Il Calderone di Severus

Biboarwen - Portami a casa, Tipologia: one-shot - Genere: drammatico, introspettivo, romantico - Epoca: post seconda guerra magica - Avvertimenti: AU - Rating: adulti - Pairing: Severus/Hermione

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view post Posted on 13/2/2022, 21:02
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Fondi-calderoni

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Autore: biboarwen
Beta-reader: nessuno
Tipologia: one-shot
Raiting: adulti
Genere: drammatico, introspettivo, romantico
Personaggi: Severus Piton, Hermione Granger
Pairing: Severus/Hermione
Epoca: post settimo anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: può un’anima distrutta salvare un’anima dannata?
Dopo la guerra, il dolore e i peccati commessi, forse l’unico modo di sopravvivere è concedersi il lusso di amare… e di farsi amare.

Note: storia scritta per la sfida annuale 15 anni con Severus. Mese di febbraio. Scuola di Durmstrang

Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.

Caratteri spazi esclusi: 26943 (spazi inclusi)

PORTAMI A CASA

Il corridoio deserto tradisce i segni dell’abbandono. Il grande lampadario non illumina più niente, pende dal soffitto come un fantasma esangue che mi sfotte senza voce e senza intenzione. La polvere si insinua sulle pareti logore, da cui il ritratto di Phineas Nigellus mi guarda come se aspettasse da troppo tempo qualcuno da poter biasimare.
Io sono l’uomo perfetto, da biasimare.
Quello di Walburia, invece, ha smesso di urlare contro i traditori del sangue. Forse si è rassegnata, o forse non gliene frega più niente. Neppure a lei.
Anche l’incantesimo di Malocchio si è dissolto. Per un attimo avevo sperato che Albus mi si parasse davanti, che mi aggredisse con il suo corpo impalpabile, così che io potessi maledirlo, ancora una volta, per tutte le immagini che mi costringe a portarmi dietro da anni. Mi resta da maledire solo lui. Per me stesso ho esaurito le parole che conosco.
Gli arazzi stracciati pendono dalle pareti, raccontano storie di un tempo lontano. Di una paura sepolta e di un coraggio incosciente.
Vi è strisciata la follia, tra queste mura.
Forse, per qualche tempo, vi è anche strisciato qualcosa di simile alla giustizia: un manipolo di folli che si era messo in testa di sconfiggere un pazzo assassino.
Sono morti quasi tutti, uno dopo l’altro. E chi non è morto, forse, avrebbe voluto morire.
È difficile sopravvivere.
Talvolta è addirittura ingiusto. Non so se lo sia per gli altri. Sicuramente lo è per me.
Gli stivali importunano le assi crepate di un pavimento che ha vissuto troppo a lungo. Il porta ombrelli a forma di zampa di Troll è ancora là, dove Tonks vi ci era inciampata bestemmiando l’ultima volta. Un’altra vittima di una guerra assurda. Un’altra madre da provare a ricordare. O a dimenticare.
Il buio e le ragnatele avvolgono ogni cosa, infrangendosi contro un silenzio che sembra quasi irreale.
Perché diavolo sono venuto qui? Sono così stupido da rintanarmi in uno dei pochi posti rimasti immutati dopo una guerra sporca? Da aver varcato la soglia di un ospedale, dopo un anno di finta vita, e di aver raggiunto questa casa che ha perso il suo scopo e i suoi segreti?
Faceva schifo prima e fa schifo anche adesso. Quanto meno rappresenta una certezza. Una delle poche che mi restano.
Cosa sono, ora? Un eroe?
Davvero uno come me può essere etichettato come eroe?
Un tintinnare di ceramica mi raggiunge dalla cucina nel seminterrato, dalla scala la luce tremolante dell’alba fa capolino quasi con vergogna. Come se fosse intimorita dall’oscurità che mi circonda. E che rappresento.
Mi piacerebbe poter provare anche solo uno straccio di paura. Ma, in fondo, uno come me, di cosa dovrebbe avere paura?
Nemmeno la morte mi ha voluto. Mi ha risputato su questa terra come un boccone troppo amaro da inghiottire. Probabilmente non sapeva, la nera signora con la falce, che ho un terrore fottuto di continuare a respirare.
Probabilmente anche lei si diverte a vedere quanto inetto io sia a vivere una vita che non mi sono mai concesso il lusso di desiderare. O forse, invece, anche lei è stata meno forte di te e della tua follia.
I rumori proseguono in lontananza.
Se ne fregano delle mie domande mute e della mia abilità nell’essere invisibile.
Potrebbe essere quel maledetto elfo scorbutico che si ostina a sistemare una casa insistemabile, ormai fedele al suo nuovo padrone, eroe sfregiato del mondo.
Ma io so che sei qui, ragazzina. So che sei tu.
Sei venuta a prenderti l’unica certezza che ti resta dopo aver perso tutto, come me? A respirare la polvere che regna sovrana al numero 12 di Grimmauld Place? O semplicemente sapevi che, come un cretino, sarei venuto qui a cercarti? Confidavi fino al tal punto nella mia necessità di chiederti perdono?
Mi avvicino strisciando nell’ombra. Non produco alcun rumore. Un’abitudine che non riesco a scrollarmi di dosso.
Supero l’ennesimo tendaggio lasciato ad appassire in mano agli anni e all’incuria. Raggiungo la scala. Scendo i gradini uno dopo l’altro.
La poca luce, scampata per un soffio allo sporco incrostato sui vetri, si infrange su un tavolo abbandonato a sé stesso.
Davvero mi stavi aspettando?
Non ti ho fatto capire abbastanza quanto difficile sia amare un assassino a cottimo? Una spia a cui gli anni e la vergogna hanno fatto a brandelli l’anima?
Eppure ti ho dissuaso in tutti i modi possibili. E ho provato persino a dissuadere me stesso. Senza mai riuscirci. Senza che tu lo sapessi mai.
Quando quel dannato serpente mi ha infilato le zanne nella pelle del collo, ho pensato per un attimo di aver trovato il coraggio di lasciarti libera. Di regalarti la vita che avevi il diritto di vivere. Lontana da me e dallo schifo che mi porto inesorabilmente appiccicato addosso.
