Il Calderone di Severus

Mitsuki91 - La maledizione dell'unicorno, Genere: generale, introspettivo - Tipologia: long-fic - Rating: per tutti - Avverrimenti: AU - Epoca: post guerra magica - Personaggi: Severus, Hermione

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view post Posted on 15/2/2022, 12:59
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Data: 14/01/2022

Betareader: Chiara53

Tipologia: long-fic

Rating: per tutti

Genere: generale, introspettivo

Avvertimenti: AU

Personaggi: Severus Piton, Hermione Granger

Pairing: lievi accenni di Severus/Hermione (con molta fantasia, per questo la inserisco senza pairing)

Epoca: post guerra magica

Disclaimer: personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.

Riassunto: “Severus aveva capito che il lavoro sarebbe stato lungo, sfiancante e frustante dopo che l'ennesimo nido di Doxy gli si era rovesciato addosso. Le piccole creature mostravano tenaci i denti cercando di avventarsi su di lui, ma Severus era armato di Filtro Doxicida da spruzzare; i piccoli e precisi incantesimi di esilio con cui li colpiva dopo erano semplicemente noiosi da lanciare, non faticosi.

Accanto a lui Hermione era alle prese con un orologio incantato sputafuoco, che le aveva arrostito le punte dei capelli, e che lei stava cercando di mettere fuori controllo con incantesimi a minimo impatto per evitare di scatenare le innumerevoli trappole che sembravano essere intessute in tutta la casa.”

Conteggio caratteri: 63.577, corrispondente a 4 punti





La maledizione dell'unicorno








I. Corvonero


Severus apparve con un piccolo 'pop' soffocato in una viuzza laterale nascosta, per poi affrettarsi verso la piazza grigia.

Hermione Granger lo stava già aspettando, la sua impazienza tradita solo dal leggero tamburellare del piede sull'asfalto. Lo accolse con un sorriso, uno di quelli a cui Severus non si era ancora abituato, e probabilmente non si sarebbe abituato mai.

"Granger".

"Buongiorno, professore. Harry mi ha chiesto di ringraziarla per la sua disponibilità".

Severus si lasciò sfuggire un piccolo sbuffo.

Doveva a Potter la riabilitazione del suo nome nel mondo magico, vero, ma anni di antipatia reciproca non si potevano cancellare con un semplice colpo di bacchetta.

Inoltre, la sua promessa di proteggerlo per Lily, il tradimento che aveva sentito bruciare nel petto quando Albus gli aveva confessato che il ragazzo doveva morire, la sorpresa e il sollievo quando Harry ne era uscito, incredibilmente, vivo, per non parlare del debito di gratitudine per la sconfitta del Signore Oscuro e della colpa per la morte di Lily... Tutto questo rendevano le sue emozioni verso il ragazzo troppo complicate, annodate su se stesse in sentimenti contrastanti, che non sarebbe mai riuscito ad elaborare, tanto meno ad esprimerle a parole.
Non aveva scelto di aiutare Potter per buon cuore: no, questo no.

Semplicemente non si rifiutava un favore al salvatore del mondo magico.

"Riesce ancora a vedere la casa?" chiese infine la Granger, una volta capito che non avrebbe ottenuto una risposta migliore.

"Certo che sì".

Entrambi si voltarono verso la fila di portoni e, nello spazio fra il numero 11 e il 13, iniziò a crescere a ingrandirsi casa Black.

I due lasciarono la via di Grimmauld Place e, a bacchetta spianata, entrarono nella dimora.



***



Severus mosse pigramente la bacchetta e il fantasma-fantoccio di Albus scomparve nel pavimento, mentre la sua lingua tornava a distendersi normalmente nella bocca.

Nello stesso momento le tende del quadro di Walburga si scostarono e la megera iniziò a urlare.

"Traditori! Osate profanare la mia casa!"

"Silencio!"

L'incantesimo di Severus colpì il quadro, ricevendo in cambio un'occhiata rabbiosa dalla vecchia: nello stesso istante qualcosa tuonò dal fondo del corridoio e i due fecero in tempo solo ad abbassarsi, mandando il lampo vermiglio a schiantarsi contro la porta che si era appena chiusa alle loro spalle.

"Beh, iniziamo bene", commentò Hermione "Chissà quanti altri scherzi del genere ci hanno lasciato come regalino i Mangiamorte".

Era quella la loro missione: disinfestare Grimmauld Place per Harry Potter, di modo che potesse riappropriarsi della casa in relativa sicurezza prima di decidere cosa farne.

Severus Piton era stato chiamato, ovviamente, in quanto ex Mangiamorte esperto in Magia Oscura.

Hermione Granger era stata chiamata in quanto amica di Potter e la più brillante strega della sua generazione.

Dopo quel primo lampo schivato, i due si misero all'opera, sempre sulla soglia dell'ingresso, attivando prima uno scudo e pronunciando poi una serie di incantesimi di rilevazione e identificazione di maledizioni, dalle più innocue alle più sinistre.



***


Severus aveva capito che il lavoro sarebbe stato lungo, sfiancante e frustante dopo che l'ennesimo nido di Doxy gli si era rovesciato addosso. Le piccole creature mostravano tenaci i denti cercando di avventarsi su di lui, ma Severus era armato di Filtro Doxicida da spruzzare; i piccoli e precisi incantesimi di esilio con cui li colpiva dopo erano semplicemente noiosi da lanciare, non faticosi.

Accanto a lui Hermione era alle prese con un orologio incantato sputafuoco, che le aveva arrostito le punte dei capelli, e che lei stava cercando di mettere fuori controllo con incantesimi a minimo impatto per evitare di scatenare le innumerevoli trappole che sembravano essere intessute in tutta la casa.

Piton le lanciò un'occhiata di traverso e la vide inferocita, con il volto sporco di fuliggine e quella che sembrava bava alla bocca.

Sarebbe stata una lunga giornata.



***



Erano ormai le undici di sera e il loro lavoro sembrava non procedere più.

Avevano imparato che non erano al sicuro neppure dopo aver disinfestato tutta una stanza quando, dopo aver sistemato il salotto e la cucina, erano tornati indietro per tentare di salire le scale: le porte della sala si erano chiuse sia dietro che davanti a loro e nuovi orrori erano spuntati da sotto ai tappeti, costringendoli ad un'altra lunga ed estenuante battaglia.

Non erano più sicuri di potersi affidare agli incantesimi di rilevazione e identificazione, visto che la nuova Magia Oscura era sfuggita al loro meticoloso controllo la prima volta che erano avanzati.

E adesso si trovavano, quindi, ancora in soggiorno, esausti, mezzi bruciati, sudati, sporchi e ansimanti. Senza possibilità di raggiungere la porta, uscire e dichiarare fallita la missione.

Hermione aveva tentato, prima, di mandare il proprio Patronus all'esterno per chiedere aiuto. Dopo le prime quattro ore infernali, in cui l'orgoglio l'aveva tenuta a galla nel tedio dei combattimenti, aveva finalmente ceduto.

Peccato solo che la piccola lontra argentea era arrivata alla finestra, si era voltata a guardarla e, perplessa, si era rifiutata di proseguire oltre.

"Basta!" aveva esclamato la Granger "Non ne posso più! Dobbiamo mangiare qualcosa, e riposare".

"E come?" Le chiese il professore, alzando un sopracciglio "Siamo bloccati in questa stanza, senza possibilità di uscire se non affrontando altre ore di chissà che cosa".

Hermione iniziò a camminare in circolo, nervosa.

"La stanza adesso è sicura, giusto?"

Severus ripeté gli incantesimi, poi ne lanciò uno totalmente innocuo ad ampio raggio.

"Tarantallegra!"

Le gambe della Granger iniziarono a muoversi non appena venne colpita e questo gli fece guadagnare un'occhiata sprezzante, ma Severus annullò subito l'incantesimo con un semplice "Finite".

"Era per controllare che non ci fossero altre trappole nascoste", puntualizzò all'inviperita ragazza "Anche se non escludo che, se dovessimo fare un passo fuori dalla porta, altri incantesimi si attiverebbero. La cosa sembra studiata per entrare in azione a cicli..."

"Però per ora questa stanza è sicura", affermò la Granger "Quindi, adesso, ho intenzione di riposarmi. Le consiglio la stessa cosa".

Hermione infilò una mano nella tasca destra dei pantaloni che indossava e ne estrasse una piccola borsetta di perline, poi la aprì e vi immerse un braccio quasi fino alla spalla.

"Dove sarà mai... Ah... Eccolo".

Hermione estrasse un sacco a pelo doppio, consunto ma funzionale, e lo adagiò sul tappeto del salotto.

Severus ci mise un attimo a capire che, se voleva dormire, ci sarebbe dovuto entrare con lei.

Prima di riuscire ad aprire la bocca per protestare, Hermione gli lanciò una cosa proveniente sempre dalla borsetta, e lui l'afferrò al volo, rendendosi conto che era una barretta ai cereali. La Granger stava anche estraendo due bottigliette d'acqua.

"Non ho niente di meglio, ma almeno non moriremo di fame e di sete", disse lei, e poi incantò un tappeto affinché si alzasse e andasse a coprire un angolino della sala "Non posso fare molto per il gabinetto, ma immagino che garantirà una certa privacy e un Evanesco si prenderà cura di tutto", concluse, indicando con un cenno l’angolo ora nascosto.

"Se vuole dormire qui è il benvenuto. Il sacco a pelo è intessuto di incantesimi di allarme e protezione. Altrimenti dovrebbe rischiare con uno dei divani, ma se gli eventuali cicli di maledizioni fossero a tempo, potrebbe non svegliarsi intero".



***



Brontolando e imprecando mentalmente Severus si infilò nell'angusto spazio del sacco a pelo doppio, che sembrava decisamente troppo piccolo per contenerli entrambi.

La Granger già ronfava accanto a lui, e lui aveva aspettato il più possibile, fortemente a disagio, ma era stanco anche lui e rimandare lo avrebbe solo fatto sentire ancora più esausto il giorno seguente.

