Campione:
19.475 caratteriTitolo: Sono soltanto papaveri
Autore: chiara53 - febbraio 2022
Beta:
Tipologia: One Shot
Rating: Per tutti
Genere: generale, introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Albus Silente. Minerva McGranitt, Rubeus Hagrid, Poppy Chips.
Pairing: nessuno
Epoca: post 7 anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Occorre riparare la serra sei e la sette, sono le più lontane e le meno usate...
Note: storia scritta per la sfida annuale 15 anni con Severus. Mese di Marzo. Scuola di Hogwarts
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
Caratteri 19.475
Sono soltanto papaveri…
Luce, una lama di luce ti ferisce gli occhi.
Non è possibile.
Dove sei? Ti guardi intorno ancora confuso dal sonno: no, non è la tua stanza nei sotterranei, è una stanza diversa.
Sei sveglio. Torni in te, ti orienti.
Sei in un piccolo locale della torre nord, perché il castello è ancora in ristrutturazione; d’altra parte, anche tu sei ancora in ristrutturazione. Muovi la testa e il collo per sciogliere i muscoli contratti: la cicatrice che ti ha lasciato Nagini è sempre sensibile anche dopo quasi un anno.
Alzi le braccia e stendi le mani, un altro giorno, un altro risveglio, un altro vuoto a perdere.
Sospiri.
Non vorresti affatto alzarti, no, proprio non vorresti. A che serve la vita che ti è stata restituita? A chi servi ormai?
È facile la risposta: a nessuno, non servi a niente, socchiudi le palpebre perso nella consapevolezza della tua esistenza inutile.
Per pura compassione ti hanno dato un tetto sulla testa e ti pesa: detesti la pietà che ti circonda. Ora che perfino Spinner’s End è stata distrutta dalla furia iconoclasta di Auror e Mangiamorte, insieme a quella catapecchia hai perduto i tuoi libri, l’unico bene terreno che ti stava a cuore: andati anche quelli con il resto.
Due mondi ti odiavano e continuano a farlo, ma ora il mondo perbene finge di apprezzarti e nasconde il disgusto per la tua persona dietro falsi sorrisi benevoli: ti chiamano eroe.
Dietro le parole gentili sussurrano: assassino, Mangiamorte, spia, codardo…
Chiudi gli occhi e speri che il sonno ti riaccolga: il sonno è come una morte apparente, una fine decorosa che non avrai.
Qualcuno tra poco verrà alla tua porta ben intenzionato a farti sentire utile; qualcuno cercherà di penetrare nella barriera che tieni eretta con pervicacia e orgoglio. Orgoglio, sorridi sarcastico tra te e te: è l’unica cosa che ancora ti tiene in piedi, che sventoli nella mente sapendo che ti stai prendendo in giro: ma quale orgoglio? Sei solo un rifiuto sotto la scarpa del mondo magico, lo sai, lo senti nei mormorii, lo vedi negli sguardi, puoi quasi toccare il fastidio della tua presenza.
Minerva bussa e ti chiama.
Sì, lei e Pomona insieme ai tuoi vecchi colleghi sono gli unici che provano un minimo di interesse e affetto per quello che è rimasto di te. Non rispondi e lei continua a chiamarti, devi alzarti per forza, devi iniziare un altro giorno, mentre vorresti soltanto dimenticarti di esistere.
- Severus! Vieni a fare colazione, Pomona deve parlarti, ha bisogno di un favore. - Al silenzio che segue alza ancora la voce - Severus! - chiama.
- Sono qui, Minerva – affermi imperturbabile, mentre apri la porta così come sei, a piedi nudi e con i soli pantaloni del pigiama – Eccomi, non occorre far cadere il poco che resta del castello.
Ti guarda austera, la tua nudità espone qualche nervo scoperto della sua vittoriana educazione, poi si volta e mentre se ne va accenna un sospiro infastidito.
Sorridi, poco, ma sorridi.
***
Ed eccoti nelle serre, questo era il piccolo favore di Pomona.
Occorre riparare la serra sei e la sette, sono le più lontane e le meno usate.
È un lavoro faticoso, ma alla fine ti piace sporcarti le mani e trascorrere il tempo con un compito fisicamente gravoso: qui è meglio non usare la magia per evitare di contaminare le piante sopravvissute e per piantarne altre che possano essere utili.
Entri scavalcando vetri rotti e i resti delle travi che sorreggevano il soffitto. Nelle serre tutto deve essere luce e trasparenza, nella sette ci sono varie piante per lo più fiorite.
