Il Calderone di Severus

Gabrix1967 - Non stancarti di aspettarmi, Tipologia: one-shot - Rating: per tutti - Genere: romantico - Epoca: altre epoche

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view post Posted on 6/7/2021, 11:19
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GabrixSnape

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Titolo: Non stancarti di aspettarmi
Autore: Gabrix1967
Data: Febbraio 2021
Beta-reader: Lady Memory
Previewer: Lady Memory
Tipologia: one-shot
Rating: per tutti
Genere: romantico
Personaggi: Severus, Arya (personaggio originale)
Pairing: Severus, Arya (personaggio originale)
Epoca: altre epoche

Avvertimenti: Scritto per la Sfida n. 5 FA+FF : San Valentino!

Riassunto: anche i più ostinati possono cedere.

Nota 1: La mia storia celebra due amori, quello per Severus e quello per il racconto di Lady Memory “Conta di primavera”, che è entrato involontariamente e prepotentemente nel mio, con l’idea romantica che ruota intorno al dono floreale.
Nota 2: Il Non Ti Scordar Di me (o Myosotis) è un fiore dal colore azzurro delicato e dall'odore molto dolce, famoso per i miti che si celano nel corso della storia. È spesso associato all'idea di amore, simbolo di sincerità e fedeltà. Come possiamo intuire dal nome, l'intento è quello di creare un collegamento tra le persone care che però sono lontane.
Nota 3: Ringrazio Mep per l’attenta lettura, per i preziosi suggerimenti e per le piacevoli chiacchierate. Quando finalmente ci incontreremo, sembrerà di conoscerci da una vita.

Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I personaggi originali, i luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.

Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.

Non stancarti di aspettarmi.



Era ormai trascorso oltre un anno dal suo risveglio e, quand’era accaduto, Severus aveva creduto di essere morto e di essersi ridestato nella luce del sorriso e dello sguardo amorevoli di Lily.
L’illusione, però, era durata il tempo di un battito di ciglia. Il dolore aveva subito invaso il corpo del mago, e, con questo, era giunta la consapevolezza che a osservarlo non fosse affatto la ragazza che aveva amato e perso.
Mentre il male fluiva nelle sue vene, e Severus annaspava nei ricordi fino a quel momento sopiti dallo stato d’incoscienza, un’immagine era arrivata a fugare i suoi dubbi e un nome si era fatto strada nella nebbia che offuscava la sua mente.
Arya.
Il veleno della delusione era allora giunto, per fondersi con quello del serpente che gli intossicava l’anima, mettendolo di fronte alla propria condanna. Era ancora imprigionato in una vita che non voleva.

Fu per questo che, una volta cosciente, Severus rivelò ai pochi che riuscivano a rimanergli accanto il suo lato più temibile, quello spietato di chi non ha più niente da perdere. Il professore di Pozioni arroccato nel suo scontroso sarcasmo, che il mondo magico aveva conosciuto prima della Seconda Guerra Magica, era solo un pallido ricordo e, al suo posto, si era risvegliato un mago collerico e astioso, che non sopportava la presenza di altri esseri umani. Il riscatto sociale, di cui avrebbe dovuto essere grato a Harry, non gli serviva e non gli bastava per andare avanti e, di certo, non voleva la pietà né la condiscendenza di alcuno.
Arya sapeva bene a quale livello di crudeltà potesse giungere il mago pur di allontanare qualcuno da sé. Era innamorata di lui da sempre, sin dai tempi della missione per Silente e anche da prima, nel periodo in cui era una brillante studentessa. Ma da quando si era risvegliato, Severus sembrava incapace di provare altri sentimenti che non fossero la rabbia, ragion per cui tutti si tenevano a distanza.
Ciò nonostante, la giovane strega e capace Medimago aveva subito accettato di assisterlo quando lo avevano portato, quasi esanime, al San Mungo, convinta che, da qualche parte, in quel corpo imprigionato dagli effetti tossici del veleno ci fosse ancora l’anima generosa del mago che aveva imparato ad amare e nel quale non aveva mai smesso di credere.