Non mi addormenterò mai, pensò Severus, non esiste che io riesca a dormire in questa situazione... Chiuderò solo gli occhi e spererò che basti a tenermi in piedi domani...

Non riuscì a finire i propri pensieri, che cadde addormentato.



***



Lo scalpiccio di zoccoli penetrò lentamente nella sua mente e, prima ancora di ricordarsi il proprio nome o il proprio volto, lo sbuffo di una creatura dritto nelle sue orecchie lo fece svegliare di soprassalto.

Severus spalancò gli occhi e rimase confuso dalla scena che gli si parò davanti. Non c'era nessun cavallo o creatura con zoccoli davanti a lui; per inciso, si trovava ad Hogwarts, in piedi davanti alle porte interne della Sala Grande.

Era la prima sera perché una lunga fila di primini si dispiegava di fronte a lui, tesi e borbottanti, mentre attendevano sotto l'illusione del cielo stellato e le candele sospese.

La professoressa McGranitt era in piedi dietro lo sgabello, dove il Cappello Parlante attendeva e, con un gemito, Severus si rese conto di essere seduto al Tavolo Alto a fissare attentamente gli studenti. Era un se stesso più giovane, pensò, e provò ad avanzare nella Sala, ma picchiò il naso contro quella che sembrava una barriera di vetro, imprecando a mezza voce, mentre arretrava e si portava una mano al viso.
Nessuno sembrò essere turbato da quella scena... Perché nessuno poteva vederlo, si rese conto.

"Granger, Hermione!" esclamò la professoressa McGranitt, e una piccola Hermione Granger, tutta capelli e denti, avanzò con passo deciso verso lo sgabello, si sedette e si infilò con forza il Cappello Parlante sulla testa, quasi maltrattando la povera stoffa millenaria.

A differenza di tutti gli altri smistamenti, il Cappello Parlante iniziò a parlare ad alta voce.

"Bene bene, cos'abbiamo qui? Intelligenza, di certo, e ambizione..."

La voce del cappello diede un brivido a Severus, che si strinse nel mantello. Era passato tanto, troppo tempo dal suo smistamento; nonostante ciò, in tutti gli anni spesi a ripensarci, a cercare di capire se fosse stato proprio quel giorno a dannarlo, se avesse potuto salvarsi con solo l'assegnazione ad un'altra Casa... La ricordava ancora, perfettamente: quella era la voce perfetta del Cappello Parlante, solo che aveva una nota sinistra, rimbombava in un'eco inesistente, sembrava sussurrargli all'orecchio.

Non gli piaceva.

"... Curiosità, amore per la conoscenza, coraggio. Potresti fare bene in tante Case..."

Severus vide la piccola Hermione agitarsi sullo sgabello di legno - così lontana -, la testa totalmente nascosta dalla falda marrone, troppo grande per lei.

"Ma sì, io penso... Alla fine... Corvonero!"

Il Cappello urlò quella parola e la Sala Grande esplose nel consueto applauso, mentre la McGranitt sfilava il Cappello e una piccola Granger sorridente quasi correva verso il Penelope Clearwater, al tavolo della sua Casa...

E poi la scena cambiò.

Severus rimase immobile, mentre le pareti attorno a lui vorticavano, si dissolvevano e contorcevano, talvolta mostrando un'orrenda carta da parati verde, talvolta i mattoni beige e grigi che componevano la maggior parte dei corridoi di Hogwarts.

E infine fu Hogwarts a prevalere, e in particolare il ricordo - o il sogno?, pensò Severus, come se fosse un'intuizione improvvisa - si riformò attorno all'aula di Trasfigurazione, dove una fiera professoressa McGranitt stava elogiando la signorina Granger.

"Cinque punti a Corvonero per la sua Trasfigurazione eccellente", stava dicendo "Il suo primo giorno, e già il suo fiammifero è diventato uno spillo. Ora vada ad aiutare i suoi compagni".

E Hermione Granger si voltò verso la classe, e iniziò a camminare baldanzosa verso Susan Bones...

E la scena vorticò ancora.

Quando si ridefinì, la pietra grigia dominava lo sfondo dell'aula di pozioni, e Severus vide se stesso spiegare i primi procedimenti per tagliare radici.

Hermione, all'improvviso, alzò il braccio, puntandolo svettante verso il cielo, quasi vibrando nella sua voglia di esporre la risposta corretta.

Solo che non era stata posta nessuna domanda.

Severus vide se stesso guardare la ragazza e alzare un sopracciglio.

"Sì?"

E Hermione sembrò rendersi conto in quel momento che non aveva niente da dire.

La sua bocca si aprì e si chiuse di scatto, più volte. Il braccio venne abbassato immediatamente, come scottato.

Dopo interminabili istanti, la voce uscì tremolando.

"Scusi, io... Non so cosa mi sia preso".

Gli altri studenti cominciarono a ridacchiare, e la Granger arrossì fino alla punta dei capelli.

"Iniziamo bene, signorina Granger" rispose Severus, sarcastico, per poi voltarsi e scrivere sulla lavagna con un colpo di bacchetta.

"... È sbagliato..." sussurrò ancora Hermione, e la risata del Cappello Parlante emerse come un sussurro nelle sue orecchie. Severus si girò di scatto, estraendo la bacchetta, ma non c'era nessuno dietro di lui.

Quando tornò a guardare la scena, il Cappello Parlante era apparso di nuovo sulla testa della bambina.

"È tutto come dovrebbe essere, signorina Granger" mormorò suadente il Cappello "Regina dei Corvi, questa è la tua vita".

La scena si disgregò ancora in un turbine di colori.

Il sogno – perché poteva trattarsi solo di un sogno - sembrava non finire mai. I colori si ridefinivano sempre più vividi, le immagini più reali.

Il professor Piton era sempre bloccato dietro un vetro - o, come aveva sperimentato più volte, racchiuso da una tonda barriera invisibile, inerme spettatore.

Hermione Granger, la Regina dei Corvi, cresceva. E, insieme a lei, cresceva il suo terrore.

La sua vita somigliava sempre a se stessa - la sua luce la più fulgida di Hogwarts, la sua bravura che la elevava dieci passi sopra agli altri. Sola, solitaria come ogni Corvonero, immersa nei libri per non pensare.

E, ogni volta che la storia deviava dai ricordi; ogni volta che la vera Hermione Granger emergeva in questa finzione, il Cappello Parlante si materializzava sulla sua testa, e sussurrava dolci incantesimi al suo orecchio, e calmava il moto di panico dietro ai suoi occhi, e muoveva la sua mano.

Quando il Troll la trovò in un bagno delle ragazze, Hermione si nascose sotto a un lavandino, continuando a borbottare.

"Qualcuno verrà a salvarmi, qualcuno verrà a salvarmi, sono certa che qualcuno... Ma chi?"

Il Troll abbatté la sua clava su un cubicolo e con un sussulto d'orrore il Cappello era lì, sulla sua testa.

"Sciocca Granger, intelligente Hermione, non sei forse la strega più luminosa della tua generazione? Usa la testa, lo sai fare, lo puoi sconfiggere!".

E il terrore svanì dalle sue pupille e come un Inferio Hermione Granger si alzò, e urlò "Wingardium Leviosa!" sulla clava, e la fece atterrare sulla testa del Troll.

E poi era già il secondo anno, e Hermione leggeva in biblioteca di un Basilisco, e strappava una pagina, e "Devo andare ad avvisare qualcuno, qualcuno, è urgente, ma chi?" e il Cappello Parlante le apparve in testa e calò la sua falda sugli occhi, "Sciocca ragazza, Regina dei Corvi, il Basilisco è nella scuola, nessuno specchio ti proteggerà. Resta a casa, resta al sicuro, nella Sala Comune dei tuoi avi...".

E il foglio cadde a terra, dimenticato, e lo specchio si spezzò in mille schegge sulla pietra, e Hermione Granger leggeva in un letto, le tende del baldacchino tirate, la luce della bacchetta come unica compagna.

Al terzo anno Hermione si svegliò nel cuore della notte, il corpo aggrovigliato in lenzuola bronzee e blu, i capelli ancora più attorcigliati, e si strinse il petto con un sussulto, e la mano scivolò sotto la maglietta, alla ricerca della Giratempo...

Ma il Cappello era ancora lì, e quietò la sua mente.

"Sciocca ragazza non hai amici da salvare, non hai Ippogrifi da far fuggire. Non hai nessuno, stella luminosa, dormi e sogna e studia, Regina dei Corvi".

Il giorno dopo, in Sala Grande, Hermione stava sfogliando la Gazzetta del Profeta, e in prima pagina fece capolino la notizia del Bacio somministrato a Sirius Black, catturato giusto la sera prima nel parco di Hogwarts...

La stanza vorticò ancora, una brutta carta da parati verde e argento apparve a frammenti, e Severus continuò a urlare incantesimi in attesa della prossima scena. Era sempre chiuso in una bolla e non riusciva a uscirne, non riusciva a modificare il sogno, non riusciva a svegliarsi. Non riusciva a zittire quel dannato Cappello.

Hermione entrò in una Sala Grande riccamente addobbata: era irriconoscibile, i capelli lisci e un lungo vestito blu, sottobraccio alla star Viktor Krum.

Tutti la stavano guardando e i suoi occhi vagavano per la stanza, come alla ricerca di una canzone perduta.

La bocca le si era curvata in un disappunto d'incertezza, non sapeva quello che stava cercando, non sapeva quello che stava cercando e non lo trovava, e una lieve malinconia la pervase.

Ma il suo amico Cappello era ancora lì, e lei era la sciocca di sempre, che si rifiutava di vivere la sua vita meritata.

"Sciocca, Regina di Corvi, perché non ti limiti a sognare il sogno che ho così attentamente costruito per te? Stella luminosa, brilla nella notte senza più pensare".

E Hermione cominciava a danzare.

