Il Calderone di Severus

Gabrix1967 - RINASCITE, Tipologia: one shot - Rating: per tutti - Genere: introspettivo, drammatico - Pairing: Severus, Arya - Epoca: estate 2000 - Avvertimenti: AU

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view post Posted on 2/7/2021, 17:14
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GabrixSnape

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Titolo: Rinascite
Autore/data: Gabrix1967 – giugno 2021
Tipologia: one shot
Rating: per tutti
Genere: introspettivo, drammatico.
Personaggi: Severus Piton, Minerva, Sibilla, Arya
Pairing: Severus, Arya
Epoca: estate 2000
Avvertimenti: AU
Riassunto: per Severus è incredibilmente difficile abbandonarsi ai sentimenti.
Nota 1: Scritto per la Sfida n. 7 “Severus e le Stagioni : Estate”
Nota 2: Qualcuno di voi ha avuto la possibilità di leggere altri racconti in cui ho affiancato a Severus il mio personaggio originale, Arya. La paziente Guaritrice, che è stata sua alunna e ha finito per innamorarsi di lui. Per loro due ho pensato numerosi finali e nuovi inizi. Questo racconto è partito da una bellissima FA, di cui Xenia (che ringrazio) ha trovato titolo e autore: “They fell in …” di dena-gray.
Nota 3: lo sapete che soffro se non posso partecipare alle sfide. :lol: Vorrei solo che qualcuno avesse potuto assistere ai salti mortali che ho fatto per completare questo racconto e per pubblicarlo in quasi assenza di connessione.
Nota 4: link alla FA #entry451906849

Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I personaggi originali, e i luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.

Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.

