Il Calderone di Severus

Kijoka - Nuovo inizio, Genere: introspettivo - Tipologia: one shot - Rating: per tutti - Personaggi: Severus Piton , Aberforth Silente - Pairing: nessuno - Epoca: Post 7^ anno - Avvertimenti: AU

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view post Posted on 22/1/2022, 19:03

Sfascia-calderoni

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Titolo: Nuovo inizio
Autore/data: Kijoka – Gennaio 2022
Beta reader: Ele Snapey
Tipologia: one-shot
Rating: per tutti
Genere: introspettivo
Personaggi: Severus, Aberforth Silente
Pairing: nessuno
Epoca: post 7^ anno
Avvertimenti: AU

Riassunto: Riflessioni e un incontro per provare a cambiare.

Nota: Storia scritta per la Sfida di Gennaio nell'ambito della "15 anni con Severus".
Portatore delle insegne della Scuola di Beauxbatons
Caratteri : 27.809

Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I personaggi originali, i luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa


Nuovo inizio



L'acqua sciabordava leggera lungo le rive sassose.
Ciottoli neri e grigi scivolavano gli uni sugli altri rincorrendo le piccole onde che, delicate, riprendevano il largo con un suono armonico.
Gli occhi scuri li seguirono pigramente, la mente persa in altrettanti vorticosi pensieri.
Un refolo di vento teso gli mosse d'improvviso i lunghi capelli, cresciuti ben oltre le spalle nel tempo trascorso.
Severus alzò il viso e fece scorrere lo sguardo sul lago, appena increspato dalle brevi incursioni di fredde, leggere folate che annunciavano l’avvicinarsi di una temperatura ben più rigida.
Le colline lontane erano opache, ammantate da una bruma leggera, i contorni sfumati contro il cielo reso appena più grigio da gruppi di nubi sfrangiate.
Strano ottobre quell'anno: il freddo intenso non era ancora arrivato e nemmeno le piogge battenti.
Di questo era grato perché gli permetteva di sostare per più tempo lungo le sponde.
Erano passati pochi mesi da quando aveva creduto di non rivederle mai più.
La mano corse, veloce e senza controllo, alla cicatrice nascosta sotto la scura sciarpa di seta.
Nelle lontane notti di dolore più volte aveva sognato questo momento e ora, che diveniva realtà, era più che mai deciso ad assaporarlo.
Quanto lo aveva cambiato l'esperienza di sfiorare la morte?
L'ironia era che l’amica, che da anni lo rincorreva e lo reclamava, non solo lo aveva infine rifiutato, ma proprio risputato, pesto e dolorante, nella stessa, vecchia esistenza.
Quando alla fine si era risvegliato, riprendendo il controllo completo della mente, non era più lo stesso uomo.
Aveva trascorso settimane, e poi mesi, a pensare, a interrogarsi sul significato di essere sopravvissuto, a domandarsi mille perché.
Si era più volte confessato quanto avrebbe voluto che la vecchia vita se ne fosse andata insieme a quella parte di sé convinta di morire.
Pur sentendosi colpevole era ben conscio di avere dentro pulsioni nuove.
Era l'occasione per un nuovo inizio: desiderava abbandonare ciò che era stato.
Di recente, e per giorni, aveva pensato a come liberarsi del passato, senza dimenticare.
Il sogno era abbandonare le menzogne, i nascondigli ed essere solo se stesso. Il vero se stesso.
Chiuse di nuovo gli occhi ed inspirò.
Un effluvio pungente si levava dalle nere acque, quasi il lago cercasse in tutti i modi di farsi ricordare, di legarlo a sé.
Non ne aveva motivo: era già parte del cuore del mago da tanto tempo e per molte ragioni diverse.
Una di quelle più importanti si trovava alla fine del sentiero che stava percorrendo, con lentezza e concentrazione.
Strada facendo si beava di ogni riflesso colorato, di ciascun rumore familiare, arrivando a riconoscere persino i profumi che, via via, giungevano a solleticargli la memoria.
Ogni passo riportava alla mente un ricordo, ogni sasso del viottolo sembrava conosciuto, ogni svolta della piccola strada chiara lo riconduceva al passato.
Però era l'elemento dell'acqua ciò che sentiva più vicino, che più lo rappresentava.
Liquido sempre in movimento, scuro e buio, abisso di insondabile profondità.
Anche lui era sempre stato così: cupo, sfuggente, pericoloso, adattabile e inafferrabile.
L'ombra di un triste sorriso si disegnò sulle labbra sottili, scomparendo dopo solo un secondo, mentre girava attorno alla grande pietra, lasciando la sponda e addentrandosi nel pianoro erboso, verso la radura tra gli alberi antichi.
Era davvero il momento? Le gambe ancora malferme se la sentivano di raggiungere quel luogo? L’anima, ferita e fragile, avrebbe retto l’emozione che si apprestava a provare?
Senza che ne fosse davvero cosciente i passi lo portarono nel posto in cui aveva timore di arrivare.
Forse, in fondo, ne aveva solo bisogno.
In quel luogo l'erba, a chiazze, tratteneva ancora qualche rada sfumatura vivace del verde estivo, quasi fosse parte di una magia non del tutto riuscita.