Il quinto anno si aprì con i piedi piantati davanti al pub 'La Testa di Porco', non ci era mai entrata e non ci sarebbe entrata mai, così piccolo e cupo nella viuzza oscura, così poco rassicurante nella sua spigolosità legnosa.

Eppure.

Non riusciva a muoversi.

Qualcosa di importante, devo fare qualcosa di importante...

Ma il Cappello Parlante tese la falda sul suo viso, le chiuse gli occhi come un amante amorevole.

"Sei sola, piccola pulla. Sei la stella più luminosa del firmamento. Niente ti attende qui: torna alla tua torre, torna ai tuoi libri. Studia e emergi nel mondo, piccola Corva".

"Ma fra poco ci sarà una guerra" protestò Hermione, per la prima volta.

Il Cappello si agitò, la falda si strinse, la stoffa marrone scivolò sul volto e Hermione soffocò un singulto, alzò le mani e cercò di difendersi, di strappare le toppe, di liberare il naso e respirare, respirare e vivere.

Severus urlò - muto -, agitò la bacchetta, ma nessuna scintilla oltrepassava la barriera.

"Guarda, guarda il tuo futuro!" tuonò il Cappello, e il mondo si distorse ancora in un uragano.

E Hermione Granger stringeva fra le mani un diploma e aveva sul volto un enorme sorriso, e Albus Silente le tendeva la mano sulla riva del lago, e tutta la scuola la osservava e l'applaudiva, e i suoi genitori erano in prima fila sulle panche di legno e si asciugavano le lacrime, commossi.

Severus si agitò, provò a forzare la barriera spingendocisi contro, utilizzando la pura forza fisica perché sapeva che la bacchetta l'aveva abbandonato, ma non funzionò lo stesso - niente funzionava.

Il Cappello Parlante fece la sua comparsa, sembrò così perfetto sui riccioli indomabili della Granger - armonico, era un contrasto in equilibrio fra le toppe consunte e l'eleganza eccessiva della sua veste - e le pieghe della stoffa sorrisero.

"È tuo, tutto tuo, Regina dei Corvi. Devi solo afferrarlo, sciocca bambina, mia stella luminosa".

Severus urlò impotente e il mondo si spezzò, e il rumore degli zoccoli spense ogni cosa.



***



Severus si svegliò con un sussulto e afferrò la bacchetta, il cuore che batteva a mille. Riconobbe subito il soffitto scuro e opprimente, e la morsa di stoffa attorno al suo corpo, il bozzolo del sacco a pelo avvolto alle sue vesti. Si girò e non vide la Granger e, con un'imprecazione, scalciò e ruotò fino a che non si ritrovò in piedi, in mezzo alla sala.

La Granger uscì in quel momento da dietro il tappeto/bagno, e lo fissò con curiosità.

Aveva una leggera ombra violacea sotto agli occhi, lo sguardo stanco, i capelli un nido di rondini. Ma sembrava star bene, ed era perplessa di fronte alla sua bacchetta.

Severus si sentì arrossire - sgradevole - e abbassò l'arma puntata.

"Scusa", borbottò "Mi sono svegliato all'improvviso".

"Basta che non sia stato il sacco a pelo ad avvertirla di un pericolo", rispose la Granger "Anche io mi sono svegliata da poco, e ho controllato, ma non sembra esserci nulla".

Severus scosse la testa, e Hermione appellò il sacco a pelo e lo diede in pasto alla sua borsetta di perline, per poi frugarci di nuovo dentro ed estrarne altre due barrette di cereali.

"Colazione?"



***



Il professor Piton ed Hermione Granger avevano avuto il loro primo disaccordo, quella mattina, dopo aver mangiato ed essersi sistemati.

"Dobbiamo andarcene e chiamare degli altri Spezza Incantesimi" aveva esordito Severus "Non possiamo permetterci di passare una giornata come quella di ieri. Dobbiamo essere sicuri di come funzionino questi 'cicli' di trappole e di poterle disinnescare alla fonte".

Hermione aveva scosso la testa.

"Ormai dobbiamo comunque uscire da questa stanza, tanto vale testare prima la teoria di questi 'cicli' e cercare di ripulire la casa il più possibile".

Si erano ritrovati così nel corridoio, in disaccordo, e Severus si era ripromesso di afferrare la Granger e buttarla fuori dalla porta alla prima occasione, dopo aver ripulito di nuovo quella parte della casa, senza perdere tempo in inutili discussioni.

Se non che, tre ore dopo, si ritrovò con un'inondazione evitata per un pelo, il bordo del mantello fradicio e le scarpe sguazzanti, una porta esplosiva di cui un frammento gli aveva sfiorato l'occhio sinistro nonostante il Protego lanciato, qualche livido e ammaccatura collezionati come figurine delle Cioccorane... Ed Hermione Granger era sfuggita come una lontra bagnata alla sua stretta, sgusciando con leggerezza sulle scale, pronta ad affrontare il secondo piano.

"Dannata Granger, ti farai ammazzare!" le aveva imprecato contro il professor Piton, correndole dietro "Se non dalle maledizioni, dalla stanchezza o dalla fame!"

Quando riuscì a raggiungerla, la ragazza era già concentrata sull'ennesima Creatura Oscura apparsale davanti.

Con un sospiro, Severus Piton sfoderò la bacchetta.



***







II. Tassorosso




Grimmauld Place sembrava chiudersi addosso a loro e soffocarli.

I pavimenti di legno scricchiolavano sinistri sotto le loro scarpe; macchie nere - muffa o sangue? - si espandevano dagli angoli del soffitto e sembravano catturare ogni luce, le carte da parati scure delle varie stanze vorticavano come nel sogno del professore, intrappolandoli in un uragano di incantesimi debilitanti.

Le porte pesanti di legno scuro intarsiato si chiudevano dietro di loro con un tonfo, e le persiane tremavano, incastrate nei loro perni, come se volessero sbattere sui vetri e accecarli completamente.

Tutti gli oggetti oscuri che faticosamente avevano estirpato solo due anni prima sembravano essere tornati al loro posto e anzi essersi moltiplicati; ognuno di essi conteneva una trappola o una maledizione non mortale, ma lunga ed estenuante da disattivare e rendere innocua. I nidi di Doxy si erano accumulati, nascosti fra le pieghe delle pesanti tende polverose, e gonfiavano il retro degli arazzi rendendo la permanenza in una stanza lunga ore per la disinfestazione.

E i cicli continuavano.

Il professor Piton e la Granger avevano stabilito ora con assoluta certezza che per ogni stanza che varcavano si riattivava tutto al secondo e persino al terzo passaggio; non importava quante statuette distrutte e quadri sventrati si lasciassero dietro la loro prima volta, nuovi oggetti e arazzi sembravano apparire magicamente e prendere il posto dei precedenti, con nuovi incantesimi cuciti all'interno, e nuove frustranti battaglie da combattere per ore.

Non era normale, continuava a pensare il professor Piton: un catalizzatore doveva essere da qualche parte, una fonte esterna alle stanze attraversate, ma abbastanza vicina da poter controllare i loro movimenti all'interno della casa, ma dove...

E la cosa più inquietante era il comportamento della Granger.

Hermione sembrava un cane rabbioso e letale, colpiva con precisione ogni statuetta che si animava e incendiava ogni tappeto che le si aggrovigliava ai piedi, ma il suo sguardo sembrava fuoco, la sua espressione era dolorosa da guardare, la pelle delle labbra tese nella furia.

Era una macchina da guerra, le ombre sotto agli occhi sempre più evidenti, i capelli un vortice riccio attorno alla testa, il corpo immobile e scattante al tempo stesso, come un pilastro al centro di ogni stanza, un fortino dietro il quale si nascondeva un esercito armato.

Il suo orgoglio era sbocciato più forte di prima e sembrava che avesse messo radici, arpionandola alle assi marce del pavimento di legno. Non aveva più evocato nessun Patronus - Severus l'aveva fatto, una volta, ma la cerva d'argento era rimasta sconsolata a guardarlo, impossibilitata ad attraversare i muri - e si allontanava sempre di più dall'ingresso nella sua marcia verso la distruzione.

Sembrava decisa a diventare la nemesi di Grimmauld Place, a sopraffarlo e sconfiggerlo, ed emanava risoluzione da ogni goccia di sudore e ogni incantesimo perfettamente pronunciato.

"Lo troveremo", rispose, il tono come la lama sferzante di un guerriero, quando Severus avanzò l'idea che dovesse esserci un catalizzatore dietro i cicli di trappole "Nella prossima stanza".

Si fermò solo quando la bacchetta tremò nelle sue mani, e Hermione si afferrò il braccio destro con la mano sinistra, per aiutarsi a puntare l'ultimo incantesimo.

L'ennesimo oggetto - la statuetta di un unicorno - venne polverizzato con precisione e la Granger abbassò la bacchetta.

Severus stava già lanciando gli ultimi incantesimi di controllo sulla stanza, per assicurarsi che il modellino fosse veramente l'ultima trappola. Erano in una delle camere al secondo piano, come al solito tetra e scura e polverosa, e la statuetta dell'unicorno era stato l'ultimo ritrovamento all'interno di un pesante comò di ebano intarsiato.

Il professor Piton aveva passato le ultime ore agendo come mero supporto alla Granger, incapace di tenere il ritmo della sua furia, ma aveva riflettuto parecchio. Nessun incantesimo di localizzazione da lui conosciuto aveva rintracciato il catalizzatore, e Severus era sempre più preoccupato dall'atteggiamento di Hermione, dalla sua rabbia cieca, dal loro allontanarsi sempre di più dalla porta d'ingresso.

Hermione aveva già estratto il sacco a pelo e le ennesime barrette ai cereali dalla borsa di perline.

Domani, pensò Severus, esausto, domani ne parleremo. Domani usciremo da qui.