Rinascite

Erano trascorsi oltre due anni dalla battaglia finale di Hogwarts.
Severus era salvo. Riscattato. Riabilitato.
Si sarebbe potuto dire che aveva chiuso i conti con il passato e che avrebbe potuto fare qualunque cosa desiderasse, senza più doversi nascondere e senza essere guardato con sospetto.
Dopo un lungo periodo trascorso al San Mungo per rimettersi dall’attacco di Nagini, aveva anche ripreso l’insegnamento e, quella, era la prima estate in cui avrebbe potuto godere del tempo libero ritrovato.
Ma poteva davvero dirsi guarito?
Certo, era sfuggito alla morte e, a parte la cicatrice sul collo ancora piuttosto evidente, non si sarebbe detto che l’evento, che l’aveva quasi ucciso, avesse lasciato altri strascichi.
Ma, come spesso accade, le ferite più gravi sono quelle meno visibili e, per Severus, erano rappresentate dalle immagini che non riusciva a cancellare.
L’enorme muso del serpente che continuava a spalancarsi davanti ai suoi occhi e quella dannata bolla che lo avvolgeva, e gli bloccava il respiro fino a farlo risvegliare ogni notte in apnea, con una pressante sete d’aria, che lo costringeva ad aprire le finestre o a correre fuori dal castello, anche nelle notti più fredde, per cercare ristoro. E poi al mattino c’era l’acqua della doccia che gli scorreva sulla testa e gli avvolgeva il viso, rinnovando l’orrenda sensazione di oppressione provata. La claustrofobia gli rompeva il fiato, imponendogli di strofinare via l’acqua dal naso e dagli occhi con tale energia, che in qualche occasione aveva dovuto rimediare ai graffi che si era procurato.
Già … guarito…
Come poteva spiegare ai colleghi, che ormai si contendevano la sua compagnia, che non sapeva cosa farsene dell’opportunità che la vita gli aveva concesso? E continuava a chiedersi perché fosse stata accordata proprio a lui. Perché non a Remus, o a Tonks? Perché non a Fred, che aveva un’intera famiglia a piangerlo? Non vedevano forse che era solo un’altra condanna, quella di vivere solo e assediato dai ricordi?
Probabilmente no, visto che già in tre avevano provato a coinvolgerlo in una vacanza.
L’ultima era stata Sibilla, con l’assurda proposta di una spiaggia esotica.
Per un attimo, l’immagine della strampalata strega con un’ampia veste colorata e gli spessi occhiali semi nascosti da un’enorme noce di cocco, forata e munita di un paio di cannucce, gli si era manifestata. L’aveva scacciata via con un veloce gesto della mano, come si fa per allontanare da sé un insetto molesto, e, senza nemmeno darle una risposta, si era allontanato velocemente dalla veggente.
La proposta più spiacevole, invece, gliel’aveva fatta Minerva.
Una vacanza in Ungheria sul lago Balaton, che, oltre ad essere una rinomata località turistica Babbana, vantava il maestoso castello Festetics, sede di una residenza magica. A turbare Severus era stata la consapevolezza che l’anziana strega, attuale preside della scuola, stesse cercando di creare un’occasione d’incontro, fuori dal castello, per lui e Arya, la nuova assistente di Poppy.
Quella benedetta ragazza, che era stata una delle sue più brillanti studentesse, era irrimediabilmente innamorata di Severus sin dai tempi della scuola e aveva avuto un ruolo determinante nella sua guarigione. Ma il mago, che negli anni aveva imparato ad apprezzarla, e anzi si sentiva molto legato a lei, non riusciva ad abbandonarsi a un sentimento come l’amore, che a lui aveva sempre riservato i risvolti più dolorosi.
Per questo, contando sul fatto che Arya non gli avesse più manifestato i propri sentimenti da quando, circa dieci anni prima aveva concluso gli studi a Hogwarts, accettava le premure che la giovane strega mostrava nei suoi confronti, come la manifestazione delle cure, che la professione di Guaritrice le imponeva, allontanando da sé le complicate implicazioni, che una più corretta valutazione avrebbe comportato.
Un’occasione di incontro, fuori dal contesto che vedeva Severus e Arya impegnati nelle rispettive professioni, slegata dalla rigida etichetta che li vincolava, spaventava il mago, che, da sempre, si sentiva vulnerabile e inesperto davanti alla manifestazione dei propri sentimenti. E, se anche fosse riuscito ad ammetterli al cospetto della giovane strega, come avrebbe potuto sostenerli dinanzi a occhi estranei o, peggio ancora, dinanzi a quanti lo conoscevano da sempre come un mago schivo e scontroso?
Era escluso che Severus potesse accettare un simile pericolo. Per questo, aveva rifiutato il suggerimento di Minerva e si era detto contento di trascorrere a Hogwarts le sue vacanze estive, giacché solo in quella stagione gli era possibile godere dei territori del castello, senza che la sua quiete fosse turbata dalla presenza degli studenti. Aveva quindi adottato tutte le precauzioni per evitare gli inviti inopportuni dei suoi colleghi, da sempre più disponibili di lui a integrare la routine quotidiana con nuove esperienze.
Scartate le sagre dei vicini paesi Babbani, ma anche le passeggiate a Hogsmeade, Severus aveva optato per una tranquilla estate, scandita da solitarie letture, in una Biblioteca finalmente vuota, passeggiate solitarie al tramonto, in riva al Lago Nero, pasti solitari, consumati sotto le fresche fronde dei numerosi alberi dei territori intorno al castello. Forse non era in grado di esprimere le proprie emozioni, ma questo non gli aveva mai impedito di occupare proficuamente il proprio tempo. Consapevole di questo, se il pensiero di Arya non l’avesse distolto dalle sue attività, sarebbe stato più rassegnato alla nuova fase che si era aperta nella sua vita.
In ogni caso, per una buona parte del tempo, l’organizzazione del mago aveva retto agli attacchi provenienti dall’esterno.

