Il Calderone di Severus

Gabrix1967 - Frammenti di un sogno, Tipologia: one-shot - Rating: per tutti - Genere: drammatico, introspettivo - Personaggi: Severus Piton, Hermione Granger - Epoca: Varie - Avvertimenti:AU

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view post Posted on 14/2/2022, 11:30
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GabrixSnape

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Titolo: Frammenti di un sogno
Autore/data: Gabrix1967 – Febbraio 2022
Beta reader: Ele Snapey
Tipologia: one-shot
Rating: per tutti
Genere: drammatico, introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Hermione Granger
Pairing: nessuno
Epoche: Varie
Avvertimenti:AU

Riassunto: I sogni talvolta ci restituiscono verità che non siamo stati in grado di cogliere da svegli.

Nota 1: Scritta per la sfida 15 anni con Severus - Febbraio. Campione della Scuola di Beauxbatons

Caratteri: 32.739

Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I personaggi originali, i luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.

FRAMMENTI DI UN SOGNO



Ricordo ancora la prima volta che mi sono trovato di fronte alla porta nera.

Il battente d’argento dalla forma di serpente attorcigliato sembrava attendermi, rappresentazione evidente dei miei incubi e delle mie colpe. L’ho afferrato e ho sentito che la casa, per quanto mi fosse estranea, mi chiamava a sé con una forza irresistibile e, attraverso quella fredda appendice, mi legava a un patto che non avrei potuto risolvere, se non a costo della vita. Mi è stato chiaro da subito quando, serrando con la mano sinistra la testa del serpente, ho provato inspiegabilmente un terribile dolore all’avambraccio, nel punto in cui il Marchio è impresso nella mia carne. Una semplice casualità, sicuramente, ma da quel momento ho saputo che c’era qualcosa di malevolo ad attendermi dall’altra parte, qualcosa che nel corso del tempo aveva cominciato a svelarsi, rendendo fin troppo evidente che non mi sarei più potuto sottrarre al mio destino. Sarà per questo che ho istintivamente compresso nel pugno, quasi che potessi stritolarlo, il serpente che mi riempiva la mano. Invece, la porta si è schiusa, inghiottendomi nel ventre dell’abitazione come un pasto indigesto a cui tutti gli altri avrebbero volentieri rinunciato.

La casa di Black era esattamente come me l’ero immaginata: imponente e austera. Niente a che vedere con la mia casa di Spinner's End, ma questo l’avevo sempre saputo, prima ancora di vederla. Mi era bastata la prima occhiata per intuirne l’antica opulenza che ancora trapelava dagli arredi e dai numerosi ritratti appesi alle pareti, benché la struttura sembrasse soffrire per la sorte della famiglia che l’aveva abitata. L’arroganza e la prepotenza avevano finito per ritorcerglisi contro, e quell’antica dimora era la rappresentazione esatta della decadenza degli ideali corrotti che avevano interrotto il destino dei loro sostenitori.

Non posso dimenticare che la prima emozione provata è stata di rivalsa e soddisfazione. Ma è durata poco, perché immediatamente dopo mi sono chiesto come avevo potuto essere tanto cieco da non capire subito che non sarei mai appartenuto a quel mondo, e che non avrei mai potuto sentirmi a mio agio con le loro utopie.

Sirius mi aveva mostrato ostilità sin dai primi istanti del mio arrivo. Non ero stupito di saperlo contrariato dalla mia presenza. Era piuttosto evidente che aveva dovuto cedere alla situazione. Sin dai tempi della scuola, non aveva mai abbandonato il suo atteggiamento di superiorità nei miei confronti, benché anche lui in passato fosse fuggito da quella casa, e, scappato da Azkaban, fosse di nuovo rinchiuso lì, in una nuova prigione.

Ero un ospite sgradito. Ma a guardarmi con sospetto non era solo il padrone di casa. Anche gli altri membri dell’Ordine erano imbarazzati di avermi tra loro. Era chiaro che non vedevano l’ora di liberarsi di me. Lo capivo da piccole cose: frasi smozzicate, sguardi d’intesa, bisbigli. Non sapevano che anch’io attendevo impaziente l’ora di andarmene.

Avevo avvertito Albus che non l’avrebbero presa bene, e che si sarebbero sentiti minacciati da me, ma lui non aveva voluto ascoltarmi e aveva insistito.

“Si fidano di me e io mi fido ciecamente di te,” aveva detto con fare assorto, a conclusione di tutte le sue valutazioni, che, come al solito, rimanevano parzialmente inespresse.

A quel punto, aveva già deciso che non avrei potuto sottrarmi alle riunioni.

In seguito, sono stato a casa Black molte altre volte. Più di quante desiderassi andarci, più di quante fosse opportuno. E, sempre, la casa mi ha avvelenato con il suo carico di ostilità e attrazione.

Ci sono tornato anche dopo la morte di Albus. Non so cosa cercassi esattamente. Ho attraversato ogni stanza e ogni piano, come se quella casa potesse rivelarmi qualcosa sul mio passato o sul mio futuro di cui nessun altro era a conoscenza.

Invece, impietosamente, mi ha solo restituito una verità che mi era già tristemente nota, e l’ha fatto attraverso una lettera di Lily e una foto che la ritraeva nella sua casa e con la sua famiglia: la donna che avevo amato era felice… senza di me.

*****



Lampi di luce, accecanti come lame affilate, trafiggono gli occhi e la mente. Scene concitate sfumano nella memoria: sangue, dolore… I colori si accendono fino a scomparire in un abbacinante bagliore che stordisce.

D’un tratto Severus inspira profondamente: un lungo, profondo e penoso respiro, poi come se una inarrestabile energia gli avesse innervato il corpo, si mette meccanicamente a sedere, voltandosi in ogni direzione.

Cosa ci fa nella stanza di Sirius Black a Grimmauld Place n. 12 e da quanto tempo è lì? sembra chiedersi, mentre osserva disgustato i colori intorno a sé: quelli della casa Grifondoro. Si alza, ma una stilettata lancinante deve avergli attraversato la testa, perché è costretto a sedersi di nuovo con il busto piegato su se stesso e le mani strette alle tempie, quasi che possano contenere lo spasmo. Qualche istante dopo si rimette in piedi, ma evidentemente soffre ancora, glielo si legge sul viso contratto da una smorfia di dolore.

La polvere regna sovrana sulle mensole, sul pavimento e su ogni suppellettile; solo il letto è apparecchiato di fresco, con lenzuola e coperte pulite.

Dalla casa non giunge alcun rumore.

Vestito dei suoi soliti abiti, nei quali si è risvegliato, Severus esce dalla stanza, lasciando il mantello sulla sedia dov’è stato ordinatamente ripiegato. Dà una rapida occhiata alla stanza di fronte che, diversa per colori e arredi, è nel medesimo stato di abbandono, poi si trascina verso la scala e, afferrato saldamente il corrimano, inizia la discesa.

Al piano sottostante ci sono altre camere da letto. Severus le esamina. Ciò che vede è solo desolazione e rovina: un velo compatto avvolge di un manto grigio la ricca mobilia privandola dei vecchi fasti, così come il peso dell’orrore che è passato attraverso i suoi occhi e la sua anima priva il mago dell’antica fermezza.