Poi, come se il rancore si fosse spento, Severus si era trovato sempre più spesso a osservare con piacevole stupore la sua infaticabile Guaritrice. Quella dedizione incondizionata e gli effetti positivi delle cure alle quali era stato sottoposto gli avevano donato, per la prima volta nella sua vita, il piacere di sentirsi amato e accettato. Così, anche la speranza di poter abbandonare la solitudine nella quale era da sempre relegato era cresciuta in lui. Spesso, però, il dubbio che una strega così giovane e bella potesse amarlo lo lasciava incredulo. Non gli sembrava possibile che, nonostante tutte le differenze tra loro e i suoi tentativi di allontanarla, lei potesse ancora rimanergli accanto.

*****



Una mattina di fine gennaio, Arya entrò nella stanza con un sorriso contagioso. Si comportava sempre così quando litigavano la sera prima. E ciò accadeva frequentemente, a causa del malumore del mago. Ma quella volta, c’era qualcosa d’indefinibile nella sua espressione. Non sembrava affatto la solita offerta di pace, c’era dell’altro e Severus non riusciva bene a comprendere di cosa si trattasse.

“Buongiorno, Severus!” esclamò la strega, posando un enorme vassoio sul tavolo.
Era bella da togliere il fiato e il mago trovava irresistibile la spontaneità con la quale era capace di lasciarsi alle spalle ogni contrasto, offrendogli ogni volta un nuovo inizio. Tuttavia, Severus non riusciva a immaginare in che modo avrebbe potuto abbandonarsi a un sentimento così dolce senza sentirsi vulnerabile e ridicolo. Per questo, si affrettò a mettere da parte le sue fantasie.

“Buongiorno,” rispose con il suo solito tono scontroso. “Avete deciso di farmi ingrassare per cucinarmi in occasione del prossimo banchetto ufficiale?” chiese poi, dopo aver osservato la grande quantità di cibo contenuto nei piatti.

La risata cristallina di Arya riempì la stanza.
“Certo che no, pensavo di far colazione con te!” chiarì divertita, porgendogli il bicchiere colmo di Pozione Corroborante.

“Non ti arrendi mai,” borbottò il mago, prima di cominciare a bere la medicina.

“Difficilmente,” ammise la giovane, prendendo posto accanto a lui. “La costanza e la dedizione sono gli insegnamenti più importanti del mio professore preferito,” affermò, arrossendo leggermente.

“Più che insegnamenti, costanza e dedizione sono una prigione dalla quale è difficile evadere,” osservò amaramente il mago.

“O il recinto sicuro all’interno del quale proteggere ciò che ci sta più a cuore,” replicò la strega con dolcezza, sorseggiando del tè.
Severus la guardò con ostilità. Non sopportava i continui riferimenti a una felicità che non osava sperare.

“Sai cosa sta organizzando la preside?” chiese Arya, rompendo il silenzio che era calato nella stanza.

“Temo che me lo dirai in ogni caso,” sospirò stancamente il mago.

“Una grande festa per gli studenti in occasione di San Valentino,” esclamò la strega con entusiasmo.

Il mago impallidì mentre una profonda rabbia gli invadeva il petto. “Come pensi che questo possa minimamente interessarmi?” sibilò. “Sono chiuso in questa stanza da quasi due anni, e i miei poteri sono così indeboliti che persino uno studente del primo anno riuscirebbe a mettermi in difficoltà, se solo ci provasse. Non ho più una vita, ammesso che quella precedente potesse definirsi tale. Devo accettare tutto ciò che mi costringete a fare senza poter obiettare. E tu vieni ad annunciarmi un ricevimento per la festa degli innamorati? In che modo questo evento può coinvolgermi? Tu che hai una soluzione a ogni caso, cosa credi che abbia da festeggiare uno come me?”
Il tono di Severus, inizialmente basso e minaccioso, era cresciuto unitamente al disappunto che le sue parole riuscivano solo in parte ad esprimere. I suoi occhi dardeggiavano di una luce sofferente. Per lui parlavano gli anni di rinunce, di solitudine e isolamento, ma anche il desiderio che lo spingeva verso Arya e che credeva troppo pericoloso per abbandonarvisi.