Non sono riuscito neppure in questo.
Non basta essere chiamato eroe per cancellare venti anni di omicidi assurdi.
Se solo sapessero, Hermione, quanto il mio ruolo, in quella giustizia, sia stato pericolosamente simile all’orrore. Quanto sia stato uguale alla colpa.
Si può davvero acclamare qualcuno che ha passato la vita a puntare la bacchetta sul cuore degli innocenti?
Forse sì, in questo dannato mondo malato si può fare anche questo.
Ma tu, Hermione? Davvero sei venuta in questa casa, ormai inutile, ad aspettarmi?
Ti meriti di più. Te l’ho già fatto capire una volta, tanto tempo fa, quando ti ostinavi, con tutta la forza di una gioventù incosciente, a costringermi a buttare al vento una maschera che mi difendeva dal mondo.
Non mi ha difeso da te. Anche se non lo hai mai saputo.
Paleso la mia presenza con un frusciare di mantello. Il putridume della mia esistenza non è riuscito a strapparmi di dosso il sottile piacere di apparire all’improvviso, come un’ombra tra le ombre.
Sollevi quelle tue dannate iridi nocciola verso la porta. Le stesse che hanno mandato a puttane ogni mio tentativo di autocontrollo, ogni mia propensione all’indifferenza, mentre mettevi in gioco l’anima per salvarmi la vita.
Dannazione quanto è tutto assurdo! Un uomo che sta morendo dovrebbe pensare alla morte. Io riuscivo a pensare solo a te. E alla cazzata che avevi fatto.
Forse è stato il potere di sentirmi creduto, forse quello stramaledetto sentimento che per un anno mi hai sbattuto in faccia. Forse la disperazione per una vita intera affogata nel rigurgito più inconfessabile dell’essere uomo. Non so dirtelo.
Ma è da quella notte che ho capito di essere innamorato di te.
Nel mio modo assurdo, incapace di trovare una strada per essere ammesso. Ma innamorato di te.
Mi lanci negli occhi uno sguardo forzatamente distratto, prima di rituffarlo nella tazza di tè che stringi tra le dita di una mano.
Nell’altra trattieni con voracità il cappello parlante, o almeno quello che ne resta. Non parla nemmeno più, è solo un pezzo di stoffa inutile e malconcio. Come me.
Probabilmente è saturo anche lui. Ha visto troppo male, anche lui.
Perché diavolo lo hai portato qui? Me lo chiedo per un istante mentre ti osservo stringerlo come se fosse un feticcio. Come se fosse qualcosa che ti tiene legata ad un passato che non sarà in grado di tornare.
Poi mi do una risposta, in quel modo talmente automatico da rendermi impossibile qualsiasi superficialità. Quell’oggetto sporco, vecchio e semi distrutto, rappresenta il tuo portale verso questo mondo, non è vero, ragazzina? Rappresenta il momento esatto in cui hai smesso di essere la figlia dai denti troppo grandi di due dentisti Babbani e hai cominciato ad essere una strega. La strega più brillante della tua età.
Probabilmente la strega più brillante e basta, ma questo non sono mai stato capace di dirtelo.
Ti lasci sfuggire una risata sarcastica, in un mal riuscito tentativo di dissimulare un sussulto.
«Ne vuoi una tazza?» me lo chiedi solo per interrompere il silenzio, concedendoti una confidenza alla quale non ti sei mai abbandonata.
Sai benissimo che non mi siederò su quella sedia, che non berrò quel dannato tè e che non spiccicherò una sola parola.
Non ho mai voluto vederti, nelle infinite visite che mi hai fatto in ospedale.
Puoi biasimarmi, Hermione?
Dovevo essere morto, ed ero vivo.
Dovevo essere distrutto, e mi ritrovavo innamorato di una ragazzina. Con un sangue che la ragione voleva seccarmi nelle vene e che il cuore, testardo, si ostinava invece a pomparmici dentro.
Sono rimasto aggrappato alla vita per te. Come un idiota.
Perché ti sei fatta amare?
Perché diavolo mi hai sbattuto in faccia la tua intelligenza fuori dal comune, il luccichio dei tuoi occhi, il tuo sorriso lasciato uscire con noncuranza e tutta la tua necessità di vedermi sopravvivere?
Pensavi che fossi così forte da contrastare anche la tua freschezza, dopo aver visto tutta la crudeltà a cui gli errori ed un vecchio mago pazzo mi hanno costretto?
Resto in silenzio. Forse la cosa che so fare meglio di qualsiasi altra.
«Non hai perso il vizio di ignorare le mie domande, vedo…» dici sollevando le spalle.
Lasci scivolare la tazza di tè sul piano scheggiato del tavolo, nella grande cucina deserta.
Una fotografia conquista il mio campo visivo.
L’avevi fatta tu, con una macchina Babbana di tuo padre. Avevi armeggiato per qualche minuto, avevi attaccato un filo curioso, aggrovigliato come poche cose sono in grado di essere e, ignorando le mie rimostranze e i miei modi burberi, eri corsa verso di me. Avevi premuto di fretta il tasto di un pulsante che tenevi in mano, e la luce accecante di un flash aveva rischiarato improvvisamente il mio sotterraneo umido.
Avevi riso. Io no. Non ero in grado di farlo allora e non sono in grado di farlo adesso.
Non so nemmeno perché te lo avessi permesso. Non lo avrei fatto con nessun altro. Ma avevi detto che scattavi quella foto per ricordarti dei momenti più belli della tua vita.
Quella volta qualcosa di simile all’orgoglio era stata più forte di me. Era curioso che i momenti più belli della vita di una giovane, bellissima donna, fossero delle schifose lezioni di Occlumanzia che Minerva mi aveva costretto a darti.
L’avevi pregata tu, nella tua perpetua, fastidiosa e assillante ricerca di sapere.
Se c’era una persona al mondo, una sola, più sconquassata di me, io l’avevo trovata.
Una ragazzina, tanto intelligente da far vacillare il mio disgusto per il genere umano, colta ed arguta, che rifuggiva tutto il resto per passare il suo tempo in un sotterraneo buio, in compagnia di un uomo buio.