Discende ancora. Ha le labbra contratte dal dolore. I bagliori verdastri provenienti dall’arazzo della famiglia Black si riversano sul pianerottolo, fendendo la porta socchiusa del salotto dove l’imponente lampadario che l’aveva illuminato a giorno giace al suolo, circondato dalle gocce di cristallo infrante a seguito della caduta, che imperlano il pavimento di migliaia di stille scintillanti come lacrime, quasi che, dai ritratti, i componenti della famiglia avessero pianto per la triste sorte della loro dinastia. Severus oltrepassa la soglia. Le macchie nere in cui erano stati i ritratti dei ripudiati, come occhi increduli, sembrano osservare attonite ciò che è rimasto, e accentuano in quella stanza l’aspetto di sinistro abbandono che regna in tutta la casa. Ciò che è stato segnale evidente degli antichi fasti e dell’alto rango di quella stirpe, appare distrutto e prostrato dinanzi a una verità superiore: l’odio e violenza non hanno futuro. La lealtà, la fedeltà, il coraggio e l’amore sono state le ancore di salvezza del mago, ciò che l’ha portato in salvo da una vita asservita a uno scopo indegno, lo stesso che ha annientato, facendole sprofondare nell’oblio e nella vergogna, tante famiglie purosangue come quella dei Black.

Severus si accascia, vinto dalla sofferenza, mentre un sibilo sinistro dal significato straordinariamente chiaro si ode nella stanza: “Uccidi!”

Con un’espressione di sorpresa e orrore dipinta sul volto, il mago porta le braccia sul capo in un istintivo gesto di protezione.

Vinta la sopraffazione del momento, si rialza a fatica, e, di nuovo sul pianerottolo, afferra il corrimano e riprende a scendere.

Le teste degli Elfi che hanno servito la famiglia Black lo osservano dalle placche appese al muro lungo la scala. Sceso l’ultimo gradino, Severus cade violentemente sulle ginocchia, producendo un rumore di legna accatastata che ridesta Walburga Black, facendola, come d’abitudine, inveire contro i traditori del sangue. Il mago sorride tristemente: è evidente che sta pensando che a coloro che non l’hanno tradito non è stata di certo riservata una sorte migliore.

Quando gli echi della voce della ex padrona di casa si estinguono, Severus si risolleva e si dirige verso la cucina; gli occhi neri, acuti e penetranti, sembrano cercare qualcosa. Afferra la maniglia e spinge la porta.

“Mi stavi aspettando?” dice con un rantolo sinistro, mentre le bende intorno al collo cominciano a colorarsi di rosso e il sangue che le ha intrise cola inarrestabile verso il basso per poi salire, coprendo tappeti, sedie, tavoli…


*****



Hermione soffoca un urlo. Seduta sul letto del dormitorio di Hogwarts, la fronte imperlata di sudore, non riesce a trattenere i singhiozzi e l’orrore.
“Stai bene?” la voce di Ginny è molto preoccupata.
“Sì,” mente Hermione, nascondendo gli occhi bagnati di lacrime. Poi si alza e comincia a prepararsi, bloccando con il suo fare spicciativo le ulteriori domande di Ginny.
È ritornata a scuola per completare il suo corso di studi, ma non riesce a lasciarsi alle spalle gli avvenimenti del suo recente passato. Alla fine della cerimonia di smistamento, la preside McGranitt ha avuto parole di elogio per lei, presentandola a tutti come un’eroina oltre che una strega molto dotata di grande preparazione e di straordinario intuito.
Eppure, tutte quelle lodi non riescono a mettere a tacere i suoi sensi di colpa, che non le consentono di scrollarsi di dosso la definizione di “so-tutto-io” che Piton le ha affibbiato sin dalle prime lezioni, e le fanno pensare che il suo unico vero punto di forza sia la costanza negli studi. L’aver smesso di cercare il vero significato delle azioni del suo insegnante è una colpa che non riesce a perdonarsi, perché per lei quelle azioni avevano sempre trovato una spiegazione diversa da quella che Harry e Ron credevano di aver intuito… almeno fino alla morte di Silente. Da quel momento, anche la sua ragione ha ceduto all’evidenza del gesto di Piton, e nella Stamberga Strillante, al pari dei suoi amici, Hermione ha visto solo morire un nemico: l’assassino di Silente.
E invece, e sempre dopo aver attirato su di sé odio e rancori, Severus Piton ha dimostrato di aver agito soltanto per onorare i patti e per proteggerli, a discapito della sua stessa anima.
Il pensiero della solitudine nella quale il mago ha dovuto affrontare il dolore di una fama ingiusta procura alla giovane strega una pena così profonda da soffocare in lei l’entusiasmo per quel nuovo inizio che ha sempre vagheggiato sin da quando, sperduta nella foresta di Dean alla ricerca degli Horcrux, la sua immaginazione correva al comodo letto nel dormitorio, alla fornita biblioteca della scuola e a tutte le lezioni e gli insegnamenti a cui la guerra l’aveva costretta a rinunciare.

*****



Un esile ragazzo dal colorito pallido e dai lunghi capelli neri è nella bottega di bacchette magiche di Olivander. Lo sguardo furtivo di chi non ha voglia di rivelare troppo di sé e l’ansia di chi sa che presto avrà fra le mani una fedele compagna di vita: la propria bacchetta magica.
Finalmente la trova. Una forte energia si sprigiona al contatto del legno e s’irradia dalla mano tutto intorno al giovane mago.
Olivander punta i suoi grandi occhi sbiaditi sul ragazzo e la sua aria svampita sembra lasciar posto a un nuovo interesse.
“Bene, bene, legno di biancospino e nucleo di crine di Unicorno,” afferma soddisfatto. “Una bacchetta fedele e non incline alle Arti Oscure. Veda di non strapazzarla perché il crine potrebbe morire, in tal caso!”
Il ragazzo esita, ha paura di fare un passo falso, dicendo qualcosa d’inopportuno. Poi infila la bacchetta nella tasca della giacca troppo grande che ha indosso, e con il viso coperto dai capelli esce dal locale, bofonchiando un ringraziamento incomprensibile.


*****



Hermione si sveglia. È l’alba della domenica.
Almeno non era un incubo,” pensa mentre nella testa risuonano le parole di Olivander che ha ascoltato nel sogno: nucleo di crine di Unicorno. La mente si accende di una nuova impazienza.

Ha un appuntamento dopo il pranzo nell’ufficio della preside e tutta la mattina a disposizione. Benché abbia già letto tanto sull’argomento, desidera nuove conferme.
Finalmente può alzarsi. Nella biblioteca semi-deserta del giorno di festa non verrà disturbata.

La sezione dedicata agli animali fantastici è molto fornita e i libri sugli Unicorni non mancano. Hermione ne sfoglia una decina prima di accorgersi che nessuno riesce a fornirle informazioni nuove. È frustrata quando va via. “Non serviva di certo tutto quel tempo per sapere che l’Unicorno è un animale purissimo e che il suo crine, il suo corno e il suo sangue sono largamente impiegati per la preparazione di Filtri e Pozioni!” pensa, esasperata. È l’ora di pranzo ma non ha fame; per questo, stanca e spossata dalle notti tormentate, ritorna al dormitorio e si stende sul letto. Ha portato con sé un libro della biblioteca dal titolo promettente: “Bacchette e loro nuclei”. Ingannerà il tempo fino all’ora dell’appuntamento con la professoressa McGranitt.