Cominci a spostare i detriti e noti che l’Elleboro, così utile nelle pozioni, sembra sopravvissuto, in fondo, nell’angolo c’è una macchia colorata e ti incuriosisce; sembrano alti papaveri di un acceso lilla, ti attirano, ma per raggiungerli devi cercare di evitare le piante di Pugnacio che sono mezze morte, ma sempre pericolose.
Su di un cartello piegato verso terra c’è scritto
Sibilla, che cosa coltiva la Cooman nell’angolo estremo della serra sette, ti chiedi?
I papaveri sono simbolo di chi è caduto in guerra, ma questi sono molto più grandi: è un Papaver Somniferum quello che Sibilla ha coltivato! Ma di un genere ancora più voluminoso e colorato: è in quel momento che una raffica di vento passa tra le grandi corolle e solleva pulviscolo e semi, mentre un ramo di Pugnacio si aggrappa alla tua gamba e cadi come un sasso tra i fiori; ti dibatti, fai per alzarti, schiacciandoli: il liquido contenuto negli steli ti si appiccica alle mani.
Un odore strano ti pervade, nauseante, la testa gira e ti ritrovi disteso in un campo di papaveri lilla: in alto, lassù, la luce del sole continua a brillare nel cielo terso e, mentre ti rilassi, osservi, quasi annoiato, qualche lontano brandello di nuvole.
***
Ti riscuoti e cerchi di alzarti sbuffando, non accusi alcun dolore, anzi ti senti quasi rinvigorito, osservi tutt’intorno: poco fa la serra non ti sembrava così grande; è come se si fosse allargata per contenere… guardi meglio e stropicci gli occhi con le dita, no, non è possibile: a pochi passi da te c’è l’Arco di Pietra con un velo nero, impalpabile e fluttuante a chiuderne l’apertura.
Impossibile.
Non sei nell’Ufficio Misteri, sei nella serra sette.
Ad un tratto senti una voce nota oltre il velo e una figura appare esattamente sotto l’arco, le parole ti si strozzano in gola:
- Albus – sussurri e lui ti sorride con gli occhi cerulei appena scintillanti. – Come è possibile che tu sia qui? Sei morto!
Una moltitudine di emozioni ti si affollano nella mente: incredulità, commozione, turbamento insieme a tutta la rabbia trattenuta in questi anni.
Il desiderio di annullarsi prevale su tutto.
Ti avvicini all’arco rovinato e pieno di crepe: sarebbe bello passare oltre, al di là, da dove senti provenire altri bisbigli e qualcun altro che pronuncia il tuo nome, o almeno così ti sembra. Non resterebbe niente di te nemmeno qualcosa da ricordare e seppellire. Niente.
Ecco, hai davanti a te, a portata di mano, la via per lasciare andare tutto e tutti, la più facile e indolore.
Ma lì c’è Silente e ti fissa, lo sguardo si è incupito.
- No, Severus, non pensarci nemmeno! – esclama - La via dei codardi, no, non è la tua strada, non lo è mai stata. Io lo so bene, io ti conosco e ho sempre avuto la massima stima di te.
Guardi incredulo l’uomo che hai ucciso, è imponente avvolto in un abito bianco e argento, la barba fluente e candida come i capelli e le mani sono entrambe sane e rosee.
Poi scruti a fondo nella tua anima e con voce piana pronunci una sola parola:
- Bugiardo. - lo dici senza rabbia né rancore, ma con una dolorosa calma, come prendendo atto di un dispiacere che da tempo ti grava sul cuore. – Bugiardo – ripeti sussurrandolo solo a te stesso.
Sorridi con triste amarezza, ma non è un vero sorriso è più una curva stanca delle labbra.
- Io ti disgustavo, ricordi? Mi hai tormentato per tutta la vita con i miei fallimenti, mi hai tenuto in pugno con la mia colpa per aver fatto morire Lily e tu, Albus, tu, non hai mai sbagliato, non hai mai commesso alcun errore? La mia anima poteva essere fatta a pezzi, ricordi? E la tua era così pura? Mi hai mai detto la verità su di te?
- Avrebbe fatto qualche differenza, Severus? - Risponde con un sospiro, gli occhi spenti.