Stremato e affamato, il professor Piton si lasciò cadere nel sacco a pelo senza alcun riguardo per la ragazza che gli giaceva accanto, e afferrò la sua cosiddetta cena con un gesto meccanico, senza neanche sprecarsi in un ringraziamento

Era troppo stanco persino per pensare, o per provare imbarazzo. Si addormentò nel giro di cinque minuti.



***




La Sala Grande si apriva di fronte ai suoi occhi, la folla di bambini del primo anno ad occupare il corridoio centrale fra le quattro tavolate delle Case.

Stelle luminose splendevano nel soffitto incantato e, assieme alle candele sospese, designavano con assoluta precisione l'appartenenza magica di quel luogo.

"Granger, Hermione!"

Severus era come la volta prima bloccato in una bolla invisibile a pochi passi dalle porte scure, e osservò impotente la bambina avanzare.

Hermione non correva, a differenza dell'altra volta, e quando arrivò allo sgabello esitò per alcuni istanti, prima di sedersi e indossare il Cappello Parlante.

Non sorrideva.

La voce esplose nella Sala, più melliflua di quanto il professor Piton ricordasse.

"Allora, Granger, Granger... A che casa appartieni? Vedo molto talento, amore per la conoscenza, lealtà, ambizione, un coraggio fiero..."

Hermione si agitò sullo sgabello, mentre la falda del Cappello calava sempre più sui suoi occhi.

"Ma sì, alla fine, il posto perfetto per te è... Tassorosso!"

I tavoli scoppiarono in un applauso scrosciante e Hermione camminò tranquilla verso i colori gialli e neri, dove Susan Bones l'attendeva sorridente, facendole posto fra lei e Hanna Abbot...

La scena vorticò e cambiò in un misto di mattoni chiari e carta da parati scura e si ridefinì nella Sala Comune della sua casa. Hermione era circondata da ragazzini e mostrava loro come compiere i precisi movimenti per l'incantesimo di levitazione. I bambini pendevano dalle sue labbra, quasi in adorazione, e nel tavolo accanto ragazzi più grandi facevano i compiti in gruppo, o giocavano a Gobbiglie o scacchi magici. Si respirava allegria, magia, senso di unione e cameratismo tranquillo.

La scena cambiò e, nell'uragano, a Severus parve di cogliere un lampo di colore, un sorriso in posa plastica che lo lasciò confuso.

Erano ora in uno dei cortili della scuola, i ragazzi camminavano e defluivano da una lezione all'altra, e Hermione ad un certo punto si bloccò nel bel mezzo di un passo, un piede ancora a mezz'aria. Boccheggiò e girò lo sguardo a destra, le mani che si stringevano sui libri, la nausea che avanzava nel colorito pallido che aveva assunto il suo volto.

"Che succede? Stai bene?" le chiese Hanna, preoccupata.

E in quel momento il Cappello Parlante comparve sulla sua testa; si disegnò in lenti movimenti nell'aria, le avvolse il capo come un serpente che stringe la preda fra le sue spire nella totale indifferenza di tutti.

Severus, consapevole di non poter far nulla, si limitò a guardare.

"Mi sembrava..." disse Hermione, in un sospiro tremolante "Di aver sbagliato direzione. Di dover andare..."

E la voce del Cappello esplose, profonda e suadente, senza origine, nonostante le pieghe nella stoffa si aprissero a ritmo delle parole.

"Hermione, Maestra dei Tassi, non c'è niente di sbagliato in quello che vedi. Sei brava, sei intelligente, sei circondata di amici, perché dèvi dalla tua strada?"

Hermione scosse la testa, i ricci danzavano davanti al suo volto come la criniera di un cavallo, e Hanna la prese per un braccio spezzando l'immobilità forzata, portandola con sé verso la prossima lezione.

Severus si voltò laddove Hermione aveva guardato prima che la scena cambiasse, e in quel momento vide Harry Potter e Ronald Weasley passare chiacchierando, del tutto ignari del dramma che si era consumato a pochi passi.

Hermione aveva evitato l’incontro con loro, aveva sfuggito quindi le parole offensive di Weasley, e non si sarebbe mai andata a nascondere in un bagno a piangere.
Il professor Piton comprese che Hermione aveva evitato l'incontro con il Troll e di conseguenza la nascita della loro amicizia.

La scena cambiò in un altro uragano di colori opprimenti.



***



E così questa Hermione Granger crebbe come Tassorosso, ogni passo evitato verso il proprio destino sottolineato da sospiri e sguardi persi nel vuoto: il Cappello Parlante sopra i suoi ricci, la voce roca e melliflua a corroderle l'anima.

"Guardami, Maestra dei Tassi, guarda al tuo futuro. Sei amata, sei piena di amici, Hermione Granger, cosa vuoi di più dalla vita?"

"Ci sarà una guerra", sussurrò Hermione, nella solitudine del suo letto a baldacchino giallo e nero.

"E i tuoi amici ti proteggeranno, e ti terranno sul cuore, e niente di male ti accadrà mai, Maestra dei Tassi. Perché non vedi la verità davanti ai tuoi occhi?"

Hermione scosse la testa, la infilò più a fondo tra le ginocchia, e il Cappello si allargò ad abbracciarla di più, come a inghiottirla.

La scena cambiò e vorticò, carta da parati verde e argento e polvere di decenni; Severus si sentì soffocare, nauseato e impotente nei confronti del sogno, e poteva solo che essere testimone della progressiva pazzia della ragazza nota come Hermione Granger.

"Vedi, Maestra dei Tassi, non c'è nessuna guerra, dopotutto, non sei contenta?"

E Hermione era al tavolo della Sala Grande, e leggeva sulla Gazzetta del Profeta della morte di Harry Potter, e il suo respiro era bloccato nel suo petto, e la sua bocca spalancata in un muto grido di orrore.

Susan Bones strinse la sua mano destra, sconvolta come lei, e lanciò occhiate di disprezzo al tavolo dei Serpeverde.

"Sei così intelligente, Hermione Granger, sei sicura che la tua fine è vicina? Non pensi che l'Oscuro Signore vorrà al suo fianco la strega più brillante della sua generazione? Non è forse questa la più grande opportunità della tua vita?"

La falda del Cappello le calò sugli occhi, le chiuse il volto al mondo, la scena vorticò, ma Hermione era lì di fronte a Severus Piton, seduta immobile come una statua, il Cappello che scorreva sul suo corpo e si allargava, la stoffa marrone rattoppata come una coperta soffocante, le pieghe che si aprivano e la deridevano.

Piton urlò, alzando la bacchetta.



***



E l'urlo lo svegliò ed era notte in quella camera di Grimmauld Place, e la fioca luce del lampione fuori dalla finestra lo derise, e le macchie scure negli angoli del soffitto sembravano colare e ingrandirsi, e con uno scatto Severus fu in piedi fuori dal sacco a pelo, la bacchetta puntata.

Hermione sobbalzò e si mosse, agitata, e portò le mani alla gola, e infine annaspò e riuscì a prendere fiato mentre i suoi occhi si spalancarono.

Severus smise di urlare; quei pochi minuti in cui il grido di terrore si era trasformato in una sequela di incantesimi di protezione e di aiuto a Hermione sembravano aver scosso le fondamenta della casa stessa, e ora solo i respiri annaspanti della Granger spezzavano il silenzio opprimente.

Il professor Piton cadde sulle ginocchia di fronte alla ragazza e accese la bacchetta con un Lumos per rendersi conto della situazione.

Le occhiaie sembravano ormai pugni violacei sotto agli occhi della Granger e lei era pallida come non mai, ma non era ferita, e stava solo cercando di riprendersi dallo spavento.

"Cosa credeva di fare?!" esclamò infine, alzandosi a sedere di scatto "È piena notte! Dobbiamo essere in forze per domani!"

Severus affondò il viso nella mano sinistra, cercò di ascoltate se stesso e di calmare i battiti impazziti del suo cuore.

"Scusa, io... Ho avuto un incubo".

Non si rese conto dell'assurda frase che gli era uscita di bocca, non si rese conto che quelle erano le prime scuse che pronunciava da almeno diciannove anni, non si rese conto che era la prima assoluta volta che giustificava a qualcun altro le proprie azioni.

Non si rese conto.

Hermione si sdraiò di nuovo, piccata, e voltò la schiena al professore.

"Si rimetta a dormire e mi lasci in pace".

E Severus si infilò di nuovo nel sacco a pelo e si rimise a dormire.

Senza rendersi conto.



***







III. Serpeverde





L'incubo ricominciò non appena chiuse gli occhi.

Erano di nuovo all'inizio, di nuovo nella Sala Grande, Severus sempre intrappolato in una bolla indistruttibile, spettatore passivo della tragedia che si sarebbe svolta di lì a poco.

Non era normale.

L'atmosfera nella Sala era tesa, ostile e vibrante. I tavoli erano tutti in silenzio, e anche la professoressa McGranitt sembrava più dura, più impettita nel suo ruolo.

Nel Tavolo Alto i volti dei professori erano sfocati e, quando l'occhio riusciva a cogliere un dettaglio, era solitamente un'espressione arrabbiata, una mano stretta ad un calice fino a sbiancare.

Non era normale.

"Granger, Hermione!"

Il richiamo sembrava un urlo rabbioso, e la piccola bambina dai capelli impossibili avanzò tremando nel silenzio. Con una lieve esitazione sollevò delicatamente il Cappello Parlante - una bomba pronta innescata - e se lo poggiò sul nido dei suoi ricci, rimanendo in piedi, dandogli le spalle.

E la voce esplose, strisciò sui muri in un sibilo impossibile, il canto di un serpente che avvolge la sua preda; lo stesso tono, ma nella melodia sbagliata, nessuna nota roca e rassicurante. Una maestria d'inganni.

"Bene bene, cos'abbiamo in questa testolina, signorina Granger? Vedo intelligenza e ambizione, lealtà e coraggio... Ogni dote le servirà, lei appartiene a questa casa... Serpeverde!"