*****



I grandi occhi sbiaditi di Olivander illuminano l’espressione di terrore sul suo volto. Si trova a Villa Conchiglia e ha da poco finito di parlare con Harry, che ora è a colloquio con Luna e Ron. Non ha un aspetto sano. La schiena curva e le mani strette in grembo che tormentano l’orlo della camicia logora amplificano la percezione di ciò che ha subito e non riesce a lasciarsi alle spalle.
Hermione gli si avvicina.
“Anche lei hai sofferto tanto,” le parole del fabbricante di bacchette rompono il silenzio gravido di aspettative.
La giovane strega sa che l’anziano mago ha subito una prigionia di un anno, e non osa nemmeno immaginare quanti metodi diversi di tortura la perversa cattiveria di Voldemort e dei suoi accoliti siano riusciti ad inventare. Le poche ore in cui è rimasta alla mercé dei Ghermidori e poi di Bellatrix le danno l’esatta percezione delle sofferenze di quell’uomo. China la testa. Non è di quello che vuole parlare: c’è altro che le interessa.
“Leggo sul suo volto una domanda inespressa,” mormora Olivander.
“Non so se posso approfittare della sua competenza.” Hermione freme per l’occasione che il mago le ha offerto.
Olivander la guarda. Aspetta senza interesse. La sua espressione vacua si perde nello spazio che lo separa dalla giovane strega.
“Lei si ricorda di tutte le bacchette che ha venduto?” chiede Hermione.
Il mago fa un debole cenno di assenso.
“Ricorda quella di Severus Piton?”domanda allora Hermione a bruciapelo.
“12 pollici e mezzo, legno di biancospino e nucleo di crine di Unicorno”. Un’espressione sorpresa si dipinge sul volto di Olivander, che poi aggiunge, dopo alcuni istanti di riflessione, “Sono d’accordo con Gregorovitch che dal biancospino si ricava una bacchetta insolita e contraddittoria, ricca di paradossi esattamente come l'albero da cui ha avuto origine: capace di generare potente magia curativa, ma anche magia letale,” aggiunge stancamente.
“E il crine di Unicorno?” domanda Hermione, ansiosa di sapere.
“Il crine di Unicorno produce la magia più costante e più difficilmente assoggettabile alle Arti Oscure. Quelle con questo nucleo sono tra le bacchette più fedeli, così come i loro possessori.”

Le parole di Olivander vibrano nella penombra della stanza e la loro eco risuona nelle orecchie di Hermione.

*****



“Ma non avevi appuntamento con la preside?”
Il volto di Ginny si ricompone davanti agli occhi di Hermione, la quale salta in piedi, facendo cadere sul pavimento il libro che, addormentandosi, aveva appoggiato sul petto.
“Sono in ritardo!” esclama, fuggendo via dopo aver dato una rapida occhiata all’orologio. Non può impedirsi di ripensare alle parole di Olivander nel sogno.
“È stato fedele fino in fondo,” sospira.

Quando arriva nell’ufficio della preside sono quasi le quattro del pomeriggio: è in un imperdonabile ritardo, avrebbe dovuto essere lì per le tre. La professoressa McGranitt non c’è ed Hermione non riesce a capire se anche lei ha avuto un imprevisto, oppure se, irritata per la sua assenza, ha deciso di dedicarsi ad altro.
Ama quella stanza del castello, è affascinata da tutti gli oggetti che si trovano lì. Ma quel pomeriggio, prima che qualunque altro possa attirare la sua attenzione, il suo sguardo è attratto da qualcosa che non riconosce subito.

Su un ripiano, in alto, c’è un cencio bruciacchiato e logoro, che sembra abbandonato lì per caso. Solo dopo averlo osservato bene, la ragazza si accorge che si tratta del Cappello Parlante e i suoi occhi si riempiono di lacrime, al ricordo del prezzo pagato in vite per la battaglia che si è appena conclusa, facendo tra le sue vittime anche oggetti magici preziosi come quello che ha davanti.

Al culmine della pena, Hermione vede che la punta ammaccata del cappello si protende in alto e un’ampia piega orizzontale comincia a muoversi. Spaventata per il movimento improvviso, fa un passo indietro, prendendo le distanze dal cappello, un attimo prima di sentire un potente colpo di tosse.

“Perché mi guardi con occhi pietosi?
Sono già stato di certo più bello
Ma nelle mani di maghi virtuosi
Io son tornato e ancor m’arrrovello
Per ben riuscire a individuare
Ciò che vi scalda il cuore e la mente
Così che voi possiate stare
Tra i vostri simili serenamente.”


Senza saper bene come comportarsi, Hermione comincia a balbettare.
“Tu mi stai parlando? Perché?” chiede indecisa.

"Nobiltà d’animo, audacia e coraggio,
riconobbi in te allo Smistamento
oggi però davanti a me veggio
soltanto dubbio ed esitamento.
Cosa n’è stato della forte Hermione.
che nello studio è stata campione?
Il suo stato d’animo porta disdoro
A tutti gli studenti di Grifondoro.”


Con poche strofe, il Cappello inchioda Hermione a una verità scomoda. Dalla fine della guerra contro Voldemort non si sente più la stessa e, incapace di mettere a tacere i sensi di colpa, è imprigionata in un mondo onirico in cui confida di poter cercare le verità che nel mondo reale continuano a rimanerle nascoste.

“Onora la vita e lascia stare i morti
Che il loro agire ha già risorti.
Nel presente riporta la tua mente
Che il tuo futuro è promettente.
Colui a cui rivolgi rimorsi e tormento
Più di tutti ha mostrato ardimento
Ora che in pace l’animo suo dimora
Non pensar più alla sua ultima ora
Pensa piuttosto all’onore che ha avuto
d’essere infine riconosciuto …”


Il Cappello tace e Hermione si volta, avvertendo che non è più sola.

La professoressa McGranitt la osserva, preoccupata.
“Per quanto tempo ti tormenterai per un rimorso ingiusto?” le chiede. “Nessuno aveva compreso, nemmeno maghi e streghe più esperti di te. Persino io mi sono fatta ingannare dalle apparenze,” dice abbassando la testa, visibilmente rattristata.

“Ci ha difesi a costo della sua stessa vita,” singhiozza Hermione. “E noi l’abbiamo sempre guardato con sospetto, diffidando di ogni sua mossa.”

“Non poteva andare diversamente,” prova a consolarla la preside. “E accanirti contro te stessa non lo riporterà in vita.”

La professoressa McGranitt ha ragione, niente potrebbe riportarlo indietro, ma lei non si sente ancora pronta a lasciarlo andar via.

*****



Riverso sul pavimento, Severus sente che la vita sta abbandonando il suo corpo. Un fluido blu argenteo continua a venir fuori dalla bocca, dalle orecchie e dagli occhi.

“Mi aiuti a salvarla!” Hermione singhiozza, inginocchiata accanto a lui, mentre prova a bloccare il sangue che fuoriesce dalla ferita. Per la prima volta da quando è arrivata a Hogwarts, si sente completamente impotente. Per la prima volta, non riesce a farsi venire una sola idea.

Il mago scuote debolmente il capo. Nei suoi occhi la luce si sta spegnendo.