*****



I mesi di giugno e luglio erano trascorsi come si era aspettato.
Aveva visto partire e ritornare i suoi colleghi, senza che ciò destasse in lui il minimo interesse.
L’estate scozzese si era accesa di sole e di colori ed era ordinatamente tornata nelle temperature miti stagionali, mai troppo calde.
Poi, inaspettatamente, una mattina dei primi di agosto, Severus aveva visto partire Arya.
Senza poterselo impedire, si era avvicinato incredulo al cancello, ma, tenutosi opportunamente a distanza per non essere visto, aveva potuto solo sentire Minerva che diceva alla giovane strega “passerà”.
I lunghi capelli rossi, che occultavano parzialmente il volto di Arya, non gli avevano consentito di distinguerne con precisione i tratti. Avrebbe giurato di aver scorto un sorriso sulle morbide labbra della strega, e questo l’aveva scosso. Abituato com’era a vederla docilmente assecondare le sue mute richieste, il mago non si era immaginato potesse allontanarsi dal castello e da lui. Prima che potesse accorgersene, Severus era piombato in uno stato di profonda inquietudine, così strana da accettare, specie se legata di nuovo, dopo tanti anni, a una donna.

La sera dopo la partenza di Arya, contravvenendo a una precisa idea che aveva dei pasti durante le vacanze, Severus era tornato a occupare il suo posto al tavolo della Sala Grande.
Con grande stupore, i colleghi lo avevano visto arrivare puntuale all’ora di cena.
Sperava di ascoltare qualcosa che potesse svelare le ragioni dell’improvvisa partenza della Guaritrice. Ma, come se tutti si fossero messi d’accordo per non far cadere il discorso su quell’argomento, nessuno fece riferimento al l’improvviso viaggio della strega. Quando la cena terminò, la preside si avvicinò a Severus.
“Ho la fortuna di fare una passeggiata in tua compagnia, questa sera?” domandò con affettuosa cortesia.
Minerva era la sola, in tutta la scuola, che aveva il potere di abbattere le difese del mago. Sia per età, che per autorevolezza, aveva sempre conquistato la fiducia di Severus e, più di tutti, aveva la capacità di comprendere quei comportamenti, che agli altri sembravano oltremodo scontrosi e ostili. La preside l’aveva conosciuto bambino, e, col tempo, aveva imparato a leggere, negli occhi scuri e profondi del giovane collega, i desideri che stentava a confessare anche a se stesso.
“E’ stato un anno davvero difficile,” gli disse quando furono finalmente da soli, sul sentiero diretto al Lago Nero.
Severus che, fino a quel momento, le aveva camminato accanto, assecondando il suo silenzio, trasalì.
“Parlavo di Arya,” chiarì l’anziana strega, che immaginava che l’evento non fosse indifferente al suo interlocutore.
Il mago, che aveva da subito compreso il riferimento, le rivolse uno sguardo interrogativo. Ma a quali difficoltà si riferiva?
“La continua rinuncia ai sentimenti immutati che nutre da anni per te, la sta logorando.” mormorò ancora la strega.
Eccola Minerva: diretta e chiara! Senza fronzoli, così come il mago la conosceva da sempre. Un affondo unico, spedito all’obiettivo che ormai perseguiva da quando si era risvegliato in ospedale: fargli accettare la nuova esistenza.