A nulla erano valsi i miei modi detestabili, il mio carattere di merda. Forse, semplicemente, te ne sei sempre fottuta, forse non ero più in grado di renderli tanto efficaci, o forse, invece, per la prima volta nella mia vita, tutta quell’assurdità era riuscita a farmi sentire meno inutile.
Sapevo che mi amavi, Hermione. Lo vedevo luccicare nei tuoi occhi.
Tante volte ho creduto che me lo lasciassi vedere apposta, mentre entravo senza troppa gentilezza nella tua mente. Che spingessi in alto quel sentimento, così che io venissi tramortito da qualcosa a cui non ero pronto, e non riuscissi a vedere tutto il resto.
Eri abbastanza abile per farlo. Ed eri anche abbastanza folle, per farlo.
Indichi la foto con uno sguardo stanco.
«Ho pensato per mesi che sarebbe stato tutto quello che mi fosse rimasto di te…»
Ti osservo senza battere ciglio.
«Ma forse è proprio così, vero Severus?»
Il mio nome sulle tue labbra mi infila un brivido in mezzo alle vertebre.
Dove è finita la ragazzina piena di timori e speranze che mi ha fatto perdere la ragione?
L’ha uccisa la guerra, Hermione?
L’hai sepolta insieme ai cadaveri, nel prato che un tempo aveva rappresentato la tua conquista?
Mi appoggio sullo stipite della porta, incrociando le braccia al petto. Sono bravo a fingere, a non farti vedere quale inferno tenti di risalirmi la gola per evadere verso una realtà che non gli ho mai neppure lasciato scorgere.
«Che diavolo ci fa qui, quello?» sibilo, indicando il cappello parlante che tenta di resistere alla tortura ormai spasmodica delle tue dita.
So già la risposta, ma cambio discorso. Non sono in grado di affrontarti. Non sono in grado di prendermi questa dannata vita che mi hanno rinfilato a forza nell’esofago.
Ridi amaramente.
«Oh, questo… è mio compito, adesso. Minerva è troppo stanca per occuparsi anche di cose del genere. Mi sembrava giusto conservarlo in un posto pulito che non avesse subito tutta la devastazione che ho visto. Un posto in cui aspettare che Hogwarts tornasse al suo splendore. È passato un anno dalla guerra, ma sembra ci sia ancora un po’ di lavoro da fare prima di riprendere le lezioni a settembre…» fai una pausa, ti osservi le unghie ormai esauste delle mani, quelle che non hai perso il vizio di mangiare in preda all’agitazione e alla paura «Ma credo che siano morti in troppi perché possa tornare come prima. Vedi? Non parla più…» ti lasci andare ad un nuovo sorriso amaro, rivolto al buio in cui sai che sono affogato. «Pensavo che saresti morto anche tu… e a quel punto niente ci sarebbe più tornato, al suo splendore.»
Trangugio frettolosamente la saliva. Sembra fatta di acido.
Perché continui a cercarmi?
Di me non resta più niente, Hermione. Adesso che mi hanno tolto un piano da seguire, un ragazzino da salvare, un mostro da uccidere, che senso ha la mia vita?
Forse davvero mi resti solo tu. E ho una paura fottuta di trascinarti in un passato che non sarà mai in grado di farmi respirare.
«Ho letto della tua nomina: Professoressa di trasfigurazione. Un buon risultato per una so tutto Grifondoro…».
Il sarcasmo è tutto quello che mi resta da regalarti.
E tu te ne freghi. Te ne sei sempre fregata. Dei miei silenzi, della mia apatia. Della mia maschera oltre la quale ti sei ostinata a guardare fino a riconoscere un uomo distrutto.
Mi stiletti addosso uno sguardo pieno di rimprovero. Poi torni ad osservare con un interesse palesemente forzato la tua tazza di tè che satura l’aria di note di menta.
«Ti è mai importato qualcosa di me?»
Me lo chiedi senza pensarci.
Sono riuscito, con la mia finta indifferenza, a farti montare la rabbia fino ad esplodere. Sono bravo in questo. Sono sempre stato il più bravo in questo. E nell’uccidere senza lasciare alcuna traccia.
«Sono qui...» biascico senza entusiasmo.
Puoi considerarla una risposta, Hermione? Ti basta, questa, come risposta?
«Già.» sollevi lo sguardo «Vuoi semplicemente farti una scopata sul pavimento o sei venuto a vedere se la ragazzina che si è macchiata l’anima, uccidendo un unicorno per salvarti la vita, merita la tua attenzione? Non ci sono più professori e studentesse, quindi…» fai una pausa, ridi «a dirla tutta non c’è più nemmeno una scuola, degna del nome che porta, in cui potrebbero esistere. E allora dimmi: ti importa qualcosa di me? Della cretina che hai cacciato da un ospedale per un anno intero?»
Maledizione quanto è riuscita a cambiarti la guerra, Hermione!
O forse sono stato io. La mia vicinanza, stracolma di immagini difficili da dimenticare, il tormento che mi possiede l’anima da ormai una vita intera.
Sei un’altra vittima della mia sete di redenzione, ragazzina?
Dimmi di no, ti prego! Non potrei sopportare anche questo.
«È un po’ ammaccato. Ma da qualcosa bisognerà pur ripartire.» lo dici indicando il vecchio cappello malconcio, cercando qualsiasi scusa per distogliere l’attenzione da una domanda che ti sei imposta per mesi di non farmi, e che poi ti è scappata dalle labbra senza che riuscissi a trattenerla.
Sì, vorrei strapparti i vestiti di dosso, e prenderti qui, sul pavimento. Vorrei farlo adesso, per poi ricominciare subito dopo. Come lo avrei voluto dal maledetto giorno in cui ho capito che quella spina nel fianco che Minerva aveva voluto infliggermi, in realtà una spina nel fianco non era. Che eri l’unica persona al mondo con cui riuscivo a parlare. Sempre nel mio modo assurdo, gelato, erroneo e quasi ridicolo. Ma con cui riuscivo a parlare.
Vorrei prenderti tra le braccia adesso, per proseguire domani, e dopodomani, e poi ricominciare il giorno dopo ancora, senza più smettere di sentire la sensazione che il tuo corpo piccolo e pulito è in grado di regalare al mio, martoriato dalle cicatrici e dal disgusto per me stesso.