Il cielo era chiaro, ma macchiato da larghe nubi grigie e opache, senza i colori vividi della stagione più calda.
La tomba bianca attirava ogni attenzione, sottraendola allo scorcio del castello, magnifico e misterioso, che si specchiava nel lago.
Si fermò. Solo nella radura, incapace di andare oltre. Non era mai stato così vicino al sepolcro chiaro.
Le gambe non volevano più muoversi, ma non era stanchezza.
La mente era sempre stata capace di imporre la propria volontà al corpo.
Anche questa volta lo fece e, subito dopo, Severus ricominciò a muoversi, arrivando a lato della tomba con lentezza, cercando di mettere a tacere tutto ciò che gli si agitava nel cuore.
Lo sguardo si posò sul piano chiaro, dove il nome spiccava, inciso con lettere solenni e compatte.
Allungò la mano e la posò con delicatezza sull'angolo sbeccato, unico segno di vita trascorsa su una pietra che sembrava scolpita in un monoblocco saldato e inaccessibile.
All'improvviso un fuoco rovente gli avvolse lo stomaco, quasi strappandogli l'anima.
Il fiato mancò, la mascella si irrigidì e un mare salato inondò le iridi.
Chiuse gli occhi, abbassando il capo, con un amaro e breve sospiro:
- Ciao Albus...
Li riaprì subito, spaventato della sua stessa voce: era ruvida e aspra. L'emozione che stava provando spariva se espressa con quel suono rude.
Non si era ancora abituato alla vibrazione sgraziata che prendevano le parole dopo quanto successo alla sua gola.
Vi si rispecchiava forse il nuovo Severus?
Nei pensieri nulla era cambiato e l'espressività della voce profonda era ancora parte del suo essere.
Solo quando parlava la vibrazione esprimeva il cambiamento, raccontava la sofferenza e ricordava la lotta combattuta negli ultimi mesi.
Gli avevano detto che tutto sarebbe tornato come prima, ma era quella la verità?
Si riscosse: stava di nuovo scappando da se stesso.
Qualcosa nelle viscere prese a dibattersi in modo furioso.
Nella mente scoppiò un lampo verde, un fluttuare di vesti, un cielo scuro trapunto di stelle, impassibili testimoni di un delitto.
Il cuore quasi gli scoppiò in gola. Il sangue correva ardente nelle vene mentre si appoggiava al sepolcro freddo e rigido, accarezzando piano la pietra appena ruvida.
Subito le lacrime tornarono a premere per trovare la via verso il volto chiaro.
- Sei sicuro di essere nel posto giusto, ragazzo?
La voce alle sue spalle lo riscosse, mentre un peso caldo e morbido gli sostò per un secondo su un piede, per poi dileguarsi. Cercando con lo sguardo non vide nulla.
Quindi si voltò lentamente e incontrò due occhi azzurri, taglienti e sagaci.
- Parola mia, era l'ultimo posto dove mi aspettavo di vederti. - Riprese la voce roca che tratteneva un malcelato accento ironico.
- Buonasera, Aberforth... - Di nuovo quel gracchiare sgraziato. Trattenne un moto di stizza: era frustrante non riuscire a dare profondità e le solite intense inflessioni alla propria voce!
L'uomo era esattamente come lo ricordava: alto e magro, portava lunghi capelli grigi e la barba folta gli arrivava al petto. Gli occhiali opachi nascondevano parzialmente un ceruleo sguardo arguto. Il viso sembrava millenario, segnato da profonde rughe di espressione.
Si appoggiava malamente ad una scopa che sembrava essere appena uscita dal negozio di Hogsmeade ed era un vero splendore: manico ergonomico, aerodinamica moderna, sembrava veloce e maneggevole.
All'improvviso Severus si ritrovò nella mente e nel cuore un selvaggio ricordo di libertà.
Quanto tempo era passato da quando, di nascosto, aveva inforcato una delle scope della sua classe di volo ed era fuggito volando nella frizzante notte primaverile di Hogwarts?
Era uno studente, una vita fa.
Gli alti abeti e le sponde sciabordanti erano subito fuggiti via, lasciando il posto solo ad acqua increspata, gelida e plumbea, alla sferzante brezza di inizio disgelo della Scozia e alle emozioni più pure.
La scopa non era un nuovo modello e non poteva certo far concorrenza alle novità sul mercato, come quella che cingevano le braccia dell’anziano mago fermo lì di fronte, ma era bastata per portarlo via per pochi momenti dalla vita triste e solitaria. Gli aveva regalato una pazza e selvaggia corsa sull'acqua a tutta la velocità che il mezzo gli permetteva.
Mocciosus era rimasto a riva, insieme alle vessazioni di tutti i giorni, alla rabbia e alla paura.
Volando si era sentito altro da sé.
Era un drago, che planava a filo d'acqua.
Era un’aquila, che si librava in verticale verso il cielo terso sfruttando il vento freddo.
Era un Bolide, lanciato a tutta forza verso l'avversario per disarcionarlo.
Era un incantesimo, ardito e letale, scagliato verso il più pericoloso dei nemici.
Ricordò subito di aver pagato quell'attimo di ribellione che lo aveva portato a dimenticare ogni sopruso, per immaginarsi diverso, per ritrovare la sua anima profonda abbandonata tra il nulla dell'arrendevolezza e la rabbia della delusione.