“Non le ho mai chiesto di sacrificare la sua giovane vita per me,” si difese Severus.
“Mai a parole, è vero,” ammise contegnosa Minerva, lasciandolo confuso. “Alcune cose non c’è bisogno di dirle, specie a chi ci ama,” concluse bruscamente.
“Non era mia intenzione, ferirla,” mormorò il mago, amareggiato. “Io non so- Non ho mai saputo-” Le frasi gli si bloccavano in gola. Non era mai riuscito a parlare dei propri sentimenti. Da dove avrebbe potuto iniziare? Ma poi, voleva farlo davvero? In un impeto d’orgoglio, tornò sui propri passi. “Sono stato più volte chiaro con lei,” affermò con decisione.
“E con i gesti ti sei rimangiato tutto,” lo bloccò Minerva. “Se lei ha continuato ad alimentare le sue speranze, è perché tu gliel’hai lasciato fare!” dichiarò.
“Le ho detto che doveva lasciare Hogwarts!” esclamò il mago.
“E infatti lei è rimasta lontana per sette lunghi anni,” confermò la preside. “Ma poi sei stato ferito e durante la degenza al San Mungo, le hai chiesto di restare,” rilanciò la preside.
“L’ho invitata a cercare qualcuno che fosse degno di lei,” protestò Severus.
“Per poi mostrare il tuo scontento, in tutte le occasioni in cui ha provato a frequentare davvero qualcuno che potesse diventare un compagno di vita!” insorse Minerva.
“Erano tutti degli incapaci,” sibilò Severus, infastidito, sentendosi smascherato.
“Non è vero… il problema è che non erano te e tu questo non potevi accettarlo!” mormorò la preside, guardando fisso in quei neri tunnel che nascondevano tanti segreti.
“Dov’è andata?” chiese il mago, recuperata la calma.
“Le ho chiesto di prendere le distanze da te. Temo per la sua salute,” mormorò la strega, preoccupata.
“E così sarei una minaccia per la sua salute?” sottolineò amareggiato il mago.
“Non l’avevo vista in questo stato nemmeno quando è partita da Hogwarts, dopo aver ottenuto il suo M.A.G.O.” affermò Minerva con gravità.
Seguì un altro lungo silenzio.
“Non mi ha mai detto che soffriva per me,” riprese Severus.
“Non ti avrebbe mai fatto pressione con i suoi sentimenti. Desiderava che tu ricambiassi il suo amore, non che la compatissi,” disse la preside. “Ma poi dev’essere successo qualcosa. Poco dopo Natale ho notato che…”

La mente di Severus tornò indietro di qualche mese. La scuola addobbata per la festa. Gli alberi con le luci incantate. Le forze che lentamente tornavano a sostenerlo, irradiando in lui una sconosciuta fiducia nel futuro. La mattina del venticinque dicembre. Arya sull’uscio con un dono tra le mani e un’irresistibile espressione compiaciuta e innocente. Il rumore della porta che si chiudeva, riparandoli dagli sguardi del mondo. La sorpresa del bacio che gli aveva posato sulle labbra. Il profumo inebriante e la voce dolcissima che gli augurava un buon Natale. I piccoli seni puntati dritti sul suo cuore. E le mani che avevano cominciato a cercarla, trattenerla, accarezzarla. La passione che aveva messo a tacere ogni dubbio ma poi era stata scavalcata dall’ansia del ritardo: l’ora di pranzo era arrivata. Il pranzo di Natale. La fretta con la quale l’aveva messa alla porta. L’esigenza che gli altri non scoprissero ciò che era accaduto. La crescente freddezza che le aveva dimostrato nei giorni successivi. Il progressivo distacco che le aveva di nuovo imposto.

No, non era affatto innocente.
Sollevò lo sguardo, incrociando quello interrogativo di Minerva, che evidentemente aspettava che lui le dicesse qualcosa. Forse gli aveva rivolto una domanda? “Non vuoi proprio rispondermi?” stava infatti protestando.
Severus si scosse dallo stato di torpore in cui i ricordi l’avevano isolato. “Cosa?” disse infine, distrattamente.
“Oh, lascia perdere,” sbottò la preside sfinita dall’estenuante e inutile confronto. “Tanto rientra domani e se avrai voglia di chiarire la situazione, potrai farlo direttamente con lei!”
Avevano ormai completato il sentiero alto intorno al Lago Nero ed era troppo tardi per continuare a stare fuori. Si avviarono in silenzio verso il castello.
“Per tanti la vita non è facile, Severus. E’ importante che le avversità non ci privino della benevolenza per i nostri simili, altrimenti saremmo per gli altri ciò che i nostri carnefici sono stati per noi,” mormorò Minerva prima di congedarsi.
Il mago ritornò al suo appartamento, spossato e angosciato da pensieri infausti.

*****



Il giorno dopo, come annunciato dalla preside, Arya tornò.

Severus non si era mai soffermato su certi particolari, ma gli parve che fosse più esile rispetto a come la ricordava. E quella sensazione venne confermata a pranzo, quando ebbe la possibilità di osservarla più da vicino.