“Immaginavo che potesse essere una bella occasione per uscire un po’ da questa stanza,” si giustificò Arya, visibilmente rattristata. “Ero venuta per chiederti di venirci con me,” dichiarò poi, avvicinando con timidezza la mano a quella del mago, che era appoggiata sul tavolo.
Severus la ritrasse con insofferenza. La rabbia, per la frustrazione che provava, gli montava nel petto. Come poteva l’insistente ragazzina tornare ancora su un argomento che lo faceva sentire inadeguato? Confuso e irritato per la situazione, il mago si alzò da tavola, allontanandosi da lei.

“Ti prego, lascia perdere la mia sciocca proposta e torna a sedere,” lo pregò imbarazzata Arya, che in realtà non aveva sperato davvero in una reazione diversa.

“Gli anni trascorsi al mio fianco non sono stati sufficienti a chiarirti la mia vera natura?” mormorò Severus turbato, riprendendo posto a tavola. “Ti ho spiegato tante volte che devi starmi lontana. Perché, tra tutti, questo è il solo insegnamento che ti risulta incomprensibile?” considerò con un’espressione sofferente che gli alterava il volto.

“Hai ragione,” ammise la strega, imponendosi di respirare lentamente mentre il cuore le batteva forte nel petto e il desiderio di fuggire da quel confronto era insopprimibile.

“Ho ragione, ma sei sempre qui a insistere sullo stesso argomento,” la interruppe il mago, con disappunto.

Arya sorrise dispiaciuta. “Ti lascio gustare in pace la tua colazione,” disse, avviandosi verso la porta.

Severus non replicò. Sorbì un sorso di tè e quando si ritrovò da solo, inspirò e si appoggiò pesantemente allo schienale della poltrona. Per quanto ancora sarebbe riuscito a tenerla lontana?

*****



Nei giorni seguenti non ci furono altri incidenti.
La conversazione era rientrata nei soliti schemi, la festa non era stata più nominata e Arya aveva assunto di nuovo il suo atteggiamento spiritoso e coinvolgente. Solo talvolta sembrava distante e distratta, ma era un attimo e bastava anche un silenzio più lungo a richiamarla alla sua missione.
La mattina del quattordici febbraio, la Medimago arrivò più tardi del solito.

“Hai perso tempo per convincere qualcuno ad accompagnarti alla festa?” chiese Severus contrariato per la frustrazione che provava ogni volta che si rendeva conto di dipendere dalla presenza benefica della strega.
La domanda colse Arya alla sprovvista e la ferì profondamente. Non c’era nessun altro che avrebbe voluto al suo fianco. Da quando Severus aveva rifiutato il suo invito, si era rifugiata nel lavoro e nello studio, come faceva da sempre quando c’era qualcosa che la turbava.

“Già, la festa,” mormorò, impensierita.

“Vorresti convincermi di averla dimenticata?” domandò Severus, incredulo.

“Evitavo solo di parlartene, visto che l’argomento ti ha tanto seccato,” si difese Arya, dirigendosi verso il camino e, sovrappensiero, cominciò a sfiorare i petali candidi dei gigli che adornavano il vaso posato sulla mensola sovrastante.
La delicatezza con la quale la strega compì il semplice gesto, e la tenerezza che il suo viso esprimeva, emozionarono il mago, al punto di fargli provare il desiderio irresistibile di andarle vicino. Non erano forse quelle le stesse premure che gli aveva rivolto in tutti quei mesi, ricevendo in cambio continui affronti?

“È incredibile quanto possa essere intenso e piacevole il profumo di questi fiori,” mormorò Severus sfilando un giglio dal vaso e porgendolo alla strega.

Arya, trasalì sorpresa. Infatti, assorta nella contemplazione dei fiori, non si era accorta che il mago si fosse avvicinato.
“È il potere delle piccole cose,” osservò imbarazzata, “Pochi riescono a coglierne l’esistenza, ma quelli che ci riescono ne rimangono incantati,” aggiunse.

“E oltre al profumo dei fiori, quali altre piccole cose sono riuscite a incantarti?” domandò il mago, accarezzando appena i petali del fiore che Arya aveva in mano.

“Non scherzare,” rise Arya per trarsi d’impaccio, facendo un passo indietro. “Dovrei elencarti una serie di particolari, per lo più invisibili al mondo, che per me sono essenziali. Ma ne risulterebbe una enumerazione lunga, tediosa, e, forse, inspiegabile,” dichiarò, scuotendo leggermente il capo.