Hermione sussultò e si voltò di scatto verso il tavolo verde e argento, dove i ragazzi la osservavano in silenzio: le bocche una linea tesa sul volto, nessuna luce amichevole nei loro occhi.

Tremando si avvicinò al tavolo della sua casa, e gli studenti le voltarono la schiena a uno a uno. Hermione si ritrovò nell'estremità più lontana, l'ultima sulla panca di legno, le lacrime che rischiavano già di strabordare dagli occhi; nessun applauso, nemmeno dal Tavolo Alto.

Non era normale.

La scena cambiò in un vortice di mattoni e muffa, di carta da parati verde e macchie di sangue.



***

E fu allora che Severus Piton capì che questo non era solo un sogno, solo un incubo.

La ripetizione, il ciclo perfetto, ma leggermente diverso ogni volta; era questa, era questa la vera maledizione della casa, una delle magie più oscure che avesse mai visto.

E sembrava avere come obiettivo Hemione e solo Hermione, con una precisione inquietante, in una follia che non sembrava nemmeno magicamente possibile.

La Granger era il catalizzatore, capì il professor Piton, mentre la stanza tardava a ridefinirsi di fronte ai suoi occhi, come se la ragazza non volesse procedere nel sogno. Era lei l’elemento stimolatore.

Ma come fosse diventata tale, qualunque Mangiamorte avesse ideato quel piano, forse addirittura l'Oscuro Signore in persona... Era al di là di ogni sua comprensione.

E lui, Severus Piton, fisicamente accanto alla ragazza ogni giorno, fisicamente nella casa da ore e ore, vi era stato trascinato dentro. Trascinato, ma non affetto.

Severus urlò, ma questa volta non fu abbastanza per svegliarsi.




***



Nella Sala Comune di Serpeverde, Hermione era sull'orlo delle lacrime, sola in un tavolo all'angolo, diverse pile di libri accanto a sé come scudo, i mormorii ostili dei suoi compagni a risuonarle nelle orecchie: ogni risata un sussulto e i battiti accelerati dalla paura ad ogni rumore.

Sola, in una gabbia che gli altri le costruivano attorno, come Severus spettatrice inerme di ciò che avveniva di fronte ai suoi occhi.

"C-ci dev'essere un errore", mormorava, in un sussurro "I-io non appartengo qui".

E il Cappello Parlante ridisegnò la sua figura nell'aria, in un sibilo di aria spostata avvolse la testa di Hermione nelle sue spire, il suo sospiro mellifluo che stordiva le orecchie e confondeva la mente.

"Tu appartieni, ah, tu appartieni, Hermione Granger! Così tanto potere abbinato alla feccia del tuo sangue, così tanto da offrire in questo lato del mondo, e non temere: Lui troverà un utilizzo per te, avrai modo di provare la tua lealtà ancora e ancora, e il tuo coraggio ti porterà da Lui a testa alta, e ora studia, Serva delle Serpi!"

Le lacrime iniziarono a cadere copiose e Hermione aprì un libro, utilizzando un dito per aiutarsi a leggere.

Il mondo si spense di nuovo in un uragano.



***



Il professor Piton si trovò di fronte ad un altro sorriso plastico, un lampo color caramello che lo lasciò confuso e terrorizzato, non poteva aiutare la Granger in questa dimensione onirica, non poteva aiutarla ma poteva pensare, e si sforzò di tenere a mente ogni dettaglio.

Mentre Hermione Granger camminava mesta e tremante in una folla che la odiava, mentre studiava e studiava fra le lacrime, mentre un tronfio Draco Malfoy le comunicava che suo padre avrebbe avuto piacere di conoscerla per presentarla al suo padrone. Il Cappello Parlante era ormai incollato alla testa della ragazza, soffocava e conteneva i suoi ricci mentre le spegneva la speranza.

"Buongiorno signorina Granger, Serva delle Serpi, anche oggi hai imparato qualcosa di utile per servire meglio il Signore Oscuro?"

E il professore osservava e pensava, rifletteva sulla natura della maledizione che vedeva dispiegarsi di fronte ai suoi occhi.

Il Cappello Parlante era un indizio a favore del fatto che ci fosse dell'autosuggestione nel funzionamento della magia oscura; così come i bambini tendenzialmente smistavano se stessi attraverso lo strumento magico, ora esso era l'emblema delle più profonde paure della Granger, e la guidava in un incubo che avesse a maggior efficacia per lei.

Anche questo era un fattore da considerare e dava certezza al fatto che Hermione fosse diventata in qualche modo il catalizzatore della maledizione della casa.

Ma in che modo?

Un altro strumento doveva essere presente nella casa, uno il cui obiettivo potesse essere proprio Hermione Granger e non Severus Piton, un discrimine che nessuna magia a lui nota potesse comprendere: nessun congegno di sua conoscenza poteva comunque avere quel tipo di potere. Manufatti come il Cappello Parlante erano così preziosi poiché la magia spesa per crearli era ormai da tempo perduta: se il Signore Oscuro fosse venuto a sapere di una magia simile, di certo non l'avrebbe usata per intrappolare una ragazzina, ma avrebbe dominato il mondo magico, e nessuna Profezia sarebbe stata abbastanza potente da fermarlo.

"Gioisci, Serva delle Serpi, ti rendi conto dell'onore che ti è stato concesso? Dimostra la tua lealtà, e Lui saprà essere riconoscente..."

La scena si era aperta davanti ai suoi occhi e per una volta non erano più ad Hogwarts, ma a Malfoy Manor.

Draco la osservava con disprezzo e Lucius con derisione, mentre lui, l'incubo in persona, il Signore Oscuro Lord Voldemort le girava attorno serafico, come un annoiato signorotto che dovesse esaminare un cavallo da soma da comprare.

La Granger tremava ma teneva lo sguardo alto, intrappolata al centro della sala che un tempo l'aveva vista vittima di tortura, e il Signore Oscuro eruppe in una risata, e il Cappello Parlante era di nuovo sulla testa di Hermione e la stringeva con la sua falda, l'espressione di pieghe di stoffa stizzita, le toppe arricciate in un ghigno.

"Sciocca, sciocca!" le urlava il Cappello, mentre Lord Voldemort alzava la bacchetta.

"Crucio".

Hermione urlò e crollò a terra, si contorse mentre il cappello la avvolgeva e la inglobava e soffocava: la voce sibilante nacque da nessun luogo e rimbalzò sulle pareti, entrando fin dentro l'anima.

"Sciocca, testarda ragazza, devi essere Serva, come osi sfidare con lo sguardo il più grande mago che il mondo conosca?"

E poi la tortura finì e Hermione rimase rannicchiata sul tappeto del salotto: il Signore Oscuro ghignò.

"Servi un po' più domata, ragazzina", le disse, sibilando come il Cappello "Ma la tua intelligenza può essere il riscatto del tuo sangue, e la tua vita sarà salva se mi servirai bene".

La stanza scomparve ancora in un vortice, così come Hermione.



***



Se l'origine della maledizione non era un oggetto, l'unica alternativa restava che fosse una creatura magica. Viva, per perpetrare l'incantesimo. Magica, per combinare i propri poteri con gli effetti della maledizione.

Ma quale?

Quale era il discrimine fra lui e Hermione Granger?

Paradossalmente i due erano così diversi, così ai lati opposti in termini di vita, idee, personalità e caratteri, che trovare il singolo punto di differenza fondamentale sembrava impossibile. Era come paragonare l'acqua alla farina, e l'elenco di differenze si sarebbe steso infinito di fronte ai suoi occhi, lasciandolo cieco.

Doveva svegliarsi.

Doveva svegliarsi e poi avrebbe potuto agire, utilizzare le sue più fini magie per localizzare l'intruso così dannoso, e porre fine alla maledizione.

Ma non importava quanto urlasse, sbattesse i pugni o lanciasse incantesimi, nulla riusciva a liberarlo dalla bolla in cui era intrappolato.

L'unica soluzione sembrava quella di far concludere l'incubo.

Ed erano ormai agli sgoccioli.

Hermione Granger, spezzata, spenta, giaceva ai piedi del Signore Oscuro. Indossava vestiti di stracci come un Elfo Domestico, ma aveva al collo un collare di diamanti da cui un filo sottile d'argento partiva e terminava nella mano sinistra di Lord Voldemort, tutto tronfio mentre parlava ai Mangiamorte.

"Guardatemi", sembrava dire "Così potente che posso permettermi un Sanguemarcio come animaletto domestico. E non un qualsiasi Sanguemarcio, no, ma la strega più brillante della sua generazione".

I capelli della Granger erano una matassa annodata e sporca, e lo sguardo vuoto la faceva somigliare più a un cadavere che a una persona vera.

Era doloroso guardarla.

E il Cappello Parlante fece la sua comparsa, stavolta non sulla testa della ragazza, come se persino lui fosse disgustato dai suoi ricci.

No, il Cappello apparve splendente sul capo di Lord Voldemort, più dritto di quanto fosse mai stato, come se fosse orgoglioso di appartenere ad un così potente mago.

"Ragazza, sciocca ragazza, sei stata incauta, non sei capace neanche a fare da cane. Serva delle Serpi, hai fallito la tua missione! E per questo sarai punita!".

Nessun sussulto, nessuna lacrima nella bambola spezzata che una volta era stata Hermione Granger.

Il Signore Oscuro rise, e con la mano destra puntò la bacchetta.

"Avada Kedavra".

Il lampo di luce verde mise fine alla pene della Granger, e il sogno finì con un rumore di zoccoli e un nitrito.



***



Severus Piton si alzò di nuovo di scatto per la seconda volta nella notte, lanciando un Lumos che illuminò tutta la stanza.

Hermione Granger, accanto a lui, aprì a fatica gli occhi e si alzò piano, come se lo sforzo richiesto fosse simile a quello per spostare una montagna a mani nude.

I cerchi viola sotto ai suoi occhi erano ormai lividi scuri, la rabbia era evaporata dai suoi tratti e l'aveva lasciata fin troppo simile al cadavere rotto dell'incubo.