Mentre i colleghi fecevano a gara per chiederle informazioni sulla vacanza appena conclusa e Arya appagava le loro curiosità con la cortesia, che tutti conoscevano e apprezzavano, il mago notò che il cibo le rimaneva nel piatto. Poi la vide allontanarsi con passo incerto, quasi che avesse difficoltà a camminare. Sembrava così diversa dal solito. Così assente. Nessuno sguardo o parola, e nemmeno allusioni o rimproveri per lui. Era tutto così strano per una natura entusiasta ed energica come quella che la giovane strega aveva sempre mostrato. Tuttavia, chiederle spiegazioni su quelle circostanze sarebbe stata la prova di un interesse che il mago non voleva rivelare.

*****



La prima metà di agosto era ormai trascorsa. Le riunioni per concordare i programmi del nuovo anno si susseguivano ormai con maggiore frequenza. Severus osservava Arya con crescente apprensione, non avrebbe saputo dirlo con esattezza, ma ormai gli sembrava evidente che qualcosa non andava.

Il caso volle che una sera la incontrasse da sola all’ingresso della Sala Grande, dove entrambi si trovavano per la cena.
“Stai bene?” le chiese troppo bruscamente, rispetto a come aveva pensato di formulare la domanda.
“Ma certo!” dichiarò Arya, con un sorriso sorpreso. Poi, per mascherare lo stupore, si avviò velocemente al suo posto, incapace di accettare che quell’interessamento potesse significare altro che una manifestazione d’impacciata cortesia, dovuta al fortuito incontro.

Le ciance di Sibilla tennero occupato Severus per tutta la cena. Ma questo non gli impedì di notare che anche quella sera Arya mangiò pochissimo.
Contesa tra i colleghi, la giovane strega non sembrava preoccuparsi delle pietanze che venivano posate nel suo piatto e portate via dai solerti Elfi domestici, praticamente intatte.

Dopo che furono serviti i dolci, Severus si congedò e attese nel corridoio buio. Non sapeva esattamente cosa si aspettava di scoprire, ma, qualche istante dopo, intuì la presenza di Arya e ne seguì il rumore dei passi, lasciandole un piccolo vantaggio.

Erano all’esterno del castello. L’estate regalava ancora delle serate tiepide, con limpidi cieli stellati. Percorse il sentiero alto intorno al Lago, seguendo a distanza l’esile sagoma di Arya. Perché era lì a quell’ora?
Quando lo sterrato s’interruppe, Severus si nascose dietro una folta siepe di biancospino, osservando la giovane strega che si allontanava da lui, scendendo verso l'ampio margine a picco sul cupo specchio d’acqua.
Il profilo di Arya risaltava nell’oscurità, illuminato dal forte chiarore della luna piena, che rifletteva i suoi bagliori, più giù, anche sulla nera superficie d’acqua. I morbidi capelli ramati e l’ampio vestito candido venivano spinti indietro, da una tenue brezza.

Assorto nella contemplazione dell’immagine che gli appariva quasi ultraterrena, Severus non colse l’impercettibile movimento del corpo della strega. Solo vide che arretrava leggermente le braccia e si lasciava cadere nel vuoto. Guizzò fuori dal cespuglio, in tempo per scorgerla mentre s’inabissava nel lago e i capelli si estinguevano come fuoco nell’acqua scura.