“Dev’esserci qualcosa che posso fare!” insiste Hermione sempre più in preda al panico. Severus le rivolge un ultimo sguardo, sembra accennare un sorriso e spira.
Ora Hermione è in piedi, davanti al corpo inerme dell’uomo che, nel corso degli studi a Hogwarts, ha temuto e detestato, e prova un’indicibile pena. Osserva il volto dai tratti duri e spigolosi e non vi legge altro che coraggio, costanza e amore. D’improvviso, semi nascosta dall’oscurità, vede la bacchetta di legno scuro, che così bene ha imparato a conoscere… Non può più essergli utile, e di certo non lo sarà nemmeno a lei, visto che non si piegherà a un nuovo proprietario senza essergli stata sottratta in uno scontro… ma deve averla. Deve trattenere con sé una parte di lui. Si china a raccoglierla e la ripone nella borsa, dopo averla avvolta in un ampio fazzoletto. Quindi si avvia all’uscita. Intorno a lei, la morte sembra aver assorbito ogni sprazzo di luce. Prova ad aprire la porta ma quella è sbarrata. A ben guardare, è come se ci fossero delle pesanti assi di legno alle finestre e alla porta.

“Hai qualcosa che mi appartiene!” Stranamente Piton non è più riverso sul pavimento.

Hermione porta istintivamente la mano sulla borsa.

“Non verrò a portartela via, so che me la renderai spontaneamente!” dice il mago.

“È vero che al suo interno c’è del crine di Unicorno?” domanda Hermione, porgendo la bacchetta al legittimo proprietario.

“Che differenza vuoi che faccia?” chiede Piton, riprendendosi la bacchetta.

“La fa, eccome!” esclama Hermione. “Spiega tante cose di lei che ha voluto tener nascoste. Spiega come mai il nucleo della sua bacchetta non sia mai morto, benché lei si sia dedicato tanto alle Arti Oscure. La bacchetta sapeva, altrimenti non si sarebbe piegata alla sua magia: sapeva che è per contrastarle che ha sviluppato una conoscenza così approfondita!”

Con fervore, Hermione ha finalmente esposto la sua teoria e ora sembra soddisfatta. Le sue parole risuonano nella casa abbandonata e polverosa.
Severus sorride.

“Vorresti sentirmi dire le stesse parole che in tanti ti hanno già rivolto?” mormora il mago. “Pronunciate da me, non avrebbero più valore,” afferma. “Le nostre azioni, i nostri meriti e i nostri errori non hanno bisogno di altro sostegno, riconoscimento e perdono di quelli che possiamo accordar loro noi stessi. Il mio supporto non avrebbe fatto di te una strega migliore più di quanto non abbiano fatto le mie critiche, perché le tue qualità erano in te già prima di conoscermi.”

Hermione arrossisce.

Il mago volta le spalle e, al comando della sua bacchetta, le porte e le finestre della casa diroccata si aprono, lasciando entrare il chiarore della notte.


Seduta sul suo letto, con la luce lunare che entra dalla finestra disegnando sulle coperte una lama sottile, Hermione ha la sensazione che le sue convinzioni siano fondate, e tuttavia non riesce a capire perché non sia compiaciuta da quella consapevolezza.

*****



Le giornate trascorrono lunghe e faticose. Il sonno, turbato da incubi e sogni che generano ansia, ha in parte spento l’entusiasmo di Hermione per gli studi. L’impegno e l’interesse del passato sembrano rivolti verso altri orizzonti. E sempre arrivano la sera e il buio a tormentare altre notti.

“L’ho conosciuto anch’io, non era il santo per il quale ti stai struggendo,” dice Ginny una sera mentre sono a letto.

Hermione le rivolge uno sguardo interrogativo e ostile.

“Ti ho sentito pronunciare il suo nome mentre dormivi. Ti ho sentito piangere mentre lo chiamavi;” chiarisce Ginny. “Ha fatto del suo meglio per risultare odioso e allontanarci tutti; scoprire che aveva uno scopo dovrebbe aiutarti ad andare avanti. L’ha voluto lui. Tutto è andato come aveva previsto.”

“Abbiamo visto ciò che lui ci ha voluto far vedere, ma avremmo dovuto intuire …” Hermione sa che Ginny ha ragione, ma è persa nella ricerca della sua verità.

“Se vuoi rendergli giustizia, devi andare avanti. Lui ci ha protetti perché potessimo farlo. Avrebbe potuto salvarsi in ogni momento dando al Signore Oscuro ciò che voleva, ma non l’ha fatto. Perché vuoi incatenarti a una responsabilità che non hai? Perché vuoi vanificare il suo sacrificio?”

Hermione non risponde. Si volta dalla parte opposta. Una parte del suo orgoglio reclama una equa rivincita. La luce della notte si posa sul suo volto come un bacio gentile e lei si addormenta, sperando in una maggiore comprensione della realtà.

*****



Una sagoma nera si aggira nella Foresta Proibita, silenziosa e leggera come un’ombra. Non ha un fare furtivo, anzi, sembra essere a suo agio, nonostante i numerosi pericoli che la circondano. Non si riesce a vederne il volto. Si piega a raccogliere qualcosa, stacca qualcos’altro dalla corteccia di un albero... Ora si avvicina: è avvolta in un ampio mantello.
“Hai intenzione di darmi una mano o vuoi semplicemente spiarmi, Granger?”
Hermione sussulta.
“Se pensi di poter fare qualcosa di utile, resta. Altrimenti allontanati, non vorrei che vanificassi la mia ricerca.”
La voce del mago è determinata. Hermione è indecisa, ma è troppo curiosa per tornare indietro.
“Cosa cerchiamo esattamente?” chiede la giovane strega, senza meravigliarsi di essere scalza e in camicia da notte.
“Lo vedrai presto.” Il mago ha un sorriso rassicurante e la ragazza sa di potersi fidare.

La luna è alta e luminosa nel cielo e la notte è tiepida. Il tempo sembra dilatarsi all’infinito. La giovane strega ora ha le gambe pesanti e il sonno le intorpidisce i sensi.

“Da quanto tempo camminiamo?” chiede esausta.
“Mi era parso di capire che la tua fede fosse incrollabile …” il mago ha un sorriso amaro sul viso.
“È così!” afferma la ragazza. È bastato intuire la delusione del professore per scrollarsi di dosso ogni resistenza residua.
“In ogni caso ci siamo.”

Piton indica con la bacchetta un punto nella radura a pochi metri da loro. Una cerva argentea li attende, impaziente. Quando le sono prossimi, l’animale si avvicina all’uomo e china la testa. Piton le posa delicatamente una mano tra le orecchie.

“Possiamo andare,” dice poi e la giovane segue incredula l’uomo e la cerva d’argento nel folto della foresta. Il momento è così intenso che non c’è spazio per le domande, ma non deve attendere troppo. La cerva ora è ferma davanti ad alte sagome. Ancora un passo, ed Hermione ne scopre la natura: è un branco di Unicorni maestosi e nobili. Per nulla intimoriti dalla nera presenza di Piton, sembrano attenderlo.

Hermione è attonita e guarda il suo professore con un misto di ammirazione e ansia. Sente approssimarsi il momento della separazione.