“Non posso credere che tu non abbia neppure voglia di iniziare,” la canzonò Severus, prendendole il giglio dalle mani per inalarne meglio il profumo.

Arya sgranò gli occhi incredula. Non si capacitava del fatto che fosse proprio Severus il mago che aveva davanti e che sembrava flirtare con lei. Forse qualcosa era cambiato … Il pensiero le mozzò il respiro.

“Sei pallida,” osservò Severus, riponendo il fiore nel vaso sulla mensola del camino.

“Non è niente,” lo tranquillizzò la strega. “È che facendo attenzione anche all’impercettibile, si finisce per travisare la realtà, vedendo l’inesistente,” affermò, e sul suo volto sconfortato si dipinse un’espressione distratta. “Comunque, non parteciperò alla festa di San Valentino,” dichiarò sorridendo.

“Non ci andrai?” chiese meravigliato il mago.

“Passerò per un saluto quando avremo finito la tua terapia. La preside mi ha fatto capire che sarebbe scortese, da parte mia, non intervenire,” chiarì la strega.

Severus osservò l’espressione di Arya. Nonostante l’evidente delusione, la sua voce era dolce e non c’erano note di rimprovero. Il mago non riusciva a smettere di pensare al fatto che fosse ancora lui l’artefice di quell’ennesimo dolore.
“Vacci direttamente dopo il tuo turno in ospedale,” le propose allora. “Se passassi da me, arriveresti molto tardi.”

“Non ha importanza,” lo rassicurò la strega, “ci vado solo perché me l’hanno chiesto. Il mio posto è qui.”

Severus non riuscì a replicare. Quell’ultima affermazione lo confortava e lo spaventava al tempo stesso.

*****



La giornata trascorse tra mille dilemmi.
Quale altra prova dell’amore di Arya serviva a Severus per abbandonarsi al proprio sentimento? Non era forse vero che la ragazza gli era rimasta accanto in ogni situazione e a dispetto di ogni reazione? Era Arya ad aver sciolto il ghiaccio che imprigionava il cuore del mago e questo non poteva più essere ignorato. Ma come sarebbe stato affrontare il mondo? Cosa ne avrebbero pensato i suoi vecchi colleghi? Se solo avesse potuto trascinarla lontano da tutto e da tutti, forse sarebbe stato più facile ammettere di amarla, ma così, davanti a quanti l’avevano sempre considerato maldestro nei sentimenti, come avrebbe potuto rivelare il suo cuore?
Il mago prese di nuovo un giglio tra le mani e inspirò assorto il suo profumo. Ma i dubbi non lo abbandonavano, così lo rimise a posto, incapace di prendere una decisione. Intanto, le ore correvano via veloci.
Erano ormai le sette del pomeriggio, quando il mago si sentì in preda a una febbre nervosa. Aprì l’armadio e si mise a osservare i suoi indumenti. Cosa si indossa per prendere parte ad una festa? I suoi occhi correvano dalla camicia candida, appesa alla gruccia, alla redingote nera abbandonata ormai da mesi sull’attaccapanni, senza trovare una soluzione. Si vestì con i soliti abiti che i suoi studenti avevano imparato a temere e, posato il mantello sulle spalle, si specchiò per osservare il risultato. A parte le guance incavate, quegli indumenti gli conferivano l’austerità e la fermezza di sempre.

Che lo spettacolo abbia inizio,” pensò avviandosi verso la porta.
Se volevano acclamare l’eroe resuscitato per avere conferma di essersi affrancati delle vecchie incomprensioni, era giusto che intervenisse a quella dannata festa. Lanciò un’ultima occhiata alla mensola del camino e osservò i fiori che si affacciavano dal vaso. Esitò incerto: mancava ancora qualcosa.