Nessuna regola, nessun pregiudizio, nessun obiettivo e nessuno che lo giudicasse.
Solo vento tra i capelli, fatica a respirare per l'eccitazione e per la velocità, il profumo intenso dell'acqua e dei fiori in quella giornata di inizio primavera.
Un volo di felicità profonda e per dimenticare ogni cosa degli scherzi, delle magie fatte alla scopa che usava per le lezioni incantata per disarcionarlo, farlo cadere e così far ridere le ragazze.
Pace e libertà.
Aveva amato il mondo ed era stato orgoglioso di sé, come mai più gli era capitato.
Come ritrovare quella sensazione?
Era stato punito allora, ma ricordava ancora con chiarezza la soddisfazione che il gesto avventato gli aveva lasciato nel cuore.
Quanta speranza aveva riposto nella vecchia scopa, neanche poi tanto veloce, che lo aveva deluso quasi subito, non appena arrivato sulla riva opposta.
Quanto avrebbe voluto rubare adesso il mezzo magico ad Aberforth e riprovare la stessa emozione. Ora, subito!
Fuggire da tutti le occhiate indagatrici, dalle infinite domande, dai sussurri e dalle risate, dalle mezze frasi e dalle troppe illazioni, dalle pressanti richieste e dalla negata fiducia, dai presupposti sbagliati e dalla fama mai cercata.
Davvero liberarsi dalle catene del passato era ancora possibile?
Vivere ogni giorno come durante quel volo così lontano nel tempo, senza vincoli e pentimenti...
Sì, forse era possibile, ma per farlo sentiva la necessità di un perdono.
L'ostacolo più insormontabile: nessuna delle persone cui lo avrebbe chiesto esisteva più.
Un altro sogno che non si sarebbe mai avverato.
Lo sguardo scuro era rimasto agganciato al profilo slanciato del manico sottile, alla coda affusolata e ordinata.
Sul viso gli era apparsa una fugace espressione di sollievo, soppiantata subito da un deluso dolore e poi da una velata malinconia.
Gli sfuggì un breve sospiro, insieme ad un malcelato basso gemito.
Gli occhi chiari non lo avevano lasciato un momento e sembrava che ora li illuminasse un sincero dispiacere.
- Stai meglio? La McGranitt mi aveva detto che non eri ancora pronto per lasciare l'ospedale.
Severus tornò bruscamente al presente, soppesando le parole appena ascoltate.
Aberforth si avvicinò, zoppicando lievemente.
La lentezza era voluta? Forse voleva lasciargli il tempo di ritornare in sé e far sparire il mare salato che gli era nato dietro le palpebre solo poco prima? Davvero si meritava tanto riguardo?
Distolse lo sguardo.
Le parole appena pronunciate avevano avuto il potere di ricondurlo in un attimo ai terribili mesi passati al San Mungo. Si ribellò in fretta a quel ricordo e rispose subito:
- Sì, il peggio sembra essere passato.
Di nuovo qualcosa di morbido e caldo gli si intrufolò tra i piedi.
In un momento gli occhi sostarono su un gatto rosso, dalla soffice e intricata pelliccia invernale, il muso schiacciato e le zampe appena storte, accucciato, quasi avvolto alla sua gamba sinistra. Assomigliava all'animale di...
- Forse non hai sentito la mia domanda: sei certo di essere nel posto giusto? - Lo punzecchiò la voce rauca.
Tornò prontamente a fissare le iridi chiare e, senza rendersene conto, carezzò piano la tomba con le mani chiare e un poco tremanti.
No, non era nel posto giusto.
Non con Aberforth, non con il fratello di Silente davanti a sé, non in quella circostanza.
Non era la persona con cui avrebbe voluto dividere il momento.
Eppure...
Non aveva mai creduto alle coincidenze.
Nulla accade per caso.
Gli occhi erano uguali a quelli di Albus.
E se si fosse rivelato? Se avesse espresso ciò che l'anima schiva rifuggiva? Se avesse posto a lui la domanda?
Strinse i denti, trattenendo in sé il timore per un passo così grande.
Paura? Davvero stava provando paura?
E così si stava rivelando ciò che aveva sempre odiato, la definizione che aveva in ogni momento rifiutato: vigliacco?
Trovò subito dentro di sé la risposta.
No. Non lo era mai stato, ma cambiare era difficile.
La spossatezza che aveva dentro lo portava a ragionamenti inesistenti.
In realtà era solo stanco di dover giustificare ogni volta la sua presenza, stufo di subire sguardi stupiti e invadenti.
Senza vera intenzione un moto di rabbia lo riempì:
- Dove dovrei essere secondo te? Nei sotterranei? Nei miei vecchi alloggi, ritirato e nascosto da tutti? O in Sala Grande, per farmi osservare dagli occhi curiosi e indagatori di chi ancora non crede? - Torse appena il busto, sfidando il vecchio mago con l'espressione e lo sguardo, visto che la voce non gli veniva in soccorso.
- Ah! - Sbottò l'altro, raggelandolo con un'occhiata. – Certo! Povero bimbo indifeso e abbandonato!
Con foga cambiò punto di appoggio, facendo leva sulla scopa, e riprese con tono risoluto:
- Non puoi raccontare favole a me, Severus Piton! Tu, proprio tu, ti ricordi chi sono e di cosa sono a conoscenza?
Severus tacque. Era sconcertato dal comportamento del vecchio.
Di cosa lo stava accusando?
Tutti ormai sapevano. Potter prima, e i giornali poi, avevano dato in pasto la storia della sua vita all'opinione pubblica del mondo magico.
Poteva esserci davvero qualcuno che non fosse al corrente di ogni cosa? I più segreti sentimenti e il privato dolore compresi, naturalmente.
Gli occhi azzurri sembravano sfidarlo, quasi obbligarlo a mostrare ogni piega dell'anima e ogni suo recondito segreto.
Severus sapeva come difendersi, ma in realtà non lo desiderava.
Perché?
La rabbia trattenuta lo fece fremere, ma la mente di nuovo lo indusse al ragionamento. E se fosse un modo per metterlo alla prova?
Non doveva dimenticare chi gli stava davanti: al mago che lo fronteggiava aveva ucciso un fratello.
Ingoiò, non senza fatica, tutto il dolore che aveva raccolto dentro di sé al capezzale di Albus e si lasciò sfuggire un nuovo sospiro tremante.
Non voleva mostrarsi debole. Non adesso, non con un Silente di fronte.
Eppure non desiderava ritornare ad essere il vecchio Piton: distaccato, caustico e supponente.
- Sì, certo che ricordo. In effetti ne sono ben consapevole. Come di tutte le nuove chiacchiere su di me, ancora una volta infondate. - Distolse lo sguardo per un momento, osservando la tomba bianca. - Ma penso tu capisca che non potevo tornare al castello senza passare di qui.
Stava dicendo la verità e non voleva più nascondersi, né fingere:
- Sono consapevole che nessuno più di te abbia ogni ragione per non volermi tra i piedi.
L'altro ribatté immediatamente:
- Vero. Devi sapere che io non ti reputo il combattente, il valoroso, colui che si è quasi sacrificato per la causa! Io so chi sei tu! – La voce divenne profonda e sferzante - Credi che abbia dimenticato ogni cosa? Come in tanti hanno fatto. Io so da dove vieni e anche chi credi di essere…
Gli occhi azzurri scandagliavano le iridi nere in cerca di una reazione.
- Pensi, quindi, di conoscermi così bene? - La voce roca non nascondeva incredulità. - E dimmi dunque chi sarei, sto ascoltando!
Una breve risata sfuggì dalle labbra del vecchio:
- Orgoglio e inutile supponenza, Piton. - La voce sembrava venire da un altro tempo, da un altro luogo. - Io c'ero, ti ho visto. Sono state le tue decisioni che ti hanno portato ad essere ciò che eri. Nessun'altro ti ha obbligato a scegliere, ragazzo.
Sembrava che volesse aiutarlo, forse solo portarlo dove voleva che andasse.
- Quando arrivi alla mia età, – continuò il vecchio - sai riconoscere gli snodi della vita. Io ho partecipato alla tua sfortuna, ma la via l'hai imboccata da solo.
Severus respirava appena.
Sapeva con esattezza ciò che l’anziano mago gli stava dicendo. Ormai da tempo aveva imparato a riconoscere anche lui gli incroci focali dell'esistenza.
Che quel momento fosse uno di essi?
- Non puoi non sapere ciò che tutti sanno. - Il soffocato gracchiare della sua stessa voce lo indispettiva. - Ormai tutti mi hanno analizzato vita e scelte. Perciò chi pensi io sia? Avanti, è il momento giusto: sbattimi in faccia il tuo odio, la frustrazione di non essere arrivato in tempo per impedirmi di fare ciò che ho fatto, la convinzione che io sia stato, e sia rimasto, completamente uno di loro! Conosco le accuse cui dovrò rispondere, ho accettato il mio destino da quando ho riaperto gli occhi. E tu hai tutte le ragioni di vedermi solo come malvagio e insensibile, codardo e freddo calcolatore. Un abietto essere che ti ha portato via il fratello. Nonostante tutto ti capisco.
Il mago sorrise appena, le labbra nascoste dalla folta barba:
- No, non è ciò che voglio. Non è ciò che penso. - La voce profonda non era ostile, ma impassibile.
Il cespuglio di capelli grigi si mosse appena quando si girò verso la tomba bianca.
Un attimo di sospesa tensione, di inattesa riflessione.
A Piton sembrò che il mondo fosse in attesa.
Poi Aberforth assunse un'aria infastidita:
- Tu sei un altro di quelli imbrigliati nelle ragnatele tese da quel brillante mago di mio fratello! Ecco chi sei, Piton! È stato tanto in gamba da portarti via ai Mangiamorte, da farti combattere le sue battaglie e addirittura da arrivare a farsi uccidere da te. Perché sappiamo bene che non è stata una tua idea, quella di farlo volare dalla torre più alta, certo che no!
Il tono di colpo mutò in basso, rauco e rabbioso, con una sfumatura di un dolore talmente profondo che a Severus vennero i brividi
- Ma lui ha avuto la sua spettacolare uscita di scena. E tu, tu sei rimasto e hai dovuto pagarne lo scotto, come tanti altri prima di te in occasioni diverse...
I capelli grigi nascosero il viso rugoso e tirato nell’attimo in cui Aberforth abbassò lo sguardo e la testa:
- Ancora adesso ti manca, vero ragazzo? Anche adesso che tutto è finito, che sai come agiva e come sapeva far succedere quel che desiderava. Ora che conosci quanti sono stati manipolati e convinti da lui, anche adesso lo rimpiangi e vieni a versare lacrime sulla sua tomba.
Le parole erano state pronunciate con tono amaro. Tornò a fissarlo in volto, con gli occhi di Albus dietro lenti opache e sporche:
- E non è nemmeno tuo fratello, non è nulla per te. Io almeno ho la scusa di essere sangue del suo sangue. Tu perché lo fai? Ciò che hai passato non ti ha insegnato nulla? - Lo sguardo divenne di ghiaccio e un tono di aperta sfida si insinuò nella voce dell’anziano mago. - Non sono mai stato un tuo ammiratore, lo sai bene. Sei sempre stato in grado di metterti benissimo nei guai da solo… Perché aggregarti a qualcuno che poteva solo peggiorare la tua situazione?
Nel cuore di Piton germogliò la ribellione.
Forse non era imparentato con Silente, ma da lui aveva avuto una seconda possibilità, lo aveva accolto, aiutato, gli aveva dato uno scopo e lo aveva strappato all'orrore di un futuro senza vita, fatto solo di morte.
- Mi dispiace contraddirti, Aberforth, - sussurrò, ma anche con quella voce l'anziano mago poteva udirlo con chiarezza, - ma per me tuo fratello è stato il padre che non ho mai avuto.
Lasciò cadere le ultime parole nel silenzio della radura erbosa, interrotto solo dai richiami dei gufi nella vicina foresta.
Non aveva mai confessato a nessuno quella verità. Nemmeno allo stesso Albus.
Aveva scelto.
Era giunto il momento in cui il nuovo Severus smettesse di nascondersi dietro frasi sibilline e mezze parole, era ora di prendere in considerazione una nuova strada, accettando sentimenti e pulsioni che aveva sempre negato.
Questo implicava il dar significato ad una vita persa e ritrovata.
Esternare ciò che provava era una fatica inimmaginabile, ma dopo averlo fatto si sentì più sereno, come se avesse liberato una parte di sé che nemmeno sapeva di avere.
Si rivolse con franchezza all'uomo magro e alto, che così tanto assomigliava al vecchio, caro amico. Parlargli era come dire ad alta voce tutto quello che con il vecchio mentore non aveva mai avuto il coraggio di ammettere:
- Strano il destino, vero Aberforth? La persona che mi ha manipolato è quella a cui devo tutto. L'essere andato così vicino alla morte, poi, mi ha fatto vedere ogni cosa in modo più chiaro. Da tanto avevo capito cosa sarebbe stato il mio destino se tuo fratello non avesse deciso di usarmi per portare a termine il suo piano migliore. - Abbassò ancora il tono. - All’inizio mi ha accolto, ma mi disprezzava, non si fidava di me. Riuscì comunque ad usarmi come un'arma, la sua arma contro il Male, al servizio del Male. Facendo questo mi ha guarito, mi ha mostrato un nuovo modo di vivere e mi ha dato una casa. Tutto il resto non ha più importanza. È riuscito a distruggere quel Male. Fossi anche solo servito parzialmente per questo, non potrei esserne più felice!
Gli occhi scuri erano tornati a riempirsi di lacrime, ma Severus non li abbassò. Lasciò che l'uomo burbero, dai lunghi capelli color ferro, leggesse ciò che gli traspariva dallo sguardo.
- Dunque è vero. - Rispose Silente - Albus ha saputo toccare il cuore del Mangiamorte.
I chiari occhi indagatori scrutavano l'uomo in nero, forse sperando in un cenno, in un movimento che tradisse la verità.
Piton fece di più. Parlò:
- I veri Mangiamorte non hanno mai avuto un cuore. Chi era un uomo fin dall'inizio ha saputo trovare un modo per smarcarsi da quella schiavitù, prima o poi. Io l'ho fatto, grazie a tuo fratello, e prima di altri. Ciò che avevo imparato mi è servito per combattere, per proteggere, per indagare e trovare spiragli di debolezza. Non ho mai avuto paura di morire. - Perché non riusciva più a trovare i toni duri e sprezzanti che erano parte integrante della sua voce una volta! - Ero già morto dopo aver ascoltato ciò che non dovevo e averlo riportato a chi non avrebbe mai dovuto sapere! Quella porta socchiusa, tu che mi hai scoperto e cacciato. Quel giorno ho segnato il mio destino.
- Per Merlino! Stai difendendo mio fratello? E da chi vorresti difenderlo? Da me? - Il tono era sprezzante, il viso mostrava diffidenza e rimprovero. - Stai sicuro che l'ho conosciuto meglio di te!
Severus scosse il capo tornando a socchiudere gli occhi:
- No, no Aberforth. Nessuno lo conosceva meglio di te, ma non mi riesce naturale accettare il tuo punto di vista. Ci sono tante verità. - Sussurrò appena, - Io difendo la mia.
Non intendeva dare del bugiardo a nessuno, voleva solo far comprendere quanto fosse stato importante contribuire alla visione che aveva avuto il preside di Hogwarts a quel tempo.
E se avesse potuto parlare con Albus adesso? Cosa gli avrebbe detto?