Non farmelo dire. Sai che non ne sono capace.
Ti amo.
Contro ogni pronostico, ogni ragione, ogni ricordo indelebile. Mi sono innamorato di te.
«Allora?» lo chiedi spazientita alzandoti dalla sedia. Abbandoni quel logoro pezzo di stoffa sul legno pieno di polvere e di crepe. Il tè nella tazza traballa pericolosamente, cercando una via per evadere dalla sua prigione di ceramica.
Superi il tavolo, mi ti pari davanti.
Le mani sui fianchi. Mi sembri la Molly dei tempi andati. Quella che rimproverava senza alcun successo un esercito di figli idioti.
«Quando avevi intenzione di dirmelo, Severus? Oltre ai pensieri, che violavi con una facilità imbarazzante, io ti avevo regalato anche l’anima. Tu lo sapevi… Mi meritavo la verità. Gli altri no, forse. Ma io mi meritavo la verità! E invece ho dovuto guardarti morire. Ho dovuto vedere il sangue che usciva dal tuo corpo come un fiume in piena, la luce dei tuoi occhi che si spegneva lentamente. Tu, proprio tu, avresti dovuto sapere cosa si prova…
E invece no! Te ne sei fottuto!»
Ti avvicini pericolosamente. Hai le labbra aride e bianche, così diverse da quelle che mi sono scoperto a desiderare, nascosto dal mondo, in un sotterraneo impregnato dai vapori nauseabondi delle pozioni.
«Non avevo scelta…»
«Puttanate! Ce l’avevi, Severus. Ti bastava raccontarmi il tuo passato, ti bastava mettermi a parte del tuo presente. Ma cosa credevi? Che fossi una stupida ragazzina?»
«Non lo sei?» domando senza trasporto.
Incroci le braccia al petto. Il tuo sguardo si fa sottile come la lama di un coltello.
«Cosa? Una stupida o una ragazzina?»
Sollevo un sopracciglio.
«Smettila!» è solo un sibilo che mi esce dalle labbra.
Gli occhi ti si riempiono di lacrime. Non avresti voluto che io le vedessi.
«Non credi che anche io abbia sofferto abbastanza? Pensi di essere stato solo tu ad aver perso qualcosa? Di avere l’esclusiva sul dolore?»
Le guance ti si tingono di rosso, coperte da due scie di lacrime scappate al tuo controllo. Anche le labbra sono rosse, adesso. Come tanto tempo fa.
Ti avvicini ulteriormente, mentre io resto immobile. Per quanto ancora potrò tentare di salvarti da me stesso? Per quanto ancora riuscirò a resistere a questo maledetto impulso di baciarti che mi preme sotto i bottoni della giacca, rischiando di farli esplodere?
«Perché non parli, porca puttana?!» lo urli piena di rabbia. Tu che non ti arrabbi mai e parli sempre, a me, che mi arrabbio sempre e non parlo mai.
Le lacrime ormai ti rigano il viso. Sembra non importartene più.
È inutile l’orgoglio, Hermione. Perlomeno lo è davanti a me, che avrei tante di quelle cose per cui varrebbe la pena di provarci, a piangere.
Fai ancora un passo. Sei a pochi centimetri dal mio corpo.
Sollevi una mano. Fai per colpirmi la guancia. Poi ti fermi. Stringi le dita in un pugno che ti rende bianche le nocche, quasi affogate in un maglione di lana troppo grande.
Resti immobile un istante, mentre con lo sguardo cerchi un pavimento che speri possa rappresentare un momentaneo nascondiglio.
«Ho provato ad odiarti, sai?»
Sollevi gli occhi, trovando di nuovo la forza di guardarmi.
Da vicino sono ancora più belli. Ancora più dannatamente limpidi.
«Ci ho provato quando tutti ti chiamavano traditore. Assassino.
Ci ho provato quando ho capito che avevi mentito anche me, come a tutti gli altri.
Ci ho provato quando ho visto che avevi passato la vita ad amare un’altra. Ci ho provato quando per un anno non hai voluto vedermi, mentre te ne stavi sdraiato in un letto di ospedale…»
Le tue iridi color nocciola vengono invase dalle lacrime.
«Perché non hai mai voluto vedermi? Io…» interrompi la frase mordendoti un labbro.
Ho fatto schifo per tutta la vita, ragazzina. E se adesso non ne fossi più capace?
Sarebbe così assurdo dirti che ci ho passato quasi tutta la mia esistenza, ad amare un’altra? Perché da quando hai travolto la mia solitudine con i tuoi modi saccenti e le tue parole irrefrenabili, ho capito di amare te? Di non aver mai amato nessuno come amo te?
Sarebbe così difficile dirti che non ho mai voluto vederti perché ti amo così tanto da non riuscire a sopportare l’idea di macchiare la tua innocenza candida?
I miei occhi sono immobili. Ti guardano con l’abilità a nascondere ogni cosa che ho costruito negli anni.
Incroci le braccia al petto. Abbassi la testa, cercando di incatenare lo sguardo alle tue mani, così che niente di ciò che ci infuria dentro possa raggiungermi.
«Posso chiederti un favore, Severus?»
Non aspetti la mia risposta.
«Dimmi che di me non te ne è mai fregato niente. Che tutto quell’amore che mi sforzavo di farti vedere tra i miei pensieri ti ha sempre fatto ridere a crepapelle. Che ti faccio pena, perché a quasi vent’anni non sono riuscita a trovare altro da fare che recarmi, ogni maledetto giorno, in un ospedale in cui nessuno mi ha mai fatta entrare. Dimmi che non sai che fartene dell’amore assurdo, incontenibile e devastante di una ragazzina.
Dammi una ragione, ancora una, per odiarti e provare ad andare avanti con la mia anima compromessa…»
«Smettila!» te lo sibilo con rabbia.
Tu sollevi gli occhi. Mi arpioni le iridi nere con tutta la forza della tua disperazione.
«Perché? Devo pur sopravvivere, Severus…»
Silenzio.
Tu resti immobile. Io resto immobile. Per un attimo anche il tempo resta immobile.
«Perché non vuoi dirmi come si fa ad andare avanti, quando ti sei macchiato di una colpa imperdonabile per qualcuno che non sa cosa farsene di tutto l’amore che provi? Tu lo sai, Severus. Tu sei sopravvissuto…»
Dannazione, ragazzina. Che diavolo vuoi da me?