Orchideus!”, esclamò socchiudendo gli occhi, dopo aver riflettuto un po’. Un delizioso braccialetto azzurro di prezioso nastro di seta intrecciato con delicati fiori di myosotis, apparve dalla punta della bacchetta.
Il mago scosse il capo con divertita incredulità. Almeno gli incantesimi facili erano di nuovo alla sua portata, considerò chiudendosi la porta alle spalle.
Ma quella piccola soddisfazione si rivelò presto effimera e il dubbio si riaffacciò prepotentemente nel suo cuore. Quel dono avrebbe condannato Arya a un’esistenza legata a un passato invadente. Così Severus si trovò a contemplare più volte i piccoli fiori azzurri. Il loro profumo era dolce e invitante e sembrava il preludio di una vita migliore, che però, man mano che si avvicinava al castello, lo atterriva, anziché sedurlo. Temeva il ridicolo più di quanto avesse mai temuto di essere scoperto da Voldemort. Una vita senza maschere, per lui che non era avvezzo a confrontarsi con sentimenti positivi, era più minacciosa di qualunque prova avesse già affrontato. Mai, prima di allora, si era sentito così debole e vulnerabile.
Era quasi arrivato all’ingresso quando la paura lo fece desistere. In un istante gli fu chiaro che occorre molto più coraggio a vivere un sentimento che a negarlo. Lui, il mago che aveva ingannato Voldemort, non riusciva nemmeno a sopportare l’idea di affrontare gli sguardi curiosi di chi avrebbe scoperto che poteva amare…
Un brivido gli corse lungo la schiena e Severus seppe che non ce l’avrebbe fatta, che mai sarebbe riuscito a varcare quella soglia, neppure per andare incontro alla donna che l’aveva amato da sempre senza chiedergli nulla in cambio. Fece scivolare il braccialetto di fiori nella tasca del mantello e, vinto, si voltò nella direzione opposta, incamminandosi verso la Foresta Proibita. Si sarebbe nascosto lì fino al termine di quella serata.
Aveva fatto solo pochi passi quando fu raggiunto da una voce.

“Vai già via?” gli chiese Arya quasi senza fiato per la corsa, affiancandolo.

“Non ti si può nascondere niente,” mormorò ironicamente il mago, imbarazzato di vederla lì.

“Ti ho cercato dappertutto,” spiegò la strega con concitazione. “Solo quando sono rientrata per la terza volta nella tua stanza mi sono accorta che la tua redingote non era sull’attaccapanni,” aggiunse in un sussurro.

Severus la osservò. Nei occhi verdi della strega brillava una luce di speranza.
“Non posso,” mormorò il mago, estraendo dalla tasca il delicato braccialetto di fiori azzurri, senza osare offrirglielo. “Ho provato a crederci, ma non capisci che meriti di più di quanto potrei offrirti?” disse con espressione rattristata.

La giovane strega lo guardò incredula. Poi si accostò al mago e prese il dono floreale fra le mani. “Hai una mente brillante, prova a darla tu una risposta plausibile alla tua domanda,” gli bisbigliò all’orecchio e, tirandosi indietro, gli sfiorò delicatamente la guancia con le labbra.

Severus la guardò scosso, come se quell’unico gesto avesse potuto inchiodarlo a una verità che continuava a nascondersi. La desiderava con una disperazione accecante, e al tempo stesso, era sicuro di non meritarla.
“Non puoi considerare davvero una vita accanto a me,” esclamò sconcertato.

“Non riesco a pensarne una senza di te,” lo corresse Arya.

“Sono vecchio, scontroso e malato; cosa potrei mai offrirti?” insistette il mago.

“Ti amo,” mormorò Arya con dolcezza, avvicinandosi un po’.

“Non mi piacciono le feste, non so tenere una conversazione mondana, intimorisco chiunque,” insistette Severus.

“Ti amo,” tornò a ripetere Arya, e il suo sguardo era deciso.

“Sei cocciuta!” esclamò il mago esasperato, facendo un passo indietro.

“Non sono le parole che speravo di ascoltare dalla tua voce, ma le prenderò come un complimento,” scherzò la strega avvicinandosi ancora, senza smettere di guardarlo.

“Cosa vuoi da me?” domandò il mago stremato, arretrando ancora. Ma la via di fuga era bloccata e si trovò con le spalle contro un tronco d’albero.

Arya non rispose. Lo contemplò ancora per qualche istante, poi sfiorò le labbra di Severus con le proprie, sentendosi inebriata da quel leggero contatto. Sentì il respiro del mago fondersi al suo e diventare impaziente. Quindi chiuse gli occhi e lo baciò.