Il mago ebbe solo pochi istanti per riflettere.
Era un bagno di fine estate?
Ad ogni secondo che passava, il battito del suo cuore diveniva sempre più inquieto. Lì ai suoi piedi c’era il lago con le sue acque. Il pensiero di trovarsi avvolto da quel liquido, come qualche anno prima lo era stato dalla bolla in cui Voldemort l’aveva rinchiuso, gli bloccava il respiro. Ma un doloroso presentimento gl’imponeva di reagire. Così, si liberò velocemente delle scarpe e della leggera giacca scura, con la quale aveva sostituito la pesante redingote, e si lanciò nel vuoto. Il lago l’accolse qualche istante dopo. Guardò freneticamente sott’acqua in tutte le direzioni, mentre il panico gli toglieva lucidità. Poi si accorse dei lunghi capelli rossi che scivolavano verso il fondo. S’immerse spaventato, calciando con vigore la resistenza del liquido freddo che l’avvolgeva. In poche falcate le fu davanti.
I bagliori lunari arrivavano sin a quella profondità e Severus vide i disperati occhi di Arya aprirsi e accompagnare il significativo gesto del capo con una supplica. “Non farlo,” sembravano implorarlo.
Il mago sollevò la testa verso l’alto. Continuavano ad allontanarsi dalla superficie. Se solo avesse lasciato fare alle correnti del lago, qualche attimo ancora e i loro respiri si sarebbero interrotti. Avrebbe potuto finalmente porre fine a un’esistenza che gli aveva regalato solo rimorsi, solitudine e sofferenze. Ma quando volse di nuovo lo sguardo verso Arya, e la vide ancora una volta sorridere fiduciosa, Severus seppe che la dolcezza di quegli occhi, capaci da sempre di leggere nel suo cuore, non poteva spegnersi così. E, in quell’istante, non ebbe più dubbi. Abbracciò saldamente la strega e scalciò l’acqua con tanto vigore che, in pochi istanti, la superficie fu vicina e Severus tornò a respirare l’aria della sera, trascinando con lui Arya, che non opponeva resistenza. Arrancò fino alla riva e, con le ultime forze, sottrattolo alle scure acque del lago, issò il corpo della strega sull’erba, abbandonandosi esausto sul ventre di lei.

Rimasero, per istanti che sembrarono eterni, muti ad ascoltare l’uno il respiro affannoso dell’altro. Alla fine, le mani di Arya si mossero, abbandonando l’erba, e si strinsero in grembo, sulla testa del mago, accarezzandola.
La strega conosceva gl’incubi di Severus. Per mesi, durante il ricovero al San Mungo aveva assistito ai suoi risvegli. Gli occhi spalancati e velati di lacrime, il respiro corto, le mani al collo e l’invocazione d’aiuto bloccata in gola.
“Ti sei tuffato per me?” mormorò commossa, mentre le dita continuavano a scorrere tra i capelli neri.

Severus, con il viso compresso sul ventre di Arya, annuì. “Non voglio perderti,” sussurrò senza smettere di stringersi a lei. Per la prima volta, sentiva che la vita voleva davvero concedergli una nuova possibilità. Scivolò verso l’alto, lambendo, con il proprio, il corpo di Arya, fino a quando riuscì a guardarla negli occhi. I lunghi capelli rossi, sparpagliati sull’erba, erano come i tramonti estivi che aveva osservato sentendosi prossimo alla fine. Ma quello non era un presagio di morte. Sentì le gambe di Arya scorrere sui suoi fianchi e accoglierlo e in quel momento seppe che, insieme alle acque del Lago Nero, la strega l’aveva restituito alla vita, rigenerandolo. Accolse tra le mani il volto della donna amata e la baciò con passione. Dopo l’insperata rinascita, era finalmente pronto ad affrontare il mondo.
 
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view post Posted on 2/7/2021, 18:47
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Lonely_Kate (view post Inviato il: 20/6/2021, 21:24)
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Gabrix1967
Rinascite

Cara Gabri, stasera mi sono collegata al forum e ho visto che avevi pubblicato anche tu un racconto per la sfida dell’estate. Quando ho letto il nome di Arya, ho fatto tutta la strada fino a casa col naso incollato al cellulare… meno male che il mio percorso non prevedeva attraversamenti stradali!
Mi piace la tua Arya, trovo che tu l’abbia caratterizzata alla perfezione :] . Delicata e gentile, riesce ad entrare nel cuore di Severus con la grazia dell’amore celato, mostrato ma non imposto, custodito con riserbo nonostante tutta la sua forza. Un’intensità che consuma, che la rende fragile e vulnerabile. Così, Severus si scopre egli stesso un guaritore per lei, la cerca e, finalmente, accetta l’inevitabile: cedere alle dolci lusinghe della felicità. Anche questa volta ti scrivo che non vedo l’ora di rileggere ancora di loro <3
 
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1 replies since 2/7/2021, 17:14   39 views
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