Gli Unicorni hanno formato un ampio cerchio di un bianco purissimo che cinge la sagoma nera del mago, esaltata dalla luce argentea della sua compagna.

La mente di Hermione corre veloce a tutto ciò che Piton potrebbe ottenere da quegli animali per curare le sue ferite, per rimanere in vita… Per un istante, il sogno e la realtà si fondono nella triste consapevolezza della morte. Hermione piange, nonostante davanti a lei abbia la prova che cercava: quegli animali purissimi non si sono allontanati dall’uomo: non solo non lo temono, ma lo hanno accolto tra loro e lo cingono in un abbraccio.

“Le darebbero tutto ciò di cui ha bisogno… perché non prende niente?” implora la giovane strega.

“Ho già tutto ciò che mi serve,” risponde il mago, e la cerva gli è di nuovo accanto, avvolgendolo nella sua aura d’argento.

“Non prenderò altro da loro,” dice, e la sua bacchetta sembra brillare.

Hermione apre gli occhi. La luce intensa della bacchetta del sogno è ora un raggio di sole che entra dalla finestra, ferendole gli occhi bagnati di lacrime.

*****



È la seconda volta in pochi giorni che Hermione viene convocata dalla preside.
Anche questa volta, nonostante sia stata puntualissima a differenza della precedente, la McGranitt è assente. Hermione volge meccanicamente gli occhi in alto. Sa cosa vedrà.

Il cencio bruciacchiato si anima subito. La punta schizza in aria e la piega orizzontale prende a muoversi.

“Stanca non sei di cercare
Ciò che nel cuor da tempo risiede?
Nella Foresta più non vagare
Che la risposta è nella tua fede.
Un nero mantello in vita ha nascosto
Quel che stanotte hai visto nel bosco:
un’anima bianca di puro lucore
è quel che tra gli uomini chiamano amore.
Tutta la vita ha dedicato al riscatto
Liberandosi alfine dal triste ricatto
In piena coscienza ha accettato di fare
Ciò che nessuno poteva immaginare.
Egli vi ha protetti al costo della sua vita
E si è guadagnato riconoscenza infinita
Senza aspettarsi alcun ringraziamento
Perché con ciò ha curato il suo tormento.”

“Hai visto? A parte le bruciature, è quello di sempre!” La voce della preside appare soddisfatta.
“Ora dobbiamo parlare della ragione per la quale ti ho fatto chiamare,” dice, poi, prendendo un tono risoluto.

Hermione abbassa la testa con aria colpevole: sa che i suoi risultati scolastici di quel primo periodo sono molto al di sotto delle aspettative.

“Non voglio parlare del tuo profitto scolastico,” chiarisce subito la preside. “So che recupererai senza sforzi. Mi preoccupo per te. Tutti siamo preoccupati per te!” chiarisce.

“Avevo dei conti in sospeso con la mia coscienza,” mormora la giovane strega, ma una nuova fiducia le illumina il volto.

“Non voglio che tu ti perda nella ricerca di verità che non ci restituiranno ciò che abbiamo perduto. Chiudi con il passato perché questo è il modo migliore per onorare chi ci ha protetti.”

Il volto della preside è commosso. Hermione vorrebbe abbracciarla, invece annuisce e promette. Poi va via.

*****



Hermione guarda la porta nera e sovrappensiero prende in mano il battente d’argento dalla forma di serpente. La mente torna all’orribile serpente contro il quale ha combattuto e al cielo plumbeo nel quale ha visto stagliarsi il Marchio Nero.
Lo stesso che Piton aveva sul braccio,” pensa entrando.

Davanti a lei la casa, ormai divenutale familiare, appare nella sua luce più sinistra. È evidente che sia stata depredata dagli stessi che per tanto tempo hanno dato la caccia a lei e ai suoi amici. La porta si chiude con troppo fragore, e Walburga Black comincia a sbraitare, ma a Hermione non fa più alcuna impressione. Si dirige in cucina senza altro indugio. Le occorre un po’ di tempo per sforzarsi di non vedere lo stato di abbandono in cui versa, ma ben presto i suoni, i colori e gli odori del passato tornano. I volti riprendono a sorridere, accesi dalle speranze che li avevano portati a riunirsi lì, sotto quel tetto. In un angolo, appartato e silenzioso, c’è anche il professor Piton. Quando Hermione lo vede, tutto il resto scompare.

“Alla fine sei tornata!” le parole del mago non rivelano alcuna sorpresa.
“Lei l’ha sempre saputo!” dice Hermione con un sorriso condiscendente.
“Sapevo che non ti saresti data mai pace, prima di essere andata a fondo anche in questa storia.” Il mago sembra soddisfatto. “Cosa ne è stato di tutte le tue congetture sugli Unicorni?” chiede.
“Credo che siano tutte sbagliate,” replica la strega, ma per la prima volta non sembra scontenta del risultato al quale è pervenuta.

Severus la osserva divertito: sul volto della ragazza non c’è più traccia dell’ingenuità dell’infanzia. Un’espressione consapevole si è fatta strada.
“Non avrei osato sperare in meglio,” dice compiaciuto.
“Anche nei sentimenti sei andata Oltre Ogni Previsione. Ti avrei dato un Eccezionale se avessi evitato di crogiolarti in inutili rimorsi per tutto questo tempo, ma tu sai di aver ottenuto un ottimo risultato per i miei parametri di giudizio. Quando sei riuscita a liberarti del tuo piglio da saccente, la pignoleria e la dedizione alla verità e allo studio ti hanno condotta sulla strada giusta e su quella sei riuscita a trascinare anche i tuoi amici.”

Hermione prova un inspiegabile senso di disagio. Come sempre, il professor Piton crea in lei lo stesso inestinguibile bisogno di approvazione, e sapere di aver mancato l’eccellenza è oltremodo deprimente.

“Non ti perdere in ansie inutili: gioisci della capacità di creare legami solidi e di vedere oltre le apparenze, anche se, molte volte, la fiducia che abbiamo nei primi ci impedisce una visione completa. Ma nessuno è perfetto ed è forse questa la cosa più affascinante della natura umana: essere capace di svelare il meglio di sé nella ricerca.”

Piton non è mai stato così loquace.

Hermione nota che una benda, bianca e candida come il manto di un Unicorno, gli cinge il collo.

“Avrei voluto arrivare prima a capire ciò che stava facendo,” dice, distratta dal candore immacolato della fasciatura.
“Se fosse accaduto, non avresti aggiunto niente ai tuoi meriti e, anzi, avresti potuto intralciare i miei piani,” dice Piton. “Ho apprezzato la lealtà che mi hai dimostrato durante la tua ricerca, ma è giunto il tempo di lasciarmi andare. Abbandona in questa casa, che li custodirà come meritano, la pietà e i tuoi incubi. Porta con te la consapevolezza guadagnata attraverso la stima che hai maturato per me. Qualche volta il bene ci giunge attraverso percorsi inaspettati. La mia apparente disapprovazione è uno di questi.”


Ora l’immagine del mago appare più sfocata.

Hermione si stropiccia gli occhi. Quell’incontro l’ha solo immaginato?

Dà un’ultima occhiata alla casa, e intorno a sé non vede più rovine e abbandono, ma il volto sereno di Piton che la osserva riconoscente. Non ha senso indagare oltre. Ciò che conta è che lei ormai sa, con schiacciante evidenza, che una parte di lui continuerà a vivere nel suo cuore.