«Ti ho detto di smetterla!» te lo sibilo ancora.
Tu sollevi un sopracciglio. Non capisci.
Già, Hermione, non capisco nemmeno io.
Poi esplodi.
«Smettila tu! Smettila di guardarmi così, smettila di essere fottutamente gelido, immobile, ed impenetrabile. Smettila di essere tutto quello che io amo fino a farmi contorcere le budella, cazzo!» lo urli in preda alla disperazione.
Fai un sospiro profondo. Cerchi di calmarti, prima di riportare gli occhi nei miei.
«Dimmi qualcosa. Qualsiasi cosa…» due lacrime ti rigano le guance.
«Cosa diavolo vuoi che ti dica, ragazzina?» te lo ringhio con rabbia ad un palmo dalla faccia.
Non sono forte come credevo di essere. E forse non sono nemmeno disperato come credevo di essere, non di fronte alle tue lacrime.
Ti paralizzi davanti al mio volto.
«Vuoi che ti dica che ho una paura fottuta di non saper essere felice? Che ho una paura fottuta di rendere infelice anche te? Di trascinarti in mezzo agli incubi che mi porto dietro ogni notte e che non mi lasceranno mai in pace? Vuoi che ti dica che sono stanco di lottare contro il mondo e contro me stesso? Vuoi che ti dica che mi sento inappropriato, impacciato e stupido mentre mi guardi piangendo? Che vorrei solo stringerti tra le braccia fino ad imprimermi il tuo odore così a fondo nei polmoni da non essere più in grado di dimenticarlo? Vuoi che ti dica che vorrei essere diverso, riuscire a sorriderti, prenderti la mano e trascinarsi fuori da questa casa polverosa, da questo passato troppo ingombrante? Vuoi che ti dica che mi faccio schifo, perché so che meriti molto di più? Vuoi che ti dica che sapere che mi ami mi rende difficoltoso il respiro e incerti i pensieri? Che l’ho capito quando tu eri solo una ragazzina ed io una spia troppo ben travestita per poter essere riconosciuta? Vuoi che ti dica che vorrei afferrare quel vecchio cappello malconcio e portarlo insieme a te nell’unico posto che sono riuscito a chiamare casa, per ricostruirlo al tuo fianco? Vuoi che ti dica che baratterei l’anima in questo istante, pur di scrollarti di dosso la colpa di cui ti sei macchiata per salvarmi la vita? Vuoi che ti dica che ti amo, anche se non ho la più pallida idea di come si faccia ad amare nel modo giusto? Cosa diavolo vuoi che ti dica, Hermione?»
È un urlo soffocato, quello che mi esce dalle labbra. Eppure, nel tempo di un attimo, improvvisamente, mi sento libero.
Insicuro, incapace. Ma libero.
Tu sorridi tra le lacrime. Ti mordi il labbro, ancora una volta.
«Sarebbe davvero bellissimo, se mi dicessi tutto questo! Assurdo, ma bellissimo…» lo sussurri appena. E sembra che, di colpo, siano spartite dal tuo sguardo tutta la rassegnazione, tutta la tristezza, tutta l’impotenza che vi avevo scorto dentro, arrivando di soppiatto in questa casa abbandonata. Tutta l’insoddisfazione che ci vedo dentro da che ricordo.
«Sì, sarebbe assurdo. E bellissimo...» lo dico piano, quasi senza far rumore. Ma tu lo senti. Forse, di me, tu hai sempre sentito tutto.
Restiamo in silenzio, ci guardiamo senza filtri, per la prima volta dopo tutto il tempo in cui avremmo voluto mandarli in frantumi, quei maledetti filtri, senza mai riuscirci e senza mai poterci permettere di farlo.
«I miei fantasmi non se ne andranno, lo sai anche tu.
E allora adesso sono io a chiedertelo, ragazzina: vuoi farti solo una scopata sul pavimento, per sapere che gusto si prova a farsi accarezzare da un mostro, oppure hai intenzione di insegnarmi a vivere? Di sopportare tutta l’apatia a cui non so sottrarmi? Di tollerare, giorno dopo giorno, colpe che non mi lasceranno respirare? Siamo due anime dannate, Hermione. E tu lo sei per causa mia. Una nuova medaglia da appuntare sulla mia divisa di demone.»
Fai per stringermi le braccia al collo. Poi ci ripensi.
«Ho intenzione di amarti, così come ti ho sempre amato... di darti la mia anima dannata, così che tu possa provare a guarirla.»
Sorrido. Non so se lo faccio nel modo giusto, Hermione. Ma ti sorrido.
È facile, lo sai? Non pensavo che lo fosse così tanto.
Con un dito ti accarezzo la guancia.
Per un attimo sembra che anche questa casa, piena di rumori sinistri, di ricordi e di elfi psicopatici, abbia voluto concederci il tempo di guardarci negli occhi, e di riconoscerci.
«Potresti baciarmi, professore? Giusto per farmi capire che è tutto vero. Per farmi capir…»
«Adesso stai zitta, Hermione…» Ti appoggio la bocca sulle labbra, mentre sento il tuo respiro invadere il mio, lenirlo e renderlo vivo.
Le tue lacrime mi bagnano la pelle, si avvinghiano alle mie dita che non riescono più ad abbandonare il tuo viso.
È un bacio piccolo, che si nasconde tra la poca luce e la polvere.
È un bacio vero, il primo bacio vero della mia vita che, improvvisamente, mi sembra meno inutile.
È un bacio giusto. Finalmente giusto.
Ti allontani da me il tanto che basta a guardarmi negli occhi. Non sganci le braccia dal mio collo, in un gesto così tenero da bloccarmi il fiato nei polmoni.
Trovo il coraggio di guardarti. Forse uno degli sforzi più sfiancanti della mia vita.
Non sono capace di farlo nel modo giusto, lo so. Eppure tu non vuoi accorgertene.
I miei occhi superano i tuoi, si infrangono sul tavolo alle tue spalle, dove il cappello parlante sembra osservarmi con un misto di ironia canzonatoria e approvazione.
Maledetto pezzo di stoffa cencioso!
«Andiamo?» te lo chiedo senza più riuscire a guardarti.
«Dove?»
«A Hogwarts. Senza un professore di pozioni, una professoressa di trasfigurazione e un dannatissimo cappello parlante, il nuovo anno non può cominciare…»
Butti la testa all’indietro, ridi per un attimo.
Sei bella da togliere il fiato.
«D’accordo, Severus. Portami a casa!»

