Titolo: The chimes at midnight (Dodici rintocchi)
Autore: Lonely_Kate
Data: dicembre 2020
Questa storia era stata dimenticata, grazie ad ‘Albus e Severus’ per averla riportata alla luce.
Beta-reader: Chiara53, Arwen68, Xe83
Tipologia: one-shot
Genere: introspettivo
Rating: per tutti
Personaggi: Severus Snape, Albus Silente, altri personaggi.
Pairing: nessuno
Epoca: HP 6
Avvertimenti: nessuno
Riassunto: allo scoccare della mezzanotte la speranza può brillare come la luce della luna.
Nota: devo precisare che la storia è divisa in momenti temporali diversi, per sottolineare i quali ho scelto di utilizzare i seguenti tempi verbali: ‘adesso’ in terza persona, ‘ore prima/dopo’ in seconda persona.
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling ed a chi ne detiene i diritti. L’immagine inserita: ‘The Forest of Dean’, non è di mia proprietà ma è tratta da musicalkilljoy.tumblr.com di autore sconosciuto. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
Carissime Chiara, Manu e Xenia, cercavo un ‘pensiero d’autore’ per ringraziarvi della gentilezza, pazienza e affetto dimostratemi. Poi mi sono detta che le parole più belle e sincere sono quelle che vengono dal cuore: non potete sentirlo battere ma lo fa, forte, e vi dice grazie
.
The chimes at midnight
Adesso
La foresta, fitta, impenetrabile era immersa in una oscurità più profonda del solito.
L’aria immobile, nell’incredibile assenza anche di un flebile alito di vento.
Le ardenti fiamme che avevano squassato la pace della notte erano ormai sopite e il tenue chiarore della luna piena, in quella fresca notte di inizio estate, non riusciva a penetrare i folti rami degli alberi.
Nel sottobosco si muoveva, solitaria e indisturbata, una figura ammantata di nero, a nascondersi e mimetizzarsi col buio, restia anche a farsi scorgere dai rifrangenti occhi dei gufi.
Impugnava la sua bacchetta magica: betulla, nucleo di crine di unicorno, la più difficile da convertite alle arti oscure.
Lui c’era riuscito.
La portava all’altezza del fianco destro, il pugno ne stringeva convulso il manico.
Dopo la fuga non si aspettava un assalto di sorpresa, pensava di essere ormai solo, ma gli eventi delle ultime ore l’avevano scosso nel profondo.
Ad ogni attimo avvertiva la necessità di tirare un lungo respiro, imprigionando dentro di sé quanta più aria fresca possibile.
Era un buon sistema per trattenere le lacrime.
Non era ancora al sicuro: lasciarsi andare al pianto rappresentava una debolezza che non poteva ancora concedersi, anche se l’avrebbe desiderato con tutto se stesso.
Il buio della notte e le ombre della foresta non erano di aiuto.
Come se avesse gli occhi chiusi, alcune immagini continuavano, implacabili, ad attraversargli la mente, la coscienza…
Ore prima
Il crepuscolo è sceso lento, inesorabile.
Una leggera brezza trasporta i lievi profumi della notte di brughiera in Scozia.
Sei solo.
Il momento è alfine giunto, il destino dell’uomo verrà a compiersi da qui a qualche ora.
Una strana pace ti circonda, un silenzio stagnante che sai pregno di echi di morte.
La mente si dibatte su multipli tormenti; tutto è stabilito, pianificato, ma le tue informazioni sembrano troppo frammentarie, come se dovessi, a breve, fare un salto nel vuoto.
Hai paura.
Il pugno tra il cuore e lo stomaco spinge sempre più forte.
Sai perfettamente che non è del tuo coraggio che temi il fallimento, ma del tuo io più profondo, del tuo essere un uomo completamente nuovo che ha recuperato tutta la sua integrità morale e ne ha fatto il suo più grande punto d’orgoglio.
No, non è delle tue colpe che stai parlando, quelle restano incancellabili, marchiate a fuoco nella tua anima ma perfettamente visibili sul tuo corpo.