- Anche grazie a tuo fratello non sono più ciò che credi. Tutti possono cambiare. Per quanto possa sembrare assurdo e inverosimile io l'ho fatto. - Inspirò a fondo, beandosi del profumo di resina dei vicini alberi antichi - L'ho fatto più volte nella vita. Ho cambiato pelle per molte ragioni diverse, ma sono sicuro che questa sarà l'ultima.
Un muscolo guizzava sulla guancia chiara, la mente rincorreva il ricordo del colloquio di quella mattina con Minerva:
- Non ho ancora deciso se resterò, come mi è stato chiesto. Ma puoi credermi: non sono più l'uomo che ero. Sono stato così vicino a perdermi nel buio eterno che il mio vecchio io è stato come spazzato via. Ho abbandonato le convinzioni radicate insieme ai rimpianti, ai rimorsi e anche al dolore di non saper essere ciò che sono. A cosa serve una seconda occasione se non decidi di ritrovare te stesso?
Lo sguardo nero non lasciava le iridi azzurre, attente e indagatrici.
- Ho fatto tanti errori. Sono stato causa di tante morti. Ho ucciso, a mia volta. - La voce rauca si incrinò per un momento, ma subito riprese, decisa - Ora voglio essere l'uomo che sarei dovuto diventare. Nessuno più potrà piegarmi, nessuno riuscirà a ingannarmi o a irretirmi. La verità l'hanno vista questi occhi e non la dimenticheranno più. Potrai non perdonarmi mai, per ciò che ho fatto, e posso comprenderlo. Ma la realtà è che resterò per sempre l'uomo di Albus Silente e tu dovrai fartene una ragione.
Piton sentì il gatto tornare a strusciarsi contro una gamba e abbassò lo sguardo. Gli occhi gialli, interessati e vivaci, lo fissavano. Poi un miagolio sommesso sembrò salutarlo.
Tornò a guardare negli occhi azzurri. Aberforth cercò di nascondere l'espressione di sorpresa e incredulità che gli si era dipinta sul viso.
Si riprese subito, con un brillio intenso dietro le lenti rigate:
- Non hai bisogno del perdono di nessuno, men che meno del mio. L'unica indulgenza cui puoi ambire è quella verso te stesso. Solo tu sai le vere e profonde ragioni che ti hanno portato alle scelte che hai fatto. Quando avrai imparato ad assolvere e comprendere te stesso avrai la forza di abbracciare la tua nuova vita.
Severus non riuscì a rispondere, gli occhi ora agganciati ai movimenti del felino che sembrava non voler lasciare il comodo appoggio dei suoi piedi.
Anche se non aveva parlato l'altro sembrò comprendere la domanda inespressa:
- Già, ho un nuovo compagno: ti ricorderai di Grattastinchi, vero? La Granger me lo ha affidato per qualche tempo. Il nuovo lavoro la porta spesso ad assentarsi per parecchi giorni e non voleva lasciarlo solo troppo a lungo. Sembra effettivamente che la caccia ai topi sia diventata il suo sport preferito e solo Merlino sa quanto ce ne sia bisogno al Testa di Porco! - Terminò la frase con una breve, sommessa risata.
Il viso aveva cambiato espressione. Era rilassato e quasi amichevole:
- È una bestia strana. Sembra gli basti solo avere la pancia piena e una dose di riposo davanti a un bel camino acceso, ma da quando sta con me è in grado ogni volta di indicarmi le persone sincere, di cui mi posso fidare. Ti dirò di più: fino ad ora non ha mai sbagliato!
La voce rude tacque e Aberforth si mise in ascolto.
Il gatto era accomodato di nuovo sul piede di Piton, con la coda avvolta attorno alle gambe fasciate dai pantaloni scuri, come un piccolo serpente irsuto e rosso. Il rumore delle fusa arrivava chiaramente alle orecchie del vecchio.
Il miagolio seguente fu dolce e allungato.
Calò un silenzio lieve, quasi cordiale.
L'anziano mago tornò a parlare, dopo il breve attimo sospeso di riflessione:
- Non andartene, ragazzo, resta a Hogwarts. - La vibrazione della voce fece cambiare di nuovo il viso, rendendo le rughe meno marcate e il tono divenne lieve e sincero - La tua missione non è ancora finita. Albus spesso vedeva lontano e ora sono sicuro che gli sia successo anche con te. Sono convinto che potrai fare un ottimo lavoro qui. - Sorrise appena - Senza contare che la McGranitt non può star dietro a tutti gli scavezzacollo che presto arriveranno a turbare le sue giornate! A questo puoi pensare tu: sei ancora giovane e burbero abbastanza per farlo!
Piton tornò a fissare lo sguardo chiaro, mentre il gatto a suoi piedi continuava a miagolare sommessamente.
- Andiamocene, diavolo rosso! - Lo chiamò l'anziano mago mentre si allontanava piano, zoppicando e appoggiandosi alla scopa. - Siamo già in ritardo! La nuova insegnante di volo vorrà ispezionare la nuova scopa prima di usarla.
Si fermò e tornò a rivolgersi a Piton con il solito tono burbero:
- Ti aspetto a cena in Sala Grande, ragazzo. Non deludermi.
La figura di Aberforth scomparve poco dopo dietro la grande pietra e Severus restò solo.
Il sole calava sul lago, nascondendosi dietro le nubi, ma inondando la radura con una morbida luce rosea.
Altri importanti ricordi sarebbero stati legati al lago: lo scoprire uno scopo, l'accettare un impensato cambiamento, il regalo di una speranza.