FINE



Edited by biboarwen - 24/2/2022, 11:20
 
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view post Posted on 14/2/2022, 18:58
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Sono sopraffatta, Bianca.
Non appena torno in me farò un commento.
Brava! Davvero! <3
 
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view post Posted on 14/2/2022, 19:59
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CITAZIONE (chiara53 @ 14/2/2022, 18:58) 
Sono sopraffatta, Bianca.
Non appena torno in me farò un commento.
Brava! Davvero! <3

Grazie infinite, Chiara! È un onore potervi far leggere le mie parole.
 
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view post Posted on 16/2/2022, 07:31
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Mamma mia ma questa storia è bellissima o.o geniale l'uso di tutti gli elementi e la coppia 🥰 molto ben costruita.
Sono senza parole.
 
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view post Posted on 16/2/2022, 07:46
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CITAZIONE (Mitsuki91 @ 16/2/2022, 07:31) 
Mamma mia ma questa storia è bellissima o.o geniale l'uso di tutti gli elementi e la coppia 🥰 molto ben costruita.
Sono senza parole.

Grazie infinite, Mitsuki! 🙏
 
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view post Posted on 16/2/2022, 15:42
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Impossibile e soprattutto ingiusto non dedicare tutto il tempo necessario alla lettura della tua storia, Bianca. Non è possibile scivolare rapidi sulle righe del brano senza soffermarsi su ogni parola, su ogni sillaba e goderne il denso significato. Sei in grado di dare un tale potere ai concetti che esprimi (in modo sublime) che devi fermarti, tirare un profondo respiro e, se occorre, tornare indietro per essere certa di non aver tralasciato neppure il minimo dettaglio. Ognuno di noi viene colpito da un aspetto particolare della storia. Questo è il mio preferito che ho riletto più e più volte:
CITAZIONE
… Di trascinarti in mezzo agli incubi che mi porto dietro ogni notte e che non mi lasceranno mai in pace? Vuoi che ti dica che sono stanco di lottare contro il mondo e contro me stesso? … Che vorrei solo stringerti tra le braccia fino ad imprimermi il tuo odore così a fondo nei polmoni da non essere più in grado di dimenticarlo?... Vuoi che ti dica che mi faccio schifo, perché so che meriti molto di più? Vuoi che ti dica che sapere che mi ami mi rende difficoltoso il respiro e incerti i pensieri?
 
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view post Posted on 16/2/2022, 16:06
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CITAZIONE (Lonely_Kate @ 16/2/2022, 15:42) 
Impossibile e soprattutto ingiusto non dedicare tutto il tempo necessario alla lettura della tua storia, Bianca. Non è possibile scivolare rapidi sulle righe del brano senza soffermarsi su ogni parola, su ogni sillaba e goderne il denso significato. Sei in grado di dare un tale potere ai concetti che esprimi (in modo sublime) che devi fermarti, tirare un profondo respiro e, se occorre, tornare indietro per essere certa di non aver tralasciato neppure il minimo dettaglio. Ognuno di noi viene colpito da un aspetto particolare della storia. Questo è il mio preferito che ho riletto più e più volte:
CITAZIONE
… Di trascinarti in mezzo agli incubi che mi porto dietro ogni notte e che non mi lasceranno mai in pace? Vuoi che ti dica che sono stanco di lottare contro il mondo e contro me stesso? … Che vorrei solo stringerti tra le braccia fino ad imprimermi il tuo odore così a fondo nei polmoni da non essere più in grado di dimenticarlo?... Vuoi che ti dica che mi faccio schifo, perché so che meriti molto di più? Vuoi che ti dica che sapere che mi ami mi rende difficoltoso il respiro e incerti i pensieri?

Sono commossa, Kate. Davvero! Non ho parole per ringraziarti a sufficienza per il tuo messaggio. Mi riempie di gioia.
 
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view post Posted on 18/2/2022, 18:52
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Portami a casa

La descrizione dell’ambiente mette i brividi per la perfetta atmosfera, per le parole snocciolate con trascurata perfezione, per l’amarezza che trasuda da ogni riga e da ogni pensiero: Severus magnificamente, incomparabilmente distrutto e stanco percorre gli ambienti e ricorda con rabbia e sofferenza la perdita di chi avrebbe voluto vivere e non c’è più.
Ogni soffio di polvere è un personaggio, ogni battito di cuore un dolore: lui desiderava morire, ma è vivo; e poi un rumore e tutto cambia, Severus non è solo.
CITAZIONE
Davvero mi stavi aspettando?
Dovevo essere morto, ed ero vivo.
Dovevo essere distrutto, e mi ritrovavo innamorato di una ragazzina. Con un sangue che la ragione voleva seccarmi nelle vene e che il cuore, testardo, si ostinava invece a pomparmici dentro.

Impossibile non farsi coinvolgere e sconvolgere dalle parole dette e non dette di Hermione e di Severus, stanchi, provati ma entrambi agitati dalla reciproca vicinanza che si fa desiderio e passione, amore e perdita.
Ci sono frasi come epitaffi, perfette, coincidenti con le emozioni forti che trasmettono, che straziano il lettore e mi accorgo di avere come Hermione le guance bagnate di lacrime.

CITAZIONE
«Perché non parli, porca puttana?!» lo urli piena di rabbia. Tu che non ti arrabbi mai e parli sempre, a me, che mi arrabbio sempre e non parlo mai.