- Sì, certo che l’avrebbe fatto. Mi hai convinto di essere l’unico a peccare, a sbagliare, a scegliere la via errata all’interno del tuo Puro Ordine della Fenice e invece no: nemmeno tu eri perfetto! C’è stato un tempo in cui volevi il potere, in cui hai toccato il male e ti è piaciuto, ma ti sei cullato nella sicurezza che anche quello fosse per il Bene Superiore, che non fosse proprio Vero Male. Poi sei cambiato, hai capito, hai espiato la tua pena, ma saperlo al momento giusto mi avrebbe consolato, sì. Mi avrebbe fatto comprendere che non ero il solo a portare un carico di colpe e di errori, che anche tu, il grande Albus Silente, una volta era inciampato ed era caduto. Non mi hai mai ritenuto degno della tua fiducia, tanto da confidarti con me; quindi, non dirmi adesso che mi stimavi - Affermi con dolore.
Le parole quasi ti soffocano e ansimi come dopo una lunga corsa: da troppo tempo le hai trattenute nella gola.
- Albus: sai cosa mi hai fatto? - prosegui roco - Sapevo che non sarei sopravvissuto alla guerra, le spie non lo fanno mai, ma tu mi hai mandato a morte con le mani legate e cieco. Ah, la tua maledetta bacchetta! Ho dovuto capire da solo che esistevano gli Horcrux. Quanto sarebbe stato meglio se ti fossi confidato con me e io avessi aiutato a cercarli, non credi? – prendi un respiro tremante - Mi hai tenuto incatenato, Albus, con la promessa della salvezza per il figlio di Lily e poi, alla fine, quando ormai tutto era compiuto, mi hai detto che il ragazzo doveva morire e tu, tu lo sapevi! – punti il dito verso di lui - Lo sapevi fin dall’inizio. Tu mi hai usato e buttato via. E adesso sono qui, vivo e senza uno scopo. La mia vita non ha più senso: è soltanto un succedersi di notti e giorni, senza amore, senza amici, senza niente. Mi restano i rimpianti, i rimorsi e la nostalgia per quello che potevo essere e non sono stato.
Silente scuote il capo per negare e si avvicina di qualche passo cercando di toccarti, poi allarga le braccia e mostra le mani con i palmi rivolti verso l’alto
- No, Severus, non sapevo di Harry all’inizio. Lo sospettavo. – sospira - E poi speravo di non mandarti affatto a morire, ma tu, come me, come Harry dovevi fare la tua parte… - gli occhi del vecchio mago sono lucidi di lacrime trattenute – È vero che il potere è sempre stata la mia tentazione, ma anche la mia maledizione. Ho agito come fa un generale in guerra, non come un buon padre o un amico, lo so, e tu sei stato sacrificato sull’altare del Bene Superiore. Me ne pento…dio se me ne pento… ma non ho avuto scelta. – dice mentre trae un sospiro.
Se i suoi occhi sono umidi i tuoi, invece, sono ancora asciutti, pieni della rabbia che ti ha sorretto per tanto tempo.
- C’è sempre una scelta, – sospiri - Tu sei stato la mia morte, tu hai sacrificato tutta la mia vita senza pensare a chi fossi o di cosa avessi bisogno e io ti ho amato, ti ho voluto bene, ho accettato tutto da te e per te.
Concludi e sei stanco, esausto e prostrato: volti le spalle all’arco e al suo occupante, chini la testa e il groppo in gola si scioglie finalmente in stille salate che scivolano via a lavare la sofferenza che provi.
Silente ti parla con dolcezza e aggiunge:
- Lo so e sono qui per chiederti perdono, figlio mio, odiami se devi – dice con amarezza - odiami, ma concedimi il tuo perdono. Vorrei poter tornare indietro e correggere i miei errori, ma non posso; posso solo sperare che il tuo cuore sia abbastanza grande e generoso per accogliere anche un vecchio che non ha saputo amarti come meritavi, come desideravi, come era giusto che fosse.
Ti volti e lo guardi fisso cercando di soffocare la sofferenza, la tua voce è strozzata dal dolore.
- È vero - dici - ti odiavo, Albus: ho odiato doverti uccidere! Odiavo te per avermi costretto a farlo, ma soprattutto ho odiato me stesso per esserci riuscito, per aver trovato in me la capacità di lanciare la maledizione. Con te ho chiuso il cerchio e dopo, tutto è stato male e dolore, dopo ero disprezzato e solo: così mi hai condannato a vivere. Il tempo è passato, tu sei passato e chi sono io, proprio io, che ho fatto quello che ho fatto, sempre cercando un perdono irraggiungibile, per permettermi di rifiutarti il mio?