Edited by kijoka - 22/1/2022, 23:27
 
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view post Posted on 23/1/2022, 19:48
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Complimenti, Monica, mi riservo il commento in seguito.
Bravissima
 
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view post Posted on 23/1/2022, 21:30

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Grazie davvero, Chiara! 😍
 
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view post Posted on 25/1/2022, 00:00
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Dalla terra dove s'intrecciano misteri, magie e leggende.

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L’anima di Severus accarezzata dall’acqua nera.
Il suo coraggio custodito in una bara bianca.
Il corpo di Severus coccolato dal morbido pelo di un gatto rosso.
E chi tira fuori tutti questi colori? Tu, Monica, che sei abilissima narratrice e maestra della psicologia di un personaggio difficile, anzi, di due personaggi difficili come i protagonisti della sfida.
Hai preferito raccontare di un Severus colto in un momento di fragilità che mi ha spiazzata. E tanto forte è stato il senso di smarrimento, tanto confortante, invece, l’approccio di rude gentilezza che usa Aberforth con lui; il tutto reso ancora più ammaliante dalle sinuose movenze di Grattastinchi, novello serpente che non imprigiona più il corpo di Piton, ma rappresenta il simbolo del perdono di tutto il mondo magico.
Bellissimo.
 
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view post Posted on 25/1/2022, 16:13
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I ♥ Severus


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Una bella storia, intensa e traboccante di emozioni, come è tuo solito fare.
La parte iniziale mi ha ricordato l'atmosfera del Tempio, le emozioni profonde, il dolore e la speranza che comincia a illuminarlo.
La seconda parte, con il dialogo e la sua complessità densa di informazioni, è più cerebrale e le emozioni si stemperano un po', ma serve a rafforzare la presenza di Aber come personaggio rilevante.
Originale l'uso della scopa attraverso i ricordi di gioventù, che ho molto apprezzato.
Nel mio personale podio delle storie migliori sei al terzo posto: complimenti.
 
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view post Posted on 26/1/2022, 21:39

Sfascia-calderoni

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Per Lonely Kate

Ti ringrazio molto, Kate, per aver letto così attentamente la mia storia.
Spero che questo mio Severus non ti abbia troppo disturbata: l'ho descritto sicuramente in un momento particolare.
Come sempre mi rendo conto che chi legge spesso sappia trovare lati dei racconti che erano quasi sconosciuti a me stessa.
Nel mio caso non avevo ragionato troppo sui colori, né al paragone tra Grattastinchi e il serpente. Trovo davvero bellissimo il paragone che hai saputo trovare!
D'altro canto, in alcuni casi, capita come se il lettore possa essere in grado di vedere il pensiero, come è capitato a me scorrendo un paio di frasi tue.
Grazie davvero!
 
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view post Posted on 26/1/2022, 21:48

Sfascia-calderoni

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Per Ida

Ti ringrazio tanto per le parole che hai saputo trovare per la mia storia.
Sono molto contenta del posto che mi hai assegnato nel tuo podio personale.
L'immagine iniziale con la passeggiata accanto al lago è proprio quella che mi ha fatto nascere l'idea, in effetti. La seconda è stata proprio quella della fuga da adolescente sulla scopa.
Se si nota una differenza tra la prima e la seconda parte forse è perché, dopo tanti anni, ricominciare a scrivere è difficile ed è chiaro che io non possa contare sul fatto che sia automatico ritrovare un equilibrio che, ai tempi, stavo ancora imparando a gestire.
In realtà quest'anno ho voluto solo mettermi alla prova.
Vedremo che succederà.
Per il momento grazie, grazie davvero!
 
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view post Posted on 26/1/2022, 21:52
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I ♥ Severus


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CITAZIONE (kijoka @ 26/1/2022, 21:48) 
Per Ida

Ti ringrazio tanto per le parole che hai saputo trovare per la mia storia.
Sono molto contenta del posto che mi hai assegnato nel tuo podio personale.
L'immagine iniziale con la passeggiata accanto al lago è proprio quella che mi ha fatto nascere l'idea, in effetti. La seconda è stata proprio quella della fuga da adolescente sulla scopa.
Se si nota una differenza tra la prima e la seconda parte forse è perché, dopo tanti anni, ricominciare a scrivere è difficile ed è chiaro che io non possa contare sul fatto che sia automatico ritrovare un equilibrio che, ai tempi, stavo ancora imparando a gestire.
In realtà quest'anno ho voluto solo mettermi alla prova.
Vedremo che succederà.
Per il momento grazie, grazie davvero!

In effetti, è stata un'ottima prima prova! :*:
 
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view post Posted on 27/1/2022, 19:39
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Nuovo Inizio

Le tue descrizioni, Monica sono inarrivabili, strettamente collegate ai personaggi, al loro stato d’animo, alle sensazioni.
Il volo del giovane Severus è un capolavoro di emozioni di ricordi e di libertà che sai trasmettere a chi legge in maniera superba!
Mocciosus è lontano e il vero Severus può volare via sulle ali del vento, della speranza, della gioventù: mi sono ritrovata su quella scopa, con lui a riscoprire desideri, illusioni e libertà.