FINE



Edited by Gabrix1967 - 14/2/2022, 12:43
 
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Commento subito, a caldo, perché questo tuo racconto mi è piaciuto moltissimo.
C’è una tristezza che aleggia minacciosa in tutto quello che hai scritto, nell’ alternarsi di sogno e veglia, nelle immagini che hai saputo delineare in modo tanto reale da tenderle visibili. Eppure, alla fine, non è la tristezza che ti rimane in bocca. È il senso di riscatto, di giustizia. È un piccolo sorriso che ti rimane impresso sulle labbra anche dopo la parole fine.
Hermione è perfetta, in questo tuo racconto. È lei, con tutta la sua sete di sapere e con la profondità che le ho sempre attribuito. Severus invece è diverso, ma è un diverso estremamente credibile. È quell’uomo che io ho sempre immaginato sotto la maschera. Non è mai melenso, non è mai facile, eppure le sbatte davanti agli occhi una verità che le permetterà di sopravvivere. È un Severus reale, il tuo? O è solo frutto della mente di Hermione? Non ce lo dici mai esplicitamente, eppure ce lo lasci intuire tra le righe con una padronanza di linguaggio e un saggio utilizzo del tempo.
L’unicorno c’è, ed è presente con uno scopo potente e nobile. Il cappello parlante si palesa in modo perfetto, studiato e che rende la sua presenza uno strumento chiave per lo svolgersi di questa strana vicenda in bilico tra l’onirico e il reale.
Come sai io sono una grande estimatrice (e prolissa aspirante scrittrice 😜) della coppia Severus/Hermione, che qui propriamente una coppia non è, ma che si manifesta con il confronto tra due anime che, a mio parere, un po’ di sono sempre somigliate.
Mi sei piaciuta. Mi sei piaciuta tantissimo!
 
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CITAZIONE (biboarwen @ 14/2/2022, 12:41) 
Commento subito, a caldo, perché questo tuo racconto mi è piaciuto moltissimo.
C’è una tristezza che aleggia minacciosa in tutto quello che hai scritto, nell’ alternarsi di sogno e veglia, nelle immagini che hai saputo delineare in modo tanto reale da tenderle visibili. Eppure, alla fine, non è la tristezza che ti rimane in bocca. È il senso di riscatto, di giustizia. È un piccolo sorriso che ti rimane impresso sulle labbra anche dopo la parole fine.
Hermione è perfetta, in questo tuo racconto. È lei, con tutta la sua sete di sapere e con la profondità che le ho sempre attribuito. Severus invece è diverso, ma è un diverso estremamente credibile. È quell’uomo che io ho sempre immaginato sotto la maschera. Non è mai melenso, non è mai facile, eppure le sbatte davanti agli occhi una verità che le permetterà di sopravvivere. È un Severus reale, il tuo? O è solo frutto della mente di Hermione? Non ce lo dici mai esplicitamente, eppure ce lo lasci intuire tra le righe con una padronanza di linguaggio e un saggio utilizzo del tempo.
L’unicorno c’è, ed è presente con uno scopo potente e nobile. Il cappello parlante si palesa in modo perfetto, studiato e che rende la sua presenza uno strumento chiave per lo svolgersi di questa strana vicenda in bilico tra l’onirico e il reale.
Come sai io sono una grande estimatrice (e prolissa aspirante scrittrice 😜) della coppia Severus/Hermione, che qui propriamente una coppia non è, ma che si manifesta con il confronto tra due anime che, a mio parere, un po’ di sono sempre somigliate.
Mi sei piaciuta. Mi sei piaciuta tantissimo!

Vorrei darti una risposta all'altezza del tuo commento, ma temo di non esserne capace, così come non sono capace di scrivere storie felici, ahimè e ahivoi! ^_^
Io ci provo a scrollarmela di dosso la tristezza, ma quella s'insinua nelle pieghe di tutto ciò che faccio. La storia si ispira a due film che amo profondamente e rappresentano una parte della mia vita: Truly Madly Deeply di Anthony Minghella e Giulia e Giulia di Peter Del Monte. In entrambi un evento infausto ha separato due persone che si amano, in entrambi c'è una fusione tra onirico e reale, che impedisce di separare con esattezza ciò che accade davvero da cosa la persona che è sopravvissuta immagina.
In Truly Madly Deeply, Jamie aiuta Nina ad andare avanti ed è ciò che ho immaginato potesse fare Severus per Hermione, per questo ho provato a rendere tangibile la funzione di protezione che ha avuto nei libri. Spero di esserci riuscita.
Ti ringrazio infinitamente per il tuo commento a caldo, è una "carezza" che apprezzo molto. <3
 
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view post Posted on 14/2/2022, 14:54
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Bravissima!
Per me è una storia bellissima e emozionante.
Il commento vero... Poi
 
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view post Posted on 14/2/2022, 16:39
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Cara Gabri, i tuoi scritti mi sono sempre piaciuti molto, ma questa volta credo che ti sia superata!
L’impatto col brano è potente, coinvolgente e trascinante come la stessa forza magnetica che attira Severus al n°12 di Grimmauld Place.
I primi passi nel racconto sono suggestivi e la tua capacità descrittiva dell’ambiente è così perfetta che viene immediatamente catapultata nello stato d’animo del protagonista. La stessa dimora pare vivere di vita propria col suo controverso passato, dove l’opulenza non fa rima con onore e rispetto.
CITAZIONE
La casa di Black era esattamente come me l’ero immaginata: imponente e austera… Mi era bastata la prima occhiata per intuirne l’antica opulenza che ancora trapelava dagli arredi e dai numerosi ritratti appesi alle pareti, benché la struttura sembrasse soffrire per la sorte della famiglia che l’aveva abitata. L’arroganza e la prepotenza avevano finito per ritorcerglisi contro, e quell’antica dimora era la rappresentazione esatta della decadenza degli ideali corrotti che avevano interrotto il destino dei loro sostenitori.

La casa è un parallelo metaforico della vita di Severus: le sue ambizioni, il desiderio di potere come riscatto si sono presto scontrati con la follia degli ideali che inseguiva. Il dolore che ne ha ricavato e le lacrime che ha versato sono le stesse degli antichi occupanti della dimora come hai mirabilmente descritto in questo successivo passo:
CITAZIONE
… l’imponente lampadario che l’aveva illuminato a giorno giace al suolo, circondato dalle gocce di cristallo infrante a seguito della caduta, che imperlano il pavimento di migliaia di stille scintillanti come lacrime, quasi che, dai ritratti, i componenti della famiglia avessero pianto per la triste sorte della loro dinastia.

Nonostante la desolazione, la decadenza e il dolore che impregna le pareti e i sofferti passi del mago nel luogo che tanto gli somiglia, questi non vi appartiene veramente, lui non ha bisogno di rivestirsi di false illusioni per essere grande e salvarsi.
CITAZIONE
La lealtà, la fedeltà, il coraggio e l’amore sono state le ancore di salvezza del mago, ciò che l’ha portato in salvo da una vita asservita a uno scopo indegno, lo stesso che ha annientato, facendole sprofondare nell’oblio e nella vergogna, tante famiglie purosangue come quella dei Black.

