Ognuno di loro si muove nel mondo indossando una maschera, anche se per motivi molto diversi: mentre l''essere'' Severus, col suo vissuto, col suo dolore, ti stringe il cuore, commuove e intenerisce, il modus vivendi di Albus lascia l'amaro in bocca perchè non lo comprendiamo appieno, non lo giustifichiamo.

CITAZIONE
contatto tra Severus e il Velo - una scena che, tra l'altro, mi sembra avere una sua precisa musicalità - che è colmo di emozioni, che permette di entrare in profondità nella mente di Severus.

Sono stupita e felice di questa tua considerazione. Quale brano/i avresti immaginato come sottofondo agli eventi?

Cara Leonora, grazie mille per aver letto e apprezzato questo racconto <3
 
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view post Posted on 4/4/2022, 20:33
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CITAZIONE (Lonely_Kate @ 4/4/2022, 19:54) 
Sono stupita e felice di questa tua considerazione. Quale brano/i avresti immaginato come sottofondo agli eventi?

In parte la Symphonie fantastique di Hector Berlioz (prima o poi ne parlerò in aula di musica), non foss'altro per la presenza di un tema musicale (l'idée fixe) che corrisponde alla donna amata; in parte la scena dell'apparizione dello spettro della contessa nella Dama di Picche di Tcaikosvkij che a livello di trama non c'entra nulla, ma la musica sembra accompagnare benissimo quel particolare momento della tua storia.
 
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view post Posted on 5/4/2022, 11:48
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CITAZIONE (Alaide @ 4/4/2022, 21:33) 
CITAZIONE (Lonely_Kate @ 4/4/2022, 19:54) 
Sono stupita e felice di questa tua considerazione. Quale brano/i avresti immaginato come sottofondo agli eventi?

In parte la Symphonie fantastique di Hector Berlioz (prima o poi ne parlerò in aula di musica), non foss'altro per la presenza di un tema musicale (l'idée fixe) che corrisponde alla donna amata; in parte la scena dell'apparizione dello spettro della contessa nella Dama di Picche di Tcaikosvkij che a livello di trama non c'entra nulla, ma la musica sembra accompagnare benissimo quel particolare momento della tua storia.

La curiosità è stata grande, cara Leonora, condita però anche da un senso di inadeguatezza: sarò in grado di comprendere appieno i significati nascosti in un tema musicale così singolare, ma perfettamente attinente, come il primo tuo suggerimento, la ‘Symphonie fantastique’ di Berlioz? Per ora mi sono concentrata sul primo movimento: "Fantasticherie - Passioni"; ho chiuso gli occhi ed ho provato a seguire la musica, ad associare all’amore di Severus il cambiamento dettato dalle note: prima sottile malinconia e languore, poi un crescendo di rabbia e gelosia (viene definito delirio amoroso), infine struggente rassegnazione. Non sono certa di aver capito cosa si intende per ‘immagine melodica ricorrente’ nella partitura che rappresenta ‘l’idea fissa’ dell’autore.
Per ‘La Dama di Picche di Tcaikosvkij’ sono alla ricerca dell’atto III, dove avviene l’apparizione del fantasma (se ho letto bene il libretto). Forse ho trovato l’opera intera e le dedicherò il meritato ascolto senza tener conto della trama che, in effetti, non ha attinenza con la vita del nostro mago del cuore.
Grazie mille :]
 
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view post Posted on 18/4/2022, 19:11
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Una storia ben scritta con una trama ben congegnata che si sviluppa in modo lineare e credibile attraverso le serre e l'arco di pietra, sotto l'abile guida di Silente. I Thestral ci entrano a forza e si salvano solo per il raffronto con Severus stesso
Attenzione agli spazi che talvolta ci sono prima dei duepunti e non dovrebbero esserci.

CITAZIONE
Quando arriverà il momento mi guarderai negli occhi, allora ti prometto che non ti lascerò più

Questa è una dolce crudeltà per il lettore che sa come finisce la storia originale.
Bello l'implicito riferimento fatto da Silente ad Ariana: Severus non comprende ma il lettore sì.
Mi è piaciuto molto questo tuo Silente: è proprio lui, impiccione e manovratore, ma con una sorta di dolcezza interiore.
Giovane e molto spigoloso il tuo Severus, ma già preda di un tormento che non avrà mai fine.
 
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CITAZIONE (Ida59 @ 18/4/2022, 20:11) 
Una storia ben scritta con una trama ben congegnata che si sviluppa in modo lineare e credibile attraverso le serre e l'arco di pietra, sotto l'abile guida di Silente. I Thestral ci entrano a forza e si salvano solo per il raffronto con Severus stesso
Attenzione agli spazi che talvolta ci sono prima dei duepunti e non dovrebbero esserci.

CITAZIONE
Quando arriverà il momento mi guarderai negli occhi, allora ti prometto che non ti lascerò più

Questa è una dolce crudeltà per il lettore che sa come finisce la storia originale.
Bello l'implicito riferimento fatto da Silente ad Ariana: Severus non comprende ma il lettore sì.
Mi è piaciuto molto questo tuo Silente: è proprio lui, impiccione e manovratore, ma con una sorta di dolcezza interiore.
Giovane e molto spigoloso il tuo Severus, ma già preda di un tormento che non avrà mai fine.

Ti ringrazio molto per aver commentato e apprezzato la mia storia, così come la costruzione del personaggio Silente: un uomo ambiguo e, pertanto, difficile da mantenere in canon.

CITAZIONE
Attenzione agli spazi che talvolta ci sono prima dei duepunti e non dovrebbero esserci

Mi dispiace per questo errore, non me ne sono resa conto: devo smettere di ‘giustificare ‘ il testo e fare più attenzione a correggere questi dettagli.

Cara Ida, ricevere da te un giudizio positivo è sempre tanto tanto gratificante 🥰❤️
 
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view post Posted on 18/4/2022, 21:52
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Tu scrivi bene, Cate, con ranta passione, e le tu storie sono sempre interessanti e piacevoli da leggere.
 
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CITAZIONE (Ida59 @ 18/4/2022, 22:52) 
Tu scrivi bene, Cate, con ranta passione, e le tu storie sono sempre interessanti e piacevoli da leggere.

Grazie ❤️
 
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