Perché, cara Bianca, di storie così dure, coriacee, rabbiose nella loro perfezione non se ne leggono spesso. E il linguaggio usato è semplicemente il coronamento di un’atmosfera tragica, straziante e allo stesso tempo pesante d’amore difficile da trattenere e desiderio potente, incontenibile.
Sei stata grande, con sottile e perfetta capacità hai toccato tutte le corde giuste per descrivere due anime che la guerra e la solitudine ha rischiato di travolgere, distruggere e che invece sono ancora in piedi, una davanti all’altra per specchiarsi nelle loro reciproche anime.
Fino a quella che ritengo una delle frasi più belle e sconvolgenti di questa sconvolgente e bellissima storia

CITAZIONE
Vuoi che ti dica che ho una paura fottuta di non saper essere felice? Che ho una paura fottuta di rendere infelice anche te? Di trascinarti in mezzo agli incubi che mi porto dietro ogni notte e che non mi lasceranno mai in pace? Vuoi che ti dica che sono stanco di lottare contro il mondo e contro me stesso? Vuoi che ti dica che mi sento inappropriato, impacciato e stupido mentre mi guardi piangendo? Che vorrei solo stringerti tra le braccia fino ad imprimermi il tuo odore così a fondo nei polmoni da non essere più in grado di dimenticarlo? Vuoi che ti dica che vorrei essere diverso, riuscire a sorriderti, prenderti la mano e trascinarsi fuori da questa casa polverosa, da questo passato troppo ingombrante? Vuoi che ti dica che mi faccio schifo, perché so che meriti molto di più? Vuoi che ti dica che sapere che mi ami mi rende difficoltoso il respiro e incerti i pensieri? Che l’ho capito quando tu eri solo una ragazzina ed io una spia troppo ben travestita per poter essere riconosciuta? Vuoi che ti dica che vorrei afferrare quel vecchio cappello malconcio e portarlo insieme a te nell’unico posto che sono riuscito a chiamare casa, per ricostruirlo al tuo fianco? Vuoi che ti dica che baratterei l’anima, in questo istante, pur di scrollarti di dosso la colpa di cui ti sei macchiata per salvarmi la vita? Vuoi che ti dica che ti amo, anche se non ho la più pallida idea di come si faccia ad amare nel modo giusto? Cosa diavolo vuoi che ti dica, Hermione?»
È un urlo soffocato, quello che mi esce dalle labbra. Eppure, nel tempo di un attimo, improvvisamente, mi sento libero.

Con questo raggiungi l’acme, la vetta e la storia sembra improvvisamente riprendere fiato e sospirare di liberazione come dopo una lunga corsa o una terribile paura: tutto è dietro le spalle.
Davanti la vita, tutta la vita.
Portami a casa…
Bravissima, storia stupenda, perfetta.
Complimenti e un abbraccio.
 
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view post Posted on 18/2/2022, 20:04
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Fondi-calderoni

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Chiara, sono commossa! Che splendida analisi hai fatto delle mie parole, dei miei intenti, di quello che avevo dentro!
Hai colto tutta la tristezza di cui volevo impregnare la storia, fino all’esplosione finale in cui le maschere cadono e le paure si disintegrano, davanti ad un sentimento che, mi piace immaginare, più forte di qualsiasi altra cosa.
Grazie, Chiara. Dal profondo del cuore. Grazie!
 
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Cordelia Leibniz
view post Posted on 19/2/2022, 14:39




Non sono mai stata grande amante del pairing Severus/Hermione, che invece è sempre andato tanto in voga.
Ma adoro tanto leggere storie che mi entrino nella mente tramite le parole dell'autore.
E solo quando l'autore è davvero capace riesci ad avere la storia nella tua mente.
Questo è quanto è avvenuto con la tua storia.
Il dialogo tra i due è eccezionale, senti il variare dell'intensità con cui dicono le loro frasi in maniera assolutamente realistica.
Non puoi evitare di soffermarti su ogni parola che partecipa a questo crescendo di emozioni che si genera leggendo.
Non posso poi non fare i complimenti anche per la descrizione dei luoghi, hai riprodotto semplicemente delle immagini molto azzeccate che facessero da cornice al tuo racconto.
Davvero complimenti!
 
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view post Posted on 19/2/2022, 14:45
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CITAZIONE (Cordelia Leibniz @ 19/2/2022, 14:39) 
Non sono mai stata grande amante del pairing Severus/Hermione, che invece è sempre andato tanto in voga.
Ma adoro tanto leggere storie che mi entrino nella mente tramite le parole dell'autore.
E solo quando l'autore è davvero capace riesci ad avere la storia nella tua mente.
Questo è quanto è avvenuto con la tua storia.
Il dialogo tra i due è eccezionale, senti il variare dell'intensità con cui dicono le loro frasi in maniera assolutamente realistica.
Non puoi evitare di soffermarti su ogni parola che partecipa a questo crescendo di emozioni che si genera leggendo.
Non posso poi non fare i complimenti anche per la descrizione dei luoghi, hai riprodotto semplicemente delle immagini molto azzeccate che facessero da cornice al tuo racconto.
Davvero complimenti!

Ti ringrazio tantissimo, Cordelia. Io, che invece sono una grandissima amante della coppia Severus/Hermione, ho accolto la sfida di questo mese con trepidazione. Sono felice di essere riuscita a trasmetterti le emozioni di due anime complesse, come ritengo essere le loro, e sono contenta di aver saputo ricreare un contorno che hai sentito credibile.
Grazie per aver letto le mie parole!
 
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view post Posted on 21/2/2022, 02:01
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Wow, Bianca, ho una sola parola per definire il tuo racconto: travolgente! A partire dalla perfetta descrizione iniziale di una Grimmauld Place abbandonata e cupa, opprimente, inquietante, che ce la fa vedere come fossimo lì fisicamente, per poi attraversare l’estrema efficacia della tua narrazione, in un crescendo di sensazioni diverse e contrapposte: devo dire che proprio tutto ha contribuito a trascinarmi con forza in questa tua fantasia concepita e realizzata in modo perfetto.
La tua è una storia straordinariamente intensa, lancinante e a tratti perfino scioccante.

Una storia che leggi trattenendo il respiro fino alla fine, ritrovandoti completamente “dentro”, immersa fino al collo, coinvolta in modo totale nella rabbiosa delusione di Hermione che sbatte contro lo snervante muro di impassibilità di Severus. Sono loro a illuminare in maniera strepitosa la scena, coloro che hai reso protagonisti unici e stupendi di un dramma profondo, potente, a tratti perfino crudele. Loro, personaggi meravigliosi e capaci di riportare in auge perfino i fantasmi di Grimmauld Place, che nel bene e nel male danno vita a un confronto che oserei definire epico.

Impareggiabili il loro scambio di battute e i pensieri che si intrecciano e arrivano ad essere addirittura morbosi, e che in certi punti potrebbero appunto risultare finanche disturbanti, ma che ci stanno tutti: ci sta che una donna perdutamente innamorata possa arrivare a non contenere più la propria esasperazione, e abbia il bisogno di esternarla con rabbia; e ci sta che un uomo come Severus, completamente disabituato a vivere sentimenti di tale portata, possa rimanerne sopraffatto.