- Severus, sei molto migliore di me – ti sussurra, - ricorda: la vita che hai avuto in dono devi sfruttarla al meglio, non trascorrerla in solitudine. Tanti ti vogliono bene, tanti tengono a te. Lascia andare la rabbia e il rimorso, vivi. Fallo per me, anche con tutte le mie colpe ci tenevo a te. – Sorride triste, si volta e torna verso l’arco e il velo nero che si allunga implacabile verso di lui.
Ormai le lacrime ti bagnano le guance, non vuoi che se ne vada, e non ti spieghi neanche come possa essere qui. Tutto questo è impossibile. Deve esserci qualche motivo impensabile.
Cerchi di muoverti per avvicinarlo, ma le gambe sembrano di pietra, allora alzi la voce.
- Ti ho amato, Albus, ho desiderato che tu fossi il padre che non ho mai avuto, l’amico che non mi voltasse mai le spalle, il mentore che mi accettasse per quello che ero, non per quello che avrei dovuto essere e tu mi hai illuso e poi mi hai usato come hanno fatto tutti. – sospiri - Ora non servo più a nessuno - bisbigli a te stesso.
Mentre l’immagine di Silente comincia a sbiadire cerchi ancora di avvicinarti e toccarlo, sei sbalordito dalla sua presenza.
E l’Arco di Pietra? È strano, surreale e sbagliato tutto quello che accade.
Vorresti implorarlo di restare ancora, perché devi confessargli che ti manca, che vorresti essere morto tu, che nonostante tutto nessuno ti ha concesso una seconda possibilità come ha fatto lui e che odiavi le sue caramelle, ma vorresti che potesse offrirtele ancora. Stupido, stupido vecchio.
Ti manca, non fosse altro che per litigare, polemizzare e giocare a scacchi.
Non glielo hai detto e così lo chiami, lo chiami a gran voce, ma tutto diventa ovattato e nebbioso: l’Arco. Dov’è l’arco?
- Albus, Albus… perdonami tu, - implori e senti il respiro farsi corto e difficile - ti prego, torna indietro, torna da me. Non dovevo parlarti così, mi dispiace, Ti chiedo perdono, almeno tu…
Ma tutto diventa buio.
***
Una voce lamentosa ti riscuote.
- Minerva sono solo fiori, - dice una donna con accento piangente – sono solo papaveri. Non pensavo che potessero essere tanto pericolosi – singhiozza.
Riconosci ad occhi chiusi Sibilla e Minerva con Pomona che la stanno strapazzando: un mal di testa feroce batte alle tempie. Tieni gli occhi chiusi per non renderle consapevoli di essere sveglio.
Ma poi apri gli occhi per capire cosa sia accaduto e dove ti trovi: sei nel solito letto che occupi in infermeria, riconosci il soffitto bianco di cui conosci ogni crepa, le lenzuola profumate e tu sei… praticamente nudo.
Intorno a te si affollano diverse persone.
Poppy Chips si accorge che hai aperto gli occhi ed esclama
– Severus!! Sei sveglio, buon dio! Ah, quei maledetti fiori di Sibilla! - Controlla le funzioni vitali con solleciti gesti professionali - Oh, caro, abbiamo dovuto spogliarti e lavarti, perché eri completamente coperto di linfa e polline di quei papaveri. – stringe le labbra irritata - Tutto è andato distrutto, invece quelli sono sopravvissuti e si sono moltiplicati. – Scuote la testa.
- Piano, Poppy - mormori – parla più piano – e ogni parola pronunciata ti accentua il mal di testa - Quali fiori? A cosa ti riferisci?
Si avvicina e sottovoce dice:
- Ti abbiamo trovato in mezzo ai papaveri di Sibilla, li ha portati tre anni fa dall’India. Provocano allucinazioni, follia e morte se si resta a lungo, come eri tu, immerso tra le corolle e coperto di polline. – ti guarda e sospira - Non ricordi? Ne avevi voluto uno per analizzarlo.
No, proprio non ricordi. Adesso poi tutto è un po’ confuso. Sono stati tre anni difficili e l’analisi dei fiori di Sibilla sinceramente ti sfugge.
- Chi mi ha trovato? - chiedi con voce roca e appare, insieme ad altri volti preoccupati, il faccione di Hagrid.
- Professore, ti ho trovato io! - Esclama con orgoglio - ma tu gridavi e ti agitavi, e io non sapevo che fare… Così ti ho preso in braccio e ti ho portato in infermeria. – Adesso sorride, soddisfatto della sua prestazione, sotto la barba che sta diventando grigia qua e là.
Ovviamente non ha ancora finito.