CITAZIONE
vivere ogni giorno come durante quel volo così lontano nel tempo, senza vincoli e pentimenti...

Ma quello che mi ha davvero affascinato è il dialogo tra Aberforth e Severus, lo hai condotto con rara bravura, senza essere ovvia e quasi capovolgendo il punto di vista; Severus giustifica e esprime tutto l’apprezzamento per Albus, mentre il fratello sembra critico e pronto a metterne in luce gli aspetti più oscuri della personalità: non è così.

Ab è una figura centrale e descritta a tutto tondo dalle tue parole: lui sa, è consapevole del bene e del male sia di Severus che di suo fratello, conosce la verità. Ab mi piace moltissimo: è un personaggio che somiglia a Severus per certi versi e, forse per questo, il dialogo diventa quasi un monologo che racconta dolori e errori di Severus.
Sei stata bravissima a condurlo e a consentire a Severus di piangere di fronte ad altri: una cosa che il suo antico orgoglio non gli avrebbe permesso, ma adesso, finalmente, nella nuova speranza e vita che gli si apre davanti sa di poterlo fare, sa di poter sciogliere il nodo di sentimenti nascosti che ha tenuto chiusi in sé per una vita intera.

Sei stata molto brava anche ad accennare, intrecciando tra le parole e le dichiarazioni scambiate tra i due, gli eventi che hanno portato alla caduta di Severus e alla sua resurrezione.
La voce è roca, ma poco importa guarirà, d’altra parte c’è chi lo ha reso zoppo in questa sfida :lol: :lol:
Quello che conta è che Severus abbia un amico e che voglia vivere e sperare, finalmente libero.
Una storia stupenda che con quella di Ele ed Elly fa parte del mio personale podio.
Bentornata, Monica!!!!

Edited by chiara53 - 5/2/2022, 18:45
 
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view post Posted on 4/2/2022, 19:50

Sfascia-calderoni

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Per Chiara

Prima di tutto mi devo davvero scusare per il ritardo con il quale sto rispondendo al tuo commento.
Ti ringrazio moltissimo per quanto hai scritto sulla mia piccola storia.
Il fatto che ancora riesco a trasmettere alcune sensazioni tramite le mie parole mi solleva da tanti dubbi.

CITAZIONE
Le tue descrizioni, Monica sono inarrivabili, strettamente collegate ai personaggi, al loro stato d’animo, alle sensazioni.

Un grande complimento, mi fai arrossire... :blush:
In realtà l'unico modo che ho per entrare nei sentimenti dei miei personaggi è farli muovere in un ambiente che li anticipi o li completi. Sono sempre felice quando riesco a trasmettere questo anche a chi legge.

CITAZIONE
Il volo del giovane Severus è un capolavoro di emozioni di ricordi e di libertà che sai trasmettere a chi legge in maniera superba!

Ti ringrazio davvero tanto.
Era un attimo che mi si è dipinto nella mente.
In fondo anche Severus deve aver volato da ragazzo, no? ;)

Mi sono molto impegnata nel dialogo tra i due protagonisti e ho scoperto che Aberforth mi piace molto, come personaggio.
Ho avuto comunque un sacco di dubbi su questo colloquio mentre scrivevo, e forse non del tutto a sproposito.
Però ho cercato di trovare una soluzione diversa e mi sono divertita a invertire i ruoli, rendendo anche Severus un pò meno sicuro di sè.
Non è stato facile, ma in fondo mi è piaciuto farli confrontare e se sono riuscita a portarti con me in questo viaggio un pò strano ne sono molto contenta.

CITAZIONE
Quello che conta è che Severus abbia un amico e che voglia vivere e sperare, finalmente libero.

Mi hai letto nel pensiero, per l'ennesima volta... <3
Anche per questo sono ancora più contenta di essere entrata nel tuo podio!
Spero di non deludere le tue aspettative, mai.
Dovrò impegnarmi di più e seriamente anche per questo.
Grazie davvero Chiara.
I tuoi commenti mi fanno sempre bene al cuore. :wub:
 
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view post Posted on 5/2/2022, 18:42
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:rolleyes: <3 <3 <3
 
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view post Posted on 15/2/2022, 09:36
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Ciò che mi ha colpito maggiormente della tua storia è stato il dialogo tra Aberforth e Severus, semplicemente perfetto in ogni parola e in ogni gesto, al punto che era quasi possibile raffigurarlo e “ascoltarlo”. È un dialogo in cui ogni minima emozione, ogni minima intonazione di voce riesce ad emergere perfettamente e questo lo rende assolutamente realistico.
Ho apprezzato moltissimo anche le descrizioni che mi hanno permesso di immergermi completamente in quello che stava accadendo.
Un racconto veramente stupendo!
 
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view post Posted on 15/2/2022, 19:24

Sfascia-calderoni

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Grazie di aver letto il mio racconto. E grazie di aver lasciato i tuoi pensieri.
Il colloquio non è stato facile da scrivere, volevo scrive tante cose e alla fine ho dovuto tagliare.
Sono davvero contenta che però, nonostante questo, ti sia piaciuto quel che ho scritto! ☺️ Grazie!
 
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12 replies since 22/1/2022, 19:03   242 views
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