E’ però quanto necessario perché si arrivi infine alla tua incantevole chiusura, un finale quasi da favola, in cui quello struggente portami a casa pronunciato da Hermione stempera in un soffio ogni tensione e regala infinita emozione. Complimenti, cara Bianca, molto, molto brava <3
 
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view post Posted on 21/2/2022, 08:50
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CITAZIONE (Ele Snapey @ 21/2/2022, 02:01) 
Wow, Bianca, ho una sola parola per definire il tuo racconto: travolgente! A partire dalla perfetta descrizione iniziale di una Grimmauld Place abbandonata e cupa, opprimente, inquietante, che ce la fa vedere come fossimo lì fisicamente, per poi attraversare l’estrema efficacia della tua narrazione, in un crescendo di sensazioni diverse e contrapposte: devo dire che proprio tutto ha contribuito a trascinarmi con forza in questa tua fantasia concepita e realizzata in modo perfetto.
La tua è una storia straordinariamente intensa, lancinante e a tratti perfino scioccante.

Una storia che leggi trattenendo il respiro fino alla fine, ritrovandoti completamente “dentro”, immersa fino al collo, coinvolta in modo totale nella rabbiosa delusione di Hermione che sbatte contro lo snervante muro di impassibilità di Severus. Sono loro a illuminare in maniera strepitosa la scena, coloro che hai reso protagonisti unici e stupendi di un dramma profondo, potente, a tratti perfino crudele. Loro, personaggi meravigliosi e capaci di riportare in auge perfino i fantasmi di Grimmauld Place, che nel bene e nel male danno vita a un confronto che oserei definire epico.

Impareggiabili il loro scambio di battute e i pensieri che si intrecciano e arrivano ad essere addirittura morbosi, e che in certi punti potrebbero appunto risultare finanche disturbanti, ma che ci stanno tutti: ci sta che una donna perdutamente innamorata possa arrivare a non contenere più la propria esasperazione, e abbia il bisogno di esternarla con rabbia; e ci sta che un uomo come Severus, completamente disabituato a vivere sentimenti di tale portata, possa rimanerne sopraffatto.

E’ però quanto necessario perché si arrivi infine alla tua incantevole chiusura, un finale quasi da favola, in cui quello struggente portami a casa pronunciato da Hermione stempera in un soffio ogni tensione e regala infinita emozione. Complimenti, cara Bianca, molto, molto brava <3

Grazie di cuore, Ele. La tua analisi mi riempie di gioia, poiché coglie esattamente i sentimenti che volevo esprimere. E mi fa estremo piacere che tu abbia letto la frustrazione di Hermione, perché mi era concesso narrare i suoi sentimenti, scrivendo io la vicenda dal punto di vista di Severus, esclusivamente per mezzo di dialogo, espressioni del volto e del corpo. Volevo che uscissero la sua frustrazione e il suo dolore. Il sentimento di impotenza di una donna che ha deciso di macchiare la sua anima per l’uomo che ama. La paura di ritrovarsi sola, dopo una guerra che le ha strappato amici, genitori e certezze. Lei vacilla, perché tutto ciò che era stata ha cominciato a traballare dal momento in cui si è resa conto di essere innamorata di un uomo sbagliato. Vacilla perché ha agito in preda al sentimento e non basandosi sulla ragione. Vacilla perché stenta a riconoscersi mentre sbatte contro un muro che, nonostante tutto, lei continua ad amare con una forza travolgente. Sì lascia andare alla rabbia, anche se talvolta esce la sua necessità di chiedere spiegazioni che l’orgoglio non vorrebbe permetterle. Far uscire tutto questo senza essere “dentro” di lei non è stato facile, ma il fatto che tu lo abbia colto mi scalda il cuore.
I sentimenti e le sensazioni di Severus sono invece disturbanti, per citarti apertamente. Proprio perché è lui stesso ad essere disturbante. In perenne conflitto con i suoi sensi di colpa e con i suoi demoni, ma messo di fronte a qualcosa per cui non era pronto. Amare un fantasma era estremamente più facile che amare una donna in carne ed ossa che non avrebbe potuto essere più distante dal suo passato. Una donna giovane e limpida, che lui teme di macchiare con i suoi ricordi indelebili. Una donna per cui si sente in colpa, perché ne riconosce il sentimento. Il gesto estremo e peccaminoso di lei per salvargli la vita lo lascia in bilico tra il dovere di farle capire cosa anche lui prova e la necessità di salvarla da se stesso. Finché non capisce, davanti alle sue lacrime, che l’unico modo per concederle una via di redenzione dalle sue azioni, è permetterle di amare l’uomo per cui ha sacrificato l’anima.
Ecco, basta, mi sono lasciata prendere la mano e ho scritto troppo. Ma con Severus ed Hermione per me è così. Amo talmente tanto le sfaccettature del carattere di entrambi che potrei tenere delle conferenze a riguardo 😜.
Grazie, grazie infinite per il tuo messaggio che mi ha scaldato il cuore e per aver letto le mie parole.
 
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view post Posted on 22/2/2022, 00:44
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CITAZIONE (biboarwen @ 21/2/2022, 08:50) 
...Ecco, basta, mi sono lasciata prendere la mano e ho scritto troppo. Ma con Severus ed Hermione per me è così. Amo talmente tanto le sfaccettature del carattere di entrambi che potrei tenere delle conferenze a riguardo 😜.
Grazie, grazie infinite per il tuo messaggio che mi ha scaldato il cuore e per aver letto le mie parole.

E questo tuo grande amore per entrambi si può "toccare" e sentire in quello che scrivi. Perciò è sempre un grande piacere leggere le tue storie <3
 
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view post Posted on 22/2/2022, 10:13
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Dalla luna...

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Che dire Bianca.
La storia sai che mi é piaciuta tantissimo, fin da subito.
Hai un modo di descriverli che trovo incredibile e che mi mette i brividi ogni volta.
Mi é piaciuta tantissimo come hai descritto la casa, in alcuni punti mi sembrava che fosse uno specchio dell'anima di Severus.
E poi Hermione... Hermione!
Così indurita dalla guerra, così determinata, così matura nonostante la giovane età.
Bellissima!
 
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19 replies since 13/2/2022, 21:02   406 views
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