Il professor Piton le afferrò le mani e le girò i palmi, esponendo i polsi.

"Dimmi cos'hai sognato".

Qualcosa si spezzò in Hermione, e lei scoppiò a piangere e franò per terra, trascinando con sé Severus, che l'aiutò gentilmente a sedersi.

"C-continuo ad avere questi incubi, iniziano sempre c-con il mio Smistamento..."

Severus annuì; poi, visto che la Granger non lo stava guardando, iniziò a spiegare quello che aveva intuito.

"È la maledizione di Grimmauld Place", le disse "Finora siamo stati sciocchi, accecati da semplici trappole tediose e non mortali. C'era qualcosa che non andava, ma non riuscivo a capire, e poi è stato chiaro: ogni incantesimo e creatura che abbiamo affrontato erano una distrazione, non tese a ferire o uccidere, bada bene, ma solo a intrappolarci in questa casa. Devi uscire di qui, Granger, ma purtroppo temo che non potrai farlo finché non troverò l'origine di questa maledizione".

Hermione aveva smesso di piangere, sconvolta dalle parole del professore.

"Io..." rispose, esitando "Io penso che lei abbia ragione. Non penso di poter... Tornare indietro. Non riesco a ricordare dove sia la porta..."

E con un moto di orrore Hermione si rese conto che le parole del professore erano vere; che era nata, in lei, l'assoluta certezza che non avrebbe potuto varcare la soglia di Grimmauld Place, neanche se Piton l'avesse portata in braccio.

Severus annuì.

"È così. Sospetto anche che sia tu il catalizzatore degli incantesimi, visto che la maledizione affligge te, anche se non ho ancora capito perché. In ogni incubo che hai avuto io ero presente, ma invisibile ai tuoi occhi e impossibilitato ad intervenire." Le guance della Granger si imporporarono, probabilmente per l'imbarazzo che l'ultimo incubo le aveva procurato, ma Severus proseguì "Questo significa che io devo avanzare senza di te, per poter porre fine a tutto quanto".

"No!" Il grido di Hermione esplose, e la ragazza gli artigliò i polsi, impallidendo "Non mi lasci da sola, non mi lasci dormire!"

Severus liberò con calma le mani dalla stretta della ragazza, poi cercò nel proprio mantello la fiala che sapeva di avere. Sarebbe stato sciocco, per lui, esperto pozionista, avventurarsi in una casa da disinfestare, pregna di maledizioni sconosciute, senza una scorta delle sue preziose pozioni.

"Tieni", le disse "è una pozione Risvegliante. Per ogni goccia che ti cadrà sulla lingua eviterai di dormire per un'ora, e come effetto collaterale ti sentirai un po' euforica e su di giri, e potresti avere scoppi di magia incontrollati ma prevalentemente innocui. Non abusarne o potresti persino procurarti un infarto... Una goccia alla volta fino a che non sarò tornato a riprenderti. E non uscire da questa stanza, o i cicli di trappole ricominceranno".

"E lei, professore?" chiese Hermione, stringendo fra le dita la preziosa fialetta "Come farà con le trappole?"

"Se, come credo, sei tu il catalizzatore, non ne scatterà nessuna. Ma, anche in caso contrario, le insidie non sono fatte per fare dei veri danni, solo per stancare: un Protego e qualche Bombarda e mi farò strada in questa casa maledetta".

Hermione inclinò la testa, riflettendo, e infine annuì. Il professor Piton si rialzò, bacchetta in mano e tesa, pronto a portare a termine la missione.
"Aspetti!" lo richiamò la Granger. Con un rapido movimento estrasse l'ennesima barretta di cereali dalla borsa di perline, e gliela lanciò.
"Ogni briciolo di energia in più è sempre gradito, no?" affermò Hermione, arrossendo leggermente.

Severus la osservò: era magra, scarmigliata, pesantemente provata dalla maledizione e dalla stanchezza fisica.

Ma, rifletté il professore, non si poteva passare due notti nello stesso sacco a pelo, combattendo contro gli stessi incubi, senza che un minimo di cameratismo si instaurasse fra di loro. Cameratismo, rispetto, e persino simpatia.

Hermione, incredula, vide il burbero professor Piton rivolgerle un lieve sorriso, prima di uscire dalla stanza e chiudersi la porta alle spalle.



***







IV. L'unicorno





Severus uscì dalla stanza e si chiuse la pesante porta di legno alle spalle. Sapeva che se Hermione avesse disperatamente voluto uscire - forse per effetto della maledizione - quella non sarebbe stata una misura sufficiente, ma l'unico modo di far finire questa situazione era trovarne l'origine, il più in fretta possibile.

Piton restò fermo per qualche istante, studiando il piccolo corridoio in cui era emerso. Niente sembrava volesse attaccarlo, e Severus lanciò qualche timido incantesimo per testare i cicli di magie.

Niente.

Il professore ghignò, soddisfatto che la sua teoria si fosse rivelata esatta.

Poi, dopo aver alzato un potente Protego, il professor Piton lanciò un incantesimo di sua invenzione ad ampio raggio: simile all'incanto Quattro Punti unito ad una versione modificata dell'Homenum Revelio, lasciava che la sua bacchetta puntasse su ogni creatura non umana all'interno del proprio raggio d'azione.

Le prime volte la bacchetta lo condusse verso qualche nido di Doxy, che sembravano preda di un sonno incantato; un’altra volta verso un nido di ragni, sempre inoffensivi.
Ogni sensazione di minaccia era sparita e Grimmauld Place si rivelava per quello che era veramente: una vecchia casa impolverata, piena di mobili tarlati e vecchi, con tappeti e arazzi ormai scoloriti e sfibrati, dove la brutta carta da parati si scrostava ormai dai muri e dove la muffa scura si era impossessata degli angoli delle stanze.

Nessuno scricchiolio sinistro, solo fastidioso; nessuna persiana trattenuta nei perni, solo vecchie ante ammaccate; nessun ninnolo che attentava alla sua pazienza, solo soprammobili orribili, del genere che si trova nelle vecchie case.

Piton girò a vuoto per mezz'ora, fino a che la bacchetta non lo condusse in una stanza diversa e al contempo famigliare.

La carta da parati verde scura era la stessa che vorticava negli incubi e, con un tuffo al cuore e un moto d'ilarità, si rese conto che il sorriso plastico che aveva a volte intravisto altro non era che una modella Babbana, raffigurata in bikini in un calendario altrettanto Babbano incollato al muro con un incantesimo di adesione permanente.

Era nella stanza di Sirius Black.

La bacchetta puntava verso il letto: e Severus lo esaminò attentamente con la magia prima di spostarlo con un incantesimo, trascinandolo sulle assi di legno scuro e lasciando profondi solchi nel pavimento.

La bacchetta puntava ancora sul pavimento, dove prima era stato il letto: Severus si inginocchiò e rafforzò il suo Protego prima di iniziare il minuzioso lavoro di rimozione delle assi.

Quello che trovò sotto al pavimento, contorto in un incavo di travi e cemento, lo sconvolse.

Era un Unicorno.

Un Unicorno candido e pallido, immerso nel sonno incantato di cui era già stato testimone per Doxy e ragni, sonno probabilmente rafforzato con un Distillato della Morte Vivente. Come il Signore Oscuro o uno dei suoi Mangiamorte se lo fossero procurato restava un mistero.

Cominciavano ad avere un senso, invece, i nitriti e il rumore di zoccoli che aveva sentito a volte nei sogni. Quello era il grido d'aiuto dell'Unicorno, ancora vivo e intrappolato in una maledizione che non aveva tenuto conto della sua volontà; anzi l'aveva distorta.

Severus in quel momento capì anche il discrimine della maledizione, la linea di pensiero sottile ed efficace che aveva guidato la mano di chi lo aveva lanciato: il motivo per il quale lui si era ritrovato spettatore innocente e Hermione Granger la vittima perfetta.

Gli unicorni erano creature pure, e in quanto tali si facevano avvicinare solo dalle streghe: dalle ragazze innocenti che non avrebbero fatto loro mai del male, fiere e indipendenti come loro, con un animo gentile e una predisposizione all'aiuto del prossimo, strenue difensori della vita in ogni sua forma.

Lui, Severus Piton, uomo e mago, ex Mangiamorte e assassino, non sarebbe mai riuscito ad avvicinare facilmente un unicorno. Per questo motivo, non sarebbe mai stato colpito da una maledizione veicolata dalla candida creatura magica.

Se nei piani del Signore Oscuro la maledizione legata all'unicorno avesse colpito solo Hermione, tra i tre ragazzi, la batosta sarebbe stata dura se non impossibile da superare.
La Granger era la mente del gruppo: con la sua brillante intelligenza fuori uso né Potter né Weasley avrebbero potuto risolvere il mistero e di certo nessuno dei due avrebbe abbandonato la ragazza sofferente in una casa maledetta.

Grimmauld Place avrebbe con efficacia intrappolato tutti e tre per un tempo indefinito, arrivando addirittura ad ucciderli di fame e sete, se nessuno fosse arrivato a salvarli e, forse, questo sarebbe stato il destino migliore che li aspettava, se l’alternativa era finire nelle mani di Lord Voldemort.

Il professor Piton continuò a fissare l'unicorno allo stesso tempo meravigliato e orripilato, mentre la complessità della maledizione lo colpiva. Si immaginava il Signore Oscuro incantare personalmente l'unicorno, forse catturato dai Carrow che avevano accesso alla Foresta Proibita e conseguentemente alla loro riserva.
Senza Hagrid a tenerne il conto e a curare i rapporti con la fauna magica, nessuno si sarebbe mai accorto della mancanza di un esemplare. A lui stesso non sarebbe mai venuto in mente di controllare.