Severus percepì un calore intenso irradiarsi in tutto il corpo, come se quel contatto avesse avuto il potere di riportarlo finalmente in vita. Non aveva mai avvertito dentro di sé un’energia tanto incontenibile. Ricambiò il bacio di Arya, dapprima esitante, poi, come se avesse sempre saputo ciò che doveva fare, strinse la strega tra le braccia con passione.
Ora gli era difficile separarsi da lei; una brama che era rimasta sopita per anni, scorreva nelle sue vene. Il desiderio, tenuto a bada dal senso del ridicolo e dalla necessità di difendere e di difendersi da ciò che gli appariva un tempo minaccioso e ingestibile, ora si era fatto audace. Ma una mente disciplinata come quella del mago non poteva soccombere nemmeno dinanzi a una gioia insperata. Così Severus sciolse la strega dall’abbraccio che lasciava presagire ancora altre dolcezze e la osservò. Con curiosità, notò che Arya aveva le guance arrossate e rigate di lacrime.
“Cosa ho fatto, ora?” domandò sconcertato.

“Nulla, sono solo tanto felice!” mormorò la strega, confusa.

“Be’, hai uno strano modo di dimostrarlo,” replicò il mago perplesso.

“Dopo aver trascorso mesi cercando di allontanarmi da te, pur amandomi, non insisterei a parlare di stranezze,” sorrise la strega, asciugandosi gli occhi.

“E ora?” chiese Severus con apprensione.

“Ora siamo davvero in ritardo,” esclamò la strega, poi, con un’espressione raggiante, porse al mago il braccialetto di fiori e il polso.
“Non avrei potuto desiderare un fiore più bello; sarò onorata di indossare il tuo dono” mormorò commossa.

“Pensavo che, date le circostanze, avresti preferito una serata più intima,” provò a convincerla il mago, prefigurandosi cosa sarebbe accaduto al loro arrivo alla festa.

“Ho intenzione di trascorrerne tante, ma stasera ho voglia di gridare al mondo che mi ami,” esclamò Arya, guardandosi soddisfatta il polso circondato di delicati fiorellini azzurri.

“Ma io non ho mai detto che ti amo,” la provocò il mago.

Arya gli si avvicinò cauta.
“Vuoi ancora negarlo?” gli chiese prima di baciarlo ancora.

Severus la strinse a sé con passione. Quell’abbraccio rivelava più di qualunque parola avesse potuto pronunciare, più di quanto il suo cuore avesse mai osato sperare. Respirò con avidità l’aria fredda della sera d’inverno, che era carica del profumo del corpo caldo della sua donna e di non ti scordar di me.
Come se nell’abbraccio di Arya fosse contenuto quello che il mondo finalmente gli concedeva, per la prima volta, sentì di avere il diritto di trovarsi lì in quel momento, sotto il luminoso cielo stellato, su un morbido manto di neve. E allora, che commentassero pure il cambiamento. Che sorridessero alle sue spalle per l’inaspettata novità. Se l’amore di quella curiosa creatura era riuscito a sopravvivere a tutte le prove cui era stato sottoposto, sarebbe riuscito a proteggerlo anche dal clamore dell’imminente ingresso nella Sala Grande.
Non è forse l’amore la più potente magia di tutti i tempi?

Fine
 
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Giorgy
view post Posted on 6/7/2021, 22:24




Mi ero persa questa storia Gabri ❤️ chiedo venia, ma devo recuperare ancora innumerevoli racconti.
Complimenti per la splendida caratterizzazione del tuo personaggio originale Arya, possiamo immedesimarci con facilità in questa giovane e innamorata medimago. Chi non vorrebbe prendersi cura del nostro caro professore?
Sono rimasta affascinata dal tuo Severus riflessivo e allo stesso tempo passionale ❤️ mi ha colpito l’immagine di lui che annusa pensieroso i gigli.
Lo hai delineato con profonda delicatezza e garbo.
È previsto un seguito con questa splendida coppia? Spero proprio di sì 💕
Un abbraccio
 
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1 replies since 6/7/2021, 11:19   71 views
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