Hai paura di guardare Albus negli occhi.
Hai paura che lui ti supplichi, non vuoi che si umili davanti a te.
Temi che il ragazzo sia presente, non vuoi dargli conferme che non merita di avere, che non è giusto che abbia.
Ma sai che, alla fine, è proprio così che sarà… odio su odio.
Ore dopo
La Torre di Astronomia è anch’essa immersa in un silenzio irreale all’arrivo della figura dal nero manto in cui ti riconosci.
È come se ti stessi guardando dall’esterno, un altro te che ti scruta, ti giudica.
Sai che il tuo posto è quello, ora o mai più.
Il sipario è aperto, che la pantomima abbia inizio.
Assurdo, inconcepibile, quasi ridicolo.Su questo palcoscenico, però, non sei solo.
Tetre e minacciose figure si nascondono o si palesano ai tuoi occhi.
La luce della luna inonda, coi suoi argentei raggi, una presenza che sai essere lì, in attesa di te: una presenza calma, serena, decisa.
La luce dell’astro rende ancora più brillanti i riflessi d’argento della lunga barba e dei capelli: li scorgi sullo sfondo di una scenografia che sembra fatta apposta per accecarti.
Il bagliore argentato ti attira a sé: una forza invisibile che ti costringe ad avanzare contro la tua volontà.
Tieni gli occhi bassi, sbirciando con circospezione le altre nere figure presenti.
Il ragazzo è di sicuro nascosto, al sicuro.
I secondi passano.
Il tuo sguardo continua a fuggire il presente.
Non ce la fai.
Non puoi.
I battiti del tuo cuore sono impossibili da contare.
Il tuo corpo desidera solo tornare indietro, nelle tue stanze umide, fredde, ma accoglienti: un riparo dai tormenti del mondo esterno.
- Severus.
Ascoltare il tuo nome non è mai stato così bello, così dolce.
Maledizione.Sollevi palpebre che sembrano fatte di piombo.
Il tuo viso dice: no!
Il tuo corpo urla: no!
- Severus… ti prego…
Eccomi, sono qui, per te. Che tutto l’odio del mondo si concentri su di me.
Albus, io, io solo sono in grado di darti la morte, io solo sono in grado di perdonarti questa folle richiesta che mi hai fatto: ma non sarò mai in grado di perdonare me stesso.
Devo pronunciare solo due parole.
Adesso…- Avada Kedavra!
*********
È finita.
La fuga dal castello.
I bagliori delle fiamme.
Le vicine urla gutturali e disumane nelle orecchie.
Un altro urlo più lontano: Vigliacco!
Quelle parole rivolte al ragazzo, dure, sprezzanti: - Potter, hai il coraggio di usare i miei incantesimi contro di me… Sono stato io ad inventarli… Io, il Principe Mezzosangue!
cit Quello che hai ascoltato e quasi venerato solo perché nascosto tra le misteriose pagine di un libro.
Ti ho insegnato a sopravvivere, a odiare.
Io, padre inconsapevole di un figlio non mio.
Io, figlio immeritato di un padre troppo esigente, che da me ha preteso il sacrificio più estremo.
Io ho scelto.
Io ho accettato.
Cosa mi resta ora?
Sopravvivere.
Non è ancora tutto compiuto…Adesso
La nera figura ha raggiunto una radura inondata dalla luce della luna.
Ora il nero mantello ha assunto riflessi argentei, brilla nella notte.
Un segno. Lui è lì con te.
Lo aveva promesso e, si sa, Silente mantiene sempre la sua parola.
Forse non sarai veramente solo ad affrontare tutta la disperazione che ti attende.
Ti incammini sotto la luce della luna.
La tua casa a Spinner’s End ti aspetta.
Dovrai pazientare ancora prima di rivedere l’unico vero padre che hai mai avuto, perché sai che lo rincontrerai presto.
Albus sarà accanto a te, ne sei sicuro.
(IMG:https://upload.forumfree.net/i/fc11829403/musicalkilljoy.jpg)
Cit. ”Harry Potter e Il Principe Mezzosangue”.