Riscuotendosi dalle rivelazioni, esitando incerto, Severus mosse piano l'unicorno con la bacchetta. Si accorse in quel momento che una ferita era presente sul collo: da essa caddero alcune gocce di sangue mentre lo spostava. Il taglio era molto piccolo e, a quel ritmo, con l'unicorno immobile e addormentato, ci sarebbero voluti anni per dissanguarlo tutto, ma quelle gocce di sangue erano il filo che legava la maledizione alla casa. Ogni goccia argentea assorbita nel legno era una macchia indelebile che avrebbe continuato a tormentare le sue vittime.

Severus prese una fiala vuota e, con cautela, raccolse alcune stille di prezioso sangue, esaminandole con attenzione e notando che un'ombra nera contaminava il liquido argenteo, infine appellò del dittamo, e curò la ferita dell'animale.

L'unicorno doveva essere allontanato da Grimmauld Place quanto prima, per consentirgli di curarlo e per indebolire la maledizione che ancora affliggeva Hermione.

Con la bacchetta evocò la sua cerva d'argento, il suo Patronus, ora libera di uscire da quelle mura.

"Dì a Potter di aspettarmi all'ingresso, e di non entrare in casa per nessun motivo".

La cerva scomparve, obbediente, e il professor Piton fece levitare l'unicorno con delicatezza, assicurandosi che non ci fossero altre ferite sul suo manto. Camminò piano nei corridoi scuri, evitando con cura la stanza in cui era ancora chiusa Hermione e, non appena aprì la porta d'ingresso, vide Potter e un trio di Auror ad attenderli.

Severus scosse la testa, irritato dalla presenza degli estranei, e sempre intimando a Potter di stare lontano dalla casa gli spiegò la situazione.

"Portalo al sicuro, Potter. Meglio se nel boschetto degli unicorni, ad Hogwarts, dove sarà circondato dai suoi simili. Non fare nulla, non svegliarlo: ha ancora la maledizione addosso e devo studiarla per poterla rimuovere. Lascialo sorvegliare dagli Auror, visto che li hai avvisati: sono tutti uomini e, anche se la maledizione si attivasse, non credo che li potrebbe toccare, anche perché il sangue non è più libero di scorrere".

"E Hermione?" chiese Harry, stringendo i pugni.

Il professor Piton lo guardò spazientito.

"Non ho ancora finito qui, ragazzo. Prima toglierò ogni traccia di sangue di unicorno dalla casa, e poi porterò fuori la Granger. Resta pure ad aspettarci".

Harry annuì, brusco, e Severus fece levitare l'unicorno oltre l'ingresso, affidandolo alle cure degli Auror.

Poi chiuse di nuovo la porta alle sue spalle.



***



Il professor Piton usò le gocce di sangue maledette che aveva raccolto per lanciare un incantesimo di localizzazione. La maggior parte del sangue, ovviamente, era nella stanza di Sirius, dove si era accumulato sotto il corpo dormiente dell'unicorno.

Piton lanciò molti Evanesco e rintracciò la maledizione in tutta la casa, facendo scomparire interi pezzi di legno che avevano ormai assorbito il sangue e controllando minuziosamente ogni angolo buio e ogni anfratto, cercando anche nell'intercapedine dei muri.

Alla fine, quando fu certo che più nulla rimaneva a Grimmauld Place, fece Evanescere anche la propria fialetta e tornò da Hermione Granger.

La ragazza era in piedi al centro della stanza, pallida ed emaciata; aveva occhiaie livide e un malsano rossore le aveva pervaso le guance: tuttavia la determinazione, unita alla Pozione Risvegliante, la tenevano vigile.

Sembrava fragile ma orgogliosa, il perfetto esempio di una ragazza Grifondoro che fosse sopravvissuta a una maledizione insidiosa.

Severus le si avvicinò a grandi passi.

"È finita?" chiese lei.

Il professor Piton annuì.

"Non sento più lo stesso peso", confermò Hermione, a voce bassa "La casa appare... Diversa. Ma non osavo muovermi da qui, né tantomeno dormire".

"Ha fatto bene, signorina Granger" le rispose Piton e, con un gesto inaspettato, allargò il braccio sinistro e la avvolse nel mantello, stringendola al suo fianco - sostenendola in quei pochi passi verso la libertà, proteggendola con la sua sola presenza.

"Possiamo andare ora" concluse, e si incamminò con la ragazza fuori da Grimmauld Place, dove Harry Potter li aspettava.



***



Hermione aveva insistito per assistere allo scioglimento della maledizione che gravava sull’Unicorno, e così, dopo diverse pozioni, un sonno ristoratore e una sequela di insulti rivolti ai Guaritori che non la volevano lasciare andare, l'improbabile duo si ritrovò di nuovo riunito in una radura al centro del boschetto degli unicorni, ai margini della Foresta Proibita, dove l'unicorno, ancora addormentato, li attendeva.

I due si osservarono per un lungo istante, gli Auror di sorveglianza a pochi passi da loro.

Severus vide che la ragazza si era rimessa piuttosto in fretta, ma le occhiaie violacee non erano scomparse da sotto i suoi occhi. Per istinto allungò una mano verso la propria gola, dove la cicatrice di Nagini era evidente: si chiese se lui e la Granger non fossero diventati più simili attraverso quella esperienza, se anche lei ora non fosse marchiata per la vita da un incantesimo oscuro.

Chissà cosa pensava ora lei, quella fiera ragazza, dopo che Severus l'aveva vista nel momento più vulnerabile dei suoi incubi? Si vergognava di essere apparsa come un cane ai piedi nudi dell'Oscuro Signore, di essersi mostrata spenta e spezzata, di aver ceduto ed essersi arresa di fronte al nemico?

Ma no, certo che no! Hermione Granger non era una vigliacca. Avrebbe portato con orgoglio le sue cicatrici - quei lividi sotto agli occhi - e non si sarebbe fatta fermare da nessuno.

Avrebbe imparato a convivere con la vergogna che aveva mostrato a lui.

E lui? Severus Piton, lui poteva convivere con il suo segreto esposto in bella vista di fronte a tutto il mondo magico?

Hermione parlò, interrompendo ogni sua riflessione, riportandolo alla realtà del qui ed ora.

"La Preside mi ha offerto la cattedra di Trasfigurazione".

Qualcosa in Severus spezzò la sua espressione concentrata, il suo viso si contorse.

Fastidio o gioia?

La Preside McGranitt gli aveva accennato, in quei primi mesi dopo la fine della guerra magica, che aveva intenzione di trovare un sostituto per la sua cattedra, per potersi concentrare sui suoi doveri di preside. Gliel'aveva accennato mentre lo pregava di tornare a insegnare Pozioni, la sua materia.

"Severus, non hai nulla di cui vergognarti, i tuoi studenti hanno bisogno di te! Sei il migliore pozionista della Gran Bretagna magica! Solo tu puoi ricoprire quel ruolo".

Severus non le aveva ancora dato una risposta, diviso fra la professione che sentiva sua in ogni battito del cuore e la voglia, la necessità di scappare di fronte al giudizio a cui Harry Potter lo aveva esposto, spiattellando i suoi segreti in pubblico.

E ora? E adesso che sai che si può vivere a testa alta affrontando la propria vergogna, cosa farai, Severus Piton?

Hermione Granger era lì, a pochi passi da lui. Avrebbe potuto essere accanto a lui al Tavolo Alto; avrebbe potuto proteggerlo con il suo orgoglio, come lui aveva fatto avvolgendola nel suo mantello. Gli avrebbe fatto attraversare a testa alta i corridoi di pietra, con il solo esempio della sua presenza a ricordargli che no, non aveva proprio nulla di cui vergognarsi.

E poi gli sovvenne il pensiero che era stato Serpeverde l'incubo peggiore della ragazza. Che la sua casa era uscita rotta, danneggiata dalla fine della guerra, in un declino iniziato secoli prima, in una lotta verso Nati Babbani che aveva portato anche lui a perdere l'unica persona che avesse potuto chiamare amica.

Doveva restare, Severus; doveva restare e cambiare se stesso, risollevare la propria Casa con pazienza e amore, con integrità e senza più bullizzare gli studenti delle altre case per favorire la propria. Gli spettava il compito più duro: ridare lustro al nome di Salazar Serpeverde, costruire un posto sicuro per ogni studente, dove i ragazzi potessero essere fieri di dire di appartenere!

Doveva estirpare l'incubo di una bambina tremante sotto al Cappello, di modo che non accadesse mai più, mai più. Era il solo che avesse visto gli sguardi ostili, le schiene voltate nella marcia funebre di Hermione Granger verso il tavolo verde e argento; era il solo che avesse sentito i bisbigli, le risate, l'esclusione dei ragazzini ai danni della strega più intelligente della sua generazione, che l'aveva portata a giacere come un cane maltrattato ai piedi di un pazzo.

Era il solo che potesse guarire Casa Serpeverde.


E Hermione Granger sarebbe stato con lui, la mano tesa, senza lasciarlo andare, mentre affrontava ogni cosa.

"Prima dobbiamo guarire l'unicorno, poi potremo parlare delle nostre rispettive carriere ad Hogwarts", rispose arrogante il professore, come d'abitudine, e andò verso l'animale con la bacchetta tesa, la mente che girava come una trottola impazzita, cercando di ricordare le giuste parole, cercando di richiamare alla memoria come si sciogliesse una maledizione oscura.

Hermione si avvicinò, ed era lì accanto a lui, a pochi passi dalla muta epifania che lo aveva sconvolto.

Andava tutto bene.






***







X. Epilogo





Severus Piton era seduto al suo solito posto nel Tavolo Alto e osservava Hermione Granger di fronte a lui, in piedi nella sua veste chiara da strega, fiera e sorridente.

La ragazza aveva chiesto l'onore e la preside McGranitt non aveva avuto alcun motivo per rifiutarglielo.

Solo Severus sapeva cosa questo significasse, e la breve occhiata d'intesa che i due si scambiarono gli fece capire che anche Hermione se ne rendeva conto.