Ho immaginato di vedere un legame tra questo racconto e il precedente di gennaio ( ;) ):
CITAZIONE
Ci sono tornato anche dopo la morte di Albus. Non so cosa cercassi esattamente. Ho attraversato ogni stanza e ogni piano, come se quella casa potesse rivelarmi qualcosa sul mio passato o sul mio futuro di cui nessun altro era a conoscenza.

Molto originale la scelta di svolgere gli eventi al confine tra il reale e l’onirico e di far vivere ad Hermione i tormenti e i sensi di colpa di tutto il mondo magico: lei che sola avrebbe potuto davvero capire perché dotata del senso critico e della capacità di mettere in discussione se stessa anche al prezzo di sacrificare tanto, fregandosene del giudizio altrui. La brillante giovane strega, guidata dalla logica e dalla ferrea convinzione che quanto deduce e apprende ha basi solide e tangibili, intuisce il segreto nascosto nella misteriosa bacchetta di Severus Piton: e non potrebbe essere segreto più grande, una verità formidabile!
CITAZIONE
“Spiega tante cose di lei che ha voluto tener nascoste. Spiega come mai il nucleo della sua bacchetta non sia mai morto, benché lei si sia dedicato tanto alle Arti Oscure. La bacchetta sapeva, altrimenti non si sarebbe piegata alla sua magia: sapeva che è per contrastarle che ha sviluppato una conoscenza così approfondita!”

Porta con te la consapevolezza guadagnata attraverso la stima che hai maturato per me. Qualche volta il bene ci giunge attraverso percorsi inaspettati. La mia apparente disapprovazione è uno di questi.”

Sublime! Il filo conduttore della tua storia sono la lealtà e la forza della perseveranza: la verità la portiamo nel cuore, sempre.
Concludo con i migliori complimenti per le rime create per il Cappello Parlante: meglio di quelle della Row!
Bravissima! <3
 
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view post Posted on 18/2/2022, 09:35
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CITAZIONE (Lonely_Kate @ 14/2/2022, 16:39) 
Cara Gabri, i tuoi scritti mi sono sempre piaciuti molto, ma questa volta credo che ti sia superata!
L’impatto col brano è potente, coinvolgente e trascinante come la stessa forza magnetica che attira Severus al n°12 di Grimmauld Place.
I primi passi nel racconto sono suggestivi e la tua capacità descrittiva dell’ambiente è così perfetta che viene immediatamente catapultata nello stato d’animo del protagonista. La stessa dimora pare vivere di vita propria col suo controverso passato, dove l’opulenza non fa rima con onore e rispetto.
CITAZIONE
La casa di Black era esattamente come me l’ero immaginata: imponente e austera… Mi era bastata la prima occhiata per intuirne l’antica opulenza che ancora trapelava dagli arredi e dai numerosi ritratti appesi alle pareti, benché la struttura sembrasse soffrire per la sorte della famiglia che l’aveva abitata. L’arroganza e la prepotenza avevano finito per ritorcerglisi contro, e quell’antica dimora era la rappresentazione esatta della decadenza degli ideali corrotti che avevano interrotto il destino dei loro sostenitori.

La casa è un parallelo metaforico della vita di Severus: le sue ambizioni, il desiderio di potere come riscatto si sono presto scontrati con la follia degli ideali che inseguiva. Il dolore che ne ha ricavato e le lacrime che ha versato sono le stesse degli antichi occupanti della dimora come hai mirabilmente descritto in questo successivo passo:
CITAZIONE
… l’imponente lampadario che l’aveva illuminato a giorno giace al suolo, circondato dalle gocce di cristallo infrante a seguito della caduta, che imperlano il pavimento di migliaia di stille scintillanti come lacrime, quasi che, dai ritratti, i componenti della famiglia avessero pianto per la triste sorte della loro dinastia.

Nonostante la desolazione, la decadenza e il dolore che impregna le pareti e i sofferti passi del mago nel luogo che tanto gli somiglia, questi non vi appartiene veramente, lui non ha bisogno di rivestirsi di false illusioni per essere grande e salvarsi.
CITAZIONE
La lealtà, la fedeltà, il coraggio e l’amore sono state le ancore di salvezza del mago, ciò che l’ha portato in salvo da una vita asservita a uno scopo indegno, lo stesso che ha annientato, facendole sprofondare nell’oblio e nella vergogna, tante famiglie purosangue come quella dei Black.

Ho immaginato di vedere un legame tra questo racconto e il precedente di gennaio ( ;) ):
CITAZIONE
Ci sono tornato anche dopo la morte di Albus. Non so cosa cercassi esattamente. Ho attraversato ogni stanza e ogni piano, come se quella casa potesse rivelarmi qualcosa sul mio passato o sul mio futuro di cui nessun altro era a conoscenza.

Molto originale la scelta di svolgere gli eventi al confine tra il reale e l’onirico e di far vivere ad Hermione i tormenti e i sensi di colpa di tutto il mondo magico: lei che sola avrebbe potuto davvero capire perché dotata del senso critico e della capacità di mettere in discussione se stessa anche al prezzo di sacrificare tanto, fregandosene del giudizio altrui. La brillante giovane strega, guidata dalla logica e dalla ferrea convinzione che quanto deduce e apprende ha basi solide e tangibili, intuisce il segreto nascosto nella misteriosa bacchetta di Severus Piton: e non potrebbe essere segreto più grande, una verità formidabile!
CITAZIONE
“Spiega tante cose di lei che ha voluto tener nascoste. Spiega come mai il nucleo della sua bacchetta non sia mai morto, benché lei si sia dedicato tanto alle Arti Oscure. La bacchetta sapeva, altrimenti non si sarebbe piegata alla sua magia: sapeva che è per contrastarle che ha sviluppato una conoscenza così approfondita!”

Porta con te la consapevolezza guadagnata attraverso la stima che hai maturato per me. Qualche volta il bene ci giunge attraverso percorsi inaspettati. La mia apparente disapprovazione è uno di questi.”

Sublime! Il filo conduttore della tua storia sono la lealtà e la forza della perseveranza: la verità la portiamo nel cuore, sempre.
Concludo con i migliori complimenti per le rime create per il Cappello Parlante: meglio di quelle della Row!
Bravissima! <3

Kate, i tuoi commenti mi emozionano sempre, perché, al di là del giudizio sul brano, contengono i segni evidenti del tuo affetto, del quale sono onorata.
Mi fa immenso piacere che tu abbia colto il parallelo tra la casa e il protagonista del racconto, perché, scrivendo, ho provato a far emergere i punti di contatto tra loro per evidenziare il successivo distacco.
In effetti hai colto anche il tentativo di creare un collegamento tra il racconto di gennaio e questo, quanto meno a livello di coerenza dei pensieri di Severus.
La scelta della dimensione onirica per far dialogare i personaggi è stata la vera sfida di questo racconto, in cui "gli elementi dati" erano davvero complessi da amalgamare. Ma il mio senso del drammatico mi ha soccorso ed è venuta fuori questa storia.
Grazie per l'attenzione. <3
 
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view post Posted on 19/2/2022, 18:42
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Frammenti di un sogno

Il titolo è azzeccatissimo, un sogno o meglio più sogni che si affastellano nella mente provata di Hermione.
Un mondo onirico immerso nella realtà viene percorso e attraversato dalla ragazza, tanto che in qualche brano mi è sembrato che si confondessero; una storia che ho riletto per cogliere i particolari ed anche per godere delle tue rime: bravissima, meglio del Cappello originale.