- Sai, Professore c’era l’intero branco di Thestral vicino alla serra sette. Sono stati loro ad allertarmi. Strani animali i Thestral, incompresi, ma premiano chi merita fiducia con lealtà e obbedienza. Vivono nel buio della foresta; eppure, il branco era lì. Il capo mandria, il mio Tenebrus, era agitato: è stato quello che ti si è accostato di più, ma scalpitava ed è stato allora che mi sono avvicinato e ti ho visto. – alza ancora la voce e le tempie ti esplodono -. Merlino, Professore, sembravi impazzito: continuavi a chiamare Albus.
Tace adesso e ti guarda con comprensione e un accenno di curiosità.
- Era un sogno professore? – ti si avvicina e con un filo del suo vocione, perché gli altri non sentano, ti sussurra all’orecchio – piangevi sai, mentre lo chiamavi. - Ti mette in mano di nascosto un ciuffo di peli neri. – Professore questi li ha lasciati cadere Tenebrus. Sono per te, erano accanto alla serra. - Tu sai che sostanza potente sia il pelo della coda della coda di un Thestral, sì, potente e delicata e può essere dominata solo da una strega o un mago in grado di affrontare la morte, - abbassa lo sguardo – e chi meglio di te potrebbe ricevere questo dono?
Stringi forte nascondendo nel pugno il ciuffo nero. Forse è un dono meritato, pensi, poi il Mezzogigante si allontana per non metterti in imbarazzo, mentre si asciuga gli occhi, commosso dagli eventi. Caro, buon vecchio Hagrid che ti ha perdonato, lui sì, e da un pezzo.
Volti il capo dall’altra parte, non vuoi mostrare quanto tu sia turbato; era tutto così reale: la visione, l’Arco, la conversazione… Albus, lui soprattutto, era così reale.
E adesso sei circondato tu e il tuo feroce mal di testa da Minerva, Filius e Pomona che si dispera per averti mandato a sistemare quella serra senza ricordarsi di avvisarti, più lontano Sibilla singhiozza piano.
Minerva non parla, ma ti stringe le mani e ti accarezza, scostandoti un ciuffo di capelli dalla fronte.
Ti senti scaldare il cuore circondato da tante attenzioni. Resti in silenzio.
Mentre Minerva ti sorride, i suoi occhi brillano di lacrime non versate.
- Oh Severus, ci hai spaventato! – Tutti insieme si affollano intorno al letto sorridenti e sollevati.
Sei mancato.
Poppy arriva portando una pozione antidolorifica.
- E adesso via, via tutti! - Esclama – deve riposare! Lo riavrete anche troppo presto il vostro ragazzo.
Minerva si soffia il naso e segue di malavoglia gli altri verso l’uscita.
Prima di andare, però, ritrova la parola e l’audacia.
- Severus, ti aspetto domattina a colazione. – dice puntandoti l’indice e tirando su con il naso - C’è tanto da fare ancora per sistemare il castello! E che cosa faremmo noi senza di te? - soffoca un risolino ancora con gli occhi lucidi – E poi, chi mai potrebbe sostituire le tue parole pungenti, il tuo sarcasmo, la tua oscura presenza e le tue insofferenti esternazioni, mentre ripristini le mura? –
Sorridi anche tu, adesso, mentre una pacifica stanchezza si insinua sotto le palpebre.
Sei mancatoLe parole di Minerva potrebbero sembrare offensive, ma per te sono dolci, premurose e significano affetto e profonda conoscenza di te e del tuo carattere. Lei e gli altri ti accettano per quello che sei, ti vogliono così. Perché?
Tu sai la risposta.
Chiudi le palpebre e non puoi credere che sia vero e che il motivo sia semplice, così semplice: perché è questo che fa un amico!
Amico, una parola che hai conosciuto poco nel suo intrinseco e profondo significato, ma forse è venuto il momento di provare a fare uno sforzo e un passo oltre la vecchia vita e le passate abitudini, oltre la sfiducia verso te stesso e verso altri.
Finalmente pensi di poter servire a qualcuno, a qualcosa…
L’esperienza che hai vissuto ha lasciato una traccia profonda. Conservi nella mente e nel cuore l’eco vivido delle parole di Albus: l
ascia andare la rabbia e il rimorso, vivi.Sei mancato. Tu, il vecchio e scostante pipistrello, eppure:
sei mancato.
Forse non era soltanto un’allucinazione quella che hai vissuto.
Forse Albus non mentiva.
Forse non sei solo.
Forse non sarai solo mai più.
Perché Hogwarts è la tua casa.