La porta della Sala Grande era spalancata, la fiumana di bambini del primo anno in mezzo al corridoio principale fra i tavoli delle case.

Tutti sussurravano fra loro, eccitati, e Hermione Granger poggiò lo sgabello con il Cappello Parlante alla sua destra, indugiando per un secondo di troppo sulla stoffa rattoppata.

Sorrise.

Anche lei stava guarendo le proprie cicatrici.

E poi la strega schiarì la gola, si girò verso la folla e srotolò la pergamena, pronta a chiamare i nuovi studenti verso loro destino.

Edited by chiara53 - 10/3/2022, 18:04
 
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Mi é piaciuta molto!
Bella e interessante. Originale l'uso di ogni elemento, da come hai gestito la casa, il cappello e l'unicorno.
C'erano dei tratti che mi ha ricordato Hunger Games, altri, invece, la serie Divegent.
E' stato interessante seguire Severus negli incubi di Hermione, é stato bello vede come hai rigirato la storia originale se Hermione fosse stata smistata nelle altre case (tutte, tra l'altro, verissime come possibilità)
Inquietante la presenza del Cappello che soffoca la povera strega che cerca di ribellarsi senza successo.
Brava!
Ho trovato poi la fine bellissima.
Lui che vuole riscattare il nome dei Serpeverde e lei che prende il posto di Minerva sia come insegnante, sia come responsabile dello smistamento.
Entrambi che iniziano a percorrere quella strada che può curare le loro ferite, le cicatrici restano, ma il dolore si supera.
L'inizio di una bella amicizia e io spero sempre in qualcosa in più. :lol:
 
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view post Posted on 23/2/2022, 08:21
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CITAZIONE (ellyson @ 22/2/2022, 10:07) 
Mi é piaciuta molto!
Bella e interessante. Originale l'uso di ogni elemento, da come hai gestito la casa, il cappello e l'unicorno.
C'erano dei tratti che mi ha ricordato Hunger Games, altri, invece, la serie Divegent.
E' stato interessante seguire Severus negli incubi di Hermione, é stato bello vede come hai rigirato la storia originale se Hermione fosse stata smistata nelle altre case (tutte, tra l'altro, verissime come possibilità)
Inquietante la presenza del Cappello che soffoca la povera strega che cerca di ribellarsi senza successo.
Brava!
Ho trovato poi la fine bellissima.
Lui che vuole riscattare il nome dei Serpeverde e lei che prende il posto di Minerva sia come insegnante, sia come responsabile dello smistamento.
Entrambi che iniziano a percorrere quella strada che può curare le loro ferite, le cicatrici restano, ma il dolore si supera.
L'inizio di una bella amicizia e io spero sempre in qualcosa in più. :lol:

Le hint per qualcosa di più ci sono, dai 👀 ma la storia aveva già giunto la sua conclusione così.
Sono contenta che ti sia piaciuta :)
Per quanto riguarda le ispirazioni, ho visto/letto Hunger Games anni fa e non mi sono mai avvicinata a Divergent 😂 quindi assicuro che è tutta farina del mio sacco. Ho solo cercato di unire tutti questi strambi elementi 😂
 
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view post Posted on 23/2/2022, 09:29
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CITAZIONE (Mitsuki91 @ 23/2/2022, 08:21) 
Per quanto riguarda le ispirazioni, ho visto/letto Hunger Games anni fa e non mi sono mai avvicinata a Divergent 😂 quindi assicuro che è tutta farina del mio sacco. Ho solo cercato di unire tutti questi strambi elementi 😂

Non lo metto in dubbio, mi hanno solo riportato a quando ho letto entrambe le saghe e aspettavano con ansia quello che sarebbe successo dopo!

Se vuoi scrivere i un futuro un seguito io sono qui.
Non scappo.
:lol: :lol: :lol:
 
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view post Posted on 23/2/2022, 10:33
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CITAZIONE (ellyson @ 23/2/2022, 09:29) 
CITAZIONE (Mitsuki91 @ 23/2/2022, 08:21) 
Per quanto riguarda le ispirazioni, ho visto/letto Hunger Games anni fa e non mi sono mai avvicinata a Divergent 😂 quindi assicuro che è tutta farina del mio sacco. Ho solo cercato di unire tutti questi strambi elementi 😂

Non lo metto in dubbio, mi hanno solo riportato a quando ho letto entrambe le saghe e aspettavano con ansia quello che sarebbe successo dopo!

Se vuoi scrivere i un futuro un seguito io sono qui.
Non scappo.
:lol: :lol: :lol:

Stai forse cercando di portarmi nel baratro delle Severus/Hermione? 😂
 
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view post Posted on 23/2/2022, 10:40
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CITAZIONE (Mitsuki91 @ 23/2/2022, 10:33 ?)
Stai forse cercando di portarmi nel baratro delle Severus/Hermione? 😂

Solo cercando?
:XD: :XD: :XD: :XD: :XD: :XD:
 
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view post Posted on 27/2/2022, 01:01
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Finalmente ho trovato il tempo per rileggermela, Sara, cosa indispensabile per cogliere a pieno la magia di certi passaggi, e prima di tutto voglio farti i miei complimenti per la fantasia con cui hai dato vita a un’avventura decisamente originale, elaborata e piena di inventiva.

Come dicevo, ciò che colpisce della tua storia è l’incredibile originalità con cui sei riuscita a servirti degli elementi della sfida, sfruttando al massimo quel bel meccanismo, geniale e intrigante, un po’ sullo stile delle “sliding doors”, che mi piace sempre tantissimo.

Ed ecco che gli avvenimenti mutano e si rincorrono in un interessante evolversi di visioni e accadimenti differenti, inframezzati da quei momenti di confronto tra Severus ed Hermione, molto gustosi e piacevoli da leggere, che mantengono alte curiosità e tensione fino a quel bel finale a sorpresa (che non voglio spoilerare) a cui si aggiunge un altrettanto bell’epilogo, delizioso coronamento ad una storia tutta da godere.
Grande lavoro, sei stata bravissima! :]
 
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view post Posted on 3/3/2022, 17:06
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CITAZIONE (Ele Snapey @ 27/2/2022, 01:01) 
Finalmente ho trovato il tempo per rileggermela, Sara, cosa indispensabile per cogliere a pieno la magia di certi passaggi, e prima di tutto voglio farti i miei complimenti per la fantasia con cui hai dato vita a un’avventura decisamente originale, elaborata e piena di inventiva.

Come dicevo, ciò che colpisce della tua storia è l’incredibile originalità con cui sei riuscita a servirti degli elementi della sfida, sfruttando al massimo quel bel meccanismo, geniale e intrigante, un po’ sullo stile delle “sliding doors”, che mi piace sempre tantissimo.

Ed ecco che gli avvenimenti mutano e si rincorrono in un interessante evolversi di visioni e accadimenti differenti, inframezzati da quei momenti di confronto tra Severus ed Hermione, molto gustosi e piacevoli da leggere, che mantengono alte curiosità e tensione fino a quel bel finale a sorpresa (che non voglio spoilerare) a cui si aggiunge un altrettanto bell’epilogo, delizioso coronamento ad una storia tutta da godere.
Grande lavoro, sei stata bravissima! :]

Grazie mille a te per questo commento! Perdonami per il ritardo della risposta, ho letto quasi subito ma purtroppo sono molto indaffarata in questo periodo ^^"
Sono contenta che la storia ti sia piaciuta :)
 
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view post Posted on 15/3/2022, 10:23
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GabrixSnape

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Chapeau! E mai giudizio sintetico potrebbe essere più azzeccato per questa sfida. ;)
Un racconto originale, visionario, intenso, coinvolgente e pieno di magia.
Grimmauld Place ingoia i due protagonisti per restituirceli più consapevoli nelle rispettive posizioni. Mi è piaciuto molto il cambio di prospettive che consegue ai diversi smistamenti, con le tracce di coscienza che ammalano progressivamente una Hermione perfetta nel suo ruolo, vittima della maledizione.
Sei riuscita a rendere estremamente qualificante la presenza dell'Unicorno e ho particolarmente apprezzato i risvolti noir della storia.
Complimenti.
 
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view post Posted on 15/3/2022, 13:10
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CITAZIONE (Gabrix1967 @ 15/3/2022, 10:23) 
Chapeau! E mai giudizio sintetico potrebbe essere più azzeccato per questa sfida. ;)
Un racconto originale, visionario, intenso, coinvolgente e pieno di magia.
Grimmauld Place ingoia i due protagonisti per restituirceli più consapevoli nelle rispettive posizioni. Mi è piaciuto molto il cambio di prospettive che consegue ai diversi smistamenti, con le tracce di coscienza che ammalano progressivamente una Hermione perfetta nel suo ruolo, vittima della maledizione.
Sei riuscita a rendere estremamente qualificante la presenza dell'Unicorno e ho particolarmente apprezzato i risvolti noir della storia.
Complimenti.

Grazie mille per il tuo commento!
Sono contenta che la storia sia apprezzabile :) e anche molto soddisfatta! È la storia più lunfa che scrivo ormai da... Anni a questa parte. Almeno non ho perso il tocco ^^"
 
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view post Posted on 18/3/2022, 19:32
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Complimenti, Sara, per l'idea originalissima e articolata che hai sviluppato in questo racconto!
Il mistero che pervade tutta la storia tiene il lettore con il fiato sospeso fino alla risoluzione dell'arcano.
Una storia ben scritta e molto interessante per la sua originalità.
Ancora complimenti.
 
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view post Posted on 20/3/2022, 08:58
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Fondi-calderoni

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Mi associo ai complimenti che fin'ora hai ricevuto: é una storia fantastica nelle diverse accezioni che questa parola può avere.
Mi affascina la tua coinvolgente capacità visionaria che però non trascura il sentimento che la umanizza.
E' una grande storia di magia, con due personaggi che pur maghi sono emblema della fragilità e della forza degli esseri umani.
Bravissima <3
 
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11 replies since 15/2/2022, 12:59   618 views
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