Quello che ho sentito potente e presente è la malinconia e un profondo senso di perdita che serpeggiano lungo tutta il racconto, speravo che si sciogliessero alla fine, ma ammetto che sei riuscita a tenermi sospesa tra veglia e sonno senza sciogliere i miei dubbi, né accontentare i miei desideri.
Hai lasciato libero il lettore di scegliere a quale realtà sognata conformarsi e l’ho apprezzato moltissimo, io ho scelto la mia e posso farlo senza problemi di andare contro la volontà dell’autore.
Sono rimasta dopo la lettura di questo racconto inquieta e triste, persa nel rimpianto.

La tua prosa merita un plauso, scorrevole, piacevole, perfetta.
 
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view post Posted on 23/2/2022, 10:27
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Quanta malinconia i questa Hermione che non si da pace per non aver visto quanto il Severus stava facendo per tutti loro.
Quanto dolore per non riuscire ad andare avanti perché la sua morte non era giusta, solo in quella casa.
Ed Hermione, proprio come Minerva, é una donna intelligente e si rende conto, solo dopo, che quell'ultimo anno del mago deve essere stato duro, il più duro di tutti gli altri.
E poi ci sono questi incontri onirici, questi momento in cui lui cerca di aiutarla ad andare avanti. Che tenta di farle capire che non può fare nulla, che é giusto così che così doveva andare.

CITAZIONE
“Ho già tutto ciò che mi serve,” risponde il mago, e la cerva gli è di nuovo accanto, avvolgendolo nella sua aura d’argento.

Questa frase é una pugnalata dritta, dritta al mio cuoricino.

Ti picchierei Grabri per questa frase.

E poi c'é la parte finale dove le lo lascia andare, dove lui é sereno, in pace con se stesso e con il mondo.
E' un finale malinconico, che lascia comunque un piccolo vuoto che solo un ricordo può colmare, anche se non del tutto.

E' una bella storia Gabri. Mi ha lasciato un po' di tristezza (e anche per questo ti picchierei, non devono esserci Severus / Hermione tristi - parlo io che ho fatto fare ad Hermione molto peggio :lol: - ) ma é stato un bel viaggio.
Grazie.
 
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view post Posted on 23/2/2022, 12:19
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CITAZIONE (chiara53 @ 19/2/2022, 18:42) 
Frammenti di un sogno

Il titolo è azzeccatissimo, un sogno o meglio più sogni che si affastellano nella mente provata di Hermione.
Un mondo onirico immerso nella realtà viene percorso e attraversato dalla ragazza, tanto che in qualche brano mi è sembrato che si confondessero; una storia che ho riletto per cogliere i particolari ed anche per godere delle tue rime: bravissima, meglio del Cappello originale.

Quello che ho sentito potente e presente è la malinconia e un profondo senso di perdita che serpeggiano lungo tutta il racconto, speravo che si sciogliessero alla fine, ma ammetto che sei riuscita a tenermi sospesa tra veglia e sonno senza sciogliere i miei dubbi, né accontentare i miei desideri.
Hai lasciato libero il lettore di scegliere a quale realtà sognata conformarsi e l’ho apprezzato moltissimo, io ho scelto la mia e posso farlo senza problemi di andare contro la volontà dell’autore.
Sono rimasta dopo la lettura di questo racconto inquieta e triste, persa nel rimpianto.

La tua prosa merita un plauso, scorrevole, piacevole, perfetta.

Ma grazie, devo dire che le rime del cappello, specie quando non mi riuscivano, sono stata l'unica parte divertente del racconto. Quando nel suo ultimo intervento, anche il cappello mi ha fatto piangere, ho definitivamente capito che ho un'altissima propensione al dramma! :lol:
Scherzi a parte, ciò che "hai sentito potente" è la mia vera essenza. Il senso di perdita è ciò che da sempre gioca un ruolo fondamentale nella mia vita e, forse per questo, lo padroneggio bene. Che sia perdita di chance, oppure perdita di persone care, o, ancora, di coincidenze e incontri, le ricordo tutte e tutte sono condizionanti, nonostante il tempo trascorso.
Mi dispiace per lo strascico di tristezza che il racconto ti ha lasciato, così come sono contenta di sapere che hai potuto scegliere per quale realtà optare.
Grazie per i complimenti. <3
 
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view post Posted on 23/2/2022, 12:33
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CITAZIONE (ellyson @ 23/2/2022, 10:27) 
Quanta malinconia i questa Hermione che non si da pace per non aver visto quanto il Severus stava facendo per tutti loro.
Quanto dolore per non riuscire ad andare avanti perché la sua morte non era giusta, solo in quella casa.
Ed Hermione, proprio come Minerva, é una donna intelligente e si rende conto, solo dopo, che quell'ultimo anno del mago deve essere stato duro, il più duro di tutti gli altri.
E poi ci sono questi incontri onirici, questi momento in cui lui cerca di aiutarla ad andare avanti. Che tenta di farle capire che non può fare nulla, che é giusto così che così doveva andare.

CITAZIONE
“Ho già tutto ciò che mi serve,” risponde il mago, e la cerva gli è di nuovo accanto, avvolgendolo nella sua aura d’argento.

Questa frase é una pugnalata dritta, dritta al mio cuoricino.

Ti picchierei Grabri per questa frase.

E poi c'é la parte finale dove le lo lascia andare, dove lui é sereno, in pace con se stesso e con il mondo.
E' un finale malinconico, che lascia comunque un piccolo vuoto che solo un ricordo può colmare, anche se non del tutto.

E' una bella storia Gabri. Mi ha lasciato un po' di tristezza (e anche per questo ti picchierei, non devono esserci Severus / Hermione tristi - parlo io che ho fatto fare ad Hermione molto peggio :lol: - ) ma é stato un bel viaggio.
Grazie.

Ecco, ho appena scritto la risposta a Chiara e trovo anche nel tuo commento il riferimento alla malinconia. Purtroppo non ho ancora metabolizzato la morte di Severus nei libri. E per me questo fatto è stato amplificato dalla morte di Alan, che ho cominciato ad amare troppo tardi per godere di quel momento in cui tutte voi già lo conoscevate e apprezzavate. Questa aggravante (la morte di Alan) mi fa percepire la morte di Severus come ineludibile e difficilmente riesco a pensare al dopo. Per questo apprezzo molto la capacità di quante, come te, riescono a pensarlo non solo vivo, ma anche affrancato dagli incubi del passato. Elly, so che scoprirò che è già stato fatto e sono io che non l'ho ancora scoperto, ma la mia proposta per il futuro è un corso, un tutorial (chiamalo come vuoi) su come creare una storia a lieto fine per Severus. :lol:
Mi dispiace di averti pugnalata, ma, per il piacere di averti colpita con una frase efficace, accetto di essere picchiata! :lol:
Per evitare a te la tristezza e a me altre botte, dovresti proprio accogliere la mia istanza e betare qualche mia storia meno drammatica. ;)
Grazie mille per l'attenzione e il commento.
 
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9 replies since 14/2/2022, 11:30   205 views
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